I graffiti sono una delle più antiche forme di espressione artistica e comunicativa dell’uomo. Se alle origini della nostra civiltà essi erano realizzati “graffiando” la parete o la pietra con uno strumento appuntito, ora scritte e immagini formanti murales sono realizzati grazie all’impiego di bombolette spray. Ma oggi come ieri, il carattere spontaneo di questa forma di espressione ci offre tracce e testimonianze di quelle che sono le speranze, i desideri e le paure dell’uomo del passato e del futuro.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, si diffuse tra le truppe alleate il disegno di “Kilroy”, l’omino calvo con un naso prominente che sbircia di là da un muro, aggrappato con entrambe le mani, visto come simbolo del soldato che arriva per primo a segnare il territorio. Scrivere “Kilroy was here” significava affermare l’amore per la vita e allo stesso tempo per la scoperta, un modo positivo di reagire agli orrori della guerra. Al di là delle leggende legate alle origini e alle possibili collocazioni di questo graffito, che si suppone sia presente in molti posti significativi e difficili da raggiungere, quali la torcia della Statua della Libertà o un’alta trave del George Washington Bridge di New York, il messaggio di positività che questo piccolo “graffito del quotidiano” trasmette è quanto mai attuale in un momento di grave crisi economica come quello che stiamo vivendo. Non a caso esso è divenuto fulcro di un interessante progetto di riscoperta storica rivolto alle nuove generazioni e promosso dall’associazione “La Città delle Vittorie” con il contributo della Fondazione CRT e il patrocinio del Comune e della Provincia di Alessandria.
Il “KILROY PROJECT” si propone di realizzare un archivio/museo on-line delle tracce scritte e disegnate sui muri e sugli edifici del territorio alessandrino prima del 1960. La raccolta delle immagini sarà realizzata da tutti coloro, scuole e singoli, che armati di macchina fotografica andranno alla scoperta di queste testimonianze storiche e parteciperanno al concorso indetto dall’Associazione. I graffiti degli uomini comuni del passato e, dunque, l’arte di strada diviene mezzo espressivo e linguaggio di comunicazione trasversale tra generazioni e culture diverse. Trovare una traccia, fotografarla e cercare di ricostruire il senso profondo che essa custodisce, è un modo per favorire la riscoperta della cultura materiale e immateriale del territorio locale e sollecitare l’accrescimento culturale delle nuove generazioni, invitandole a riappropriarsi delle proprie radici territoriali.
La riappropriazione degli spazi, pubblici o privati, come forma di protesta verso una società consumista, per ironizzare e far riflettere i passanti in modo del tutto gratuito e in uno spazio non convenzionale è, invece, il principio ispiratore di artisti della strada come Bansky o Blu. I graffiti di Bansky, realizzati soprattutto attraverso la tecnica dello stancil, sono diventati un simbolo della città di Londra (si pensi ai Rats, ai poliziotti o ai bambini), così come simbolica è la sua presa di mira dei più prestigiosi musei al mondo, dove l’artista non visto ha collocato le sue opere: nobili del Settecento con bombolette spray, dame di corte con maschere antigas, ecc. Maggiori in termini di dimensioni le opere di Blu, che arrivano spesso a coprire le facciate di interi edifici, dando loro vita e significati suggestivi, e che sono presenti in diversi paesi nel mondo.
Grazie al loro talento l’arte di strada va acquisendo sempre maggiore rilievo presso le istituzioni, ma soprattutto presso le persone comuni che condividono e si riconoscono nelle proteste, nelle speranze e nelle idee espresse dai loro graffiti.