Programma masala (misto-speziato) a River to river: conversazioni, lungometraggi, documentari, cortometraggi e una retrospettiva su Shabana Azmi, famosa attrice e attivista indiana. Il pubblico della rassegna di cinema indiano, al cinema Odeon di Firenze, aumenta ogni anno, dimostrando interesse per il subcontinente indiano e per la varietà delle proposte offerte dalla direttrice Selvaggia Velo. Interessanti le ‘conversazioni’ sulla cultura indiana e orientalismo che avvicinano le sponde culturali e che ci auguriamo aumentino nelle future programmazioni.

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I corti indiani continuano a stupire per la loro originalità ed efficacia. Shaya di Amir Noorani, regista pakistano che ha studiato cinema negli Stati Uniti, è diretto come un pugno allo stomaco: una famiglia di rifugiati pakistani scappa dalla guerra ma non dalla paura che li attende a Los Angeles.

Il regista pakistano-canadese, Arshad Khan, riesce con Doggoned, dark e surreale, a trattare con felice ironia le difficoltà di una giovane ragazza immigrata alla ricerca di un lavoro.

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Tra i 5 film in concorso The Coffin Maker (il fabbricante di bare) di Veena Bakshi, è piacevole e soprattutto ben interpretato da Naseeruddin Shah, Ratna Pathak Shah e Randeep Hooda. Il falegname gioca con la morte la sua partita a scacchi, una vera e propria istituzione in India, rendendo inevitabile il riferimento all’illustre precedente di Bergman, il Settimo Sigillo, e a un classico del cinema indiano, The Chess Players di Satyaijt Ray.

Il film d’azione Monsoon Shootout di Amit Kumar parte in accelerazione con inquadrature mozzafiato per poi rallentare in uno sventagliamento di conseguenze che le ipotetiche scelte di un poliziotto possono avere sulla vita degli altri, di cui a volte si perde lo sviluppo. L’interpretazione di Vijay Varma nel ruolo del poliziotto è convincente.

Ottima la scelta di presentare Lessons in Forgetting di Unni Vijayan, ispirato all’omonimo libro di Anita Nair, in occasione della ‘Giornata internazionale contro la violenza sulle donne’. L’indipendenza di una donna occidentale soccombe tra i pregiudizi, la violenza e le debolezze di una società diversa. Nella stessa giornata è stato proiettato il documentario Scattered Windows Connected Doors, ritratto di otto donne indiane contemporanee, che concorre con l’incredibile vicenda raccontata in A man who planted the jungle, in cui un uomo, in Assam, addolorato dalla desertificazione e dalla morte dei serpenti, decide di piantare una vera e propria giungla su un’isola al centro del fiume Brahmaputra.

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Deepa Mehta con il suo Fire ‘accende’ l’attenzione sulla realtà della famiglia patriarcale in India e sull’omosessualità femminile, vissuta nel film come fuga, amicizia e solidarietà tra due cognate.

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Grande attesa per i premi e appuntamento a Roma, venerdì 29 novembre, alle 12 per la conversazione sulle ‘Donne e cinema dell’India contemporanea’ al Dipartimento Istituto italiano di Studi Orientali dell’Università La Sapienza, e fino al primo dicembre al Nuovo cinema Aquila, per vedere il film, il cortometraggio e il documentario vincitori della manifestazione.

 

 

TAFTER è mediapartner di River to River – Florence Indian Film Festival