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The Art Collecting Legal Handbook
Chiunque abbia a che fare in modo approfondito con il mondo dell’arte sa quanto sia difficile barcamenarsi tra la legislazione dei beni culturali. Una volta varcati i confini di una nazione, infatti, le normative riguardanti arte e cultura cambiano, così come cambia la tassazione, le leggi che regolano copyright e diritto d’autore, la natura e la forma dei contratti d’artista. The Art Collecting Legal Handbook interviene proprio in aiuto di coloro che in un modo o in un altro hanno a che fare con il mercato dell’arte, presentando degli approfondimenti riguardanti i Paesi europei, ma anche i mercati internazionali di Stati Uniti, America Latina, Cina, Giappone, India, Canada. Una panoramica completa e variegata che colleziona in maniera agevole i punti principali inerenti la legislazione di ogni singolo Paese analizzato.
Il volume è introdotto da alcuni paragrafi di presentazione del lavoro, che si soffermano anche su argomenti specifici come l’evoluzione del mercato dell’arte o la natura del contratto d’autore. Si entra, poi, nel vivo del testo con l’Argentina per finire con gli Usa e New York, in un’analisi dei principali mercati dell’arte internazionale che viene svolta sotto forma di intervista. I curatori del volume, infatti, Bruno Boesch e Massimo Sterpi, hanno raccolto una serie di interviste ai principali esperti di legislazione culturale del territorio preso in considerazione. La tipologia di domande è sempre la stessa e divisa per settori: “cultural heritage and art market”, “purchase and export”, “peaceful enjoyment”, “sale”, “art philantropy”, “tax” e, per finire, una parte dedicata alle informazioni pratiche e ai contatti.
Si tratta di un testo davvero completo, non solo dal punto di vista “geografico”, in quanto analizza la legislazione di un esteso ventaglio di Paesi, ma anche dal punto di vista contenutistico in sé, trattando un’ampia varietà di argomenti, inerenti sia il diritto comparato dei beni culturali che il mercato dell’arte. La forma dell’intervista, snella e dinamica, facilita la lettura e la comprensione di argomenti che, altrimenti, potrebbero risultare ostici ai non specialisti del settore.
Il testo è reperibile solo in inglese e non vi è ancora una traduzione in lingua italiana, o in altre lingue.
Alla fine del testo, si trovano i dettagli di contatto di tutti gli intervistati e dei loro uffici legali, di cui sono riportati indirizzo, numeri di telefono, e-mail e sito internet.
Gallerie, musei, fondazioni, case d’aste, collezionisti, artisti, acquirenti o venditori di opere d’arte, ereditieri, studiosi e studenti di economia della cultura, di diritto, di arte e beni culturali.
The Art Collecting Legal Handbook, a cura di Bruno Boesch e Massimo Sterpi, Thomson Reuters, Londra, 2013.
Mentre scrivo scorrono le immagini delle manifestazioni che infestano Roma da quando esiste la libertà di esprimere qualunque idea in qualunque forma, anche quando non si tratta di idee ma di posizioni di rendita di pochi, fortunati sindacalisti che manipolano molti, moltissimi sfortunati (e impreparati) lavoratori. I quali, invece di perdere tempo e energie, potrebbero aggiungere valore alle loro vite con una relativa facilità.
Mentre scrivo scorrono le immagini dei lotti delle aste di Londra: Gursky un milione e mezzo di sterline, Wade Guyton ottocentomila sterline, Cindy Sherman mezzo milione di sterline. E così via. Tutti nomi “indovinati” anni fa, molti anni fa quando i soloni e i principianti dell’arte gridavano alla bolla. Era il 2003, dura da dieci anni. Le bolle durano, quando va bene, un anno e mezzo… Tutti zitti davanti ai risultati, salvo ricominciare a gridare a fine week end di Frieze, quando tornano protagoniste l’invidia, le gelosie, le piccinerie di chi percepisce le proprie incapacità e accusa gli altri di “fare sistema” in chissà quale modo. Bassezze tutte italiane.
Nel frattempo, come ampiamente previsto, le aste macinano record da dieci anni e il nostro Fisco, sordo a qualunque sollecitazione da parte nostra, continua a punire i ricchi per mandare in piazza i poveri. A far niente. A far finta di protestare contro un nemico invisibile: la crisi. La categoria dei trasportatori d’arte, intanto, in tutto il mondo, è il settore più in crescita dell’intero comparto. Si chiama indotto, si studia in seconda liceo.
Infatti la crisi, oltre che oggettivamente in molti mercati, in Italia è anche nei comportamenti, nella quotidianità, nelle attitudini che vengono o non vengono alimentate. Nella fattispecie vengono alimentate le attitudini alla protesta sterile, inutile e scomposta, spesso volgare e fuori luogo. Non vengono invece alimentate le attitudini alla creatività organizzata, all’arte come professione millenaria (Rembrandt faceva anche il mercante d’arte…), alla cultura come sistema identitario e imprenditoriale che distribuisce intelligenza e denaro. Noi sappiamo benissimo come si fa, conosciamo le best practice, le dinamiche operative e strategiche dell’economia culturale, le abbiamo messe in pratica per anni e continuiamo a farlo. Perché crediamo nell’organizzazione e nella solidarietà messe insieme. Crediamo nell’Uomo e nel ragionamento, nella flessibilità e nell’immaginazione, nella scientificità dell’arte e nella sua imprescindibile preziosità per la crescita e l’evoluzione. E per questo portiamo risultati, comprese le previsioni di crescita degli artisti, che non sono in contraddizione con il concetto di generosità e divulgazione, anzi.
