Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Si sono sfidati oggi a colpi di domande in diretta televisiva sul canale YouDem i sei candidati del Partito Democratico che domenica 7 aprile si presenteranno per le primarie che li consegnerà alla corsa a sindaco di Roma. Sono Paolo Gentiloni, David Sassoli, Patrizia Prestipino, Ignazio Marino, Gemma Azuni, Mattia Di Tommaso.
Paolo Gentiloni
Amministrazione: istituire un “Freedom of Information Act”, un sistema che permetta il libero accesso, attraverso il web, da parte dei cittadini ai documenti e bilanci della pubblica amministrazione comunale
Trasporti: ribaltare il rapporto tra trasporto pubblico- privato attivo nella capitale, oggi attestato a 40/60, per portarlo a 60/40. Per raggiungere questo obiettivo Gentiloni propone di potenziare sia il trasporto su ferro, a partire dalla Roma Formia e la Roma Fiumicino, sia quello ferroviario che su tranvia, sull’esempio del successo della linea tram numero 8.
Prendendo spunto da uno strumento già attivo a Firenze, per combattere i cosiddetti “portoghesi” che non pagano la corsa, Gentiloni prospetta la possibilità di fare il biglietto semplicemente inviando un sms all’Atac. Previsto anche il potenziamento del car sharing. Raggiungere il livello di Milano e Bologna per l’estensione delle piste ciclabili cittadine, da trasformare in autentiche vie di percorrenza o non solo percorsi finalizzati allo svago: attualmente a Roma sono presenti solo 9,6km di pista ogni 100 kmq di superficie, mentre a Milano sono 41,1 e a Bologna, città in cui è istituito anche un Ufficio della Mobilità Ciclistica arrivano a 97 km.
Spazi urbani: per migliorare la condizione del verde pubblico, sempre più raro nella metropoli e spesso abbandonato all’incuria, e per rilanciare questo potenziale polmone verde Gentiloni lancia il progetto “Adotta un parco”: ogni cittadino può prendere in custodia un’area o un giardino nella propria zona, curandolo e custodendolo per la collettività. Prevista la chiusura e pedonalizzazione dei Fori Imperiali e la realizzazione di un parco archeologico nel centro città.
Start up: rendere Roma una città accogliente per le start up, sconfessando il rapporto europeo“Start up Ecosystem”, all’interno del quale Roma non compare accanto alle sue sorelle europee, Berlino, Londra e Parigi, come città a misura di imprese innovative. Trasformare Roma in uno start up Village e dare più informazioni ed aiuti fiscali possibili ai giovani imprenditori.
Turismo: potenziare la vocazione turistica della città eterna, sia cercando di sfruttare l’indotto di cui beneficerà il paese grazie all’evento Expo 2015, ma anche combattendo il turismo “mordi e fuggi” che sempre più caratterizza la capitale, a causa dei prezzi proibitivi delle strutture e dei trasporti per arrivare.
David Sassoli
Amministrazione: restyling del sito internet del Comune di Roma e delle pagine dedicate ai Municipi, per renderlo un autentico strumento di controllo a cui le persone possano attingere per conoscere dati, rendicontazione spese e stipendi. Far sì che il cittadino possa attraverso il web informarsi ma soprattutto partecipare alle decisioni dell’amministrazione, rendendo quindi comitati e associazioni cittadine parte attiva. Programmato inoltre il completamento della rete wifi in tutta la città.
Trasporti: trasformare le ferrovie regionali in trasporti metropolitani, potenziandoli ed integrandoli con i ritmi cittadini, soprattutto per favorire tutti i pendolari che ogni giorno raggiungono la capitale per lavoro. Previste all’interno del tessuto urbano inoltre metropolitane di superficie. Non mancano le biciclette come mezzo di spostamento: sono previste tre tipologie di percorsi, uno metropolitano che si concentri negli snodi con tram e metropolitane; uno cittadino per permettere gli spostamenti quotidiani; un ultimo radiale che colleghi il centro con la periferia.
Spazi Urbani: potenziare gli orti urbani e mercati del contadino, fenomeni spontanei che hanno riscontrato un notevole apprezzamento da parte dei romani. Consolidare la produzione delle tenute pubbliche di Castel di Guido e Tenuta del Cavaliere ed aprire infine in ogni municipio lo sportello del consumatore.
Turismo e Beni Culturali: portare a termine il grande sogno di Antonio Cederna, quello di creare un grande parco archeologico urbano all’interno del quale vengano congiunti il parco dell’Appia antica con il Colosseo, realizzando una pista ciclabile per gli spostamenti. Aprire, a ridosso del centro storico, l’ostello della gioventù, oggi assente nella capitale, per incoraggiare il turismo giovanile e low cost per i ragazzi italiani e provenienti da tutto il mondo, promuovendo inoltre un mese dedicato al turismo under 30. Riqualificare gli spazi inutilizzati dell’ex Mattatoio di Testaccio, trasformandolo in un centro della creatività giovanile.
Gemma Azuni
Trasporti: Potenziamento delle rete ciclabile, introducendo anche un apposito vagone in metro dedicato alle bici. Trasformazione dei corridoi della mobilità in autentiche metropolitane di superficie.
Spazi Urbani: prevista la pedonalizzazione del centro storico attraverso l’eliminazione dei bus turistici che oggi congestionano il traffico. Estensione della Ztl per disincentivare l’uso dei mezzi privati in favore del trasporto pubblico.
Cultura: affrontare le problematiche dei teatri di Roma. Proposta di riaprire il Museo Geologico in una nuova sede per recuperare le sue collezioni imballate e non fruibili dal 1995. In progetto inoltre la nascita di un Eco- museo cittadino, all’interno del quale la collettività possa promuovere attivamente la cultura e la trasmissione del proprio patrimonio. Creazione di un registro degli artisti di strada.
Start up: favorire l’imprenditoria giovanile soprattutto nel settore agricolo, affidando a ragazzi terreni del comune da gestire attraverso bandi pubblici.
Patrizia Prestipino
Ambiente: principalmente incentrato sulle aree verdi della capitale, il programma della Prestipino prevede la resa delle bottiglie di plastica e di vetro in appositi contenitori che rendano buoni spese (si tratta di un sistema attivo da anni nei supermercati tedeschi), lotta allo spreco alimentare e potenziamento del riciclo dei materiali Tutela del verde cittadino demolendo le abitazioni abusive nei pressi dell’Appia antica, allargando il limitrofo parco sino ad includere la valle del Fosso della Cecchignola; incentivazione della pratica degli orti urbani, al fine di sostenere la socializzazione cittadina. Istituzione della Festa degli alberi durante la quale verranno reimpiantati alberi in zone abbandonate e degradate per riqualificarle.
