unlearningLucio e Anna sono una coppia di Genova come tante altre, hanno un lavoro, una bambina di nome Gaia e una casa in città. Eppure un giorno si rendono conto che la loro vita, le loro giornate, hanno bisogno di qualcosa in più rispetto alle opportunità che ogni giorno offre la realtà urbana.
Decidono allora di intraprendere, tutti e tre, un progetto ambizioso e pionieristico: viaggiare alla scoperta di nuovi modi di vivere, di fare economia e di intendere il rapporto uomo-natura. Capire come si vive in una fattoria biologica, cosa comporta il cohousing, come effettivamente si svolgono le giornate in un villaggio ecosostenibile, provare in prima persona forme alternative di educazione e di apprendimento.

Anche il modo di spostarsi di Unlearning – così si chiama il loro progetto – avverrà in maniera originale e sostenibile, sfruttando le più avanguardistiche forme di baratto: WorkAway, Banca del tempo, Couch Surfing, scambi di ospitalità in cambio di lavori in fattorie biologiche, in strutture culturali indipendenti, baratto di conversazione per imparare le lingue, e così via. Da questa particolare avventura verrà fuori un documentario, un prodotto culturale che sarà il risultato di un’ulteriore forma di scambio e condivisione “dal basso”, basandosi sui finanziamenti del crowdsourcing.

Ma sentiamo dalla voce dei suoi stessi protagonisti i dettagli di questa esperienza, unica nel suo genere.

 

Come spiegate nel trailer di presentazione di “Unlearning”, l’idea del vostro progetto è nata da un pollo a quattro zampe, che è diventato il simbolo della vostra iniziativa. Potete raccontarci l’aneddoto che ha dato inizio a tutto e rivelarci i motivi che vi hanno spinto a intraprendere un’avventura del genere?

Viaggiare e curiosare ha sempre fatto parte del nostro DNA di coppia. L’arrivo di una figlia ha cambiato molti aspetti pratici della nostra quotidianità. Ma quando Gaia ha disegnato un pollo a quattro zampe si è riaccesa la scintilla e ci siamo detti “Perché non coinvolgere anche la bimba?” Meraviglioso… la nostra crescita individuale si è trasformata esponenzialmente a livello familiare. Il pollo a quattro zampe è diventato il simbolo della nostra epoca, dove i bambini di città conoscono gli animali al supermercato, guardano gli speciali in tv e, se va bene, vanno allo zoo.

 

Tutto il vostro viaggio si baserà sull’idea del baratto. Si tratterà di un’esperienza all’insegna dell’improvvisazione e della scoperta o potete già dare delle anticipazioni sull’itinerario, i tempi, le persone che incontrerete?

Viaggeremo con una bimba piccola, non possiamo pensare di fare come Indiana Jones!
Sarà un viaggio pianificato perché non è l’aspetto avventuroso che ci interessa.
Anticipazioni: vi possiamo dire che questi ultimi giorni sono fantastici perché abbiamo ricevuto numerosi inviti da parte di  persone che hanno trovato interessante il progetto, e li ringraziamo. È molto probabile che ci vedrete alle prese con un progetto educativo indipendente, una famiglia di “artisti del riciclo” e… un circo! Abbiamo sei mesi di viaggio e qualche mese per decidere le ulteriori tappe.

 

Quanto e come pensate che “Unlearning” possa essere importante per vostra figlia? E in generale, pensate che il vostro potrebbe o dovrebbe essere un esempio per altre famiglie, per altri bambini?

Noi non pensiamo di essere un esempio, ciascuna persona ha il diritto di vivere come preferisce, ma le famiglie che vogliono sperimentare differenti modi di vivere e di viaggiare troveranno in Unlearning un manuale pratico per affrontare con serenità questo tipo di esperienza.

Noi abitiamo a Genova e, come molte altre famiglie, siamo contenti della nostra vita e Gaia ha i suoi punti di riferimento: amici, giochi, casa. Certo, il confronto con altri stili di vita, non sarà indolore perché metterà a nudo aspetti di forza e di debolezza delle nostre convinzioni, della nostra routine. Come una sorta di depurazione, alla fine resteranno solo le cose più preziose.

 

I finanziamenti per compiere il vostro singolare viaggio si basano interamente sul crowdfunding. Perché un individuo, un’altra famiglia come la vostra, o una collettività dovrebbero finanziarvi?

Bella domanda! E ti ringrazio perché è molto importante spiegare questo passaggio, tanto delicato quanto importante.
Unlearning è un progetto di documentario indipendente. Ti piace il trailer? Puoi acquistare il film in prevendita qui: www.unlearning.it. È come comprare un biglietto del cinema ma vedere il film dopo sei mesi. Capiamo che può sembrare strano, ma il ricavato della prevendita ci permetterà di realizzare Unlearning al meglio! Non chiediamo soldi per organizzarci una vacanza, ma per creare un prodotto culturale a stretto contatto con i suoi fruitori. Il costo del download è di dieci euro ma se proprio vi siamo simpatici, potete richiederci i fantastici gadget creati appositamente per Unlearning: t-shirt per uomo, donna e bambino, fondini per il desktop, stampe e segnalibri magici.
In Francia, e in altri paesi europei il finanziamento da basso (crowdfounding) è un metodo molto utilizzato per progetti di tipo sociale, scientifico, musicale, letterario.
Ci è sembrata una buona idea adottare questa nuova formula di finanziamento anche da noi, in Italia. La nostra scelta è pioneristica ma, se compresa dalla collettività, potrebbe rivelarsi molto utile anche per altri progetti.

 

Intraprendere un percorso del genere non è un avvenimento di tutti i giorni. Cosa pensano le vostre famiglie e i vostri amici di “Unlearning”? C’è un territorio o una realtà che vi sostiene particolarmente?

Familiari e amici sono stati in nostri primi fans! Ma non solo, sono state le prime persone con le quali confrontarci e mettere a fuoco il progetto. Insomma, sono il nostro “territorio amico”.

 

Probabilmente la vostra vita sarà cambiata dopo aver portato a termine un’avventura come questa. Cosa vi aspettate per il futuro, dopo “Unlearning”? Il vostro proposito di sperimentare nuove forme di vita e di economia avrà un seguito?

In realtà i cambiamenti sono iniziati già da ora! “Imparare, disimparare per imparare nuovamente”. E quando rientreremo a casa dopo sei mesi, chissà! Magari saremo felici di ritornare alla nostra quotidianità, oppure… Questo sarà il finale del nostro documentario!

 

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artisti30Anche l’arte si mobilita per i 30 attivisti di Greenpeace detenuti in Russia da oltre 60 giorni. Per ognuno di loro, un artista, illustratore o fumettista ha realizzato un’opera volta a ricordare i motivi che hanno mosso l’azione di questi ambientalisti, scesi in campo per difendere l’Artico e combattere lo scioglimento dei ghiacci.

Ciascuno di voi è dunque invitato a visitare il sito del progetto A30XA30, per visionare ciascuna immagine, selezionare quella che preferite e poi condividerla sui social network, al fine di diffondere il messaggio per il rispetto di questa grande risorsa. Ma soprattutto speriamo vogliate firmare l’appello per la liberazione degli Artic30.

 

Consulta il sito

legambientepergreenpeaceLegambiente non ha perso tempo per esercitare pressioni scrivendo al Premier Enrico Letta affinché l’esecutivo italiano intervenga presso il Governo Russo al fine di veder rilasciati i 28 attivisti e i due giornalisti arrestati ingiustamente.

L’associazione del Cigno Verde è al fianco dell’Associazione Greenpeace cui condivide l’allarme lanciato per l’Artico. Anzi crediamo che anche il nostro Governo debba far sentire la propria voce a nome di tutti gli italiani. L’accusa di pirateria inizialmente lanciata sui 28 attivisti di Greenpeace e i due giornalisti, con il rischio di essere condannati fino a 15 anni di prigione per un’azione dimostrativa pacifica a difesa dell’Artico contro la piattaforma della Gazprom, ci è sembrata un’enormità assolutamente ingiustificata. L’Artico è un bene di tutti che va salvaguardato anche per le generazioni future. Ci preme che vengano rilasciati gli attivisti e i due giornalisti freelance, ingiustamente arrestati il 19 settembre scorso e ancora trattenuti dall’autorità russa per aver tentato di assaltare la piattaforma Gazprom: un’azione dimostrativa che nulla ha a che vedere con le accuse formulate dal Governo Russo, e che vede tra gli attivisti fermati anche l’italiano Cristian D’Alessandro. Cristian è un napoletano che ha abbracciato le cause ambientaliste con passione, coraggio e fermezza. Una persona decisa e perbene che lotta per un mondo migliore, più giusto ed equo, dove un diverso modello di sviluppo sia possibile per scongiurare il declino del genere umano.

L’appello di Legambiente si va ad unire alla mobilitazione internazionale che è partita in queste settimane e che ha coinvolto personaggi illustri come gli undici Premi nobel per la Pace. E dall’assemblea annuale dei circoli in corso a Rispescia (Gr), Legambiente lancia un messaggio di solidarietà e di vicinanza agli amici di Greenpeace con una foto dallo slogan provocatorio “Colpevole di pacifismo”. Le azioni di Greenpeace, seppur eclatanti, sono pacifiche per definizione e quella che sta avvenendo in Russia, con la detenzione dei 30 membri dell’equipaggio della nave Arctic Sunrise compreso il nostro amico Cristian, è una risposta violenta e spropositata al gesto di protesta dell’associazione ambientalista che vuole solo accendere i riflettori sulla delicata questione dell’Artico e dell’inquinamento marino.

 

Nabil Pulita è Delegato Nazionale Legambiente

 

 

 

terrafuochiLa terra dei fuochi: sull’argomento si è già detto tanto. Il tema è stato ampiamente trattato, in tutti i suoi aspetti più inquietanti ed angoscianti, dalle più eminenti fonti di informazione e di approfondimento di fenomeni sociali e di degrado sociale.
Ci troviamo, senza dubbio, di fronte ad uno dei casi di disprezzo per il territorio più grave che si possa ricordare da sempre.
Cosa può scrivere, su tale argomento un giovane, campano, che si è formato credendo che la cultura e la valorizzazione della cultura, legata al territorio e all’amore per quest’ultimo, possano essere la chiave di lettura del nostro futuro? Cosa può pubblicare una testata che segue i tempi della cultura e dell’economia della cultura, che vada oltre l’accusa o la retorica?

Parlare della Terra dei Fuochi è difficile, soprattutto se si vuole andare “oltre”, se si vuole guardare al futuro e, necessariamente, trovare una via di uscita.
La consapevolezza di trovarsi di fronte ad una situazione disastrosa, non da ieri, ma da anni, rende l’approccio difficile, soprattutto nel superare la rabbia istintiva e la sensazione di impotenza per i danni provocati alla propria terra, o… alla terra degli altri!

Ora, però, è tempo di trovare soluzioni. Vanno cercate, attuate e perpetuate.
Difficile intravedere spiragli, note positive o anche barlumi di luce in fondo a questo tunnel grigio scuro e nero, come i fumi che si alzano da anni tra le terre fertili della Campania.
Ma, da qualcosa bisogna iniziare. Parlavamo di “cultura”, proviamo a declinare il termine e a farne la nostra chiave di lettura.


