Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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L’1 dicembre è la Giornata Mondiale contro l’AIDS. 56 artisti si sono preparati per partecipare, in collaborazione con Eastpak Artist Studio.
Il progetto ha previsto lo stravolgimento del celebre zainetto, trasformato in opera d’arte dalle mani e dal genio di creativi provenienti da tutto il mondo. L’Italia ha partecipato con le creazioni di Enrico Robusti, Maicol & Mirco, Simone Legno – Tokidoki, The Bloody Beetroots, No Curves (i primi 5 in galleria), che hanno trasformato un oggetto comune in scultura, tela, disegno, fumetto.
Le opere saranno acquistabili dal 2 dicembre e tutti i proventi andranno all’organizzazione no-profit Designers Against Aids.
Per vedere le opere di tutti gli artisti è possibile visionare il sito ufficiale del progetto.
Per la giornata contro la violenza nei confronti delle donne River to river ha previsto una programmazione speciale, tra cui la proiezione del film Lessons in Forgetting, tratto dal romanzo della famosa scrittrice Anita Nair. Si tratta di una pellicola sui problemi più scottanti dell’India: il feticidio femminile, la violenza sulle donne e la discriminazione di genere. Questa è l’intervista al regista del film Unni Vijayan.
La storia che viene raccontata sul grande schermo vede protagonista un padre single alla ricerca delle cause per cui la giovane figlia è stata coinvolta da un grave incidente. Ad aiutarlo a ricostruire quanto accaduto c’è una madre, Meera, abbandonata dal marito.
Lei ha lavorato, precedentemente, al montaggio di documentari e la vicenda del film è rappresentata come fosse la ricostruzione di una storia vera. Il dato riportato alla fine del film è purtroppo reale: dal 1994 in India 10 milioni di donne non sono nate perché abortite. La storia è inventata?
Il film non è basato su una storia vera, ma sono fatti che possono accadere. Nel film è descritta sia la realtà urbana che quella rurale e in entrambe esiste la società patriarcale. Il patriarcato è un fenomeno presente in molte società e in alcune è molto radicato. In India c’è una nuova legge contro la violenza sulle donne ma, finché non cambia la mentalità, questa non sarà mai sufficiente ad eliminare gli abusi contro il genere femminile. Esiste un rito in alcune zone dell’India legato all’eliminazione delle figlie femmine. Ora è proibito abortire quando si conosce il sesso del nascituro (n.d.r. per chi non vuole figlie femmine è sufficiente fare un’ecografia per conoscere in anticipo il sesso e abortire, per questo è stato proibito ai medici di non dare risposte in tal senso ma, come si vede anche nel film di Vijayan, alcuni medici si lasciano corrompere per soldi e informano i genitori). Nel caso di famiglie benestanti i genitori cercano di concepire figli maschi attraverso la selezione di cromosomi, ma la pratica è molto costosa e soltanto poche persone possono permetterselo. Il fatto di avere un figlio maschio è ancora l’ambizione di molte persone.
Che tipo di rapporto c’è stato con Anita Nair, autrice del romanzo e sceneggiatrice del film?
Il rapporto è stato ottimo, ha accettato di lavorare con noi nonostante non fossimo famosi, mentre lei era già una nota scrittrice. Il film è diverso dal libro, dove la storia è incentrata su Meera. Invece il film si è concentrato sul personaggio maschile del padre della ragazza. Quando abbiamo iniziato a lavorare siamo entrati molto in empatia con questo personaggio perché io ho una figlia di 18 anni e anche il produttore è padre di una figlia femmina. Ecco perché il film è orientato più sulla figura paterna e anche noi come padri di due figlie femmine siamo confusi, ci interroghiamo: ‘abbiamo fatto bene a educarle in questo modo?’. Molti mi hanno chiesto soluzioni, risposte, ma non ho certezze. Infatti il film pone domande, non offre risposte.
Si è trattato di un investimento coraggioso, è stato difficile trovare un produttore?
No, perché lui ci credeva, era convinto e voleva fare il film.
Il film è presentato questa sera a River to river in anteprima europea, come è stato accolto in India?
E’ uscito nelle sale in India ad aprile. La referente per le Nazioni Unite per l’India e il Buthan ha supportato molto il film, ha organizzato incontri e conferenze anche in contesti accademici.
Il film ha vinto il premio come miglior film indiano in lingua inglese al 60° National Film Awards, l’Oscar del cinema indiano, ma oltre l’inglese si sente anche un’altra lingua, rispecchiando in tal modo il multilinguismo del subcontinente. Perché questa scelta?
I giovani in India parlano lingue diverse, nelle città si parla inglese mentre nell’India rurale si parlano le lingue delle diverse regioni.
I comportamenti liberi o anticonformisti di Meera sono sempre puniti da sensi di colpa. Perché?
Perché le persone sono deboli e lei è una persona debole. Nel film non ci sono personaggi ideali, ma reali, con le loro debolezze. In fondo siamo un po’ tutti così. I personaggi non sono dei vincenti, sono dei perdenti.
Sono le stesse donne a non combattere, anche la testimone, ha visto tutto, ma non ha difeso Smriti, non è intervenuta. Come mai?
Lei infatti è impaurita, si nasconde. Non volevamo rappresentare, come di solito accade in altri film indiani, il personaggio che, alla fine, trova la soluzione, risolve o vince. Nel libro è il medico il mandante della violenza: se nel film avessimo identificato un colpevole allora il padre si sarebbe scagliato contro di lui per vendicare la figlia. Non volevamo rappresentare la vendetta.
I suoi progetti futuri, il prossimo film?
Sto lavorando ad un film insieme allo stesso produttore, siamo una squadra affiatata e lavoriamo bene insieme.
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TAFTER è mediapartner di River to River – Florence Indian Film Festival
Il 25 novembre del 1960 tre sorelle si recavano in carcere per andare a trovare i loro mariti, arrestati per essere parte di un movimento segreto contro il dittatore Trujillo, in quegli anni a capo della Repubblica Dominicana. Quello stesso giorno Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal vennero torturate e brutalmente uccise per essere loro stesse membri attivi e ideatori della ribellione contro uno dei più spietati capi politici della storia.
Dal 1999 l’Assemblea Generale della Nazioni Uniti ha scelto proprio il 25 novembre per celebrare la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Questa storia si può leggere un po’ dappertutto, specie in questi ultimi giorni che preludono al 25 novembre. Quelle che probabilmente non conosciamo, invece, sono le storie di donne comuni che quotidianamente soffrono abusi e violenze psicologiche e fisiche. Veniamo a conoscenza delle loro vicende solo quando, tristemente, finiscono sulle pagine della cronaca nera.
Sentire di donne, di tutte le nazionalità e le età, uccise dai compagni, dai mariti, dai fidanzati, da conoscenti o sconosciuti, ormai è un fatto che ricorre di frequentissimo e il rischio è che il femminicidio diventi una prassi così comune da passare inosservata. L’Onlus Intervita ha concluso da poco l’indagine nazionale “Quanto costa il silenzio sulla violenza contro le donne?”, stimando in 17 miliardi il prezzo che la collettività paga a causa dei maltrattamenti sulle donne non denunciati, di cui 14 miliardi sono i costi dei danni umani, emotivi ed esistenziali, che si ripercuotono su famiglie e figli.
La Giornata mondiale contro la violenza sulle donne diventa allora un momento essenziale per ricordare che anche nei 364 giorni all’anno che gli succedono le donne vanno rispettate e amate.
Moltissimi sono gli eventi organizzati in tutto il mondo da CGIL, aziende, associazioni, Onlus, privati per dire no alla violenza contro le donne. A New York, nella sede del Palazzo di Vetro dell’ONU, sarà la nostra Serena Dandini a rappresentare l’Italia con un reading del suo “Ferite a morte”, i monologhi sul femminicidio di cui è autrice insieme a Maura Misiti che, dopo essere stati rappresentati in tutta Italia, adesso stanno facendo il giro del mondo. Insieme a lei ci saranno altri nomi rappresentativi dell’arte e della cultura al femminile: Valeria Golino, Marina Abramovic, Amanda Palmer, tra le altre.
Contemporaneamente, a Roma, presso la Camera dei Deputati, “Ferite a morte” sarà interpretato da Lunetta Savino, Ambra Angiolini, Sonia Bergamasco, Angela Finocchiaro, Geppi Cucciari, Malika Ayane, nell’ambito delle celebrazioni istituzionali della Giornata, su invito di Laura Boldrini. Saranno anche altri gli eventi sul tema donne nella capitale. Al Palazzo delle Esposizioni, ad esempio, si terrà ad ingresso gratuito il recital di poesie sull’amore di Mariangela Gualtieri, interpretato dalla stessa scrittrice.
Nel quartiere San Lorenzo, nei giorni scorsi, è stato ultimato un murale che ritrae 107 figure di donne coi loro nomi, quelle uccise dall’inizio del 2012, che devono essere ricordate.
A Milano su iniziativa di Intervita si terrà al Teatro Litta, la quarta edizione della rassegna cinematografica “Siamo Pari! La parola alle donne”, dal 22 al 24 novembre.
A Bologna, alle ore 21 del 25 novembre, il Teatro Europauditorium ospiterà anch’esso lo spettacolo della Dandini “Ferite a morte”, mentre nei giorni 23 e 24 novembre di terrà l’VIII edizione del Festival La Violenza Illustrata, organizzato dalla Onlus Casa delle donne per non subire violenza.