Trasporti: protagonista assoluta la bici, attraverso il potenziamento delle piste, della creazione di rastrelliere e infine l’istituzione di un dipartimento per la ciclabilità. Migliorare le strutture e la frequenza del trasporto ferroviario. Agevolazioni per gli studenti e le fasce deboli che usufruiscono del trasporto pubblico. Creazioni di aree parcheggio dedicate esclusivamente a mamme e donne in gravidanza.
Start up: finanziamenti per le imprese giovanili coadiuvati da progetti di co working e utilizzo di edifici dismessi e abbandonati, per riqualificarli e sfruttarli come sede di lavoro e creatività giovanile. Si parla anche di agevolazioni a donne, giovani e start up per l’accesso ad internet.
Cultura: riattivare i fondi per la festa del cinema di Roma; riqualificazione dei teatri a rischio chiusura e creazione di un Sistema museale Archeologico; concessione di alcuni spazi culturali a canone agevolato. Pedonalizzazione dell’area intorno al Colosseo ed inserimento dei musei importanti all’interno dei pacchetti turistici di guide e tour operator. Promuovere itinerari che facciano riscoprire a cittadini e turisti monumenti e zone dimenticate.
Turismo: migliorare i collegamenti ferroviari da e per gli aeroporti
Amministrazione: rendere cittadini ed imprese partecipi alle attività dell’amministrazione comunale attraverso la pubblicazione di open data. Snellimento delle procedure amministrative eliminando il cartaceo ed informatizzando le pratiche amministrative.
Il programma di Ignazio Marino non è ancora online e non appena sarà pubblicato ne renderemo nota aggiornandovi.
Mattia Di Tommaso
Trasporti: al primo punto del programma del candidato più giovane che ha nel suo stesso simbolo elettorale il logo della metropolitana londinese. Innanzitutto metropolitana aperta 24 su 24 nel week end e reintroduzione dell’abbonamento mensile ridotto per giovani
Ambiente: creazione di parchi agricoli cittadini in cui riscoprire le pratiche agricole
Cultura: organizzare diverse notti bianche della cultura che siano tematizzate e coinvolgano tutti i municipi, non solo il centro storico.
In attesa di conoscere chi sarà il candidato sindaco del PD, a breve Tafter vi informerà sui programmi di tutti gli altri esponenti politici che concorrono per la stessa carica.
L’atmosfera del “dopo voto” si è avvitata, se possibile, su registri peggiori rispetto a quelli della campagna elettorale e forte appare il disorientamento tra addetti alla politica e cittadini-elettori. Il guado è insidioso e il gioco attuale sembra essere destinato a configurarsi come quello in cui tutti perdono, comunque vada, soprattutto il paese nella sua coesione interna e nelle sue proiezioni internazionali.
Il programma di governo ad oggi più chiaramente ed esplicitamente dichiarato è stato quello espresso dal PD negli ormai fatidici “otto punti” presentati dopo il lungo confronto interno del 6 marzo scorso. Se da un lato va comunque apprezzato il tentativo di Bersani di mettere un punto fermo nella confusa congerie di posizioni, con le altre due maggiori forze rappresentative impegnate su altri obiettivi (una a lottare prioritariamente, ancora, contro una “magistratura strumentalizzata” e l’altra a conquistare il potere assoluto “per abbattere il sistema dei partiti”… ), appare comunque significativo un vuoto evidente lasciato nelle dichiarazioni programmatiche suddette: quello esplicito della cultura (la cui rilevanza potrebbe anche essere declinata trasversalmente rispetto agli otto punti indicati).
Dopo un periodo di (anche troppo) numerosi e intensi interventi sul tema , alcuni dei quali promossi dallo stesso PD, dai quali emerge evidente e assai ben argomentato il ruolo che la cultura può e deve acquisire in Italia come fattore strategico di crescita, coesione e sviluppo, ci si rammarica di non trovarne menzione nell’unica proposta di nuovo governo sino ad oggi declinata.
Ci si rende conto che l’attuale atmosfera rende assai difficile un confronto pacato e lungimirante sulle prospettive del paese, ma eliminarla del tutto appare veramente assai miope, se non criminale.
Noi che abbiamo dedicato tutta la nostra vita professionale alla cultura siamo ormai abituati a non essere considerati o ad esserlo come priorità residuale, ma, mi permettano l’uso dello slogan le donne impegnate in questo movimento, “se non ora, quando?” ci vogliamo rendere conto che l’unico vantaggio competitivo dell’Italia nel mondo globalizzato risiede proprio nelle risorse culturali, ampiamente intese?
L’omissione evidenzia il prevalere ancora una volta di una visione riduttiva e limitata del comparto (se di visione e/o consapevolezza si può parlare).
Per noi, ad oggi, tanto non cambia molto, rispetto alle ristrettezze e ai tagli verticali di risorse in cui abbiamo vissuto negli ultimi anni, ma, oltre alla scomparsa materiale di preziose e irriproducibili testimonianze del nostro patrimonio culturale, quello che collettivamente perdiamo è l’occasione di valorizzare, nel momento opportuno, una ricchezza stratificata in millenni di civiltà, oggi destinata ad essere gradualmente e ineluttabilmente superata dalle economie (e società) in rapida crescita ed espansione.
Emilio Cabasino è ricercatore su temi di politica ed economia della cultura
Dalle 13 di quest’oggi è chiusa la Capella Sistina, la splendida sala all’interno dei Musei Vaticani la cui volta è decorata dal Giudizio Universale che Michelangelo Buonarroti dipinse tra il 1536 e il 1541. È sotto quel dipinto, infatti, che si riunirà il Conclave di 115 cardinali, scelti tra coloro che non hanno compiuto ottant’anni (possono essere al massimo 120), chiamati a Roma per eleggere il successore di Benedetto XVI.
Papa Ratzinger si è dimesso l’11 febbraio scorso e proprio il 12 marzo, ad un mese di distanza dovrebbe tenersi la prima riunione dei Cardinali elettori, per scegliere quale tra loro può rivestire il ruolo di successore di Pietro a capo della Chiesa Cattolica.
