ambmibac301.277 kmq la superficie dell’Italia. Una spina dorsale rocciosa adornata da una fascia costiera della lunghezza complessiva di 8.300 km. Un paesaggio naturalistico senza pari della cui tutela e valorizzazione è competente il “Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare”. Un titolo lungo e altisonante per un dicastero al quale, a ben vedere, poche sono le risorse umane e finanziarie destinate, pari circa a 1/3 di quelle destinate al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che pure a presidio del territorio opera (504.402.890 mln di euro a fronte di 1.673.088.469 mln di euro le cifre rispettivamente messe a disposizione per il bilancio di previsione per l’anno finanziario 2013).

Dobbiamo, dunque, ritenere che l’ambiente e il territorio siano meno importanti dei beni culturali che su di esso insistono? Un confronto tra le strutture e le cifre messe a disposizione dei due ministeri sembrano confermare tale impressione.

A fronte di una struttura, quella del Mibac, che annovera 8 Direzioni Generali e 2 organi di vertice, e un radicamento nel territorio periferico che sconta in non pochi casi di sovrapposizioni e giustifica lo stipendio esoso di una vasta schiera di dirigenti, la struttura del Ministero dell’ambiete si articola in 5 Direzioni Generali, coordinate dal Segretario generale, e nell’Ispettorato generale per la difesa del suolo; 3 organismi di supporto – il Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente, il Reparto Ambientale Marino (RAM) del Corpo delle Capitanerie di Porto e il Corpo Forestale dello Stato – e una serie di Commissioni e Comitati scientifici.

Una fascia dirigenziale più contenuta, dunque, quella del Ministero dell’Ambiente e una spesa di “funzionamento” ben diversa. Se, in effetti, si deve rilevare che le cifre di retribuzione annua lorda della dirigenza siano grosso modo in linea con quelle afferenti la dirigenza di prima e seconda fascia del Mibac, attestandosi su una media di 69.000,00 mln di euro per quelli di seconda fascia e sui 180.000,00 per quelli di grado più elevato, le risorse economiche a disposizione sono state così utilizzate.

A fronte di una liquidità via via decrescente nel corso degli ultimi anni, sul sito del Minambiente possiamo leggere, in riferimento al bilancio del 2011, che le risorse complessivamente messe a disposizioni sono state pari a 554.181.895, di cui 323.003.212 mln di euro destinati alle spese correnti e 231.178.683 alle spese in conto capitale. Tra le spese correnti, la cifra destinata al “funzionamento” dell’apparato ministeriale è si è attestata sui 78.903.460 mln di euro.

All’incirca 1/3 della spesa andando ad includere gli oneri comuni di parte corrente (pari a poco più di 24 mln di euro), laddove per il Ministero per i Beni Culturali nel bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2012 ha destinato metà del proprio budget complessivo di spesa corrente (1.371.409.968 mln di euro) al “funzionamento” (869.043.350 mln di euro).

Perché, dunque, al Mibac ci si lamenta di una carenza di risorse quando il Ministero dell’Ambiente, che pure si occupa della valorizzazione di un bene altrettanto importante, il nostro territorio, ha a disposizione risorse nettamente inferiori? Piuttosto che lamentarsi non sarebbe invece più opportuno che si andasse a verificare come queste risorse vengono spese? Siamo davvero sicuri che la valorizzazione e la tutela dei beni culturali necessitino di un organico dirigenziale tanto folto e lautamente stipendiato o forse si è ecceduto con troppe assunzioni?