Si è svolta dal 25 al 27 gennaio, in concomitanza con Arte Fiera Bologna, Set Up, una fiera d’arte contemporanea indipendente che ha offerto, negli orari di chiusura della manifestazione istituzionale, uno spazio espositivo per artisti e gallerie emergenti. All’interno del primo piano dell’Autostazione, nel centro della città, è stata allestita una fiera alternativa che ha ospitato 25 espositori: non solo gallerie, ma anche editori del settore, accademie, fondazioni, associazioni culturali.

Noi di Tafter abbiamo intervistato gli organizzatori per scoprire questa fiera indipendente e quali le sue potenzialità.

Come è nata l’idea di una fiera d’arte indipendente?
SetUp è nata per necessità e, come si dice, abbiamo fatto di “necessità virtù”. Abbiamo sentito l’esigenza di dare un imput positivo in termini culturali investendo sulle potenzialità dell’arte emergente sia in termini di “Possibilità” in senso lato, creando quindi uno spazio concreto e fruibile per realtà che altrimenti non avrebbero la possibilità di mostrarsi, sia sotto il profilo commerciale e quindi strettamente di mercato aprendo ampliando la rosa dell’offerta. Le fiere indipendenti sono una realtà consolidata nel resto del mondo e funzionano, perché allora non a Bologna dove c’è la fiera d’arte più importante d’Italia?

Quali sono state le iniziative più interessanti del programma di questa edizione che pensate di replicare per l’anno prossimo?
Indubbiamente ripeteremo il format chiedendo agli espositori di lavorare sulla parte curatoriale dell’esposizione investendo le energie almeno su un artista under 35; allo stesso modo continueremo ad insistere sulla collaborazione con critici emergenti al fine di mettere i relazione e valorizzare tutte le figure del mondo dell’arte.
Anche per l’anno prossimo vorremo strutturare un progetto che non abbia solamente intenzioni di mercato ma che sia in grado di generare attrattiva e interesse grazie al programma culturale con talk, performance interventi di ricerca musicale e iniziative di espressione che spaziano dal cibo alla danza.

Avete riscontrato una buona affluenza di pubblico e un buon sostegno da parte degli enti locali?
La presenza di pubblico è stata ottima (abbiamo sfiorato gli 8.000 visitatori) ma quello che ha determinato il plus è stata la qualità dei visitatori: oltre ai cosiddetti curiosi, abbiamo avuto molti collezionisti (e le vendite lo hanno dimostrato) e tanti addetti del settore dell’arte. Le istituzioni ci hanno fatto visita, tutte (da Duccio Campagnoli, Presidente di Bologna Fiera, al Rettore dell’Università, da Giorgio Verzotti e Claudio Spadoni, curatori di Arte Fiera, a Gianfranco Maraniello direttore del Mambo, rappresentanti comunali e provinciali e di Fondazioni non sono mancati) e il loro compiacimento per l’iniziativa ci fa sperare di poter lavorare con un appoggio istituzionali per l’anno venturo.

Perché avete scelto lo stesso periodo di Arte Fiera? Si tratta di una scelta che vi pone in continuità con i temi della fiera istituzionale oppure in contrapposizione rispetto a questa?
Strategicamente non avrebbe senso iniziare un progetto fieristico collaterale senza un baricentro che definisca la collateralità: in questo modo possiamo “sfruttare” i visitatori che sono a Bologna per Arte Fiera. Il rapporto con la fiera evidentemente c’è, anzi SetUp esiste perché c’è Arte Fiera ma non c’è relazione in termini tematici, non c’è contrapposizione e non c’è continuità, la parola corretta è complementarierà, semplicemente perché SetUp è un progetto con un proprio carattere che condivide con Arte Fiera solo il macro-contenitore “arte” per il resto ha una propria autonomia. L’ipotesi di giocare in tandem creerebbe di sicuro un progetto più strutturato a livello istituzionale e incrementando l’offerta stessa della città. Lavoreremo su questo.

Perché la scelta per gli spazi espositivi è ricaduta nell’edificio dell’Autostazione?
Tra tutti gli spazi che abbiamo visionato era il migliore: posizione strategica, area da riqualificare, simbolicamente non-luogo di connessioni. Poi molto sinceramente perché la società Autostazione, in particolare la figura del Presidente Fabio Carpanelli, ha creduto fortemente in SetUp fin dall’inizio scommettendo in un progetto che tutti, fin dall’inizio, hanno dichiarato impossibile.