Eleggere il Papa è un’operazione complicata che segue dei passaggi molto rigidi e precisi. Eccoli:
– I requisiti fondamentali per rivestire i panni del capo della Chiesa Cattolica sono all’apparenza molto comuni: essenzialmente essere un uomo di religione cattolica. Tuttavia, per convenzione, il Papa è sempre stato eletto tra i cardinali membri del Conclave. Raggiungere il ruolo di cardinale è l’apice della carriera ecclesiastica che si raggiunge solo dopo aver iniziato, dapprima come sacerdote, divenendo successivamente vescovo. I cardinali elettori, infatti, sono prima di tutto vescovi. La vita religiosa presuppone inoltre il celibato ma, soprattutto, al fine di avanzare di carriera, sono importanti gli studi teologici e filosofici.
– I cardinali elettori vengono convocati a Roma e risiederanno per la durata della loro permanenza all’interno della Domus Sanctae Marthae, edificio a ridosso della Basilica di San Pietro dentro le mura vaticane. La dimora è stata istituita da Giovanni Paolo II, perché prima di allora i cardinali elettori alloggiavano in alcune stanze di fortuna, allestite attorno alla Cappella Sistina.
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– Una volta riuniti all’interno del Conclave, i cardinali devono mantenere il più assoluto riserbo, e viene vietato loro di comunicare con l’esterno. Il nome Conclave deriva proprio dal latino “cum clave”, perché i membri del collegio vengono chiusi a chiave dal Cardinale Diacono, all’interno della sala, per fare in modo che siano completamente isolati. La votazione tra il gruppo riunito nella cappella avviene infatti a scrutinio segreto dal 1621. Ogni componente deve scrivere uno nome su un foglio di carta che viene portato, chiuso, al tavolo degli Scrutatores, ovvero i cardinali sorteggiati per svolgere il ruolo degli scrutatori. Sono tre le urne dove vengono raccolti i voti, tutte lavorate in argento e in bronzo e ognuna con una sua funzione: la prima accoglie i voti dei cardinali presenti in sala, la seconda viene utilizzata solo per quei cardinali impossibilitati a lasciare la propria stanza per malattia grave, la terza serve per riporre le schede una volta scrutinate.
– Per essere eletto, il nuovo pontefice deve aver ottenuto una maggioranza di 2/3. Se al 34° scrutinio questa non è stata raggiunta, si va al ballottaggio tra i due cardinali che hanno raggiunto il maggior numero di voti nell’ultima votazione.
– Una volta raggiunta questa maggioranza, il prescelto deve confermare al Cardinale Decano, colui che presiede il Collegio dei Cardinali, se intende accettare questo compito e, nel caso di risposta affermativa, quale nome abbia scelto.
– Di tutti questi passaggi il mondo intero non ha notizia sino a quando non è stato effettivamente scelto il nuovo pontefice di Roma. L’unico segnale che consente a tutti di capire a che punto sono i lavori del Conclave è la fumata che arriva dalla cappa sopra i tetti vaticani. Ogni volta che si conclude la votazione, le schede su cui i Cardinali hanno scritto i nomi vengono bruciate: se le fumate sono nere vuol dire che la votazione non è andata a buon fine; solo la fumata bianca annuncia l’elezione del nuovo Papa.
– Ecco quali sono gli abiti papali: una tonaca bianca, una stola rossa, un rocchetto, una mantella rossa, uno zucchetto bianco. In genere vengono preparati tre vestiti di tre taglie diverse per ogni corporatura, in modo tale da essere indossati subito dal nuovo Papa qualsiasi fisicità esso abbia.
– “Annuntio vobis gaudium magnum: habemus papam” è questo il messaggio rigorosamente in latino con cui il Cardinale Protodiacono presenta il nuovo Papa alla folla di Piazza San Pietro e al mondo intero. Il pontefice, dopo qualche minuto, pronuncerà il suo discorso e impartirà la sua prima benedizione “Urbi et Orbi”.
Ingovernabili o no, sull’ironia senza dubbio noi italiani siamo imbattibili. In tempi di campagna elettorale spesso ci superiamo, soprattutto per esorcizzare i timori e le delusioni per i programmi elettorali fumosi ed inconcludenti. Ecco alcuni dei manifesti più divertenti, usciti in occasione della campagna elettorale, volti a sdrammatizzare queste ultime elezioni.
Ormai manca poco e il tempo per prendere una decisione si sta stringendo. La parola che sta caratterizzando in modo incisivo le elezioni 2013 è “indecisione”, nata dalla sfiducia radicata che ormai gli italiani nutrono nei confronti delle forze politiche, per il loro operato deludente. Così c’è la corsa ad accaparrarsi i voti dell’ultimo minuto, di coloro che decideranno solo la mattina dell’apertura delle urne se recarsi o meno a votare.
La soluzione per quanti si sentono smarriti e non vogliono farsi raggirare dai soliti comizi, arriva ancora una volta dal web: non sapete per chi votare? Scopritelo con un test. Nella confusione delle parole pronunciate dai candidati e da programmi elettorali spesso fumosi, c’è qualcuno che ha raccolto le diverse proposte per punti chiave e le ha sintetizzate in semplici domande. Rispondendo a questi quesiti, alla fine del test scoprirete il vostro candidato ideale. Sembra un indovinello da settimana enigmistica sulla spiaggia, ma in realtà si tratta di una bella sfida che vi farà scoprire qualcosa in più su voi stessi e che forse fornirà la soluzione ai vostri cuori titubanti. Ecco qualche esempio:
Voi siete qui: votazioni 2013
Sondaggio realizzato per l’associazione Openopolis, che vi invita a rispondere a venticinque domande. Al termine scoprirete qual è la coalizione più vicina a voi: i risultati sono espressi sia in un grafico che in una tabella dove troverete i simboli, dal più attinente alle vostre preferenze al più lontano.
Trova il tuo candidato
Si tratta dell’app realizzata dalla Stampa.it. In questo caso i quesiti che vi vengono posti sono venti e non dovrete rispondere a delle semplici domande, ma scegliere tra le soluzioni proposte che riassumono in forma anonima quelli che sono i punti dei programmi elettorali. Leggete con attenzione ogni soluzione e una volta terminato comparirà direttamente l’immagine del vostro candidato, senza specificare la lista o il simbolo elettorale, dal momento che con l’attuale legge, lista e simbolo sono collegati al candidato prestabilito.
L’ultimo consiglio che vi diamo, se ancora non avete trovato la soluzione e state per abbandonare dall’incertezza è quello di provare anche il test di Politica 24, che si compone di sole diciassette domande. Anche in questo caso, dopo pochi minuti riceverete il verdetto su quale sia il candidato a voi più affine.