Solo che bisogna applicarsi, saper leggere, ragionare, riflettere, controllare ed evolversi. Senza gridare, possibilmente. Le braccia che si agitano inutilmente, oltre a sottrarre energie all’agricoltura, distraggono per primo chi le muove.
Un gettito come quello dell’arte oggi, impressionante, enorme e in continua crescita, merita di essere trattato fiscalmente con un IVA al 10% (se non al 7 come in Germania o al 4 come in Danimarca…) visto che siamo tra i primi cinque Paesi al mondo per spesa sul Contemporaneo. Un atteggiamento punitivo di imprese e investitori, da parte del Governo, oltre ad essere novecentesco e tristemente fallimentare, è dannoso e ferma la crescita che tanto sbandierano di voler perseguire. Se poi i soliti piccoli invidiosi, quelli che non sanno analizzare serenamente le situazioni e i loro rapidi cambiamenti, danno una mano a questa demagogia imperante, il danno diventa irreversibile. E ci vorranno 25 anni per risolvere il problema più grave di tutti: quello dell’intelligenza al comando.
Francesco Cascino è Contemporary Art Consultant, Cooltural Projects Curator e Presidente ARTEPRIMA No Profit
Immagini:
ADRIAN PACI – The Walk
DARIO CARMENTANO – Siamo Stati Uniti
Se fino a poco tempo fa il mercato dell’arte era una prerogativa esclusiva degli intenditori più raffinati, delle famiglie facoltose, dei collezionisti di generazione in generazione, ultimamente sembra che si stia aprendo sempre di più ad un pubblico maggiormente diversificato. Dopo le fiere d’arte che propongono creazioni accessibili, o le aste per tutti i portafogli, è arrivato anche Artuner, il portale dov’è possibile comprare opere d’arte online, a prezzi speciali, in una sorta di asta web rivolta anche ai meno esperti. Lo scopo è quello di incrementare la conoscenza e l’apprezzamento dell’arte contemporanea internazionale, e allo stesso tempo, di stimolare la nascita di una nuova generazione di collezionisti, giovani e appassionati.
Artuner è una vera e propria galleria online che, per periodi limitati, espone le opere d’arte che mette in vendita ad un prezzo conveniente, ridotto. L’esposizione è tematica e scelta dai curatori e dagli esperti stessi del sito ed è chiamata “curation”. Come specificato dal creatore del sito, Eugenio Re Rebaudengo, in un primo momento i lotti proposti saranno principalmente di fotografia. I prezzi partono dalle 2,000 sterline. Per acquistare bisogna registrarsi online, ma prima di compiere il passo decisivo del pagamento, si può usufruire del consiglio degli advisors messi a disposizione dal portale, contattabili tramite email o Skype. Il sito offre, poi, per ogni artista e opera messa in vendita, informazioni bibliografiche di approfondimento, come in ogni catalogo d’asta che si rispetti. Una volta terminato il periodo della “curation”, è possibile trovare le precedenti esposizioni allestite su Artuner cliccando su “All Art”. Delle sezioni specifiche, contenenti articoli e testimonianze, aiutano infine l’utente a muoversi nel mondo del mercato dell’arte e della tutela delle opere.
La grafica è elegante e curata, il sito è di facile navigazione e comprensione. Al di là della possibilità di acquistare realmente un’opera d’arte, la piattaforma potrebbe rivelarsi un mezzo utile per affacciarsi sul mondo del collezionismo, uno strumento didattico per aggiornarsi sulle tendenze dell’arte contemporanea.
Artuner è stato messo online di recente, quindi al momento contiene esposizioni di un solo artista, il fotografo Luigi Ghirri. Nonostante ci sia la possibilità di vedere il quadro posizionato all’interno di una stanza, o dotato di cornice, il fatto di non poter analizzare l’opera da acquistare dal vivo sicuramente costituisce un limite.
Il portale è stato creato da Eugenio Re Rebaudengo, giovane collezionista, esperto d’arte anche grazie all’esperienza nella Fondazione di famiglia, la Sandretto Re Rebaudengo. Gli altri membri del team, Nicolas Epstein e Muna Rabieh, anche loro giovanissimi, hanno una formazione internazionale.
I collezionisti in erba, gli appassionati di storia dell’arte, mercato dell’arte, economia della cultura.
Il dente di un Tirannosauro, lo scheletro intero di un orso delle caverne del Pleistocene, un baule dei primi del Novecento di Louis Vouitton, un tavolo di legno a forma di donna con tanto di gambe, stivaletti, e chioma fluente. Potrebbe sembrare lo strambo inventario di una bancarella di un altrettanto eccentrico mercatino delle pulci, ma in realtà si tratta di pezzi assolutamente originali messi all’asta da Christie’s e presentati nel catalogo “Out of Ordinary”. Continue reading “155 cose fuori dal comune messe all’asta da Christie’s” »
Ci siamo, il giorno che riassume anni ed anni di oblio e reticenze, occhi chiusi e levate di spalle, è giunto. Parliamo dell’ultima asta riguardante un “bene”, una proprietà davvero grossa ed imponente: la reggia di caccia di Carditello, in provincia di Caserta. Una reggia borbonica che fu vanto di caccia prima, ma poi fu una scommessa o meglio una visione che potremmo definire pre-razionalista: un sito in cui poter far coincidere il piacere paesaggistico dei regnanti con le ultime tendenze pre-industriali di distretto europee.