A Modena proprio il 25 novembre verrà presentata la campagna One Billion Rising. Dalle ore 17.30 in Piazzetta San Giorgio e Piazzale San Francesco le associazioni femminili, maschili e cittadini leggeranno brani di Eve Ensler e storie raccolte dalla Casa delle donne contro la violenza, dalle associazioni Donne e Giustizia e Maschile Plurale. Seguirà alle 18.30 in Piazza Grande, alla presenza delle associazioni promotrici della rassegna Ti amo da vivere – Dialoghi tra maschile e femminile, il flash mob danzante Break the chain, inno della campagna.
A Firenze gli eventi previsti non si fermeranno solo al 25 novembre, ma animeranno la città fino al 5 dicembre: oltre a convegni, performance, spettacoli, rassegne cinematografiche, per le strade compariranno dei manifesti che spingono alla riflessione e che ricordano a tutte le donne il numero da chiamare in caso di necessità, l’1522. Alle 15 del 25 novembre, in piazza Santissima Annunziata, è previsto anche un flash-mob, ‘Basta alla violenza contro le donne’, promosso dall’azienda regionale per il diritto allo studio, in collaborazione con Angela Torriani Evangelisti e Duccio Scheggi.
In provincia di Arezzo, domenica 24 novembre, presso l’Auditorium Le Fornaci di Terranuova Bracciolini va in scena ‘Petali di rosa’, originale spettacolo di parole e musica della regista Sandra Guidelli. Lo spettacolo sarà interpretato non solo da attrici professioniste, ma anche da donne del luogo, parte della società civile, che interagiranno sul palco per portare la propria esperienza.
I dipendenti della Regione Abruzzo hanno girato a costo zero uno spot sociale contro la violenza di genere, che sarà trasmesso gratuitamente da tutte le emittenti tv regionali il 25 novembre e nei giorni successivi.
A Napoli, dalle ore 9, presso la Sala dei Baroni del Maschio Angioino si terrà il convegno “Mai più violenza sulle donne”, per affrontare il tema attraverso una giornata di studio e confronto.
“La violenza di genere. Un approccio multidisciplinare” è il tema del seminario organizzato dalla Provincia di Macerata in collaborazione con la Commissione per le Pari opportunità tra uomo e donna. L’evento avrà luogo presso l’Università di Macerata, con inizio alle 15.30.
Diverse sono anche le iniziative promosse da noti brand nazionali e internazionali. La Avon, ad esempio, ha lanciato una campagna di comunicazione, in collaborazione con Cerchi d’Acqua – Cooperativa Sociale, che sarà visibile dal 22 novembre al 16 dicembre nel circuito ATM della metropolitana di Milano. Si intitola “Uomo Contro Donna: fermiamo questo match” e il volto scelto da Avon è quello del giocatore di rugby Mauro Bergamasco.
Le profumerie La Gardenia si sono unite a Save the Children per lanciare la campagna “Vie d’uscita”: acquistando i prodotti La Gardenia si finanzia un progetto sostenuto da Save The Children per salvare le minorenni che vengono sfruttate in tutti i Paesi del mondo.
Da segnalare è anche l’idea di due giornaliste freelance, Barbara Romagnoli e Adriana Terzo e Tiziana Dal Pra, presidente dell’associazione Trama di Terre. La loro proposta per il 25 novembre è uno sciopero generale di tutte le donne “convinte che solo una riflessione forte, dal basso, può indurre il Paese a una riflessione sulle relazioni tra i generi e le dinamiche di sopraffazione” (fonte La Repubblica). Il loro invito non è stato accolto, però, dappertutto con entusiasmo. Un’altra campana nel mondo femminile sostiene che scioperare è un modo per affermare una forma di diversità e subalternità che non fa che dividere ulteriormente uomini e donne. Quella che si deve ottenere non è una contrapposizione tra i generi, ma la loro parità.
Ci sarebbe ancora molto altro da dire, da raccontare, da segnalare. L’augurio è che il 25 novembre diventi un giorno di riflessione profonda su un tema così scottante, dal quale scaturiscano politiche, azioni, decisioni fattive e determinanti per cambiare la situazione. Il 25 novembre, allora, indossiamo tutti qualcosa di arancione o di rosso o facciamo sventolare i colori delle donne dalle nostre case e dai nostri uffici per dire NO alla violenza sulle donne.
Il 20 novembre 1989 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sottoscriveva la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che compie oggi 24 anni. Questa data è perciò celebrata in tutto il mondo per ricordare l’importanza di tutelare i più piccoli e i loro diritti fondamentali.
L’invito lanciato dall’UNICEF quest’anno è in particolare quello di cancellare la violenza sui bambini, per cui ha istituito anche un sito web e lanciato un apposito hashtag: #ENDviolence against children. La società civile mondiale è così chiamata a non chiudere più gli occhi dinnanzi a questi orribili abusi, ma a denunciare tali crimini, che passano troppo spesso inosservati e impuniti.
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L’Italia ha ratificato la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza nel 1991 e oggi il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricordato questa particolare ricorrenza affermando che: “Poter essere accolto e crescere all’interno di un ambiente familiare sereno rappresenta un fondamentale diritto del minore, un bene sociale irrinunciabile”. Il Presidente del Senato Pietro Grasso ha invece menzionato il dato secondo cui oltre il 10% dei ragazzi italiani non è iscritto a scuola, denotando “un impoverimento etico, in cui valori quali giustizia, uguaglianza, merito, tutela dei diritti fondamentali, sembrano non trovare più cittadinanza”.
Nel Rapporto UNICEF 2013 relativo al benessere dei Bambini nei Paesi ricchi, il nostro Paese figura al 22° posto su 29 nazioni esaminate.
In particolare:
– Benessere materiale: 23° posto su 29
– Salute e sicurezza: 17° posto
– Istruzione: 25° posto
– Comportamenti e rischi: 10° posto
– Condizioni abitative e ambientali: 21° posto
Questi dati devono farci riflettere per comprendere che molto c’è ancora da fare. La giornata del 20 novembre deve perciò rappresentare un monito importante per ricordare quanti e quali diritti devono essere garantiti a ciascun bambino.
UNICEF Italia ha lanciato per l’occasione la campagna “IO come TU – Mai nemici per la pelle”, volta ad eguagliare tutti i bambini, senza distinzione alcuna, attraverso una lunga catena umana contro le discriminazione dei minori di origine straniera presenti nel Paese. Il programma prevede inoltre più di 100 eventi pubblici come seminari, incontri, marce, laboratori, volti in particolare a garantire il diritto di cittadinanza ad ogni bambino.
Il Telefono Azzurro, associazione da anni impegnata nell’aiuto dei minori, coglie a sua volta l’occasione per lanciare un appello alle istituzioni nazionali e raccoglie in 14 punti le misure di intervento necessarie per garantire una adeguata tutela dei bambini.
1 – Che vengano incrementate le risorse attualmente assegnate al Fondo per le politiche sociali, al Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, nonché al Fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, anche attraverso l’utilizzo di una copertura finanziaria ipotizzata in un primo momento dal Governo che avrebbe portato ad un aumento dell’aliquota al 22 sulle rendite finanziarie, con introiti conseguenti che superano di gran lunga i 100 milioni di euro l’anno;
2 – Che vengano aumentate le risorse da destinare a livello nazionale e regionale per la piena attuazione dei diritti dei bambini e degli adolescenti che vivono in Italia partendo da un congruo rifinanziamento del “Fondo asili nido”, istituito durante la XV Legislatura, prevedendo un ripianamento del taglio di risorse perpetrato dall’attuale Legge di Stabilità al Fondo per il contrasto alla pedopornografia, e prevedendo adeguate risorse economiche per il prossimo bando di affidamento del Servizio 114 Emergenza Infanzia;
3 – Che vengano previsti interventi per il sostegno delle famiglie in condizione di povertà estrema, in aggiunta a quanto già previsto in modo ancora non adeguato dalla legislazione vigente, promuovendo politiche attive e misure efficaci di sostegno alla famiglia. Ciò dovrebbe avvenire anche attraverso lo stanziamento di apposite risorse destinate non solo all’incremento delle strutture e dei servizi socio educativi per l’infanzia, ma soprattutto al potenziamento dei servizi di prevenzione e cura offerti dal sistema sanitario, e più in particolare dalle professioni pediatriche, garantendo l’attuazione e l’uniformità delle prestazioni su tutto il territorio nazionale;
4 – Che venga previsto un accentramento e una razionalizzazione delle competenze istituzionali sull’infanzia e l’adolescenza, attualmente eccessivamente frammentate, al fine di consentire un’azione realmente efficace delle politiche in materia, istituendo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri un Dipartimento responsabile delle scelte strategiche e politiche che incidono sulla vita dei bambini e degli adolescenti nel nostro Paese che operi in pieno coordinamento con la Commissione Bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza recentemente costituita;
5 – Che sia colmata la carenza di un adeguato sistema di raccolta dati sulla condizione dei bambini e degli adolescenti, non solo promuovendo maggiormente l’azione degli organismi attualmente deputati a questa funzione, ma anche stanziando adeguate risorse per l’istituzione di un “Osservatorio permanente”, composto da bambini e adolescenti, capace di offrire dati puntuali e aggiornati sulla loro condizione, favorendone l’ascolto e la partecipazione attiva anche attraverso le nuove tecnologie.