Se invece proprio della politica non ne volete più sentir parlare e di voto siete esausti di promesse elettorali non mantenute, sappiate che la rete vi consente di prendere a schiaffi, virtualmente, il candidato premier che vi è più ostico e indigesto. Forse anche questo gioco potrebbe essere un aiuto per scegliere quale politico votare e quale invece non si riesce proprio a sopportare.
una piattaforma online nata dalla collaborazione di La Stampa, Google e La 7 che ha come obiettivo quello di far interagire gli utenti del web con i candidati politici alle prossime elezioni: un modo per rapportarsi attivamente alla corsa elettorale e per informarsi sulle novità dei rispettivi programmi, seguire le ultime interviste e dichiarazioni dei capolista. Uno strumento che rappresenta la comunicazione politica in evoluzione, ma soprattutto il ruolo dell’elettore che si trasforma: non più relegato al semplice ruolo di ascoltatore delle frasi snocciolate nelle interviste televisive, ma protagonista dei dibattiti, riportando le proprie domande o ponendole personalmente durante gli hangout: si tratta di chat interattive in cui possono partecipare sino a 9 utenti, attraverso le quali l’intervista in corso tra il politico e il giornalista di turno viene arricchita e completata dagli interventi degli utenti collegati.
una piattaforma realizzata congiuntamente da due tra le testate giornalistiche più significative in Italia e il motore di ricerca più diffuso nel web, si presenta come un aggregatore di notizie politiche aggiornate, elenco di programmi televisivi e talk show a tema, interviste ed hangout. La home si presenta suddivisa in 4 sezioni: “Segui il dibattito” in cui sono caricati video, notizie, approfondimenti tratti dal palinsesto di La7, hangout diretti da La Stampa in diretta a cui partecipare; “Partecipa al dibattito”: elenco delle pagine dei partiti presenti su Google+ con tutte le informazioni relative; “Notizie”: tutte le notizie tratte in tempo reale da Google news riguardanti la campagna elettorale; “Calendario degli eventi live”: gli appuntamenti televisivi da non perdere per seguire il dibattito politico.
uno strumento utile ed indispensabile, soprattutto in questo momento così delicato e di passaggio nel panorama politico nazionale. Attraverso la piattaforma, infatti, l’elettore ha la possibilità di aggiornarsi e orientarsi all’interno dei numerosi schieramenti che si sono presentati alle ultime elezioni: questo consente di fare chiarezza e ricostruire le diverse dichiarazioni, trovare le contraddizioni, approfondire i punti dei diversi programmi.
nella parte dedicata agli Eventi live sarebbe auspicabile un ampliamento dell’offerta per ora limitata ai programmi tematici dell’emittente La7. Per rendere lo strumento realmente valido per gli elettori è necessario inoltre una maggiore comunicazione della sua esistenza, cercando anche di spiegarne la funzionalità in modo chiaro a tutti gli utenti del web, anche a quelli meno esperti, per fare si che possa essere fruibile realmente da tutti. Le domande proposte e gli utenti invitati a partecipare agli hangout in diretta saranno sottoposti ad un filtro preventivo, per evitare che si cada in ingiurie o in dibattiti offensivi: non è chiaro quali saranno i criteri per passare questa selezione e se così si rischi di evitare le domande veramente scomode per i candidati politici.
alla piattaforma è affiancato anche un canale dedicato su Youtube: youtube.com/elezioni2013. Anche in questa sezione tuttavia è possibile seguire le dirette streaming dei soli programmi di La7.
tutti coloro che credono fermamente che votare sia un diritto da non sottovalutare, ma soprattutto da esercitare recandosi alle urne informati in modo completo e approfondito.
Molti italiani si stanno rassegnando a turarsi il naso e votare il “meno peggio” alle prossime elezioni politiche, ma non sanno che pur non potendo scegliere il candidato possono scegliere le sue idee, o almeno proporgliele. Fino al 28 Gennaio il FAI promuove le primarie della cultura, una consultazione che regala una sensazione nuova per molti : l’imbarazzo della scelta.
L’iniziativa consiste nel dare la possibilità a ciascuno di noi di esprimere quali siano le priorità del paese e invitare i candidati a impegnarsi a sostenerle. Una consultazione popolare, accessibile a tutti, ideata da alcuni giovani del FAI che vuole trovare proposte concrete a molte tematiche.
Ogni tema ha un titolo “parlante” , ad esempio: io non dissesto , piani certi per la sicurezza del territorio, per tutelare invece che ricostruire dopo un disastro ambientale. In tutto 15 temi che spaziano dalla valorizzazione del patrimonio bibliotecario e dei centri storici, fino alla promozione dell’agricoltura come recupero di un mestiere antico e di un’antica vocazione italiana, senza tralasciare il desiderio di maggiori risorse per le imprese giovani e per i privati che vogliono investire nella cultura.
Una volta letti tutti i temi si cade nell’indecisione, che non ha niente a che vedere con quella politica che dilaga in Italia, ma che è anzi l’indecisione di chi ha davanti solo alternative allettanti e non vorrebbe rinunciare a nessuna. Si possono scegliere solo tre temi, i più votati verranno presentati a tutti i candidati alle prossime elezioni che potranno scegliere di sostenerli pubblicamente e inserirli nei loro programmi. Ovviamente nessuno vieta alla classe politica di dare uno sguardo anche a quelli che non vinceranno, potrebbero essere comunque spunto per buone idee.
Non votate Antonio La Trippa, votate per le primarie del FAI, io ho votato, e tu per cosa voti?
In attesa dell’inizio dell’anno nuovo, che porta con sé sempre un po’ di speranza ed aspettative insite e peculiari di ogni venturo inizio, è tempo di bilanci e valutazioni: analizzando i 12 mesi che ci stiamo per lasciare alle spalle, ognuno di voi avrà la curiosità di comprendere quali siano stai gli avvenimenti che hanno maggiormente influito e che ricorderete associandoli al “fu 2012”.
E quale migliore indicatore di Twitter può aiutarci a ricostruire le tendenze e gli argomenti più discussi, che hanno colpito al cuore milioni di utenti della rete, i quali prima di essere navigatori del web sono cittadini di quel mondo che il social network si prefigge di raccontare? Le voci remote che attraverso il cinguettio riescono a metterci al corrente di guerre, scherzi, festival, elezioni, disastri naturali, libri, film, sono raccolte ogni anno dallo stesso Twitter che stila una classifica dei suoi hashtag più influenti e ritwittati al fine di comprendere quali sono stati gli argomenti più diffusi e discussi. È quanto troverete se andrete a curiosare su 2012annosuTwitter, il sito che il social network ha realizzato per stilare le sue personali classifiche.