Questa Reggia, di campagna, fu nient’altro che la nostra “Venaria” sabauda del Regno di Napoli. Ma ha avuto sicuramente vita e destinazione diversa. Correggo: destinazione nulla. Proprietà di un ente di diritto pubblico ormai destinato a scomparire sommerso dai debiti con banche, si ritrova oggetto da monetizzare attraverso vendite. Nel frattempo, l’oblio e la desolazione di non servire a nulla se non per depredazioni e furti. Si erge ormai come un fantasma nelle campagne di quella che fu la Terra Felix, la più fertile d’Europa, tra cumuli di rifiuti legali ed illegali. Lì dove i Borbone vollero marcare il più possibile l’azione umana eseguita per rendere produttivo ed a regime ciò che difficilmente poteva essere: da paludi e regi lagni, pianura fertile e di lavoro. Quale sfida oggi, quale futuro per questo territorio una volta produttivo?
In Piemonte negli anni si è creata l’idea politica di dare un grande progetto, seppur oneroso per le casse statali italiane, ad una reggia e al suo territorio: Venaria nel giro di anni, oltre alla ristrutturazione e restauro, è diventata un polo museale ed espositivo di primo piano e una istituzione di alta formazione per la conservazione ed il restauro. Un esempio di come una grande idea politica sia diventata realtà in un territorio. Che fare per Carditello? Tanti gridano al restauro, al tirar fuori la reggia dalle grinfie di possibili privati. Molti hanno gridato a possibili confluenze malavitose in un territorio saturo di mafia. Molti politici promettono le loro attenzioni, ma ad oggi poco si è fatto se non passerelle, di più: la Regione Campania prima ha indicato uno stanziamento di soldi, poi nulla. Non si è sentito forte un discorso, che noi auspichiamo: un progetto politico non per la reggia, ma per tutto il territorio che rappresenta. Un’idea politica di cosa fare lì. Ma un’idea politica talmente forte da essere portata avanti anche col passare degli anni. I partiti e i politici loro espressioni vorranno cimentarsi? Ci saranno le qualità per esprimere questo?
Sono interrogativi a cui non sappiamo rispondere, ma sappiamo che per valorizzare e rendere futuribile qualcosa su un territorio bisogna partire dal genius loci. La chiave sta in quello che è stata questa terra: felice, dove l’economia è stata legata alla ruralità ed al paesaggio. La “maremma napoletana” potrebbe avere una sua Reggia. Ma bisogna che un’intera comunità ci creda e remi insieme, perché il tempo dei soldi a pioggia per restaurare senza senso e senza che sia unicamente per avviare una leva, un processo virtuoso e di autonomia, ma tanto per dare contentini fini a se stessi, è finito.
Nabil Pulita è Membro Segreteria Legambiente Campania
L’uovo, con il suo significato di nuova vita, è il simbolo della Pasqua per eccellenza e il più prezioso è sicuramente l’uovo Fabergé, realizzazione di alta gioielleria nata alla corte degli zar di Russia. Vi starete domandando che legame c’è tra l’uovo di Pasqua e quello Fabergè; ebbene a Londra dal 20 marzo al 9 aprile si tiene un evento benefico chiamato appunto “The Faberge Big Egg Hunt”: 210 uova giganti, decorate per l’occasione da artisti e creativi, sono state disseminate per la città in dodici aree centrali e saranno riunite nel week-end pasquale nella piazza di Covent Garden. Queste originali creazioni possono inoltre essere acquistate on line e i ricavati andranno a favore delle istituzioni benefiche Elephant Family e Action for Children. Noi ve ne mostriamo solo alcune, le altre potete ammirarle e aggiudicarvele sul sito dell’evento!
È stato presentato, in vista dell’edizione 2012 di Arte Fiera, Art First di Bologna (che inaugurerà domenica), il Focus 2012 sull’arte moderna e contemporanea, elaborato dall’Osservatorio di studi economici Nomisma con la collaborazione dell’Università Lum Jean Monnet di Bari.
I risultati dell’indagine hanno confermato il dato positivo del settore artistico, considerato in questo periodo di crisi un bene rifugio sul quale investire, portando però alla luce anche le grandi difficoltà che il comparto continua ad incontrare nel mercato italiano.
A differenza del giro d’affari internazionale sull’arte, infatti, si registra nel Belpaese un calo rilevante delle vendite nel corso del 2011 soprattutto a causa dei prezzi ancora molto alti, sia per il moderno che per il contemporaneo.
La conseguenza immediatamente riscontrabile è stata infatti la contrazione del fatturato delle sette principali case d’asta operanti in Italia (Sotheby’s, Christies’s, Meeting Art, Farsettiarte, Wannanes, Pandolfini e Porro) che si è ridotto nel 2011 del 2% rispetto all’anno precedente.
Un dato che, effettivamente, non stupisce visto anche il ridimensionamento di molte di queste istituzioni in territorio italiano: Christie’s e Sotheby’s hanno infatti da poco comunicato la loro intenzione di diminuire sostanzialmente il numero delle aste in Italia e di avviare una serie di licenziamenti volti allo snellimento degli impegni in Italia.