6 – Che siano assicurate adeguate risorse per contrastare la prostituzione minorile e il gioco d’azzardo, fenomeni che attualmente coinvolgono sempre più la vita dei minori, partendo innanzitutto dal ripristino delle risorse tagliate dalla Legge di Bilancio per il 2014 ai programmi relativi al contrasto al crimine, la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, nonché attraverso l’istituzione di un fondo specifico per la prevenzione e la cura delle dipendenze patologiche da gioco rivolto anche ai minori;
7 – Che sino incrementate le risorse attualmente previste dalla Legge di Stabilità per il 2014 finalizzate a finanziare il Fondo nazionale contro la violenza sessuale e di genere che all’articolo 7, comma 8 della Legge di Stabilità stessa autorizza una spesa pari a 10 milioni di euro, destinando adeguate risorse per il contrasto alla violenza perpetrata in ambito familiare e fra i giovani adolescenti, nonché per strutture specializzate nella cura delle conseguenze fisiche e psichiche degli abusi sessuali e dei traumi vissuti nell’infanzia e nell’adolescenza;
8 – Che, rispetto al fenomeno del bullismo siano attivate misure di prevenzione e contrasto realmente efficaci, prevedendo anche in Italia l’istituzione di una giornata nazionale sul bullismo, nonché lo stanziamento di risorse per la formazione degli insegnanti e delle altre figure educative (ad esempio, quelle presenti nei contesti sportivi), superando l’attuale dispersione di risorse in progetti di diversa natura ed incerto impatto risolutivo;
9 – Che siano adottate adeguate iniziative volte a concedere la cittadinanza italiana ai figli degli immigrati nati in Italia, perché solo l’applicazione del principio dello jus soli consentirà di sostenere il processo di integrazione socio-culturale verso un’effettiva convivenza tra persone di origine diversa;
10 – Che venga attivato anche in Italia, come in altri Paesi Europei, il sistema di allerta in caso di scomparsa dei minori e che il Comitato Media e Minori, recentemente costituito, si attivi quanto prima ad adottare provvedimenti tesi a proibire la spettacolarizzazione dei casi di cronaca relativi ai minori da parte dei media, come raccomandato dalle Guidelines del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa del 17 novembre 2010;
11- Che siano varate al più presto le disposizioni attuative della legge n. 62 del 2011 sulle detenute madri, in moto tale da evitare che i figli trascorrano i primi anni della loro vita (0-3 anni) in ambiente carcerario;
12 – Che sia data piena attuazione, anche attraverso lo stanziamento di apposite risorse finanziarie, al decreto legislativo 12 luglio 2013 n.14 in materia di equiparazione di figli naturali e figli legittimi;
13 – Che venga aperto in sede Parlamentare un confronto trasversale sulle problematiche inerenti i provvedimenti di affido dei minori e sulle questioni concernenti le adozioni nazionali e internazionali;
14 – Che siano destinate adeguate risorse per la cura dei disturbi mentali di bambini e adolescenti, impedendo il ricorso al ricovero in strutture psichiatriche per adulti, pratica ancora in uso in alcune parti del nostro Paese.
La Onlus Save the Children ha invece scelto di coinvolgere le Regioni italiane che, secondo quanto prevede la distribuzioni di competenze, sono responsabili in determinati settori di rilevanza sociale. A loro è stato rivolto l’invito affinché istituiscano la figura del Garante regionale dell’Infanzia e la Conferenza dei Presidenti dei Consigli Regionali ha supportato l’iniziativa facilitando l’adozione di una risoluzione in tal senso. Save the Children ha inoltre colto l’occasione per rilanciare la campagna già avviata lo scorso maggio dal titolo “Allarme Infanzia”, con l’obiettivo principale di combattere la povertà infantile nel Paese.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Uniti, riunitasi il 19 dicembre 2011, ha riconosciuto che “lo sviluppo e l’investimento nelle ragazze che si trovano in condizioni critiche costituisce uno dei Millennium Development Goals”, uno degli obiettivi fondamentali a cui si deve giungere per poter proseguire nella strada fondamentale verso il progresso, l’emancipazione, la democrazia e l’assicurazione globale dei diritti umani.
Partendo da questo fondamentale principio è stata istituita la Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze, celebrata per la prima volta l’11 ottobre 2012 attraverso migliaia di iniziative in tutto il mondo: convegni, conferenze, tavole rotonde, eventi culturali e manifestazioni di impatto, come la colorazione di rosa dei principali monumenti, da Londra a Milano, da New York a Nuova Delhi.
Lo scopo dell’11 ottobre dell’anno scorso era di sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale sul tema delle mogli bambine, piccole donne sottratte alla possibilità di godere dell’innocenza e della spensieratezza dell’infanzia, perché costrette a sposarsi in età infantile, spesso con uomini molto più grandi di loro.
Il tema scelto per il 2013 è stato “l’innovazione nell’istruzione femminile”. Moltissime bambine e ragazze, specialmente nei Paesi sottosviluppati, non hanno accesso all’istruzione, non solo per impossibilità materiali o economiche, ma perché andare a scuola è proibito, è un reato, una colpa. La tecnologia, intelligente e sostenibile, può allora venire in aiuto, sia che si tratti di utilizzare un nuovo tipo di mattoni resistenti agli agenti atmosferici, come accade in Madagascar; sia che si tratti di coinvolgere le ragazze in iniziative di tutoraggio aziendale a tema tecnologia e ingegneria, come accade in Sudafrica. Continue reading “Una Giornata dedicata alle Bambine e alle Ragazze” »
Il 9 maggio si celebra la Festa dell’Europa. Un giorno scelto non a caso. Il 9 maggio 1950, il ministro degli Esteri francese Robert Schuman proponeva la creazione di una Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Provate dalle vicende della seconda guerra mondiale, le nazioni europee erano alla ricerca di una soluzione per risollevarsi e, soprattutto, per evitare il ripetersi di un simile conflitto. Mettere in comune la gestione di quelle che allora erano le principali risorse economiche, il carbone e l’acciaio, fu la soluzione e la CECA divenne la prima tappa di un lungo processo di crescita istituzionale che ha portato all’attuale “Unione Europea”. Una giornata simbolica, dunque, come simbolici sono la bandiera europea, in cui le 12 stelle dorate emergono da uno sfondo blu, la Nona sinfonia di Beethoven, scelta come inno ufficiale, e la moneta unica: elementi di una cittadinanza che a distanza di poco più di 60 anni di crescita istituzionale, geografica ed economica dovrebbe ormai sentirsi parte integrante dell’Unione Europea, ma che in realtà la percepisce tuttora come lontana.
Ecco l’importanza di festeggiare questa giornata in un anno, il 2013, scelto come “Anno europeo dei cittadini” ed ecco i molti eventi organizzati dalle istituzioni e dagli Stati europei.
Le istituzioni europee “apriranno le porte” ai propri cittadini, consentendo loro la visita delle sedi ufficiali e la partecipazione ai dibatti ivi organizzati. E se a Bruxelles il giorno di apertura è stato lo scorso 4 maggio, a Strasburgo sarà il 19 maggio. In tale data, si potrà visitare e scoprire come funzionano il Parlamento e la Corte dei Conti europea. Sarà, inoltre, illustrato il ruolo del Mediatore europeo, la figura alla quale i cittadini possono rivolgersi in caso di problemi con l’amministrazione dell’UE.
Particolarmente sentita, la “Fête de l’Europe” in Francia avrà come evento centrale la manifestazione “Faites l’Europe”, presso l’Hôtel de Ville di Parigi al quale prenderà parte la Rappresentanza a Parigi della Commissione europea. Il 9 e il 10 maggio, le presenze istituzionali nazionali ed europee, i rappresentanti di alcuni paesi esteri e gli esponenti della società civile, ampiamente coinvolta, animeranno il dibattito e sarà possibile assistere a rappresentazioni teatrali, laboratori e degustazioni. A conclusione di questi due giorni di “incontro con l’Europa” si terrà un grande concerto aperto a tutti, mentre nel corso della manifestazione la mostra “L’Europe, c’est nous” offrirà uno scorcio del continente di oggi e di domani così come lo vedono i suoi cittadini. Parigi, tuttavia, non festeggerà da sola. In tutta la Francia sono organizzati eventi culturali, dibattiti e manifestazioni del quale è possibile prendere visione sul sito rencontres.touteleurope.eu/.
In Germania, l’”Europatag” si celebra da diversi anni con una settimana interamente dedicata all’Europa: l’”Europawoche”. Quest’anno i festeggiamenti si svolgeranno dal 4 al 12 maggio. Nel capoluogo tedesco, in particolare, “le danze” hanno già preso il via: il 6 maggio si è tenuto il grande evento di incontro pubblico tra istituzioni locali, rappresentanti europei e cittadini il cui spirito è sintetizzato dal motto “Europa ist hier!“, l’Europa è qui. Per gli altri eventi consultare il sito www.berlin.de.
In Italia, nel capoluogo lombardo la Festa dell’Europa avrà luogo il 10 maggio presso il Teatro F. Parenti: le arti performative saranno lo strumento per descrivere le tappe principali della costruzione europea, la matematica la chiave per descrivere le città e i monumenti dell’Unione e il dibattito il mezzo per approfondire i temi. E se al Milano la festa è a teatro, la città di Firenze dedica all’Europa un festival. Inizia oggi e si protrarrà fino al 12 maggio, la manifestazione vuole essere “un’occasione di riflessione sull’Europa di domani, laboratorio della comunicazione tra Unione Europea e cittadini, vetrina delle attività dell’Unione e dei suoi Stati membri” (www.festivaldeuropa.eu/it).
