TITOLOE così vorresti fare lo scrittore?untitled

 

 

COSENon è un manuale di scrittura. È un manuale di salvataggio dopo la pubblicazione del primo inedito. Aiuta a salvarsi dalle nebbie della impopolarità, dalle asprezze delle prime stroncature, dalla SDC o Sindrome Da Classifica che, immancabilmente, attanaglia ogni scrittore. È un testo che racconta delle fatiche della promozione, girando per il mondo in lungo e largo, ospitato da piccoli librai entusiasti o in trasferta negli hotel più affascinanti, sotto i fuochi di domande scomode o lusingato da commenti interessanti. Sopravvivere in veste di scrittore professionista non è facile e la vita da post esordienti è costellata da scadenze, blocchi della creatività, premi vinti e premi persi, obblighi sociali e convenevoli. È un testo che insegna che, alla fine di qualunque giro di giostra, a rimanere e a motivare è la passione bruciante e incontenibile per la scrittura declinata in tutte le sue forme.

 

 

COMEL’ironia e la leggerezza sono le caratteristiche portanti di questo libro. L’umorismo pungente e realistico e il tono confidenziale rendono la lettura piacevole e scorrevole. Il lettore segue l’escalation di un autore attraverso i tre gradi che ne costituiscono la carriera (oltre che la macro suddivisione del libro): Brillante Promessa, Solito Stronzo e Venerato Maestro. Per ogni fase ci si addentra, con sincerità, nel mondo di gioie e dolori che uno scrittore deve affrontare, ciascuna con un grado e una sfumatura diversa di intensità.

 

 

proPer apprezzarlo e arrivare fino all’ultimo capitolo non bisogna per forza avere in un cassetto un manoscritto inedito che si sogna un giorno di pubblicare.

 

 

CONTROLeggendolo non scoprirete la formula che mondi possa aprirvi, non verrete a conoscenza dell’incantesimo che vi farà diventare magicamente scrittori, ma avrete a disposizione uno spaccato pratico e divertente di quello che significa fare il mestiere dello scrittore.

 

 

SEGNI PARTICOLARICome racconta nella prima parte del suo volume, l’autore Giuseppe Culicchia ha cominciato la sua carriera nel mondo dei libri e dell’editoria come commesso in una libreria, dove ha lavorato per dieci anni. Una volta diventato a pieno titolo Giovane Scrittore ha lasciato il posto fisso per dedicarsi full time ad uno dei lavori più belli e faticosi del mondo. Poi da Solito Stronzo si è iscritto a Facebook, per promuovere uno dei suoi libri, ma di Twitter dice: “Non ho qualcosa di intelligente e sarcastico e interessante e brillante da dire su tutto lo scibile umano in centoquaranta caratteri e ogni tre minuti. Per me escogitare anche solo un pensierino al giorno da postare su Twitter sarebbe un secondo o terzo lavoro”. Come biasimarlo…

 

 

CONSIGLIATO ATutti quelli che sognano di diventare scrittori, gli amanti dei libri, della lettura e dell’editoria. Ai curiosi dotati di senso dell’umorismo.

 

 

E così vorresti fare lo scrittINFO UTILIore? di Giuseppe Culicchia, Laterza 2013, 14 euro.

falcinelliIl nuovo fenomeno nell’editoria si chiama “graphic novel”: si tratta di romanzi narrati attraverso immagini a fumetti e realizzati grazie al talento di scrittori e illustratori. A parlarci di questa nuova dimensione del racconto è il bravissimo Riccardo Falcinelli, che di grafica e illustrazione ha fatto la sua professione: dal 2000 cura infatti l’immagine grafica di Minimumfax, di Laterza, Carocci e della collana Stile Libero Einaudi, e dal 2002 è professore universitario di grafica e comunicazione visiva.

 

Quale esperto nel campo, ci chiarisci una volta per tutte cosa differenzia un graphic novel da un fumetto o da un romanzo illustrato?
In verità non credo di essere un esperto, ho scritto e disegnato alcuni graphic novel come pezzi di un progetto più ampio di ragionamenti sulla grafica e sulla comunicazione visiva, ovvero i miei libri sono soprattutto degli esperimenti per vedere cosa è possibile fare di una narrazione visiva. Le nomenclature sono – come è noto – convenzionali: fumetto sarebbe quello tradizionale e seriale (strisce o albi con personaggi ricorrenti), graphic novel invece l’opera unica in forma di libro più simile come impianto concettuale alla narrativa tout court, romanzo illustrato poi può essere qualsiasi unione di testi e immagini ma che abbia un “respiro” romanzesco, che si distenda per più pagine con un impianto narrativo largo e non necessariamente concentrato sulla trama. Ma appunto sono convenzioni.

 

Una ricerca dell’AIE attesta che questo genere copre il 10,8% della produzione di fiction. Come spieghi tale grande successo? Lo ritieni un “fuoco di paglia” o un risultato destinato a perdurare e magari crescere nel tempo?
Difficile fare previsioni. Francamente mi pare un numero enorme, in libreria non sembra così massiccia la loro presenza. Però di sicuro i lettori vanno aumentando. Le generazioni più giovani sono più disposte al visivo ma non vuol dire che lo capiscano davvero, anzi alle volte lo danno per scontato, non sono consapevoli dei meccanismi in atto. Quello di cui mi accorgo sempre più spesso è come un grande numero di persone subisca le immagini anziché capirle, ma di questo è anche responsabile la scuola che non allena abbastanza al pensiero critico: si insegna la storia dell’arte (quando lo si fa), si parla di film e di design come elenco di cose belle senza concentrarsi sul ruolo che questi artefatti giocano nella nostra vita quotidiana. Un ruolo che spesso è anche politico, indirizzando gusti e comportamenti.

 

Come prende forma un graphic novel nel tuo studio? Da dove si comincia e dell’aiuto di chi ti avvali?
I libri che ho scritto fino a oggi li ho fatti tutti con Marta Poggi. Mesi e mesi di infinite discussione su come raccontare. Poi a lei il compito delle parole, a me quello delle figure. Come dicevo sono degli esperimenti, nel senso che quello che ci è sempre interessato, oltre la trama, era capire come mettere il relazione testi e immagini in maniera inconsueta. E infatti le nostre storie sono fondamentalmente metalinguistiche: tutte le trame parlano di mass media e di comunicazione globale. Grafogrifo è un rinascimento che funziona come Matrix o come un pamphlet di McLuhan, Cardiaferrania racconta del rapporto tra la nostra identità e quella degli oggetti industriali, cos’è originale e cosa è una copia? L’allegra fattoria è una parodia dell’informazione giornalistica, dei fatti che si pretendono “veri”. Sono tutte storie che parlano della complessità di vivere nella società delle immagini. E poi volevamo fare libri “difficili”, oggi tutto è entertainment, volevamo scrivere libri che chiedono una partecipazione forte del lettori, anche al punto da metterli in difficoltà, di spaesarli, di fargli chiedere dove si stesse andando a parare.

 

“L’Arte delle Felicità” di Alessandro Rak o “La vita di Adele” di Abdellatif Kechiche sono stati graphic novel riprodotti sul grande schermo. Se dovessi trasporre cinematograficamente una delle tue creazioni, quale sceglieresti? Perché?
La risposta è facile: nessuno. Ho sempre voluto scrivere graphic novel che non fosse possibile trasformare in film e per una ragione precisa: trattandosi di lavori concentrati sul codice narrativo volevo trovare un modo di raccontare che non fosse trasferibile facilmente in un altro linguaggio. Quello che trasponi in un film è la trama e niente altro, forse un po’ dell’atmosfera. Ma se la trama è tutt’uno con le strutture visive allora questo diventa difficile. In verità la maggior parte dei graphic novel mi annoia perché sono testi scritti con aggiunte le immagini, i due pezzi sono disgiunti e possono appunto vivere l’uno senza l’altro.

 

Da insegnante di Psicologia della percezione, come leggi questa preponderanza dell’immagine nella comunicazione odierna? Oltre al graphic novel, si è assistito infatti all’exploit delle info grafiche e di social dedicati a foto e immagini. Come mai al giorno d’oggi diamo la precedenza al senso della vista?
Non credo che diamo precedenza alla vista, gli diamo il giusto spazio. La nostra ci sembra una società molto visiva solo perché facciamo il confronto con la cultura ottocentesca che ci ha preceduti e che era maggiormente incentrata sul verbale. Però proprio perché tante immagini ci circondano bisogna stare in guardia, come dicevo non c’è nulla di più pericoloso di quello che diamo per scontato, che ci pare ovvio e innocente. Anzi proprio perché viviamo nella “civiltà delle immagini” dovrebbe essere responsabilità un po’ di tutti saperne di più. Se uno vive in una foresta con animali feroci si munisce di armi adeguate, sarebbe sciocco il contrario. Eppure in tanti vivono circondati dalla comunicazione visiva in ogni momento della loro vita senza nessun tipo di strumento di difesa o di comprensione.

 

Per chi ancora non conoscesse questo genere letterario, quali titoli consiglieresti?
Asterios Polyp di Mazzucchelli e Jimmy Corrigan di Chris Ware. Però bisogna prima aver letto tutto Carl Barks, “Paperino e la scavatrice” è la più grande storia mai disegnata: c’è una finezza psicologica rarissima nei fumetti e c’è quella verità umana di cui sono capaci solo i grandi artisti.

 

La storia dell’arte rischia di essere ridotta o addirittura eliminata dai programmi di formazione scolastica. La petizione per contrastare la decisione presa dal Governo con la Riforma Gelmini del 2010 raccoglie, specialmente negli ultimi giorni, sempre più firme, sempre più adesioni.

Anche Stefano Guerrera, giovane informatico pugliese di 25 anni, si è interessato al problema e ha pensato di risolverlo a modo suo. È nata così la pagina Facebook “Se i quadri potessero parlare” che, messa online solo il 18 ottobre, oggi conta già circa 180mila like. L’idea balenata in mente a Stefano è stata molto semplice, ma decisamente vincente: le opere d’arte più famose di artisti come Leonardo, Botticelli, Caravaggio, vengono corredate da una frase comica che ne stravolge totalmente il senso agli occhi dello spettatore. Il linguaggio usato è il dialetto romano che inevitabilmente fa ridere, come spiega lo stesso Stefano che da sei anni vive a Roma.

 

guerrera5

 

Il risultato ottenuto con questo esperimento è davvero esilarante e, effettivamente, conferma un’esigenza che si è venuta palesando altre volte negli ultimi anni: quella di rendere l’arte una materia comprensibile a tutti, un campo che deve vantare i suoi specialistici e i suoi studiosi, i suoi critici e i suoi esperti, ma che può anche rivolgersi ad un pubblico vasto e variegato.

 

guerrera8

 

Il blog L’arte spiegata ai truzzi di Paola Guagliumi, ad esempio, ha iniziato già un anno fa ad affrontare la questione, presentando spiegazioni in romanaccio dei più grandi capolavori dell’arte moderna e contemporanea. Anche in questo caso il risultato è divertentissimo, e al contempo anche abbastanza istruttivo. La Guagliumi è una studiosa di storia dell’arte e una guida turistica e le opere che presenta sono trattate attraverso un lato didattico serio, che si nasconde dietro alla forma faceta.

 

guerrera2

 

È del 2008 un altro tentativo di desacralizzare la storia dell’arte e di renderla familiare agli occhi dei più: Understanding art for geeks, un blog in cui ancora una volta quadri famosi vengono parodiati in versione “geek”, modificati appositamente per gli amanti di internet e della tecnologia.

 

geek3

 

Un esempio cartaceo che sperimenta un modo non convenzionale di spiegare la storia dell’arte è rappresentato, poi, dal volume di Mauro Covacich del 2011, L’arte contemporanea spiegata a tuo marito, un testo ironico, ma molto completo per approcciarsi all’arte contemporanea senza i pregiudizi che portano a non considerarla espressione artistica vera e propria, o comunque non al livello dei grandi maestri del passato, per perizia tecnica e comunicazione estetica.

Tornando al fenomeno degli ultimi giorni, “Se i quadri potessero parlare”, si tratta ovviamente di un gioco. Eppure, potrebbe rivelarsi non fine a stesso. Di sicuro serve ad avvicinare tutti, soprattutto i più giovani, ad un mondo dal quale spesso si sentono distanti, anche solo reintroducendo nella loro iconosfera rappresentazioni che al giorno d’oggi sono sempre più escluse dall’immaginario collettivo, perché sostituite da cartelloni pubblicitari, divi del cinema, o appunto, espressioni visive appartenenti al mondo web.

omidyarÈ tutto un susseguirsi di “pare che” e “sembrerebbe”. La notizia della nascita di un nuovo portale di informazione basato sul giornalismo investigativo è ancora fumosa e avvolta nel mistero.
È solo di ieri, d’altra parte, la conferma ufficiale che due personaggi molto in vista del mondo del business e dell’informazione statunitense hanno deciso di unirsi per dare vita ad uno strumento potenzialmente pericoloso, di sicuro molto intrigante, che potrebbe costituire una svolta epocale nel modo di fare giornalismo. Eppure, qualche “soffiata” di approfondimento in materia è possibile riuscire a reperirla per saziare i primi morsi della curiosità, o alimentarli con interrogativi che si spera abbiano presto risposta. Vediamo insieme chi sono i protagonisti di questa avventura giornalistica e cosa hanno in mente di fare:

PIERRE OMIDYAR: imprenditore e filantropo americano di origini iraniano-francesi, è meglio conosciuto come il fondatore di eBay, grazie al quale è diventato milionario all’età di trent’anni. Di recente, si è dedicato al giornalismo investigativo e alla comunicazione fondando il giornale hawaiano, Honolulu Civil Beat. Quest’estate ha provato ad acquistare il Washington Post, ma poi ha lasciato l’onore e l’onere a Jeff Bezos, il creatore di Amazon. L’esperienza lo ha, però, stimolato e un’idea è balenata alla sua mente di benefattore milionario: investire in un canale di informazione totalmente nuovo, rivoluzionario, famoso prima ancora di nascere.

GLENN GREENWALD: giornalista, blogger, avvocato è – anzi era – una delle penne più chiacchierate del The Guardian. Il suo nome è stato illuminato dalle luci della ribalta nel momento in cui è scoppiato lo scottante Datagate. Si tratta di uno degli scandali più spinosi che hanno riguardato la NSA statunitense, opera di Edward Snowden. Questo giovane informatico, impiegato della CIA, nel maggio del 2013 ha rilasciato alla stampa britannica materiale top secret riguardante i programmi di sorveglianza di massa dei governi europei e americani. Snowden ha dichiarato di aver compiuto questo gesto perché non vuole vivere in un mondo in cui la privacy e la libertà dei cittadini sono seriamente compromesse e violate da quegli stessi governi che dovrebbero proteggerle. Le rivelazioni di Snowden sono passate attraverso gli articoli di Greenwald, che possiede ancora materiale inedito a riguardo.
Greenwald ha dichiarato ufficialmente di lasciare The Guardian per abbracciare il progetto di Omidyar. D’altra parte egli stesso, insieme alla collega documentarista Laura Poitras e all’esperto di sicurezza nazionale del The Nation, Jeremy Scahill, aveva maturato l’intenzione di creare uno spazio online dedicato al giornalismo indipendente.