Il contemporaneo sembra però esimersi da questo trend negativo: con un tasso di rendimento medio annuale del 4,65% (anno 1995-2011), va meglio del moderno e viene considerato un asset strategico sul quale investire. Con più rischio, certo, ma anche con ottime aspettative vista la vivacità del mercato.
Il rendimento generato, inoltre, è di lunga superiore a quello di altri settori: a fronte di un +3,39% dell’arte contemporanea nel 2011, infatti, le nuove abitazioni nelle grandi città rendono solo +1,68% l’anno, le opere d’arte moderna + 0,78% l’anno e i titoli azionari +0,69%.
E dunque ritrovano un Velasquez che stavano per svendere a 300 Sterline e ci guadagnano 3 milioni di Euro; si sono dovuti rivolgere a degli esperti, naturalmente. In questo caso non avrebbero potuto fare altrimenti. Ma se invece di sciupare il tempo e l’intelligenza davanti alla TV, al Grande Fardello, alle bufale di Stato e alle pericolose banalità dei Network commerciali, le persone ritrovassero quello che dicono di avere come valore primario, almeno in Italia, cioè l’arte, e si sforzassero di approfondire i motivi per cui è considerata una disciplina così importante strategica e vitale? Risolveremmo il problema delle masse allo sbando, della decadenza culturale, dei bambini allevati dal telecomando, dell’enorme distanza della gente dal Presente e, come dimostra la storia del Velasquez, della crisi economica. Proprio della crisi, senza se e senza ma.
La centralità dell’arte moderna e contemporanea appare evidente a diversi livelli d’analisi ed esiste una relazione tra crisi, futuro, sviluppo e cultura.
Con un mercato in crescita costante dal Novembre 2004, le cifre dell’arte sono decisamente cambiate ed alcuni artisti contemporanei hanno visto alzarsi le loro quotazioni in maniera esponenziale. Le aste delle maggiori case internazionali registrano continui record: al 2004 ad oggi, si è passati da una media di 6 milioni di dollari battuti per ogni sessione, ad una media di 250 milioni di dollari a sessione. Si tratta sostanzialmente di un mercato che registra una crescita verticale e continua, che rappresenta spesso anche un ottima fonte di investimento per i soggetti che sanno leggerne tempestivamente e con rigore le tendenze. Questo basterebbe a qualunque Ministro dell’economia del terzo Paese del mondo per spesa sull’arte (l’Italia), per fargli decidere di ABBASSARE l’IVA e aumentare la defiscalizzazione delle liberalità devolute a favore della cultura: ne deriverebbero un gettito fiscale e una crescita culturale interna enormi, per i singoli e per la collettività. Invece burocrati di Stato e politicanti di serie B non sembrano avere la minima capacità di intercettare questa nuova ricchezza e questo enorme flusso di capitali; colpa della borghesia conservatrice, certo, ma anche della percezione popolare dell’artista come genio sregolato, concetto totalmente contrapposto a quello dell’artista come professionista che, invece, nei Paesi evoluti è ormai regola acquisita. Com’era in Italia fino alla rivalsa degli ignoranti al potere.
La cosa interessante, per chi usa collegare occhi e cervello, è che i benefici di un vero sistema basato SULLA FORMAZIONE E LA COMPETENZA è l’unica soluzione alla decadenza e alla perdita di occasioni. L’arte e la cultura sono beni propri dell’intelligenza, sono direttamente collegate all’evoluzione e sono la chiave per uno sviluppo intellettuale, umano ed economico che non ha paragoni. Solo bisogna prestare attenzione alle regole: l’arte è una disciplina, non un hobby, per cui richiede CONOSCENZA, ESPERIENZA, PROFESSIONISTI oltre che impegno, serietà e aggiornamento continuo. Richiede un Paese attento e consapevole, giornalisti che non badano all’audience (il Brasile ha la terza rete pubblica e gratuita dedicata completamente all’arte) e persone che sappiano difendere le radici, dalle quali prendere la linfa per garantire un futuro intelligente e ambizioso ai propri figli.
Mai come in questo periodo, la distrazione è sinonimo di distruzione.
Francesco Cascino è Presidente Associazione No Profit Arteprima
Dal 13 al 16 Ottobre appre i battenti, come ogni anno, FRIEZE, la fiera di arte contemporanea più sleek del mondo. Tradotto vorrebbe dire elegante, in realtà il termine si usa per definire un’aria da gioielleria, un’eleganza ostentata, non necessariamente raffinata. C’è la crisi, lo sanno tutti. Non tutti hanno capito come e quanto il mondo debba prepararsi a cambiare radicalmente, ma tutti lo sanno. La radicalità nell’arte è il pane quotidiano, l’essenza stessa della disciplina più antica del mondo, essendo l’arte innervata da evoluzione, aggiornamento e ricerca. In realtà esistono pochi luoghi al mondo dove la ricerca si confonde con il lusso, il glamour e il jet set internazionale, e Londra è la capitale di questa contaminazione inconfessabile eppure evidente e tangibile.