Tanta Europa, dunque. Eppure in questo momento di crisi economica i cittadini non si sentono adeguatamente considerati da questa Europa, non sempre le scelte economiche a livello centrale sono state ritenute rispondenti alle esigenze diversificate di paesi che riuniti sotto uno stesso tetto hanno pur sempre livelli di crescita differenti. Occorre, allora, chiedersi se non sia il caso di rileggere in chiave attuale le parole del discorso di Schuman del 9 maggio 1950: “L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto.”
Se seguite l’hashtag internazionale #freedompress oggi, troverete tutti i 140 caratteri dedicati alla giornata mondiale per la libertà di stampa. Ventiquattro ore per diffondere i numeri di giornalisti uccisi sul campo al fine di informare l’opinione pubblica, e i dati relativi al controllo dei governi o grandi gruppi finanziari di quanto viene pubblicato nei giornali o registrato nei servizi televisivi. Nella classifica redatta ogni anno dalla World Association of Newspapers and News Publisher e pubblicata nella versione cartacea di La Stampa, vengono contati 68 giornalisti uccisi solo nel 2012 mentre svolgevano il proprio lavoro ( il numero tuttavia oscilla perché secondo l’Unesco sono 121, 90 invece secondo Reportes sans frontieres e 70 secondo il Committee to Protect Journalists). Si tratta di omicidi, nella maggior parte dei casi rimasti impuniti, in alcune zone del mondo in cui lavorare in sicurezza non è affatto scontato.
Sono 7 i giornalisti uccisi in Pakistan, uno in Cambogia, Indonesia, Filippine, Thailandia, due in Bangladesh ed in India; se ci spostiamo in Africa, 14 reporters hanno perso la vita in Somalia, 16 nella sanguinosa guerra in corso in Siria, 3 in Iraq, uno in Sud Sudan, Tanzania, Nigeria. In medio Oriente sono 7, tra cui uno in Egitto e Libano, 3 in Iraq, 2 in Palestina. Spostandosi in America sono 12 coloro che sono stati uccisi sul campo: 6 in Messico, 5 Brasile ed uno in Colombia.
Nonostante gli appelli, le petizioni e le giornate celebrative come quella attuale, non si ferma quindi la carneficina dei professionisti dell’informazione, dipendenti sul campo di e per un’opinione pubblica che spesso li ignora o ben presto se ne dimentica. L’ultimo tentativo di sensibilizzazione è stato l’iniziativa di “A day without News”, volta a far comprendere in modo concreto cosa e come sarebbe l’informazione se non ci fossero reporter pronti a rischiare la vita per portare alla propria redazione una notizia. Esempio di questo giornalismo solitario fatto di impegno e dedizione è l’inviato della Stampa, Domenico Quirico, di cui la redazione non ha notizie dallo scorso 9 aprile, mentre portava incessantemente avanti il suo dovere di raccontare ed informare in Siria.
È proprio questa la parola che dovrebbe essere celebrata in queste 24 ore: informare. L’informazione non è la semplice comunicazione, come ben riportano i manuali e le regole deontologiche. Perché libertà di stampa non vuol dire solo poter lavorare in sicurezza, senza rischiare la vita per rendere consapevole l’opinione pubblica di quanto avviene nel mondo: la libertà per un giornalista consiste innanzitutto nella possibilità di scegliere in modo indipendente quale sia la notizia degna di pubblicazione e diffusione, un lusso che ben pochi professionisti si possono permettere.
Perché c’è una minaccia più subdola e meno evidente della guerra, finalizzata non ad informare, ma ad orientare l’opinione pubblica a seconda dell’interesse di chi i giornali li controlla. Uno degli ostacoli per la libertà di stampa sono spesso infatti gli stessi editori, una categoria che non svolge in modo esclusivo ed unico questo mestiere. L’editoria pura non esiste infatti neanche nei tanto decantati paesi democratici; basta guardare la cartina redatta da “Reporters without borders” e seguire la pratica legenda, che indica in modo preoccupante come l’Italia presenta problemi sensibili nella libera diffusione delle notizie. Perché non tutto può essere considerato realmente una news, e spesso un avvenimento viene fatto passare per tale solo perché fa comodo a qualcuno. Indirizzare l’opinione pubblica vuol dire infatti innanzitutto guadagnare, attraverso la pubblicità, politica o commerciale che sia, di cui le testate non possono più fare a meno, ma che sta trasformando i giornali in meri contenitori di comunicazioni e non di informazioni, uccidendo così metaforicamente anche la stessa figura del giornalista, da reporter dedito alla verità sostanziale dei fatti da riportare con lealtà e buona fede, a redattore di autentiche campagne mediatiche.
Il jazz, nato come canto identitario degli schiavi nelle piantagioni, caratterizzato dall’improvvisazione, dalla fantasia creativa, dalle poliritmie, è decisamente sinonimo di libertà. Non a caso l’UNESCO ha deciso di proclamare il 30 aprile Giornata Internazionale del Jazz. Questa data, istituita in nome dell’unione tra culture e dell’emancipazione, di cui il jazz è espressione, sarà celebrata in Turchia, ad Istanbul. Il concerto serale vedrà come protagonisti artisti del calibro di John Beasley, George Duke, Al Jarreau, Milton Nascimento, Hugh Masekela, James Genus, Wayne Shorter, Jean-Luc Ponty. Le stelle del jazz contemporaneo si esibiranno nella splendida cornice della chiesa Hagia Irene, oggi museo, parte dello spettacolare palazzo sultanale del Topkapi. Le celebrazioni avranno il loro fulcro a Istanbul, ma coinvolgeranno ogni parte del mondo, interessando i Paesi aderenti all’UNESCO con l’organizzazione di concerti, esibizioni, tributi, workshop, conferenze, tavole rotonde, ma soprattutto momenti didattici per le scuole, le università e i giovani in generale, che consacreranno così l’impegno dell’UNESCO nel farsi veicolo per la promozione della cultura e dell’educazione.
Era il 2001 quando lo Smithsonian National Museum of American History scelse aprile come “Jazz Appriciation Month”, il mese della celebrazione del Jazz. È ad aprile, infatti, che sono nati i maggiori protagonisti del jazz, icone eterne della musica e della creatività: Duke Ellington, Ella Fitzgerald, Gerry Mulligan, Tito Puente, John Levy, Lionel Hampton, Andy Weston. Il 30 aprile rappresenta, quindi, il giorno di chiusura, il culmine di un intero mese nel nome del jazz. “Il jazz è l’espressione dell’armonia e allo stesso tempo della speranza e della libertà”, ha dichiarato Herbie Hancock. Il mitico pianista e compositore jazz, ambasciatore UNESCO per il dialogo interculturale, è a capo dell’organizzazione dell’evento, insieme alla direttrice generale dell’UNESCO, Irina Bokova, in collaborazione con il Thelonius Monk Insititute of Jazz. Lo scopo dell’International Jazz Day è di incoraggiare lo scambio e il dialogo tra culture differenti, educare alla tolleranza, alla comprensione e alla democrazia, lottare contro le discriminazioni razziali e di genere, proporre i giovani come portavoci di un cambiamento sociale in nome dell’uguaglianza. Tutto questo tramite lo strumento portentoso della musica jazz.
Il jazz è stato definito il genere principe dell’improvvisazione e dell’interpretazione, che nasce già come frutto di un melting pot di culture: la tradizione africana e quella americana sono state contaminate dalla caraibica, si sono mescolate a quella latino-americana, hanno subito l’influsso della cultura italiana, francese, spagnola. Le sue origini sono state ricondotte all’affascinante New Orleans, cuore della Lousiana, nella cui ormai celebre Congo Square, ogni domenica, gli schiavi si riunivano per dare spazio alla loro interiorità con i canti, le danze, le musiche della loro cultura. La stessa New Orleans nella quale, nei primi del Novecento, si esibivano musicisti del calibro di Buddy Bolden, definito il padre del jazz. E, infatti, nel 2012, anno della prima edizione della giornata internazionale del jazz, è stata scelta proprio New Orleans per aprire le danze, con un concerto indimenticabile condotto da Herbie Hancock all’alba.
La scelta, quest’anno, di Istanbul, è dovuta alla natura poliedrica della città, ponte tra Oriente e Occidente che rappresenta un altro crogiuolo emblematico di razze, culture, religioni, storie. Il programma che interessa la capitale turca, oltre al concerto serale, prevede numerose attività, soprattutto nell’ambito della formazione, che ben introducono a quello che è stato organizzato nel resto del mondo.
In Italia, da Milano a Catania, sono moltissime le manifestazioni preparate per l’occasione: a Bologna sarà l’estro coinvolgente di Matteo Brancaleoni a rendere “swing” l’atmosfera del Bravo Caffè. A Capurso, in Puglia, Carmela Formicola presenterà il suo libro, Quando suonavo il jazz, accompagnata dalle note del basso di Pierluigi Balducci e Vincenzo Maurogiovanni. A Foggia, il Moody Jazz Café ha pensato l’esplorazione del jazz attraverso diversi canali: l’educazione, la letteratura, la storia e la filosofia, la musica, il cinema e la cucina. Diversi gli eventi previsti a Roma: al Teatro Argentina è stato organizzato un imperdibile concerto dello Stefano Di Battista Jazz Quartet, con la partecipazione straordinaria di Enrico Rava e Rita Marcotulli. Sempre a Roma, uno degli storici locali del jazz nostrano e internazionale, l’Alexander Platz Jazz Club, presenterà il nuovo disco del Dario Germani Trio in collaborazione con Max Ionata.
