Dal 30 Luglio al 16 Settembre sarà possibile visitare presso lo spazio Made4Art la mostra “Dormi, Mio Amore”, realizzata e curata da Vittorio Schieroni ed Elena Amodeo. La mostra nasce come il frutto della collaborazione artistica del duetto di curatori, che si presentano in questa sede come autore (Schieroni) ed artista figurativo (Amodeo). Questo lavoro congiunto ha portato, oltre che alla mostra, alla pubblicazione del piccolo ma molto gradevole libro (edito da Vanilla Edizioni, con le illustrazioni originali di Amodeo).

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Con uno sguardo intimista, gli autori di questo ensemble, indagano con un distacco che non è scherno né disapprovazione, le riflessioni comuni e straordinarie che possono derivare da un evento o da una decisione inattesa. Porre i personaggi di fronte ad un “corto-circuito”,  afferma Schieroni, “è semplicemente un modo per valutare le loro reazioni, i loro dubbi, le loro paure.” Il corto circuito in questo caso si chiama Ibernazione. In un mondo estremamente contemporaneo ed in tutto e per tutto identico al nostro, è possibile valutare in completa autonomia la possibilità di richiedere alcuni anni di ibernazione. Quali saranno le riflessioni legate a questa pratica? Quali i motivi che porteranno alcuni ad apprezzarla ed altri a sentenziarne la completa immoralità? Il testo, così come la mostra, lasciano il fruitore in una sensazione di sospensione, con una nota cromatica a definirne l’atmosfera: il Blu, che pur non essendo menzionato spesso nel testo, è di sicuro il tono principale della vicenda, è lo stesso blu che compare nelle illustrazioni, così come nelle scelte curatoriali, davvero apprezzabili, che contraddistinguono la mostra.

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L’allestimento dell’esposizione sembra essere stato dettato da una riflessione, estratta dal testo,  che può essere estesa senza alcuna remora a tutti i personaggi del libro e che rispecchia, non poco, la caratteristica di questa nostra umanità di nomadi contemporanei: “Tutte queste figure erano accomunate da qualcosa di impalpabile, dalla capacità di suscitare un’impressione ambigua, di presenza e assenza insieme.”  E forse la forza principale di questa esposizione è la sensazione di un’organicità tra i media utilizzati. Ne abbiamo parlato con la coppia di artisti-curatori:

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Un’artista e uno scrittore che diventano galleristi, come mai questa scelta?
Grazie alla nostra attività professionale veniamo ogni giorno a contatto con artisti, giornalisti e operatori del settore: un vero e proprio privilegio che permette di dare sempre nuovo alimento all’arte e alla scrittura che ci caratterizzano, attività che portiamo avanti per esprimere noi stessi e dialogare con gli altri. Il fatto di possedere un lato artistico-creativo ci spinge a entrare in sintonia con altri creativi, a intuire le loro potenzialità e a cercare di farle emergere.

In una precedente intervista avete confessato che questa fosse la mostra che più di tutte avreste voluto realizzare, siete soddisfatti?
Molto. L’inaugurazione della mostra di Elena e la presentazione del libro di Vittorio hanno raccolto un buon successo, sia a livello di pubblico che di critica, pur essendosi svolte in un periodo difficile come quello estivo. Per trarre conclusioni definitive aspettiamo, in ogni caso, la data del 16 settembre, quando si terrà alle 18.30 presso la sede di Made4Art un evento-finissage. La stampa per Vanilla Edizioni del volume contenente il racconto di Vittorio e l’immagine delle opere di Elena, testo scaricabile anche in ebook, amplierà senza dubbio questo risultato, permettendo al progetto di mantenere vita nel tempo.

Nell’interazione tra il curatore e l’artista è sempre prevista una buona dose di compromesso. Entrambi, possiamo affermare, invadono reciprocamente anche se involontariamente i propri campi di competenza. Come avete vissuto questo dualismo tipico? È più invadente il curatore o l’artista?
A volte diventa piacevole lasciarsi invadere dalla creatività degli altri. I nostri strumenti espressivi non entrano in conflitto: sono complementari e dialogano in maniera naturale. Speriamo che questa armonia arrivi anche ai visitatori della mostra e ai lettori del racconto.

Avete definito questo progetto un “percorso a quattro mani”. In che modo questa collaborazione è avvenuta, considerando che è stata sviluppata secondo mezzi espressivi differenti?
Il testo di Vittorio è stato fonte d’ispirazione per le opere di Elena, che a loro volta hanno spinto ad alcune variazioni nel racconto. Brani di “Dormi, mio amore” hanno accompagnato le opere in mostra, che a loro volta hanno rafforzato la trama tra le pagine del volume: percorsi paralleli, che vanno nella stessa direzione integrandosi a vicenda.