Nel Febbraio del 2012 abbiamo scritto su Tafter:

“Le fiere di arte contemporanea sono uno straordinario volano di economia, sia per il territorio sia per il Paese di appartenenza, a patto che seguano delle semplici regole: siano governate da persone del settore (Curatori e Art Consultant con taglio curatoriale), siano progettate per ospitare grandi opere, siano collegate ai circuiti internazionali, siano presidiate da commissioni di esame dei vari stand (e quindi delle varie gallerie) che sappiano cosa sia la qualità delle opere e degli artisti.Tutte queste condizioni sono venute meno nell’edizione 2012 di ArteFiera Bologna Art First (questo il nome intero della manifestazione di fine Gennaio di ogni anno).”

Adesso possiamo dire che queste condizioni si sono pienamente realizzate nell’edizione 2013 di Artissima, la Fiera internazionale di Arte Contemporanea di Torino (prima settimana di Novembre).

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Cominciamo dall’inizio: cos’è una Fiera di Arte Contemporanea?

Di fiere ce ne sono centinaia; per l’esattezza 250 fiere di arte moderna e contemporanea in tutto il mondo.

Solo alcune rispondono ai requisiti di cui al virgolettato sopra e, come per tutta l’arte, solo quelle di qualità sono quelle fondamentali per il settore, per la città che le ospita e per l’economia del Paese di riferimento.

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Una fiera di qualità è gestita da un Curatore esperto, preparato e con i risultati nel background: non il curriculum, i risultati. Un professionista che abbia selezionato vari artisti e teorizzato nuovi linguaggi e nuovi filoni culturali e che, in seguito, abbia visto riconosciute le sue intuizioni e accreditati i suoi studi. Uno scienziato in piena regola, come sono gli artisti stessi, d’altronde.

Questo Curatore deve saper scegliersi il Comitato Esecutivo della fiera stessa, cioè gallerie e altri critici/curatori che garantiscano l’integrità delle gallerie partecipanti (che fanno richiesta ma devono presentare un progetto credibile, altrimenti non vengono ammesse, anche se pagano…) dal punto di vista etico, di bilancio, qualitativo e, come nel caso di Torino, della ricerca. Perché Artissima ha un’identità precisa riconosciuta a livello internazionale: è la fiera dove si presentano gli artisti di ricerca, i risultati dell’ultimo anno di esperimenti e innovazioni, il panorama aggiornato internazionale di quella che una volta avremmo chiamato Avanguardia.Dici poco. Il meglio della cultura visiva mondiale condensato in 4 giorni di eventi, una kermesse divertentissima di mostre di altissimo profilo e progetti culturali di contaminazione tra le arti che durano invece due o tre mesi dopo la chiusura di Artissima. Tutta la città è pervasa dall’arte contemporanea (come Parigi durante la FIAC a fine Ottobre e Basilea durante Art Basel a metà Giugno), comprese le famose Luci d’Artista, straordinarie e giganteggianti luminarie natalizie che la Città di Torino, anni fa, ha commissionato a molti dei migliori artisti che avessero avuto un rapporto con Torino stessa.

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Insomma, come tornare al barocco: arte ovunque ti giri. A partire dalla fiera, un fenomeno considerato commerciale che, invece, è assolutamente e altamente culturale ed economico per almeno 12 delle 250 fiere d’arte del mondo.

Ci siamo capiti?

Il meccanismo è semplice, si fa per dire: la Nazione comunica al mondo di avere un’anima colta, e una lucida e aggiornata attenzione intellettuale rispetto all’arte, disciplina che innerva la vita dell’uomo dalla notte dei tempi e gli insegna le possibilità di evoluzione (senza l’espressività non ci si specchia, senza specchi non si indagano ulteriori possibilità di evoluzione…). Una città per ogni Nazione (o due al massimo) organizza una fiera di arte contemporanea per offrire al mondo un compendio della produzione artistica dell’anno precedente (non letteralmente ma quasi) e, contestualmente, la possibilità di acquistare (e supportare) i giovani artisti o la ricerca in genere che, notoriamente, ha bisogno di risorse molto più dei fenomeni istituzionalizzati (conservatori come siamo…).

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Tutto il mondo dell’arte, dai grandi musei alle grandi gallerie fino ai collezionisti grandi e piccoli, vengono a verificare gli stati d’avanzamento dell’arte evoluta, si fermano in città per 4 giorni, visitano le mostre, comprano le opere, mangiano nei ristoranti e dormono negli hotel ma, soprattutto, portano intelligenza; si forma un circolo virtuoso che noi chiamiamo Economia Neuronale: la gente cresce, i bambini si divertono in modo intelligente, gli imprenditori sviluppano aziende in un humus molto più favorevole. L’impresa nasce dalle idee, le idee vanno nutrite con una immaginazione strutturata, tutti i giorni….

Lo scriviamo dal 1999, ma stavolta Torino ha dimostrato che si può fare. Noi parliamo tutti i giorni con gli operatori e i collezionisti internazionali, e sono tutti entusiasti di questo pezzo d’Italia. Questa è l’Italia che gli piace, questo è quello che ci chiedono: insieme ai rubinetti, al vino e al bunga bunga, noi, da sempre, siamo il Paese dell’arte.

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Per cui, adesso che abbiamo una fiera di altissimo profilo (Torino viene classificata come la quinta al mondo ed è un risultato eccellente perché ha cambiato gestione e indirizzo solo da pochissimi anni) dobbiamo risolvere un altro, annoso e dannoso problema: con un IVA ridicola al 22% sulle opere d’arte, tutto il lavoro viene vanificato.

I nostri collezionisti e tutti gli altri comprano nei Paesi evoluti, dove l’IVA sull’arte è al 7% o al 10% e le ricadute economiche, tra le quali l’enorme gettito fiscale, il lavoro dei corniciai, dei trasportatori, dei vetrai, dei galleristi e degli artisti, dei musei e degli addetti, vengono perse a favore dei Paesi che sanno fare i conti.

È una di quelle cose di cui la Nazione non può andare fiera.

 

Francesco Cascino è Contemporary Art Consultant e Presidente dell’Associazione Culturale ARTEPRIMA

 

Intervista a Caterina Mosca (Bologna Water Design)

A un mese della chiusura della terza edizione di Bologna Water Design (BWD), vi proponiamo un’intervista in esclusiva a Caterina Mosca, fondatrice di Mosca Partners, da anni attiva nel mondo del design, e tra gli ideatori di Bologna Water Design, manifestazione dedicata al design dell’acqua che mette in mostra progetti sviluppati da aziende di ceramica in collaborazione con artisti, designer e architetti.

 

Come nasce il concept di BWD?
Si tratta di una manifestazione di progetti di design legata al tema dell’acqua, nata con l’idea di creare un evento parallelo alla fiera annuale di ceramica di Bologna (Cersaie), per trattare temi tipici della fiera ma allo stesso tempo con un taglio culturale, ampio, trasversale, che uscisse dalle logiche commerciali delle manifestazioni fieristiche. Un ‘Fuori Fiera’ che riuscisse quindi ad essere complementare alla Fiera stessa, ma che avesse una sua identità forte e che potesse in prospettiva vivere anche autonomamente. Il tema dell’acqua ci è subito sembrato quello giusto, anche per le sue implicazioni sociali legate alla futura carenza di questo elemento e al conseguente sforzo di educare il pubblico a consumi minori e consapevoli.

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Jewel Light, progetto di Sergio Brioschi con Pozzi Ginori

Abbiamo cominciato con una prima edizione nel 2011 per verificare la fattibilità del progetto in cui abbiamo coinvolto gli showroom esistenti in città, ma poi, fin dallo scorso anno, abbiamo capito che era importante avere un cuore centrale della manifestazione in cui poter controllare e gestire in modo diretto i contenuti. Così abbiamo cercato una location importante nel centro della città e abbiamo trovato questo meraviglioso “Palazzo dei Bastardini”, chiuso da vent’anni, di proprietà della Provincia. Lo abbiamo chiesto e ottenuto a condizione che sostenessimo tutti gli oneri per renderlo agibile. Così è stato e lì abbiamo dato vita ad una edizione di grande successo, chiamando tanti progettisti a realizzare le loro idee e trovando le aziende giuste per sostenerli. Questa idea, difficile e complessa, di partire dai progetti invece che dalle aziende è stata la chiave vincente di BWD: quella che garantisce la qualità, la spettacolarità, l’emozione generata dai progetti.

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 Fontane inconsapevoli, progetto di Studio Benaglia + Orefice con Geberit

 

Bologna Water Design in cifre – quali sono, ad oggi, i risultati della manifestazione?
Il numero di aziende interessate e coinvolte è cresciuto molto velocemente. Siamo passati dalle dieci aziende della prima edizione alle trenta di quest’anno. Il numero degli artisti è raddoppiato da dieci a venti. Certamente un aumento significativo, ma occorre trovare spazi più grandi se si vuole far diventare BWD una grande manifestazione di livello internazionale.
L’evento – ad accesso libero – è stato inoltre molto ben accolto dal pubblico. E’ molto difficile in una manifestazione sul territorio senza recinti né controlli dare numeri verificabili. La nostra stima realistica e prudente è di qualche migliaia il primo anno, circa 10.000 il secondo e oltre 15.000 quest’anno. Ma quel che più conta a nostro avviso non è la quantità, ma la qualità del pubblico che ha visitato la mostra. Nei giorni lavorativi, dal lunedì al giovedì, un pubblico professionale di livello alto e poi il venerdì sera e il sabato i bolognesi attenti e curiosi alle iniziative culturali della città. Siamo molto soddisfatti della qualità del pubblico che ha visitato la manifestazione.

