Si tratta di semplice provocazione o di arte con un significato intimo, intrinseco che lascia esterrefatti, sgomenti, per non dire disgustati, i suoi spettatori?
Parliamo di arte prodotta con materiali organici, dal seme al mestruo, dal sangue alle feci: nata principalmente negli anni Sessanta con l’azionismo viennese, questo tipo di arte profanatoria e dissacrante si manifesta soprattutto con happening e perfomance fino a coinvolgere, negli anni più recenti il video, le esposizioni e la letteratura.

La settimana scorsa, ad esempio, ha creato scalpore la mostra di Carina Ubeda Chacana che ha esposto in Cile una serie di opere su tela (brandelli di vestiti bianchi di cotone su supporto ligneo) prodotte utilizzando 5 anni del suo sangue mestruale e accompagnate da mele appese al soffitto a rappresentare la sua ovulazione.

panes

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nonostante i critici siano ormai avvezzi a questo tipo di rappresentazioni, il grande pubblico ha reagito perlopiù mostrando ribrezzo verso l’esposizione, considerando il fluido mestruale come materiale non adatto alla produzione di Arte in senso alto.

 

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=fzwHFJDP_oU&w=560&h=315]

Ma non è la prima volta che questo accade. Già nel 2009 la performer inglese Ingrid Berthon Moine aveva fatto parlare di sè con la serie Red Is The Colour in cui invitava giovani donne a fotografarsi struccate, con solo del mestruo sulle labbra a mo’ di rossetto.

redisthecolour
Il Daily Mail londinese stroncò nettamente l’artista definendo le sue opere non-arte e concludendo: “just disgusting and scary to think that the public would go for something so nauseating”.

Eppure vi è una lunga storia associata all’utilizzo del sangue, in questo caso mestruale, in arte. Basti pensare che per questa che è ormai è diventata una corrente, è stato assegnato un nome, “menstrala”, coniato dall’artista Vanessa Tiegs , grande cultrice del genere.

“Il sangue mestruale è uno degli ultimi tabù della nostra epoca – afferma EJ Dickinson in un saggio sulla rivista d’arte Guernica – Per qualche strana ragione il pubblico è molto più abituato e quindi consenziente ad altre materie organiche quali feci, urine o sperma”.
Con questo, ovviamente, non si vuole affermare che tutta l’arte prodotta con il mestruo sia meritevole di essere chiamata “arte” ma, c’è da ammetterlo, si tratta comunque di un’azione artistica coraggiosa, che forza in qualche maniera lo spettatore a guardare qualcosa di interno, intimo, puramente femminile.

Già nel 1972, l’artista Judy Chicago con la sua installazione “Menstruation bathroom” ha tentato di sfondare le barriere tra pubblico e privato, lasciando penetrare lo spettatore nel bagno di casa sua e mostrando ad esso un luogo, come lei stessa lo descrive “very very white and clean and deodorized – deodorized except for the blood, the only thing that cannot be covered up. However we feel about our own menstruation is how we feel about seeing its image in front of us.”

menstruationbath

Scontato dunque dire che per le donne, l’utilizzo del sangue mestruale in arte sottenda un significato che ha una doppia valenza: l’esposizione di una femminilità cruda, nuda , troppo spesso celata a causa di una rigida educazione, presente in tutti i paesi del mondo, per cui il sangue delle donne deve essere nascosto, rinnegato, ma anche volontà di rottura degli schemi, arginando di fatto una delle ultime inibizioni rimaste nella società moderna difficile da sradicare.

Il mestruo, unico sangue non violento che sgorga dal nostro corpo, non è però (al contrario di quanto si possa pensare) una prerogativa artistica solo femminile. Claudio Cintoli, alla fine degli Sessanta, con “Haqeldama, campo di sangue” aveva teatralizzato la nascita e la morte proprio utilizzando del mestruo e suscitando, come prevedibile, reazioni di sgomento tra il pubblico presente.

La domanda che allora forse tutti ci dovremmo porre è: abbiamo la stessa reazione alla vista della Merda d’Artista di Piero Manzoni, alle perfomance di Andy Warhol che urina sulle tele o alle opere dell’artista tedesco Martin von Ostrowski che dipinge con lo sperma? Perché siamo più “abituati” a vedere tutto ciò piuttosto che sangue mestruale in “bella” mostra?