Intervista all’Avv. Angelo Argento, direttore della candidatura TARANTO2019    

taranto2019Qual è l’identità del territorio dalla quale scaturiscono le strategia e il progetto del 2019?
Il territorio da cui partono le strategie per TARANTO2019 è quello legato alla parte nord della Puglia che tocca poi l’intera area del mezzogiorno corrispondente all’antica Magna Grecia di cui Taranto fu una delle capitali. Il riferimento ideale a cui ci siamo ispirati è infatti proprio l’antico rapporto tra questi territori che comprendevano ’attuale Campania, la Lucania, la Calabria per arrivare fino alla costa ionica e alla Sicilia. La nostra candidatura è quindi connessa a questo percorso ideale del Mediterraneo e al recupero dell’antica Magna Grecia italiana

Quali sono gli asset che la città immette in questo programma?
Gli strumenti sono quelli della partecipazione condivisa, della trasversalità sui vari temi posti all’attenzione del comitato promotore che ha poi stimolato durante questi mesi in tutta la città una rielaborazione della Taranto degli anni ’20 del 2000 immaginandola come fulcro di una serie di iniziative che guardano a quel territorio vasto di cui sopra.

Quali sono le mancanze cui dovrete invece sopperire?
Le criticità di Taranto sono quelle di una città che ha perso la sua vocazione turistica e culturale a causa delle recenti vicende legate all’Ilva e di un’infrastruttura industriale che le fanno perdere appeal agli occhi del turista. La nostra vocazione industriale, la presenza del siderurgico deve piuttosto diventare un punto di forza: l’Europa nasce con la CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio) e noi siamo la capitale dell’acciaio. Ma siamo anche altro.
L’Ilva è vicina ma staccata dalla città che ha mantenuto intatta la sua valenza storica e ha beneficiato dell’industria a livello infrastrutturale vantando oggi un importante porto, un aeroporto (quello di Grottaglie) e una rete autostradale d’eccezione.

I flussi economici delle città d’arte riguardano solitamente pochi addetti ai lavori. Il programma relativo alla candidatura intende coinvolgere uno spettro più ampio di operatori economici?
Lo ha già fatto dall’inizio: non ha senso costruire una candidatura così importante per Taranto e per l’Italia intera se non si coinvolgono tutti gli operatori economici: a partire dall’imprenditoria locale che è forte e presente anche nel settore turistico-alberghiero e sa fare bene il suo mestiere. Protagonisti sono e saranno anche gli organi istituzionali che hanno partecipato all’elaborazione di tutto il programma come la Confindustria e la Camera di Commercio.

Cosa rimarrà alla città dopo il titolo di Capitale europea della Cultura?
Vorremmo che di questa esperienza restassero principalmente tre elementi:
1. il riconoscimento ai tarantini prima, e agli italiani che verranno a trovarci poi, dell’esistenza di un’altra Taranto. Non saremo più la città inquinata dai fumi dell’Ilva e anzi da questi partiremo per avviare la nostra rinascita.
2. una capacità di accoglienza permanente nel tempo spostando le navi di crociera che oggi arrivano solo a Bari senza fermarsi mai a Taranto nel loro percorso verso il Mediterraneo. Solo così potremmo sperare in un turismo nuovo e articolato in grado di utilizzare appieno l’infrastruttura portuale che coinvolge anche la Basilicata visto che Taranto è anche il porto di Matera.
3. un nuovo fronte occupazionale connesso alla cultura e al turismo culturale che dia ai giovani del nostro territorio un lavoro stimolante e gratificante.

 

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