ticulMolte aziende pubbliche e private utilizzano, ormai in modo consolidato, i “buoni lavoro” come sistema per remunerare prestazioni professionali. Conosciuti anche come “buoni pasto” o più semplicemente “ticket”, questi coupon sono una vera e propria moneta di scambio, tanto che, chi li percepisce, si ritrova di fatto ad arrotondare la propria capacità di acquisto mensile.

I molti siti internet dedicati agli acquisti online ci dimostrano come lo scambio “coupon-servizio” possa essere applicato a molti ambiti produttivi al fine di favorire maggiori consumi; tra questi vi è anche quello della Cultura e dell’Entertainment.

Sembra esserne convinta “Qui!Group Spa” (società italiana attiva nel settore dei servizi e Buoni Pasto) che di recente ha lanciato l’iniziativa “Qui!Cultura”: un coupon dedicato ad arte e cultura (accettato da musei, gallerie, siti archeologici, cinema e teatri partners dell’iniziativa) che consente una riduzione sul biglietto d’ingresso o sull’acquisto di prodotti venduti dalle stesse strutture. Il progetto “Qui!Cultura” si ricongiunge ad una più ampia politica di Welfare Aziendale: le agevolazioni culturali si sommano a quant’altro un’azienda è in grado di offrire ai propri collaboratori al fine di dare valore al tempo delle persone, migliorando di conseguenza performance professionali e clima aziendale.

Anche l’azienda “Edenred”, proprietaria del marchio “Ticket Restaurant”, attua veri e propri piani di Welfare per le aziende attraverso i voucher “Ticket Family” (per pagare servizi come asili nido, ripetizioni scolastiche, assistenza domiciliare per anziani) e “Ticket Cultura” (con sconti per l’ingresso in enti convenzionati o per l’iscrizione a corsi di formazione ed aggiornamento professionale).

Nel nostro Paese, però, a parte le iniziative di specifiche realtà aziendali, le opportunità derivanti dal binomio “coupon-cultura” sono ancora poco sostenute. Le politiche culturali di altri Paesi (come ad esempio Francia, Belgio, Portogallo) hanno già sperimentato almeno in parte questa pratica. Nel 2008, nella regione spagnola dell’Andalusia, il Consiglio Regionale della Cultura ha promosso buoni sconto al fine di incrementare la partecipazione culturale giovanile. In quel caso, il voucher fu concepito come un modo per evitare che i giovani usassero la scusa economica per non partecipare ad attività culturali.

Un caso interessante quanto attuale è rappresentato dal Brasile, dove il Governo recentemente ha approvato il programma “Vale-Cultura”: un vantaggio rivolto ai lavoratori dipendenti (in primis di basso e medio reddito) per garantire loro l’accesso e la partecipazione alle varie attività culturali del Paese, mentre per le aziende che aderiscono al programma sono previsti speciali favori fiscali. Ad ulteriore sostegno dell’intera iniziativa il Governo ha istituito un portale online, interamente dedicato al progetto ed utilizzabile come strumento di informazione e consulenza anche legislativa.

I coupon dedicati alla cultura, dunque, possono rappresentare un’opportunità per ampliare il consumo culturale, soprattutto in tempi di crisi. Un’azienda che sostiene una simile iniziativa può ottenere molti benefici, come: usufruire di agevolazioni fiscali, incentivare lo svago dei propri dipendenti, maturare un valore aggiunto grazie ad iniziative a sostegno del reddito. I lavoratori, invece, possono beneficiare di vantaggi economicamente tangibili derivanti da un risparmio sul costo diretto di accesso e consumo culturale, senza perdere l’opportunità di svolgere leisure activities e di frequentare luoghi culturali, anche in tempi di ristrettezze economiche.

Certamente non si può pensare di risolvere il problema dei bassi consumi culturali proponendo buoni sconto, soprattutto nel nostro Paese. Il sistema culturale italiano necessita con urgenza di politiche culturali oculate e complesse che, attraverso l’integrazione di differenti strumenti, possano favorire una concreta promozione del consumo culturale. Il “Coupon Cultura” non può che essere un singolo passo.