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 Pinnacle, closing party – Chiostro ex Maternità

Ma c’é di più. L’impatto in termini di riqualificazione del patrimonio storico-culturale è stato altissimo. Ci teniamo molto a sottolineare questo aspetto. Ci pare una cosa importante che una manifestazione che dura pochi giorni non disperda le energie e l’investimento fatto ma che lasci alla città un valore: quello di riscoprire spazi abbandonati della città come Palazzo Bastardini, riaprirli e utilizzarli per manifestazioni culturali riqualificando il patrimonio storico.
Inoltre, i contenuti della manifestazione hanno portato e speriamo portino sempre di più a Bologna una opportunità in più di conoscenza e diffusione della cultura legata al mondo del design e, nel caso specifico, visto che il tema è quello dell’acqua, si possa contribuire seriamente a far nascere opportunità di ricerca progettuale e una consapevolezza diversa sul consumo di tale bene.

 

Quali le opere d’arte più interessanti che hanno avuto un “seguito” dopo l’evento?
Il caso più clamoroso è certamente quello del progetto di Kengo Kuma dello scorso anno: un paesaggio in pietra serena di circa 100 mq. realizzato da Il Casone.

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L’installazione è stata smontata a Bologna ed è stata richiesta e successivamente donata alla città di San Paolo in Brasile per diventare il centro di una Piazza.
Il vostro potrebbe essere definito un business model “win-win” che ricompensa voi, l’artista/designer/architetto e le aziende partecipanti alla manifestazione – in cosa consiste esattamente il vostro business model? Qual è il ritorno per voi, l’azienda e l’artista?
Per noi l’idea è soprattutto quello di continuare una forte interazione con il mondo del progetto in senso ampio (design e architettura ma anche di altri settori della creatività come la musica e il cinema). L’azienda remunera direttamente l’artista con cui noi lo mettiamo in contatto e con cui l’azienda sviluppo il proprio progetto da portare alla manifestazione.
E’ in questo mondo che Mosca Partners lavora da sempre. Fare progetti di qualità che creino occasione di incontro e valorizzazione del lavoro, crediamo che sia fondamentale: i ritorni sono sia in termini di relazione che di opportunità di lavoro. BWD è poi soprattutto un progetto di comunicazione, con un posizionamento molto preciso che valorizza le eccellenze e vuole tenere un profilo molto alto. I ritorni quindi sono per tutti, artisti e aziende, di visibilità, valorizzazione del lavoro e opportunità di business anche a livello internazionale.

 

Si sta sempre più sviluppando una nuova tendenze nelle politiche di innovazione a livello europeo che consiste nel promuovere la cultura e la creatività come fattore di innovazione (i cd. creative spillovers). Il vostro è un ottimo esempio di collaborazione riuscita tra mondo dell’arte e industria tradizionale che permette al cliente potenziale di offrire un’esperienza più che un semplice prodotto. Secondo la sua esperienza, come si potrebbero stimolare gli effetti di “spillover” creativi presso aziende tradizionali oltre il settore della ceramica?
Abbiamo sempre pensato che, soprattutto in certi settori, la cultura sia un motore fondamentale dell’economia. Non c’è design senza innovazione e promuovere la cultura è sicuramente un modo fondamentale per alimentare e sviluppare la creatività e l’innovazione. Aldilà della contemporaneità del Cersaie con la nostra manifestazione, che ovviamente facilità la visibilità nel settore del bagno e della ceramica, pensiamo che se riusciremo a fare un buon lavoro nei prossimi anni questa manifestazione potrà rappresentare per gli operatori di settori diversi una grande opportunità per avvicinarsi al mondo del progetto e della creatività. BWD vuole diventare una vetrina trasversale e uno stimolo per tutti coloro che vogliono scoprire il valore di questa cultura.

 

A quando la nuova edizione di BWD?
Settembre 2014 – in contemporanea con il prossimo Cersaie.

 

Si è conclusa ieri la Fiera d’arte contemporanea tra le più importanti di questa stagione: parliamo della Frieze Art Fair di Londra con gli annessi Sculpture Park e il Frieze Master. Promossa e finanziata dalla banca Deutsche per il decimo anno consecutivo, la fiera rappresenta più che un evento culturale il vero e proprio momento di incontro tra l’offerta e la domanda di arte contemporanea nel mondo.

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Un posto, insomma, dove le opere non si guardano e basta ma si comprano anche. Una cosa che appare strana se siamo abituati alle fiere nazionali ma che al Frieze è praticamente la prassi. Certo, i risultati attesi non sono stati raggiunti, la crisi si sente anche qui. Oppure la dura verità è che tutti si stanno preparando al FIAC, l’evento parigino che sarà sotto i riflettori artistici dal 24 al 27 ottobre e che è ormai destinato a sorpassare la fiera londinese.

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Frieze Master, la sezione dedicata all’arte moderna con un approccio contemporaneo, è il punto di incontro tra l’innovazione artistica e la storia dell’arte classica con grandi nomi come Calder, Boetti, Mirò, Fontana e chi più ne ha più ne metta. Qui l’aria è da museo, i galleristi appaiono soddisfatti e contenti perchè chi investe tra questi pezzi da 90 non sbaglia mai.

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Da segnalare, lo Sculpture Park, il vero fiore all’occhiello di questa edizione e che rappresenta l’ideale punto di incontro tra l’innovazione spensierata della Frieze Art fair e il rigore massiccio dei Masters. Il Frieze Master ha infatti prestato i migliori nomi di questa stagione ad un grande parco pubblico, il Regent’s Park dove si svolge l’intera manifestazione, per fare in modo che davvero l’arte entri a contatto con i cittadini che abitualmente frequentano i suoi spazi e che quindi possono godere di queste grandi opere anche senza pagare l’esoso biglietto d’ingresso (parliamo di circa 40 euro per una sola giornata).

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Se volete ammirare le opere presenti alla Fiera, abbiamo preparato oltre a queste prime immagini, un grande album su facebook. Ecco il link! Enjoy!

Nonostante l’autunno ci costringa già dentro sciarpa e cappotto, quelli che arriveranno saranno giorni caldi per la città di Londra; almeno dal punto di vista culturale.

Frieze, rinomata e prestigiosa fiera internazionale, torna con la sua undicesima edizione raccogliendo a sè 152 gallerie provenienti da ogni angolo del mondo; 2 sezioni organizzative che raccolgono le giovani gallerie e i loro progetti sotto “Focus” e le gallerie con le loro personali in “Frame”; 4 progetti (Frieze Project, Frieze Film, Frieze Talk, Sculpture Park) più la sezione dedicata alle stampe; un premio a tre zeri per la galleria con la proposta più interessante; una fiera parallela, il Frieze Master, che si occupa di arte storica. In più servizi di ristoro e break per ogni gusto ed esigenza.

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Se però siete tipi a cui le grandi “macchine” organizzative provocano ansia, mal di testa, male ai piedi e il vostro motto è “Little is better”, non preoccupatevi perché Londra offre un’alternativa che fa anche al caso vostro.

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All’interno dell’University of Webminster (35 Marylebone Road, nel padiglione Ambika) trova infatti casa un’altra fiera di arte contemporanea, più giovane e contenuta, ma che non manca di qualità e proposte.
Si chiama Sunday, è alla sua quarta edizione e ospita 22 gallerie provenienti da otto diversi paesi, con sei nuove arrivate rispetto alla precedente edizione, tra cui due organizzazioni di beneficenza: lo Studio Voltaire di Londra e la White Columns di New York.
Selezionate ed invitate anche due gallerie italiane: la Norma Mangione Gallery di Torino, presente con una personale di Francesco Barocco, e Frutta di Roma, che propone i lavori di Alek O.
La fiera è sponsorizzata da Art Review magazine e presentata in associazione con l’ICA (Institute of Contemporary Art) di Londra, diretta quest’anno dalla galleria berlinese Luttgenmeijer e dalla londinese Rob Tufnell.
Il Financial Time scrive che se questa fiera dovesse essere descritta con parole prese in prestito dalla moda, gli apparterebbe l’etichetta “radical chic”; Il Guardian Guide invece la descrive come l’ideale antidoto di Frieze.
A questo punto se vi sentite radical chic o “avvelenati” o semplicemente curiosi, dal 17 al 20 ottobre Sunday vi aspetta.
Non toglietevi sciarpa e cappotto però!

 

stockIl 7 e l’8 novembre 2013 sono date da segnare in agenda per i professionisti impiegati nel settore dei beni culturali, poiché si terrà a Torino, presso il Centro Congressi Lingotto, la prima Borsa Internazionale delle Mostre.

Presentata questa mattina nella sede di Confindustria a Roma, la Art & Museum International Exhibition Xchange intende affermarsi come marketplace di riferimento per l’incontro tra il mondo dell’impresa e quello della cultura.

In questa due giorni di rassegna, Torino ospiterà i maggiori rappresentanti di musei, istituti di cultura, curatori di mostre e organizzatori di eventi artistici, italiani e internazionali che, insieme ad aziende interessate ad investire in tale ambito, avranno così l’occasione di confrontarsi, scambiare idee e progetti, trovare finanziamenti, co-progettare, per un arricchimento comune e condiviso, con uno sguardo al futuro del settore.

