Città misteriosa e unica al mondo sia per la sua nascita che per la sua storia densa di battaglie, commerci, viaggi e scoperte. Venezia, grazie alla sua vocazione marinara, è sempre stata un spiraglio verso nuove culture e popolazioni, da cui ha assorbito tradizioni, usi e costumi, mutandoli ogni volta a seconda delle proprie esigenze. Ed è soprattutto nel suo fervore culturale e nella sua tradizione artigianale che si rispecchia questa capacità di riuscire ad apprendere quanto più possibile, per poi imporlo come consuetudine propria, una volta plasmato sulla mentalità lagunare.

Abituati da sempre alla navigazione, abili commercianti e sapienti artigiani, i veneziani si sono distinti per queste peculiarità, e la città che hanno costruito nei secoli intorno a tali tradizioni ne rappresenta appieno l’indole. Solo a Venezia troverete i gondolieri, i dogi, i manoscritti greci provenienti da Bisanzio, il suggestivo ponte di Rialto, ma soprattutto qui c’è il Carnevale più antico e conosciuto al mondo. La festa del carnevale veneziano ha origini antichissime e la prima testimonianza scritta al riguardo risale al 1094: in un documento redatto sotto il doge Vitale Falier si parla infatti di feste e divertimenti pubblici che si svolgevano nei giorni precedenti la Quaresima. Originariamente il periodo dedicato a queste baldorie copriva un lasso di tempo che andava dal giorno della Epifania sino al mercoledì delle Ceneri, con cui si inauguravano i quaranta giorni che precedono la Pasqua. Oggi i festeggiamenti sono stati ridotti a 10 giorni, tuttavia le tradizionali maschere usate in città sono state mantenute.

Non c’è Carnevale senza maschere, anche per restare fedeli allo spirito di questa festa, durante la quale era lecito lasciarsi andare al divertimento sfrenato, pur mantenendo il più totale anonimato. Era questa la funzione principale della maschera carnevalesca: la Bauta, quella più nota e comune, è una semplice maschera bianca che copriva l’intero viso, lasciando liberi solo gli occhi, accompagnata da un mantello nero o rosso che avvolgeva tutto il corpo. Nei secoli la sapienza degli artigiani ha personalizzato e abbellito sempre più queste semplici maschere di cartapesta e cartongesso, con ghirigori e colori sgargianti dall’oro al rosso. La moretta invece era la maschera riservata alle donne: si tratta di un semplice ovale, colorato interamente di nero, che copriva parte del viso. La gagna è  il costume caratterizzato dai lineamenti felini a cui rimandano anche il nome, che significa “gatto”. Il medico della peste non rappresenta al contrario una maschera tradizionale, dal momento che fu introdotta come travestimento soltanto a partire dal 1630 ed era usata principalmente per esorcizzare la diffusione della peste in città. Durante la sua storia secolare Venezia ha visto percorrere le sue strade e vicoli da diversi cortei, a seconda del periodo storico: nel 1571, dopo la vittoria della battaglia di Lepanto, i carri allegorici sfilarono guidati dalla rappresentazione della Fede, le quattro Virtù teologali, la Vittoria e la Morte con la falce e il martello. Nel 1679 il duca di Mantova sfilò, invece, seguito da un corteo di turchi e tartari, che durante il percorso combatterono contro sei mostri.

Con il tempo assieme le maschere tradizionali si diffusero anche quelle legate ai personaggi della Commedia dell’Arte come Arlecchino, Pulcinella, Pantalone e Colombina. Se volete indossare uno di questi vestiti tradizionali, cercate una bottega storica dei “mascareri”: sono numerose in città quelle che portano avanti tale tradizione secolare per la realizzazione di un costume a regola d’arte. Tra le botteghe più indicate c’è quella di Mondonovo, che dopo trent’anni di attività si è trasformato in autentico museo. Ci sono inoltre il laboratorio Carta Alta a Giudecca e la Bottega dei Mascareri a San Polo presso il Ponte di Rialto e il laboratorio di Alberto Sarria che opera dal 1980. Non dei semplici negozi, bensì degli autentici studi dove la creatività e la sapienza artigianale si trasmette da anni. Un viaggio nella città dei canali è sempre suggestivo, ma almeno una volta bisogna recarsi in questo periodo per assaporare l’autentica atmosfera carnevalesca e rivivere un pezzo di storia unico di questi luoghi.