Tiene testa all’Italia la Francia, con una ricca scaletta di eventi musicali da scoprire. Particolarissimo è quello previsto a Les 3 Arts a Parigi: la sezione giovanile dell’associazione mondiale dell’esperanto ha organizzato insieme al Duo KAJ un concerto multiculturale durante il quale i classici del jazz saranno riadattati in lingua esperanto e in altre lingue, con tanto di sottotitoli, a testimoniare il messaggio di fratellanza e comunione che viene dall’esperanto e dal jazz.
Frattanto, dall’altra parte del mondo, in Australia, a Brisbane, per celebrare il jazz si può prendere parte ad una parata per le vie principali della città, ispirata alla New Orleans degli anni d’oro del jazz, seguita da un intero pomeriggio dedicato all’esibizione dei musicisti locali. In Sudafrica, se si è tra i fortunati allievi della Secondary School di Boksburg, è possibile tenere una lezione di musica con alcuni tra i più famosi jazzisti sudafricani. Anche in Giappone, India, Sud America, Russia, Islanda sono in programma proiezioni cinematografiche, workshop, incontri con i bambini, concerti dal vivo.
Insomma, l’International Jazz Day è la prova reale che la potenza della musica distrugge le barriere di ogni tipo, tra qualunque cultura.
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Il 23 aprile è la giornata mondiale del Libro e del Diritto d’autore.
L’UNESCO decretò nel 1995 tale ricorrenza, motivando la scelta di questa particolare data poiché il 23 aprile 1616 morirono alcuni grandi nomi delle letteratura mondiale: William Shakespeare, Cervantes e Gracilaso de la Vega.
Quest’anno la Giornata mondiale del Libro e del Diritto d’autore giunge dunque al suo 17° anniversario; capofila delle relative iniziative è Bankok, designata Capitale mondiale del Libro 2013 con lo slogan “Read for life”.
L’intento è quello di rendere accessibile a tutti il grande patrimonio letterario mondiale, stimolando e promuovendo la lettura.
Molteplici le iniziative che si terranno in tutte il mondo per celebrare questa giornata.
In Irlanda, Gran Bretagna e Stati Uniti d’America, il 23 aprile si tiene la “World Book Night”: 20 mila volontari distribuiranno 400 mila libri. Ognuno di loro ha scelto infatti 20 titoli che doneranno presso ospedali, carceri, case di riposo, al fine di diffondere l’amore per la lettura.
Nella Spagna catalana il 23 aprile si celebra anche il patrono San Giorgio e per l’occasione le coppie si scambiano doni: le donne regalano libri agli uomini, che contraccambiano con delle rose per una festa coinvolgente, romantica e pittoresca.
A Madrid, invece, si terrà la “Noche de los Libros” cui parteciperanno scrittori, librerie, biblioteche e istituzioni culturali, con oltre 600 appuntamenti in una notte.
In Italia la Giornata mondiale del Libro e del Diritto d’autore si festeggia con tanti appuntamenti.
Dal 23 aprile fino al 31 maggio si terrà la consueta campagna nazionale “Il Maggio dei Libri” promossa dal MiBAC e dall’AIE. Tanti gli eventi che si terranno in tutto il territorio nazionale, con reading, incontri con gli autori, concorsi e tanto altro.
A Bolzano le biblioteche altoatesine promuovono la lettura con l’iniziativa “Un libro ti aspetta”, organizzata dal Dipartimento Cultura italiana della Provincia. Chi il 23 aprile si recherà in biblioteca e prenderà un libro in prestito, ne riceverà uno nuovo in dono.
Il progetto Città Invisibili della Regione Veneto, coinvolgerà in contemporanea 800 classi scolastiche e 40 biblioteche per realizzare in sinergia attività di promozione della lettura. Tra gli obiettivi che l’iniziativa si pone c’è anche quello di proporre una seria riflessione sulle politiche culturali del nostro territorio. Il tutto sarà catalizzato da un Flash Book Mob: l’appuntamento è alle 9,45 di mattina con il proprio libro preferito.
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A Roma i libri scendono in metro: torna infatti “Pagine Viaggianti”, iniziativa di bookcrossing che coinvolgerà le stazioni Cornelia della metro A e Santa Maria del Soccorso per la linea B. Qui saranno presenti volontari che distribuiranno libri gratuitamente in cambio di latri testi. Medesima iniziativa alla Biblioteca Vaccheria Nardi, presso il Centro culturale Gabriella Ferri e alla Biblioteca Cornelia.
A Termini Imerese, su iniziativa di SiciliAntica, cento panchine cittadine ospiteranno cento libri messi a disposizione dall’Isspe, l’Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici.
Per incentivare la lettura e la familiarità con i libri anche in età infantile, segnaliamo la campagna “Nati per Leggere”, impegnata ad educare non solo i più piccoli, ma soprattutto i genitori, cui si spiega l’importanza della lettura ad alta voce dei racconti ai neonati. Il Punto lettura.Nati per Leggere di Napoli, presso il Museo PAN, organizza per il 23 aprile, alle 16,30, letture per bambini. Ci sarà inoltre lo Scambiolibro, piccola biblioteca con testi adatti ai più piccoli, liberamente fruibili.
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Il 22 aprile 1970 si è tenuto il primo Giorno della Madre Terra. In quella data infatti 20 milioni di cittadini statunitensi diedero vita alla più grande manifestazione a sostegno dell’ambiente, dopo il disastro dell’Union Oil al Largo di Santa Barbara, in California. Si cominciava infatti a parlare di “questione ambientale”, relativa al consumo limitato delle risorse naturali e all’inquinamento del pianeta e dell’atmosfera. Gli attivisti e i movimenti ecologisti si riunirono dunque nell’Earth Day Network, fondato da Danis Hayes e dagli altri organizzatori del raduno del 1970, che conta oggi oltre 20 mila organizzazioni provenienti da 192 Paesi.
Le Nazioni Unite, nella persona del segretario generale U Thant, il 26 febbraio del 1971 proclamarono inizialmente il 21 marzo come la Giornata mondiale della Terra, stabilendo solo successivamente la ricorrenza per il 22 aprile.
Da quel giorno ogni anno la Giornata della Terra è stata celebrata con eventi e iniziative ecologiste in tutto il mondo.
Quest’anno ricorre dunque la 43° Giornata della Terra.
Nel nostro Paese, a programmare gli appuntamenti volti a celebrare questo anniversario e porre all’attenzione dell’opinione pubblica le problematiche del pianeta, è l’Earth Day Italia, l’organizzazione attiva dal 2007 e facente parte dell’Earth Day Network.
L’Earth Day Italia ha lanciato per questa edizione la campagna di sensibilizzazione dal titolo “Io ci tengo”, che ha coinvolto personaggi famosi e gente comune rendendoli protagonisti di alcuni videoclip per lanciare messaggi di impegno ed educazione al rispetto dell’ambiente.
Appuntamento da non mancare è il concerto a Km 0 che si terrà a Milano: protagonisti Fiorella Mannoia e Khaled, con la presenza di Giobbe Covatta. I proventi dei biglietti saranno impiegati per la realizzazione di tre progetti ambientali. Lo spettacolo potrà essere seguito anche in diretta streaming o in differita tv.
Una maratona web animerà poi il 22 aprile, con video e testimonianze da ogni angolo del Mondo, per ricordare la drammatica situazione attuale del pianeta, ma fornire anche indicazioni per una condotta rispettosa dell’ambiente. La carrellata di messaggi partirà con un contributo video di Zygmunt Bauman, grande sociologo e filosofo della postmodernità.
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Sono molte le città italiane che parteciperanno alla Giornata della Terra.
A Roma, il 24 aprile, il maestro giapponese Tatsuo Uemon Ikeda realizzerà in Piazza del Campidoglio l’istallazione “Avere o non Avere”: un filo rosso di lana e seta coprirà lo spazio della piazza e i passanti potranno interagire con l’opera, diventandone parte per qualche momento.
La piazza del Campidoglio rappresenterà il pianeta Terra, mentre la scalinata sarà il simbolo del passaggio degli esseri umani sul pianeta, uguali nonostante le loro differenze.
A Cefalù, dal 20 al 22 aprile, si terrà un convegno sulle tematiche ecosostenibili, escursioni guidate sulla Rocca di Cefalù, concerti, degustazioni di prodotti biologici, esibizioni sportive, campagne di sensibilizzazione ambientale, e una mostra fotografica sul pianeta Terra presso l’Ottagono S. Caterina. Piazza Duomo verrà arredata a verde con di micro-giardini temporanei realizzato da florovivaisti.
Anche il mondo del calcio non rimarrà insensibile all’Earth Day: tutti i giocatori della Serie B indosseranno infatti per l’occasione una polsiera verde con lo slogan “Io ci tengo”; il Bologna, che scenderà in campo il 21 aprile, vestirà una divisa interamente verde.
E’ stata istituita a Vienna nel 1961 la Giornata Mondiale del Teatro che si celebra ogni anno il 27 marzo.
Una ricorrenza speciale che cerca di richiamare l’attenzione su una delle arti più aggreganti in assoluto che riconosce, nell’implicito accordo tra attore e spettatore, la finzione come messaggio di verità, di associazione e di complicità.
