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Un tumore al seno può cambiare molto la percezione delle cose, ma può farlo anche una foto. È quanto è accaduto ad Angelo e Jennifer, una giovane coppia che ha dovuto affrontare il dolore della malattia. “The battle we didn’t choose”, si intitola così il progetto fotografico che Angelo Merendino ha portato avanti durante gli anni di sofferenza della moglie e che è diventato anche un libro.
4 anni di calvario registrati attraverso gli occhi di un fotografo professionista, di un marito. Sono scatti intimi, dolci e crudeli insieme. Crudeli perché registrano con precisione il disfacimento di un corpo, il progredire di un malanno incurabile, la sofferenza che cambia i connotati a un volto, che alla fine conserva intatto solo il sorriso. Dolci perché ricordano quanto bella sia in fondo la vita, insegnano come si possa trovare uno scopo e una direzione anche ai giorni peggiori, trasmettono quanto importante possa essere un sentimento. Non si tratta, infatti, solo e soprattutto del resoconto di una malattia, quanto piuttosto della storia di un amore, forte e indistruttibile.
Si erano sposati da appena 5 mesi Jennifer e Angelo, quando la prima ha scoperto di avere un cancro. Poi è stato un susseguirsi di dolori e paure, costellate da speranze e anche qualche gioia. La gioia di sentirsi voluti bene, di sapere vicini non solo amici e parenti, ma anche gente sconosciuta. La coppia ha deciso da subito di documentare quello che le stava accadendo, per dare una forza, una risposta e una speranza a chi, come loro, si trovava ad affrontare la stessa situazione.
Jennifer alla fine non ce l’ha fatta, eppure il suo segno la sua vicenda lo ha lasciato. Dai proventi ricavati dal libro fotografico pubblicato da Angelo Merendino è nata un’associazione no profit, “The love you share”, con lo scopo di fornire assistenza finanziaria ad altri malati di cancro.
D’altra parte il prodotto artistico di Angelo ha avuto subito un incredibile successo di critica e pubblico ed è stato ospitato in mostre allestite a New York, Washington, Roma. Il suo punto di forza sta nell’aver umanizzato un capitolo doloroso della storia di molti. Il suo messaggio finale invita a trovare una luce positiva anche nel buio più profondo.
L’iniziativa di Angelo potrebbe anche non trovare d’accordo tutti. Mettere a nudo così una malattia, una persona che si ama, l’intimità e la privacy di una situazione tanto dolorosa e alla fine pubblicare un libro a riguardo potrebbe risultare esagerato, eccessivo, urtante. Forse l’unica risposta plausibile sta nel fatto che ognuno vive il dolore a suo modo, e che l’arte e la creatività possono servire, in parte, ad affrontare ad alleviare una perdita.