Ideata da Fondazione Industria e Cultura (Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, Confcultura e Federturismo) e organizzata da GL events Italia-Lingotto Fiere, la Borsa Internazionale delle Mostre gode del patrocinio del Consiglio dei Ministri e della Città di Torino, in rappresentanza della quale è intervenuto oggi il sindaco Piero Fassino.

Tra gli illustri ospiti del parterre era presente anche il presidente di DNA.italia, Maurizio Poma, il quale ha accolto con plauso tale iniziativa: “Oggi non esiste un punto di incontro, un momento strategico che consenta l’incontro tra individui che guardano alle mostre come a grandi e straordinari fonti di economia: in realtà tutto può essere esposto e generare incoming, se c’è dietro un intelligente investimento capace di creare lavoro e indotto”.
Alla domanda relativa a come DNA.italia si pone nei confronti della Borsa Internazionale delle Mostre, il presidente Poma parla di “binari paralleli: i due progetti sono l’uno il volano dell’altro, poiché entrambi si occupano di far rivivere un bene, chi guardando al contenuto e chi al contenitore”.

Protagonista ancora una volta il capoluogo piemontese, sempre più cosmopolita e attento alle attività culturali. Il sindaco Fassino ha presentato Torino come una centro urbano capace di convertire la propria funzione di città-fabbrica e manifatturiera, in centro culturale, che ha riscoperto i suoi immensi patrimoni, testimoniando il valore della cultura come foriera di crescita e sviluppo.

Attendiamo dunque l’autunno per partecipare a questo evento che, dalle premesse, sembra rappresentare un’utile iniziativa per riavviare un settore importante,  bisognoso solo di essere stimolato. La scommessa per la Borsa Internazionale delle Mostre è se saprà raccogliere una massa critica tale da risultare funzionale agli obiettivi che si pone e, per far questo, di certo dovrà conquistare e portare a Torino buyer e rappresentanti stranieri, che le conferiscano a tutti gli effetti l’internazionalità di cui si fa vanto nel nome.

 

 

La 47° edizione del Salone Internazionale dei vini e dei distillati può finalmente dirsi “social”. In vista della fiera vitivinicola più famosa al mondo, cantine, consorzi e associazioni si sono muniti di app, profili twitter e instagram. Anche il Vinitaly, in programma dal 7 al 10 aprile, si è adeguato. Quest’anno è nato, infatti, “Vinitaly Wine Club”, una piattaforma on line per scoprire e acquistare i migliori prodotti selezionati dalla fiera, che diventa piazza virtuale del mondo del vino: promozione, conoscenza, vendita on-line e confronto per opinion leader, buyer e consumatori. Ma Vinitaly non è solo prodotto e bottiglie, si tratta anche di persone e storie: 4200 espositori da 23 paesi, rappresentanze nazionali e internazionali di aziende di tutte le dimensioni, che insieme concorrono a costruire una storia più grande, quella del made in Italy. La fiera nasce come occasione di promozione di un’eccellenza italiana in giro per il mondo e l’export è la scommessa su cui puntare, nonostante la crisi non sia passata inosservata.

Il presidente di Veronafiere, Ettore Riello ha inagurato così la grande esposizione “Il ruolo delle fiere è strategico e non si può dimenticare che complessivamente durante le fiere si chiudono accordi per circa 60 miliardi di euro di fatturato e dalle fiere internazionali passa il 15 per cento dell’export italiano”. L’Italia si riconferma come primo produttore mondiale di vino e il settore può vantare delle cifre molto forti “Con 385mila imprese – afferma Riello – un fatturato aggregato di 10 miliardi di euro e un export che vale 4,7 miliardi, il settore vitivinicolo sta meglio di altri, ma non si deve pensare che questo sia sufficiente; c’è molto da fare per il mercato interno e l’export”.

Oltre alla neonata iniziativa di VinitalyWineClub, la fiera si arricchisce di attività legate al wine&food: Sol&Agrifood, Enolitech e Vinitaly International.

La Rassegna Internazionale dell’Agroalimentare di Qualità Sol&Agrifood riconferma il suo ruolo determinante nella promozione di prodotti italiani, tra cui spicca su tutti l’eccellenza olivicola. Grande attenzione anche alle innovazioni tecnologiche nella produzione di vino e olio: Enolitech ospita aziende provenienti da tutto il mondo specializzate nell’applicazione efficiente di nuove teconologie sulla filiera produttiva.

Vinitaly International incarna, invece, il vero senso del made in Italy da presentare e promuovere nel mondo. I paesi target dell’export enologico internazionale più importanti sono rappresentati da Stati Uniti, Russia e soprattutto Cina: a Vinitaly è presente, per la prima volta, una delegazione ufficiale del Ministero del Commercio della Repubblica Popolare Cinese e per l’occasione è in programma un seminario sul futuro del vino italiano nel Paese asiatico. Il progetto rientra nell’iniziativa Digital Media Technology & Wine Series, finalizzata a conoscere il mercato cinese attraverso canali tradizionali e internet, come e-commerce e social media, ancora una volta nuovi protagonisti della fiera di quest’anno.

Il Vinitaly 2013 si propone un’ altra importante sfida che guarda già all’EXPO 2015: Verona e Milano hanno deciso di intraprendere un percorso di promozione e collaborazione che culminerà, nel 2015, con la realizzazione di “OperaWineExpo”, l’evento vitivinicolo più importante del calendario di appuntamenti di Expo Milano 2015, il cui tema sarà ‘Nutrire il pianeta. Energia per la vita’. Il punto di partenza è Palazzo della Gran Guardia a Verona, dove, dal 14 giugno al 6 settembre, in concomitanza non casuale con la stagione lirica, sarà allestita una mostra permanente e, naturalmente, degustazioni, show cooking e programmi di formazione e training sul vino. In autunno l’ “OperaWineExpo” si sposterà a Milano con un Grand Tasting finale in chiusura dell’EXPO 2015. Cultura ed enogastronomia: binomio indissolubilmente legato dalla firma del made in Italy d’eccellenza.

 

Il week-end sta per cominciare e vogliamo darvi qualche consiglio per trascorrere al meglio questo fine settimana di primavera.

In tutta Italia oltre 700 beni culturali saranno straordinariamente aperti al pubblico grazie al FAI, il Fondo Ambiente Italiano, che per il 23 e 24 marzo organizza il consueto appuntamento delle “Giornate FAI di Primavera”. Sarà possibile ammirare tesori come il Castello di Avio a Bolzano, l’abbazia di Pomposa a Ferrara, la Villa e il Giardino Corsini a Firenze, i Ninfei romani a Teano, l’area archeologica di Sibari e tanti altri monumenti del nostro patrimonio.
Novità di quest’anno è l’utile applicazione, scaricabile gratuitamente per dispositivi Apple e Andoid, che consente di scoprire i beni FAI da visitare.

Il 23 marzo a Ravenna riapre inoltre il Museo Dantesco, con un nuovo allestimento e un nuovo percorso espositivo e, durante il fine settimana, sarà possibile ammirare anche il nuovo Museo Giuseppe Scarabelli di Imola.

Nel Lazio segnaliamo poi a San Vito Romano e a Roviano, gli “Incontri di Prima…V’era”, iniziativa promossa e organizzata dall’Associazione Socio Culturale “Nuovi Orizzonti – Valle dell’Aniene” di Castel Madama, per riscoprire il territorio, dai sapori all’artigianato, dalla storia all’arte.
Il 23 marzo si inaugura invece ad Albano il Museo Diocesano, sito a Palazzo Lercari, dove i visitatori potranno finalmente ammirare la splendida collezione di arte sacra.

Scendendo più a sud, al Museo Archeologico Nazionale di Paestum, sabato 23 marzo si inaugura “Rosantico”, mostra dedicata alla celebre rosa antica di Paestum e ai suoi impieghi nel passato.

Per chi volesse invece dedicarsi alle fiere a Bologna c’è FRUIT, salone dedicato all’editoria autoprodotta, con un market di 58 espositori nazionali ed esteri, mentre il turismo accessibile sarà protagonista a Vicenza con “Gitando”.

Ad animare Torino fino a domenica 24 marzo, presso lo spazio Quibì, ci pensa “Play with Food – La scena del cibo”festival di arti visive e performative interamente dedicato al cibo.

Foto di Luigi Ceccon

Per chi preferisce le mostre, c’è da segnare in agenda che al Castello di Rivalta apre il 23 marzo “Le Tavole Di Un’Antica Famiglia Piacentina”, esposizione di pezzi unici appartenuti alla famiglia dei Conti Zanardi Landi; a Firenze sarà possibile ammirare le opere restaurate al Museo Nazionale del Bargello, raccolte in “Percorsi di Meraviglia”; il Museo MAN di Nuoro inaugura infine la mostra “The Camera’s Blind Spot”. 

Se desiderate trascorrere qualche ora di spensieratezza al cinema, troverete poi nelle sale il nuovo film di Pedro Almodovar “Gli amanti Passeggeri”.

Si è chiusa domenica scorsa la decima edizione della manifestazione milanese “Fa’ la cosa giusta”, la fiera nazionale del consumo critico organizzata dall’editore Terre di Mezzo, che quest’anno si è tenuta alla FieraMilanoCity, storico spazio fieristico della città.
Nel tentativo di razionalizzare i 770 espositori nei due grossi padiglioni a disposizione per la fiera, gli stand sono stati divisi secondo criteri tematici, che riflettevano i diversi aspetti del pensare e agire sostenibile: le sezioni erano quindi turismo consapevole, critical fashion, abitare green, cosmesi ecobio, servizi per la sostenibilità, pace e partecipazione, editoria e prodotti culturali, mangia come parli e street food.

