Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Qualche giorno fa è apparso su Tafter un articolo dal provocatorio titolo: “A che serve la cultura?”. Inutile dirlo, il pezzo ha suscitato molte reazioni, sul sito e sui social network alimentando un dibattito a metà strada tra il catastrofismo esasperato e la stimolante positività che solo un oggetto poco convenzionale come la “Cultura” può scatenare.
Ed ecco allora che anche noi della redazione, che con la cultura ci lavoriamo, ci siamo ritrovati a riflettere sul significato di quella frase interrogativa, domandandoci a cosa mai possa servire la cultura in un paese che ha tutta l’aria di volersene disfare una volta per sempre.
In effetti un giornale online che parla di cultura ha meno utenti di un blog di gossip, non suscita lo stesso interesse di un sito dedicato all’informazione sportiva, e non emana il medesimo appeal di un portale che promette di farti incontrare l’anima gemella.
E per l’ennesima volta ci siamo ritrovati a chiederci: perché? Potevamo scegliere la via più facile, il circo mediatico, le notizie scabrose, i titoli urlati, i contenuti pubblicati solo per far piacere a questo o a quello.
Se la cultura serve a poco, immaginatevi il giornalismo culturale.
Eppure poi qualcosa si infiamma, una scintilla va in incandescenza e capisci perché la cultura esiste: perché è parte di te, perché ci sei nato e vissuto all’interno. È ciò che ti permette di avere una lingua attraverso cui poter comunicare, è ciò che ti rende capace di provare emozioni, è ciò che ti consente di avere dei diritti da rivendicare.
La cultura è tua, non la puoi scacciare. Fa parte di te anche se affermi di non conoscerla. E’ la bellezza di cui ognuno ha bisogno, la città in cui vivi, gli abiti che indossi, il cibo che mangi, il film che guardi, la musica che ascolti, il quadro che osservi, il festival a cui partecipi, la vacanza che fai, la foto che scatti.
E’ lo stile che hai scelto per la tua casa o che hai mente per la casa dei tuoi sogni, il tuo colore preferito, la raccolta differenziata che hai deciso di fare, il bagno in un mare pulito, il libro che compri, il giornale che leggi. Sei tu e quello che sei diventato grazie alle esperienze che hai vissuto.
La cultura serve a te, alla tua famiglia e ai tuoi amici. Affinché tutti possano diventare più responsabili. Più grandi. All’occorrenza, più critici e indignati.
La cultura non è allora il ministro di turno, la soprintendenza che latita, l’ente assente o il privato che la sponsorizza per trarne profitti. Perché se è vero che con ingenti risorse a disposizione è più facile essere dei bravi amministratori, è altrettanto vero che non esiste una buona amministrazione senza persone capaci di amministrare.
La Cultura sono le persone che ci credono, che studiano, si appassionano. Che hanno sperimentato almeno una volta nella vita la sindrome di Stendhal. Siamo noi e voi.
Sei tu che leggi questo articolo e che sei arrivato fino a questo punto riconoscendoti in queste parole.