L’ITI (istituto internazionale del Teatro) è la più importante organizzazione internazionale non governativa nel campo delle arti della scena e, non a caso, si fa promotrice di un importante obiettivo: “incoraggiare gli scambi internazionali nel campo della conoscenza e della pratica delle Arti della Scena, stimolare la creazione ed allargare la cooperazione tra le persone di teatro,sensibilizzare l’opinione pubblica alla presa in considerazione della creazione artistica nel campo dello sviluppo, approfondire la comprensione reciproca per partecipare al rafforzamento della pace e dell’amicizia tra i popoli, associarsi alla difesa degli ideali e degli scopi definiti dall’U.N.E.S.C.O.”.
E’ con questo spirito e rendendo giustizia al valore dell’intelletto e della fantasia che regola ogni creazione, che ogni anno una personalità teatrale illustre viene invitata a redigere un breve messaggio, tradotto poi in diverse lingue e destinato ad essere declamato dal palco dei teatri di tutto il mondo.
Quest’anno ad omaggiare il mondo del suo pensiero sarà proprio il nostro Dario Fo con una lettera intensa ed appassionata che qui riportiamo.
Tempo fa il potere risolse l’intolleranza verso i commedianti cacciandoli fuori dal paese.
Oggi gli attori e le compagnie hanno difficoltà a trovare piazze teatri e pubblico, tutto a causa della crisi.
I governanti quindi non hanno più problemi di controllo verso chi si esprime con ironia e sarcasmo in quanto gli attori non hanno spazi né platee a cui rivolgersi.
Al contrario, durante il Rinascimento in Italia chi gestiva il potere doveva darsi un gran da fare per tenere a bada i commedianti che godevano di pubblico in quantità.
E’ noto che il grande esodo dei comici dell’arte avvenne nel secolo della Controriforma, che decretò lo smantellamento di tutti gli spazi teatrali, specie a Roma, dove erano accusati di oltraggio alla città santa. Papa Innocenzo XII, sotto le assillanti richieste della parte più retriva della borghesia e dei massimi esponenti del clero, aveva ordinato, nel 1697, l’eliminazione del teatro di Tordinona, il cui palco, secondo i moralisti, aveva registrato il maggior numero di esibizioni oscene.Ai tempi della Controriforma, il cardinale Carlo Borromeo, operante nel Nord, si era dedicato a una feconda attività di redenzione dei “figli milanesi”, effettuando una netta distinzione tra arte, massima forza di educazione spirituale, e teatro, manifestazione del profano e della vanità. In una lettera indirizzata ai suoi collaboratori, che cito a braccio, si esprime pressappoco così: “Noi, preoccupati di estirpare la mala pianta, ci siamo prodigati, nel mandare al rogo i testi con discorsi infami, di estirparli dalla memoria degli uomini e, con loro, di perseguire anche coloro che quei testi divulgarono attraverso le stampe. Ma, evidentemente, mentre noi si dormiva, il demonio operava con rinnovata astuzia. Quanto più penetra nell’anima ciò che gli occhi vedono, di ciò che si può leggere nei libri di quel genere! Quanto più la parola detta con la voce e il gesto appropriato gravemente ferisce le menti degli adolescenti e delle giovani figliole, di quanto non faccia la morta parola stampata sui libri. Urge quindi togliere dalle nostre città i teatranti come si fa con le anime sgradite”.
Perciò l’unica soluzione alla crisi è sperare che contro di noi e soprattutto contro i giovani che vogliono apprendere l’arte del teatro si organizzi una forte cacciata: una nuova diaspora di commedianti che senz’altro, da quella imposizione, sortirà vantaggi inimmaginabili per una nuova rappresentazione.(Dario Fo)
Prima di lui, hanno composto il messaggio per la Giornata Mondiale del Teatro:
2013 Dario Fo
2012 John Malcovich
2011 Jessica A. KAAHWA
2010 Judi DENCH
2009 Augusto BOAL
2008 Robert LEPAGE
2007 Sultan bin Mohammed AL QASIMI
2006 Victor Hugo RASCON BANDA
2005 Ariane MNOUCHKINE
2004 Fathia EL ASSAL
2003 Tankred DORST
2002 Girish KARNAD
2001 Iakovos KAMPANELLIS
2000 Michel TREMBLAY
1999 Vigdís FINNBOGADÓTTIR
1998 50th Anniversary of ITI – Special Message
1997 Jeong Ok KIM
1996 Saadalla WANNOUS
1995 Humberto ORSINI
1994 Vaclav HAVEL
1993 Edward ALBEE
1992 Jorge LAVELLI – Arturo USLAR PIETRI
1991 Federico MAYOR, Director General of UNESCO
1990 Kirill LAVROV
1989 Martin ESSLIN
1988 Peter BROOK
1987 Antonio GALA
1986 Wole SOYINKA
1985 André-Louis PERINETTI
1984 Mikhaïl TSAREV
1983 Amadou Mahtar M’BOW, Director General of UNESCO
1982 Lars af MALMBORG
1981 national messages
1980 Janusz WARMINSKI
1979 national messages
1978 national messages
1977 Radu BELIGAN
1976 Eugène IONESCO
1975 Ellen STEWART
1974 Richard BURTON
1973 Luchino VISCONTI
1972 Maurice BEJART
1971 Pablo NERUDA
1970 D. CHOSTAKOVITCH
1969 Peter BROOK
1968 Miguel Angel ASTURIAS
1967 Hélène WEIGEL
1966 René MAHEU, Director General of UNESCO?
1965 Anonymous/Anonyme
1964 Laurence OLIVIER – Jean-Louis BARRAULT ?
1963 Arthur MILLER
1962 Jean COCTEAU
Approfondimenti:
www.giornatamondialedelteatro.it
Festa delle donne che cade l’8 marzo di ogni anno, rappresenta sempre l’occasione per ritornare sul tema della violenza esercitata contro il genere femminile. Può sembrare un argomento molto lontano dalla nostra società civile, eppure è molto più comune di quanto pensiamo: troppo spesso non denunciati, gli episodi di violenze contro le donne, sia fisiche che morali, sono ancora una piaga difficile da debellare, a causa anche di una scarsa conoscenza del fenomeno. Per sensibilizzare il genere maschile è nata l’associazione “Walk a mile in her shoes” che, attraverso divertenti passeggiate ed iniziative, cerca di informare il più possibile la società civile su quanto sia ancora grave e diffuso questo fenomeno.
Gli uomini stessi si mettono nei panni delle donne, indossando delle meravigliose scarpe rosse con i tacchi e partecipando alle parate per le strade cittadine. L’obiettivo è quello di rendere gli uomini consapevoli del problema, ma soprattutto difensori in prima persona dei diritti delle donne.
Il 25 novembre di oltre 60 anni fa, tre sorelle morirono torturate e gettate e in un precipizio dalla barbarie del regime militare dominicano di Trujillo. Era il 1960 e quello fu l’eccidio delle sorelle Mirabal. Nel 1999 la data di quella tragedia diventa con la risoluzione 54/134 delle Nazioni Unite Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne, simbolo di una lotta che in Italia è diventato un tema di opinione pubblica solo in anni molto recenti. Per la prima volta nel 2007 su richiesta del ministro per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini (PD) l’Istat fornisce con il report Violenza e maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia dati e statistiche sul fenomeno. Nel 2006 erano 180 i decessi di donne per le violenze subìte, uno ogni due giorni. Violenze che toccavano il 5,4 per cento del totale delle donne, il 22 per cento in più dell’anno precedente, pari a 1 milione e 150 mila vittime in Italia. Da quando questi dati sono emersi si sono susseguite più mobilitazioni tra cui una discussa manifestazione del novembre 2007 a Roma, in cui venne contestata la presenza di rappresentanti femminili della politica e di giornalisti maschi. Nel settembre 2008 è nata l’Associazione nazionale dei Centri antiviolenza, D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, che riunisce 58 centri di tutta l’Italia coordinati a livello europeo dalla rete Wave: Women Against Violence Europe.
La Convenzione del Consiglio d’Europa (Istanbul 2011) per l’eliminazione di ogni discriminazione sulle donne ha richiesto a vari Stati, tra cui Messico e Italia (unico Paese europeo, nel 2011), di adottare misure specifiche per il contrasto al femminicidio. Richiesta ribadita nel giugno di quest’anno dalla Relatrice Speciale ONU contro la violenza sulle donne. In quest’ottica, il 22 novembre presso la Sala Caduti di Nassyria del Senato viene presentato alla stampa il disegno di legge Norme per la promozione della soggettività femminile e contrasto al femminicidio promosso dalla senatrice PD Anna Maria Serafini, di cui si parla già da luglio. Il Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio in collaborazione con Differenza Donna ha prodotto ”Giulia ha picchiato Filippo” docufilm di Francesca Archibugi con Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca in onda su Raiuno domenica 25 novembre alle ore 15.55.
A sostegno della Convenzione si muove Serena Dandini con il progetto teatrale Ferite a morte – La Spoon River del femminicidio che tocca Palermo, 24 novembre, Bologna, 30 novembre e Genova, 9 dicembre. A Roma, promosso da Se Non Ora Quando e Female Cut il festival Female against Violence, presso il magazzino dell’arte Lanificio169 il 25 novembre 2012, con Lidia Ravera, Francesca Reggiani, Veronica Pivetti e oltre 50 artiste sostiene una consapevolezza che entri nella vita quotidiana e non sia solo l’eco di casi tragicamente eclatanti.
