Partiamo da un presupposto, il Madre non ha riaperto.
E’ sempre stato aperto. A fatica, con orari ridotti e con una somma di problemi (e con poche sale a disposizione), ma era (ed è) aperto al pubblico. Questo è un punto di partenza di un problema serio. Ed il problema non è certamente che il Madre non sia mai stato chiuso, ma il fatto che tutti sapevano il contrario. O meglio, che è stato “comunicato” (volontariamente o involontariamente) il contrario.
Ovunque, online, sui giornali, tramite passaparola, tutti sapevano e raccontavano che il Madre era morto.
C’è stato un chiaro errore comunicativo, però nulla è perduto, come sempre. Non è mai troppo tardi per rimediare. Ora un lavoro intenso e intelligente spetterà a Sol LeWitt (immediatamente) e ad Andrea Viliani (subito e nei prossimi mesi).
Sol LeWitt, anche se morto a New York nel 2007, potrà esser d’aiuto al Madre grazie ad una grande mostra che lo vede protagonista, “Sol LeWitt. L’artista e i suoi artisti”, inaugurata il 14 Dicembre, a cura di Adachiara Zevi (autrice anche del volume che accompagna la mostra “L’Italia nei wall drawings di Sol LeWitt” di Electa).

La mostra su Sol LeWitt, a Napoli in prima europea, fino al 1° Aprile, ha visto la stretta collaborazione della Fondazione Donnaregina (promotrice dell’evento), del Centre Pompidou di Metz e del LeWitt Collection di Chester in Connecticut. Napoli già conosce LeWitt, che ha reso unica la stazione della Metropolitana Materdei (una tra le più belle stazioni d’arte a Napoli).
Sarà importante, e passiamo all’altro punto di svolta, capire come sarà l’approccio e con quali mezzi riuscirà ad operare Andrea Viliani, nuovo direttore del Museo Madre.

Ha avuto la meglio su ben trentatré candidati, Viliani, piemontese di nascita e nemmeno quarantenne. E queste già sembrano due buone notizie. Non essere “legato” a logiche locali di gestione culturale può essere un vantaggio, una sorta di “campo neutro” museale. Ed inoltre la giovane età è anch’essa una buona notizia, segnale di nuova linfa e di freschezza. E gli appassionati d’arte contemporanea (che hanno a cuore il Madre e lo considerano un esempio d’eccellenza) lo sperano fortemente.

Arriva direttamente dalla Fondazione Galleria Civica, Centro di ricerca sulla contemporaneità, dove era Direttore, a Trento, che insieme a Rovereto (sede del MART – Museo d’arte Contemporanea Rovereto Trento, con cui Viliani ha spesso collaborato nei suoi progetti) è diventato un eccellente polo di arte contemporanea in Italia. Prima ancora, curatore presso il MAMBO (Museo d’arte Moderna Bologna), dove ha posto l’attenzione sulla valorizzazione del patrimonio di tradizioni culturali locali, ma con occhio attento alla internazionalizzazione.
Ed è proprio questa la ricetta che ci sembra necessaria, in questo momento, alla rinascita del Museo Madre. Avvicinare innanzitutto i napoletani, i campani e gli italiani ad uno dei musei d’arte contemporanea migliori sul nostro territorio. Ma tutto ciò è possibile attraverso un processo di consapevolezza dei propri mezzi e di forte propensione verso il mondo internazionale dell’arte e della cultura moderna e contemporanea. Pensare da Madre, agire da Moma (Museum of Modern Art New York) o da Pompidou (Parigi), esempi d’eccellenza mondiale in assoluto in ambito museale,  contemporaneo.
Va “comunicato” che il Madre non solo non è morto, ma è vivo e vegeto e non ha alcuna intenzione di chiudere. Passare parola, attraverso tutti i canali ma, soprattutto attraverso il web, i social – insomma i media contemporanei – che daranno di sicuro un aiuto in questa risalita del prossimo – speriamo – polo d’arte contemporanea del Sud Italia.