TAFTER, in qualità di partner del bando Che Fare, vi fa conoscere da vicino i 6 finalisti del premio dedicato all’innovazione sociale. Fino a sabato 26 gennaio, uno per uno, i responsabili dei progetti finalisti ci mostrano i loro obiettivi, i loro sacrifici e le loro ambizioni nel caso risultassero tra i favoriti della Giuria. La votazione finale, si svolgerà il 27 gennaio.

Verrà data comunicazione ufficiale del vincitore martedì 29 gennaio. Siete pronti a scommettere sul vincitore?

 

Parliamo di Lìberos con Michela Murgia, scrittrice sarda

 

Siete tra i 6 finalisti del premio Che Fare. Come è nato il vostro progetto?
Circa un anno fa una libreria sul punto di chiudere ha chiesto aiuto. La reazione immediata e straordinaria di tutti (lettori, autori, bibliotecari e altri librai) è diventata l’occasione per una riflessione comune sulle nostre potenzialità di relazione ancora inespresse e sulla necessità di renderle progettuali anche in senso economico. Per sei mesi ci siamo incontrati e confrontati su un codice etico e uno schema d’azione e alla fine abbiamo fondato Lìberos, che è allo stesso tempo un sistema operativo culturale, un social network e un laboratorio permanente di progettazione comune. Ne fanno parte 150 soggetti profit e no profit della cultura sarda e 4000 lettori in costante aumento.

Perché il vostro progetto è innovativo?
Perché coniuga l’antichissima risorsa delle relazioni umane con le nuove tecnologie, che accorciano le distanze e rendono più facile la progettazione integrata. Coordinare gli operatori non bastava; avevamo bisogno di riconoscere i lettori come parte integrante e paritaria della comunità culturale sarda. La sfida era rendere evidente a tutti che la cultura delle relazioni genera nuova economia e protegge quella esistente, accompagnandola nei cambiamenti già in atto.

In che modo riuscirete a rendere economicamente sostenibile la vostra idea?
L’azione comune – cioè presentarsi uniti davanti chi cerca progetti culturali di qualità ed è disposto a investirci – ci consente di ridurre moltissimo i costi e di riverberare i benefici a tutti, con un effetto moltiplicativo che fino a ieri sembrava impensabile. Si fanno più cose, la fatica e gli investimenti si dividono e la qualità dei progetti portati avanti attira, oltre ai lettori, anche i fondi di istituzioni e privati.

Che obiettivi vi siete posti?
Aumentare il tasso di lettura e il numero dei lettori, qualificare meglio l’offerta culturale e consolidare le relazioni tra gli operatori della filiera, tra loro e con le istituzioni locali.

Dateci 3 motivi per i quali la giuria dovrebbe votare per voi.
Perché non siamo belli e impossibili, o possibili solo in Sardegna. Lìberos è un modello virtuoso facilmente riproducibile altrove anche su scala differente (una sola provincia, una sola città, un altro settore). Abbiamo già trattative aperte con altre realtà fuori dall’isola per capire come possiamo farlo migrare.
Perché siamo la prova efficiente che di cultura si mangia. Operare in questo modo su un’intera regione significa dimostrare che lavorare insieme non solo è possibile, ma conviene.
Perché il meccanismo di funzionamento di Lìberos è pedagogico: spinge le persone a ragionare al plurale, abbattendo le barriere tra profit e non profit e tra centro e periferia. Chi aderisce a Lìberos impara a immaginare la propria azione culturale in maniera organica al territorio e integrata alle altre presenze.

La scheda di Lìberos su Che Fare
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