Mentre si discute di problemi di occupazione giovanile, crisi dell’economia e immigrazione, qualcuno ha già cominciato a voltare pagina, a cambiare paradigma per offrire ai giovani uno sbocco professionale, l’opportunità per costruire un progetto di vita. Accade in un’azienda italiana, la IFI di Tavullia, che da cinquant’anni continua a distinguersi nell’arredo per locali food & beverage grazie allo sguardo sempre proiettato oltre il presente.
L’idea si chiama start up, un servizio bar a costi accessibili (meno di 6000 euro per la configurazione basic da 3m, consegna e garanzia di 3 anni incluse) che IFI mette a disposizione delle due popolazioni attualmente in maggiore difficoltà: giovani ed immigrati, dando loro un’opportunità per costruirsi un futuro aprendo il primo bar. A raccontarlo, è il presidente di IFI S.p.A. Gianfranco Tonti, che sarà presente anche a DNA.italia il 19 aprile.

 

Quando e come nasce l’idea del vostro progetto?
L’idea nasce a cavallo tra il 2011 e il 2012, quando i dati sulla disoccupazione in Italia conclamarono quello che era già sotto gli occhi di tutti, ovverosia che le due categorie di popolazione con maggiori difficoltà a trovare un lavoro nel nostro Paese erano quelle dei giovani e dei nuovi italiani. L’ispirazione venne dall’esempio di Ryan Air, che aprì a molti, per non dire a tutti, il piacere di viaggiare in aereo in modo frequente e sicuro, attraverso l’essenzialità.

 

In che cosa il vostro progetto è innovativo?
Innanzitutto nel concept: start up è un servizio bar a tecnologie e misure standard per aprire velocemente, e con un investimento contenuto, il primo bar; un doppio deck – fronte e retro – con tutti gli elementi indispensabili a rendere un servizio pienamente operativo. La sua concezione essenziale apre alla relazione: per esempio, il piano di servizio ribassato abbatte le barriere con il proprietario, diventando una sorta di tavolo di scambio. Anche il processo industriale è innovativo: IFI ha infatti riconsiderato tutta la catena del valore di un modulo bar eliminando il superfluo, selezionando i materiali, standardizzando il più possibile e massimizzando la scala produttiva, così da arrivare a un costo essenziale per un prodotto essenziale, un esempio del saper fare italiano nella sua nuova concezione: buon gusto, alta qualità industriale, nuovo processo creativo.

 

Quali sono, a vostro avviso, i principali problemi che una start up deve affrontare?
Sicuramente la difficoltà di accesso al credito è uno degli ostacoli più severi, soprattutto per chi magari ha buone idee e voglia di lavorare, ma non ha capitali da investire. Proprio per questo con start up abbiamo contenuto in maniera così “rivoluzionaria” il costo di tutto ciò che è necessario al servizio bar. I riscontri che abbiamo avuto ci confortano: l’investimento così contenuto ha consentito a più di un nuovo imprenditore di aprire il suo primo bar. Per alcuni di loro era un sogno; abbiamo raccolto delle testimonianze nel blog www.iltuoprimobar.it, dove tra l’altro diamo consigli dall’A alla Z su cosa occorre per aprire un bar, dalle normative ai suggerimenti pratici per realizzare un locale.

 

Pensate che il fatto di essere italiani vi abbia favorito o svantaggiato?
Da parte nostra possiamo solo dire che, pur essendo la nostra un’azienda che esporta nel mondo, tutti gli stabilimenti della IFI sono in Italia, e i nostri collaboratori lavorano nella zona tra le province di Pesaro e Rimini. Anche nella scelta dei fornitori, privilegiamo le realtà a noi più vicine, con le quali abbiamo instaurato un legame nel tempo. Viviamo un momento epocale, dove il made in italy non può più vivere di rendita. Il nostro made in Italy è frutto di investimenti in design, ricerca e sviluppo e capacità manifatturiere che arrivano da una tradizione continuamente capace di rinnovarsi.

 

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