Cultura è consapevolezza e conoscenza.
Finalmente se ne parla, finalmente ci si rende conto che la terra non ingoia tutto senza “protestare”, ma che prima o poi presenta il conto. Ed il conto è salato.

 

Cultura è partecipazione.
Le Istituzioni devono a tutti delle risposte e tutti le aspettano; i segnali arrivano ed è necessario seguirli – senza mollare – perché è un diritto sacrosanto aspettarsi soluzioni e fatti concreti: leggi speciali, iniziative, ascolto dei cittadini e dei primi cittadini delle città coinvolte, individuazione di case history d’eccellenza in tema rifiuti del mondo, e tanto altro, la politica può!

 

Cultura è informazione e sensibilizzazione.
La stampa, gli intellettuali, gli scrittori, i registi, possono fare qualcosa? La risposta è certamente affermativa. Continuare a parlarne, più possibile, raccontare le storie, la realtà, quello che si vede camminando lungo quelle strade distrutte, stuprate, martoriate da rifiuti di ogni genere provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa. Sensibilizzare non solo chi vive questa realtà, ma soprattutto chi non la vive e ha bisogno di capire.

 

Cultura è amore, appartenenza e rispetto.
Ed infine, i cittadini, possono fare qualcosa? Sì, possono fare la cosa più importante, che forse oggi non sarà “visibile” ad occhio nudo, ma nel tempo sarà la cosa più importante. Possono riappropriarsi delle loro terre, possono amare di più tutto ciò che li circonda, sentirsi appartenenti al territorio ed essere consapevoli e coscienti della ricchezza della terra ed i suoi frutti e farne “bene” e “valore” comune.

Prendendo in prestito le parole di una grande persona del nostro tempo:
“La Terra non appartiene a nessuno o non dovrebbe appartenere a nessuno; i suoi frutti appartengono a tutti o dovrebbero appartenere a tutti. Eppure l’avidità di pochi prende possesso di immensi spazi, estromette intere comunità, distrugge la bellezza del paesaggio e la fertilità dei suoli, gli arroganti prevalgono sugli umili. Umile, da humus, colui che è vicino alla terra. Da sempre amo quella parte di umanità che si prende cura della Terra.”
Carlo Petrini

Ecco, cultura è consapevolezza, conoscenza, partecipazione, informazione, sensibilizzazione, amore, appartenenza, rispetto

E’ una questione di cultura: ripartiamo da qui, tutti, insieme.

 

 

 

cocnChe peccato! Avevamo un monumento e lo abbiamo distrutto! So bene che può apparire paradossale, ma avrei preferito che la Concordia restasse nelle acque dei Giglio.
Quel colosso bianco adagiato nelle acque azzurre era il più straordinario “relitto” del Mediterraneo e sarebbe senz’altro divenuto uno dei più importanti siti turistici del nostro Paese.

Le decine di migliaia di turisti e curiosi che per mesi hanno scrutato il maestoso relitto, attratti dal fascino lugubre della tragedia e dell’evento mediatico, in cerca di quella fastidiosa ma ipnotica aurea magica di morte, avevano già dato la misura della forza turistica del sito. Allo stesso modo i graffiti lasciati sullo scafo dai visitatori subacquei, apparsi quando la nave è stata raddrizzata, così come le numerose incursioni subacquee di cacciatori di souvenir, mostrano che di fatto, nel bene e nel male, la Concordia era già diventata un sito di turismo subacqueo. Non sarebbe stato scandaloso: la storia del turismo e dei siti archeologici è da sempre una storia di morte e voyeurismo. Danni ambientali? Non dobbiamo sempre credere alla retorica di chi ha altri interessi. D’altra parte in Italia le stesse Aree Marine Protette (anche nell’area dell’Arcipelago Toscano) sono essenzialmente luoghi turistici, in cui la dimensione del consumo turistico è essenziale, costitutiva e ineludibile.

Ed ora? Il pellegrinaggio al luogo della catastrofe e dell’italica idiozia (l’inchino, la Moldava, l’abbronzatissimo comandante…) ed ora anche dell’italica esagerazione (“un’operazione mai tentata prima”) ne faranno comunque un sito dal fascino discreto, con la complicità delle migliaia e migliaia di immagini che navigano nella rete e nel nostro immaginario. Ma anche questo sarà un turismo post-moderno: un luogo del “nulla” alla ricerca di qualcosa che c’era e ora non c’è più.

 

Marxiano Melotti insegna Turismo culturale e archeologico all’Università Niccolò Cusano di Roma

 

 

 

alleycat-racingAvete mai sentito parlare di “Alleycat Race”? Vi è mai capitato di parteciparvi?

La traduzione letterale è “corsa di gatti randagi”, ma non ha nulla a che vedere con i felini. Si tratta bensì di una gara in bicicletta di cui i partecipanti conoscono solo il punto di partenza. Tutto il resto, tragitto incluso, viene scoperto, è il caso di dirlo, strada facendo o al massimo pochi minuti prima del via.

Il percorso è solitamente scandito da checkpoint intermedi, tappe che possono richiedere il superamento di alcune prove, per lo più legate al tema prescelto per la corsa: solo così si potrà conoscere il checkpoint successivo da raggiungere, fino all’arrivo. Alcune tipologie di alleycat race prevedono invece l’assegnazione di un punteggio per ogni tappa conquistata, conferendo la vittoria a coloro che raggiungono il traguardo con il maggior numero di punti.

Questa particolare competizione nasce nell’ambiente dei “bycicle messengers”, ovvero fattorini e postini che effettuano le consegne su due ruote, e mira appunto a far conoscere l’attività di questi particolari professionisti.

La principale abilità richiesta è l’orientamento: la alleycat race mette infatti alla prova i partecipanti fornendo solo alcuni indizi riguardo i checkpoint da raggiungere prima di arrivare al misterioso traguardo. Tipica di queste manifestazioni è l’atmosfera goliardica, dimostrata anche dai premi per gli ultimi arrivati (appellati “Dead Fucking Last”) e per chi non conosce la città in cui la competizione si svolge.

La prima alleycat race è stata organizzata il 30 ottobre 1989 a Toronto per poi diffondersi in diverse città del Nord America, dell’Europa e dell’Asia.

In alcuni paesi, le alleycat race sono tuttavia ritenute illegali se prive di un’opportuna autorizzazione: il fatto che le competizioni si svolgano in città, conferisce un certo grado di pericolosità alla manifestazione sportiva. Nel 2008 si è infatti registrato il decesso di un partecipante all’alleycat race organizzata a Chicago.

Il fenomeno è di certo coinvolgente, tanto che il videomaker Lucas Brunelle lo ha documentato nel suo lungometraggio “Line of Sight”, girato grazie ad una telecamera montata sul suo casco, che ha indossato durante i diversi alley race cui ha partecipato.
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Anche in Italia non mancano gli appuntamenti per chi desidera cimentarsi in queste particolari corse di biciclette.

La prossima è a Trieste il 17 settembre. Ad organizzare questa competizione, dal titolo scherzoso “Alley Fish Race” sono i Raw ciclocorrieri con Etnoblog, in occasione della settimana europea della mobilità sostenibile.

Le alleycat race possono infatti essere un’ottima occasione per scoprire gli spazi cittadini e tornare ad utilizzare le più sostenibili due ruote a pedali.

ortourbanoIn costante aumento, gli orti urbani sono ormai presenti in molte città italiane, piccole o grandi che siano. Nel 2013 Coldiretti ha annunciato il record totale di 1,1 milioni di metri quadri di terreno di proprietà comunale destinati a orti urbani. Inoltre, poco più di un terzo (38%) delle amministrazioni comunali dei capoluoghi di provincia li hanno inseriti tra le modalità di gestione delle aree del verde.
Complice la crisi, ma anche l’aspirazione a un’alimentazione più sana ed ecco che sempre più persone riscoprono il piacere di coltivare il piccolo appezzamento di terra messo a loro disposizione e produrre per la propria tavola ortaggi, verdure e frutti. Antiche tradizioni e segreti del mestiere si apprendono dalla rete: sono sempre più diffusi i social network, i blog e i siti dedicati. La Zappata Romana, ad esempio, oltre ad aver sviluppato una mappa online di tutti gli orti urbani della capitale, visitata ogni anno da oltre 30 mila persone, fornisce le linee guida per realizzare un orto condiviso.
La tutela dell’ambiente, insita nell’impegno a prendersi cura quotidianamente della terra, diviene dunque un momento di condivisione: lavorare fianco a fianco, scambiarsi consigli, suggerimenti e strumenti di lavoro favoriscono l’aggregazione sociale.
Questo non è, tuttavia, il solo beneficio apportato dagli orti urbani. Gli orti possono essere, infatti, uno strumento di valorizzazione del territorio e dei beni culturali. Vediamo come. È stato siglato nel maggio scorso il progetto nazionale “Orti Urbani”, promosso dall’associazione Italia Nostra Onlus con l’intento di creare una rete di orti all’interno delle città.

Il progetto, al quale hanno aderito quest’anno anche il Ministero per le Politiche Agricole e Forestali e l’ANCI, mira a realizzare un’unica rete in tutta Italia, che, ispirandosi a comuni regole condivise, favorisca lo sviluppo di un’economia etica e la valorizzazione del patrimonio storico, gastronomico e culturale connesso alla coltivazione.

È esemplificativa in tal senso l’esperienza del Comune di Ostuni, che nell’ambito di tale progetto, ha deciso di riqualificare l’intera cinta muraria, andando ricreare gli orti terrazzati che un tempo caratterizzavano l’area. Coinvolgendo gli studenti alla riscoperta delle antiche tradizioni contadine e con un forte impegno dell’amministrazione comunale, si andrà a restituire al territorio un’area di circa 1.500 metri quadrati, che saranno destinati in parte a verde pubblico e in parte dati in gestione diretta ai residenti, alle associazioni e alle scuole.

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Probabilmente Ulisse avrebbe avuto meno probabilità di noi, oggi, di incontrare una sirena. L’antica figura mitologica, che attraverso il peregrinare delle immagini nella cultura letteraria e iconografica occidentale si è trasformata dalla sirena-arpia alla più nota e rassicurante creatura marina metà donna e metà pesce, la ritroviamo non solo nei libri di fiabe e nei sogni dei più piccoli, ma negli acquari, ai festival cinematografici, nelle aree marine protette e nei villaggi turistici.

fraser

E nel web, naturalmente, dove prolifera una autentica subcultura dedicata alle sirene che produce fotografie, video e performance e si incontra su un social network dedicato al “mermaiding”, sia maschile che femminile, il MerNetwork.
Le “sirene professionali” oggi sono donne che hanno inventato un lavoro dal nulla e girano il mondo per incantare, divertire e anche sensibilizzare altri esseri umani ancora “terrestri” alla tutela degli Oceani.
Una delle più famose e attive è Hannah Fraser, modella e fotografa australiana che vive a Los Angeles. Ha creato la sua prima coda in plastica arancione all’età di nove anni e da allora non ha mai smesso di esercitarsi e perfezionarsi nel mermaiding: oggi può nuotare ad una profondità di 15 metri e trattenere il respiro in apnea fino a due minuti, senza alcuna attrezzatura per immersioni, muovendosi in totale naturalezza nell’ambiente acquatico. Le sue performance mostrano uno stile unico che unisce la sinuosità dei movimenti, la ricchezza dei costumi – sfavillanti code da pesce da lei stessa studiate e realizzate per ottenere effetti estetici incantevoli e massima libertà esecutiva– alla ricerca espressiva per trasmettere emozioni.

