driftDrift – Cavalca l’onda (2013)

Regia: Ben Nott,Morgan O’Neill | Cast: Miles Pollard; Xavier Samuel; Sam Worthington; Ann Brandt; Robyn Malcolm | Sceneggiatura: Morgan O’Neill | Fotografia: Geoffrey Hall | Montaggio: Marcus D’Arcy

Due fratelli accomunati dalla passione per il surf nell’Australia dei primi anni ’70, in piena rivoluzione culturale, ne faranno, oltre che uno stile di vita, un buisness. Non mancheranno però difficoltà e momenti bui.

Drift – Cavalca L’onda, dovendo gioco-forza essere etichettato come film “sul surf”, potrebbe aver necessità di essere fortemente contestualizzato. Invece non ne ha bisogno e può essere fruito anche da noi che di surf non ne abbiamo mai masticato, essendo tra l’altro privo di tecnicismi. Surf come stile di vita, passione, gioia e dolore, sempre al centro dell’attenzione, ma i registi Morgan O’Neill e Ben Nott non perdono occasione per raccontare anche una società in trasformazione, le convenzioni di una parte di essa ormai vecchia e stantia, la crescita e la maturazione di due fratelli, ciascuno fortemente caratterizzato. Qua e là s’inceppa, soprattutto nella parte finale, dove accelera per giustificare, avanzando poi veloce verso l’epilogo. Ma, pur con qualche banalità, forse più nei personaggi che nelle situazioni, resta, nella sua semplicità, una godibile pellicola, con un’anima forte in uno scenario visivo delizioso.

Voto: ** ½ (su un massimo di 5 *)

 

 

 

 

point-break---punto-di-rottura-2009-4612Point Break – Punto di rottura (1991)

Regia: Kathryn Bigelow | Cast: Patrick Swayze; Keanu Reeves; Gary Busey; Lori Petty; John C.McGinley; James LeGros | Sceneggiatura: W. Peter Illiff | Fotografia: Donald Peterman | Montaggio: Howard E.Smith

Il neo-agente dell’FBI Johnny Utah (Keanu Reeves) si infiltra in una banda di surfisti sospettati di essere rapinatori seriali di banche, roba da 90 secondi a rapina, prendi il malloppo e scappa. Mai nessun morto, mai nessuno li ha beccati.

La Bigelow ha qui creato una sorta di cult con scene e sequenze che resteranno indelebili nella storia del cinema, come le rapine condotte con delle maschere di ex-presidenti degli Stati Uniti (ripresi da Aldo, Giovanni e Giacomo in Tre Uomini e una Gamba). In Point Break c’è molta azione e il surf si fa sfondo dell’intera vicenda, non tanto perché è l’hobby preferito dai rapinatori, ma perché è metafora della loro libertà, arma per non cedere al Sistema, mezzo per viaggiare liberi tra le onde e non sulle autostrade. Il furto di banche è dunque “giustificato” per condurre al meglio tale passione, incarnata a puntino da Bodhi (Patrick Swayze), il “capo” dei surfisti, e a questa logica sembra poi aggrapparsi anche l’agente Utah, ovvero il governo, ovvero gli Stati Uniti d’America. Difficile scandire il bene dal male, o meglio verificarne il confine. Bellissima la sequenza dell’inseguimento tra Utah e Bodhi.

Voto: *** (su un massimo di 5 *)

 

 

 

Il punto d’incontro: Il surf. O meglio, il surf come ragione e stile di vita. Ma nel film australiano la passione per la tavola ruota sempre intorno a se stessa ed è legata si a logiche di mercato, ma giustificata dall’amore per l’oggetto, comunque primario. Il desiderio di crescere, anche monetariamente, passa di continuo per quella passione. Il film della Bigelow, ben più dinamico, oltre ad essere un pretesto per un discorso più grande e fungere da mezzo per arrivare a provocare il Sistema americano, capovolge l’assunto, ammettendo anche il furto nei protagonisti della vicenda, che poi sarà utile per esercitare la loro voglia di libertà.