A Milano presso le colonne di San Lorenzo dal 18 novembre nell’ambito del festival di arte pubblica Con i tuoi occhi è allestito per la prima volta in Italia il progetto Zapatos Rojos di Elina Chauvet che ha origine nel 2009 in Messico a Ciudad Juarez, la città conosciuta come il luogo più pericoloso al mondo per una donna. Chiara Mu e Marta Lodola le artiste italiane coinvolte. Presso il Teatro Litta dal 23 al 25 novembre, in occasione della rassegna cinematografica Siamo Pari! La Parola alle Donne, saranno esposti i risultati del challenge fotografico #staizittacretina organizzato da Intervita che ha coinvolto 300 aspiranti fotografi sul tema “Il diritto delle donne che vorrei fosse più rispettato”. Il dibattito Le parole non bastano. Donne e Uomini contro la violenza maschile sulle donne si tiene nella Sala Conferenze di Palazzo Reale il 20 e 21 novembre.
A Genova per iniziativa della Fondazione per la Cultura del Palazzo Ducale a partire da giovedì 22 novembre sarà visibile su megaschermo del palazzo ducale un video denuncia ideato dalla filosofa Nicla Vassallo e dalla calligrafa Francesca Biasetton per ricordare le 102 vittime di questo anno non ancora concluso.
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Tutti noi siamo stati bambini e in questa giornata mondiale per l’infanzia vogliamo ricordarcelo così: ecco alcuni volti di bambini che, sebbene da adulti sarebbero divenuti celebri, posano per il ritratto ignari del loro destino. Da Oscar Wilde a Tamara de Lempicka, ecco una carrellata di personaggi famosi ai tempi della loro giovinezza.
Essere una ragazzina di 14 anni non è semplice come molti pensano: si avvertono i primi cambiamenti fisici, c’è il confronto con i coetanei, la scuola e le prime responsabilità.
Se però sei una bambina pakistana, con il grande desiderio di imparare e andare a scuola, questi appariranno come problemi secondari.
Malala Yousafzai è stata infatti raggiunta da alcuni proiettili all’uscita dall’aula dove si recava quotidianamente per seguire le lezioni, sfidando il regime dei talebani vigente a Mingora e in tutta la valle dello Swat.
L’istruzione per le donne è infatti avversata dai fondamentalisti che costringono le bambin, fin dalla più tenera età, a matrimoni con uomini adulti. I tentativi di ribellione a queste regole sono puniti con la violenza; assurda eppure molto comune l’usanza di sfregiare in volto le donne con l’acido.
Malala Yousfzai è stata accusata di “infedeltà e oscenità” per aver condotto sin dal 2006, una coraggiosa campagna di denuncia contro i soprusi subiti da lei e dalle sue coetanee, costrette a recarsi a scuola con il burka per nascondere la propria identità e i libri scolastici. Il diario in cui ha avuto la forza di raccontare quanto accade nel suo Paese si è trasformato in un blog della BBC Urdu. Malala è stata poi protagonista di due documentari del New York Times, che l’hanno definitivamente consacrata a voce delle bambine pakistane. Il suo motto è “dateci penne per scrivere, prima che qualcuno metta armi nelle nostre mani”.
Sapeva che la sua tenacia sarebbe stata punita nella maniera più barbara, ma Malala ha evidentemente avuto la speranza e la fiducia nel futuro che solo i bambini possiedono.
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Le sue condizioni sono ora critiche: a rivelarlo è il tenente colonnello Junaid Khan, che dirige l’ospedale militare di Peshawar dove Malala è stata soccorsa. Aiuti sono stati offerti alla ragazza dagli Emirati Arabi e dagli USA, del cui presidente Obama è grande fan, ma spostarla è ora troppo rischioso per le condizioni fisiche in cui versa: è stata infatti colpita da due proiettili, uno al collo e l’altro alla testa.
Ora il mondo prega affinché Malala sopravviva e torni a scuola con le sue compagne.
Questo episodio barbaro non è purtroppo isolato, ma ogni giorni milioni di bambine subiscono ancora soprusi e vedono violati i loro fondamentali diritti.
Simile alla vicenda di Malala, è quella di Bharti Kumari, indiana di Kusumbhara, nel Bihar. La sua storia commovente si è trasformata in un libro intitolato “La Maestra Bambina”: abbandonata neonata è stata adottata da una famiglia di poveri agricoltori dalit, la casta inferiore della società indiana; la sua voglia di imparare l’ha condotta ben presto a condividere le nozioni apprese con gli altri bambini del suo villaggio, nonostante la povertà anteponga la preoccupazione della semplice sopravvivenza. Il suo impegno e coraggio l’hanno premiata: notata da un giornalista locale, è stata condotta alla Gandhi Memorial Public School dove ha completato gli studi.
Questo le ha permesso di guardare al futuro con fiducia, a dispetto delle sue umili origini che l’avrebbero altrimenti costretta a una vita umiliante. La consapevolezza dell’aver ricevuto un’istruzione le ha fatto affermare: “Il domani, è ancora tutto da scrivere”.
E forse non tutti sanno che l’11 ottobre è proprio la giornata mondiale per la difesa dei diritti delle bambine. Quest’anno si tiene la sua prima celebrazione, con eventi in oltre 60 Paesi, che illumineranno di rosa i maggiori monumenti. A New York si terrà invece una cerimonia alla presenza del Nobel per la Pace Leymah Gbowee.
A Malala, a Bharti e alle tante, troppe bambine che come loro ancora subiscono ingiustizie inaccettabili, dedichiamo questa giornata.
Oggi è partita inoltre la campagna di sensibilizzazione verso questo fenomeno, volta a dar voce a tutte le bambine ‘invisibili’ del mondo, ad affermare con forza i loro diritti, a promuovere la pari dignità fra i sessi, garantendo alle ragazze più povere le stesse possibilità.
La campagna per l’istruzione delle bambine è stata lanciata dall’organizzazione internazionale Plan. La testimonial è l’attrice Freida Pinto che nel video ci chiede di alzare la mano per la causa. Noi alzeremo anche la voce!
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Il 5 giugno si celebra in tutto il Mondo la Giornata dell’Ambiente, giunta quest’anno alla sua quarantesima edizione.
Istituita dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1972, durante la Conferenza sullo Sviluppo Umano, ogni anno la manifestazione ruota attorno ad un particolare tema: la Giornata dell’Ambiente del 2012 è intitolata “Green Economy: does include you?”, scelta motivata dall’attuale crisi dei mercati finanziari che costringe ad una profonda riflessione e ad un decisivo cambiamento di condotta che, ci si augura, terrà in maggior considerazione le sorti del pianeta.
La ricorrenza odierna sembra inoltre un’anticipazione della prossima Conferenza di Rio che si terrà nella capitale brasiliana dal 20 giugno.
Per l’occasione il WWF ha lanciato la campagna “RiutilizziAMO l’Italia” che invita a segnalare on line le aree dismesse o degradate, proponendo progetti per riconvertirle creando ‘destinazioni d’uso green’ a misura d’uomo, evitando così un ulteriore consumo di suolo.
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Attività simile è quella proposta da UNEP – United Nations Environment Programme che lancia “WED Challange”, la sua chiamata al Mondo affinché si realizzi la più ampia mobilitazione a favore della tutela ambientale. In questa settimana infatti dai singoli cittadini alle amministrazioni locali, dalle associazioni ai governi, tutti sono invitati a proporre la loro iniziativa a favore di uno sviluppo realmente sostenibile, avendo appunto come chiave di lettura il tema della “green economy”.
Per maggiori informazioni consultate il sito
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Oggi uscirà nelle sale il docu-film “La vita negli Oceani” di Jacques Perrin e Jacques Cluzaud, a conclusione del Festival CinemAmbiente di Torino. La voce narrante italiana è quella di Neri Marcorè. L’intento di questa straordinaria pellicola è quello di mostrare l’enorme patrimonio naturale che le acque salmastre celano e che la condotta dell’uomo sta mettendo in grave pericolo.
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Lo scopo ultimo di questi appuntamenti rimane comunque quello di ricordare all’Umanità della grande responsabilità che ha nei confronti del Pianeta, della flora, della fauna e delle generazioni future. E’ perciò necessario che le buone condotte verso l’ambiente diventino un’abitudine e non casi isolati.
La Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e del cittadino recita “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
Prosegue poi così: “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione”.
Questa pietra miliare di democrazia e giustizia sociale, adottata dall’Assemblea Generale della Nazioni Unite nel 1948, non è riuscita a cancellare dalla società globale il sentimento odioso dell’omofobia: ancora si registrano purtroppo casi di discriminazione verso gli omosessuali e non solo nei Paesi culturalmente oppressi da regimi dittatoriali.
Anche in Italia continuano a verificarsi vicende ignobili: l’ultimo caso è quello di Claudio, un ragazzo di Reggio Calabria che dopo essere stato malmenato da un gruppo di coetanei per le sue preferenze sessuali, ha dovuto subire anche l’umiliazione di un infermiere che lo ha invitato a recarsi da uno psicologo per risolvere il suo ‘problema’.
Ecco perché ancora in questi “tempi moderni” è necessario celebrare la giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia (IDHAO – International Day against Homophobia and transphobia). Istituita il 17 maggio del 2005, a quindici anni dalla rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali riconosciute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dal 2007 ha ottenuto il sostegno dell’Unione europea.