Ha nuotato con balene, delfini, squali, razze , leoni marini, tartarughe e molte altre creature del mare e si definisce fieramente una “attivista oceanica”. Una parte dei profitti del suo lavoro vengono devoluti per la conservazione degli oceani, ma soprattutto si è impegnata in prima persona partecipando a conferenze, progetti fotografici, documentari e vere e proprie attività di denuncia per la tutela dei grandi mammiferi marini.

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Nel 2007 insieme a musicisti, attivisti e surfisti, tra cui il marito Dave Rastovich, Hannah ha nuotato nel mare del Giappone per la realizzazione del documentario di Louie Psihoyos “The Cove – La baia dove muoiono i delfini”, che denuncia il massacro durante la caccia annuale che si svolge nel parco di Taiji, film censurato in Giappone e vincitore del Premio Oscar 2010 per il miglior documentario. “Uno dei messaggi più importanti che dovremmo lanciare in questo momento per la  conservazione dei mari è la denuncia della pesca eccessiva” – afferma Hannah. “Dovremmo chiedere ai paesi di regolamentare meglio le industrie della pesca”.
Con il fotografo Ted Grambeau ha realizzato le immagini per il libro per bambini “The Surfer and the Mermaid”, nuotando con le balene megattere al largo delle Isole Vava’u, a Tonga, nell’Oceano Pacifico. Oltre alla dolcezza e il fascino della compagnia dei grandi mammiferi marini, Hannah ha voluto provare anche un’esperienza con gli squali bianchi, con i quali ha nuotato al largo dell’isola di Guadalupe, in Messico, senza alcuna protezione o gabbia di sicurezza.

surfermermaid

Più che il sogno disneyano della sirena che diventa principessa, sembra che alla base della sua passione ci sia un sentimento di profonda connessione con la natura e la straordinaria varietà dell’ambiente marino.  “L’oceano è il luogo di nascita della vita sulla Terra – afferma Hannah – e se posso essere un legame visivo per ispirare gli altri esseri umani, ormai scollegati da questo fantastico mondo, sento di aver fatto qualcosa di utile”.

ambmibac301.277 kmq la superficie dell’Italia. Una spina dorsale rocciosa adornata da una fascia costiera della lunghezza complessiva di 8.300 km. Un paesaggio naturalistico senza pari della cui tutela e valorizzazione è competente il “Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare”. Un titolo lungo e altisonante per un dicastero al quale, a ben vedere, poche sono le risorse umane e finanziarie destinate, pari circa a 1/3 di quelle destinate al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che pure a presidio del territorio opera (504.402.890 mln di euro a fronte di 1.673.088.469 mln di euro le cifre rispettivamente messe a disposizione per il bilancio di previsione per l’anno finanziario 2013).

Dobbiamo, dunque, ritenere che l’ambiente e il territorio siano meno importanti dei beni culturali che su di esso insistono? Un confronto tra le strutture e le cifre messe a disposizione dei due ministeri sembrano confermare tale impressione.

A fronte di una struttura, quella del Mibac, che annovera 8 Direzioni Generali e 2 organi di vertice, e un radicamento nel territorio periferico che sconta in non pochi casi di sovrapposizioni e giustifica lo stipendio esoso di una vasta schiera di dirigenti, la struttura del Ministero dell’ambiete si articola in 5 Direzioni Generali, coordinate dal Segretario generale, e nell’Ispettorato generale per la difesa del suolo; 3 organismi di supporto – il Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente, il Reparto Ambientale Marino (RAM) del Corpo delle Capitanerie di Porto e il Corpo Forestale dello Stato – e una serie di Commissioni e Comitati scientifici.

Una fascia dirigenziale più contenuta, dunque, quella del Ministero dell’Ambiente e una spesa di “funzionamento” ben diversa. Se, in effetti, si deve rilevare che le cifre di retribuzione annua lorda della dirigenza siano grosso modo in linea con quelle afferenti la dirigenza di prima e seconda fascia del Mibac, attestandosi su una media di 69.000,00 mln di euro per quelli di seconda fascia e sui 180.000,00 per quelli di grado più elevato, le risorse economiche a disposizione sono state così utilizzate.

A fronte di una liquidità via via decrescente nel corso degli ultimi anni, sul sito del Minambiente possiamo leggere, in riferimento al bilancio del 2011, che le risorse complessivamente messe a disposizioni sono state pari a 554.181.895, di cui 323.003.212 mln di euro destinati alle spese correnti e 231.178.683 alle spese in conto capitale. Tra le spese correnti, la cifra destinata al “funzionamento” dell’apparato ministeriale è si è attestata sui 78.903.460 mln di euro.

All’incirca 1/3 della spesa andando ad includere gli oneri comuni di parte corrente (pari a poco più di 24 mln di euro), laddove per il Ministero per i Beni Culturali nel bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2012 ha destinato metà del proprio budget complessivo di spesa corrente (1.371.409.968 mln di euro) al “funzionamento” (869.043.350 mln di euro).

Perché, dunque, al Mibac ci si lamenta di una carenza di risorse quando il Ministero dell’Ambiente, che pure si occupa della valorizzazione di un bene altrettanto importante, il nostro territorio, ha a disposizione risorse nettamente inferiori? Piuttosto che lamentarsi non sarebbe invece più opportuno che si andasse a verificare come queste risorse vengono spese? Siamo davvero sicuri che la valorizzazione e la tutela dei beni culturali necessitino di un organico dirigenziale tanto folto e lautamente stipendiato o forse si è ecceduto con troppe assunzioni?

pipalPer molti spostarsi in bicicletta è diventato irrinunciabile.
Sarà una moda, sarà una decisione in sintonia con il proprio spirito, sarà una necessità, fatto sta che è un’ottima abitudine, per se stessi e per l’ambiente.
Con l’obiettivo di incentivare questa tendenza, di migliorare la viabilità urbana e i rapporti umani gran parte del pianeta ha optato per un servizio di bike sharing rivolto a cittadini e visitatori, ossia la semplice possibilità di noleggiare una bicicletta.

Il servizio più efficiente di noleggio bike lo troviamo a Parigi. Si chiama Velib, acronimo di velo (bicicletta) e liberté (libertà). Attivo con successo dal 2007, mette a disposizione di cittadini e turisti ben 20.000 mezzi dislocati in stazioni distanti 300 metri le une dalle altre, che dal 2009 coprono anche l’area periferica della città.

In ritardo rispetto alle capitali europee, questo servizio arriva anche a New York. Il progetto, inaugurato lo scorso 27 maggio, è stato fortemente sostenuto dal sindaco della città, il Signor Bloomberg, che vede nella pedalata quotidiana il primo passo per contrastare il forte tasso di obesità americano, oltre che la possibilità di migliorare gli spostamenti all’interno della città, contribuendo all’economia.
Si tratta del più grande progetto di noleggio di due ruote degli USA attraverso il quale sono state messe a disposizione degli utenti ben 6.000 biciclette dislocate in 330 stazioni alimentate ad energia solare tra il quartiere di Manhattan e quello di Brooklyn. Se l’operazione avrà successo il numero delle biciclette verrà incrementato di 4.000 unità e di 270 postazioni.

Ci sono località in cui l’uso delle due ruote senza motore fa ormai parte della cultura cittadina: come ad Amsterdam anche a Copenaghen la bicicletta ha quasi completamente demolito l’uso dell’automobile. Questo mezzo è ormai parte integrante nel tessuto urbano. Proprio per questo motivo il designer svizzero Rafael Schmidtz ha pensato ad un progetto che vede la bicicletta come qualcosa che fa parte della trama architettonica della città: si tratta di rastrelliere che nascono direttamente dal suolo, in modo da eliminarne l’impatto urbano, o addirittura poste in verticale, sulle pareti degli edifici, perché tutti gli spazi possono e devono essere utilizzati. Questo progetto particolarmente visionario e affascinante prevede anche l’aumento del numero di mezzi a disposizione, e la sua realizzazione dovrebbe avvenire entro il 2015.

Ci sono poi città che ci stupiscono come nel caso di Bordeaux. Philippe Stark disegna per la città la nuova bici-monopattino, Pibal, che permette di pedalare, pattinare e passeggiare. La canna del telaio è posta a pochi centimetri da terra acquisendo la funzione di monopattino, utile ad esempio quando si è costretti a passare sui marciapiedi oppure quando si deve rallentare, magari perché ci si trova in mezzo alla folla, o per accompagnare qualcuno a piedi; può anche diventare un trasportino per carichi ingombranti e pesanti.

E sorprende ancora di più il lavoro del team newyorkese capeggiato da Ryan Rzepecki che ha cercato di eliminare ogni problema legato al servizio di noleggio, proponendo un nuovo modello di bicicletta intelligente: si chiama Sobi e può essere parcheggiata nelle rastrelliere già esistenti diminuendo cosi i costi di realizzazione e l’impatto urbano. Il meccanismo di blocco, un computer GPS, viene posizionato direttamente sulla bicicletta, nel portapacchi posteriore e attraverso un codice personale permette di sbloccarla. È inoltre dotata di piccoli pannelli solari che ne garantiscono il funzionamento anche dopo lunghi periodi di sosta.
Sobi, acronimo di Social Biking è l’evoluzione del bike sharing, purtroppo ancora alla ricerca di finanziamenti per concretizzarsi.

La strada giusta sembra comunque essere stata intrapresa, perciò tutti in sella!


PresentazioniPRESENTAZIONI: QUELLO CHE I LIBRI NON DICONO

di Neal Ford, Matthew McCullough, Nathaniel Schutta
pp. 256
Apogeo, € 29,00
ISBN: 978-8850332458

Un testo pensato per chi ha l’esigenza di fare presentazioni chiare ed efficaci nei più svariati contesti, lavorativi e non: dalle riunioni commerciali alle dimostrazioni tecniche, passando per le esposizioni accademiche. Gli autori guidano il lettore attraverso le tre fasi della creazione di una presentazione vincente: pianificazione, realizzazione, esposizione. Il libro, con un approccio che lo differenzia da tutti gli altri sul tema, identifica una serie di modelli: i “mattoni” che è possibile utilizzare per costruire qualsiasi tipo di presentazione utilizzando strumenti come PowerPoint e Keynote e passa in rassegna gli errori più frequenti e le criticità che è bene evitare per non deludere il proprio pubblico.

