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Viva la Libertà nasce come romanzo politico, pubblicato lo scorso anno da Bompiani, dalla penna dello stesso regista, Roberto Andò, con un titolo decisamente più evocativo: Il Trono Vuoto .
Il segretario del principale partito d’opposizione, Enrico Oliveri (interpretato dall’istrionico Toni Sevillo) è in crisi. I sondaggi per l’imminente competizione elettorale lo danno perdente. Una notte, dopo l’ennesima contestazione, si dilegua, senza lasciare tracce. Negli ambienti istituzionali e del partito, fioccano le illazioni, mentre il suo braccio destro, Andrea Bottini (Valerio Mastrandrea) e la moglie, Anna (Michela Cescon) non comprendono il perché della fuga ed iniziano a cercarlo affannosamente.
Anna quasi per caso nomina il fratello del segretario, Giovanni Ernani, un professore e filosofo geniale, segnato da disturbi della personalità. Quando Andrea decide di incontrarlo per chiedere notizie del fratello, ormai disperando di poterlo rintracciare, si trova dinnanzi al gemello di Olivieri, almeno all’apparenza del tutto identico a lui.
Il film da qui si snoda su un doppio binario: il fratello, assolutamente imprevedibile ed eccentrico rilascia una provvidenziale intervista innescando uno scambio di persona al quale tutti , ignari,credono; dall’altro il vero Olivieri intraprende un viaggio in Francia, alla ricerca di se’ stesso, rifugiandosi a casa di una donna molto amata in gioventù e della sua famiglia.
La finzione, lo scambio dei ruoli fra i due fratelli si rivela un successo poiché entrambi paiono iniziare ad indossare panni più comodi e che piano piano meglio si adattano alla loro indole : la follia dell’uno diviene febbrile passione politica e nuova forza propulsiva alle idee stantie ed alla rassegnazione dei tempi, mentre l’ambiente bohemièn e libero nel quale l’ex uomo politico ora si trova a vivere lo riconnette al tessuto della vita vera, alla libertà di mostrare sé stesso e mettersi alla prova .
Il tema della maschera è senza dubbio uno dei filoni aurei di questo film, che gioca sul significato della mistificazione ribaltandone la generale connotazione negativa. Così come ribaltato è il senso della verità che può essere detta in pubblico solo attraverso una maschera. Ed in un mondo dove pare che la finzione sia preferibile alla realtà, la disarmante e graffiante schiettezza di Ernani – l’ unico uomo veramente libero – nel velenoso clima pre-elettorale fatto di trappole e incontri con personaggi ambigui, diventa esempio per coscienze ormai assopite, rivelatore di trucchi, capace di dialogare, senza traccia, alle persone come ai capi si stato, incitandoli a reagire.
Ma il personaggio di Ernani non è un eroe all’americana e lo si evince da una frase che pronuncia durante un comizio pubblico: “Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua”. Nessuna facile soluzione, ma libertà ed autocoscienza.
Il regista sembra voler suggerire allo spettatore che il bizzarro mondo del cinema (descritto nella professione della ex amante di Olivieri) così come, in estremo, quello della casa di cura per malattie mentali di Ernani, siano più vicine alla vita di tutte le pastoie che ci circondano; sembra indicare la fuga verso la libertà come necessaria per risvegliarsi dal torpore che pare averci avviluppato, nell’attualissimo momento storico fatto di crisi globali ,della crisi politica nel nostro paese così come della crisi del ruolo nella società che noi stessi ci imponiamo quotidianamente di interpretare, magari senza successo.
Questo film è in fondo un grande gioco di specchi che – posti l’uno di fronte all’altro – si moltiplicano senza fine, sino a che lo spettatore, disorientato, non sarà più in grado di distinguere la realtà dalla finzione