Proprio la Carta dei Dritti fondamentali dell’Unione Europea del 2000, ha specificato che è vietata qualsiasi forma di discriminazione anche per le tendenze sessuali.
Oggi si tengono perciò in molti Paesi manifestazioni per il superamento di questi atteggiamenti di ostilità nei confronti di chi ama persone del proprio stesso sesso.
Quello che segue è il video ufficiale lanciato da IDHAO per il 2012.
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Per questo 17 maggio 2012 l’Arcigay ha scelto di diffondere una campagna, finanziata con le donazioni del 5×1000 a suo favore, dal titolo “Io denuncio”: il messaggio è proprio quello di segnalare casi di discriminazione, o peggio, di violenza, a danni di persone omosessuali, tanto da parte delle vittime che da parte di testimoni.
Nel video “Disgusto o umanità?” prodotto da Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e Comune di Genova, in occasione di questa giornata, sono stati invece raccolti i contributi di artisti e professionisti sul tema: da Martha Nussbaum ad Ascanio Clestini, fino a Stefano Rodotà.
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Oltre a queste campagne di sensibilizzazione si terranno oggi numerosi incontri e dibattiti al riguardo per rompere il velo di diffidenza e l’ostilità che ancora avversano uomini e donne omosessuali.
Perché non si può comandare al cuore chi amare; e non si può essere considerati colpevoli di provare affetto per un altro essere umano, sia anche del proprio stesso sesso.
Ogni libro ha al suo interno una storia che noi ci sforziamo di immaginare: grazie alla nostra fantasia ambientazioni e personaggi prendono vita nella nostra mente assumendo sembianze originali e del tutto personali.
I libri pop-up ci aiutano in questo sforzo di immaginazione, svelando un mondo che si dispiega pagina dopo pagina prendendo vita proprio sotto i nostri occhi. Oggi, 23 aprile, Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’autore, Tafter festeggia così: con un omaggio ai libri e a tutte quelle storie contenute al loro interno…che prendono vita nei modi più impensabili.
Ammettiamolo, da qualche anno a questa parte abbiamo perso l’abitudine di acquistare cd musicali in negozio, vuoi per il boom dei lettori mp3, vuoi per la crisi economica che impone una stretta dei consumi, fatto sta che ormai se vogliamo ascoltare un brano o acquistare un album non abbiamo certo bisogno di uscire dalle mura domestiche.
Questa tendenza è sostenuta anche dalla diffusione sempre più ampia di dispositivi smartphone e tablet, che facilitano molto la fruizione di file musicali digitali: una ricerca della britannica Ofcomm ha rilevato che in Italia l’ascolto di musica tramite device mobili è addirittura al 54%, di molto superiore rispetto a paesi come la Gran Bretagna e USA.
Nonostante questa ‘disaffezione’ all’acquisto di cd e dischi, il 21 aprile anche il nostro Paese celebrerà il Record Store Day.
L’evento è stato ideato nel 2007 da Chris Brown, commesso in un negozio indipendente di musica, per sostenere i piccoli store di dischi. Partita dall’America, questa manifestazione ha riscosso tanto successo da diffondendosi poi anche al di fuori dei confini a stelle e strisce.
I negozi di musica indipendenti stanno infatti soffrendo la crescita dei nuovi ritrovati digitali, con la perdita di una gran massa di pubblico convertitasi ormai al file sharing. Gli amanti del genere intendono però difendere il piacere di girovagare tra gli scaffali colmi di vinili e cd suddivisi in ordine alfabetico, lasciandosi catturare dalle immagini di copertina, e sorprendendosi dalla scoperta di qualche cimelio inaspettato.
La giornata del Record Store Day, che in Italia conta per questa edizione 110 negozi coinvolti, sarà dunque animata da molti artisti e gruppi indipendenti, che sposano appieno la filosofia dell’iniziativa, affine al sostentamento della loro attività.
Questa data sarà celebrata in diversi modi: la band dei Calibro 35 proporrà per l’occasione la riedizione in vinile dei loro album, i Marlene Kuntz lanceranno uno speciale picture-disc, mentre molti altri musicisti hanno annunciato l’uscita dei loro brani proprio per il 21 aprile.
Non mancheranno poi promozioni commerciali come quella di Foolica Records che, a coloro i quali acquisteranno un disco nel corso del Records Store Day, ne offriranno una altro in omaggio, mentre il Tarkus Records di Roma prevede sconti del 10% su tutti i prodotti.
A sostenere queste e molte altre iniziative è Audiocoop, il coordinamento delle etichette musicali indipendenti italiane, che ogni anno presta il suo sostegno a questo appuntamento internazionale. Altra novità da segnalare è che il film ufficiale del Record Store Day 2012 porta la firma di un italiano: il torinese Paolo Campana ha infatti realizzato il documentario “Vinylmania-when life runs at 33 revolutions per minute”, la cui preview è stata presentata nell’edizione dello scorso anno.
I vinili sono infatti tra i protagonisti di questo appuntamento internazionale. Molti sono del resto gli artisti che hanno scelto di affidare a questi supporti edizioni speciali o riedizioni celebrative di album del passato, come i Radiohead con “King of Limbs” o la giovane Adele che ha proposto la versione in 45 giri del celebre “21”.
Non a caso si sta registrando una ripresa significativa nelle vendite degli LP, che solo nel Regno Unito sono salite del 40% nel 2011, segno forse che per la musica vale ancora il piacere del disco da conservare e tramandare.
Buon Record Store Day a tutti!
Questo articolo esce in ritardo. Doveva uscire questa mattina ma poi, entrata nel mood della lentezza l’ho fatto riposare, come si fa con un risotto nel tegame.
Oggi, infatti, è la Giornata mondiale della Lentezza.
Il 26 marzo, sin dal 2006, si celebra infatti un evento molto particolare se pensiamo agli standard frenetici con cui ci ritroviamo a veder scorrere la nostra vita: è quindi la giornata della riflessione e della pigrizia, dell’assaporare ogni attimo come fosse l’ultimo, della riappropriazione dei contesti che ci circondano e che solitamente trascuriamo. E’ il giorno, insomma, in cui prendiamo le cose con più leggerezza e armonia, allegria e spensieratezza.
Ce la faremo? Molti di noi riusciranno in questo intento con poca fatica, altri mostreranno invece più difficoltà.
Da Nord a Sud, molte sono le città italiane, soprattutto metropolitane, in cui l’Associazione Nazionale “Vivere con lentezza” ha organizzato eventi e manifestazioni all’insegna della calma e della pazienza: a Milano, ad esempio saranno all’opera i “vigili della lentezza”, operatori municipali che, armati di Passovelox multeranno i passanti troppo frettolosi e consegneranno loro i “ComandaLenti”, consigli slow che dovranno applicare il giorno dopo; a Roma, invece, si organizzeranno aperitivi con letture di poesie e una lezione gratuita di yoga a Villa Borghese volta a concentrarsi sul sé e a rilassare mente e corpo.
E da domani, la manifestazione arriverà oltremanica, premiando gli abitanti londinesi del quartiere di Hackney che si sono dati da fare per migliorare la qualità della vita del proprio territorio con uno speciale contachilometri in grado di avvertire i ciclisti al superamento di una determinata soglia di velocità.
Le manifestazioni, sparse in Italia e all’estero, andranno avanti fino al 1° aprile, nel pieno ritmo lento che la Giornata celebra.
Se anche voi volete cimentarvi nei festeggiamenti di questa particolare ricorrenza, ecco i 14 ComandaLenti da seguire:
1) Svegliarsi 5 minuti prima del solito per farsi la barba, truccarsi o far colazione senza fretta e con un pizzico di allegria.
2) Se siamo in coda nel traffico o alla cassa di un supermercato, evitiamo di arrabbiarci e usiamo questo tempo per programmare mentalmente la serata o per scambiare due chiacchiere con il vicino di carrello.
3) Se entrate in un bar per un caffè:ricordatevi di salutare il barista, gustarvi il caffè e risalutare barista e cassiera al momento dell’uscita(questa regola vale per tutti i negozi, in ufficio e anche in
ascensore)
4) Scrivere sms senza simboli o abbreviazioni, magari iniziando con caro o cara…
5) Quando è possibile, evitiamo di fare due cose contemporaneamente come telefonare e scrivere al computer…se no si rischia di diventare scortesi, imprecisi e approssimativi.
6) Evitiamo di iscrivere noi o i nostri figli ad una scuola o una palestra dall’altra parte della città
7) Non riempire l’agenda della nostra giornata di appuntamenti, anche se piacevoli, impariamo a dire qualche no e ad avere dei momenti di vuoto.
8 ) Non correte per forza a fare la spesa, senz’altro la vostra dispensa vi consentirà di cucinare una buona cenetta dal primo al dolce.
9) Anche se potrebbe costare un po’ di più, ogni tanto concediamoci una visitina al negozio sottocasa, risparmieremo in tempo e saremo meno stressati.
10) Facciamo una camminata, soli o in compagnia, invece di incolonnarci in auto per raggiungere la solita trattoria fuori porta.
11) La sera leggete i giornali e non continuate a fare zapping davanti alla tv.
12) Evitate qualche viaggio nei week-end o durante i lunghi ponti, ma gustatevi la vostra città, qualunque essa sia.
13) Se avete 15 giorni di ferie, dedicatene 10 alle vacanze e utilizzate i rimanenti come decompressione pre o post vacanza.
14)Smettiamo di continuare a ripetere:”non ho tempo”. Il continuare a farlo non ci farà certo sembrare più importanti.