 

 

BigSocietyBIG SOCIETY. CONTENUTI E CRITICHE
di Francesco Vespasiano, Monica Simeoni
pp. 160
Armando, € 15,00
ISBN: 978-8866772071

I neoliberisti europei accusano i governi socialdemocratici di avere generato costosissimi apparati statali di servizi sociali. È stato così proposto un programma di costruzione della Big Society, finalizzato alla riduzione della povertà, alla lotta contro le disuguaglianze sociali e all’incremento del benessere, trovando misure di welfare sociale, per evitare di ridurre quelle di welfare statale. Purtroppo, come gli autori di questo libro chiariscono, la speranza nella creazione della Big Society sta vacillando: si sta dimostrando politicamente, economicamente e socialmente debole.

 

 

 

SignificatoIdentitàSIGNIFICATO E DIGNITÀ DELL’UOMO NEL CONFRONTO INTERCULTURALE
di C. Cunegato, Y. D’Autilia, M. Di Cintio (a cura)
pp. 208
Armando, € 18,00
ISBN: 978-8866772712

L’epoca storica attuale presenta uno scenario che oscilla tra la possibilità di uno scontro delle civiltà e quella di un autentico dialogo interculturale: perché quest’ultimo si possa realizzare occorre superare la concezione normativa della civiltà, per cui una, di solito quella occidentale, viene elevata a modello universale, condannando le altre o all’assimilazione o alla distruzione. Lo scopo di questo volume è quello di avviare una riflessione su tale tematica nella convinzione che ciò sia necessario per affrontare in maniera consapevole le incognite del nostro futuro globale.

 

 

 

LinguaColoraLA LINGUA COLORA IL MONDO. COME LE PAROLE DEFORMANO LA REALTÀ
di Guy Deutscher
pp. 241
Bollati Boringhieri, € 23,50
ISBN: 978-8833923390

“L’idioma di una nazione – così ci viene spesso detto – riflette la sua cultura, la sua psiche e le sue modalità di pensiero. Le popolazioni che vivono nei climi tropicali, così corrive, lasciano per strada le consonanti, mentre il tedesco, così metodico, è un veicolo ideale per formulare con precisione i concetti filosofici. Nelle impervie intonazioni del norvegese si coglie l’eco dei fiordi scoscesi, il francese è la lingua romantica par excellence, l’inglese è un idioma adattabile, e… l’italiano, ah, l’italiano!”. Il dibattito sulla lingua è antico. Dopo decine di anni di confronti e dispute i linguisti sono oggi quasi unanimi nel dire che tutte le lingue sono fondamentalmente simili e pertanto incapaci di filtrare in modo differente la percezione del mondo.

 

 

 

OltreCristianesimoOLTRE IL CRISTIANESIMO
di Marco Vannini
pp. 314
Bompiani, € 14,00
ISBN: 978-8845273780

In questo saggio, Marco Vannini – tra i più eminenti studiosi della tradizione spirituale cristiana – sonda i vasti territori della mistica non solo occidentale ma anche orientale. Da Meister Eckhart al brahmanesimo e al buddismo, per giungere alla meditazione del monaco cristiano-hindu Henri Le Saux, si compone il quadro concettuale di un ardito viaggio nel segreto dello “Spirito”. L'”uomo distaccato” del misticismo radicale di Eckhart, per il quale l’uomo ama veramente in quanto diviene l’amore stesso, si incontra con l’assenza di fine del Buddha inverandosi nel messaggio cristiano, messaggio dello Spirito, al di là di ogni apparente fideismo, di ogni apparente religiosità o dottrina del Libro.

 

 

 

StoriaSiriaSTORIA DELLA SIRIA CONTEMPORANEA
di Mirella Galletti
pp. 274
Bompiani, € 10,00
ISBN: 978-8845256424

Nuova edizione aggiornata alle rivolte della primavera araba. Questa storia della Siria, la prima apparsa in Italia, ricostruisce in una narrazione avvincente i tormentati sviluppi storico-politici della nazione, dedicando ampio spazio agli aspetti culturali della società siriana e al complesso mosaico etnico e religioso della regione. Ripercorrendo le tappe fondamentali del cammino verso l’indipendenza, i contrasti e i conflitti con gli stati limitrofi, la genesi delle attualissime questioni curda, libanese e palestinese, il libro consente di comprendere il ruolo centrale della Siria nello scacchiere mediorientale, immergendosi al tempo stesso nell’atmosfera incantata di una nazione ancora misteriosa e ricca di tradizioni.

 

 

NaturaSpaNATURA SPA. LA TERRA AL POSTO DEL PIL
di Gianfranco Bologna
pp. 164
Bruno Mondadori, € 14,00
ISBN: 978-8861598386

L’economia ha sempre ragionato sulla natura del valore, ma non sul valore della natura. Non abbiamo attribuito un valore ai sistemi idrici, alla rigenerazione del suolo, alla composizione chimica dell’atmosfera, alla ricchezza della biodiversità, alla fotosintesi (e questi sono soltanto esempi). Così le nostre società raggiungono livelli di deficit nei confronti dei sistemi naturali ben superiori al deficit economico legato alla crisi. Questo libro spiega che possiamo, che dobbiamo, cambiare rotta. Rimettendo al centro il valore del patrimonio ecologico, per costruire un mondo sostenibile, equilibrato e vicino alla natura.

 

 

 

LetteraturaPostLA LETTERATURA POST-COLONIALE. DALL’IMPERO ALLA WORLD LITERATURE
di Silvia Albertazzi
pp. 226
Carocci, € 17,00
ISBN: 978-8843068876

Nel ripercorrere le tappe delle scritture non metropolitane, dalla colonizzazione dell’immaginario d’oltremare ad opera delle grandi potenze occidentali alla decolonizzazione e postcolonizzazione letteraria del secondo Novecento, fino alle storie recenti e recentissime che raccontano l’11 settembre 2001 da un “altro” punto di vista, il volume invita a leggere, studiare e far dialogare le letterature del mondo. L’obiettivo è definire (o lasciarsi definire da) una letteratura senza frontiere, che contamina stili, generi e tematiche, e in cui si attua uno scambio fecondo tra periferia e centro, in un contagio positivo senza soluzione di continuità.

 

 

 

EconomiaReligioneECONOMIA, RELIGIONE E MORALE NELL’ISLAM
di Ersilia Francesca
pp. 247
Carocci, € 18,00
ISBN: 978-8843068067

I principi etici presenti nel Corano e nella tradizione profetica non hanno una specificità “islamica” ma rispondono a una scala di valori comune a molte religioni; tuttavia è partendo da tali principi che l’economia islamica, dal secondo dopoguerra in poi, si è proposta come modello alternativo al socialismo e al capitalismo. Si è quindi affermato un sistema bancario che non fa ricorso all’interesse ma si basa su contratti partecipativi, e contemporaneamente si è fatto strada un modello islamico di welfare. Come le altre grandi religioni, l’islam si fa portatore oggi di istanze di giustizia e di ricerca del bene comune, partendo dal presupposto che l’uomo vada collocato al centro dell’agire sociale ed economico.

 

 

 

DizionarioMicrofinanzaDIZIONARO DI MICROFINANZA. LE VOCI DEL MICROCREDITO
di G. Pizzo, G. Tagliavini (a cura)
pp. 809
Carocci, € 79,00
ISBN: 978-8843065967

La microfinanza figura tra le grandi innovazioni sociali della nostra epoca. A livello internazionale, in contesti sociali e culturali molto diversi, essa si è rivelata una risposta efficace e sostenibile nell’azione di contrasto alla povertà e all’esclusione. La microfinanza e il microcredito – che ne è la parte più evidente e riconosciuta – affondano le proprie radici nel mutualismo europeo e nella finanza popolare di tutti i continenti. Negli ultimi anni, di fronte alle crescenti insufficienze della finanza mainstream, i progetti e le organizzazioni più avanzate vanno aprendo nuove frontiere che guardano alla finanza sociale e alla finanza etica come parti integranti di una strategia di finanza inclusiva.

 

 

ArchitetturaStoriaARCHITETTURA E STORIA. PARADIGMI DELLA DISCONTINUITÀ
di Carlo Olmo
pp. 188
Donzelli, € 29,00
ISBN: 978-8860368782

L’architettura rappresenta una delle più importanti testimonianze della presenza dell’uomo sulla terra. In questo senso non solo è legata alla storia: è essa stessa storia per eccellenza. Basterebbe ricordare il tormentone che ogni anno si scatena quando si tratta di individuare qualche architettura o qualche luogo da aggiungere al “patrimonio dell’umanità”. Eppure la sua interpretazione viene spesso lasciata alle forme come alle ideologie che essa veicola. La stessa lingua con cui questa storia così fondamentale si racconta appare presa in prestito: dalla storia dell’arte come dalla sociologia, dal romanzo come dalla giurisprudenza. Quella che si dichiara essere la testimonianza per eccellenza non fa spesso i conti neanche con il significato della stessa parola “testimonianza”.

 

 

ViteSegreteVITE SEGRETE DEI GRANDI ARTISTI. TUTTO CIÒ CHE NON VI HANNO MAI VOLUTO RACCONTARE SUI PIÙ GRANDI MAESTRI
di Elizabeth Lunday
pp. 288
Electa, € 19,90
ISBN: 978-8837093549

“Vite segrete dei grandi artisti” narra le vicende meno note dietro le quinte dell’arte, con aneddoti curiosi e a volte scandalosi sui grandi maestri di tutti i tempi, da Leonardo (accusato di sodomia), a Caravaggio (colpevole di omicidio), a Edward Hopper (violento nei confronti della moglie). Scoprirete che Michelangelo emanava un odore così disgustoso che i suoi assistenti non sopportavano di lavorare accanto a lui, che Vincent van Gogh ogni tanto mangiava il colore direttamente dal tubetto e che Georgia O’Keeffe amava dipingere senza veli. Una lezione di storia dell’arte che non dimenticherete facilmente!

 

 

MetamorfosiRovineMETAMORFOSI DELLE ROVINE
di Marcello Barbanera
pp. 110
Electa, € 19,00
ISBN: 978-8837095512

Il saggio prende le mosse dalla constatazione che faceva Arnaldo Momigliano e cioè che le tracce della nostra storia nei monumenti, nel paesaggio sono così imponenti da incuriosirci e obbligarci a studiare il passato per capire una parte importante di noi stessi, soprattutto in un’epoca in cui il modello culturale occidentale, quello che affonda le sue radici nel mondo classico, pare sospinto verso una marginalità che si frantuma nell’impatto con altre culture ansiose di emergere. Comprendiamo così come le rovine conservino da un lato l’immagine di “memento mori”, allusione romantica alla transitorietà di ogni opera umana, al passaggio inesorabile del tempo, al declino delle civiltà, al disfacimento delle culture, profezia di un destino possibile perché non c’è requie alla distruzione; dall’altro esse costituiscono fortunatamente il simbolo della caparbia resistenza degli esseri umani di fronte alle sciagure peggiori e serbano il carattere distintivo e inalienabile della nostra identità culturale.