Di alcuni episodi forse neanche vi ricorderete, di altri non avrete mai sentito parlare, dal momento che la classifica è redatta tenendo conto dei trend mondiali e quelli italiani risultano molto marginali, ma basterà una foto o un tweet a richiamare alla memoria l’avvenimento.
Probabilmente è scontato, ma l’assegnazione del “Tweet d’oro” è andata al messaggio fatto da Barack Obama la notte in cui ha annunciato la sua vittoria alle elezioni, attraverso una tenera foto in cui abbraccia la moglie Michelle con una semplice scritta esplicativa “Four more years”.
Nella sezione denominata “Il battito del pianeta” sono elencate le più famose conversazioni intercorse nel corso dell’anno riguardo gli eventi più seguiti che hanno generato il maggior numero di tweet e retweet.
Questa volta le elezioni in America si aggiudicano solo il secondo posto e lasciano il podio alle Olimpiadi di Londra, che hanno tenuto incollati al teleschermo e al web milioni di utenti ed appassionati in tutto il mondo. Durante i 16 giorni in cui si sono alternate diverse discipline sportive, sono stati 150 milioni i tweet che hanno animato il web (nella sola cerimonia di chiusura sono stati 116.000 i Tweet al minuto)
Se volete invece curiosare tra le esclusive che il social ha riservato in anteprima per i suoi utenti, c’è la sezione “Solo su Twitter”: l’evento più seguito è stato sull’account della Jet Propulsion Laboratory Nasa che ha documentato in diretta, con l’hashtag #JPL lo sbarco della sonda Curiosity su Marte (la stessa sonda continua ad inviare in diretta foto della sua avventura dal pianeta rosso attraverso il suo account personale)
Una delle notizie più interessanti che troverete in questa sezione è l’iniziativa dello zoo di Washington DC che ha testimoniato in diretta l’inseminazione artificiale di Mei Xiang, il loro panda gigante di 13 anni con l’hashtag #pandaAI. Oppure il romanzo del premio Pulitzer Jennifer Egan, pubblicato a puntate dallo stesso autore in 140 caratteri all’interno della sezione fiction del New Yorker. Per comprendere invece quanto sia importante questo mezzo per la professione giornalistica, magistrale è l’esperienza del Direttore del Dipartimento della BBC in Medio Oriente, Paul Danahar, il quale trovandosi in Siria per documentare il conflitto, è riuscito a trasmettere un intero reportage attraverso il suo account Twitter , in assenza della telecamera video.
Nella sezione dedicata alle tendenze sono riportati tutti gli hashtag più diffusi organizzazioni per categorie, mentre nell’ultima parte “Nuove voci” sono elencate tutte le personalità significative che entrano a far parte della community dei cinguettii. L’account che ha riscosso più successo quest’anno è il recentissimo profilo aperto da Benedetto XVI.
Infine se siete curiosi di conoscere la vostra influenza personale all’interno del mondo dei 140 caratteri, quale sia il vostro follower più affezionato e il vostro tweet più popolare, provate ad accedere alla sezione Il tuo anno su Twitter..noi di Tafter lo abbiamo fatto e abbiamo trovato delle sorprese inaspettate!
Gli occhi di tutto il mondo oggi sono rivolti agli Stati Uniti d’America, protagonisti di questa giornata di speranza. Saprete già tutti cosa è accaduto, Barack Obama si riconferma per quattro anni alla Presidenza USA, battendo Mitt Romney (con divario più alto dei pronostici della vigilia) dopo uno scontro dialettico, vivo, interessante e pieno di argomenti. Certo, Romney ha puntato tanto sull’insoddisfazione degli Americani cresciuta nei quattro anni appena passati e causata dalla crisi economica senza precedenti, che ha colpito – e picchiato duro – anche in uno stato pieno di risorse come l’America. Ma, Barack Obama ha vinto comunque.
Obama è evidentemente un grande politico; ma è anche (ed è questo l’aspetto che qui mi piace sottolineare) spettacolare, nel senso stretto del termine. E’ fatto per lo spettacolo, è l’incrocio tra una rockstar ed un politico di stile kennediano. Non a caso, nel mondo della musica, del cinema e delle arti in genere (in America e non) è amatissimo. Ne è una prova la presenza, molto spesso, durante i suoi comizi elettorali del boss, Bruce Springsteen ed anche di Jay Z, rapper di fama internazionale. Barack Obama ha avuto la “sfortuna” di governare in uno dei periodi economico-sociali peggiori della storia d’America. Però è innovativo, è aperto verso le minoranze, è un gran comunicatore ed è riuscito, nonostante tutto, a tirare dalla sua parte (almeno stando alle prime statistiche) una elevata quantità di giovani, di immigrati e di donne. E proprio una donna, la first lady Michelle, è stata una delle protagoniste dei quattro anni di Presidenza (il suo orto alla Casa Bianca è salvo!).
Ma Obama questa mattina, ore 5.16 italiane, ha scritto anche una pagina di storia di Twitter e del web. Con tre semplici parole, “Four more years” ed una stupenda foto insieme alla moglie, ha inviato il tweet più ritwittato di sempre. Un tweet perfetto, emozionante, semplice e coinvolgente. Segno evidente dell’attenzione “intelligente” verso il mondo dei nuovi media, fondamentali sia per l’elezione di quattro anni fa, sia per la vittoria di oggi.
Sempre su Twitter, è stato battuto un altro record, più di venti milioni di tweet nel corso della nottata elettorale sono stati inviati per seguire, commentare, esultare o confortare i sostenitori ed i simpatizzanti di Obama o di Romney. Una selezione di tweet e foto dall’election day all’hashtag #election2012 e #usa2012.
Interessante inoltre il “Political Engagement Map”, per seguire il riscontro dei tweet dei due candidati.
Il discorso dopo la vittoria (già definito storico per i contenuti e per il linguaggio progressisti) è stato seguito in tutto il mondo, tra web, radio e tv, ed ha generato una serie di commenti positivi per molte delle frasi pronunciate dal Presidente Obama, tra cui l’attenzione per lo studio e la cultura del paese, “Non è il nostro esercito che ci fa diventare forti, ma la nostra Università” e lo sguardo verso il futuro con ottimismo “Il meglio deve ancora venire”.