IL NUOVO CANALE DI INFORMAZIONE: da quanto trapelato dalle prime informazioni, si tratterà di un canale interamente online che unirà i più dotati giornalisti indipendenti. Non avrà una linea politica, ma il suo scopo sarà far trapelare la verità. Una parola difficile e spesso spaventosa che, però, Gleenwald e Omidyar non hanno paura di associare al loro progetto. Il fondatore di eBay investirà inizialmente un budget di 250 milioni di dollari (l’offerta che aveva avanzato per acquistare il Washington Post). Per scrivere per il nuovo potente colosso investigativo è necessario essere giornalisti indipendenti, dalle forti opinioni, esperti nel proprio campo e con un buon seguito di lettori. Il punto di forza che sbaraglierà la concorrenza starà nel combinare il giornalismo tradizionale con le nuove frontiere del blogging e con le potenzialità infinite del mondo digitale. Tre ingredienti ne faranno uno strumento potente: validi editori e “investigatori”, il supporto tecnologico, un ottimo ufficio legale. Sebbene, infatti, il nuovo portale si occuperà di tutto – sport, economia, intrattenimento, nuove tecnologie – il suo “core business” sarà il giornalismo investigativo e non si esclude che il resto delle informazioni concesse da Snowden non possa costituire il primo tassello di questo nuovo canale di informazione. Tutto ciò non lo renderà uno strumento di nicchia, anzi, il proposito dei suoi ideatori è proprio quello di iniziare un tipo di giornalismo personalizzato, ispirato alle aziende della Silicon Valley che puntano e investono sullo studio dei gusti e delle esigenze dei consumatori e soprattutto sul loro engagement.

I dettagli sul progetto si interrompono più o meno qui, nello stesso punto in cui comincia la sfilza di interrogativi sul suo senso ultimo. I contorni per definire i “buoni” e i “cattivi” sono ancora troppo sfumati e non ci resta che stare a vedere.

Ai più di ottant’anni (l’età di una signora non si specifica mai) e sono le 4 del mattino. A quell’età due sono le possibilità: o sei già sveglio perché l’insonnia è ormai parte di te, o dormi profondamente come un bambino. Se stai ronfando come tutte le notti, lo squillare del telefono difficilmente riuscirà a svegliarti. Anche se a chiamare è nientepopodimenoche l’Accademia di Svezia. E anche se quello che vuole annunciarti è che… hai vinto il Premio Nobel per la Letteratura (insieme a circa 900mila euro)! È successo proprio questo, poche ore fa, alla scrittrice canadese Alice Munro, Nobel per la Letteratura 2013. Scopriamo insieme chi si cela dietro il sorriso aperto di questa donna dai capelli argentei.

VITA (e qualche spettegolezzo): Alice Munro si chiamava Alice Laidlaw prima di sposare James Munro, compagno di Università alla Western Ontario, lavorava in biblioteca e per arrotondare serviva ai tavoli come cameriera e raccoglieva tabacco. Eppure la passione per la letteratura fermentava in lei, tanto che il primo racconto, “The Dimensions of a Shadow”, lo scrisse a 19 anni. James non fu l’unico uomo della sua vita, però, e un altro compagno dei tempi dell’università fece breccia nel suo cuore, Gerald Fremlin, che condivise con lei gioie e dolori fino alla sua scomparsa, in una casa in Ontario che pare sia deliziosa quanto le villette degli Hobbit nella Terra di Mezzo di tolkeniana invenzione.

 

Alice-Munro-005

 

OPERE: dopo quel primo racconto, “The Dimensions of a Shadow”, la vena letteraria della Munro produsse senza sosta opere entrate nella storia della letteratura anglofona. A partire da La danza delle ombre felici (Dance of the Happy Shades) del 1968, per continuare con Chi ti credi di essere? (Who Do You Think You Are?) del 1995, passando per Nemico, amico, amante… (Hateship, Friendship, Courtship, Loveship, Marriage) del 2001, fino ad arrivare a La vista da Castle Rock (The View from Castle Rock) del 2006, la Munro ha suscitato il favore del pubblico e della critica, ottenendo premi prestigiosi e riconoscimenti internazionali. La chiave del suo successo sta nella semplicità complessa, nella capacità di raccontare con profonda intensità le vicende di uomini e donne comuni dell’Ontario, senza cadere mai nello stucchevole o nel banale. I suoi sono personaggi nei quali tutti possono rispecchiarsi e magari trovare quel senso di ambiguità, incertezza, instabilità che costella la vita di ciascuno di noi.

 

View from Castle Rock_1

LATI OSCURI: l’unica ombra nella carriera della Munro potrebbe essere il rimpianto di non aver mai scritto un vero e proprio romanzo. Il suo editore, Doug Gibson, ha raccontato che durante i loro primi incontri la scrittrice si sentiva terribilmente sottopressione proprio perché desiderava “diventare seria” e scrivere un romanzo. Fu lo stesso Gibson, però, a riconciliarla con la sua natura creativa: il suo punto di forza era proprio quello di essere una velocista e non una maratoneta. Da parte nostra possiamo dire che Gibson ci aveva visto benissimo, considerate le innumerevoli soddisfazioni che la scrittura di racconti ha riservato alla Munro nel corso degli anni, fino all’ambitissimo Nobel.

LA CITAZIONE: Il racconto non è una strada da seguire, è più una casa. Ci entri e ci rimani per un po’, andando avanti e indietro e sistemandoti dove ti pare, scoprendo come le camere e i corridoi sono in relazione tra loro, e come il mondo esterno viene alterato se lo si guarda da queste finestre. E tu, il visitatore, il lettore, sei cambiato, allo stesso modo, dal fatto di trovarti in questo spazio chiuso, che può essere ampio e semplice da percorrere, o pieno di svolte improvvise, scarno o sontuosamente decorato. Puoi tornarci tutte le volte che vuoi, ma la casa, la storia, conterrà sempre qualcosa in più di quello che ci hai trovato l’ultima volta.

 

Alice Munro ha risposto con deliziata sorpresa all’annuncio della vittoria del Nobel per la Letteratura, onore che ha definito “quite wonderful” e si augura che questo suo successo possa ridare meritato lustro all’intera letteratura canadese. Noi non passiamo che farle i più sentiti auguri e… tutto il resto è storia.
Continue reading “Chi è Alice Munro” »

Alfred Nobel inventò la dinamite. Poi un giorno morì e lasciò il suo patrimonio di circa 200 milioni di euro a un fondo specifico da distribuire annualmente a coloro che, durante l’anno precedente, avessero contribuito maggiormente al benessere dell’umanità. E da lì tutto ebbe inizio.

Oggi i Premi Nobel sono considerati tra i riconoscimenti più importanti e prestigiosi e probabilmente tutti, almeno da bambini, abbiamo sognato di ottenerne uno. Quantomeno quello per la pace.

Il giro di interessi, economico e mediatico, che gira attorno ai Premi Nobel è vastissimo. Dopo la già avvenuta assegnazione dei Premi Nobel per la medicina, per la fisica e per la chimica, il 10 e l’11 ottobre sarà la volta dei Premi più attesi e discussi, quello per la letteratura e quello per la pace.

Dr. Francis Crick's Nobel Prize Medal on Heritage Auctions
Nobel per la Pace
Il Nobel per la Pace viene assegnato “alla persona che più si sia prodigata o abbia realizzato il miglior lavoro ai fini della fraternità tra le nazioni, per l’abolizione o la riduzione di eserciti permanenti e per la formazione e l’incremento di congressi per la pace”. Rispetto agli altri Premi, al Nobel per la Pace ci si candida e quest’anno, come è leggibile sul sito ufficiale, è stato raggiunto il record di candidature: 259 di cui 50 da parte di organizzazioni. Sarà il Comitato per il Nobel della Norvegia a scegliere a chi attribuire il Premio. Tra i candidati più in vista ci sono:

malala-yousafzai-ftr1) Malala Yousufzai (La più quotata): è il vessillo dei diritti civili delle donne pachistane, in particolare del loro diritto allo studio, dopo che nel 2012 è stata aggredita dai talebani di ritorno da scuola. Malala, infatti, a soli tredici anni, si occupava di un blog per la BBC nel quale raccontava delle condizioni di vita sotto il regime talebano.

 

 
bradley_manning2) Bradley Manning (L’informatico): ha soli 26 anni eppure ha già messo in grave imbarazzo il governo americano, tanto da guadagnarsi 35 anni di prigione. Il suo reato è stato quello di rilasciare all’organizzazione Wiki Leaks documenti riservati sull’esercito americano in Iraq. È candidato al Nobel perché ha denunciato diversi soprusi da parte dei militari, tra cui omicidi di civili disarmati, ha messo in discussione la politica estera USA, ed è ritenuto una delle ragioni del ritiro degli Stati Uniti dall’Iraq.

 

 
Mukwege4583) Denis Mukwege (Il meno conosciuto): è un ginecologo del Congo che ha curato migliaia di donne vittime di abusi sessuali. Dopo aver pubblicamente condannato l’oltraggiosa impunità delle violenze sessuali nel suo Paese, nel 2012 è scampato ad un tentativo di omicidio.

 

 
lampedusa4) Lampedusa (L’esempio più attuale): tutti sono a conoscenza delle recenti stragi di immigrati, morti nel tentativo di raggiungere le coste dell’isola siciliana. Lampedusa dovrebbe ottenere il Premio Nobel per la Pace perché è esempio quotidiano di fratellanza e solidarietà. Sarebbe anche un buon modo per sensibilizzare l’Unione Europea sulla necessità di intervenire nella questione immigrazione.

 

 

Vladimir Putin5) Putin (L’assurdo): nonostante i diritti civili dei russi siano giornalmente messi in discussione da quello che da molti è considerato un regime a tutti gli effetti, l’“International Academy of Spiritual Unity and Cooperation of Peoples of the World” ha ritenuto opportuno candidare il leader russo al Nobel per la Pace. Il suo merito? Aver scongiurato in maniera decisiva (e disinteressata?) i bombardamenti in Siria e lo scoppio di un’altra guerra internazionale.

 

 

Nobel per la Letteratura:
È il premio più chiacchierato. Assegnato dall’Accademia di Svezia a chi “abbia prodotto il lavoro di tendenza idealistica più notevole”, diventa annualmente mira degli scommettitori più accaniti. L’agenzia di scommesse britannica, Ladbrokers, fornisce una lista degli artisti più quotati.

murakami61) Murakami Haruki (Il più quotato): è lo scrittore giapponese, autore di “Norwegian Wood”, “Kafka sulla spiaggia”, “1Q84”. Da più anni il suo nome gira attorno a quello del Nobel per la Letteratura perché effettivamente ha stregato milioni di lettori con il suo stile onirico, intricato e avvincente.

 

 
Alice-Munro-0052) Alice Munro (La donna): questa scrittrice canadese, ottantenne, è considerata la maggiore autrice di racconti vivente. Le sue raccolte di narrazioni, dal taglio intimista ed emozionale, hanno ottenuto numerosi premi e riconoscimenti da parte della critica. La sua quotazione al secondo posto è molto rilevante se si considera che, dei 109 premiati al Nobel per la Letteratura, solo 12 erano donne.

 

 

Prof Ngug 1

3) Ngugi wa Thiong’o (L’impegnato politicamente): è un eclettico scrittore, poeta e drammaturgo Keniota, considerato uno dei più grandi maestri della letteratura africana. Ha subito arresti e persecuzioni per essersi schierato apertamente contro il governo del suo Paese.

 

 

eco4) Umberto Eco (L’italiano): è il più alto in classifica tra i papabili italiani al Nobel per la Letteratura. Maestro riconosciuto di semiotica, arte e critica letteraria, è uno dei maggiori uomini di cultura in Italia.

 

 

Roberto_Vecchioni5) I cantautori Bob Dylan, Leonard Cohen, Roberto Vecchioni (Gli improbabili): hanno scritto decine di canzoni dai testi immortali. “Buckets of rain”, “Halleluja”, “Samarcanda” sono  canzoni entrate definitivamente nella storia della musica. Eppure, i più considerano eccessiva e fuori luogo un’eventuale assegnazione del Nobel per la Letteratura a questi indiscussi maestri della canzone, perché non ritenuti paragonabili agli altri nomi in lizza.
Staremo a vedere.

TITOLOOre 22, furto in galleriaore 22 furto in galleria

 

 

 
COSE“…uno scrittore ha solo due vie: inventare storie o raccontarne di vere”. Scrive così Francesco Pellegrino, nelle note a chiusa del suo lavoro, citando l’autore e sceneggiatore francese, Emmanuel Carrère. La strada scelta da Pellegrino è la seconda: la storia da lui raccontata è una vicenda giudiziaria realmente accaduta e che è stata definita “il furto del secolo”. Due ritratti di Van Gogh, Il Giardiniere e L’Arlesiana, e un’opera di Cézanne, Le Cabanon de Jourdan, una sera come le altre del 19 maggio del 1998, sono state rubate dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma in cui erano esposte. Da quel momento inizia una frenetica azione di intervento di carabinieri e polizia insieme, per ritrovare i tre capolavori e riportarli “a casa” sani e salvi, integri.

 

 
COMELa vicenda del furto dei tre quadri dalla GNAM – storica nel panorama dei beni culturali italiani – viene presentata dall’autore in maniera fedele, cronachistica. Lo sviluppo delle indagini è accompagnato dal resoconto delle azioni, delle emozioni, degli slanci e delle paure, degli autori del furto, seguiti a vista dagli investigatori, grazie a intercettazioni ambientali e telefoniche.
Il libro non è solo la narrazione di un gioco di guardie e ladri. Protagonisti sono anche le vittime del sequestro, i quadri scomparsi: l’autore dedica spazio ad una spiegazione storica delle tre opere, contestualizzandole nella vicenda biografica dei grandi maestri, Van Gogh e Cézanne.

 

 
proÈ molto interessante leggere in maniera così approfondita di un fatto di tale portata, realmente accaduto. Il testo, poi, potrebbe anche essere considerato fonte storica a pieno titolo, specchio singolare di una parentesi storica dell’arte italiana e della storia intera della nazione.

 

 
CONTROLa lettura a tratti risulta appesantita dall’annotazione delle intercettazioni telefoniche, che spesso appaiono confusionarie o in dialetto romano, e quindi poco scorrevoli. Qualche velleità letteraria in più, in alcuni punti, non avrebbe dato fastidio.

 

 
SEGNI PARTICOLARIIl romanzo è introdotto da una nota di Walter Veltroni, l’allora Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, che ha vissuto in primo piano tutta la vicenda, colorando ancora di più di partecipato realismo il racconto di Pellegrino.

 

 
CONSIGLIATO AAgli amanti del giallo, dell’intrigo, dei rompicapi investigativi, delle vicende giudiziarie eclatanti. Agli appassionati di storia dell’arte, di museologia, di biografie d’artista.

 

 

 
INFO UTILIOre 22, furto in galleria, di Francesco Pellegrino, Natyvi 2013, 12 euro.

festberCome ogni anno l’atmosfera del 13. Festival Internazionale della Letteratura di Berlino alla Haus der Berlinerfestspiele è stata viva e accogliente. Il complimento più bello è giunto proprio alla chiusura quando Salman Rushdie nel definire la kermesse letteraria berlinese l’ha chiamata un “meraviglioso assembramento di scrittori. Mi considero onorato di poter partecipare”.

Ruschdie non ha mancato nemmeno di ringraziare calorosamente l’amico e direttore del festival Ulrich Schreiber, per il supporto al “PEN World Voices Festival of International Literature” di recente fondazione a New York.

