Il più grande museo di arte e design al mondo dedica in questi mesi, fino all’11 agosto 2013, una grande mostra all’icona pop David Bowie.

Il Victoria and Albert Museum, situato nel cuore del quartiere di South Kensington, è noto per la sua straordinaria ed eccezionalmente varia collezione che comprende, tra gli altri, mobili, ceramiche, gioielli, dipinti, sculture ed accessori di moda. Oltre alle esposizioni permanenti, tra le quali spiccano le British Galleries dove i pezzi unici delle collezioni raccontano i 400 anni di storia dell’arte e del design made in UK, il museo offre un ricco e dinamico programma di mostre ed eventi temporanei, come la passata mostra “Postmodernism: Style and Subversion” (2011) che per la prima volta ha approfondito l’evoluzione e l’influenza del Postmodernismo sull’arte e la cultura.

Questa primavera il V&A mette in scena la prima retrospettiva su David Bowie e la prima mostra che rende omaggio a una popstar. Inaugurata lo scorso 23 marzo, “David Bowie is” sembra essere già un vero successo, dal momento che i biglietti per la mostra – 50 mila per l’esattezza – sono andati a ruba ben prima dell’apertura, facendo registrare un record di vendite al museo britannico.

La mostra-evento interamente dedicata all’artista originario di Brixton, quartiere a sud di Londra, apre quasi in concomitanza con l’uscita a sorpresa del suo nuovo album “The Next Day”, pubblicato il 13 marzo dopo ben dieci anni di assenza, che ha già raggiunto il primo posto delle classifiche nel Regno Unito con 94 mila copie vendute.

Vi sono esposti oltre 300 oggetti rappresentativi della carriera di Bowie che i curatori, Geoffrey Marsh e Victoria Broacker, hanno selezionato dalla collezione personale dell’artista. Per la prima volta costumi, testi di canzoni, video musicali, scenografie, strumenti e fotografie, escono dal suo archivio personale e prendono forma nello spazio espositivo del museo per raccontarne la sua poliedrica e straordinaria carriera. E’ una mostra trasversale e dalle molte forme, proprio come David Bowie stesso, che adopera e mette insieme moda, musica e arte performativa in modo unico e spettacolare.

Suddiviso per temi, il percorso espositivo guida il visitatore alla scoperta dell’icona pop e del suo processo creativo: dalle origini nei primi anni Sessanta all’evoluzione, fino ai successi odierni, cogliendone i momenti salienti attraverso oggetti e frammenti della sua vita e carriera. David Bowie, classe 1947, è stato capace di inserirsi e di influenzare non solo la cultura musicale – con 27 album pubblicati, 1000 concerti e 12 tour tra il 1972 e il 2004 – ma anche la moda e perfino il design. La mostra si focalizza sulla figura di Bowie come innovatore musicale e icona di stile, senza appiattirne il personaggio, come rischierebbe di fare una mostra ordinaria, ma invitando invece il visitatore-spettatore a salire sul palco con l’artista per esplorare il suo dinamico e dirompente mutare, evolvere, reinventarsi in quasi mezzo secolo di attività: dal David Jones dei sobborghi di Londra, allo Ziggy Stardust, che ha avuto molteplici riferimenti culturali, dall’espressionismo tedesco al Surrealismo, dal teatro brechtiano ai musical ed anche al teatro giapponese Kabuki.

Si percorrono le sale ascoltando nelle cuffie le sue hit, grazie al sistema approntato dalla compagnia Sennheizer, sponsor della mostra insieme a Gucci. In una perfetta sintesi tra oggetti personali e opere frutto della collaborazione tra l’artista e stilisti, fotografi e designer, che caratterizza tutta la mostra, aprono il percorso due dei sessanta costumi di scena presenti: l’abito in vinile Tokyo Pop realizzato da Kansay Yamamoto per Aladdin Sane tour, e la tuta da alieno antropomorfo indossata per Ziggy Stardust del 1972, realizzata da Freddie Buretti; si possono vedere poi le tante copertine degli album, tra le quali quelle create da Guy Peellaert e Edward Bell, perfino all’ultimo uscito nelle scorse settimane, passando poi per i testi delle canzoni, le annotazioni e i disegni dell’artista, le fotografie firmate da famosi fotografi come Helmut Newton, Herb Ritts e Brian Duffy, gli strumenti e, nell’ultima sezione, i video musicali, tra i quali Saturday Night Live (1979), ed ancora scene tratte dai film, come Labyrinth (1986) e Basquiat (1996).

La mostra si conclude con maxi schermi di dieci metri d’altezza che ci fanno rivivere in prima persona uno dei suoi tanti spettacoli, come fossimo accorsi al suo concerto.

Per i veri fan, da non perdere il mese prossimo la settimana di eventi speciali al V&A tutta dedicata alla mostra, da venerdì 26 a domenica 28 aprile, con conferenze, workshops e tanto altro ancora.

Per tutte le informazioni sulla mostra: www.vam.ac.uk