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Si è inaugurata sabato 4 maggio la mostra “Milano: Memoria Storica e rinnovo urbano. Dalle periferie all’expo universale 2015”.
La mostra, organizzata dalla Fondazione Perini, dà ufficialmente il via alla kermesse di convegni prevista dalla maratona di eventi ed interventi degli Expo Days: una serie di appuntamenti che spaziando dall’arte agli incontri pubblici, vuole coinvolgere cittadini e territorio nel “viaggio” che porterà all’Esposizione Universale.
Senza ombra di dubbio, l’Expo 2015 è un tema che richiama una certa attenzione. In quest’evento la città di Milano può trovare un forte slancio economico in un periodo in cui ce n’è davvero bisogno. Ma oltre a tutte le tematiche legate allo sviluppo economico, emerge anche la possibilità di vedere in questa manifestazione una nuova marcia per la costruzione di un’identità culturale.
Per il grande evento del 2015 si prevede che la città meneghina ospiti milioni di persone provenienti da tutto il mondo, occasione che può fornire alla più europea delle città italiane una vetrina dietro la quale mostrare le sue migliori potenzialità. Ma i riflettori sono un’arma a doppio taglio: il rischio è che la città si imbelletti nelle zone dove ci si aspetta un maggior afflusso di visitatori e che trascuri, come si fa con un ripostiglio quando arrivano ospiti inattesi, i quartieri a bassa attrazione turistica. La differenza è che qui gli ospiti sono tutt’altro che inattesi, ma tempo e denaro non bastano mai. Per questo è necessario che la mobilitazione non provenga solo dalla pubblica amministrazione, ma sia il risultato di un dialogo tra enti territoriali e tutte le parti sociali.
In un periodo in cui lo “sviluppo sostenibile” è divenuto il nuovo paradigma di sviluppo, Milano può fornire risposte che vadano al di là dei grandi investimenti immobiliari. La prima risposta, in questo senso, è proprio quella fornita dalla Fondazione Perini “che non solo è impegnata nel tema della cultura delle periferie, ma ha il pregio di aver storicamente introdotto questo tema”, queste le parole dell’assessore alla casa e al demanio Daniela Benelli, che ha aperto il dibattito inaugurale dell’esposizione. E la risposta è molto semplice: dall’archivio della fondazione una serie di fotografie e di tavole urbanistiche di Milano, illustrano l’evoluzione di alcune zone periferiche della città, illuminando di nuova luce il discorso relativo ai nuclei di identità locale.
Questi nuclei, sono stati introdotti dal piano di governo del territorio, e suddividono la città in ottantotto realtà in cui è possibile riconoscere i quartieri milanesi.
Con la Legge n. 135 del 7 agosto 2012, si è avviato un processo che vede la trasformazione di Milano in città metropolitana a partire dal 1 gennaio 2014. Questa trasformazione implica una maggiore estensione di confini amministrativi, e quindi, una maggiore necessità di decentramento. “Se non vogliamo che questa trasformazione sia soltanto formale, ? continua l’assessore Benelli ? è necessario fare sì che il comune di Milano abbia dei veri e propri Municipi deputati a svolgere servizio di vicinanza ai cittadini e destinati a sostituire le attuali zone amministrative, ridisegnandone i confini. Questa trasformazione ha, alla base, una ricerca sui quartieri storici di Milano, perché è necessario istituire degli accorpamenti coerenti con la storia e lo sviluppo della città”.
Le sfide che la città si trova a fronteggiare sono molteplici, ed è necessario che essa si sappia reinventare per riuscire a coniugare temi di normale quotidianità con una visione di lungo termine. L’esito di queste sfide è ancora incerto, e risposte efficaci non sono, di fatto, state ancora offerte. Il ruolo della società civile è sicuramente importante, ma non può certo sostituire quello della Pubblica Amministrazione, su cui grava l’onere di riempire di contenuti reali una trasformazione che, dichiarazioni pubbliche a parte, rischia di essere esclusivamente bidimensionale: una nuova intestazione sui documenti ufficiali, e nulla più.