164 autori da 47 diversi paesi hanno partecipato all’edizione di quest’anno, un raduno non solo di autori e di autrici, ma soprattutto l’incontro di diverse generazioni di scrittura e di diverse forme dell’arte di raccontare. L’edizione di quest’anno infatti ha previsto una particolare apertura al mondo della comunicazione, con particolare attenzione a quella delle diverse generazioni o forme d’arte a confronto, facendone un festival “politicamente attivo”, quasi una forma di museo itinerante, educativo, temporaneo: il programma ha presentato la letteratura per bambini e per la gioventù con una sezione a parte pensata sia per giovani lettori che per giovani scrittori, quindi con un occhio al futuro, alla formazione; ha  inoltre inserito i progetti “Weltweisheit – Kulturen des Alterns”, con riflessioni e confronto sulla diversa percezione del “tempo che passa” di rinomati artisti e diversa estrazione culturale, e per ultimo la presentazione di collaborazioni con le arti che in tempi moderni hanno cambiato il volto della letteratura e che ancora lo stravolgeranno nell’immediato futuro, cioè la novella a fumetti e la letteratura applicata alla creazione di videogiochi, tra conferme e mutazioni di codici e linguaggi espressivi.

Durante il 13. Internationales Literaturfestival Berlin per la sezione “Internationale Kinder und Jugendliteratur” (Lettartura internazionale per l’infanzia e la gioventù) si è tenuta la manifestazione “Eine Geschichte für Europa. Welche Kinder und Jugendliteratur braucht Europa?” (Una storia per l’Europa. Di quale giovane letteratura necessita l’Europa?). 26 giovani autori e illustratori sono stati invitati a riflettere e discutere su questo tema per poi far confluire la loro creatività in uno scritto, in un saggio o in un racconto. Ogni ospite ha poi proposto un libro per i giovani lettori europei. Il risultato è stato una raccolta di storie dal panorama culturale e letterario ricco di sfaccettature e nuovi punti di vista sul tema e sul futuro del continente, che grazie al supporto finanziario della Commissione Europea, verrà pubblicato in una versione tedesca e inglese dalla Vorwerk Verlag (ISBN-978-3-940384-61-4): “Schlüssel für di Zukunft. Welche Kinder- und Jugendliteratur braucht Europa? – Keys to the future. What kind of Children’s and Young Adult Literature does Europe need?”. La pubblicazione sarà distribuita gratuitamente nei ministeri culturali, nelle scuole, nelle biblioteche, e varie altre istituzioni dentro e fuori Europa.

I giovani autori e illustratori che hanno partecipato all’edizione sono nel testo disponibile on-line.

 

Weltweisheit – Kulturen des Alterns (Saggezze del mondo – Culture dell’Età) 3-13 Settembre 2013. Un Progetto del Festival Internazionale di Letteratura (13. Ilb) nell’ambito dell’Anno della Scienza 2013 – Prospettive della Demografia.

In che modo un aborigeno pensa al concetto d’età umana? Perché gli uomini d’Israele e in Giappone hanno le più alte aspettative di vita? Quali sono i valori di un uomo anziano di Cuba? Come si è sviluppata la nostra attuale percezione del tempo -passata attraverso tutta la letteratura europea a partire dall’antichità- e in che modo evolverà? L’Ilb si è interrogato su questo tema con un programma d’interventi di autori e ricercatori, invitati al proposito di incontrarsi e discuterne con il pubblico attraverso letture, manifestazioni e testimonianze dalla prospettiva della più ampia diversità culturale possibile.
Ogni anno crescono in Germania le aspettative di vita di circa tre mesi. Lo sviluppo demografico si pone quindi  insieme ai problemi ambientali come una delle sfide del futuro ai cui il progetto Wissenschafstjahr 2013 – Die demografische Chance del Ministero Federale della Cultura finanzia per promuovere informazione e dibattito sul tema. Viviamo sempre di più, ci saranno sempre meno giovani, sarà una società sempre più multiculturale.
Il dibattito è stato pensato dal Ilb Berlin invitando un gruppo di autori, giornalisti e pensatori di varia origine culturale ed estrazione sociale a parlare della loro opinione sul tema e di come si sia eventualmente sviluppato nella loro scrittura o ricerca, un dialogo tra scienza e letteratura: Ingrid Bachér (Ger), Priya Basil (Gb), Gisela Dachs (Ger/Isr), Péter Farkas (Ung), Franz Hohler (Ch), Dacia Maraini (Ita), Nancy Morejón (Cuba), Georg Stefan Troller (Aus/Fra), Herb Wharton (Austr), Martin Winckler (Kan) che in un dialogo con gli scienziati Prof. Dr. Christian Behl (Universität Mainz), Dr. Sonja Ehret (Universität Heidelberg), Prof. Dr. Andreas Kruse (Universität Heidelberg), Prof. Dr. Clemens Tesch-Römer (Deutsches Zentrum für Altersfragen) und Dr. Nina Verheyen (Universität Köln), hanno discusso sui temi “La Creatività con l’Etá che avanza”, “L’Età e le Emozioni” e “Etá e Qualitá di Vita”. Il progetto finanziato dal Ministero si è svolto in diverse sedi della città ad ingresso gratuito.

 

Scandalo dell’NSA: Juli Zeh e una ventina di altri autori raccolgono oltre 65.00 firme da presentare agli uffici del governo.

Il 18 settembre scorso due dozzine di autori hanno consegnato ad un rappresentante del governo tedesco 65.000 firme a supporto delle lettera aperta alla Cancelliera Angela Merkel (la petizione può essere trovata anche in internet www.change.org/nsa ). Con questo gesto gli autori intendono indurre il governo ad una immediata ed adeguata risposta alle recenti scoperte dei metodi di spionaggio in rete dell’agenzia americana appartenente ai servizi segreti CIA.
Questa è la prima azione politica congiunta di autori e intellettuali tedeschi dalla riunificazione. Gli scrittori partecipanti a questa iniziativa sono, solo per citare alcuni nomi della letteratura, della poesia o della saggistica, Juli Zeh, Moritz Rinke, Julia Franck, Ulrike Draesner, Michael Kumpfmüller, Inka Parei, Nora Bossong e Kristof Magnusson.
Prologo all’azione è stata la lettera aperta che la scrittrice e giurista Juli Zeh insieme ad altri 60 autori ha pubblicato alla fine di luglio su Change.org e sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Il testo indirizzato alla cancelleria Angela Merkel (CDU) prega il governo di prendere posizione per la difesa dei diritti e della privacy e contro l’iniziativa della agenzia investiva americana.
“La protezione dei dati personali e della privacy stanno all’era della comunicazione, come stava e sta la protezione dell’ambiente alla progressiva industrializzazione.” scrive Juli Zeh. “E non c’è momento migliore in cui il governo dimostri di averlo compreso”.
Dal momento delle lettera aperta a luglio 2013, la Cancelliera non ha ancora adeguatamente chiarito cosa sia accaduto in Germania a proposito delle accuse del “whistle-blower” Edward Snowden, né fornito assistenza o adeguata informazione ai propri concittadini sulla questione. “La strategica tattica dell’attesa sull’intero affare da parte del governo, non è più accettabile”, afferma Eva Menasse una dei propugnatori dell’iniziativa. “La marcia verso la Cancelleria” si è tenuta il pomeriggio del 18 settembre 2013. Ora, dopo il voto e la conferma della Merkel, si attende una risposta chiarificatrice su cosa sia realmente accaduto e fino a che punto la politica europea fosse a conoscenza dello spionaggio preventivo dei servizi segreti USA.

 

Qualche secolo fa, Dante Alighieri scriveva i 33 canti della sua Commedia in terzine incatenate di versi endecasillabi. Oggi scriviamo in tweet, ci esprimiamo in post, comunichiamo per sms, usiamo Whatsapp. L’interazione con il mondo esterno, con l’Altro, è costante e il tempo, per un verso o per un altro, è poco. È necessaria la sintesi, la rapidità, la concretezza, giungere al cuore del concetto che si vuole esprimere nel minor tempo possibile. Eppure quel concetto strizzato di parole è possibile condirlo, amplificarlo, potenziarlo con immagini, suoni, video. È come se, lentamente, stessimo tornando ad un linguaggio “primitivo” in cui il centro dell’atto comunicatorio non è più la parola, ma l’immagine, l’impressione visiva, il simbolo che concentra il nostro messaggio.

Non è, infatti, solo il linguaggio quotidiano a subire questo processo di contrazione e sintesi. I social network, le app, il mondo di internet e del web sono talmente pervasivi, oggi, da colonizzare, a poco a poco, anche il mondo delle “lettere”, della letteratura alta. Per ora si tratta solo di esempi di riscrittura, che coinvolgono principalmente i classici della letteratura.
#Twitteratura è un esperimento cominciato da tre italiani esperti in comunicazione, Paolo Costa, Edoardo Montenegro, Pier Luigi Vaccaneo, che hanno proposto agli utenti di Twitter di riscrivere opere emblematiche della letteratura europea con un tweet e la possibilità di allegare foto, immagini, video e tutto ciò che ritenevano connesso a quella lettura. Sono stati twitterati gli Scritti Corsari di Pasolini, gli Esercizi di stile di Raymond Queneau, La luna e i falò e I dialoghi con Leucò di Cesare Pavese. Il risultato di #Leucò, in particolare, pensato in collaborazione con la Fondazione Cesare Pavese, è stato presentato durante l’ultima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino 2013: in 3 mesi l’iniziativa ha coinvolto 400 utenti e prodotto più di 20.000 tweet, portando più volte l’hastag #Leucò ai primi posti tra i trending topics.

 

leuco2
Il progetto ha fatto storcere il naso ai critici più scettici, che lo hanno definito “sterile”, più un esercizio di stile, un rompicapo alla Ruzzle, che un esempio costruttivo di scrittura creativa. In realtà, l’esperimento italiano non costituisce un caso isolato. Le prime prove di scrittura coi social provengono, ovviamente, dall’America: Twitterature è un’iniziativa di due studenti di Chicago, Alex Aciman and Emmett Rensin, che nel 2009 hanno pubblicato con Penguin Books il risultato della loro riscrittura cinguettata di alcuni capolavori della letteratura di tutti i tempi: dalla Austen a Kafka, da Omero alla Rowling.
La twitteratura piace, è vista come un gioco serio, che porta a conoscere o a riscoprire il gusto per la lettura. Tanto che, tornando in Italia, è di ieri la notizia che la Società Dante Alighieri per festeggiare i 700 anni dell’altro padre della lingua italiana, Giovanni Boccaccio, ha avviato il progetto di riscrivere il Decameron con 2 tweet “perfetti” (twoosh) al giorno per 100 giorni.

 

twitterature

D’altra parte nell’era smart, digital, social sono sempre più diffuse la nanofiction, la micro-narrativa, la crowd-source narrative: la letteratura che puoi leggere, scrivere, apprezzare nel lasso di tempo che intercorre tra una fermata della metro e un’altra. Tutto è iniziato nel 2007 con Love Sky, una storia d’amore tra adolescenti raccontata da una ragazza giapponese, Mika, inviando ai suoi lettori una frase al giorno, via sms. In pochissimo tempo, Love Sky è diventato il bestseller più letto in giappone.

 

 

lovesky

 

Da quel momento, gli esperimenti di “scrittura digitale” si sono susseguiti coinvolgendo sia autori famosi (come Jennifer Egan e Steven Soderbergh), che artisti emergenti. È degli ultimi giorni la notizia del progetto di uno giovanissimo studente dell’Accademia di Belle Arti di Roma, Gerardo Lisanti, che ha pensato di scrivere alcune fiabe, usando soltanto le icone e gli smile di Whatsapp. Così Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel, Cenerentola sono diventate un messaggio per smartphone di una decina di righe.

 

 

favolewhatsapp

 

Apocalitticamente si potrebbe pensare che un giorno arriveremo, davvero, all’abolizione della scrittura, delle lettere, delle parole, a favore assoluto dell’immagine. Con maggiore realismo (e ottimismo), invece, si può considerare lo stimolo creativo, l’impulso alla curiosità che questi esperimenti racchiudono – non dimenticando che, ad ogni modo, per riassumere un racconto di Pavese devi prima conoscerlo – e puntando sulla fame di storie e racconti che l’uomo continuerà a coltivare, si spera, per sempre.

 

 

bibIn questi giorni è stata presentata a Roma l’indagine che AIB, Associazione Italiana Biblioteche, ha svolto insieme al Centro per il libro e la lettura sulle biblioteche pubbliche degli enti territoriali. I dati che emergono offrono diversi spunti di riflessione e ci consegnano uno scenario abbastanza dinamico nei confronti del quale è ragionevole pensare che si possa intervenire con iniziative mirate che potrebbero permetterci di salvare e valorizzare un patrimonio di decisiva importanza per la cultura nel nostro paese.

Le biblioteche infatti sono dei veri e propri presidi culturali sul territorio e, nella loro peculiarità, godono di un primato assoluto insidiato da nessun’altra iniziativa, né pubblica né privata. Dalla loro attività dipende la lettura del 16% dei libri nel nostro paese, ma sono molto apprezzate anche per i servizi che offrono oltre alle attività di prestito.

Il sistema delle biblioteche pubbliche in Italia non è molto dissimile quantitativamente da quello di altri paesi europei che hanno avuto più a cuore di noi gli investimenti in cultura. Fatta eccezione per il sud, che ancora langue in una carenza di servizi, da cui si distingue solo la Puglia, che proprio nella cultura ha investito molto negli ultimi anni.

La varietà che i sistemi regionali rappresentano, mentre disegna una situazione molto disordinata, ci permette però di fare alcune considerazioni. Salta subito agli occhi, per esempio, come il sistema lombardo, che vanta 1.541 biblioteche, sia frequentato da un numero di utenti abbastanza basso (14.572) in paragone ai sistemi di altre regioni come la Toscana, che a fronte di 371 biblioteche riesce a servire un utenza di quasi 30mila cittadini. Stesse percentuali favorevoli sono rappresentate da Emilia Romagna, Lazio e Trentino Alto Adige.

Si tratta di un segnale da non sottovalutare, che ci porta direttamente all’interno del dibattito che da anni si svolge intorno all’uso e alle funzioni che le biblioteche pubbliche devono avere: non tanto conservazione e prestito, ma soprattutto punto di riferimento per le aggregazioni culturali e fornitura di servizi legati all’informazione. Per far questo però è necessario che le biblioteche si predispongano anche materialmente a questo cambio di funzione. Ma non è facile se consideriamo il punto di partenza attuale: solo il 14,43% delle quasi settemila biblioteche è stato appositamente costruito per questa funzione. Gli altri sono tutti edifici storici, a volte anche tutelati che, nel complesso, offrono comunque uno standard soddisfacente: basti pensare che tutti sono attrezzati per l’accesso degli utenti diversamente abili. Molto meno soddisfacente, invece, è la disponibilità che le biblioteche offrono in termini di orari di apertura. Non solamente perché solo il 7% è aperto anche la sera e il 22% durante il fine settimana, rendendo difficile la frequentazione all’utenza impegnata nei luoghi di lavoro, ma perché, complessivamente, la media delle ore di apertura non supera le 25 ore settimanali.

