Roberta Verteramo è una ricercatrice e restauratrice d’arte contemporanea specializzata nel settore dei materiali sintetici. Scopriamo con lei l’importanza di questo tipo particolare di restauro, sino a pochi anni fa poco conosciuto.

Al Salone del Restauro di Ferrara presenterai il tuo libro, uno dei primi in lingua italiana, intitolato “The age of Plastic. Beni artistici e industriali”, in cui approfondisci la composizione delle materie plastiche semisintetiche e sintetiche e la loro applicazione nel contesto artistico e del design. Qual è la loro diffusione in ambito artistico?
Più ampia di quanto si possa immaginare. Uno dei motivi che mi ha dato la pulsione a scrivere questo libro è stato proprio la volontà di far conoscere alle persone cosa si intende esattamente per ciò che genericamente definiamo plastiche, e dove e in quali forme le troviamo. La prima parte del libro è infatti proprio dedicata alla storia dell’introduzione delle materie plastiche nell’arte e nel design.
Ad esempio, quando si parla di pittura acrilica, molte persone non la associano ad una materia plastica. Ma in realtà stiamo proprio parlando di un’emulsione a base polimerica acrilica.

Dopo quanto tempo, solitamente, un’opera realizzata con questi materiali necessita di un restauro?
Non vi è un tempo limite di riferimento in quanto sono molti i fattori che entrano in gioco: prima di tutto bisogna capire di quale materia plastica stiamo parlando e in che modo è stata applicata. Poi incidono i fattori termoigrometrici, quali la temperatura, l’umidità, la luce a cui è sottoposta la materia e, non in ultimo, il “vissuto” dell’opera o l’oggetto realizzato con quel materiale.

Ci sono delle differenze nel comparto del restauro di opere d’arte contemporanee in Italia rispetto al resto del mondo?
Devo dire che dagli anni ‘90 in poi sono state sviluppate delle ricerche in tutto il mondo, quasi in modo parallelo. Stiamo parlando di un nuovo settore di ricerca molto ampio e quindi i temi da affrontare a livello conservativo sono molti. Proprio i convegni che si realizzano ogni anno su questo tema , sono dei veri propri aggiornamenti sugli avanzamenti di ricerca provenenti da tutto il mondo.
E’ straordinario vedere come anche la conservazione dell’arte contemporanea abbia permesso il dialogo tra colleghi internazionali, ma anche il confronto con altre figure professionali che rientrano nella filiera dell’arte. A differenza dell’arte antica qui possiamo ancora avere la fortuna di interfacciarci direttamente con l’artista, l’autore dell’opera.

Qual è stato il tuo percorso di studi e quali sono i consigli che vorresti dare a chi si avvicina a questo campo di ricerca?
Ti dirò ciò che io penso sia importante cioè amare ciò che si fa. Questo porta inevitabilmente ad indagare e a voler conoscere. Quindi se qualcuno vuole seguire questa specializzazione, deve capire cosa lo appassiona, studiare e fare ricerca, individuando i centri dove sviluppano il tema del proprio interesse.
“Studiare per passione,  non per arrivare ma per conoscere.”

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