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Ora, dopo questa scorpacciata di politica Americana – per la maggior parte di noi (ahimé!) solo mediatica – con occhio critico e con leggera invidia, guardiamo in casa nostra e speriamo che arrivi il nostro Obama, sotto tutti i punti di vista (politico e comunicativo), pensando anche che quello in Iowa – per the President – è stato l’ultimo comizio elettorale, a 51 anni!
Per approfondimenti sulla notte elettorale cliccate a questo link
Non si può certo dire che mancano i sorrisi e gli abbracci nell’album di famiglia Obama. E sono state proprio le foto e i cartelli schematici, colorati ed esplicativi riversati quotidianamente sui rispettivi canali Twitter del presidente e della first lady ad aver influenzato e convinto l’elettorato americano. Ecco una galleria delle immagini più emozionanti e più significative nell’era della comunicazione virale, dove una foto vale più di un proclama televisivo ( non a caso Obama ieri notte ha annunciato la sua vittoria con Tweet!)
L’election day, il martedì che ogni quattro anni rinnova o conferma il volto politico degli Stati Uniti d’America è arrivato per la quarantacinquesima volta dalla fatidica prima elezione che incoronò nel 1789 George Washington.
Dopo una campagna elettorale, non tra le più accese ma tra le più costose che ha visto scendere in campo Barack Obama e Mitt Romney con le affilate armi della comunicazione online (forse è stato questo il motivo che ha reso meno aggressive le dichiarazioni in pubblico), oggi il dado sarà tratto e tutto il mondo ( in Italia per quanti avranno la tenacia di rimanere svegli durante la lunga notte elettorale) rimarrà a guardare e ad ascoltare stregato, risultati, dibattiti e pronostici in tempo reale. Dopo mesi di discorsi, pubblicazioni, dibattimenti, sono cinque i punti cui si possono ricondurre le tematiche chiave della politica che intendono perseguire i due candidati, entrambi determinati a superare la profonda crisi economica: 7,9% il dato sulla disoccupazione, 1.100 miliardi di deficit nel bilancio federale ( cresciuto rispetto all’inizio della presidenza di Obama, quando la cifra era di 438 miliardi di dollari), crescita trimestrale media dal 2009 del 2,2%, 2% l’inflazione dei prezzi al consumo.
In una situazione globale profondamente diversa sia dal punto di vista finanziario che per gli equilibri politici, gli USA si preparano a decidere chi dovrà traghettarli fuori dalla crisi.
Welfare:
Obamacare: è stata la causa principale che ha portato ad un innalzamento così cospicuo del disavanzo pubblico. La riforma sanitaria, ribattezzata Obamacare, ha dotato 30 milioni di Americani della copertura sanitaria per le spese mediche, ma ha anche aumentato il deficit quasi al 100% del Pil. Una delle accuse più pesanti mosse all’amministrazione Obama, da parte del candidato repubblicano, che non si è risparmiato la stoccata in cui ha paragonato l’attuale gestione pericolosa a tal punto da rischiare il tracollo come in Spagna e Italia ( si tratta una delle rare volte un cui in campagna elettorale sono stati nominati alcuni paesi del vecchio continente, dal momento che duranti i dibattiti televisivi l’Europa non è stata mai citata).
Donne: La presenza femminile al vertice delle principali aziende e multinazionali è un dato di fatto negli Stati Uniti che fa impallidire le nostre leggi sulle quote rosa ( Indra Nooyi alla Pepsi e Virginia Rometty all’ IBM ad esempio). Obama ha inoltre varato una legge che ha permesso la fine della discriminazione per gli omosessuali nell’esercito e a favore dei matrimoni tra coppie gay. È sua la nomina di due donne tra i giudici della corte suprema. Non sembra invece essersi accaparrato la fiducia dell’elettorato femminile, il repubblicano Romney: al di là delle tradizionaliste mamme mormone ( la stessa religione cui è devoto il candidato, padre di cinque figli e marito modello che non fuma e non beve alcolici) le donne americane stanno facendo girare in rete un video in cui invitano a votare per il candidato democratico per non perdere i diritti acquisiti.
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Lavoro:
combattere la disoccupazione dilagante (sono 12 milioni gli americani che cercano lavoro) è l’obiettivo comune ai due candidati, seppur con modalità e proposte differenti: mentre Romney punta sulle piccole imprese, sul settore energia, sia per raggiungere l’indipendenza entro il 2020 che per creare in questo comparto occupazione, soprattutto in campo manifatturiero. Quest’ultimo è stato citato spesso anche da Obama in quanto centrale per la ripresa dell’economia; il candidato democratico tuttavia basa la sua ricetta per combattere la disoccupazione sull’innovazione tecnologica. Entrambi parlano della necessità di una riduzione delle tasse, ma Obama mira soprattutto alla revoca delle agevolazioni fiscali per i cittadini più agiati, al contrario di Romney che invece si prefigge di tagliare la spesa pubblica dal 23% al 20% confermando gli sgravi fiscali per i redditi alti. Entrambi non vogliono aumentare le imposte per il ceto medio.
Politica internazionale:
al di là della grande assenza dell’Europa dal dibattito elettorale, il prossimo presidente degli Stati Uniti si confronterà con una situazione internazionale profondamente mutata rispetto a quella di quattro anni fa: paesi del Mediterraneo in evoluzione, con la Cina in continua ascesa, la politica di temporeggiamento mantenuta da Obama durante la legislatura potrebbe non convincere l’elettorato americano. Sia sul fronte dell’Iran che sul quello della guerra in Siria, Romney ha più volte accusato Obama di non essere stato incisivo e non aver preso una posizione precisa. Allo stesso modo è stato criticato l’atteggiamento nei confronti della Russia che Romney ha definito un nemico geopolitico. Centrali le relazioni con il colosso asiatico cinese che cresce incessantemente, dove molte aziende americane stanno dislocando la propria produzione:l’atteggiamento diplomatico mantenuto da Obama in questi quattro anni, nei confronti dell’avversario sul piano delle esportazioni potrebbe essere inasprito maggiormente da Romney che ha definito la Cina scorretta per la concorrenza economica.
Se vincesse Romney cambierebbe anche il rapporto con Israele: Obama pur mantenendo una posizione di alleato fedele non ha mai appoggiato pienamente le politiche di Nethanyahu, mentre il candidato repubblicano sarebbe intenzionato a fornire un sostegno più deciso.