Gli utenti delle biblioteche sono piuttosto abituali (61,19%), in prevalenza sono adulti (29,32%), bambini (22,07%) e ragazzi (9,70%). Tra gli adulti prevalgono di gran lunga le donne (63,10%) sugli uomini. Di conseguenza i testi prediletti sono principalmente quelli di narrativa e di letteratura per l’infanzia e la prima adolescenza. Molto richiesti però sono anche i volumi che riguardano la storia locale, a conferma di quanto sia sentito il radicamento territoriale di queste istituzioni culturali.

In un contesto così definito, la vera nota dolente è costituita dal drastico ridimensionamento della spesa per l’acquisto delle novità editoriali, ridotta fino al 40% del già contenuto budget previsto negli scorsi anni. In stretta relazione a questo dato c’è la considerazione che non sono poche le biblioteche che utilizzano volontari nella gestione dei propri servizi , quasi il 40%. Ecco così che un sistema abbastanza apprezzato dagli utenti, che si presenta con una diffusione capillare e fa uno sforzo per interpretare al meglio la propria missione, spesso ben oltre, spesso con obiettivi burocraticamente definiti, trova sostegno nella buona volontà dei cittadini e non riceve sponde adeguate nelle politiche pubbliche.

 

Gioacchino De Chirico è un giornalista ed esperto di comunicazione

 

TITOLODoppiami! L’altra voce degli attoriDoppiami

 

 

COSEQuando, per la prima volta, sono stati doppiati in italiano film stranieri? Sapevate che per rendere il suono della voce del doppiatore attutito, come se provenisse da un’altra stanza, si pone un cartoncino davanti alla bocca? Come si arriva alla scelta della voce più adatta per un determinato volto, attore, ruolo? Cos’è il doppiaggese? Questi sono solo alcuni degli interrogativi a cui si può trovare risposta leggendo Doppiami!, un saggio sul mondo del doppiaggio, sulla sua storia e sul suo ruolo attuale all’interno del cinema, specialmente italiano. Il doppiaggio è, infatti, una pratica ancora fondamentale nel panorama della distribuzione cinematografica, assolutamente tecnica, precisa e affascinante (se congegnata con metodo e talento). Questo testo aiuta a scoprirne le tecniche, i segreti, le curiosità.

 

 

COMEUna prima parte introduttiva è riservata ad una breve storia sulla nascita del cinema, del sonoro e, quindi, del doppiaggio. Seguono una serie di capitoli molto interessanti sui ruoli coinvolti nella pratica del doppiaggio, tutti ugualmente necessari e indispensabili (contrariamente a quanto si pensi la riuscita del doppiaggio è un gioco di squadra): dal traduttore al direttore, dall’adattatore alla segretaria di doppiaggio, dal fonico al sincronizzatore. L’Appendice, molto piacevole e istruttiva, contiene gli ipse dixit sul doppiaggio, positivi e negativi, pronunciati da famosi registi, attori e doppiatori. La sezione Contenuti speciali riporta, infine, un’intervista illuminante, a cura di Milena Djokovic, con Alessandro Serafini, direttore e fondatore di Studio Enterprise – scuola toscana di recitazione, doppiaggio, teatro – sulle gioie e i dolori di un mestiere difficilissimo.

 

 

proScritto da uno dei registi e direttori di doppiaggio più esperti del panorama italiano, Giuseppe Ferrara, Doppiami! è un volume snello ma completo, che tratta con fluidità, verve e onestà tutti gli aspetti del mondo del doppiaggio, incluse contraddizioni e critiche.

 

 

CONTROL’unico contro è molto generico e riguarda ogni manuale su attività pratiche che si rispetti: per una totale e completa comprensione di ogni parte del testo, si dovrebbe prevedere una parte di messa in atto o di visione in presa diretta di quello che si è potuto solo leggere.

 

 

SEGNI PARTICOLARIPer ovviare, in parte, al problema di cui sopra, il volume riporta alcune pagine di un vero e proprio copione di doppiaggio e di un piano di lavoro di una segretaria di doppiaggio. Nella sezione Come diventare doppiatori offre dei consigli pratici e realistici a chi voglia intraprendere questa carriera.

 

 

CONSIGLIATO AGli appassionati di cinema e di doppiaggio; tutti quelli che si sono sempre chiesti come funzioni il doppiaggio, i curiosi in generale.

 

 

Doppiami! L’altra voce dINFO UTILIegli attori di Giuseppe Ferrara, effequ Editore 2013, 12 Euro.

 

 

Leggi anche l’intervista a Riccardo Rossi, doppiatore di Johnny Depp, Tom Cruise, Adam Sandler, Matt Damon e molti altri, che Tafter ha realizzato.

prezzoPoniamo per assurdo che il principio di autoderminazione dei consumatori si estendesse a quel piano cartesiano dove la curva della domanda incontra la curva dell’offerta nel processo di definizione del prezzo di un bene e ne alterasse la natura.

Poniamo sempre per assurdo che tale nuova attitudine iniziasse a spaziare nella vastità dei settori merceologici attuali e lentamente diventasse una pratica comune e alternativa. Facciamo, infine, finta che questo fosse il risultato – forse un tempo utopico? – di un processo di democratizzazione delle regole di mercato classiche che porrebbe la posizione della domanda in una sorta di primato e, oserei dire, di dirigismo nella definizione del prezzo di un determinato bene.

Escludiamo ora il congiuntivo imperfetto, d’obbligo nelle frasi ipotetiche del terzo tipo, e poniamo tutto al presente indicativo, otteniamo affermazioni di realtà contingente:  quanto detto in premessa ora è attualità e sempre più notiamo una crescente trasformazione del ruolo dei consumatori e quindi delle reazioni dei produttori e commercianti.
Urge testimoniare con degli esempi quanto affermato in premessa per capire che oggi la pratica del prezzo-fai-da-te non è un’assurdità ma una realtà sempre più sperimentata. Altri Paesi, vedi Spagna, Gran Bretagna, Portogallo, Olanda e Germania, la praticano da tempo e con grande riscontro di pubblico.

In Italia invece si è affacciata da un paio di anni con timidi esperimenti legati più a realtà imprenditoriali di quartiere. Mi riferisco per esempio a un ristorante a Massino Visconti, piccolo paesino sul Lago Maggiore in provincia di Novara, dove si arriva al ristorante, si ordina, si mangia e quando è il momento del conto è il cliente a decidere quanto corrispondere in base alla qualità del cibo e del servizio ricevuto. Oppure percorrere l’Italia fino a Sud, a Napoli, e aspettare l’ultimo mercoledì del mese quando, su prenotazione, è possibile rifarsi il look dai fratelli Luca e Vincenzo, proprietari di un salone di bellezza in una delle zone più chic ed esclusive di Napoli a Piazza Amedeo: taglio, piega, colore o colpi di sole insomma qualsiasi servizio reso e poi pagato ad un prezzo deciso dallo stesso cliente.

È auspicabile evidentemente che nel processo che porta un cliente a stabile il prezzo da corrispondere entrino in gioco, il buon senso e un altissimo senso di civiltà e rispetto del lavoro e della professionalità altrui e di chi ha rimesso il proprio lavoro, il proprio servizio e la propria credibilità nella buona fede del consumatore e nella sua fiducia.
Non solo servizi che si traducono in qualcosa di materiale ma anche la sfera dell’immateriale è stata toccata in questa innovativa pratica del prezzo-fai-da-te. Più propriamente mi riferisco alla sfera della cultura e del mercato editoriale.

La casa editrice Edizioni Progetto Cultura 2003 ha lanciato il progetto Filo della fiducia con la pubblicazione di “Antologia di Racconti” – volume I della collana Il Filo della Fiducia. Progetto a loro dire “rivoluzionario”. La rivoluzione consiste nel rimettere al libero arbitrio del lettore la decisione del prezzo e far sì, in questo modo, che il senso di responsabilità del lettore e la sua fiducia incentivino il difficile mercato editoriale premiando la meritocrazia e i 12 autori della Antologia di Racconti. Sul sito www.filodellafiducia.it vi sono le istruzioni per diventare i protagonisti di questa inedita esperienza di fruizione della cultura.

Gli esempi potrebbero continuare – vedi il mercato dell’energia del gas e della luce – ma è bene concludere affermando che la pratica del prezzo-fai-da-te riporta in auge l’antico senso di responsabilità del fruitore/consumatore e il suo sentimento di fiducia nei confronti di chi lavora per il pubblico, traducendo in concreto la risposta del commerciante o libero professionista “fate voi”, molto comune nel meridione d’Italia, alla domanda “quanto vi devo?”!

FotografiaSmartphoneFOTOGRAFIA SMARTPHONE. SCATTA, ELABORA, CONDIVIDI
di Gianpiero Riva
pp. 159
Apogeo, € 9,90
ISBN: 978-8850332472

La semplicità d’uso, la crescente qualità fotografica e il successo di applicazioni come Instagram che facilitano la condivisione delle immagini, hanno trasformato lo smartphone che tutti abbiamo in tasca nella fotocamera più diffusa. Utilizzarlo per creare una “grande” immagine è oggi davvero possibile. A patto di conoscere i trucchi del mestiere e fare delle caratteristiche del mezzo uno stimolo per la creatività. Il libro accompagna alla scoperta di questo mondo in continua evoluzione, dalle nozioni base della fotografia agli elementi distintivi della mobile photography in un percorso che va dalle tecniche per migliorare lo scatto alle app da scegliere per l’editing, fino ai segreti per guadagnare popolarità su Instagram.

 

 

 

 

 

MilanoSiAlzaMILANO SI ALZA. PORTA NUOVA, UN PROGETTO PER L’ITALIA
di Manfredi Catella, Luca Doninelli
pp. 78
Apogeo, € 9,00
ISBN: 978-8850332618

Un progetto ambizioso, il cantiere urbano più grande d’Europa, architetti, imprenditori e un immobiliarista da sempre al centro di mille attenzioni. Manfredi Catella prende la parola e dice la sua, sul discusso progetto Porta Nuova che si appresta a modificare radicalmente lo skyline di Milano. Che cos’è una città? Un monolite immobile o un corpo vivo sul quale non solo è possibile, ma talvolta doveroso intervenire? “Le città” – scrive Catella “riflettono ciò che siamo. Il grande desiderio di tutti noi che abbiamo lavorato a Porta Nuova è che questo progetto possa riflettere da un lato la natura profonda della nostra storia e, dall’altro, contribuire affinché questa storia riprenda vigore. Perché questo accada è necessario un cambiamento culturale del Paese. C’è chi prova a ottenerlo scrivendo e chi costruendo.”

 

 

 

 

 

MuriMURI. UN’ALTRA STORIA FATTA DAGLI UOMINI
di Claude Quétel, tradotto da M. Botto
pp. 264
Bollati Boringhieri, € 24,00
ISBN: 978-8833924052

Quando non sono quelli delle case, i muri sono quasi sempre “strumenti politici”. L’esempio più noto è quello che incarnò la guerra fredda: il Muro di Berlino. Ma nella storia del mondo le barriere politiche esistono fin dai tempi più antichi, ed è abbastanza eloquente che non siano mai state tanto numerose come ai giorni nostri. Muri imperiali come la Grande Muraglia cinese o il Vallo di Adriano, muri di separazione come quello tra Israele e i Territori e la Striscia di Gaza, muri dei ghetti e di segregazione – quelli all’interno dei quali vivono i cittadini bianchi del Sudafrica, le peacelines di Belfast o il recente e criticatissimo muro “anticrimine” di via Anelli, a Padova -, muri “di contenimento” come quello che corre lungo il confine del Texas e del Messico, muri di difesa come la Linea Maginot o il Vallo Atlantico, muri commemorativi, e tantissimi altri. Una lunghissima serie di muri corre e s’interseca senza quasi soluzione di continuità lungo tutta la storia umana, e il libro di Claude Quétel ne ripercorre le origini e talvolta la fine, come dimenticare la notte berlinese del 9 novembre 1989 e le picconate di gioia che iniziarono a scalfire il Muro?, ne ricostruisce minuziosamente le vicende, ne rileva puntualmente le conseguenze e talora le ferite dolorose, i danni insanabili, restituendoci con il suo sguardo una originale storia dell’umanità, consapevole che in attesa di un radioso avvenir senza barriere i muri hanno ancora, purtroppo, un brillante futuro.

 

 

 

VivaIgnoranzaVIVA L’IGNORANZA! IL MOTORE PERPETUO DELLA SCIENZA
di Stuart Firestein, tradotto da S. Bourlot
pp. 156
Bollati Boringhieri, € 14,00
ISBN: 978-8833924496

Quando si pensa alla scienza viene in mente quella sistematica ricerca del sapere, iniziata quasi cinquecento anni fa, che nel giro di poche generazioni ha scoperto più cose di quante se ne conoscessero nei primi cinquemila anni di storia umana. La Scienza, con la S maiuscola, ci ha donato il Sapere, si dice. Si dimentica però di dire cosa spinge davvero gli scienziati. La parte incompiuta della scienza, quella che ti fa arrivare presto in laboratorio e ti fa restare fino a sera tardi, quella che ti dà la carica, la vera forza motrice degli studi, è l’eccitazione dell’ignoto, ma purtroppo i professori non la insegnano. In breve, non stiamo insegnando l’ignoranza, la parte più importante dell’intera operazione. D’altra parte già James Clerk Maxwell diceva che “l’ignoranza totalmente consapevole è il preludio a ogni vero progresso nella scienza”. Quindi non resta che sederci e studiare l’ignoranza, perché è divertente, perché è istruttivo e perché se l’ignoranza non ci fosse non ci sarebbe neppure la conoscenza.

 

 

 

 

ItaliaRevolutionITALIA REVOLUTION. RINASCERE CON LA CULTURA
di Christian Caliandro
pp. 253
Bompiani, € 12,00
ISBN: 978-8845273667

Siamo abituati a raccontare gli anni Ottanta come un periodo dominato dal glamour e dalla leggerezza. In realtà, è stato un decennio molto più pesante, duro e livido di quanto comunemente si pensi. Dalla diretta della tragedia di Vermicino alla nascita delle Tv private, nulla è più stato come prima: i processi di trasformazione, rimozione e riflusso si intrecciano e si sovrappongono, nascono i fantasmi che ci visiteranno nei successivi decenni. Il nostro Paese è quindi preda da almeno trent’anni di una forma di schizofrenia: si è raccontato un’altra verità, stretto nel conflitto generazionale tra i “vecchi” che avevano vissuto la ricostruzione e il boom e i “giovani” sessantottini, che di quei drammi e di quegli slanci non sapevano nulla ed erano cresciuti nel benessere. Oggi quindi – esattamente come nel secondo dopoguerra – il nostro Paese va ricostruito, riportando al centro la realtà: solo la cultura potrà dare origine alla grande rivoluzione di cui abbiamo bisogno.

