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Ai più di ottant’anni (l’età di una signora non si specifica mai) e sono le 4 del mattino. A quell’età due sono le possibilità: o sei già sveglio perché l’insonnia è ormai parte di te, o dormi profondamente come un bambino. Se stai ronfando come tutte le notti, lo squillare del telefono difficilmente riuscirà a svegliarti. Anche se a chiamare è nientepopodimenoche l’Accademia di Svezia. E anche se quello che vuole annunciarti è che… hai vinto il Premio Nobel per la Letteratura (insieme a circa 900mila euro)! È successo proprio questo, poche ore fa, alla scrittrice canadese Alice Munro, Nobel per la Letteratura 2013. Scopriamo insieme chi si cela dietro il sorriso aperto di questa donna dai capelli argentei.
VITA (e qualche spettegolezzo): Alice Munro si chiamava Alice Laidlaw prima di sposare James Munro, compagno di Università alla Western Ontario, lavorava in biblioteca e per arrotondare serviva ai tavoli come cameriera e raccoglieva tabacco. Eppure la passione per la letteratura fermentava in lei, tanto che il primo racconto, “The Dimensions of a Shadow”, lo scrisse a 19 anni. James non fu l’unico uomo della sua vita, però, e un altro compagno dei tempi dell’università fece breccia nel suo cuore, Gerald Fremlin, che condivise con lei gioie e dolori fino alla sua scomparsa, in una casa in Ontario che pare sia deliziosa quanto le villette degli Hobbit nella Terra di Mezzo di tolkeniana invenzione.
OPERE: dopo quel primo racconto, “The Dimensions of a Shadow”, la vena letteraria della Munro produsse senza sosta opere entrate nella storia della letteratura anglofona. A partire da La danza delle ombre felici (Dance of the Happy Shades) del 1968, per continuare con Chi ti credi di essere? (Who Do You Think You Are?) del 1995, passando per Nemico, amico, amante… (Hateship, Friendship, Courtship, Loveship, Marriage) del 2001, fino ad arrivare a La vista da Castle Rock (The View from Castle Rock) del 2006, la Munro ha suscitato il favore del pubblico e della critica, ottenendo premi prestigiosi e riconoscimenti internazionali. La chiave del suo successo sta nella semplicità complessa, nella capacità di raccontare con profonda intensità le vicende di uomini e donne comuni dell’Ontario, senza cadere mai nello stucchevole o nel banale. I suoi sono personaggi nei quali tutti possono rispecchiarsi e magari trovare quel senso di ambiguità, incertezza, instabilità che costella la vita di ciascuno di noi.
LATI OSCURI: l’unica ombra nella carriera della Munro potrebbe essere il rimpianto di non aver mai scritto un vero e proprio romanzo. Il suo editore, Doug Gibson, ha raccontato che durante i loro primi incontri la scrittrice si sentiva terribilmente sottopressione proprio perché desiderava “diventare seria” e scrivere un romanzo. Fu lo stesso Gibson, però, a riconciliarla con la sua natura creativa: il suo punto di forza era proprio quello di essere una velocista e non una maratoneta. Da parte nostra possiamo dire che Gibson ci aveva visto benissimo, considerate le innumerevoli soddisfazioni che la scrittura di racconti ha riservato alla Munro nel corso degli anni, fino all’ambitissimo Nobel.
LA CITAZIONE: Il racconto non è una strada da seguire, è più una casa. Ci entri e ci rimani per un po’, andando avanti e indietro e sistemandoti dove ti pare, scoprendo come le camere e i corridoi sono in relazione tra loro, e come il mondo esterno viene alterato se lo si guarda da queste finestre. E tu, il visitatore, il lettore, sei cambiato, allo stesso modo, dal fatto di trovarti in questo spazio chiuso, che può essere ampio e semplice da percorrere, o pieno di svolte improvvise, scarno o sontuosamente decorato. Puoi tornarci tutte le volte che vuoi, ma la casa, la storia, conterrà sempre qualcosa in più di quello che ci hai trovato l’ultima volta.
Alice Munro ha risposto con deliziata sorpresa all’annuncio della vittoria del Nobel per la Letteratura, onore che ha definito “quite wonderful” e si augura che questo suo successo possa ridare meritato lustro all’intera letteratura canadese. Noi non passiamo che farle i più sentiti auguri e… tutto il resto è storia.
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