Media:
qualche giorno fa a Washington si è tenuta una manifestazione in favore della Pbs, la televisione pubblica finanziata da privati e da fondi governativi, grazie ai quali la rete riesce ad andare in onda senza pubblicità. Romney ha infatti annunciato di voler tagliare il finanziamento pubblico destinato alla televisione pubblica: il ridimensionamento rientrerebbe nella volontà del candidato repubblicano di voler ridurre drasticamente la spesa pubblica.
Ambiente ed energia:
guarda alle energie pulite il programma di Obama: incremento delle fonti eoliche e solari, settore che andrebbe sostenuto anche per la creazione di posti di lavoro. Romney si è posto come obiettivo il raggiungimento dell’indipendenza del paese sotto il profilo energetico entro il 2020, sfruttando le risorse naturali di cui il territorio degli Stati Uniti è ricco.
In attesa di seguire in diretta a partire da stasera le evoluzioni del risultato del voto, provate a divertirvi con questa grafica interattiva del New York Times, per capire come si influenzeranno tra loro gli esiti nei 50 Stati.
Mentre è ancora in corso in queste ore a Charlotte, in North Carolina, la convention democratica in vista delle prossime elezioni presidenziali per eleggere il 45esimo uomo che guiderà gli Stati Uniti d’America, quello che emerge dall’agguerrita campagna elettorale aperta sino al 6 novembre prossimo è che le donne sono, ancora una volta, l’elemento che fa la differenza. Nei giornali americani e di riflesso sulla stampa italiana protagonisti assoluti sono stati, infatti, i discorsi delle due first ladies sfidanti, che affiancano i rispettivi mariti nei due mesi più intensi e decisivi della propria carriera politica. Proprio i due speech al femminile, definendo i lati più umani e personali di due personaggi politici che sono prima di tutto uomini comuni, si riveleranno forse determinanti per la scelta che gli americani si riserveranno per le prossime elezioni. Perché per arrivare dritto ai cuori dei cittadini, l’autocelebrazione non è sempre e in ogni caso la soluzione più indicata. Portare invece davanti a milioni di persone la consorte di una vita che segue passo per passo il tuo impegno, determinazione e tassello per costruire il tuo futuro politico può essere invece la carta vincente per far arrivare a quelle stesse persone, prima ancora che il tuo programma elettorale, i tuoi stessi valori.
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Che le aspiranti first ladies fossero da sempre un fattore basilare per portare avanti la campagna per le elezioni dall’altra parte dell’Oceano non è mai stato un mistero. Nella raccolta fondi, nell’impegno in favore delle associazioni no-profit, nello stringere mani all’interno dei salotti buoni o della semplice gente comune, nel delineare i punti dei programmi da attuare e nella capacità di trasmetterli ai cittadini, le consorti giocano un ruolo da protagoniste decisivo e non c’è presidente americano che si rispetti che non faccia scendere in campo con le armi affilate la sua migliore alleata. Una carica, dunque, che non si limita a rimanere nell’ombra, ma attiva a tutti gli effetti e che rende il discorso delle aspiranti first ladies ancora più atteso, e spesso anche più studiato e criticato, rispetto a quello dei mariti candidati. Ann Romney, con la sua impeccabile eleganza, è riuscita a trasmettere un’immagine più addolcita del candidato repubblicano, definendolo un uomo di famiglia rigoroso avvezzo a svegliarsi ogni mattina presto per risolvere i problemi che tutti pensano di non poter affrontare. Michelle Obama con la sua grinta da vendere, ha riportato un’immagine di Obama come un uomo che non è stato cambiato nello spirito e nei valori da quattro anni di presidenza alla Casa Bianca; un uomo che ha conservato la sua semplicità dovuta ad una famiglia d’origine non certo tra le più benestanti.
Le donne dunque protagoniste assolute e non solo sul palcoscenico durante la notte in cui tengono i propri discorsi, ma durante l’intera campagna elettorale: ogni anno le sfidanti tengono anche una divertente gara di cucina, a colpi di biscotti al burro, invitando gli americani a votare la propria ricetta preferita tra le due proposte. Aspetti ludici, ma anche quelli concreti ed impegnati allo stesso tempo, che spinge i mariti a mettersi spesso da parte e rimane nell’ombra, esattamente come ha fatto martedì sera Barack Obama che ha seguito il discorso della moglie comodamente seduto nel divano di casa sua assieme alle figlie Malia e Sasha.
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Qualcuno di voi ricorda di aver assistito ad un impegno altrettanto decisivo e ad un ruolo così spiccato delle first ladies italiane durante le campagne elettorali nel nostro paese? Anche pensandoci a lungo e in modo approfondito, probabilmente non troverete un episodio che vi sia rimasto impresso nella memoria in cui l’intervento delle consorti sia stato rilevante. Le importanti figure femminili nella politica italiana sono solo quelle che creano scandali o che sono arrivate al potere in modo discutibile e sospetto, mentre le first ladies rimangono relegate nell’ombra, probabilmente a godersi i discorsi dei rispettivi mariti sedute sul divano di casa propria assieme alla prole. Il ribaltamento dei ruoli in suolo americano forse non è solo un segno della modernità e dei tempi che cambiano e si evolvono, dal momento che per fare breccia nei cuori degli elettori le parole autoreferenziali, unite ai proclami elettorali piuttosto ripetitivi e poco personali, probabilmente non sono sufficienti soprattutto per le nuove generazioni. Chissà se la nostra classe politica dominata da una gerontocrazia imperante si è posta come obiettivo principale quello di riformare, non solo la tanto discussa legge elettorale, ma anche le modalità di fare propaganda elettorale. In attesa della decisione sulla data in cui si svolgeranno le prossime elezioni, il tempo stringe e forse anche stavolta saremo condannati a sentire le solite campagne noiose e ripetitive.
Mancano 68 giorni all’apertura delle danze. La scadenza ultima per l’agguerrita campagna elettorale tra il candidato del partito repubblicano Mitt Romney e l’attuale presidente uscente democratico Barack Obama è fissata al 6 novembre. Tuttavia la battaglia già imperversa da mesi, non solo nei convenzionali comizi e convention. A farla da padrone nella campagna elettorale americana 2012 è più che mai il web con i suoi canali social. Attraverso Twitter e Facebook, opinioni, punti dei rispettivi programmi e affondi vengono comunicati in tempo reale ad utenti ed elettori a chilometri di distanza e senza il filtro della stampa. Ed è proprio sul campo dei social network che si combatte, dunque, la sfida elettorale. I like dei post in bacheca e il numero dei follower possono essere una spia di quale sarà l’esito delle elezioni?
