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George Bernard Shaw scriveva “Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso; e si usano le opere d’arte per guardare dentro se stessi” e cosa accade quando sono gli artisti ad usare il vetro nelle loro opere?
La Biennale di Venezia è appena iniziata e ha già contagiato e immerso l’intera città in una marea di arte contemporanea. Per non rischiare di essere travolti da un’onda anomala di tele, sculture, happening, video, installazioni ci si può servire di una bussola capace di individuare un percorso immaginario.
Tra i molti eventi collaterali, ad esempio, è possibile seguire una sorta di “via del vetro”. Quale tema più appropriato per rendere omaggio, e nello stesso tempo esplorare, la città che ospita la Biennale ma al di là della Biennale? Venezia ha da sempre legato la sua storia a quella millenaria del vetro, interagendo con essa fino a reinventarne continuamente la funzione, senza però dimenticare la tradizione.
Materiale antichissimo, quasi alchemico, il vetro, racchiude in sé i quattro elementi della natura ed espressione del tutto: terra, fuoco, acqua, aria, incorporati e combinati al vetro nelle diverse esposizioni ad esso dedicate.
È la terra la protagonista della mostra “Through the stone” dell’artista francese, ma ormai californiana di adozione, Delphine Lucielle, che indaga il mondo attraverso il suo interesse per la geologia. Le immagini presentate sono quelle delle rocce antiche, che racchiudono l’essenza dell’universo, analizzate al microscopio e poi dipinte su vetro, convertito in tela e mezzo per realizzare l’opera e rendere visibile l’arte. L’originalità delle sue creazioni sta perciò nei materiali utilizzati, che grazie alle conoscenze tecniche e scientifiche dell’artista e di diversi artigiani prendono forma, sintetizzando la natura stessa. La trasparenza e la lucentezza del vetro e degli ossidi minerali permettono così di ricreare la purezza di un nuovo mondo “attraverso la pietra” e mostrarlo al pubblico che non può che restare affascinato dai suoi colori e dai suoi bagliori.
Dalla terra al fuoco della fornace Berengo che per la terza edizione di “Glasstress” coinvolge artisti nazionali e internazionali, tra i quali la stessa Delphine Lucielle, in un progetto di ricerca e sperimentazione artistica incentrato sul vetro. Non più solo mezzo decorativo, ma parte del processo creativo, in quanto materiale dotato di particolari qualità e valenze simboliche, utilizzato in funzione contemporanea. Non solo una mostra, suddivisa in tre sedi, ma occasione di incontro, dialogo e confronto per gli artisti, che spesso per la prima volta si ritrovano a lavorare con il vetro, e ad esplorare quindi una materia nuova per dare forma alla propria arte.
All’acqua si ispira invece l’installazione sull’isola di San Giorgio Maggiore di Not Vital intitolata “700 Snowballs”. L’opera è composta da 700 sfere, che ricordano delle palle di neve, realizzate a mano presso una vetreria di Murano. Così come in natura non esistono due cristalli di neve identici, ogni sfera è diversa l’una dall’altra, proprio per la sua fattura artigianale. Gli elementi sono disposti sul pavimento che insieme alle pareti e a tutto l’ambiente circostante fanno parte dell’installazione, che cancella ogni confine. Not Vital accompagna lo spettatore in uno spazio sospeso e irreale in cui l’acqua cristallizzata è resa attraverso la trasparenza del vetro, di cui svela metafore e suggestioni.
Infine l’aria di Parigi dell’ampolla di Marcel Duchamp della mostra “Fragile?”, ospitata sempre sull’isola di san Giorgio presso la Fondazione Cini. L’esposizione, che rientra nel progetto Le Stanze del Vetro, riunisce in sé i quattro elementi, rivelando tutta la carica poetica del vetro come materia da modellare e plasmare nelle mani di trenta artisti internazionali.
Non ci resta che cercare un personale percorso specchiandoci nel vetro e nell’acqua della laguna, increspata dal vento come il vetro dal soffio dei suoi artigiani.