Questa incredibile iniziativa chiamata “Invasioni Digitali” non può lasciare indifferenti, né può passare inosservata. Infatti già dal manifesto si percepisce quanto possa essere coinvolgente, in un paese che vive di turismo e cultura, l’idea di invadere con smartphone luoghi d’arte per documentare tutto online tramite social (ed offline tramite passaparola, vera leva del marketing, in questi tempi di magri investimenti).

Partita in sordina, l’idea nata in Campania da Fabrizio Todisco e sviluppata in tutta Italia grazie al supporto della Rete di Travel Blogger #iofacciorete, di Officina turistica, di Instagramers italia e dell’Associazione nazionale piccoli Musei, ha riscosso strada facendo un incredibile successo ed un numero elevato di adesioni, le quali si sono tradotte in centinaia di luoghi da visitare, da apprezzare e da ri-apprezzare ed anche – elemento da non sottovalutare – in incontri che dal web sono passati alla realtà, con scambi di idee, di proposte e di iniziative. Niente di meglio per accorciare le distanze tra cultura e cittadini, prima ancora che visitatori.

Il futuro è qui, è ora. Avremmo mai immaginato dieci, quindici anni fa che, in una calda primavera del 2013, ci sarebbe stata un’invasione pacifica e “armata” di smartphone e tablet all’interno di luoghi d’arte, di musei, più o meno piccoli, e di piccoli e antichi borghi?

Bisogna riflettere su ciò che è accaduto con le #invasionidigitali, ri-pensare all’idea di condivisione della cultura, trovare punti d’incontro con chi gestisce e tutela i beni (siano esse Soprintendenze, Curie, Comuni o Regioni) e chi promuove e valorizza gli stessi. Oggi non si promuove e non si valorizza più tramite cartoline, ma attraverso le foto su instagram. Non si scrivono lettere di protesta perché il servizio non è piaciuto, si invia un tweet all’account del museo. E’ così, che si voglia essere un po’ nostalgici o meno, e bisogna prenderne atto.

La promozione dei luoghi di cultura e dei paesaggi – abbiamo imparato da questa e da altre iniziative – si fa in due modi: online ed a livello locale. E’ questa la vera rivoluzione. Rivoluzione digitale e culturale, dal basso. Tutto passa dal web alla realtà e viceversa con una velocità inimmaginabile fino a pochi anni fa. Chi resta indietro, sia esso un piccolo b&b di provincia oppure un Ente turistico di un Paese altamente turistico, si ritrova in difficoltà.

C’è chi questa rivoluzione l’ha percepita (subito o addirittura in anticipo), c’è chi è ancora in ritardo. In quest’ottica le #invasionidigitali sono state un test: la Regione Liguria, i Musei del Comune di Roma, il Mart di Rovereto non solo hanno collaborato ma hanno, anche, fatto proprie le iniziative dedicate alla cultura in questi 8 giorni (dal 20 al 28 Aprile).

L’Italia, che per la crisi ha cancellato la settimana della cultura, non può permettersi un futuro senza cultura. E’ questa la verità. Attendiamo fiduciosi le prime mosse del Ministro Massimo Bray, che tra l’altro – tramite i suoi account Facebook e Twitter dove è molto attivo, e questa è già una buona notizia – ha appoggiato l’iniziativa delle invasioni. Durante gli 8 giorni di #invasionidigitali, sfogliare tra i tweet è stata una delle cose migliori che potesse esserci; saltare da una città ad un’altra seguendo voci, foto, video e parole appassionate, in tutti i sensi, è stata una magnifica esperienza e un arricchimento dello spirito e della mente.

Tutti hanno portato quello che avevano, è stato come essersi ritrovati tutti insieme ad una festa, dove ognuno offre al padrone di casa ed all’organizzatore della festa la propria specialità. Ecco, la nostra specialità è la cultura ed il nostro immenso (non solo in termini di grandezza) territorio.

Dall’esperienza personale (due invasioni organizzate, una al ricco Museo di Capodimonte a Napoli ed una nella cornice del Parco Archeologico di Velia nel cuore del Cilento) la sensazione è quella che ci sia la volontà di “fare”, a partire dalle Istituzioni che hanno appoggiato ed aderito ad entrambe le invasioni, passando per le società concessionarie dei servizi di accoglienza, che da sempre si prodigano a favore della valorizzazione, fino ad arrivare ai cittadini, veri destinatari delle iniziative di apertura ad un mondo, non più considerato per pochi, che può e deve portare ricchezza culturale ed economica anche in territori “difficili”.

Mentre tutti sono fermi, dalla politica alla società, qualcosa si muove, ed è la cultura e la voglia di bellezza che c’è in tutti noi. Non sprechiamola. Facciamo in modo che le istituzioni si facciano contagiare dalla buona “follia” e dall’entusiasmo degli invasori per promuovere luoghi di cultura, territori e città con gli occhi del domani, ma con la passione di un tempo.

 

 

Foto di Carla Di Martino