Social Network La battaglia sul numero dei seguaci nel canale Twitter e Facebook è nettamente vinta da Obama: la rivista AdAge ha realizzato un’infografica in cui chiaramente il numero di follower e like giocano a favore del presidente democratico. Tuttavia considerato il target di utenti di questi canali, in genere utilizzati dalle giovani generazioni, questi dati non tengono conto di una buona fetta di popolazione americana.
Pagina Facebook di Barack Obama
Pagina Facebook di Mitt Romney
App I’m voting Dati più oggettivi potrebbe fornirci l’applicazione Facebook realizzata dal canale di informazione CNN: porta il nome di “I’m voting” e permette di esprimere in anteprima la propria preferenza attraverso Timeline e Newsfeed. L’applicazione disponibile sia in inglese che in spagnolo, è già stata utilizzata da più di 1600 utenti.
Youtube Molto sfruttato dai due candidati è anche il canale televisivo online youtube: interessanti ed indicativi del peso che una parte della società americana sta assumendo sempre di più, sono gli spot elettorali rivolti alla popolazione latina che vive e lavora negli Stati Uniti.
Sul canale televisivo non mancano però filmati divertenti ed ironici, come l’orecchiabile “Call me Maybe” mix rapper di Obama, che fa il verso alla popolare hit di Jastin Bieber.
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Da ieri, inoltre, sulla piattaforma web dedicata ai video è disponibile un intero canale completamente dedicato alle elezioni americane, dove è possibile seguire in diretta le convention e gli appuntamenti pre-elettorali.
Presidential cookie Bake-off Eppure le elezioni in America non si combattono solo a colpi di spot e di programmi economici e sociali: da qualche anno sta tenendo banco la gara culinaria che porta faccia a faccia le potenziali future first ladies e le loro rispettive ricette di biscotti. La battaglia al sapore di burro e cioccolato è ormai una tappa irrinunciabile per la campagna elettorale e coinvolge tutte le donne americane chiamate a votare la ricetta che più preferiscono all’interno della rivista di cucina Family Circle.
Siti internet personali una buona grafica può determinare in positivo l’impatto e l’influenza che il candidato ottiene nei confronti dell’opinione pubblica: lo sanno bene i realizzatori dei siti web degli sfidanti. La squadra di Romney ha dedicato un’intera pagina, in cui vengono denunciati tutti i presunti fallimenti e inadempienze della presidenza Obama, attraverso una grafica chiara e suddivisa per argomenti. Nel sito di Obama, invece, è disponibile una applicazione che permette di prevedere calcolo delle tasse, in aumento secondo il candidato democratico, nel caso vincesse il suo avversario repubblicano.
Tempo di elezioni e città tappezzate dai consueti cartelloni elettorali: alcuni di questi sono immancabilmente oggetto di rappresaglie da parte dei cittadini più ironici o contengono messaggi che giocano volontariamente sui doppi sensi. Come se non bastasse, grafici creativi hanno invece ideato manifesti che fanno satira politica tramite immagini. Nel Paese di “Vota Antonio” ogno chiamata alle urne viene così sdrammatizzata.
Ecco a voi i manifesti elettorali più divertenti!
Una settimana fa in Francia si è votato per il primo turno delle presidenziali. I risultati delle urne hanno visto il passaggio al secondo turno (al ballottaggio) del candidato socialista Francois Hollande, con più del 28% dei voti, e del Presidente uscente Nicolas Sarkozy, con circa il 27% dei consensi.
Il risultato, così come le attuali previsioni di voto, vedono in vantaggio il candidato socialista ma a fare da ago della bilancia al secondo turno saranno gli altri due partiti usciti con un consistente riscontro elettorale dalle urne: da un lato, Marine Le Pen che, avvicinandosi quasi al 20% dei consensi, ha migliorato il risultato ottenuto dal padre con il medesimo partito di estrema destra, sull’altro versante Jean-Luc Melenchon, dell’estrema sinistra, si è arenato su quasi 10 punti percentuali di meno.
Gli eventuali indirizzi di voto della candidata dal cognome illustre o quantomeno le preferenze spontanee dei suoi elettori tra i due candidati rimasti saranno sicuramente fortemente influenti in quanto potrebbero rovesciare il risultato del primo turno.
In ogni caso il 6 maggio si decideranno le sorti della Francia e, secondo alcuni, anche di parte dell’Europa.
Concentriamoci però su un aspetto particolare e settoriale dei programmi presentati dai due candidati passati al secondo turno: l’aspetto culturale.
A tal proposito leggendo molte delle interviste rilasciate da entrambi è inevitabile imbattersi nei riferimenti alla legge del 2007 che in Francia ha dato una forte autonomia alle università sottraendole al controllo centralizzato. Da un lato, infatti, Sarkozy rivendica l’importanza di tale scelta che permette agli istituti di programmare le proprie strategie e di avere maggiore libertà nell’assegnazione di premi e salari, arrivando anche a poter godere di maggiori finanziamenti in base ai propri migliori risultati.
Dal fronte opposto Hollande, pur non misconoscendo l’importanza dell’autonomia alle università, sottolinea la conseguente gestione delle risorse che ha portato all’esistenza di forti disparità, ulteriormente acuite dalle Iniziative per l’Eccellenza (Idex) che, paventando la concentrazione di risorse sui “cavalli migliori”, hanno invece portato ad un calo complessivo degli investimenti, là dove il candidato socialista invece sottolinea l’importanza di puntare sulle ricerche chiave e sui laboratori stabili permettendo percorsi almeno di medio periodo, ottenibili garantendo un minimo di certezza di rinnovo degli stanziamenti.
Il presidente uscente Sarkozy rivendica invece l’utilità degli Idex puntando il dito contro i vari enti che fanno ricerca parallelamente alle università che, secondo lui, andrebbero con il tempo trasformati in semplici agenzie di finanziamento al servizio degli atenei.
Entrambi in ogni caso sottolineano il ruolo centrale che vogliono dare alla riorganizzazione del settore educativo (che infatti è un punto molto presente in entrambi i programmi) seppur anche in questo si rivedano le chiavi di lettura che rivelano le matrici politiche caratterizzanti dei candidati: là dove Hollande sottolinea la necessità di investimenti e interventi atti ad eliminare le differenze di possibilità e le disparità anche geografiche nell’accesso al sapere, Sarkozy pone in evidenza l’importanza dell’autonomia dei singoli stabilimenti che vanno messi nella condizione di gestire nel modo più opportuno le proprie strutture e i fondi a disposizione.
Chi vincerà?