La sezione speciale di quest’anno è stata dedicata alla mobilità sostenibile, che ha avuto il merito di riunire molti dei progetti più lodevoli per la mobilità a basso impatto ambientale. All’interno di questa sezione era ospitata Elettrocity, la cittadella della mobilità elettrica, in cui i visitatori hanno avuto la possibilità di provare (ed eventualmente acquistare) sull’ampio circuito di prova disponibile, diversi veicoli elettrici, come automobili, biciclette, moto, scooter e veicoli commerciali. Il paese ospite della manifestazione è stato il Brasile, che partecipava alla fiera con due stand, entrambi organizzati da Sesi, il Serviço Social da Indústria brasiliana. Il primo stand raccoglieva le testimonianze dei giovani partecipanti al progetto ViraVida, (ovvero: “cambia vita”), un’iniziativa che si rivolge ai giovani brasiliani, vittime di abusi, con l’obiettivo di integrarli in percorsi di formazione educativa e inserirli nel mondo del lavoro. Il secondo era quello di Cozinha Brazil, che durante i giorni della fiera ha organizzato moltissimi laboratori gastronomici, dedicati soprattutto ai bambini, promuovendo l’alimentazione sana e senza sprechi, e preparando deliziosi piatti della tradizione brasiliana.

Oltre a ospitare moltissimi espositori, la fiera è diventata anche spazio privilegiato per moltissimi eventi culturali, che spaziavano dai laboratori per la creazione di cosmetici ecobio alle conferenze teatrali sulla storia della crisi economica globale, dai laboratori di cucito per il riutilizzo di tessuti alla presentazione del progetto Expo dei popoli per l’Expo 2015 di Milano. Tutti questi laboratori, incontri, convegni, degustazioni, mostre e spettacoli in programma sono stati la forza di questa manifestazione, rappresentando il vero momento di approfondimento e riflessione collettiva su tanti aspetti della sostenibilità e del consumo critico.
Infatti, nonostante qualche scivolone che si potrebbe definire radical chic, l’interesse della manifestazione è genuino e intende valorizzare un metodo di vita alternativo e rispettoso degli altri e dell’ambiente.

Immagini dei territori emiliani e abruzzesi nelle quali chiese e campanili sono ricostruiti come se le terribili scosse di terremoto non ci fossero mai state; dibattiti sulle metodologie di restauro del patrimonio artistico e dati relativi allo status quo dei lavori portati avanti da operatori, restauratori e architetti in questi mesi: mancano poco più di due settimane all’inaugurazione del Salone dell’Arte del Restauro e della conservazione dei beni culturali e ambientali, che aprirà i battenti nella consueta cornice della fiera di Ferrara, il prossimo 20 marzo e già c’è molto da dire riguardo questo importante appuntamento. Tre giorni dedicati al nostro patrimonio artistico, alla sua valorizzazione e salvaguardia, grazie al denso programma di convegni ed esposizioni di operatori del settore. La XX edizione del salone sarà celebrata ricordando i gravi danni causati dai terribili terremoti che hanno scosso Emilia ed Abruzzo. Essendo da sempre Ferrara la cornice di questa manifestazione, dedicare ampio spazio ai lavori post sima e alla riqualificazione dei territori maggiormente martoriati era doveroso. Uno dei dibattiti centrali si terrà durante il convegno principale “Dov’era ma non com’era : il ruolo centrale del restauro nella ricostruzione post-sismica”, articolato in due sessioni che si terranno il 20 e il 21 marzo. Le tematiche che verranno affrontate saranno le emergenze architettoniche e l’edilizia storico aggregata, grazie al contributo del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara, TeknuHub e della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici.

Sotto il nome di “Dov’era ma non com’era” nel Salone sarà allestito, inoltre, uno spazio espositivo in cui saranno visibili le ricostruzioni iconografiche dei territori maggiormente colpiti dal sisma con accanto i dati relativi alle cifre e alle stime dei danni; le immagini simboliche dei campanili originari saranno riprodotte in grafiche verticali.

In questa occasione il Ministero dei Beni Culturali divulgherà anche i numeri relativi alla situazione attuale dei lavori di recupero, sia in Emilia che in Abruzzo, all’interno del convegno intitolato “Emilia- Lombardia e Abruzzo: a che punto siamo”.

Ospite illustre del Salone sarà dunque il Mibac che illustrerà i progetti portati a termine e quelli in essere, nonché le sue attività di formazione condotte dai tecnici e specialisti del settore. Rilevante è l’attenzione riservata alle nuove tecnologie, sempre più determinanti per affiancare e coadiuvare il lavoro del restauratore, saranno molti gli espositori che durante la fiera presenteranno, infatti, strumenti innovativi in questo campo.

Grande spazio viene riservato anche all’architettura del Novecento, sia nel convegno tematico “Conservazione, gestione e valorizzazione dell’architettura del Novecento e il rapporto con i grandi maestri: Oscar Niemer e Le Corbusier”, in programma il 22 marzo, che in una mostra dedicata ai due protagonisti. Il filo conduttore sarà la valorizzazione della città grazie all’architettura, e Niemer e Le Corbusier saranno presi a modello di sostenibilità urbana, in particolar modo per le loro opere realizzate in Brasile e in India.

Nel panorama internazionale degna di nota è la presenza del Museo Hermitage di San Pietroburgo che terrà un convegno sul recente restauro della tela di Tiziano “Fuga dall’Egitto”.

Quelli citati sono solo alcuni degli appuntamenti previsti nel ricco programma dell’importante manifestazione durante la quale Ferrara concentra su di sé l’attenzione e la presenza dei professionisti del settore.

Per accogliere turisti e visitatori la città, come ogni anno, aprirà gratuitamente le porte dei suoi tesori architettonici. Per tutta la durata del Salone, infatti, i musei statali, tra cui la Pinacoteca e il Museo Archeologico Nazionale, saranno visitabili liberamente. Anche i musei non chiusi per restauro post sisma saranno fruibili a costo zero. Al Castello Estense sono invece organizzate delle visite guidate straordinarie a pagamento.

Qui troverete l’elenco di tutti i musei visitabili. Per visualizzare invece il programma completo e dettagliato della manifestazione cliccate a questo link. Entrambi i documenti vi forniranno tutte le informazioni necessarie per organizzare al meglio la vostra visita a Ferrara e al Salone.

 

 

Dietro agli eventi fieristici di oggi ci sono quasi mille anni di storia. Il salone italiano ha inizio nel 1177, quando il Papa Alessandro III decise di concedere l’indulgenza per i peccati a chiunque si fosse recato alla Basilica di San Marco a Venezia nel giorno dell’Assunzione. L’enorme massa di persone accorsa fu convogliata dai governanti della città lagunare nella neonata fiera in Piazza San Marco. Quasi mille anni dopo il primo grande esperimento espositivo del nostro Paese, il sistema fieristico italiano si prepara all’Expo 2015 di Milano: Genova si candida come porta sul mare. Torino con il Lingotto Fiere si propone per eventuali collaborazioni in ambito turistico. Verona mette a disposizione tutta l’esperienza internazionale accumulata negli ultimi anni nel settore del vino di qualità. E rimanendo nell’ambito del food, anche le Fiere di Bologna, Rimini e Parma sono pronte a giocarsi un ruolo in questo evento globale capace di esaltare ancora di più le potenzialità delle esposizioni italiane.

Negli anni, infatti, le fiere hanno assunto un significato e un’importanza sempre maggiore. Per alcuni settori la possibilità di essere presenti ad una salone internazionale è fondamentale per accedere al mercato. Oggi, non solo Europa e Stati Uniti, ma anche i Paesi dei Bric organizzano esposizioni di grande livello.? In Cina, le sedi fieristiche più rilevanti si concentrano nelle zone di Pechino, Shanghai, Canton, Shenzhen e naturalmente Hong Kong. Di maggior interesse sono le manifestazioni del settore tessile e del lusso, ma anche di quello enogastronomico. ?Anche le fiere russe, localizzate ancora prevalentemente a Mosca e San Pietroburgo sono un buon modo per farsi conoscere. Le maggiori riguardano i macchinari, come la Zolotoi Ocien, e l’edilizia, con Holzhaus, Mobibuild ed Expocem.? Anche l’India presenta casi interessanti di manifestazioni, a Mumbai, New Delhi e Bangalore. L’edilizia e l’arredo sono i settori più coinvolti, ma non mancano le iniziative dedicate all’energia e alle rinnovabili.? Infine, il Brasile, dove primeggiano le fiere dedicate all’agroalimentare e ai macchinari.

Come si vede da questo breve excursus, il numero di fiere emergenti sta crescendo in modo significativo. Questo perché oggi i centri fieristici non rappresentano soltanto straordinarie piattaforme d’affari e poli d’attrazione mondiale, ma sono ormai in grado di influenzare in maniera significativa lo sviluppo dei centri urbani e delle regioni nelle quali sono inseriti, contribuendo ad incoraggiarne lo sviluppo economico e commerciale. I sistemi fieristici richiamano ogni anno un ingente numero di organizzatori, espositori, visitatori ed offrono loro una variegata gamma di servizi, tra cui quello relativo all’accoglienza e alla scoperta dell’identità e delle tipicità del territorio che li ospita.