 

 

 

 

SpiaggeUrbaneSPIAGGE URBANE. TERRITORI E ARCHITETTURE DEL TURISMO BALNEARE IN ROMAGNA
di V. Balducci, V. Orioli (a cura)
pp. 287
Bruno Mondadori, € 30,00
ISBN: 978-8861598621

Questo libro propone una riflessione sul modo in cui il turismo balneare ha contribuito a generare città e architetture ad esso specificamente dedicate, fino a determinare l’assetto di interi territori costieri. Città nuove e piani urbanistici, tipi architettonici e luoghi urbani, costituiscono l’oggetto delle ricerche sintetizzate in queste pagine. Il contesto geografico è il tratto di costa romagnola compreso fra Cattolica e Ravenna, uno dei più importanti e antichi distretti del turismo balneare in Italia. L’esperienza della Romagna viene presentata in relazione a un orizzonte più ampio, italiano ed europeo, che si riflette nei saggi contenuti nelle tre sezioni del libro, in primo luogo nell’ampia introduzione dedicata a Riti e paesaggi della vacanza balneare. La prima sezione presenta quattro esperienze di costruzione di città dedicate al turismo nell’arco del XX secolo. La seconda sezione presenta quattro colonie marine, la cui costruzione è stata a suo tempo rappresentativa di un preciso pensiero sulla salute e sull’educazione dei bambini, e le cui diverse condizioni attuali, fra abbandono e riuso, riflettono altrettante situazioni tipiche nella città balneare di oggi. La terza sezione offre attraverso l’iconografia e il cinema uno spaccato del molteplice immaginario che caratterizza il mondo del turismo balneare.

 

 

 

FilmStudiesI FILM STUDIES
di E. De Blasio, D. E. Viganò (a cura)
pp. 355
Carocci, € 28,00
ISBN: 978-8843069026

Che cosa sono i film studies e quali i temi principali del dibattito sull’audiovisivo? Nel libro, corposo ma dal taglio agile, queste e altre domande trovano una risposta. I testi mettono in risalto le intersezioni, i momenti di dialogo fra studi sul cinema e media studies, in cui si collocano alcuni degli snodi concettuali più significativi degli ultimi cinquant anni: dagli studi di genere ai cultural studies, dall’economia politica del film all’incontro fecondo fra cinema e televisione. Gli autori offrono una prospettiva ampia e plurale delle dinamiche produttive e distributive nonché dei generi di frontiera come le webseries, veri e propri luoghi simbolici in cui il cinema invera l’esperienza televisiva, superando la rigidità spaziale della sala. Il libro si avvale dei contributi di alcuni fra i più importanti studiosi italiani e internazionali e, grazie a un linguaggio semplice e chiaro, si rivolge a studenti, professionisti e appassionati.

 

 

 

 

 

StoriaScenografiaSTORIA DELLA SCENOGRAFIA. DALL’ANTICHITÀ AL XXI SECOLO
di Franco Perrelli
pp. 293
Carocci, € 24,00
ISBN: 978-8843065004

L’argomento di questo libro è la scenografia e più in generale il “luogo teatrale” ovvero, con le parole di Jean Jacquot, quello spazio, talora edificio specializzato, in cui “dei testi letterari, il dramma, diventano composizione di gesti e movimenti su una scena, acquisendo un significato, divenendo fonte di giudizi e di emozioni”. Il testo delinea una storia delle forme e delle teorie dello spazio scenico nello spettacolo attraverso gli snodi essenziali, con una metodologia che si avvale, oltre che dei tradizionali riferimenti bibliografici e iconografici, del continuo ausilio di documenti, testimonianze e trattati imprescindibili e di rimandi a siti internet che suggeriscono un’integrazione fra libro e web. La nuova edizione, più estesa e completa, include i teatri d’Asia e due ampi capitoli sulla storia dell’arte scenografica italiana nell’ultimo secolo.

 

 

 

 

 

CinemaAutoriCINEMA E AUTORI SULLE TRACCE DELLE MIGRAZIONI
di Andrea Corrado e Igor Mariottini
pp. 160
Ediesse, € 12,00
ISBN: 978-8823016255

Cinema e migrazioni sono apparsi in Italia più o meno nello stesso periodo. Nei primi anni del Novecento schermi e pellicole si moltiplicavano nelle città e nei paesi, con visioni e sogni destinati sia all’aristocrazia intellettuale sia al popolo. Nel frattempo, l’emigrazione offriva altri sogni e visioni, ma solo in determinate aree della penisola, dove le condizioni di vita spingevano un numero crescente di persone a imbarcarsi per terre straniere e lontane, in cerca di pane e futuro. Da allora, storie e immagini di migranti hanno attraversato il cinema italiano in un rapporto spesso discontinuo, a volte controverso, ma sempre ricco. Tra cronaca e finzione, spunti di riflessione e magia dei fotogrammi, il volume percorre le tappe di questo rapporto, con una panoramica sui film italiani che hanno raccontato le migrazioni e i loro protagonisti. Dagli italiani in partenza di “Pane e cioccolata” e di “Nuovomondo”, agli esodi interni da Sud a Nord di “Rocco e i suoi fratelli” e di “Napoletani a Milano”, con un breve viaggio nella “migrazione da ridere” di tante commedie, da Alberto Sordi di “Bello, onesto, emigrato Australia…” a Paolo Villaggio di “Sistemo l’America e torno”. Per chiudere il cerchio con i titoli degli ultimi venti anni, che portano anche sul grande schermo la dilagante e problematica presenza di cittadini stranieri nel nostro paese. Loro come noi un secolo fa, costretti a lasciare la propria terra, in cerca di pane e futuro.

 

 

 

ScoprireEuropaSCOPRIRE L’EUROPA IN BICICLETTA. ITINERARI, PAESAGGI, ARTE, TRADIZIONI, PRODOTTI TIPICI
di Brönner Thorsten
pp. 163
Electa, € 23,00
ISBN: 978-8837094621

Migliaia di piste ciclabili attraversano l’Europa, dal Circolo Polare fino alle coste del mar Mediterraneo. Questa guida suggerisce i migliori itinerari in bicicletta del nostro continente, per conoscerne la molteplicità dei paesaggi e la vivacità delle culture. Facili percorsi costieri adatti a famiglie con bambini si alternano a impegnative traversate alpine ed emozionanti tour nei luoghi più pittoreschi, ancora sconosciuti al turismo di massa. In ogni percorso si alternano magnifici panorami, castelli e piccoli centri, itinerari alla scoperta delle maggiori capitali europee. Il libro si chiude con l’elenco di tutte le vie ciclabili europee di lunga percorrenza Itinerari riccamente illustrati, cartografia dettagliata, 2 mappe d’insieme, distanze e gradi di difficoltà. condizioni dei tracciati, i periodi migliori per mettersi in viaggio, elenco di tutte le vie ciclabili in Europa.

 

 

 

 

 

MusicaMusicaC’È MUSICA & MUSICA. 2 DVD. CON LIBRO
di Luciano Berio
Feltrinelli, € 25,00
ISBN: 978-8807740961

Era il 1972 quando la Rai, che all’epoca aveva tre orchestre, due ritmiche e una sinfonica, mandò in onda il ciclo televisivo “C’è musica & musica”, ideato da Luciano Berio. Nel corso delle dodici puntate Berio affrontò varie problematiche sul fare, pensare e scrivere musica, con esempi da Monteverdi ai Beatles. Un viaggio nel mondo dei suoni in cui il compositore coinvolse altri colleghi di spicco, da Pierre Boulez a György Ligeti, da Bruno Maderna a Luigi Nono e ad altre importanti personalità del mondo musicale europeo ed extraeuropeo. Edito in occasione del decimo anniversario della morte di Berio, questo cofanetto permetterà a un vasto pubblico di scoprire (o riscoprire) questo incredibile ciclo televisivo che riconduce a un tempo in cui la musica era ricerca e avventura: una serie televisiva che ha molto da insegnare, dire e far ricordare ancora oggi, in un’epoca in cui il panorama musicale è cambiato e altrettanto differenti appaiono il ruolo del compositore, l’impegno delle istituzioni e l’uso dei media.

 

 

 

 

 

InternetNemicoINTERNET È IL NEMICO. CONVERSAZIONE CON JACOB APPELBAUM, ANDY MÜLLER-MAGUHN E JÉRÉMIE ZIMMERMANN
di Julian Assange
pp. 176
Feltrinelli, € 14,00
ISBN: 978-8807172588

Julian Assange lancia un allarme a ciascuno di noi, navigatori quotidiani, felici utenti dei social network, amanti dello shopping online. Noi che crediamo di essere liberi e non lo siamo. Noi sorvegliati speciali, intrappolati in una rete che consideriamo democratica, ma dietro cui si celano poteri nascosti che decidono per noi e spesso contro di noi. Siamo vittime di una guerra di nuovo tipo e non lo sappiamo: una “crittoguerra” in cui la posta in gioco è l’accesso all’informazione, la tracciabilità dei comportamenti, il riorientamento delle nostre più intime abitudini di vita. Una crittoguerra in cui i più forti sanno rendere inaccessibili le informazioni che li riguardano, e i più deboli si ritrovano nudi, completamente esposti agli strumenti che vagliano senza sosta quell’immensa banca dati che è il web, nato come grande promessa di democratizzazione e divenuto implacabile strumento di controllo. Ecco perché Internet è diventato il nemico, come Julian Assange denuncia in queste pagine nate durante la detenzione a seguito dello scandalo WikiLeaks. E se ormai tutti gli stati, gli eserciti, le multinazionali si stanno attrezzando a combattere un nuovo tipo di conflitto, condotto sulla rete da veri e propri “ciberguerrieri”, una strategia di resistenza dovrà ricorrere a strumenti analoghi nel tentativo di ribaltare la situazione.

 

 

 

AccademieACCADEMIE PATRIMONI DI BELLE ARTI
pp. 416
Gangemi, € 35,00
ISBN: 978-8849226713

Il volume è un primo monitoraggio unitario del patrimonio presente nelle accademie storiche e moderne della Nazione, nato con il fine di documentare la qualità dei beni artistici materiali e immateriali che sono presenti nelle istituzioni Afam e, quindi, sensibilizzare gli addetti ai lavori, la stampa e l’opinione pubblica sull’alto e insostituibile valore della formazione artistica. Le Accademie stesse sono istituzioni complesse e patrimonio ad un tempo, con la loro storia e il loro Know-how sull’arte contemporanea

 

 

 

 

 

MassMediaCONSUMI E MASS MEDIA
di F. Anania (a cura)
pp. 198
Il Mulino, € 18,00
ISBN: 978-8815245076

Se è vero che i media rappresentano la realtà, è altrettanto vero che la interpretano e, in qualche modo, la spiegano. Ma non solo: i mezzi di comunicazione di massa contribuiscono alla formazione dei consumi e plasmano gusti e orientamenti di una società. Partendo da questo presupposto, il volume intende riflettere su come i media abbiano contribuito alla formazione e alla rappresentazione della moderna società dei consumi analizzando l’evolversi della radio, della casa, della televisione dagli anni Cinquanta ai nostri giorni. In queste pagine si intrecciano storie, o meglio storiografie, di diverso genere che però si condizionano reciprocamente: la storia delle forme del comunicare e la storia dell’immagine come principale fonte di documentazione e d’accrescimento delle nostre conoscenze. Ne emerge un quadro ricco e articolato, che evidenzia i mutamenti intervenuti nella rappresentazione della società in rapporto alla diffusione dei diversi media e all’interpretazione dei fenomeni culturali.

 

 

 

 

FondazioniLE FONDAZIONI. IL MOTORE FINANZIARIO DEL TERZO SETTORE
di G. Paolo Barbetta
pp. 133
Il Mulino, € 9,80
ISBN: 978-8815244826

Oltre a perseguire le finalità caritatevoli che le hanno caratterizzate sin dalle origini, le fondazioni svolgono oggi altri ruoli: promuovono la filantropia, sperimentano politiche e favoriscono la collaborazione tra attori diversi. Di origine privata o pubblica, sono state riscoperte perché particolarmente adatte ad affrontare problemi tipici delle società contemporanee. Da quelle civili a quelle bancarie, nel volume si spiega cosa sono e come nascono le fondazioni, si forniscono dati sul settore in Italia, si chiariscono i ruoli di istituzioni – né stato né mercato – utili a sostenere l’innovazione nel sistema di welfare.

 

 

 

 

 

 

DistrettiCulturaliDISTRETTI CULTURALI. DALLA TEORIA ALLA PRATICA
di G. P. Barbetta, M. Cammelli e S. Della Torre
pp. 227
Il Mulino, € 21,00
ISBN: 978-8815239617

In Italia il tema della valorizzazione dei beni culturali ha avuto un’evoluzione discontinua e laboriosa, limitando così il riconoscimento delle potenzialità delle risorse ambientali e culturali del paese. Le criticità che caratterizzano la gestione della cultura a livello nazionale si possono però affrontare con maggiori possibilità di successo attraverso i distretti culturali. Aree di rilevante interesse storico-culturale e paesaggistico, i distretti culturali rappresentano un esempio di sviluppo possibile grazie alla mobilitazione ed interazione di una pluralità di attori presenti nel territorio. Organizzazioni culturali, pubblica amministrazione, imprenditori e professionisti, integrando le rispettive funzioni e competenze, condividono strategie per valorizzare le risorse del territorio e generare nuove visioni di sviluppo economico e sociale. A partire dal 2005 la Fondazione Cariplo ha ideato e promosso un progetto finalizzato alla individuazione e creazione di distretti culturali sul territorio lombardo. Al progetto hanno preso parte esperti di economia, di diritto amministrativo, di conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-architettonico che hanno collaborato con i territori coinvolti. Questo volume ci fornisce un racconto critico delle prime fasi di questa esperienza e ci propone un modello innovativo di intervento.

 

 

 

AidaAIDA 1913-2013. STORIA E IMMAGINI DELL’AIDA PIÙ VISTA AL MONDO
di Gianfranco De Bosio
pp. 298
Il Saggiatore, € 29,00
ISBN: 978-8842819233

Trombettieri, soldati, porta insegne, flabelliferi. Radamès. Chiudono il corteo i prigionieri etiopi. Dalle gradinate dell’Arena, il pubblico ascolta incantato le note della marcia trionfale. È il 10 luglio 1982. È l’Aida di Gianfranco de Bosio. La più vista al mondo. Non è stato facile metterla in scena. Non bastavano le idee del regista, bisognava rifare la mitica Aida del 1913, quella del tenore Giovanni Zenatello e dello scenografo Ettore Fagiuoli. L’avventura di Gianfranco de Bosio comincia nell’estate del 1981. De Bosio, regista di teatro, televisione e cinema, conosce l’Arena come le sue tasche, ne è stato a lungo sovrintendente: ne conosce limiti e grandezze, conosce il pubblico che la frequenta. Decide di partire dai due bozzetti originali di Fagiuoli, il quale aveva capito che non serviva ricostruire l’Egitto, perché l’Egitto era già lì: l’Egitto era l’Arena di Verona. I suoi bastioni, le sue gradinate sapevano già di grand-opéra. A questo punto, e nel giro di neanche un anno, de Bosio deve compiere un’impresa titanica: recuperare foto, testimonianze, articoli, note di sartoria, tutto ciò che serve per ricreare e far rivivere l’Aida del 1913. “Aida 1913-2013” è il diario dei giorni che portarono al fatidico 10 luglio, ed è la cronaca dei trent’anni che seguirono. Il successo dell’Aida di de Bosio infatti fu talmente travolgente che fu riportata in scena non solo nella stagione teatrale successiva, ma quasi ogni anno fino al 2013.

