teatropiazzaDimenticate il pesante e polveroso sipario rosso, la  platea, i palchetti, galleria e piccionaia: oggi il teatro si fa in casa, per strada, persino sui mezzi pubblici delle grandi metropoli. Spettacoli nelle piazze, tra monumenti di un antico passato, itineranti attraverso le vie di piccoli borghi, riscuotono sempre un grande successo e richiamano un folto pubblico, non soltanto tra gli addetti ai lavori.
Ad un primo sguardo distratto può sembrare una tendenza del nuovo millennio, in realtà la liberazione dell’arte drammatica dalla sua cornice tradizionale è stata alla base delle innumerevoli sperimentazioni del teatro del Novecento.
Ma se in passato si è trattato di necessità intellettuali o di azioni dimostrative di protesta contro il mondo borghese del teatro tradizionale, le soluzioni oggi elaborate hanno più l’aspetto di stratagemmi attira-pubblico, in un Paese in cui la crisi sembra accanirsi soprattutto sulla cultura.
Per questo, oggi, salendo su un autobus può capitare di imbattersi in una rappresentazione in abiti settecenteschi  di “L’avaro” di Molière, come è accaduto nel 2007 ai frequentatori dei mezzi ATAC di Roma. Questa originale iniziativa della Compagnia InControscena, trasformando il semplice cittadino in spettatore, per quanto involontario, ha avuto certamente il merito di attirare il grande pubblico, soprattutto quello delle periferie, verso il mondo del teatro.
Stupire lo spettatore con location sempre più fuori dall’ordinario sembra essere diventato l’espediente più adottato dalle compagnie italiane. Non bisogna sottovalutare i costi di affitto delle sale, spesso troppo elevati per giovani compagnie amatoriali in erba. D’altronde si sa, necessità fa virtù e la crisi aguzza l’ingegno. Via quindi alle soluzioni più creative per riportare la gente a teatro.
E quale metodo migliore di avvicinare il cittadino medio alla terza arte se non quello di portare lo spettacolo direttamente a casa sua? Questa l’idea alla base del Teatro d’appartamento, un fenomeno nato decenni fa ma che oggi sta prendendo sempre più piede in molte regioni italiane (come il Festival In&Out – La cultura in Condominio a Bologna o la rassegna Luoghi Comuni di Como).
Il concetto è semplice: lo spazio privato di un salotto, una cucina o una camera da letto diventa palcoscenico ideale di una rappresentazione in cui la finzione si mescola con la vita reale. Le distanze tra attore e fruitore si accorciano drasticamente, l’intimità dell’ambiente costringe ad un’attenzione reciproca totale, ad una contatto impossibile ed impensabile negli spazi immensi dei teatri tradizionali.
Agli antipodi rispetto al teatro fatto in casa sono gli spettacoli itineranti, diffusi in tutta Italia e ormai divenuti un appuntamento imperdibile del Carnevale di Venezia. In questa occasione il pubblico viene guidato dal Codega (un narratore armato di lanterna) per le calli e i vicoli della laguna alla scoperta dei segreti della città. Ma qualsiasi borgo medievale può trasformarsi, durante la bella stagione, complice il clima mite, in un teatro a cielo aperto.
Al di fuori dell’ambiente rassicurante delle quinte sceniche regna suprema la casualità: ogni performance è necessariamente diversa dalla precedente e per questo irripetibile.
La forza di rappresentazioni come queste si trova soprattutto nella capacità di abbattere quello che in gergo teatrale viene definito la quarta parete, l’invisibile cortina che divide il mondo degli attori dal pubblico. La sfida per l’interprete è sapersi adattare ad ambienti sempre nuovi, che siano essi piccoli quanto un tinello o vasti come Piazza San Marco.
A voler essere sinceri, la ricerca artistica non è propriamente figlia della crisi economica che scuote il mondo dal 2008, ma della necessità per ogni forma d’arte, sia essa figurativa o performativa, di rinnovarsi continuamente per non rischiare lo stagnamento e di conseguenza la morte. È interessante però notare come in questi ultimi anni iniziative del genere si siano moltiplicate e sembrano intenzionate a restare.