I vantaggi che offrono le fiere e i congressi al territorio ospitante sono, infatti, molto più importanti del valore del business fieristico del singolo organizzatore. In genere, il fatturato fieristico è limitato, ma il beneficio di tali attività sul territorio è molto elevato.

In questo contesto, il tema dei rapporti tra l’attività fieristica e lo sviluppo turistico appare fondamentale. Infatti, sono moltissimi i benefici che interessano coloro che offrono i servizi dell’area che ospita la manifestazione. Si tratta dell’indotto economico, della ricchezza che arriva a una regione per effetto delle spesa nel territorio di espositori e di visitatori. Nel caso di Milano, ad esempio, con il fatturato annuo di Fiera Milano pari a circa 300 milioni, l’indotto sull’area è di circa 3000 milioni, pari a più di 10 volte il fatturato del quartiere.

Nel corso degli anni il settore fieristico italiano è stato coinvolto in rilevanti cambiamenti: progetti di ampliamento, trasformazione giuridica degli enti fieristici in Spa, decentramento delle competenze inerenti le esposizioni a livello regionale, segnale della volontà di rispondere alla sfida dell’innovazione in chiave competitiva, per reggere il confronto a livello internazionale.

La crisi finanziaria si è abbattuta sull’economia reale e tuttavia, proprio in una congiuntura così negativa, le fiere italiane stanno dimostrando una buona tenuta, rispetto alle grosse difficoltà incontrate dal sistema industriale.

Per definizione le fiere sono lo specchio dell’attività economica e del corrispondente tessuto socio-economico, ma proprio in questo senso, bisogna dire che lo spettacolo offerto quest’anno dalla recente BIT (Borsa internazionale del Turismo) ci ha mostrato che questi dati non valgono per tutti i casi. Lontani sono i tempi in cui i padiglioni della fiera di Milano ospitavano centinaia di espositori e migliaia di professionisti del turismo, oltre che un pubblico ricco e interessato.

E se le fiere sono momenti utili per misurare il mercato, le prospettive per il grado di salute del settore non sono buone. Se la BIT è lo specchio del turismo italiano, ci ha mostrato un settore in forte crisi d’identità, senza idee né obiettivi e una generale mancanza di innovazione. Cambierà qualcosa in seguito alle elezioni politiche che si terranno fra qualche giorno? Noi ce lo auguriamo, perché il settore del turismo in Italia ha urgente bisogno di una direzione a breve e a lungo termine, di aspettative e di visione.

 

Sta per partire l’edizione 2013 di Bit, la Borsa Internazionale del Turismo, in programma dal 14 al 17 Febbraio alla Fiera di Milano. Quasi 2000 espositori provenienti da 120 paesi di tutto il mondo, senza contare l’elevato numero di visitatori attesi. Queste cifre fanno di Bit il terreno ideale di confronto per i vari interlocutori del settore, istituzioni, agenzie di viaggio, operatori turistici, strutture ricettive e viaggiatori, sul tema del turismo accessibile.
Anche quest’anno, Bit dedicherà particolare attenzione al turismo sostenibile, declinato in questa edizione in termini di turismo responsabile e accessibile per tutti. Parlare di Turismo Accessibile, come sottolineato dal Comitato per la Promozione e il Sostegno del Turismo Accessibile, significa parlare di un turismo attento ai bisogni di tutti, ovvero in grado di soddisfare i bisogni di bambini, anziani, mamme che spingono i passeggini, persone con disabilità che si muovono lentamente, che non vedono, o non sentono, che hanno allergie o difficoltà di tipo alimentare. Dunque milioni persone alla ricerca di un’offerta turistica che sappia fornire allo stesso prezzo un’accoglienza di qualità, in località che siano a tutti accessibili, prive per quanto possibile di barriere architettoniche e percettive.
Stime di mercato quantificano in 38 milioni questi clienti in Europa e 3,5 milioni di clienti in Italia, cifre che aumentano se si considera che non si viaggia da soli.

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Sarà ricordata come l’edizione delle novità quella che sta per iniziare a Bologna il prossimo 24 gennaio: Arte Fiera, la fiera d’arte contemporanea più significativa del nostro paese, quest’anno forte del successo costruitosi nelle trentasei edizioni passate, presenta notevoli cambiamenti pur mantenendo le radici nella tradizione che ne ha decretato il trionfo. Al comando ci sono due nuovi direttori, Claudio Spadoni e Giorgio Verzotti: il primo direttore del MAR, Museo d’Arte contemporanea di Ravenna, il cui profilo mira a porre l’accento sull’arte moderna; professore ed ex curatore del MART, Museo d’arte Moderna e Contemporanea di Trento il secondo, più incentrato nel filone dell’arte moderna.

Oltre alla direzione artistica, i cambiamenti più significativi sono quelli che si prepara ad accogliere la città di Bologna, consapevole dell’impatto a livello di presenze turistiche che la manifestazione richiama ogni anno. Il progetto, nato dalla collaborazione tra Comune di Bologna e BolognaFiere coordinato dal Direttore di MAMbo e dell’Istituzione Bologna Musei, prende il nome di Art city Bologna: una manifestazione collegiale che coinvolge il circuito dei musei civici cittadini. Saranno 50 gli eventi in programma tra mostre ed iniziative culturali, ad ingresso gratuito o ridotto ( e con orario prolungato per rendere accessibili questi luoghi in orari diversi da quelli della fiera ). Un percorso che si sviluppa parallelamente a quello fieristico, per far riscoprire in concomitanza con questi giorni di eventi internazionali, l’immenso patrimonio artistico della città: Università di Bologna, Pinacoteca Nazionale, Accademia di Belle Arti, Fondazione Cineteca di Bologna, Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, Fondazione del Monte, enti privati di promozione dell’arte contemporanea quali Fondazione Furla, Fondazione Marino Golinelli, Biografilm Festival, Associazione Bologna per le Arti, Associazione culturale ALL WRITE e le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea associate a Confcommercio Ascom Bologna.

Saranno visitabili non solo le collezioni permanenti ma anche le esposizioni allestite per l’occasione: Marino Marini: l’arcaico al Museo Civico Archeologico e De Chirico e i libri alla Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio; le opere di Giorgio Morandi e la rassegna“faccia a faccia” di Mario Ceroli nelle sale del Mambo Museo d’Arte Moderna di Bologna; la mostra dell’artista olandese Bas Jan Ader. Tra due mondi, all’interno della Villa delle Rose; l’installazione di Hanne Darboven accompagnata da una performance musicale presso il Museo Internazionale, dove è allestita anche la mostra Rewind. 50 anni di Fender in Italia; la rassegna fotografica Shooting Frontier, a cura di Associazione culturale All Write, presso l’Urban Center – Salaborsa.

Ricca anche la programmazione di eventi artistici che si terranno nei palazzi storici: mostra fotografica di Nino Migliori a Palazzo Fava; Add Fire, evento espositivo della nona edizione del Premio Furla, nelle sale dell’ex Ospedale degli Innocenti; la mostra Benzine. Le energie della tua mente ospitata dal Palazzo Re Enzo. Notevole attenzione viene riservata anche alle rassegne cinematografiche: Fine Della Specie programma di spettacoli e performance a cura di ZAPRUDERfilmmakersgroup, Gerhard Richter Painting di Corinna Belz e l’Omaggio a Hermann Nitsch. Anche la logistica degli spostamenti e dell’organizzazione non saranno lasciate al caso: i visitatori potranno usufruire della navetta gratuita Art city bus, che collegherà il centro città con la fiera ed inoltre saranno disponibili cartine dettagliate in cui rintracciare tutti gli eventi in programma, le tappe e i luoghi da non perdere. Le mappe saranno distribuite nei punti di informazione turistica Bologna Welcome situati in Piazza Maggiore e presso l’Aeroporto Guglielmo Marconi, presso Arte Fiera e in tutti i luoghi e musei di ART CITY.

Sono solo alcune delle iniziative previste che non si arresteranno neanche sabato sera, il 26 gennaio, quando la città sarà protagonista dell’Art City white night, con aperture straordinarie di luoghi pubblici e privati dedicati all’arte. Un intero fine settimana riservato all’arte e alla cultura per tutti i cittadini di Bologna e per quanti accorreranno per non perdersi questa rassegna artistica tra le più significative nel panorama europeo.
Nel 2012 i visitatori sono aumentati del 10% arrivando a raggiungere quota 37.844, giunti nella città romagnola per visitare le 150 gallerie in esposizione, di cui 27 estere. Numeri di un successo, riscontrati anche sulle visite nei social network e sul web, dove nella passata edizione si sono registrati 150 mila contatti sul sito e 50 mila visualizzazioni al giorno sui canali Youtube e 3 milioni di contatti Facebook, Twitter e Foursquare. Da qui è nata l’idea di un concorso social, Twitta con Arte Fiera, attraverso il quale gli utenti potranno aggiudicarsi un entrata vip per la manifestazione . E per chi non è riuscito ad aggiudicarsi l’esclusivo pass attraverso il concorso, quest’anno ad accompagnarvi ad Arte Fiera ci pensiamo noi della redazione di Tafter: sono 30 i fortunati che, grazie al nostro contest su Facebook hanno conquistato i pass giornalieri per entrare gratuitamente alla fiera e venire a visitare anche noi della redazione al Padiglione 25, stand B79. Dal 24 al 28 gennaio vi aspettiamo numerosi all’appuntamento da non perdere sia per gli appassionati d’arte ma anche per quanti non vorranno mancare ad un evento esclusivo dedicato alla cultura.

