LAVORO, ARCHEOLOGI PROTESTANO AL PANTHEON - FOTO 1Sempre più frequentemente  ci si imbatte in notizie di ritrovamenti archeologici effettuati grazie alla realizzazione di lavori pubblici o privati. Infatti l’Italia sempre più povera  in tema di ricerca e di università arricchisce la propria storia in modo sempre maggiore con i dati storici rintracciati durante scavi d’emergenza. La sensazione che suscitano questi ritrovamenti è sempre di stupore, sorpresi che il nostro territorio abbia ancora così tante informazioni da svelare sul nostro passato.

Fortunatamente negli anni si è intensificata la presenza degli archeologi sui cantieri dal forte rischio archeologico, affinché, in caso di ritrovamento, si possa intervenire per salvaguardare il reperto archeologico e studiarlo, il tutto sempre sotto il vigile occhio delle Soprintendenze .
Quanti pezzi di storia ci saremmo persi per strada se non ci fossero stati gli archeologi a vigilare? Probabilmente molti, perché l’Italia mostra ancora molta insofferenza verso gli scavi archeologici, percepiti come fonte di costi e di disagi urbani.
Ma se non ci fosse l’archeologia con quali occhi guarderemo indietro? Se non sapessimo leggere il nostro passato che identità avremmo?
Purtroppo da quanto risulta da recenti appelli delle associazioni di categoria , ANA e CIA, questo prezioso lavoro vale davvero poco, tra i sette e i cinque euro l’ora. L’insofferenza per l’archeologia nasce infatti da qui, dalle aziende e dagli enti i quali, tenuti su richiesta delle Soprintendenze a garantire la presenza degli archeologi nei loro cantieri , strappano contratti al massimo ribasso. Una gara a chi offre la cifra più bassa, e non a chi offre il miglior servizio al miglior prezzo.
La presenza dell’archeologo è percepita come un’imposizione, e tanto vale affrontarla con il costo minore.
Ma questo è solo un aspetto di un problema più ampio, culturale, che è lo stesso che ci vale i moniti dall’Europa, che fa crollare i muri a Pompei, che lascia immutato un ministero vetusto e ingessato in una burocrazia lenta che non sa mettere a frutto nemmeno le scarse  risorse economiche a disposizione.
Gli archeologi in Europa? Meglio sorvolare sulla retribuzione degli archeologi in Inghiterra, uno stipendio minimo è di 19.000 annui, basterà raccontare che in Portogallo ogni comune può assumere alle proprie dipendenze uno o più archeologi, esiste per legge la  figura dell’archeologo come funzionario comunale: intuizioni che in Italia sono appena nate e arrancano.
Bisogna far presto , perché quando in Italia ci si accorgerà di quanto poco lungimiranti siamo stati nel gestire la nostra ricchezza primaria e di quanto sia utile  l’archeologia preventiva ad ottimizzare tempi e costi delle opere,  i nostri archeologi potrebbero essere fuggiti altrove, o aver ripiegato su un lavoro più dignitoso.