 

 

 

BiennaleLA BIENNALE DI VENEZIA. 55ª ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE. IL PALAZZO ENCICLOPEDICO
di M. Gioni
pp. 752
Marsilio, € 99,00
ISBN: 978-8831715584

Il 16 novembre 1955 l’artista auto-didatta italo-americano Marino Auriti depositava presso l’ufficio brevetti statunitense i progetti per il suo Palazzo Enciclopedico, un museo immaginario che avrebbe dovuto ospitare tutto il sapere dell’umanità, collezionando le più grandi scoperte del genere umano, dalla ruota al satellite. Auriti lavorò per anni alla sua creazione, costruendo il modello di un edificio di 136 piani, che avrebbe dovuto raggiungere i 700 metri di altezza e occupare più di 16 isolati della città di Washington. L’impresa di Auriti rimase naturalmente incompiuta, ma il sogno di una conoscenza universale e totalizzante attraversa la storia dell’arte e dell’umanità e accumuna personaggi eccentrici come Auriti a molti artisti, scrittori, scienziati e profeti visionari che hanno cercato di costruire un’immagine del mondo capace di sintetizzarne l’infinita varietà e ricchezza. La 55ª Esposizione Internazionale d’Arte indaga queste fughe dell’immaginazione in una mostra che combina opere d’arte contemporanea e reperti storici, oggetti trovati e artefatti. Al centro dell’esposizione è una riflessione sui modi in cui le immagini sono utilizzate per organizzare la conoscenza e per dare forma alla nostra esperienza del mondo. La mostra è affiancata da 88 partecipazioni nazionali negli storici padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia.

 

 

 

FuoriNormaFUORI NORMA. LA VIA SPERIMENTALE DEL CINEMA ITALIANO (2000-2012)
di A. Aprà (a cura)
pp. 151
Marsilio, € 15,00
ISBN: 978-8831716185

Questo volume intende analizzare, da diverse prospettive, un fenomeno che si è manifestato con evidenza negli ultimi anni, e che continua a manifestarsi: quello di un cinema (e di un video) “fuori norma”, fuori dalle regole correnti, controcorrente. Esso riguarda film di finzione, documentari, film di animazione, film sperimentali, corti, medi e lunghi, in pellicola o in video, che hanno l’ambizione di collocarsi al di fuori delle regole canoniche dei diversi generi per proporre esplorazioni innovative di forme espressive. L’indagine condotta ha rivelato un vasto universo, benché spesso sotterraneo, che testimonia di una vera corrente di nuovo cinema italiano che merita di essere indagata da vicino. C’è una esplosione di sperimentalismo indipendente, a volte diffusa solo nella rete. Essa è il segno da una parte di una insofferenza, e di una opposizione, alle forme consuete di produzione e distribuzione, dall’altra è certamente il risultato della presenza del digitale. Ci sono autori che hanno avuto una qualche forma di visibilità, come Paolo Benvenuti, Franco Piavoli, Tonino De Bernardi, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Daniele Cipri e Franco Maresco, Michelangelo Frammartino, Alina Marazzi, Corso Salani, Pietro Marcello, ma molti altri – la maggior parte – sono sfuggiti a una vera forma di distribuzione. Contribuiscono al volume saggisti, spesso giovani, che si sono interessati a queste “periferie” del nostro cinema.

 

 

 

BeniFAII BENI DEL FAI E I DESIGNER DI FABRICA
pp. 72
Silvana, € 18,00
ISBN: 978-8836626236

La visita di dieci designer internazionali di FABRICA, il centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton Group, in altrettanti Beni del FAI-Fondo Ambiente Italiano-dai parchi alle ville, dalle chiese ai castelli, passando dai boschi al mare-diventa occasione per scoprire le bellezze e le tradizioni di un’Italia da salvaguardare. Il design diviene il tramite per raccontare l’esperienza di un incontro e di un viaggio tra creatività contemporanea, storia, architettura e natura. Scatti fotografici, appunti, disegni, dialoghi, materiali, colori, textures e il contributo di artigiani locali raccontano la storia di ogni oggetto. L’attività di valorizzazione del patrimonio italiano, al centro della missione del FAI, si apre così a nuovi sguardi e a nuove interpretazioni creative.

 

2_Digital-Disruption

Quando la redazione di Tafter si trova davanti a concetti di dubbia affidabilità semantica ricorre al conforto della Sociologia della Complessità. “Che ne dici, parliamo di digital disruption come in questi giorni fanno tutti? Ma poi perché dobbiamo farlo?”, mi dicono.

Dobbiamo farlo perché, esattamente come fu per la supercazzola prematurata, con la digital disruption ci troviamo di fronte a qualcuno che per scroccare inviti a convegni e relativi tramezzini ha ridefinito per la nennesima volta il semplice processo di collisione che avviene quando i consumatori guardano alle nuove tecnologie per semplificarsi la vita e imprese usano a loro volta le nuove tecnologie per offrire alle persone esperienze migliori.

Quelli degli anni ’90 avrebbero usato la parola innovazione, negli anni ’80 la metafora video killed the radio star, negli anni ’70 forse un roboante progresso. Jovanotti direbbe Siamo ragazzi fortunati perché c’hanno regalato un sogno, che suona molto meglio di digital disruption e sottintende la stessa acqua fresca.

I guru della disruption dicono che presto ci invidieremo da soli i modi migliori di rapportarci con le banche, di leggere anche sott’acqua, di guidare la macchina senza guidarla, di innamorarci a nostra insaputa, di vivere una vita servoassistita dove prendere le decisioni sarà un piacere. I processi, secondo loro, stanno trasformandosi così in fretta che vanno a collidere contro i vecchi metodi e le vecchie pratiche di business. “Le aziende che partecipano di questo cambiamento avranno successo, quelle che ne resteranno ai margini perderanno progressivamente rilevanza per i loro clienti”, dicono loro e il Grande Capo Estiquaatsi non avrebbe potuto dirlo meglio neppure con un calumet caricato a disruptive mushroom.

Con la forza della disruption l’energia e la voglia di cambiare delle persone si va a combinare con le infrastrutture che lavorano per immettere sul mercato prodotti e servizi sempre migliori. In passato ferrovie e autostrade hanno costituito un’infrastruttura che ha permesso, per esempio, ai produttori kiwi di riempircene le diete senza preavviso, cambiando così la tipologia dei prodotti che la gente poteva, e si aspettava, di comprare. Ma le infrastrutture fisiche sono costose e richiedono tempo per essere costruite, dunque il processo di disruption è stato storicamente lento.

Oggi invece, con la digital disruption, le infrastrutture digitali che i signori di Apple, Amazon o Google stanno costruendo, rendono il cambiamento veloce, all’apparenza talmente complesso da renderne talvolta impossibile la comprensione prima di esserne asserviti e dipendenti.

Come è stato quando si chiamava solo Innovazione o Progresso, con la digital disruption le aziende millantano tutte di mettere i loro clienti davanti a tutto, di lavorare alla creazione di un nuovo sistema di valore usando stavolta strumenti e piattaforme digitali invece che catene di montaggio. Peccato che l’essenza della maggior parte dei prodotti e dei servizi che si ha modo di vedere dopo la disrupzione non risponda a bisogni dei consumatori, tantomeno li coinvolga per fini nobili e non di semplice schedatura, ma glieli induca e poi li soddisfi.

In effetti di complessità e novità se ne vede poca, terminologia a parte, si intende.

Devo dire a quelli di Tafter che di digital disruption è il caso di pubblicarne d’estate, quando la finta complessità è fusa dalla canicola.

 

Samuel Saltafossi è sociologo della complessità

stampaeditStoricamente beneficiario di contributi pubblici, il settore della carta stampata vive oggi una fase di profonda crisi: posti di lavoro a rischio, copie invendute, nuove tecnologie e sviluppo dell’editoria digitale che ogni giorno attrae nuovi utenti.

Lo stato di crisi, si potrebbe pensare, rende più che mai necessario l’intervento pubblico. Ma è davvero così? Il sostegno economico destinato dallo stato per oltre mezzo secolo all’editoria quotidiana e periodica cartacea ha davvero garantito il pluralismo dell’informazione o ha semplicemente favorito la sopravvivenza di soggetti che altrimenti con le proprie forze non ce l’avrebbero fatta?

Per capire occorre quantificare. Se definire i contributi indiretti, tra i quali si annovera la riduzione dell’Iva al 4% per quotidiani cartacei (ma anche libri e periodici), appare più complesso, il dato relativo ai contributi diretti è di più agevole reperimento.

Nel 2010 il contributo pubblico è ammontato a circa 140 milioni di euro, nel 2012 la cifra messa a disposizione è pari a 120 milioni, mentre i finanziamenti stanziati per il 2013 sono di circa 95 milioni di euro. Ma a chi sono andati questi aiuti?
Ce lo dice il Dipartimento per l’informazione e l’editoria. I dati, aggiornati al 2011, distinguendo tra le categorie finanziabili, annoverano nomi noti quali Il Foglio (2.251.696 euro), Il Manifesto (2.598.362 euro), Avvenire (3.769.672 euro), ma anche una folta schiera di testate poco conosciute. Significativa la circostanza che si continuino a finanziare anche in modo indiretto “organi di partiti e movimenti politici” a discapito di una decisione referendaria a ciò contraria.

I criteri di selezione?
Se fino a poco tempo addietro non erano in alcun modo connessi alle vendite effettuate e rendicontate, recente è l’introduzione di parametri a ciò connessi e resi più stringenti dal Decreto Legge n. 63/2012, convertito con modificazioni con legge il 16 luglio 2012, n. 103. Un minimo confronto con il mercato. Questo il punto.

Cosa succederebbe se queste risorse venissero meno come progressivamente sta già accadendo e come già avviene per le testate digitali che di nessun contributo hanno mai beneficiato?
Il confronto con il mercato sarebbe inevitabile; trovare modelli alternativi di business una necessità; l’indipendenza, la trasparenza e la qualità requisiti diverrebbero le caratteristiche fondamentali per conquistare i lettori.

 

Stefano Monti è direttore editoriale di Tafter

 

TITOLO
Babele – alfabeti di viaggiobabrec

 

 

COSEE’ una webzine che si occupa di turismo cercando di proporre contenuti selezionati, con un taglio diverso rispetto agli altri portali assimilabili.
L’intento principale è la chiarezza, si riflette nello stile estetico come nei contenuti.
Babele non vuole raccontare tanto dei luoghi ma delle modalità di viaggiare, di muoversi, di conoscere territori. In questo è esplicativo il pay-off “alfabeti di viaggio”: sottolinea come interessi il “come” più del “cosa”, capire i modi di essere diversamente turisti, più che parlare di mete vacanziere o località esotiche.

 

COMELo stile è essenziale e nitido, sia graficamente che contenutisticamente.
Dal punto di vista estetico si ricerca la pulizia delle linee, lo sfondo bianco fa da contrasto ai colori delle foto, l’organizzazione è ordinata e intuitiva.
I contenuti affrontano da diverse prospettive il significato odierno dei turismi: i Fatti e l’Almanacco aggiornano e chiariscono normative e numeri, la sezione Techviews è dedicata a tecnologia e innovazioni, i Punti di Vista e le Storie danno respiro a considerazioni tecniche e ad esperienze personali.

 

proLa semplicità. Il sito si presenta fruibile e agile, sia nella navigazione che nella lettura.
Non si teme di sacrificare un po’ la quantità a favore di un approccio mirato e chiaro.

 

CONTROCome ogni nuovo nato, Babele – alfabeti di viaggio, deve ancora sfoderare le sue carte migliori: le diverse sezioni saranno via via arricchite, in un viaggio che coinvolgerà anche i lettori.

 

SEGNI PARTICOLARILa semplicità e l’originalità, ma anche l’approccio analitico ed emotivo insieme, rispetto ad un settore importante come quello del turismo e del viaggio.

 

CONSIGLIATO AColoro che sono interessati a orientarsi nel mondo attuale del turismo e del viaggiare, che vogliono scoprire, ma soprattutto comprendere, le nuove mete.

 

 

INFO UTILITrovate Babele – alfabeti di viaggio all’indirizzo www.babelemagazine.com

 


PresentazioniPRESENTAZIONI: QUELLO CHE I LIBRI NON DICONO

di Neal Ford, Matthew McCullough, Nathaniel Schutta
pp. 256
Apogeo, € 29,00
ISBN: 978-8850332458

Un testo pensato per chi ha l’esigenza di fare presentazioni chiare ed efficaci nei più svariati contesti, lavorativi e non: dalle riunioni commerciali alle dimostrazioni tecniche, passando per le esposizioni accademiche. Gli autori guidano il lettore attraverso le tre fasi della creazione di una presentazione vincente: pianificazione, realizzazione, esposizione. Il libro, con un approccio che lo differenzia da tutti gli altri sul tema, identifica una serie di modelli: i “mattoni” che è possibile utilizzare per costruire qualsiasi tipo di presentazione utilizzando strumenti come PowerPoint e Keynote e passa in rassegna gli errori più frequenti e le criticità che è bene evitare per non deludere il proprio pubblico.

 

 

BigSocietyBIG SOCIETY. CONTENUTI E CRITICHE
di Francesco Vespasiano, Monica Simeoni
pp. 160
Armando, € 15,00
ISBN: 978-8866772071

I neoliberisti europei accusano i governi socialdemocratici di avere generato costosissimi apparati statali di servizi sociali. È stato così proposto un programma di costruzione della Big Society, finalizzato alla riduzione della povertà, alla lotta contro le disuguaglianze sociali e all’incremento del benessere, trovando misure di welfare sociale, per evitare di ridurre quelle di welfare statale. Purtroppo, come gli autori di questo libro chiariscono, la speranza nella creazione della Big Society sta vacillando: si sta dimostrando politicamente, economicamente e socialmente debole.

 

 

 

SignificatoIdentitàSIGNIFICATO E DIGNITÀ DELL’UOMO NEL CONFRONTO INTERCULTURALE
di C. Cunegato, Y. D’Autilia, M. Di Cintio (a cura)
pp. 208
Armando, € 18,00
ISBN: 978-8866772712

L’epoca storica attuale presenta uno scenario che oscilla tra la possibilità di uno scontro delle civiltà e quella di un autentico dialogo interculturale: perché quest’ultimo si possa realizzare occorre superare la concezione normativa della civiltà, per cui una, di solito quella occidentale, viene elevata a modello universale, condannando le altre o all’assimilazione o alla distruzione. Lo scopo di questo volume è quello di avviare una riflessione su tale tematica nella convinzione che ciò sia necessario per affrontare in maniera consapevole le incognite del nostro futuro globale.

 

 

 

LinguaColoraLA LINGUA COLORA IL MONDO. COME LE PAROLE DEFORMANO LA REALTÀ
di Guy Deutscher
pp. 241
Bollati Boringhieri, € 23,50
ISBN: 978-8833923390

“L’idioma di una nazione – così ci viene spesso detto – riflette la sua cultura, la sua psiche e le sue modalità di pensiero. Le popolazioni che vivono nei climi tropicali, così corrive, lasciano per strada le consonanti, mentre il tedesco, così metodico, è un veicolo ideale per formulare con precisione i concetti filosofici. Nelle impervie intonazioni del norvegese si coglie l’eco dei fiordi scoscesi, il francese è la lingua romantica par excellence, l’inglese è un idioma adattabile, e… l’italiano, ah, l’italiano!”. Il dibattito sulla lingua è antico. Dopo decine di anni di confronti e dispute i linguisti sono oggi quasi unanimi nel dire che tutte le lingue sono fondamentalmente simili e pertanto incapaci di filtrare in modo differente la percezione del mondo.