Affordable Art Fair è la fiera d’arte internazionale a basso costo che presenta, in un’originale mostra-mercato che si tiene a Milano e a Roma, opere d’arte di artisti emergenti che non superano i 5 mila euro.

In occasione della prossima edizione romana, che si terrà dal 26 al 28 ottobre, abbiamo intervistato il direttore artistico del festival,  Marco Trevisan, che ci ha spiegato quali gli obiettivi di AAF e come si inserisce questo evento nel mercato dell’arte contemporanea italiana.

AAF sarà una fiera dedicata all’arte a basso costo. Come si  realizzano  le quotazioni degli artisti in mostra e come si coniugano con il complesso mondo elitario dell’arte contemporanea?
Le opere proposte durante AAF sono tutte entro i 5000 euro. Questo tetto implica che le opere in oggetto siano di artisti emergenti, all’inizio della propria carriera, oppure lavori di piccolo formato di artisti più affermati. Il consiglio di esaminare il curriculum dell’artista rimane valido anche per la nostra manifestazione, dato che il processo di formazione di un prezzo rimane invariato. Cerchiamo di garantire la trasparenza fornendo tutte le informazioni necessarie e soprattutto tramite l’esposizione della quotazione sotto ogni opera.

Qual è il segreto del successo di AAF e come si spiega ad oggi la volontà di rendere accessibile economicamente  l’arte contemporanea?
Il mercato dell’arte contemporanea non è solo quello che passa nelle aste e che registra i record, ma esiste  anche a prezzi contenuti.  E’ questo  un concetto che deve essere trasmesso anche a chi ha meno confidenza con il mercato. La manifestazione lo fa tramite il concetto dell’accessibilità, di contenuti ed economica. L’ambiente informale, la libera circolazione di informazioni, le opere entro i 5000 euro costruiscono insieme il successo della manifestazione nel mondo da ormai 13 anni.

Dopo il successo di Milano, Affordable Art Fair arriva a Roma a La Pelanda dal  26 al 28 ottobre. Perché avete scelto Roma come location ulteriore?
A Roma l’interesse, anche dei giovani, per il mondo dell’arte contemporanea è in continua crescita, soprattutto negli ultimi anni, dopo l’apertura del Maxxi e della nuova sede del Macro Testaccio; cerchiamo di offrire un momento in cui l’interesse può anche concretizzarsi nel collezionismo, e quindi nel  mercato.

Questa è la terza edizione in Italia di AAF: due a Milano, la prossima a Roma e a marzo 2013 di nuovo a Milano. Che impatto ha avuto la fiera nel mercato nazionale e quali sono i vostri principali sostenitori?
Si è iniziato a capire che il mercato può essere stimolato anche in un momento di crisi, ma che gli eventi che funzionano in queste circostanze sono quelli che lavorano sulla qualità, sulla trasparenza e sulla accessibilità. I nostri sostenitori principali sono coloro che sentivano il bisogno di una ventata di novità nel compassato mondo del mercato italiano dell’arte.

In un momento di crisi economica, quale pensa possa essere il futuro degli investimenti nel mercato dell’arte in Italia?
Il nostro è un mondo che punta più sul rendimento emotivo che su quello economico.  Ma in un momento di crisi questo può essere un elemento di successo per la nostra manifestazione. Con artisti emergenti parlare di investimenti finanziari è una scommessa, che lasciamo ad altri operatori, in altri segmenti del mercato.

Alla direzione artistica di Artefiera Art First, la fiera di arte contemporanea di Bologna, sono state poste due personalità di spicco del panorama artistico italiano: Claudio Spadoni e Giorgio Verzotti.
Ma chi sono? Andiamo a conoscerli.

 

Claudio Spadoni è attualmente il direttore del MAR- Museo d’Arte della città di Ravenna, ruolo che riveste dal 2002.
Ha studiato presso l’Università di Bologna quando in cattedra c’era Francesco Arcangeli e dal 1976 è docente di Storia dell’Arte e direttore dell’Accademia di belle Arti di Ravenna.
E’ inoltre critico d’arte per “Il Resto del Carlino” e altre riviste specialistiche.
Ha fatto parte della Commissione internazionale della Biennale di Venezia nell’edizione 1986, della Quadriennale del 1999 e del 2009 e di commissioni scientifiche di diverse Istituzioni.
Nella sua carriera è stato poi curatore di numerose mostre per Musei e Gallerie Pubbliche in Italia e all’estero, oltre ad aver firmato diverse pubblicazioni.

 

 

 

Giorgio Verzotti, classe 1953, dopo una laurea in Storia della Critica presso l’Università degli Studi di Milano, ha cominciato la sua attività presso l’Ufficio Mostre e alla Biblioteca della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Milano.
E’ stato docente in più atenei: come professore di Estetica presso l’Accademia Carrara di Bergamo, e insegnante di Fenomenologia degli Stili presso l’Università Cattolica di Brescia.
Per dieci anni, dal 1991 al 2001, è stato curatore del Castello di Rivoli-Museo d’arte contemporanea a Rivoli (Torino) e dal 2002 al 2005 è stato incaricato capo curatore del MART – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, di cui è tuttora consulente esterno.
Attualmente collabora per la rivista Artforum (New York) e Flash Art (Milano).

La redazione di Tafter vi aspetta a Roma Contemporary, l’esclusiva fiera di arte contemporanea italiana che avvolgerà gli spazi della Pelanda (MACRO Testaccio) da oggi fino a domenica 27 maggio.

News, curiosità, opere, personaggi, amici e gossip tweetati live da Tafter. Seguiteci e vivete con noi Roma Contemporary.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È trascorsa una settimana da quando la 16° edizione del Cibus di Parma ha chiuso i battenti, ma a sentire le voci di corridoio, pare che il sipario lasci ancora passare qualche alito di vento.
Nelle terre verdiane come si sa, “le arie” tracciano da secoli la tradizione musicale e come se non bastasse da un paio di anni a questa parte, oggi più di ieri, cercano di rispondere egregiamente anche alla fedeltà e serietà trasmessa dagli emiliani nella produzione e divulgazione delle proprie specialità enogastronomiche.
Al di là dei consorzi sul Prosciutto crudo, Culatello e Parmigiano Reggiano, a Parma, di azioni importanti riguardanti l’alimentazione ne sono state realizzate davvero tante: rilancio della stazione delle conserve alimentari, la modernizzazione della sede dell’Efsa, l’ospitalità del convegno mondiale sul Latte – Summilk, e infine la Borsa Merci delle carni, oli e grassi, che precedentemente si svolgeva a Milano.

Il 50% del Pil parmense riguarda proprio l’agroalimentare e, non a caso anche questo dato, anni fa, ha contribuito affinché Parma venisse denominata “Capitale dell’Alimentazione”.  Nonostante ciò, l’attacco frontale di Tuttofood e l’inflessione del Cibus del 2008 hanno portato ad una inquietante fase di recessione che giustamente ha tentato di sfociare in una irrefrenabile necessità di riscatto e di voler sentitamente ritornare “a darsi delle arie”.
Il timore di vedersi sottrarre l’importante riconoscimento non sussisteva affatto, certo è che il confronto con la fiera di Milano ha ingrandito il bivio e ne ha conseguentemente stimolato la vincente risposta: cambiare radicalmente piuttosto che rinunciare a qualcosa.

Da quel momento sorsero i cambiamenti da destinare al Cibus: 1) cambio di governance e dello spirito manageriale; 2)nuovo modello di business dettato da un diverso approccio per il reperimento delle risorse finanziare; 3)compiti e responsabilità ai giovani con rinnovo del sistema organizzativo.
Ad essere sinceri il Presidente delle Fiere di Parma – Franco Boni – non ha mostrato alcun atteggiamento di presunzione su quanto fatto, anzi, con molta umiltà si è prestato a motivare l’elegante successo ottenuto a distanza di 4 anni.  Secondo il suo parere, Parma sarebbe pronta per essere soprannominata “Capitale del Food Italiano di alta qualità”, e tutto questo grazie a quella stessa serie di rifacimenti e iniziative di cui abbiamo parlato e che continuano a sostenere la crescita, le aspettative e le responsabilità di tutto l’assetto istituzionale, senza tralasciare il ruolo dei consiglieri di amministrazione, manager e azionisti, in particolare Upi e Cariparma. Pur essendo soci di minoranza, quest’ultima ha finanziato 44 milioni di euro per riportare le dovute modifiche alla Fiera e al settore alimentare.

L’intento di riscoprire non tanto la città di Parma come simbolo della Food Valley quanto un intero Paese, trova una risposta ancora più razionale nella partnership con Federalimentare, Anibo, Italia del Gusto, Slow Food, Camere di Commercio, Associazione Italiana Celiachia, ICE e la più attuale con Anuga,  la più grande fiera dell’alimentazione.  Attenendoci sempre alle parole del Presidente Boni, tenersi stretta la posizione conquistata senza rendersi troppo antipatici a nessuno con podi e confronti, è fondamentale per la buona riuscita. Per cui, le attenzioni più che ricadere su ipotetici titoli a premio, in realtà, dovrebbero concentrarsi su tre aspetti portanti: un piano dell’agroalimentare in grado di convergere sul gioco strategico di una nazione, una piattaforma unitaria coordinata che dia degli obiettivi puntuali, e su un piano organizzativo che miri a rivalutare il modo di impostare le fiere di oggi.