Nell’Ottobre del 2007 ero a Londra nella sessione di aste detta cutting edge di Sotheby’s; un’opera di Raquib Shaw, artista indiano che avevo fatto acquistare nel giugno dello stesso anno ad un collezionista ad Art basel per 80.000 dollari, venne battuta per 3 milioni di Sterline. Un signore, ricco e distinto, si alzò gridando “vergogna, i bambini muoiono di fame…!!” e venne fatto allontanare dalla sala della prestigiosa Casa d’Aste. Da quel giorno, e per la verità dal 2004 anche se giornali e consulenti, broker e politici italiani non se ne sono accorti, l’arte produce aumenti un anno sull’altro di 100/120%.
La sessione cutting edge è il fiore all’occhiello delle giornate londinesi di Frieze; la fiera principale produce una quantità enorme di fiere ed eventi collaterali, e l’identità economico-finanziaria di Frieze viene comunicata attraverso le aste dedicate all’era del taglio netto col passato….
Solo che a ben annusare l’aria, si sente odore di parrucche, costoso (e inutile) fondotinta anni ’80, pellicce false che inquinano più di quelle vere. Insomma, un’aria da Senato della Repubblica Italiana; vecchie signore dedite allo sport preferito delle mantenute: spendere i soldi del marito.
Hai voglia a dire, come fece il Presidente di Sotheby’s rivolgendosi al signore che protestava, “cosa c’è di male ad amare l’arte…”, non funziona. La crisi impone un ridimensionamento nel senso di un ritorno alla qualità. Dei comportamenti, delle scelte e delle opere. E così, in effetti, in parte è stato. Gli investitori più avveduti comprano in galleria, dandosi il tempo di osservare e riflettere (perché l’arte ha delle regole, non si compra a naso…), oppure passano in fiera per annusare l’aria; ma non quella della festa, no. Quella del mercato con la M maiuscola, quella del rapporto qualità/prezzo/cultura, quella che ogni collezionista serio ha assunto negli anni, con l’esperienza e la consapevolezza di chi compra per arricchire la propria anima e la propria mente, condizione primaria perché poi salga anche il valore economico dell’opera.
Per l’ottavo anno consecutivo, leggerete su www.friezeartfair.com, la fiera è orgogliosa di proseguire la Partnership con Deutsche Bank, Main Sponsor di Frieze dalla nascita. E qui, a chi ha gli occhi per vedere, non sfugge che la banca più intelligente del mondo, dal punto di vista dell’arte e della vicinanza concreta alla cultura, è Partner della fiera più ostentatamente ricca del mondo. Deutshce Bank ha supportato giovani artisti dagli anni ’70, comprando per milioni di Marchi tedeschi quello che oggi vale milioni di Euro… Le collezioni di Deutsche sono veri e propri musei di arte contemporanea, cioè dinamici e sempre in evoluzione; i dipendenti di Deutsche vivono a contatto quotidiano con artisti di primissima grandezza, le sedi di Deutsche sono allestite soltanto con la migliore arte della Cutting Edge, e questo grazie al fatto che i banchieri tedeschi hanno a cuore l’evoluzione del proprio Paese e la vedono nei due sensi in cui bisogna guardarla: economico e culturale.
Capito? Ancora no? Ci riprovo.
I Paesi che investono in arte e cultura, come fecero i De Medici nel ‘500, garantiscono serenità e intelligenza per i secoli a venire. Non troppi, evidentemente, ma sufficienti per imparare l’arte e comprarne una parte.
Francesco Cascino è un Contemporary Art Consultant
La mostra Arte Contemporanea per il Tempio di Zeus, che si sarebbe dovuta concludere il 3 ottobre, e le cui opere saranno battute all’asta da Christie’s a Milano il 23 novembre, sarà visitabile fino all’8 novembre nella Valle dei Templi di Agrigento.
Inserita dall’UNESCO nel 1997 nella lista dei siti riconosciuti come patrimonio dell’Umanità, e divenuta nel 2001 “Parco Archeologico e Paesaggistico”- uno dei più grandi al mondo -, la Valle dei Templi di Agrigento, è un luogo di rara bellezza, paesaggistica e archeologica che conserva, in “condizioni di eccezionale integrità”, i templi dorici delle colonia greca di Akragas.
Tra questi, anche l’imponente Tempio di Zeus Olimpico (iniziato a costruire intorno al 479 ac. e probabilmente mai ultimato), che per le sue dimensioni ha costituito probabilmente il più grande edificio sacro dell’antichità greca (solo per avere un’idea: la grande base rettangolare misurava più di 110 metri, ovvero quasi come un campo da calcio in grado di ospitare 42000 persone…).
La mostra nasce dall’iniziativa di Lorenzo Zichichi, direttore della casa editrice il Cigno di Roma, Giovanni Puglisi, presidente di UNESCO- Italia e Pietro Meli, direttore del Parco Archeologico che insieme hanno deciso di ispirarsi ad una precedente iniziativa dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite (UNHCR), nella quale il ricavato delle vendita all’asta di opere d’arte contemporanea era stato utilizzato per finanziare progetti umanitari. Grazie anche alla collaborazione del MACRO e di Christie’s, già collaboratori all’iniziativa dell’UNHCR, come del resto la casa editrice “Il Cigno”, le opere d’arte contemporanea in mostra saranno battute dalla casa d’aste inglese a Milano ed il ricavato sarà utilizzato per rialzare, nel sito originario (una ricostruzione di un altro Telamone è conservato oggi nel Museo Archeologico di San Nicola), uno degli enormi Telamoni (monumentali sculture maschili in pietra calcarea alte più di otto metri) che ornavano il tempio di Zeus. I frammenti della grande scultura sono stati da poco rinvenuti e catalogati grazie ad una ricerca condotta dall’équipe del Parco Archeologico insieme all’Istituto Germanico di Archeologia di Roma.