 

 

 

OltreCristianesimoOLTRE IL CRISTIANESIMO
di Marco Vannini
pp. 314
Bompiani, € 14,00
ISBN: 978-8845273780

In questo saggio, Marco Vannini – tra i più eminenti studiosi della tradizione spirituale cristiana – sonda i vasti territori della mistica non solo occidentale ma anche orientale. Da Meister Eckhart al brahmanesimo e al buddismo, per giungere alla meditazione del monaco cristiano-hindu Henri Le Saux, si compone il quadro concettuale di un ardito viaggio nel segreto dello “Spirito”. L'”uomo distaccato” del misticismo radicale di Eckhart, per il quale l’uomo ama veramente in quanto diviene l’amore stesso, si incontra con l’assenza di fine del Buddha inverandosi nel messaggio cristiano, messaggio dello Spirito, al di là di ogni apparente fideismo, di ogni apparente religiosità o dottrina del Libro.

 

 

 

StoriaSiriaSTORIA DELLA SIRIA CONTEMPORANEA
di Mirella Galletti
pp. 274
Bompiani, € 10,00
ISBN: 978-8845256424

Nuova edizione aggiornata alle rivolte della primavera araba. Questa storia della Siria, la prima apparsa in Italia, ricostruisce in una narrazione avvincente i tormentati sviluppi storico-politici della nazione, dedicando ampio spazio agli aspetti culturali della società siriana e al complesso mosaico etnico e religioso della regione. Ripercorrendo le tappe fondamentali del cammino verso l’indipendenza, i contrasti e i conflitti con gli stati limitrofi, la genesi delle attualissime questioni curda, libanese e palestinese, il libro consente di comprendere il ruolo centrale della Siria nello scacchiere mediorientale, immergendosi al tempo stesso nell’atmosfera incantata di una nazione ancora misteriosa e ricca di tradizioni.

 

 

NaturaSpaNATURA SPA. LA TERRA AL POSTO DEL PIL
di Gianfranco Bologna
pp. 164
Bruno Mondadori, € 14,00
ISBN: 978-8861598386

L’economia ha sempre ragionato sulla natura del valore, ma non sul valore della natura. Non abbiamo attribuito un valore ai sistemi idrici, alla rigenerazione del suolo, alla composizione chimica dell’atmosfera, alla ricchezza della biodiversità, alla fotosintesi (e questi sono soltanto esempi). Così le nostre società raggiungono livelli di deficit nei confronti dei sistemi naturali ben superiori al deficit economico legato alla crisi. Questo libro spiega che possiamo, che dobbiamo, cambiare rotta. Rimettendo al centro il valore del patrimonio ecologico, per costruire un mondo sostenibile, equilibrato e vicino alla natura.

 

 

 

LetteraturaPostLA LETTERATURA POST-COLONIALE. DALL’IMPERO ALLA WORLD LITERATURE
di Silvia Albertazzi
pp. 226
Carocci, € 17,00
ISBN: 978-8843068876

Nel ripercorrere le tappe delle scritture non metropolitane, dalla colonizzazione dell’immaginario d’oltremare ad opera delle grandi potenze occidentali alla decolonizzazione e postcolonizzazione letteraria del secondo Novecento, fino alle storie recenti e recentissime che raccontano l’11 settembre 2001 da un “altro” punto di vista, il volume invita a leggere, studiare e far dialogare le letterature del mondo. L’obiettivo è definire (o lasciarsi definire da) una letteratura senza frontiere, che contamina stili, generi e tematiche, e in cui si attua uno scambio fecondo tra periferia e centro, in un contagio positivo senza soluzione di continuità.

 

 

 

EconomiaReligioneECONOMIA, RELIGIONE E MORALE NELL’ISLAM
di Ersilia Francesca
pp. 247
Carocci, € 18,00
ISBN: 978-8843068067

I principi etici presenti nel Corano e nella tradizione profetica non hanno una specificità “islamica” ma rispondono a una scala di valori comune a molte religioni; tuttavia è partendo da tali principi che l’economia islamica, dal secondo dopoguerra in poi, si è proposta come modello alternativo al socialismo e al capitalismo. Si è quindi affermato un sistema bancario che non fa ricorso all’interesse ma si basa su contratti partecipativi, e contemporaneamente si è fatto strada un modello islamico di welfare. Come le altre grandi religioni, l’islam si fa portatore oggi di istanze di giustizia e di ricerca del bene comune, partendo dal presupposto che l’uomo vada collocato al centro dell’agire sociale ed economico.

 

 

 

DizionarioMicrofinanzaDIZIONARO DI MICROFINANZA. LE VOCI DEL MICROCREDITO
di G. Pizzo, G. Tagliavini (a cura)
pp. 809
Carocci, € 79,00
ISBN: 978-8843065967

La microfinanza figura tra le grandi innovazioni sociali della nostra epoca. A livello internazionale, in contesti sociali e culturali molto diversi, essa si è rivelata una risposta efficace e sostenibile nell’azione di contrasto alla povertà e all’esclusione. La microfinanza e il microcredito – che ne è la parte più evidente e riconosciuta – affondano le proprie radici nel mutualismo europeo e nella finanza popolare di tutti i continenti. Negli ultimi anni, di fronte alle crescenti insufficienze della finanza mainstream, i progetti e le organizzazioni più avanzate vanno aprendo nuove frontiere che guardano alla finanza sociale e alla finanza etica come parti integranti di una strategia di finanza inclusiva.

 

 

ArchitetturaStoriaARCHITETTURA E STORIA. PARADIGMI DELLA DISCONTINUITÀ
di Carlo Olmo
pp. 188
Donzelli, € 29,00
ISBN: 978-8860368782

L’architettura rappresenta una delle più importanti testimonianze della presenza dell’uomo sulla terra. In questo senso non solo è legata alla storia: è essa stessa storia per eccellenza. Basterebbe ricordare il tormentone che ogni anno si scatena quando si tratta di individuare qualche architettura o qualche luogo da aggiungere al “patrimonio dell’umanità”. Eppure la sua interpretazione viene spesso lasciata alle forme come alle ideologie che essa veicola. La stessa lingua con cui questa storia così fondamentale si racconta appare presa in prestito: dalla storia dell’arte come dalla sociologia, dal romanzo come dalla giurisprudenza. Quella che si dichiara essere la testimonianza per eccellenza non fa spesso i conti neanche con il significato della stessa parola “testimonianza”.

 

 

ViteSegreteVITE SEGRETE DEI GRANDI ARTISTI. TUTTO CIÒ CHE NON VI HANNO MAI VOLUTO RACCONTARE SUI PIÙ GRANDI MAESTRI
di Elizabeth Lunday
pp. 288
Electa, € 19,90
ISBN: 978-8837093549

“Vite segrete dei grandi artisti” narra le vicende meno note dietro le quinte dell’arte, con aneddoti curiosi e a volte scandalosi sui grandi maestri di tutti i tempi, da Leonardo (accusato di sodomia), a Caravaggio (colpevole di omicidio), a Edward Hopper (violento nei confronti della moglie). Scoprirete che Michelangelo emanava un odore così disgustoso che i suoi assistenti non sopportavano di lavorare accanto a lui, che Vincent van Gogh ogni tanto mangiava il colore direttamente dal tubetto e che Georgia O’Keeffe amava dipingere senza veli. Una lezione di storia dell’arte che non dimenticherete facilmente!

 

 

MetamorfosiRovineMETAMORFOSI DELLE ROVINE
di Marcello Barbanera
pp. 110
Electa, € 19,00
ISBN: 978-8837095512

Il saggio prende le mosse dalla constatazione che faceva Arnaldo Momigliano e cioè che le tracce della nostra storia nei monumenti, nel paesaggio sono così imponenti da incuriosirci e obbligarci a studiare il passato per capire una parte importante di noi stessi, soprattutto in un’epoca in cui il modello culturale occidentale, quello che affonda le sue radici nel mondo classico, pare sospinto verso una marginalità che si frantuma nell’impatto con altre culture ansiose di emergere. Comprendiamo così come le rovine conservino da un lato l’immagine di “memento mori”, allusione romantica alla transitorietà di ogni opera umana, al passaggio inesorabile del tempo, al declino delle civiltà, al disfacimento delle culture, profezia di un destino possibile perché non c’è requie alla distruzione; dall’altro esse costituiscono fortunatamente il simbolo della caparbia resistenza degli esseri umani di fronte alle sciagure peggiori e serbano il carattere distintivo e inalienabile della nostra identità culturale.

 

 

 

EtMorteL’ETÀ DELLA MORTE DELL’ARTE
di Francesco Valagussa
pp. 182
Il Mulino, € 18,00
ISBN: 978-8815245465

Maestra dei popoli, l’arte domina gli esordi di ogni civiltà ma finisce con il cedere sempre più spazio al pensiero concettuale. In passato ha prodotto le grandi visioni del mondo, ora è la scienza a fondare il sistema del sapere. In questo volume l’autore illustra come la morte dell’arte riguardi l’identità dell’Europa e metta a rischio il carattere stesso della nostra civiltà. Eppure l’Occidente, proprio nella consapevolezza di questo pericolo, ha sempre cercato nuove forme, nuove tendenze, nuovi stili per ricreare continuamente la forma artistica. L’Europa è soltanto un sinonimo di “morte dell’arte”, o piuttosto è ricerca continua di alternative per tenerla in vita?

 

 

 

VeneziaVENEZIA. NASCITA DI UN MITO ROMANTICO
di John J. Norwich
pp. 285
Il Saggiatore, € 12,00
ISBN: 978-8856503777

L’esistenza della Serenissima Repubblica è stata stroncata nel 1797 da un giovane Napoleone Bonaparte. Ma dopo che cosa è accaduto? Persa per sempre la propria indipendenza, Venezia diventò meta di giovani milord inglesi che vi facevano tappa per qualche settimana di blanda sregolatezza prima del ritorno a casa, con qualche Canaletto e un inizio di gonorrea. Come raccontare gli anni del XIX secolo senza annoiare e senza deprimersi? Lord Norwich ha scelto di guardare Venezia con gli occhi dei suoi visitatori o di coloro che scelsero di viverci. Ecco quindi il breve soggiorno di Napoleone e Byron ammaliatore di gentildonne della città; Rawdon e Horatio Brown, rappresentanti di spicco della colonia britannica; Henry James, Constance Fenimore Woolson…

 

 

 

EquivocoSudL’EQUIVOCO DEL SUD. SVILUPPO E COESIONE SOCIALE
di Carlo Borgomeo
pp. 199
Laterza, € 12,00
ISBN: 978-8858107416

Parlare di Mezzogiorno è diventato perfino noioso: l’impressione è che sia una questione irrisolvibile. Metà degli italiani pensa che al Sud siano stati dati soldi; l’altra metà denuncia l’insufficienza delle risorse e l’incoerenza delle politiche adottate. Al di là di interventi sbagliati, sprechi, incapacità, c’è stato un errore di fondo: condannare il Sud a inseguire il livello di reddito del Nord, a importare modelli estranei alla cultura e alle tradizioni e a sviluppare, di fatto, una dimensione politica di dipendenza. Per spezzare questa logica bisogna introdurre una profonda discontinuità, a partire dalla consapevolezza della natura vera del divario. Il Sud è meno ricco del Nord, ma la distanza più grave è nei diritti di cittadinanza, nella scuola, nei servizi sociali, nella cultura della legalità.

 

 

CronacheBirmaneCRONACHE BIRMANE
di Guy Delisle
pp. 272
Rizzoli, € 18,00
ISBN: 978-8817065283

In “Cronache birmane”, esattamente come in “Cronache di Gerusalemme”, Guy Delisle accompagna la moglie Nadège in missione per Medici senza Frontiere: i due – insieme al figlio di pochi mesi, vero protagonista di questo graphic novel -, trascorrono più di un anno in Birmania ai tempi della dittatura militare, vivendo le stesse difficoltà della popolazione vessata dal regime. Vicino di casa di “The Lady”, com’è chiamata Aung San Suu Kyi allora agli arresti domiciliari, Delisle scopre una società oppressa ma anche un popolo aperto e generoso. Buddismo e dittatura militare, paesaggi selvaggi e templi meravigliosi, monaci in processione e drogati di eroina, Aids e miniere, monsoni e Ong per un altro reportage del canadese dalla matita pungente e poetica.

 

 

 

MemoriaUffiziLA MEMORIA DEGLI UFFIZI
di Francesco M. Cataluccio
pp. 184
Sellerio, € 14,00
ISBN: 978-8838930188

“Agli Uffizi ci si andava da bambini, alle domeniche. Non frequentando la nostra famiglia, nel giorno di festa, alcuna funzione religiosa, il babbo ci conduceva di mattina al rito laico dell’osservazione dei quadri, che precedeva quello pagano del primo pomeriggio alle partite di calcio della Fiorentina, nello Stadio di Campo di Marte, affollato di figure concave e convesse, progettate da Pier Luigi Nervi. Verso le dieci, mentre la mamma (pessima cuoca) si industriava a preparare l’unico vero pranzo della settimana, nostro padre ci portava a visitare una sala, sempre diversa, a rotazione, della Galleria degli Uffizi”. Questo libro è l’occasione per raccontare molte storie dei dipinti e anche dello scrittore che, nato a Firenze, per una decina d’anni, quando era ragazzino, fu portato dai genitori a visitare gli Uffizi, in una sorta di educazione alla bellezza e alla vita, fatta di aneddoti curiosi, giochi con le immagini e familiarizzazione con un luogo dove è racchiuso il segreto della nostra vita immaginaria. Un racconto che è anche un’originale guida per “veder sapendo e scegliendo”.

 

 

 

PuntiVistaPUNTI DI VISTA. IDENTITÀ, CONFLITTI, MUTAMENTI
di O. Eberspacher (a cura)
pp. 63
Silvana, € 10,00
ISBN: 978-8836626113

Il progetto Punti di vista, curato da Fabio De Chirico e Ludovico Pratesi, mette a confronto, nelle sale di Palazzo Arnone, sede della Galleria Nazionale di Cosenza, i grandi maestri del passato con le opere di tredici artisti italiani delle ultime generazioni attraverso una trama di dialoghi e corrispondenze di carattere simbolico che lega la pittura dal Rinascimento al Novecento con altri linguaggi espressivi come la scultura, l’installazione, la fotografia o il video, più consoni a esprimere le esperienze complesse della contemporaneità. Un dialogo che contribuisce a evidenziare nuovi punti di vista sulla storia dell’arte del passato, attraverso itinerari simbolici e slittamenti di senso che propongono possibili approfondimenti sul rapporto fra tradizione e modernità, tecnica e pensiero, all’interno di una cornice solenne come Palazzo Arnone che, grazie alla sua recente ristrutturazione, si pone come ideale luogo di incontro tra le arti di ieri e di oggi.

 

 

TorinoTORINO. FORME E OMBRE DELLA CITTÀ
di Sergio Finesso, Gigliola Foschi
pp. 167
Silvana, € 30,00
ISBN: 978-8836626366

Attraverso gli scatti raccolti in questo volume, Sergio Finesso (Alessandria, 1950) ci conduce nei meandri di una Torino di volta in volta magica, positivista e rigorosa. Tra assonanze e improvvisi scarti, utilizzando rullini in bianco e nero e una macchina fotografica a bassa risoluzione, Finesso avanza a zigzag nello spazio e nel tempo: parte da giardini e piazze barocche, inserisce un ricordo delle mura romane, rivela squarci di architetture del Ventennio, fino a mostrarci il recentissimo Arco Olimpico e l’altrettanto recente Fontana Igloo di Mario Merz. Soprattutto riesce a mostrarci, grazie al suo sguardo ancora capace di stupirsi e a quello della sua macchina “con una lente di plastica” (una Diana F+), come una città possa divenire uno spettacolo avvincente ed enigmatico.