Qui, non si fa riferimento solo ai grandi numeri previsti e ottenuti nelle 4 giornate del Cibus (dal 7 al 10 maggio) – 62 milioni di euro di finanziamento per il rinnovamento totale del quartiere fieristico, 2300 aziende espositrici (l’80% degli intervistati si sono rivelati molto soddisfatti, il 10% soddisfatti), 63 mila visitatori, 12 mila buyers ed operatori commerciali esteri  (+300% gli “overseas”) e 1000 giornalisti accreditati – bensì ai modelli fieristici.

Se non funzionano le sole formule B2B e B2C tanto vale convergere le due tipologie. È essenziale, per carità, esaltare le aziende di un Paese o di un distretto produttivo di una certa natura, specialmente se in discussione ci sono eventi internazionali, ma è altrettanto necessario accostarsi al genere del B2B poiché la loro iniezione nella marginalità dell’ente fieristico, da un lato o dall’altro, influenza immediatamente e senza altri mezzi l’indotto del territorio. Quel risultato che viene moltiplicato per dieci – tra il fatturato della fiera, le ricadute e l’indotto – corrisponde esattamente ai 10 milioni di euro che ogni anno vengono riassorbiti da Parma. La funzionalità dell’ibride capace di accogliere sia un pubblico di operatori, sia i potenziali finali è un argomento che chiaramente non può interessare più di tanto le fiere campionarie di una volta, quanto quelle specializzate, ormai gettonatissime.

Cibus quest’anno ha anche allargato i suoi orizzonti introducendo le novità di prodotto nei settori: salumi, carni, lattiero-caseario, pomodoro, gastronomia e dolciario; e lasciando largo spazio a nuove aree: surgelato (30 aziende), distribuzione automatica (vending), micro birrifici (50 produttori) e biologico ( 350 aziende):
Diciamo che tutto questo è una premessa di buon auspicio e un piano in fase di preparazione che sicuramente, malgrado la crisi, nel 2013 darà ottimi risultati. Effettivamente siamo a conoscenza del calo dei consumi interni, fatto sta che l’industria alimentare italiana continua a mantenere la seconda posizione tra le grandi realtà manifatturiere. Inoltre, sappiamo pure che l’export è cresciuto del 10,3% nel 2011 e le previsioni lasciano sperare che nell’anno corrente l’India continuerà a trovare il nostro Paese miniera di grosse opportunità. In attesa della 17° edizione, le Fiere di Parma avranno il piacere di inaugurare nel maggio prossimo il Cibus Global Forum e l’attesissimo gemellaggio tra Cibus e Anuga durante la fiera Thaifex di Bangkok.

Milano non è città di mare, ma ha un’anima acquatica mai sopita, in quanto città canalizzata nei secoli. Anche la Lombardia non è regione di mare, eppure ospita una filiera di cantieri nautici di sensibile rilevanza. Un comparto economico che è stato descritto durante il convegno del 14 maggio “Cluster marittimo e sviluppo in Italia e nelle regioni. IV rapporto sull’economia del mare. Milano al centro del sistema marittimo?”, dove i maggiori rappresentanti delle categorie si sono confrontati, facendo un bilancio di un settore in grande crescita.

Ma la nautica ha dato bella mostra di sé in altri due appuntamenti recenti, sempre meneghini: il Salone Nautico del Naviglio Grande- NavigaMi nel week end del 5 e 6 maggio, ma soprattutto Midro, salone della nautica sostenibile (10-13 maggio).

Proposto per la prima volta all’Idroscalo nel 2011, il cosiddetto “mare di Milano”, Midro ha coinvolto fin dal suo esordio 20.000 visitatori. Quest’anno si è riproposto grazie all’azione congiunta di Provincia di Milano, in collaborazione con la Filiera della nautica Lombarda, Navigar m’è dolce – UCINA, Legambiente. Tutto organizzato da Milano Metropoli Agenzia dello Sviluppo.

Un’edizione molto internazionale, con aperture ad altri mercati quali la Turchia, la Cina, La Russia e il bacino del Mediterraneo.

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Il turismo culturale in Italia rappresenta uno dei segmenti più attrattivi per il grande pubblico.

I dati del Ministero per i Beni e le Attività Culturali del primo semestre 2011 segnano un aumento del 9,6% rispetto all’anno precedente dei visitatori dei luoghi di cultura statali, raggiungendo oltre 20 milioni di ingressi, così come le cifre dell’Osservatorio Nazionale del Turismo indicano come il 38,6% degli italiani in viaggio abbia scelto località culturali per le proprie vacanze: un dato che testimonia come la “cultura” da sola è in grado di muovere un intero comparto contribuendo così alla moltiplicazione della ricchezza nazionale.

Eppure, nonostante i risultati incoraggianti, il settore culturale in Italia viene ancora relegato ai margini della spesa pubblica.

Perché, se è vero che l’Italia possiede gran parte dei beni culturali mondiali, è pur vero che questo patrimonio andrebbe valorizzato e promosso con adeguate strategie in grado di risollevare l’economia del paese, uscendo da quella logica che lo stesso ministro del Turismo Piero Gnudi ha definito del “vivere di rendita”, concetto ripreso di recente anche dall’ormai celebre manifesto per la cultura promosso dal Sole 24 Ore

Proprio per accentuare lo stretto legame che intercorre tra beni culturali, arte, cultura e territorio, dal 18 al 20 maggio a Firenze, presso la Fortezza da Basso, prenderà il via Art&Tourism la prima fiera del turismo culturale, organizzata da TTG Italia, società del Gruppo Rimini Fiera, volta a sostenere con forza come cultura e turismo insieme possano rappresentare una strada percorribile per la rinascita economica del Paese.

Importante è, a questo proposito, la presenza e il sostegno di istituzioni come il MiBAC, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero degli Affari Regionali, il Turismo e lo Sport e il Comitato delle Regioni; o di associazioni prestigiose come Civita che per l’occasione, il 19 maggio presenterà una ricerca, condotta in collaborazione con TTG Italia dal titolo: “E IO NON CI VADO. I motivi della disaffezione e qualche idea per avvicinare gli Italiani a mostre e musei”, per promuovere una riflessione sull’attrattività del patrimonio culturale italiano, sull’atteggiamento e sulle motivazioni di visitatori e non-visitatori museali, e sulle strategie per migliorare la performance di musei e dei luoghi d’arte.

Cultura e turismo – ha affermato Paolo Verri, project manager di Art&Tourism – sono due comparti che valgono complessivamente il 10% del PIL italiano ma che si parlano ancora troppo poco: il nostro obiettivo è farli camminare di pari passo”.

Un evento ricco di incontri, approfondimenti, musica e divertimento che vedrà protagonista tutta la città gigliata e sarà dedicato non solo agli addetti ai lavori ma a target differenziati di pubblico, dagli adulti fino ai più piccoli. Tra gli appuntamenti principali, la decima edizione di Euromeeting, il seminario internazionale dedicato ai temi dello sviluppo sostenibile e competitivo delle Regioni europee che si svolgerà il 18 maggio, così come WTM Vision Conference, la conferenza internazionale organizzata dal World Travel Market di Londra. Ma anche incontri formativi e seminari per facilitare il dialogo tra cultura e turismo all’interno del fitto programma di “Art&Tourism Academy”.

Grandi temi di approfondimento in campo turistico, culturale, artistico e territoriale ma anche festa e divertimento: il 19 maggio dalle 22 alle 3 del mattino, infatti, lo spazio della Basilica all’interno della Fortezza da Basso ospiterà “Club to Club Generations”, un giro d’Europa in musica e immagini con artisti provenienti da Berlino, Torino, Firenze e Istanbul.

Una tre giorni, quindi, in cui cultura e turismo si interfacceranno per rafforzare quel binomio imprescindibile affinché si percepisca, sempre con più forza, quale veramente sia il motore del rilancio della nostra penisola.

 

Capitale Europea Cultura (Guimarães), Capitale europea gioventù (Braga), Nazione ospite al Bologna Children’s Book Fair (Mostra  illustratori): il Portogallo mette a punto un motore di sviluppo culturale, relazionale, innovativo. Mancano poche settimane all’apertura di uno dei più importanti appuntamenti mondiali per l’editoria la “Fiera del Libro per Ragazzi”, Bologna Children’s Book Fair, e con l’annuncio del  programma “Come le Ciliegie” del Paese ospite, il Portogallo, l’attesa si fa golosa: il dialogo, la diversità, la relazione propongono sempre una riscrittura del contesto e implicitamente un passo in avanti nella ricerca di una nuova cultura europea.
Il Bologna Children’s Book Fair che si svolgerà nella città felsinea dal 19 al 22 marzo 2012, presso l’area fiera, presenta, in una struttura consolidata di incontri di settore, alcune novità e un’animata presenza della manifestazione in città. Il contesto storico è difficile ma il momento importante, considerato che l’editoria sta attraversando un cambiamento epocale che riempirà gli scaffali virtuali di libri senza carta. Le agende elettroniche degli operatori tra editori, autori, illustratori, traduttori, agenti sono oramai zeppe di appuntamenti che riempiono le quattro giornate di lavoro.
Alle tradizionali iniziative come la Mostra degli illustratori, il Bologna Ragazzi Award, il Centro agenti letterari, il Centro traduttori, il Caffè degli illustratori, la Fiera del Libro per Ragazzi (BCBF) affianca la seconda edizione di Tools of Change for Publishing (TOC Bologna) il convegno sulle tecnologie digitali e mobili in programma il 18 marzo che mette a fuoco proprio l’era digitale.
Le novità non finiscono qui. Se infatti gli e-book, comodi, di facile uso, poco ingombranti e costosi, nel prossimo quinquennio in Italia raggiungeranno la quota del 7% del mercato, per contro i libri cartacei dovranno essere caratterizzati da una bellezza tangibile. Oggetti quasi d’artigianato artistico con pagine dai bordi non profilati, riguardi colorati, carta di qualità, copertine artistiche e, naturalmente, contenuti attraenti. Una visita allo stand del Portogallo offrirà forse l’occasione di qualche spunto creativo scoprendo una ricca selezione di libri pubblicati nell’ultimo biennio.