In occasione di “Arte Contemporanea per il Tempio di Zeus”, sono state esposte oltre 50 opere d’arte contemporanea e del Novecento (da Manzù a Pietro Ruffo, da Daniel Spoerri e Aaroon Young) e numerose sono state le istituzioni pubbliche e private che hanno aderito all’evento: la Fondazione Roma Mediterraneo, Telesia, Reale Mutua Assicurazioni ed altri sponsor privati; la Sovrintendenza ai Beni Culturali (Assessorato alle Politiche Culturali e alla Comunicazione), l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’identità Siciliana ed infine, il MIBAC, che ha dato il suo patrocinio all’iniziativa.
Alcuni artisti come Carla Accardi, Piero Guccione, Mimmo Jodice e il giovane artista romano Pietro Ruffo, solo per citarne alcuni, hanno realizzato delle opere espressamente per quest’occasione, mentre altre sono state reperite grazie alla collaborazione degli archivi (Archivio Afro, Archivio Emilio Greco…). In molti casi, comunque, le opere d’arte sono state donate per intero o parzialmente.
Due i luoghi in cui la mostra è allestita: il Tempio della Concordia, il tempio che, grazie al suo riuso come basilica in epoca cristiana si è conservato quasi intatto per quasi 25 secoli, e la Villa Aurea, ovvero la villa in cui abitò agli inizi del ‘900 Alexander Hardcastle, capitano della marina britannica. Innamoratosi della Valle vi si trasferì contribuendo con tutto il suo patrimonio al recupero delle ricchezze archeologiche. In occasione di questa mostra, sia il Tempio della Concordia che la Villa Hardcastle ed il suo giardino sono eccezionalmente visitabili al pubblico anche al loro interno.
Organizzata grazie alla collaborazione di architetti, specialisti d’arte contemporanea e archeologi, Arte Contemporanea per il Tempio di Zeus può essere considerata come un esempio di una fruttuosa sinergia tra operatori di diversi settori (UNESCO-Italia, parco archeologico, museo d’arte contemporanea, casa editrice, casa d’asta) volta, grazie anche al contributo fondamentale degli artisti e degli archivi d’artista (nonché dalla generosità dei futuri acquirenti delle opere) al raccoglimento di fondi per un intervento di valorizzazione del patrimonio artistico del nostro Paese.
Approfondimenti:
Parco della Valle dei Templi di Agrigento- sito ufficiale
Christie’s
Intervista a Francesco Cascino – vicepresidente dell’associazione arteprima
Dott. Cascino, l’associazione culturale arteprima, di cui è vicepresidente, si è impegnata nell’organizzazione di questa grande asta d’arte contemporanea a favore di IMI (Intergruppo Melanoma Italiano), durante la quale si raccoglieranno fondi per la ricerca sul cancro. Quali sono le tappe fondamentali dell’evento?
Innanzitutto il progetto prevede un concept nuovo, un’alleanza tra arte e scienza sull’elemento evolutivo che le accomuna da sempre: la ricerca. In questo momento in cui siamo tutti preoccupati di conservare, è importante, per noi e per IMI, invece, guardare avanti. Nel metodo e nella sostanza entrambe le discipline hanno dinamiche operative e intellettuali simili: creatività e rigore, analisi e fantasia, conoscenza e visionarietà. Per questo tutto l’evento è caratterizzato dall’elemento ricerca. Ad inizio serata ci saranno brevi ma significativi interventi di operatori culturali dell’arte contemporanea e di medici ricercatori di fama mondiale, come Alessandro Testori e Nicola Mozzillo, entrambi responsabili di reparti di eccellenza nella cura del Melanoma, rispettivamente a Milano e a Napoli. Seguirà una cena con cucina di ricerca a cura di Enoteca La Torre, il cui costo di 120 euro a persona verrà interamente devoluto all’IMI. Intorno alle 21 avrà inizio l’asta di 45 opere battuta da Christie’s e interamente organizzata da arteprima. Infine, intorno alle 23, ci sarà un DJ set e una Live Performance sempre con musica e artisti di ricerca, organizzata dai nostri partner di SnobProduction.
Quali sono stati i criteri di scelta delle opere d’arte selezionate per l’asta? E come sono state reperite?
Le opere sono state richieste e selezionate da Rocco Orlacchio e da me sulla scorta delle personali conoscenze di artisti e donatori (le opere sono state donate a titolo gratuito da importanti artisti di ricerca, galleristi, curatori e collezionisti italiani). L’elemento comune ai lavori in asta, naturalmente, è la ricerca, tranne che in alcuni casi di artisti storici, cioè la coerenza con i linguaggi espressivi della contemporaneità più colta e legata allo spirito del tempo. Gli artisti in asta sono presenti in musei e collezioni di primissimo piano, nella maggior parte dei casi, e sono impegnati con noi nel tentativo di spostare l’attenzione dal passato al presente.
Qual è l’obiettivo economico che vi prefissate di raggiungere?
Dal punto di vista strettamente economico in questa occasione vogliamo finanziare la ricerca dell’IMI e aggregare persone attente e consapevoli attorno ai temi dell’esclusione sociale, dell’emarginazione, dell’infanzia che vive il disagio della periferia in senso reale e metaforico. Per raggiungere questi obiettivi abbiamo bisogno di economie forti e solide, e questi eventi sostengono il lavoro di arteprima e dei suoi partner.