 

 

 

EtMorteL’ETÀ DELLA MORTE DELL’ARTE
di Francesco Valagussa
pp. 182
Il Mulino, € 18,00
ISBN: 978-8815245465

Maestra dei popoli, l’arte domina gli esordi di ogni civiltà ma finisce con il cedere sempre più spazio al pensiero concettuale. In passato ha prodotto le grandi visioni del mondo, ora è la scienza a fondare il sistema del sapere. In questo volume l’autore illustra come la morte dell’arte riguardi l’identità dell’Europa e metta a rischio il carattere stesso della nostra civiltà. Eppure l’Occidente, proprio nella consapevolezza di questo pericolo, ha sempre cercato nuove forme, nuove tendenze, nuovi stili per ricreare continuamente la forma artistica. L’Europa è soltanto un sinonimo di “morte dell’arte”, o piuttosto è ricerca continua di alternative per tenerla in vita?

 

 

 

VeneziaVENEZIA. NASCITA DI UN MITO ROMANTICO
di John J. Norwich
pp. 285
Il Saggiatore, € 12,00
ISBN: 978-8856503777

L’esistenza della Serenissima Repubblica è stata stroncata nel 1797 da un giovane Napoleone Bonaparte. Ma dopo che cosa è accaduto? Persa per sempre la propria indipendenza, Venezia diventò meta di giovani milord inglesi che vi facevano tappa per qualche settimana di blanda sregolatezza prima del ritorno a casa, con qualche Canaletto e un inizio di gonorrea. Come raccontare gli anni del XIX secolo senza annoiare e senza deprimersi? Lord Norwich ha scelto di guardare Venezia con gli occhi dei suoi visitatori o di coloro che scelsero di viverci. Ecco quindi il breve soggiorno di Napoleone e Byron ammaliatore di gentildonne della città; Rawdon e Horatio Brown, rappresentanti di spicco della colonia britannica; Henry James, Constance Fenimore Woolson…

 

 

 

EquivocoSudL’EQUIVOCO DEL SUD. SVILUPPO E COESIONE SOCIALE
di Carlo Borgomeo
pp. 199
Laterza, € 12,00
ISBN: 978-8858107416

Parlare di Mezzogiorno è diventato perfino noioso: l’impressione è che sia una questione irrisolvibile. Metà degli italiani pensa che al Sud siano stati dati soldi; l’altra metà denuncia l’insufficienza delle risorse e l’incoerenza delle politiche adottate. Al di là di interventi sbagliati, sprechi, incapacità, c’è stato un errore di fondo: condannare il Sud a inseguire il livello di reddito del Nord, a importare modelli estranei alla cultura e alle tradizioni e a sviluppare, di fatto, una dimensione politica di dipendenza. Per spezzare questa logica bisogna introdurre una profonda discontinuità, a partire dalla consapevolezza della natura vera del divario. Il Sud è meno ricco del Nord, ma la distanza più grave è nei diritti di cittadinanza, nella scuola, nei servizi sociali, nella cultura della legalità.

 

 

CronacheBirmaneCRONACHE BIRMANE
di Guy Delisle
pp. 272
Rizzoli, € 18,00
ISBN: 978-8817065283

In “Cronache birmane”, esattamente come in “Cronache di Gerusalemme”, Guy Delisle accompagna la moglie Nadège in missione per Medici senza Frontiere: i due – insieme al figlio di pochi mesi, vero protagonista di questo graphic novel -, trascorrono più di un anno in Birmania ai tempi della dittatura militare, vivendo le stesse difficoltà della popolazione vessata dal regime. Vicino di casa di “The Lady”, com’è chiamata Aung San Suu Kyi allora agli arresti domiciliari, Delisle scopre una società oppressa ma anche un popolo aperto e generoso. Buddismo e dittatura militare, paesaggi selvaggi e templi meravigliosi, monaci in processione e drogati di eroina, Aids e miniere, monsoni e Ong per un altro reportage del canadese dalla matita pungente e poetica.

 

 

 

MemoriaUffiziLA MEMORIA DEGLI UFFIZI
di Francesco M. Cataluccio
pp. 184
Sellerio, € 14,00
ISBN: 978-8838930188

“Agli Uffizi ci si andava da bambini, alle domeniche. Non frequentando la nostra famiglia, nel giorno di festa, alcuna funzione religiosa, il babbo ci conduceva di mattina al rito laico dell’osservazione dei quadri, che precedeva quello pagano del primo pomeriggio alle partite di calcio della Fiorentina, nello Stadio di Campo di Marte, affollato di figure concave e convesse, progettate da Pier Luigi Nervi. Verso le dieci, mentre la mamma (pessima cuoca) si industriava a preparare l’unico vero pranzo della settimana, nostro padre ci portava a visitare una sala, sempre diversa, a rotazione, della Galleria degli Uffizi”. Questo libro è l’occasione per raccontare molte storie dei dipinti e anche dello scrittore che, nato a Firenze, per una decina d’anni, quando era ragazzino, fu portato dai genitori a visitare gli Uffizi, in una sorta di educazione alla bellezza e alla vita, fatta di aneddoti curiosi, giochi con le immagini e familiarizzazione con un luogo dove è racchiuso il segreto della nostra vita immaginaria. Un racconto che è anche un’originale guida per “veder sapendo e scegliendo”.

 

 

 

PuntiVistaPUNTI DI VISTA. IDENTITÀ, CONFLITTI, MUTAMENTI
di O. Eberspacher (a cura)
pp. 63
Silvana, € 10,00
ISBN: 978-8836626113

Il progetto Punti di vista, curato da Fabio De Chirico e Ludovico Pratesi, mette a confronto, nelle sale di Palazzo Arnone, sede della Galleria Nazionale di Cosenza, i grandi maestri del passato con le opere di tredici artisti italiani delle ultime generazioni attraverso una trama di dialoghi e corrispondenze di carattere simbolico che lega la pittura dal Rinascimento al Novecento con altri linguaggi espressivi come la scultura, l’installazione, la fotografia o il video, più consoni a esprimere le esperienze complesse della contemporaneità. Un dialogo che contribuisce a evidenziare nuovi punti di vista sulla storia dell’arte del passato, attraverso itinerari simbolici e slittamenti di senso che propongono possibili approfondimenti sul rapporto fra tradizione e modernità, tecnica e pensiero, all’interno di una cornice solenne come Palazzo Arnone che, grazie alla sua recente ristrutturazione, si pone come ideale luogo di incontro tra le arti di ieri e di oggi.

 

 

TorinoTORINO. FORME E OMBRE DELLA CITTÀ
di Sergio Finesso, Gigliola Foschi
pp. 167
Silvana, € 30,00
ISBN: 978-8836626366

Attraverso gli scatti raccolti in questo volume, Sergio Finesso (Alessandria, 1950) ci conduce nei meandri di una Torino di volta in volta magica, positivista e rigorosa. Tra assonanze e improvvisi scarti, utilizzando rullini in bianco e nero e una macchina fotografica a bassa risoluzione, Finesso avanza a zigzag nello spazio e nel tempo: parte da giardini e piazze barocche, inserisce un ricordo delle mura romane, rivela squarci di architetture del Ventennio, fino a mostrarci il recentissimo Arco Olimpico e l’altrettanto recente Fontana Igloo di Mario Merz. Soprattutto riesce a mostrarci, grazie al suo sguardo ancora capace di stupirsi e a quello della sua macchina “con una lente di plastica” (una Diana F+), come una città possa divenire uno spettacolo avvincente ed enigmatico.

 

Appena entrati, già di fronte alle prime foto, si è assaliti da così tanta bellezza che ti sembra di vedere il paradiso, ma non essendo a colori ti chiedi se esiste veramente ciò che vedi fotografato in bianco e nero oppure è il risultato di effetti o montaggi di qualche tipo. Più ti avvicini, vedi più foto, e scopri che stai vedendo il tuo Pianeta così com’è, la nostra natura e chi vive in sintonia con essa, la ‘casa’ di tutti. Stai ammirando semplicemente il tuo habitat, la Terra com’è ancora oggi e non quella dell’era giurassica: allora le emozioni, che lo scetticismo e il tuo quotidiano essere cittadino tenevano a freno, esplodono e non puoi non commuoverti per così tanta bellezza.

Non si esce dalla mostra“Genesi” di Sebastião Salgado all’Ara Pacis di Roma semplicemente appagati dalla poesia di queste immagini, ma si inizia a sperare e a volere un futuro diverso. Ecco la via tracciata dal maestro nella sua intervista in occasione dell’anteprima dell’esposizione, che sarà ospitata in oltre 30 musei del mondo, per proteggere quella parte del pianeta ancora integra, forse il 45%.

Nell’intervista Salgado si è soffermato sui 13 anni trascorsi dalla sua ultima mostra alle Scuderie del Quirinale, “In cammino”, che è stata per lui un lavoro lungo, durato 7 anni, e difficilissimo, a causa delle violenze e brutalità cui ha assistito in giro per il mondo, tanto da provocargli un tale malessere da farlo decidere di fermarsi per un po’: aveva perso la speranza che la specie umana potesse sopravvivere.

Ma proprio in quel periodo i suoi genitori, in età avanzata, hanno consegnato ai figli l’azienda agricola (un’estensione di 8-10 km in lunghezza e svariati km in larghezza) dove la foresta tropicale non c’era più: per costruire la nostra società moderna abbiamo distrutto gran parte della natura circostante. “Mi sentivo morto e la mia terra per me era morta” racconta Salgado e Lélia, sua moglie, ebbe però un’idea favolosa: ripiantare la foresta tropicale, con l’aiuto di un amico, ingegnere forestale. Così è stato avviato un progetto di riforestazione su vastissima scala, sono stati piantati 2 milioni e mezzo di alberi e oltre 300 specie diverse di vegetazione.

“E’ allora che è arrivato il progetto: Genesi”, nel 2003, e dopo anni di lavoro, con l’aiuto dell’Unesco, sarà presentato attraverso mostre in tutto il mondo. Si tratta di un programma “fotografico e ambientale allo stesso tempo, ci siamo dati un tempo di otto anni per effettuare una valida campionatura del pianeta così come è ora, con la speranza di avviarne il recupero. All’epoca avevo fotografato un solo animale nella mia vita: noi, l’uomo. Ora si trattava di fotografare le altre specie animali, vegetali, minerali. Per me è stata una sfida enorme: come si può creare un rapporto con le altre specie per fotografarle?”.
“All’inizio non è stato facile fotografare gli animali, si trattava di mettersi al loro livello. Il primo animale che sono andato a fotografare è stata una tartaruga gigante delle Galapagos (nome delle tartarughe). Come faccio a fotografare questo bestione? Normalmente io so che per fotografare qualsiasi soggetto bisogna avere una certa intimità ma come realizzarla? Mi metto allo stesso livello, mi metto in ginocchio, la tartaruga si è fermata, sono indietreggiato e lei è avanzata, ho capito che lei aveva la stessa curiosità che io avevo nei suoi confronti. Ho capito una cosa cruciale che in tutta la mia vita mi avevano raccontato bugie: l’essere umano è l’unica specie al mondo razionale, bugia! Ogni specie animale è razionale a suo modo e quella tartaruga me lo aveva dimostrato, dandomi il permesso di fotografarla, come gli altri esseri umani, ci vuole intimità e ci vuole che ti diano il permesso. E’ importante comprendere la natura e il pianeta. Solo dopo averlo capito mi sentivo in unità con il pianeta e potevo fotografare. Analogamente questo vale per i vegetali, i minerali”. “Abbiamo vissuto un grandissimo privilegio a frequentare il pianeta e ora cerchiamo di restituirvelo attraverso queste immagini”.