Sarà poi la mostra Como as Cerejas ad offrire al pubblico della Fiera del Libro per Ragazzi uno sguardo d’insieme sul panorama attuale dell’illustrazione portoghese attraverso la presentazione dell’opera di 25 artisti, sia affermati che emergenti, scelti fra gli autori più rappresentativi.
Il Caffé degli Illustratori ed il Caffé degli Autori saranno poi i luoghi dove scoprire questo paese attraverso presentazioni e dibattiti organizzati con la partecipazione di numerosi artisti. Un ricco programma di iniziative, che proseguirà dopo i giorni della manifestazione nel territorio. Oltre alla mostra monografica “Bologna a testa in su” omaggio a Bernardo Carvalho, si sveleranno al pubblico le opere di 4 artisti – Teresa Lima, André da Loba, André Letria e João Vaz de Carvalho, in alcuni negozi della città trasformati in gallerie d’arte. La partecipazione portoghese a Bologna è proposta da Ju Godinho e Eduardo Filipe, curatori di Ilustrarte, con la collaborazione della Direcção-General do Livro e das Bibliotecas–DGLB. Ilustrarte, che si svolge a Lisbona in una superba area di archeologia industriale oggi sede del Museo dell’Elettricità, è una manifestazione che nell’anno in corso ha coinvolto ben 65 nazioni per un totale di 1585 artisti.

Foto: “André Letria. Opera, per Ilustrarte 2009, Lisbona”. Elaborazione, Flavio Milandri, Forlì (FC).

Chiamiamo le cose con il loro nome: viviamo in un Paese in cui esiste uno stereotipo che definisce l’arte noiosa.
Non si parla di cultura in senso lato, ma di patrimonio artistico: che sia urbano, architettonico, pittorico, si intendono quindi le opere fisicamente esistenti, davanti a cui ci troviamo e temiamo di rimanere ammutoliti davanti all’incomunicabilità che emanano. E di colpo, diventano noiose.
Ma la noia non è forse un concetto estremamente relativo?
A Bologna è nato un progetto che parte proprio da questa convinzione: nulla è noioso, se è raccontato in modo da non esserlo.
Proprio in base a questa convinzione nasce Art-Blitz!, evento creato da Jacopo Innocenti e Elena Ramazza, i due giovani bolognesi fondatori di Habitart associazione culturale che propone eventi e progetti che valorizzano il patrimonio culturale senza agire sulle opere di cultura, ma sullo sguardo e la percezione del pubblico.
Sabato 28 gennaio, in occasione della Notte Bianca di Arte Fiera – Art First si sono tenuti i primi Art-Blitz, ovvero brevissime incursioni “nell’arte” e “dell’arte”. I visitatori diretti dentro Palazzo d’Accursio per fare un giro tra le installazioni di Arte Fiera Off (gli eventi in giro per la città che rientravano nel programma di Arte Fiera) potevano, prima di misurarsi con le forme dell’arte contemporanea, godere di qualche minuto di “incursione artistica” grazie agli Art-Blitz.
Habitart ha posizionato un gruppo di giovani storici dell’arte pronti a fornire informazioni e raccontare aneddoti sulla storia e gli aspetti culturali di Palazzo d’Accursio, in modo rapido, divertente, condensato e incisivo (nonché assolutamente gratuito): un vero tuffo, un vero blitz!
Per esempio, chi tra i bolognesi sa che il 24 febbraio del 1530, giorno dell’incoronazione di Carlo V venne costruito un pontile che collegava Palazzo d’Accursio e San Petronio per creare un effetto palcoscenico? Però … il pontile crolla! Ed era anche il compleanno del Re!
Oppure, sapevate che lo scalone che porta al primo piano del Palazzo sia stato fatto costruire da Papa Giulio II per farci passare cavalli e carrozze in modo da non scomodarsi troppo per raggiungere le sue stanze al secondo piano?
E chi sapeva che Sala Borsa, oggi bellissima biblioteca, nel secondo dopoguerra era Piazza Coperta di giorno e Palasport di sera? Venivano montati canestri per il basket, palchi per incontri di pugilato e il pubblico tifava dai ballatoi laterali, dove ora ci sono i tavoli studio e gli spazi dell’Urban Center.
Questo è il sapore degli Art-Blitz. Non è necessaria la narrazione cronologica né un’introduzione troppo specifica, lo stimolo serve poi ad approfondire ciò che è risultato più interessante.
Jacopo ed Elena, raccontano che «i cinque minuti che davano senso al nome dell’iniziativa diventavano spesso e volentieri dieci o quindici, e si finiva per chiedersi: “Se queste storie sono così semplici e divertenti, perché nessuno le sa?”»
Delle oltre duemila persone che hanno visitato le installazioni di Arte Fiera a Palazzo d’Accursio moltissime, e soprattutto in continuazione, si sono fermate a godersi gli art-blitz, e a farsi acchiappare da essi. Famiglie, intenditori, gruppi di amici nel pre-serata, giovani e meno giovani: un pubblico variegatissimo si è lasciato incuriosire, sorprendere e strappare risate nel giro di pochi minuti, per poi continuare verso Arte Fiera Off.
Riflettendo con gli ideatori del progetto, ci si interroga su come il progetto Art Blitz abbia tolto ogni accezione di “noia” dall’idea di dedicarsi per un po’ di tempo ad un intrattenimento artistico e culturale, e ci si continua a domandare esattamente dove e come questo processo venga innescato.
“Non possiamo dare una risposta definitiva” spiegano “però sappiamo c’è uno strano distacco tra l’atmosfera rassegnata che si respira tra la “gente di cultura” e il grande entusiasmo che abbiamo incontrato per strada la sera degli ArtBlitz. Nasce il sospetto che la convinzione radicata secondo cui i musei sono vuoti perché “oggigiorno la gente preferisce guardare la tv”, non sia del tutto fondata. La domanda di arte e di cultura esiste ed è forte, ne abbiamo avuto la dimostrazione. Ma spesso, soprattutto se si parla di arte un po’ fuori moda, come si trova ad essere a Bologna l’arte non strettamente contemporanea, si attesta un generale allontanamento del pubblico. I musei sono  deserti la maggior parte del tempo, e gli eventi disertati. Eppure, a giudicare dalle espressioni meravigliate dei nostri ascoltatori, pare che la storia e la storia dell’arte, persino nelle sue parti più demodé, non interessi esclusivamente gli specialisti, anzi. Che l’errore stia nel modo di proporla?”.
Ma qualsiasi cosa venga guardata è veicolata dall’occhio di guarda. Ed è su quell’occhio che è necessario agire, specie in un momento in cui imparare il come guardare e non solo il cosa è di vitale importanza.
Elena Ramazza e Jacopo Innocenti hanno le idee chiare, con l’entusiasmo di chi è appena partito, e le competenze giuste per provare a far girare le cose diversamente: “Siamo convinti che trovando il mezzo giusto – che non sappia di polvere o di professore –  raccontare questo tipo di arte potrebbe essere divertente e interessante per tutti, e non solo per i pochi che hanno un bagaglio culturale tale da farli sopravvivere, per esempio, a una visita in Pinacoteca.
Noi vogliamo cominciare dalla città, dall’arte che si incontra tutti i giorni camminando per strada: è incredibile quante storie si nascondano nelle strade che percorriamo tutti i giorni”.
La loro idea alla fine, è semplicissima, e proprio per questo assolutamente efficace: tu dammi cinque minuti, e grazie all’Art Blitz io ti immergo, ti racconto, ti fornisco informazioni, ti incuriosisco e ti stimolo ad approcciarti all’arte che in questo momento ti sta circondando. E poi, puoi continuare per la tua strada, senza formalismi né difficoltà.
Art Blitz combatte quella patina di noia che si deposita sulle cornici dei quadri e sulla forma mentale di chi a prescindere non si interesserebbe mai a una visita guidata perchè “è noiosa”. Perchè “è noiosa” non vuol dire niente, è un concetto personale e assolutamente carente dal punto di vista descrittivo.
Il neonato progetto di Habitart sfida il tempo, perchè si avvale di soli cinque minuti, e consacra il vero significato di arte alla portata di tutti: a chi non è in grado – per i più svariati motivi – di venire a richiedere un contenuto artistico e culturale, allora deve essere portato, perchè anche chi meno se lo aspetta può trovarsi completamente immerso in cinque minuti in cui si scopre che la storia di Bologna è stata fatta anche dalla sfortuna di Carlo V il giorno del suo compleanno, dalla pigrizia di Giulio II e dalla doppia vita di quella che oggi è la Biblioteca cittadina Sala Borsa.