Oltre alla raccolta fondi tramite aste benefiche, in che modo, secondo lei, il mondo dell’arte può continuare ad avvicinarsi alla ricerca e alla solidarietà nel campo sociale?
Attraverso il pragmatismo, le dinamiche aziendali e imprenditoriali applicate alla cultura in genere e all’arte in particolare. Non secondo gli schemi semplici delle strutture a pagamento, ma seguendo logiche strategiche e professionali legate al merito, generando nuovi strumenti di organizzazione razionale delle risorse e delle competenze, soprattutto. I raccomandati senza arte né parte che riempiono il ministero dei beni culturali hanno fatto di noi lo zimbello del mondo evoluto. Il curriculum, ad esempio, è diventato un optional. Questo non può più essere:è pericoloso, oltre che ridicolo, e in contraddizione assoluta con la cultura liberal del mondo di oggi.
Arteprima è un’associazione no profit che lavora su progetti culturali di promozione sociale. Quali sono i vostri prossimi progetti e quali i risultati ottenuti finora?
Siamo appena nati, il progetto “L’arte della ricerca: Cultura, Scienza, Evoluzione” contiene nel titolo le nostre mission e i nostri credo, per cui continueremo ad organizzare eventi benefici ma, soprattutto, progetti culturali per le periferie in Italia; mostre, laboratori creativi per bambini, work shop di aggiornamento sui nuovi linguaggi dell’arte, sia per le istituzioni, sia per le aziende illuminate, sia per i nostri associati, che vogliono crescere come lo vogliamo noi, in un contesto intelligente e attento ai cambiamenti quotidiani.
Intervista a Mariolina Bassetti, Direttore Internazionale Dipartimento Arte Moderna e Contemporanea di Christie’s
Oggi gran parte della formazione e della comunicazione è orientata a legare l’arte al business. L’asta è un riflesso di queste due tematiche che si legano tra loro. Ma quale potrebbe essere la conseguenza di questo avvicinamento di arte e finanza? Non si rischia in questo modo di focalizzarsi sugli introiti economici per discostarsi dal lato emotivo-emozionale dell’esperienza artistica? L’artista produrrà opere d’arte o merci da vendere?
La mercificazione dell’arte è un rischio che si è sempre corso, anche nei secolo passati.
Sicuramente il primo motivo che ci lega all’arte è quello di tipo emotivo e l’artista produce per istinto, in maniera assolutamente emozionale. Il legame tra arte e denaro è sicuramente imprescindibile, ma questo non solo nel XXI secolo. Pensiamo infatti ai grandi committenti del passato e alla povertà degli artisti più famosi che dipingevano per sopravvivere e per guadagnare qualche soldo.
Oggi, naturalmente, tutto questo si è accentuato perché i livelli economici a cui sono arrivate alcune opere sono assolutamente aldilà di ogni previsione effettuata anche in anni vicini, come il ’70 o l’80.
Credo quindi che per fare chiarezza su questo aspetto occorra distinguere tra due ruoli in gioco:
quello dell’artista, che è diventato un po’anche il manager di se stesso e quello del collezionista.
La visione contemporanea dell’artista non è solo quella di produttore di immagini, ma di qualcuno che si adatta alla società contemporanea sviluppando operazioni di marketing, di autopromozione.
Se vogliamo parlare di esempi concreti non potrei non citare Cattelan che è, a mio avviso, un artista geniale, il maggior interprete dei tempi moderni: opere come il Papa colpito da un meteorite oppure Hitler in ginocchio sono realizzazioni di grande forza, completamente diverse dalle opere della tradizione classica ma ugualmente intense a livello emotivo. L’artista è in questo caso riuscito a colpire il pubblico con un messaggio che non è solo artistico, ma anche mediatico, facendo così divenire i media strumenti di promozione non solo della singola opera, ma di tutta una produzione legata al suo nome. La sua performance alla Triennale di Milano con i bambini impiccati è un’immagine molto forte, che ha provocato diversi tipi di reazione, tutte contemporaneamente riprese dalle principali testate italiane e internazionali. Questo ha provocato un aumento delle quotazioni dell’artista, a riprova che messaggio artistico e mediatico cooperano nella promozione di un’opera e del suo artefice.
Dal punto di vista del collezionista, invece, abbiamo assistito ad una trasformazione del concetto di raccolta: se finora si collezionava per una passione legata esclusivamente all’arte, al bello, oggi collezionare è diventato un investimento sicuro che coinvolge inoltre l’appartenenza ad uno status symbol ben definito, legato alla moda e a fattori di appartenenza sociale. L’opera d’arte appare oggi come una diversificazione dei propri beni anche perché, e questo è indubbio, il mercato dell’arte, a differenza di altri comparti, non ha subito flessioni significative. In realtà, quindi, non si può distinguere molto il fenomeno artistico da quello economico, semmai distinguere tra un collezionista che acquista opere d’arte per il solo piacere del bello e del collezionare appunto, che è sicuramente diverso da colui che, invece, ha lo scopo di investire nell’arte, sicuro che quella determinata opera nel tempo aumenterà il suo valore iniziale. Trovare il collezionista puro nel 2010, è sicuramente un’impresa ardua perché troppo alti sono i valori economici in ballo oggi.