Nasce spontaneo un interrogativo: fotografare il mondo per salvarlo? Salgado precisa: “Non credo che la fotografia possa salvare qualsiasi cosa nel mondo, ma credo che noi tutti insieme: fotografi, scrittori, registi possiamo cambiare le cose e far progredire il nostro rapporto con il Pianeta”.
Alla domanda: dove trova la sua forza la fotografia in un mondo abituato all’immagine in movimento? Salgado risponde che “il potere della fotografia è nel poter riassumere una storia in una frazione di secondo. La foto racconta la storia in un brevissimo istante: la storia del fotografo e quella del soggetto. La fotografia è un linguaggio simbolico, un modo di esprimersi fenomenale. La foto, come la musica, è un linguaggio comprensibile senza bisogno di traduzione”.
Ultimo quesito inevitabile: perché la scelta del bianco e nero? “Il colore è una perdita di concentrazione. Non potrei fare foto a colori. Mi piace molto il colore ma io non riesco. Il bianco e nero è un’astrazione totale, attraverso la gamma dei grigi riesco a mantenere la concentrazione su cosa sto lavorando. Per me i grigi sono come una tavolozza a colori”. Uscire dal colore per far si che chi guarda lo rimetta dentro l’immagine.

Lélia Wanick Salgado, curatrice delle mostre e dei libri di Sebastião, moglie, ma soprattutto “socia per tutto ciò che facciamo nella nostra vita”, presenza importante all’anteprima romana, ha spiegato come è stata organizzata la mostra. Dopo il lungo lavoro di selezione delle foto da presentare, queste sono state suddivise, sulla base delle diverse zone geografiche del pianeta e della biodiversità, in cinque sezioni. Sono state riunite le foto del sud del pianeta (Argentina e Antartico) e nel nord sono confluite le immagini di monti, steppe e popolazioni autoctone e del Colorado. Un’altra sezione è stata destinata all’Africa, in quanto le foto relative a questo continente erano troppo specifiche per far parte di altre zone del mondo. I colori delle pareti su cui sono esposte le foto sono stati scelti sulla base delle caratteristiche delle zone raffigurate, il rosso per l’Africa rappresenta il calore del sole, ma anche calore umano, i grigi per le zone fredde, per l’Amazzonia il verde. Una sezione a parte è stata dedicata alle isole, chiamata ‘santuari’ perché ricche di una biodiversità speciale, ovvero le Galapagos, Nuova Guinea e Madagascar. Al richiamo ambientalista hanno risposto anche il figlio Juliano e Wim Wenders che hanno girato insieme un film.
E’ una mostra e un messaggio di cui non si può fare a meno così come del nostro Pianeta, la cui integrità dobbiamo difendere.

 

Il 22 aprile 1970 si è tenuto il primo Giorno della Madre Terra. In quella data infatti 20 milioni di cittadini statunitensi diedero vita alla più grande manifestazione a sostegno dell’ambiente, dopo il disastro dell’Union Oil al Largo di Santa Barbara, in California. Si cominciava infatti a parlare di “questione ambientale”, relativa al consumo limitato delle risorse naturali e all’inquinamento del pianeta e dell’atmosfera. Gli attivisti e i movimenti ecologisti si riunirono dunque nell’Earth Day Network, fondato da Danis Hayes e dagli altri organizzatori del raduno del 1970, che conta oggi oltre 20 mila organizzazioni provenienti da 192 Paesi.


Le Nazioni Unite, nella persona del segretario generale U Thant, il 26 febbraio del 1971 proclamarono inizialmente il 21 marzo come la Giornata mondiale della Terra, stabilendo solo successivamente la ricorrenza per il 22 aprile.
Da quel giorno ogni anno la Giornata della Terra è stata celebrata con eventi e iniziative ecologiste in tutto il mondo.

Quest’anno ricorre dunque la 43° Giornata della Terra.
Nel nostro Paese, a programmare gli appuntamenti volti a celebrare questo anniversario e porre all’attenzione dell’opinione pubblica le problematiche del pianeta, è l’Earth Day Italia, l’organizzazione attiva dal 2007 e facente parte dell’Earth Day Network.
L’Earth Day Italia ha lanciato per questa edizione la campagna di sensibilizzazione dal titolo “Io ci tengo”, che ha coinvolto personaggi famosi e gente comune rendendoli protagonisti di alcuni videoclip per lanciare messaggi di impegno ed educazione al rispetto dell’ambiente.
Appuntamento da non mancare è il concerto a Km 0 che si terrà a Milano: protagonisti Fiorella Mannoia e Khaled, con la presenza di Giobbe Covatta. I proventi dei biglietti saranno impiegati per la realizzazione di tre progetti ambientali. Lo spettacolo potrà essere seguito anche in diretta streaming o in differita tv.
Una maratona web animerà poi il 22 aprile, con video e testimonianze da ogni angolo del Mondo, per ricordare la drammatica situazione attuale del pianeta, ma fornire anche indicazioni per una condotta rispettosa dell’ambiente. La carrellata di messaggi partirà con un contributo video di Zygmunt Bauman, grande sociologo e filosofo della postmodernità.

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Sono molte le città italiane che parteciperanno alla Giornata della Terra.

A Roma, il 24 aprile, il maestro giapponese Tatsuo Uemon Ikeda realizzerà in Piazza del Campidoglio l’istallazione “Avere o non Avere”: un filo rosso di lana e seta coprirà lo spazio della piazza e i passanti potranno interagire con l’opera, diventandone parte per qualche momento.
La piazza del Campidoglio rappresenterà il pianeta Terra, mentre la scalinata sarà il simbolo del passaggio degli esseri umani sul pianeta, uguali nonostante le loro differenze.

A Cefalù, dal 20 al 22 aprile, si terrà un convegno sulle tematiche ecosostenibili, escursioni guidate sulla Rocca di Cefalù, concerti, degustazioni di prodotti biologici, esibizioni sportive, campagne di sensibilizzazione ambientale, e una mostra fotografica sul pianeta Terra presso l’Ottagono S. Caterina. Piazza Duomo verrà arredata a verde con di micro-giardini temporanei realizzato da florovivaisti.

Anche il mondo del calcio non rimarrà insensibile all’Earth Day: tutti i giocatori della Serie B indosseranno infatti per l’occasione una polsiera verde con lo slogan “Io ci tengo”; il Bologna, che scenderà in campo il 21 aprile, vestirà una divisa interamente verde.

 

“Not A Cornfield” è un progetto temporaneo di Land art nato a Los Angeles nel 2005 da un’idea dell’artista statunitense Lauren Bon, laurea in Architettura al MIT e numerosi progetti di Public art ad Hong Kong, Stati Uniti e Irlanda del Nord all’attivo.
Finanziata con tre milioni di dollari dalla Annenberg Foundation, di cui Lauren Bon è vice presidente e direttrice, l’opera trova le sue radici nella memoria adolescenziale dell’artista, nata proprio a Los Angeles, non lontano da questa zona industriale dismessa dell’est side, nota come “The cornfield” per le piante di granoturco che vi crescevano spontaneamente grazie ai semi caduti dai container di passaggio nella vicina stazione ferroviaria.
Significativo esempio di spazio marginale, a partire dal 2001, quest’area è stata destinata a un processo di riconversione orientato alla realizzazione del Los Angeles Historic State Park, progetto particolarmente complesso a causa dei limitati fondi disponibili e delle numerose comunità adiacenti al sito. Proprio il rallentamento subito da questi lavori evidenziò la necessità di un’attività transitoria in grado di richiamare l’attenzione sull’importanza del recupero di quest’area centrale della città. Necessità dalla quale prese vita l’idea di trasformare una porzione del futuro parco nel progetto artistico di Lauren Bon.
“Not A Cornfield” si presenta come una “scultura viva”: un campo di 32 acri nei quali vennero trasportati oltre 1500 camion colmi di terreno utile alla bonifica del suolo e più di 875.000 semi di granoturco. Obiettivo: la creazione di un monumento effimero che potesse contribuire alla riqualificazione del luogo ripartendo dalla sua eredità, come il nome stesso del progetto suggerisce.
L’artista riabilitò un terreno abbandonato, trasformandolo in un produttivo campo di granoturco e in un orto urbano: “The eye”, questo il nome, divenne il centro spirituale dell’opera, dove insieme al granoturco, vennero seminati a mano, in occasione di un evento aperto alla partecipazione della comunità, anche semi di fagioli e zucchina, le “tre sorelle” dell’alimentazione e della tradizione agricola dei nativi americani. L’area “The eye” venne pensata per ospitare workshop musicali, tour, eventi per la comunità e dibattiti aperti al pubblico di tutte le età, con particolare attenzione per le scuole, creati per raccontare l’opera e sensibilizzare le comunità rispetto alle tematiche di riferimento.
Restituendo alla collettività uno spazio pubblico rinnovato, l’artista intese riportare al centro dell’interesse cittadino il ruolo della natura nello spazio urbano, sollevando domande relative alle politiche territoriali e culturali, all’importanza narrativa dei parchi urbani e alle incombenti disuguaglianze sociali che caratterizzano la società contemporanea.
“Not A Cornfield” volle essere un momento di riabilitazione del passato e di speranza in un cambiamento produttivo, non più frutto delle parole, delle quali il progetto celebra il fallimento, ma dell’azione concreta e creativa degli artisti, i quali: “Hanno bisogno di creare nella stessa misura in cui la società ha la capacità di distruggere” (Lauren Bon, 2005).
Se i riferimenti artistici di Lauren Bon si rivolgono all’attivismo estetico di Gordon Matta-Clark, Joseph Beuys e Suzi Gablik, il progetto “Not A Cornfield” si rifà interamente all’esperienza della Land Art di Robert Smithson e della sua famosa opera Spiral Jetty (1970), di Andy Goldworthy e James Turrell, noto per il maestoso Roden Crater Vulcano del 1979.
Land art alla quale Lauren Bon volle integrare la Socially Engaged Art Practice, affrontando la critica all’artista autoreferenziale e disconnesso dalla realtà, per abbracciare un’idea d’arte in grado di assumere un ruolo di responsabilità etica a servizio della collettività.
Il progetto si è concluso con la mietitura del granoturco avvenuta nell’ottobre del 2005 mentre il programma culturale di “Not A Cornfield” terminò definitivamente nel marzo 2006. Il Los Angeles State Historic Park è stato ufficialmente inaugurato il 23 settembre 2006.

 

Si sono sfidati oggi a colpi di domande in diretta televisiva sul canale YouDem i sei candidati del Partito Democratico che domenica 7 aprile si presenteranno per le primarie che li consegnerà alla corsa a sindaco di Roma. Sono Paolo Gentiloni, David Sassoli, Patrizia Prestipino, Ignazio Marino, Gemma Azuni, Mattia Di Tommaso.

