tedx13Ieri, Oggi, Domani. Questo il tema della serie di speech organizzati il 1° giugno dalla TEDX Milano al Piccolo Teatro Grassi. Si tratta di un evento organizzato dalla no-profit TED e volto a riunire in un unico parterre persone con idee che meritano di essere diffuse.

L’impressione che si percepiva era, tuttavia, alquanto diversa: nella sfilata di professionisti dai curricula infiniti che si succedevano sul palco, la sensazione era che queste persone guardassero ad oggi con quella nostalgia che si riserva al passato, perché il loro di tempo viaggia su altri calendari. In questo presente ibrido si sono succeduti come grani di un rosario le innovazioni possibili ed i sogni impossibili: dalle favole di adulti-bambini di Goran Lelas (designer, artista, creatore di giocattoli prodotti in collaborazione con il Moma di New York) ai mattoni a terra cruda di Jacopo Amistani (tra i fondatori di Open Source Ecology Italia).

Quell’oggi immaginato da questa selezione di eccellenze italiane è una cosa ben diversa dall’oggi cronologico, fotografia sbiadita e resa ancor meno comprensibile dalla polvere sottile e perenne degli ingranaggi della burocrazia. Ma le idee proposte non possono che far sperare in bene, perché sono la dimostrazione che, malgrado i tagli, le iniquità, le zigzaganti traiettorie politiche in merito ai temi di educazione e di R&D, malgrado la crisi economica (“io non la capisco questa crisi: come fa ad esserci quando in Italia c’è tutta questa creatività?” sostiene il bambino di professione Goran Lelas), e malgrado l’austerity, l’innovazione in Italia, non solo si fa, ma si fa anche bene. E la si fa, guardando soprattutto al passato, (quello vero, glorioso), perché proprio come un tempo, si guarda alla natura come una fonte di ispirazione inesauribile.

Su questo Nicola Pugno, docente all’università di Trento e vincitore nel 2011 dello European Research Council, non ha dubbi: “I ragni producono 7 tipi diversi di seta, e ad ognuno di questi associano delle modalità di costruzione diverse. […] Il risultato è che una ragnatela grande come questa stanza riuscirebbe ad arrestare un Boeing senza distruggersi”.
E alla natura guarda iCub, il robot umanoide capace di autoapprendimento, realizzato in 28 esemplari, “alcuni dei quali venduti anche in Giappone”, confessa, con una punta di meritato orgoglio, Giorgio Metta, direttore di iCub Facility all’Istituto Italiano di Tecnologia.
E, verrebbe da aggiungere, se la patria dell’industria robotica acquista prototipi italiani, vuol dire che siamo sulla strada giusta. Certo non è una strada semplice, ma questi esempi, che certo non esauriscono (in tutto 11 i relatori italiani) la fitta trama di piccoli e grandi innovazioni presentate quest’oggi, mostrano che il disegno che da essa viene fuori non è per niente casuale, ma risponde ad un ricamo preciso, che è il disegno di un Italia che, nonostante tutto, è ancora capace di sorprendere.