Ogni città racchiude in sé tante anime: luoghi legati alla storia, alla cultura, alla religione o alla politica, luoghi del passato e luoghi del futuro. L’East Side Gallery è l’anima creativa di Berlino. La parte più estesa del Muro, ancora collocata nella sua originaria posizione lungo le rive della Sprea, è una galleria a cielo aperto. Pagina bianca di una storia da riscrivere, l’East Side Gallery è divenuta nel corso degli anni ed è tuttora luogo di espressione della creatività degli artisti di strada. Con i loro graffiti densi di significati, essi hanno reinterpretato le vicende di una città divisa dalla guerra fredda, i temi della pace e della solidarietà tra nazioni o, semplicemente, hanno dato colore alla Mühlenstrasse. Sono famosi i murales che ritraggono la Trabant, auto simbolo della Germania dell’Est, e il bacio tra Leonid Breznev ed Erich Honecker, ironicamente accompagnato dalla didascalia ”Signore! Aiutami a sopravvivere a questo amore letale”.

Un muro di oppressione divenuto, con il mutare storico, un simbolo di libertà e creatività, che oggi rischia di essere in parte abbattuto per lasciare spazio a un progetto di edilizia residenziale. Il progetto “Living Levels” prevede, infatti, lo spostamento di circa 30 m del tracciato murario per consentire la costruzione di un palazzo di 15 piani di appartamenti di lusso, i cui prezzi andranno dai 2.750 ai 7.800 euro al metro quadro. Nella zona antistante l’edificio è in programma la ricostruzione del Brommybrücke, il ponte a tripla arcata che collegava le due sponde della Sprea distrutto dai nazisti durante la seconda guerra mondiale nell’intento di contrastare l’avanzata dell’Armata Rossa.

Un progetto di riqualificazione urbana di una zona poco centrale di Berlino che non ha però tenuto conto di ciò che gli abitanti del quartiere e i berlinesi effettivamente vogliono. Non è un caso, dunque, che all’avvio dei lavori di smantellamento, il primo marzo scorso, qualche centinaio di cittadini siano intervenuti a difesa dell’East Side Gallery. Qualche centinaio che sono divenuti 6 mila nella successiva azione di protesta del 3 marzo, grazie alla quale ruspe e gru sono state fermate, sebbene solo temporaneamente. Ogni decisione è stata, infatti, rimandata al 18 marzo, data in cui avrà luogo l’incontro con il governo regionale di Berlino per decidere le future sorti del monumento. L’investitore, Maik Hinkel, mostratosi disponibile a trattare, ha fatto notare che le autorità competenti avevano regolarmente avallato il progetto e che almeno 20 dei 36 appartamenti sono già stati venduti sulla carta, individuando come unica strada percorribile l’esproprio e l’indennizzo.

Una Berlino in continuo cambiamento e in rapido rinnovamento, che molto sta investendo sulla cultura e che tuttavia sembra dimenticare la cultura storica in vista di interessi ben più materiali. È questa una delle principali critiche mosse dai manifestanti all’amministrazione: l’aver prediletto gli interessi di ricchi affaristi, piuttosto che non il valore simbolico della East Side Gallery. Nel frattempo, mentre le autorità vorrebbero fare retromarcia e dibattono sul come, rimbalzandosi responsabilità – tra i vantaggi di una amministrazione federale –, la protesta continua. Una nuova manifestazione è in programma per il 17 marzo, mentre è stata avviata una petizione online grazie alla quale sono state raccolte già 70mila firme. Che ne sarà, dunque, della Est Side Gallery? Presto lo sapremo, speriamo in ogni caso in una soluzione in cui passato e presente possano trovare un giusto equilibrio.