Dietro agli eventi fieristici di oggi ci sono quasi mille anni di storia. Il salone italiano ha inizio nel 1177, quando il Papa Alessandro III decise di concedere l’indulgenza per i peccati a chiunque si fosse recato alla Basilica di San Marco a Venezia nel giorno dell’Assunzione. L’enorme massa di persone accorsa fu convogliata dai governanti della città lagunare nella neonata fiera in Piazza San Marco. Quasi mille anni dopo il primo grande esperimento espositivo del nostro Paese, il sistema fieristico italiano si prepara all’Expo 2015 di Milano: Genova si candida come porta sul mare. Torino con il Lingotto Fiere si propone per eventuali collaborazioni in ambito turistico. Verona mette a disposizione tutta l’esperienza internazionale accumulata negli ultimi anni nel settore del vino di qualità. E rimanendo nell’ambito del food, anche le Fiere di Bologna, Rimini e Parma sono pronte a giocarsi un ruolo in questo evento globale capace di esaltare ancora di più le potenzialità delle esposizioni italiane.

Negli anni, infatti, le fiere hanno assunto un significato e un’importanza sempre maggiore. Per alcuni settori la possibilità di essere presenti ad una salone internazionale è fondamentale per accedere al mercato. Oggi, non solo Europa e Stati Uniti, ma anche i Paesi dei Bric organizzano esposizioni di grande livello.? In Cina, le sedi fieristiche più rilevanti si concentrano nelle zone di Pechino, Shanghai, Canton, Shenzhen e naturalmente Hong Kong. Di maggior interesse sono le manifestazioni del settore tessile e del lusso, ma anche di quello enogastronomico. ?Anche le fiere russe, localizzate ancora prevalentemente a Mosca e San Pietroburgo sono un buon modo per farsi conoscere. Le maggiori riguardano i macchinari, come la Zolotoi Ocien, e l’edilizia, con Holzhaus, Mobibuild ed Expocem.? Anche l’India presenta casi interessanti di manifestazioni, a Mumbai, New Delhi e Bangalore. L’edilizia e l’arredo sono i settori più coinvolti, ma non mancano le iniziative dedicate all’energia e alle rinnovabili.? Infine, il Brasile, dove primeggiano le fiere dedicate all’agroalimentare e ai macchinari.

Come si vede da questo breve excursus, il numero di fiere emergenti sta crescendo in modo significativo. Questo perché oggi i centri fieristici non rappresentano soltanto straordinarie piattaforme d’affari e poli d’attrazione mondiale, ma sono ormai in grado di influenzare in maniera significativa lo sviluppo dei centri urbani e delle regioni nelle quali sono inseriti, contribuendo ad incoraggiarne lo sviluppo economico e commerciale. I sistemi fieristici richiamano ogni anno un ingente numero di organizzatori, espositori, visitatori ed offrono loro una variegata gamma di servizi, tra cui quello relativo all’accoglienza e alla scoperta dell’identità e delle tipicità del territorio che li ospita.

I vantaggi che offrono le fiere e i congressi al territorio ospitante sono, infatti, molto più importanti del valore del business fieristico del singolo organizzatore. In genere, il fatturato fieristico è limitato, ma il beneficio di tali attività sul territorio è molto elevato.

In questo contesto, il tema dei rapporti tra l’attività fieristica e lo sviluppo turistico appare fondamentale. Infatti, sono moltissimi i benefici che interessano coloro che offrono i servizi dell’area che ospita la manifestazione. Si tratta dell’indotto economico, della ricchezza che arriva a una regione per effetto delle spesa nel territorio di espositori e di visitatori. Nel caso di Milano, ad esempio, con il fatturato annuo di Fiera Milano pari a circa 300 milioni, l’indotto sull’area è di circa 3000 milioni, pari a più di 10 volte il fatturato del quartiere.

Nel corso degli anni il settore fieristico italiano è stato coinvolto in rilevanti cambiamenti: progetti di ampliamento, trasformazione giuridica degli enti fieristici in Spa, decentramento delle competenze inerenti le esposizioni a livello regionale, segnale della volontà di rispondere alla sfida dell’innovazione in chiave competitiva, per reggere il confronto a livello internazionale.

La crisi finanziaria si è abbattuta sull’economia reale e tuttavia, proprio in una congiuntura così negativa, le fiere italiane stanno dimostrando una buona tenuta, rispetto alle grosse difficoltà incontrate dal sistema industriale.

Per definizione le fiere sono lo specchio dell’attività economica e del corrispondente tessuto socio-economico, ma proprio in questo senso, bisogna dire che lo spettacolo offerto quest’anno dalla recente BIT (Borsa internazionale del Turismo) ci ha mostrato che questi dati non valgono per tutti i casi. Lontani sono i tempi in cui i padiglioni della fiera di Milano ospitavano centinaia di espositori e migliaia di professionisti del turismo, oltre che un pubblico ricco e interessato.

E se le fiere sono momenti utili per misurare il mercato, le prospettive per il grado di salute del settore non sono buone. Se la BIT è lo specchio del turismo italiano, ci ha mostrato un settore in forte crisi d’identità, senza idee né obiettivi e una generale mancanza di innovazione. Cambierà qualcosa in seguito alle elezioni politiche che si terranno fra qualche giorno? Noi ce lo auguriamo, perché il settore del turismo in Italia ha urgente bisogno di una direzione a breve e a lungo termine, di aspettative e di visione.