Come si determina il valore di un’opera d’arte e come si costituisce il suo prezzo?
Il valore di un’opera d’arte è dato da diversi fattori: quello tecnico, costituito da stime di opere simili passate sul mercato ufficiale delle aste, un mercato pubblico che possiede un listino ufficiale, un catalogo pubblico, e i prezzi a cui poi effettivamente vengono battute le opere. Indubbiamente, per poter definire la stima di un’opera, si fa riferimento ai risultati precedenti ottenuti da opere simili per qualità, dimensione, per tecnica, per periodo storico. A questo va aggiunta una sensibilità individuale particolare che ogni specialista ha nel determinare il valore di un’opera e dei fattori strategici che permettono di raggiungere un risultato migliore durante l’asta. Le stime di Christie’s sono sempre determinate in team: un gruppo di specialisti che si riunisce e discute la stima, funzionale per il raggiungimento di un risultato ottimale durante l’asta. Oltre alla stima, si lavora anche sui potenziali compratori che potrebbero essere interessati all’acquisto o comunque adatti per quel tipo di opera. Sarà poi l’asta vera e propria a determinare il prezzo.
Versioni discordanti sono state date sulla situazione del mercato dell’arte. C’è chi, come lei, ha affermato che il mercato dell’arte non ha conosciuto crisi e chi invece, ha constatato come in realtà la crisi si è registrata anche in questo comparto, portando a riprova il fatto che molte opere d’arte siano state battute anche a prezzi molto più bassi rispetto alle stime iniziali…
Tutto ciò che è bello non ha conosciuto crisi e credo che mai la conoscerà: anzi, abbiamo venduto opere d’arte a prezzi anche più alti delle stime proprio nei periodi di maggiore flessione del mercato. Negli ultimi 10 anni, il momento più difficile è stato forse quello immediatamente successivo al fallimento della Lehman Brothers, nel 2008. In un momento in cui l’economia mondiale era molto penalizzata, nel comparto artistico c’è stato un momento di riflessione, quasi una sosta necessaria alla comprensione di cosa stava accadendo e su cosa fosse meglio investire. Questo ha significato, di certo, una flessione dei prezzi che però hanno registrato una ripresa già a partire dal giugno successivo. In questo momento, aldilà della crisi, c’è molta liquidità e l’arte è un settore particolarmente vivace e attivo che si presta molto agli investimenti più sicuri.
Investire sulle opere d’arte. Quali sono gli artisti, le epoche, gli stili sui quali investire oggi?
Noi preferiamo sempre non far nomi, quindi non le dirò degli artisti in particolare. Investire nello storico rappresenta un investimento sicuro che non potrà che fruttare con il passare del tempo. Investire sui giovani è una sfida più rischiosa, bisogna essere più esperti, ma allo stesso tempo comporta un impegno economico più basso e, se la scelta si rivelerà giusta, si tratterà sicuramente di un investimento più fruttuoso del classico. È un po’ la stessa differenza tra le obbligazioni e le azioni. Sta a noi scegliere quanto rischiare.
Christie’s si sta attivando da qualche tempo per le aste online e da pochi giorni è stata presentata la nuova applicazione iPhone per seguire le aste in diretta. Si può prescindere dal fascino della battitura live per concedere più spazio all’internazionalizzazione?
Noi abbiamo una grandissima percentuale di acquirenti on-line, soprattutto in Italia. Quello che consiglio, proprio per non prescindere dal piacere della battitura in diretta, è quello di seguire l’asta su internet, che è un’esperienza sicuramente più completa di quella vissuta esclusivamente al telefono. On-line si può infatti vivere l’asta, vedere il banditore e partecipare poi tramite il telefono.
E poi, è sicuramente più comodo.
Le aste di libri e autografi mostrano da diverso tempo una sostanziale tenuta. Un mercato solido fatto di collezionisti attenti e scrupolosi, italiani e stranieri, affollano le aste cercando in primis la qualità dei lotti, ovvero le perfette condizioni di conservazione degli esemplari. La rarità delle edizioni è solitamente il secondo criterio per l’acquisto, che spinge i collezionisti a concentrarsi – soprattutto in questi ultimi tempi – su opere da lungo tempo non apparse nel mercato. Il commercio librario in Italia ha una lunga e consolidata tradizione, con fiere e vendite all’asta abbastanza frequenti. Le indicazioni fornite dal mercato vanno verso una crescita dei prezzi di Incunaboli, Aldine e Libri scientifici, la cui domanda è soprattutto internazionale. Sostanziale tenuta per il Libro Illustrato del Settecento, la cui eleganza è ritenuta dai collezionisti insuperabile. Se si osservano i risultati di vendita degli ultimi anni, si osserva un ampliamento del mercato verso nuovi acquirenti, in particolare professionisti interessati alla Letteratura del Novecento, sia libri che autografi. I prezzi di queste moderne edizioni hanno subito un’impennata considerevole, con incrementi rispetto al decennio scorso anche del 50%. Se un settore dimostra dunque grande vitalità è forse proprio la Letteratura moderna e contemporanea, ovvero l’insieme di quegli autori che nel Novecento hanno segnato la nostra epoca e che rappresentano – agli occhi di tanti giovani collezionisti – il sostrato della nostra moderna cultura.
Fabio Massimo Bertolo – Bloomsbury Auctions