 

 

Paolo Gentiloni

Amministrazione: istituire un “Freedom of Information Act”, un sistema che permetta il libero accesso, attraverso il web, da parte dei cittadini ai documenti e bilanci della pubblica amministrazione comunale

Trasporti: ribaltare il rapporto tra trasporto pubblico- privato attivo nella capitale, oggi attestato a 40/60, per portarlo a 60/40. Per raggiungere questo obiettivo Gentiloni propone di potenziare sia il trasporto su ferro, a partire dalla Roma Formia e la Roma Fiumicino, sia quello ferroviario che su tranvia, sull’esempio del successo della linea tram numero 8.
Prendendo spunto da uno strumento già attivo a Firenze, per combattere i cosiddetti “portoghesi” che non pagano la corsa, Gentiloni prospetta la possibilità di fare il biglietto semplicemente inviando un sms all’Atac. Previsto anche il potenziamento del car sharing. Raggiungere il livello di Milano e Bologna per l’estensione delle piste ciclabili cittadine, da trasformare in autentiche vie di percorrenza o non solo percorsi finalizzati allo svago: attualmente a Roma sono presenti solo 9,6km di pista ogni 100 kmq di superficie, mentre a Milano sono 41,1 e a Bologna, città in cui è istituito anche un Ufficio della Mobilità Ciclistica arrivano a 97 km.

Spazi urbani: per migliorare la condizione del verde pubblico, sempre più raro nella metropoli e spesso abbandonato all’incuria, e per rilanciare questo potenziale polmone verde Gentiloni lancia il progetto “Adotta un parco”: ogni cittadino può prendere in custodia un’area o un giardino nella propria zona, curandolo e custodendolo per la collettività. Prevista la chiusura e pedonalizzazione dei Fori Imperiali e la realizzazione di un parco archeologico nel centro città.

Start up: rendere Roma una città accogliente per le start up, sconfessando il rapporto europeo“Start up Ecosystem”, all’interno del quale Roma non compare accanto alle sue sorelle europee, Berlino, Londra e Parigi, come città a misura di imprese innovative. Trasformare Roma in uno start up Village e dare più informazioni ed aiuti fiscali possibili ai giovani imprenditori.

Turismo: potenziare la vocazione turistica della città eterna, sia cercando di sfruttare l’indotto di cui beneficerà il paese grazie all’evento Expo 2015, ma anche combattendo il turismo “mordi e fuggi” che sempre più caratterizza la capitale, a causa dei prezzi proibitivi delle strutture e dei trasporti per arrivare.

 

David Sassoli

Amministrazione: restyling del sito internet del Comune di Roma e delle pagine dedicate ai Municipi, per renderlo un autentico strumento di controllo a cui le persone possano attingere per conoscere dati, rendicontazione spese e stipendi. Far sì che il cittadino possa attraverso il web informarsi ma soprattutto partecipare alle decisioni dell’amministrazione, rendendo quindi comitati e associazioni cittadine parte attiva. Programmato inoltre il completamento della rete wifi in tutta la città.

Trasporti: trasformare le ferrovie regionali in trasporti metropolitani, potenziandoli ed integrandoli con i ritmi cittadini, soprattutto per favorire tutti i pendolari che ogni giorno raggiungono la capitale per lavoro. Previste all’interno del tessuto urbano inoltre metropolitane di superficie. Non mancano le biciclette come mezzo di spostamento: sono previste tre tipologie di percorsi, uno metropolitano che si concentri negli snodi con tram e metropolitane; uno cittadino per permettere gli spostamenti quotidiani; un ultimo radiale che colleghi il centro con la periferia.

Spazi Urbani: potenziare gli orti urbani e mercati del contadino, fenomeni spontanei che hanno riscontrato un notevole apprezzamento da parte dei romani. Consolidare la produzione delle tenute pubbliche di Castel di Guido e Tenuta del Cavaliere ed aprire infine in ogni municipio lo sportello del consumatore.

Turismo e Beni Culturali: portare a termine il grande sogno di Antonio Cederna, quello di creare un grande parco archeologico urbano all’interno del quale vengano congiunti il parco dell’Appia antica con il Colosseo, realizzando una pista ciclabile per gli spostamenti. Aprire, a ridosso del centro storico, l’ostello della gioventù, oggi assente nella capitale, per incoraggiare il turismo giovanile e low cost per i ragazzi italiani e provenienti da tutto il mondo, promuovendo inoltre un mese dedicato al turismo under 30. Riqualificare gli spazi inutilizzati dell’ex Mattatoio di Testaccio, trasformandolo in un centro della creatività giovanile.

 

Gemma Azuni

Trasporti: Potenziamento delle rete ciclabile, introducendo anche un apposito vagone in metro dedicato alle bici. Trasformazione dei corridoi della mobilità in autentiche metropolitane di superficie.

Spazi Urbani: prevista la pedonalizzazione del centro storico attraverso l’eliminazione dei bus turistici che oggi congestionano il traffico. Estensione della Ztl per disincentivare l’uso dei mezzi privati in favore del trasporto pubblico.

Cultura: affrontare le problematiche dei teatri di Roma. Proposta di riaprire il Museo Geologico in una nuova sede per recuperare le sue collezioni imballate e non fruibili dal 1995. In progetto inoltre la nascita di un Eco- museo cittadino, all’interno del quale la collettività possa promuovere attivamente la cultura e la trasmissione del proprio patrimonio. Creazione di un registro degli artisti di strada.

Start up: favorire l’imprenditoria giovanile soprattutto nel settore agricolo, affidando a ragazzi terreni del comune da gestire attraverso bandi pubblici.

 

 

Patrizia Prestipino

Ambiente: principalmente incentrato sulle aree verdi della capitale, il programma della Prestipino prevede la resa delle bottiglie di plastica e di vetro in appositi contenitori che rendano buoni spese (si tratta di un sistema attivo da anni nei supermercati tedeschi), lotta allo spreco alimentare e potenziamento del riciclo dei materiali Tutela del verde cittadino demolendo le abitazioni abusive nei pressi dell’Appia antica, allargando il limitrofo parco sino ad includere la valle del Fosso della Cecchignola; incentivazione della pratica degli orti urbani, al fine di sostenere la socializzazione cittadina. Istituzione della Festa degli alberi durante la quale verranno reimpiantati alberi in zone abbandonate e degradate per riqualificarle.

Trasporti: protagonista assoluta la bici, attraverso il potenziamento delle piste, della creazione di rastrelliere e infine l’istituzione di un dipartimento per la ciclabilità. Migliorare le strutture e la frequenza del trasporto ferroviario. Agevolazioni per gli studenti e le fasce deboli che usufruiscono del trasporto pubblico. Creazioni di aree parcheggio dedicate esclusivamente a mamme e donne in gravidanza.

Start up: finanziamenti per le imprese giovanili coadiuvati da progetti di co working e utilizzo di edifici dismessi e abbandonati, per riqualificarli e sfruttarli come sede di lavoro e creatività giovanile. Si parla anche di agevolazioni a donne, giovani e start up per l’accesso ad internet.

Cultura: riattivare i fondi per la festa del cinema di Roma; riqualificazione dei teatri a rischio chiusura e creazione di un Sistema museale Archeologico; concessione di alcuni spazi culturali a canone agevolato. Pedonalizzazione dell’area intorno al Colosseo ed inserimento dei musei importanti all’interno dei pacchetti turistici di guide e tour operator. Promuovere itinerari che facciano riscoprire a cittadini e turisti monumenti e zone dimenticate.

Turismo: migliorare i collegamenti ferroviari da e per gli aeroporti

Amministrazione: rendere cittadini ed imprese partecipi alle attività dell’amministrazione comunale attraverso la pubblicazione di open data. Snellimento delle procedure amministrative eliminando il cartaceo ed informatizzando le pratiche amministrative.

 

Il programma di Ignazio Marino non è ancora online e non appena sarà pubblicato ne renderemo nota aggiornandovi.

 

 

Mattia Di Tommaso

Trasporti: al primo punto del programma del candidato più giovane che ha nel suo stesso simbolo elettorale il logo della metropolitana londinese. Innanzitutto metropolitana aperta 24 su 24 nel week end e reintroduzione dell’abbonamento mensile ridotto per giovani

Ambiente: creazione di parchi agricoli cittadini in cui riscoprire le pratiche agricole

Cultura: organizzare diverse notti bianche della cultura che siano tematizzate e coinvolgano tutti i municipi, non solo il centro storico.

In attesa di conoscere chi sarà il candidato sindaco del PD, a breve Tafter vi informerà sui programmi di tutti gli altri esponenti politici che concorrono per la stessa carica.

 

 

La bella stagione che sta per cominciare è un ulteriore buon motivo per muovesi all’aria aperta sulle due ruote: la bicicletta consente infatti di spostarsi agilmente, facendo una sana attività fisica e contribuendo alla riduzione di emissioni di CO2 provocate dagli abusati mezzi a motore; per non parlare dei vantaggi in termini economici grazie al risparmio di denaro altrimenti destinato al carburante!

Molte sono le iniziative volte a favorire il ricorso a questo mezzo di trasporto, soprattutto con l’arrivo della primavera.

Proprio il 1° aprile, nella ricorrenza della Pasquetta, la FIAB, Federazione Italiana Amici della Bicicletta, in accordo con le Ferrovie dello Stato, ha come ogni anno lanciato la campagna “Bicintreno”: i cicloescursionisti intenti nella consueta scampagnata del lunedì dell’Angelo hanno potuto usufruire del trasporto gratuito del mezzo sui treni regionali di tutta Italia.

Sempre la FIAB incorona poi Vicenza, dal 5 al 7 aprile, capitale del cicloturismo: durante le giornate si riuniranno nella città veneta 200 delegati della Federazione provenienti da tutta Italia, insieme a tour operator nazionali e stranieri, per parlare di questa nuova frontiera del turismo alternativo. Il 6 aprile è infatti previsto il convegno “Cicloturismo: risorsa per l’economia e il territorio”, durante il quale saranno premiate personalità che hanno promosso l’utilizzo della bicicletta, come Gianni Garbin, che ha percorso l’Italia con la sua handybike, la bici pieghevole e trasportabile anche mano, o il ciclista ipovedente Simone Salvagnin.

Il cicloturismo è un fenomeno che sta del resto conquistando una fetta sempre più ampia nel turismo convenzionale, convogliando aspetti importanti come sostenibilità, cultura del territorio e itinerari slow, che favoriscono la promozione e la crescita economica di realtà minori, fuori dagli usuali circuiti di visita.
Pensiamo solo che in Austria, dove il cicloturismo vede l’appoggio e il sostegno delle istituzioni, il percorso Passau-Vienna, lungo il Danubio, accoglie annualmente circa 200 mila turisti in bicicletta, con importanti ricadute per tutti i piccoli centri interessati dal percorso. E in Germania, i 40 mila chilometri di percorsi ciclabili, producono un indotto di ben 8 miliardi annui.

