Regia di Paolo Genovesi
Cast: Sergio Castellitto, Claudia Gerini, Carolina Crescentini, Marco Giallini, Francesca Neri.
Data di uscita: 29 novembre

 

Ispirato al soggetto di un misconosciuto film spagnolo (Familia di Fernando Leon de Aranoa), Una Famiglia perfetta è il tentativo di Paolo Genovesi (Immaturi e Immaturi – il viaggio) di ritagliarsi uno spazio nel cartellone cinematografico natalizio, puntando su un cast all star (come nella migliore tradizione del cinepanettone italiano) ma rinunciando alle grevità di De Sica-Boldi in favore di una commedia più corale e, almeno nelle intenzioni, sfumante nel caustico e nel dissacratorio.

In effetti, l’idea di un uomo ricco e solitario, in un grande casale umbro, che ingaggia una compagnia di attori litigiosi per simulare un ideale nucleo famigliare con cui trascorrere la notte di vigilia faceva baluginare la possibilità, se non di un piccolo gioiello di cinismo come “Regalo di Natale” di Avati, almeno di un film che lasciasse in bocca quel po’ di amaro perfetto per stemperare lo stucchevole retrogusto che torroni e falsi convenevoli ci lasciano ogni anno in questo periodo.

E per un po’ il film funziona pure, giocando sul mistero che avvolge il committente della sceneggiata (un Castellitto di maniera) e i rapporti interpersonali che mischiano realtà e finzione all’interno dello scalcagnato gruppo di attori, capitanati dall’ottimo Marco Giallini (la telefonata tra lui e Maurizio Mattioli, l’unico reduce da Immaturi, rimane la gag più riuscita della pellicola). Col passare dei minuti però la storia si incarta sulle dinamiche sentimentali tra Fortunato (Giallini), in bilico tra la sua finta moglie per esigenze di copione (Carolina Crescentini), e quella vera (Claudia Gerini), che invece fa la parte della consorte di Leone (Castellitto) e non basta l’ingresso in casa di un personaggio (Francesca Neri, per distacco la peggiore del cast) estraneo alla sceneggiata, e per questo possibile spariglia carte, a tener desta l’attenzione dello spettatore.

Si finisce così per assistere, stancamente, all’ennesima variante dello Scrooge dickensiano (Castellitto) che da possibile carnefice finisce per aiutare seppur indirettamente la riappacificazione di tutta la compagnia, venendo a sua volta premiato con una nuova speranza d’amore.
Contro la nausea da zuccheri natalizi meglio ordinare un buon fernet nel primo bar aperto.