 

La Commissione Bilancio della Camera ha approvato il decreto sui debiti alle Pubbliche Amministrazioni introducendo nuovi tagli: ancora una volta, a pagarne le spese saranno i comparti culturali, questa volta rappresentati dai fondi all’editoria che verranno ridotti del 12% (-17,5 milioni di euro rispetto ai 144 previsti).

La spunta quindi la sigaretta elettronica, in prima istanza considerato uno dei prodotti papabili alle accise necessarie per riparare parte del debito dello Stato.
Se infatti il Ministero dell’Economia si era detto favorevole ad introdurre il balzello per le e-cig, il Ministero della salute ha optato per uno stop in quanto vorrebbe continuare le sperimentazioni che confermino, anche scientificamente, la sigaretta elettronica come succedanea del tabacco.
E c’è chi già parla di pressing politico da parte delle lobbies del tabacco e dell’alcol a discapito dei fondi dell’editoria.

Ma partiamo da una premessa. Si pensa solitamente che le accise debbano andare a colpire quei settori merceologici di largo consumo giudicati però “negativamente” dalla società:  la benzina, che stimola l’animo green di ognuno di noi anche se poi non si investe nelle energie rinnovabili, il tabacco, il gioco.
Ebbene, esaurite le possibilità di andare a colpire ancora questi segmenti, gli spostamenti di bilancio atti a coprire i cosiddetti “buchi” si sono rivolti al mondo dell’editoria. I tagli saranno effettivi a partire dal 2015 e comunque, assicurano dalla commissione, rientreranno con la prossima legge di stabilità.
Nel dubbio che le sigarette elettroniche facciano bene o male, una sforbiciata all’editoria sembra essere l’ipotesi andata per la maggiore.
Dura, ovviamente, la reazione delle associazioni di categoria, dei giornali di partito, delle cooperative, delle no profit e delle testate FISC (settimanali cattolici) che hanno rivolto un appello al Presidente della Repubblica chiedendo che venga fatta chiarezza sui tagli indiscriminati al settore.
Se è vero, infatti, che molti giornali godono di finanziamenti non pienamente meritati e non totalmente giustificati è vero anche che tagli di questa entità colpiscono principalmente le piccole realtà che non hanno editori potenti alle spalle.
E questa potrebbe rappresentare davvero una serie minaccia alla nostra libertà di stampa, ambito in cui l’Italia di certo non eccelle.

Queste le parole dell’appello:

Egregio Presidente,
ci rivolgiamo a Lei, nella Sua qualità di più autorevole rappresentante e custode della democrazia costituzionale per significarLe il rischio imminente di chiusura che coinvolge un centinaio di giornali politici, cooperativi, non profit e di idee e la conseguente perdita del lavoro per svariate migliaia di giornalisti e poligrafici.
Questo gravissimo evento sarà la conseguenza inesorabile del taglio del Fondo per l’editoria deciso dal Governo, se non interverranno immediate misure atte a ripristinarlo, sia pure nell’entità – peraltro assai modesta e nel tempo già considerevolmente ridotta – stabilita per gli anni precedenti.
Chi Le scrive è perfettamente consapevole dei problemi di bilancio dello Stato e della necessità di ridurre la spesa pubblica, eliminando ogni fonte di spreco. Anche nel mondo dell’editoria, dove è indispensabile un’opera di bonifica per distinguere, sulla base di rigorosi criteri, i giornali «veri» dalle testate inventate a bella posta per lucrare sulle erogazioni pubbliche. Abbiamo da anni indicato soluzioni di maggior rigore e trasparenza, idonee ad evitare lo sperpero di denaro pubblico. Il recente Regolamento solo in parte le ha recepite, pertanto mentre chiediamo l’adeguamento del Fondo torniamo a proporre ulteriori criteri per consentire da un lato risparmi e dall’altro una più rigorosa selezione nell’accesso alle risorse.
Senza questo intervento, il taglio “lineare” prodotto sortirà il risultato di buttare il bambino con l’acqua sporca. Siamo certi, Signor Presidente, che comprenderà quale vulnerazione democratica si determinerebbe se il pluralismo dell’informazione subisse un’amputazione delle proporzioni annunciate.
In edicola rimarrebbero i giornali che hanno alle spalle editori potenti, che drenano pressoché tutta la pubblicità, compresa quella degli inserzionisti istituzionali. Il perimetro dell’informazione si comprimerebbe drasticamente, rimanendo appannaggio di pochi gruppi privilegiati. Il tempo a disposizione per evitare il tracollo è talmente breve che già domani sarebbe troppo tardi.
Per questo, Signor Presidente, noi che rappresentiamo testate del più diverso orientamento culturale e politico, Le chiediamo un intervento utile a scongiurare un epilogo disastroso.Nella nostra qualità di direttori dei giornali sottoscrittori della presente,
Le chiediamo anche di volerci incontrare, in modo da rendere vieppiù chiari i termini delle nostre valutazioni e delle nostre proposte.Con stima

GIORNALI DI PARTITO
Stefano Menichini Europa, Dino Greco Liberazione, Marcello De Angelis Secolo d’Italia, Claudio Sardo l’Unità.

COOPERATIVE E NON PROFIT
Marco Tarquinio Avvenire, Angelo Mastrandrea e Norma Rangeri il manifesto, Giuseppe Giulietti Articolo 21, Emanuele Macaluso il riformista, Giovanni Sica Cesare Pozzo Il treno (società nazionale di mutuo soccorso), Gian Mario Gillio Confronti, Marina Ricchi Luna nuova, Mimmo Angeli Corriere Mercantile, Edo Ottaviani Corriere Romagna, Emanuele Galba La Cronaca di Cremona e La Cronaca di Piacenza, Francesco Zanotti Federazione Settimanali Cattolici, Tiziana Bartolini Noi Donne, Marco Fratoddi La Nuova Ecologia, Tarcisio Tarquini Rassegna Sindacale, Riccardo Quintili Il Salvagente, Rocco Di Blasi Il Salvagente online, Cristina Scarpa Agenzia di stampa, Luisa Campatelli Il Corriere del Giorno, Duccio Rugani Il Cittadino Oggi.

TESTATE FISC (settimanali cattolici)
Giovanni Pinna Nuovo Cammino, Giuseppe Malandrino La Vita Diocesana, Giampiero Cinelli La Vita Picena, Davide Maloberti Il Nuovo giornale, Chiara Genisio Agenzia giornali diocesani, Claudio Tracanna Vola, Riccardo Losappio In comunione, Antonio Ricci Il Corriere apuano, Marino Cesaroni Presenza, Paolo Busto La Vita casalese, Irene Argentiero Il Segno, Francesco Zanotti Corriere Cesenate, Claudio Mazza Incrocinews,Ernesto Preziosi Il Nuovo Amico, Andrea Fagioli Toscana Oggi, Marco Piras L’Arborense, Massimo Manservigi La Voce di Ferrara e Comacchio, Carlo Cammoranesi L’Azione, Bruno Cescon Il Popolo, Giovanni Tonelli Il Ponte, Mario Barbarisi Il Ponte, Marco Bonatti La Voce del Popolo, Luigi Lamma Notizie, Giulio Donati Il Piccolo, Antonio Rizzolo Gazzetta d’Alba, Sandro Tuzi Il Velino, Lo sguardo dei Marsi, Andrea Ferri Il Nuovo Diario Messaggero, Mario Piroddi L’Ancora, Mauro Ungaro Voce Isontina, Antonio Maio L’Azione, Pietro Pompei L’Ancora, Angelo Zema RomaSette.it, Alberto Margoni Verona Fedele,Simone Franceschi Sulcis Iglesiente oggi, Luigi Taliani Emmaus, Doriano De Luca Nuova stagione, Adriano Bianchini La Voce del popolo, Luca Sogno Corriere Eusebiano, Stefano Malagoli Il Nostro Tempo, Silvio Grilli Il Cittadino, Piergiorgio Pruzzi Il Popolo,Corrado Avagnina Unione Mongalese-La Fedeltà.

 

Se seguite l’hashtag internazionale #freedompress oggi, troverete tutti i 140 caratteri dedicati alla giornata mondiale per la libertà di stampa. Ventiquattro ore per diffondere i numeri di giornalisti uccisi sul campo al fine di informare l’opinione pubblica, e i dati relativi al controllo dei governi o grandi gruppi finanziari di quanto viene pubblicato nei giornali o registrato nei servizi televisivi. Nella classifica redatta ogni anno dalla World Association of Newspapers and News Publisher e pubblicata nella versione cartacea di La Stampa, vengono contati 68 giornalisti uccisi solo nel 2012 mentre svolgevano il proprio lavoro ( il numero tuttavia oscilla perché secondo l’Unesco sono 121, 90 invece secondo Reportes sans frontieres e 70 secondo il Committee to Protect Journalists). Si tratta di omicidi, nella maggior parte dei casi rimasti impuniti, in alcune zone del mondo in cui lavorare in sicurezza non è affatto scontato.

Sono 7 i giornalisti uccisi in Pakistan, uno in Cambogia, Indonesia, Filippine, Thailandia, due in Bangladesh ed in India; se ci spostiamo in Africa, 14 reporters hanno perso la vita in Somalia, 16 nella sanguinosa guerra in corso in Siria, 3 in Iraq, uno in Sud Sudan, Tanzania, Nigeria. In medio Oriente sono 7, tra cui uno in Egitto e Libano, 3 in Iraq, 2 in Palestina. Spostandosi in America sono 12 coloro che sono stati uccisi sul campo: 6 in Messico, 5 Brasile ed uno in Colombia.

Nonostante gli appelli, le petizioni e le giornate celebrative come quella attuale, non si ferma quindi la carneficina dei professionisti dell’informazione, dipendenti sul campo di e per un’opinione pubblica che spesso li ignora o ben presto se ne dimentica. L’ultimo tentativo di sensibilizzazione è stato l’iniziativa di “A day without News”, volta a far comprendere in modo concreto cosa e come sarebbe l’informazione se non ci fossero reporter pronti a rischiare la vita per portare alla propria redazione una notizia. Esempio di questo giornalismo solitario fatto di impegno e dedizione è l’inviato della Stampa, Domenico Quirico, di cui la redazione non ha notizie dallo scorso 9 aprile, mentre portava incessantemente avanti il suo dovere di raccontare ed informare in Siria.

È proprio questa la parola che dovrebbe essere celebrata in queste 24 ore: informare. L’informazione non è la semplice comunicazione, come ben riportano i manuali e le regole deontologiche. Perché libertà di stampa non vuol dire solo poter lavorare in sicurezza, senza rischiare la vita per rendere consapevole l’opinione pubblica di quanto avviene nel mondo: la libertà per un giornalista consiste innanzitutto nella possibilità di scegliere in modo indipendente quale sia la notizia degna di pubblicazione e diffusione, un lusso che ben pochi professionisti si possono permettere.

Perché c’è una minaccia più subdola e meno evidente della guerra, finalizzata non ad informare, ma ad orientare l’opinione pubblica a seconda dell’interesse di chi i giornali li controlla. Uno degli ostacoli per la libertà di stampa sono spesso infatti gli stessi editori, una categoria che non svolge in modo esclusivo ed unico questo mestiere. L’editoria pura non esiste infatti neanche nei tanto decantati paesi democratici; basta guardare la cartina redatta da “Reporters without borders” e seguire la pratica legenda, che indica in modo preoccupante come l’Italia presenta problemi sensibili nella libera diffusione delle notizie. Perché non tutto può essere considerato realmente una news, e spesso un avvenimento viene fatto passare per tale solo perché fa comodo a qualcuno. Indirizzare l’opinione pubblica vuol dire infatti innanzitutto guadagnare, attraverso la pubblicità, politica o commerciale che sia, di cui le testate non possono più fare a meno, ma che sta trasformando i giornali in meri contenitori di comunicazioni e non di informazioni, uccidendo così metaforicamente anche la stessa figura del giornalista, da reporter dedito alla verità sostanziale dei fatti da riportare con lealtà e buona fede, a redattore di autentiche campagne mediatiche.

 

 

 

Da tempo, ormai, il marketing ha scoperto le potenzialità offerte dalla rete e dagli strumenti del web 2.0. Le community virtuali hanno visto progressivamente crescere la loro sfera d’influenza e, sempre più spesso, sono considerate veri e propri target a cui mirare con una comunicazione specifica. I social network e i siti di social book marking si sono rivelati ottimi strumenti per migliorare la link popularity, aumentare il traffico dei siti internet, rafforzare il brand e contribuire alla costruzione della web reputation, e l’article marketing viene sfruttato da un numero crescente di aziende.

Di pari passo con la mutazione di approccio al marketing, la rivoluzione della partecipazione si sta espandendo a macchia d’olio e sono sempre più i settori produttivi e le pratiche culturali contagiate e sedotte dalla sua diffusione. Nel campo dell’editoria, a questo proposito, sono stati raggiunti esiti molto interessanti: dopo la creazione di reti sociali, più o meno a maglie larghe, per lo scambio dei libri e lo sviluppo dell’editoria sociale, quest’oggi si vuole condividere la scrittura e la produzione dei volumi, sviluppata rigorosamente dal basso.

E’ questo il caso di Pendolibro, un’iniziativa lanciata dal social book magazine Libreriamo, dedicato alla promozione della lettura, dei libri e della cultura in generale. Il progetto è pensato per coinvolgere in prima persona quanti fra gli oltre dieci milioni di italiani che si mettono in moto ogni giorno, per motivi di studio e di lavoro, hanno la passione della scrittura e vogliono raccontare la loro esperienza, fatta di emozioni, incontri, sogni e rabbia. L’iniziativa vuole spronare i viaggiatori a rivelare la dimensione intima e relazionale dell’esperienza quotidiana, invitandoli a dare libero sfogo alla fantasia e a diventare protagonisti di un’opera editoriale condivisa.
Con una selezione di questi racconti, condotta dalla redazione di Libreriamo con il contributo di alcuni illustri critici italiani, sarà infatti prodotto e editato un e-book, che verrà poi pubblicato e condiviso gratuitamente su internet. La scelta di servirsi delle nuove tendenze del web 2.0 per dare vita ad un’iniziativa sperimentale, volta alla promozione della lettura, trova la sua ragion d’essere nella forte motivazione di questo team editoriale, che sostiene apertamente il libro come strumento di crescita culturale e come propulsore della democratizzazione del pensiero pubblico.

L’editoria digitale in Italia è un mercato giovane, ma destinato a crescere molto rapidamente. E’ un settore che si presta a molteplici sperimentazioni ed è altamente probabile che nel prossimo futuro le soluzioni più innovative e radicali vengano proprio dal mondo degli utenti e da progetti che sappiano proporre nuove modalità di coinvolgerli nella creazione del valore e dei contenuti.
Emerge così, chiaramente, come anche in Italia la diffusione degli strumenti del web 2.0 stia profondamente cambiando sia l’approccio delle aziende al marketing e alla comunicazione, sia i processi di produzione culturale, ridefinendo regole, ruoli e modalità. L’humus creativo e di sperimentazione che si pone alla base di questi fenomeni può costituire una fonte di stimoli importante per lo sviluppo della società contemporanea e per la riconversione dell’economia del Paese.