Nel nostro Paese avanzano alcuni progetti in tal senso.
Nel settembre 2012 è stato inaugurato il Parco Cicloturistico dei Navigli, progetto ideato da Touring Club Italia, realizzato grazie al sostegno di sponsor privati, che ha coinvolto le regioni di Lombardia e Piemonte, e le province di Milano, Novara e Pavia, con 46 Comuni dell’area. Quattro i percorsi previsti e divisi per chilometraggio, ognuno supportato da tracce GPS.
C’è poi VENTO, il progetto di itinerario ciclabile che collega Venezia a Torino seguendo il tracciato del fiume Po: 679 chilometri che interessano 14 mila aziende agricole, oltre 300 attività ricettive e 2 mila spazi commerciali, che potrebbero beneficiare positivamente del progetto. In parte l’itinerario di VENTO già esiste ed è percorribile, ma per completarlo occorre un ulteriore investimento di 80 milioni di euro e l’accordo delle istituzioni: in tre anni, in concomitanza con l’apertura dell’Expo 2015, la lunga ciclabile potrebbe così essere inaugurata, collegandosi magari ad altri percorsi simili, con ampio vantaggio per il territorio.

In speranzosa attesa che i grandi progetti volgano a compimento, si organizzano nel frattempo iniziative più piccole, ma non meno importanti.
Parte in questi giorni nel Comune di Cagliari, la BiciBus, un percorso cittadino volto a favorire il ricorso delle due ruote ecologiche anche per brevi spostamenti: i cittadini dotati di bicicletta potranno infatti raccogliersi in gruppo per affrontare insieme e in maggior sicurezza il percorso. Stessa iniziativa è riproposta in diverse città, come a Milano, Reggio Emilia e Bari, per accompagnare invece i bambini a scuola.

Tanti sono dunque i vantaggi per promuovere e diffondere la cultura delle due ruote nel nostro Paese, dal benessere fisico, allo sviluppo territoriale, fino alla riscoperta della socialità.

 

 

Con i suoi due milioni di abitanti Vienna è una delle metropoli più vivaci del Nord Europa. Di cultura, musica, caffè, divertimenti e hotel Vienna ne è ricca e mai abbastanza saranno gli svaghi, le curiosità e le sorprese che troverete una volta giunti a destinazione.
Con un centro storico dichiarato patrimonio dell’UNESCO, la capitale austriaca si presenta all’Europa come un luogo che pullula di tradizioni in grado di travolgervi nel ritmo della vita cittadina.

 

In nessun’altra città europea, infatti, storia e modernità si amalgamo alla perfezione come nel caso di Vienna: non solo nei palazzi e nelle piazze, ma anche negli oltre 650 caffè sparsi ovunque in città che siano salotti in stile imperiale con legno lucido dal pavimento al soffitto e camerieri rigorosamente in livrea bianca, ai più moderni caffè universitari, con connessioni wi-fi gratuite e una varietà di cocktail esilarante.

Composta da 23 distretti che si dispiegano a spirale dal centro (primo distretto) fino alla periferia, Vienna è attraversata ad est dal Danubio e comprende al suo interno un’isola, creata artificialmente per evitare inondazioni, completamente adibita a parco dove i cittadini si rilassano o praticano sport e dove, per 3 giorni l’anno (a fine giugno) viene celebrata la Donauinselfest (festa dell’isola del Danubio) in cui star della televisione, dello sport e del cinema nazionale vengono invitate a salire nelle decine di palchi allestiti per l’occasione creando uno spettacolo davvero irripetibile.

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Non a caso, già per il secondo anno consecutivo, Vienna è stata eletta capitale più vivibile del mondo. Surclassando le altre 221 rivali, la città austriaca è stata considerata dall’ azienda di consulenza internazionale Mercer quella con maggior rispetto per l’ambiente, clima politico, sociale ed economico, servizi sanitari, possibilità di istruzioni e infrastrutture come la rete di trasporto pubblica, approvvigionamento idrico ed elettrico nonché miglior offerta rtistico-culturale.

Scoprite con noi come arrivare a Vienna, i luoghi più originali da visitare, la musica dal vivo da ascoltare e le tradizioni culinarie da assaggiare. A primavera, accarezzati dalla mite brezza proveniente dal Danubio, passeggiare per Vienna si potrà rivelare un’esperienza più unica che rara.
Nostalgica e romantica, ordinata ma allo stesso tempo chiassosa, lasciatevi consigliare da Tafter sulle principali attrazioni della città. Non ne rimarrete delusi

Si è chiusa domenica scorsa la decima edizione della manifestazione milanese “Fa’ la cosa giusta”, la fiera nazionale del consumo critico organizzata dall’editore Terre di Mezzo, che quest’anno si è tenuta alla FieraMilanoCity, storico spazio fieristico della città.
Nel tentativo di razionalizzare i 770 espositori nei due grossi padiglioni a disposizione per la fiera, gli stand sono stati divisi secondo criteri tematici, che riflettevano i diversi aspetti del pensare e agire sostenibile: le sezioni erano quindi turismo consapevole, critical fashion, abitare green, cosmesi ecobio, servizi per la sostenibilità, pace e partecipazione, editoria e prodotti culturali, mangia come parli e street food.

La sezione speciale di quest’anno è stata dedicata alla mobilità sostenibile, che ha avuto il merito di riunire molti dei progetti più lodevoli per la mobilità a basso impatto ambientale. All’interno di questa sezione era ospitata Elettrocity, la cittadella della mobilità elettrica, in cui i visitatori hanno avuto la possibilità di provare (ed eventualmente acquistare) sull’ampio circuito di prova disponibile, diversi veicoli elettrici, come automobili, biciclette, moto, scooter e veicoli commerciali. Il paese ospite della manifestazione è stato il Brasile, che partecipava alla fiera con due stand, entrambi organizzati da Sesi, il Serviço Social da Indústria brasiliana. Il primo stand raccoglieva le testimonianze dei giovani partecipanti al progetto ViraVida, (ovvero: “cambia vita”), un’iniziativa che si rivolge ai giovani brasiliani, vittime di abusi, con l’obiettivo di integrarli in percorsi di formazione educativa e inserirli nel mondo del lavoro. Il secondo era quello di Cozinha Brazil, che durante i giorni della fiera ha organizzato moltissimi laboratori gastronomici, dedicati soprattutto ai bambini, promuovendo l’alimentazione sana e senza sprechi, e preparando deliziosi piatti della tradizione brasiliana.

Oltre a ospitare moltissimi espositori, la fiera è diventata anche spazio privilegiato per moltissimi eventi culturali, che spaziavano dai laboratori per la creazione di cosmetici ecobio alle conferenze teatrali sulla storia della crisi economica globale, dai laboratori di cucito per il riutilizzo di tessuti alla presentazione del progetto Expo dei popoli per l’Expo 2015 di Milano. Tutti questi laboratori, incontri, convegni, degustazioni, mostre e spettacoli in programma sono stati la forza di questa manifestazione, rappresentando il vero momento di approfondimento e riflessione collettiva su tanti aspetti della sostenibilità e del consumo critico.
Infatti, nonostante qualche scivolone che si potrebbe definire radical chic, l’interesse della manifestazione è genuino e intende valorizzare un metodo di vita alternativo e rispettoso degli altri e dell’ambiente.

La strategia Europa 2020 prevede che per una crescita intelligente, sostenibile e solidale si persegua un’economia maggiormente efficiente, più verde e più competitiva sotto il profilo delle risorse, con minori emissioni di CO2, aiutando anche i consumatori nel fare scelte informate. Con gli obiettivi strategici fissati per il 2020, dal punto di vista ambientale, si prevede di produrre il 20% di energia con le rinnovabili, migliorare l’efficienza energetica del 20% e ridurre le emissioni di gas serra del 20%.

Il sistema FADA – Fedeltà Amica dell’Ambiente messo a punto da Achab Group e Keo Project soddisfa appieno gli obiettivi europei e soprattutto incentiva i cittadini e gli enti a diventare soggetti consapevoli e promotori di comportamenti virtuosi. Possono aderire a FADA cittadini, attività economiche, aziende ed enti locali, creando una sinergia vantaggiosa con un risparmio energetico ed economico, e con una ricaduta etica sul piano sociale.

A partire da gennaio 2013, 112 mila nuclei famigliari residenti in 19 comuni del Consorzio Covar 14  –  consorzio di bacino per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti e il primo consorzio a sostenere FADA – si sono visti consegnare una tessera che prevede l’accumulo di punti non attraverso acquisti, ma grazie ad alcuni comportamenti che premiano la riduzione delle emissioni di CO2: 1 Punto per ogni 100 grammi di CO2 risparmiati.

Vengono premiate altre azioni quali il compostaggio domestico, la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’utilizzo di trasporto pubblico, l’installazione di un impianto fotovoltaico sul tetto di casa, l’acquisto di elettrodomestici nuovi di classe A e il volontariato.
Questo sistema è stato precedentemente testato in 10 centri commerciali del torinese con l’iniziativa Mr Pet, una colorata macchina compattatrice e mangia bottiglie che separa il Pet presente negli involucri di plastica. L’intera macchina occupa lo spazio di un posto auto ma ha la capacità di raccolta pari a 30 dei normali cassonetti della raccolta differenziata dislocati nelle nostre città, grazie a un sistema per il quale le bottiglie una volta immesse vengono automaticamente compressate.

Per ogni bottiglia inserita viene caricato un punto sulla carta e alla soglia di 200 punti, si ottiene uno sconto di 3 euro sulla spesa negli esercizi commerciali Carrefour di Nichelino e di Collegno. L’iniziativa ha visto il sorprendente risultato di 30 milioni di bottiglie di plastica Pet riciclate in tre anni, consentendo il recupero di 20-30 tonnellate di materiale per una redditività che varia tra i 7 mila e 9 mila euro. Insieme a questo risultato di natura prettamente economica, si è sviluppato un fenomeno di natura sociale. Infatti, alcuni cittadini grazie a degli accordi con ristoranti, aziende e mense per raccogliere le bottiglie di plastica consumate nei loro esercizi, hanno consegnato fino a 7 mila bottiglie al mese, ricevendo in cambio punti per sconti sulla spesa pari a 70-80 euro. Grazie a questi traguardi, il sistema FADA si è già diffuso nelle Marche e in Sardegna e nella visione dei promotori del progetto si vorrebbe arrivare a installare 3 mila macchine Mr Pet su tutto il territorio nazionale.
Una raccolta punti, quindi, che oltre ad attivare comportamenti solidali mette in relazione le amministrazioni pubbliche, i cittadini e i commercianti. Infatti, come sostiene il presidente di Covar 14 Leonardo Di Crescenzo “il sistema si presenta come uno strumento a disposizione dell’amministrazione pubblica per incentivare e documentare azioni ambientalmente sostenibili, oltre a rappresentare per ogni cittadino un’opportunità concreta per trasformare una buona azione in un vantaggio economico”.

Secondo tutte le previsioni meteo questa sarà la settimana più fredda in cui le temperature rigide scenderanno sino a provocare nevicate in quasi tutta l’Italia. Avete mai pensato di creare un’opera d’arte con la neve? Non semplici pupazzi con il naso e cappelli, ma delle vere e proprie creazioni di notevole dimensione e diametro, visibili dallo spazio. Guardate cosa è riuscito a creare Simon Beck nelle bianche vette innevate, potrete trovare degli ottimi spunti su come divertirvi in questi giorni di freddo intenso!