Tanti auguri libro, ma non te la prendere se non verrò a festeggiare al tuo banchetto. Se non me la sento davvero di celebrarti come fossi unico e insostituibile. Se non sarò tra coloro che si tormenteranno per i cali delle vendite dei supporti cartacei, per gli odori della carta che non emanano più il loro olezzo nei parchi a primavera.
Scusami se non appartengo a quella schiera di inguaribili romantici per cui la sensazione di ruvidezza sulla pelle che come lei nessuno mai, che come l’inchiostro che ti si appiccica alle dita niente mai, come le note a penna sul dorso nessuna sensazione mai…. Io mi adatto.
Mi adatto al tempo che scorre e che non potrà mai fermarsi, alle condizioni che cambiano e che ci rendono diversi, ad un mondo che (grazie a Dio) si trasforma e magari riesce anche a stupirci. Quindi scusami caro libro di carta, celebro la lettura, ma non te.
Festeggio il contenuto e non il contenitore. Perché l’elisir di lunga vita fa lo stesso effetto, sia che venga bevuto da una bottiglia di cristallo che da un cartone riciclato.
Perché nessuno si ribellò alla fine della trasmissione orale quando comparvero i pittogrammi, e nessuno lottò per la sussistenza dei pittogrammi quando si cominciò a scrivere sui rotoli di papiro.
E così io non mi scandalizzo se la carta verrà surclassata dall’ipad, dal kindle o da un banalissimo pdf.

Verba volant, scripta manent. Vero. Ma quanti sanno che questo antico proverbio, che trae origine da un discorso di Caio Tito al senato romano fu pronunciato in realtà con accezione negativa, ad indicare che mentre le parole viaggiano, si modificano, prendono il colore delle persone che le pronunciano, lo scritto rimane, immobile e insapore.

Ben venga quindi la tradizione orale, le frasi pronunciate un giorno e poi dimenticate, ricordate a malapena, trasformate come nel gioco del telefono senza fili. Ben venga il libro di carta e il suo peso, la magia dell’odore e dei segnalibri colorati, dei fiori raccolti in campagna e messi ad appassire tra le pagine 121 e 122. Ben venga però anche l’ebook, la facilità di rintracciare quella frase che ci ha colpito semplicemente premendo il tasto “Cerca”, la semplicità di andare a ritroso per ricordarci a che pagina avevamo già incontrato quel personaggio e quando, per la prima volta, era stato citato.
E’ la tecnologia, bellezza, verrebbe da dire. E beato chi la usa. Beato colui che cambia, che si arricchisce di novità, che ascolta la musica sull’ipod ma possiede un bel 33 giri a casa. Che chiacchiera con gli amici ma che se non ricorda una cosa, ha tra le mani pronto il suo iphone per poterla rintracciare.
Intellettuali, radical chic, difensori a spada tratta della cellulosa, rassegnatevi. Non riuscirete a fermare il tempo, nemmeno quello necessario a comprendere la sterilità delle vostre lotte.