falcinelliIl nuovo fenomeno nell’editoria si chiama “graphic novel”: si tratta di romanzi narrati attraverso immagini a fumetti e realizzati grazie al talento di scrittori e illustratori. A parlarci di questa nuova dimensione del racconto è il bravissimo Riccardo Falcinelli, che di grafica e illustrazione ha fatto la sua professione: dal 2000 cura infatti l’immagine grafica di Minimumfax, di Laterza, Carocci e della collana Stile Libero Einaudi, e dal 2002 è professore universitario di grafica e comunicazione visiva.

 

Quale esperto nel campo, ci chiarisci una volta per tutte cosa differenzia un graphic novel da un fumetto o da un romanzo illustrato?
In verità non credo di essere un esperto, ho scritto e disegnato alcuni graphic novel come pezzi di un progetto più ampio di ragionamenti sulla grafica e sulla comunicazione visiva, ovvero i miei libri sono soprattutto degli esperimenti per vedere cosa è possibile fare di una narrazione visiva. Le nomenclature sono – come è noto – convenzionali: fumetto sarebbe quello tradizionale e seriale (strisce o albi con personaggi ricorrenti), graphic novel invece l’opera unica in forma di libro più simile come impianto concettuale alla narrativa tout court, romanzo illustrato poi può essere qualsiasi unione di testi e immagini ma che abbia un “respiro” romanzesco, che si distenda per più pagine con un impianto narrativo largo e non necessariamente concentrato sulla trama. Ma appunto sono convenzioni.

 

Una ricerca dell’AIE attesta che questo genere copre il 10,8% della produzione di fiction. Come spieghi tale grande successo? Lo ritieni un “fuoco di paglia” o un risultato destinato a perdurare e magari crescere nel tempo?
Difficile fare previsioni. Francamente mi pare un numero enorme, in libreria non sembra così massiccia la loro presenza. Però di sicuro i lettori vanno aumentando. Le generazioni più giovani sono più disposte al visivo ma non vuol dire che lo capiscano davvero, anzi alle volte lo danno per scontato, non sono consapevoli dei meccanismi in atto. Quello di cui mi accorgo sempre più spesso è come un grande numero di persone subisca le immagini anziché capirle, ma di questo è anche responsabile la scuola che non allena abbastanza al pensiero critico: si insegna la storia dell’arte (quando lo si fa), si parla di film e di design come elenco di cose belle senza concentrarsi sul ruolo che questi artefatti giocano nella nostra vita quotidiana. Un ruolo che spesso è anche politico, indirizzando gusti e comportamenti.

 

Come prende forma un graphic novel nel tuo studio? Da dove si comincia e dell’aiuto di chi ti avvali?
I libri che ho scritto fino a oggi li ho fatti tutti con Marta Poggi. Mesi e mesi di infinite discussione su come raccontare. Poi a lei il compito delle parole, a me quello delle figure. Come dicevo sono degli esperimenti, nel senso che quello che ci è sempre interessato, oltre la trama, era capire come mettere il relazione testi e immagini in maniera inconsueta. E infatti le nostre storie sono fondamentalmente metalinguistiche: tutte le trame parlano di mass media e di comunicazione globale. Grafogrifo è un rinascimento che funziona come Matrix o come un pamphlet di McLuhan, Cardiaferrania racconta del rapporto tra la nostra identità e quella degli oggetti industriali, cos’è originale e cosa è una copia? L’allegra fattoria è una parodia dell’informazione giornalistica, dei fatti che si pretendono “veri”. Sono tutte storie che parlano della complessità di vivere nella società delle immagini. E poi volevamo fare libri “difficili”, oggi tutto è entertainment, volevamo scrivere libri che chiedono una partecipazione forte del lettori, anche al punto da metterli in difficoltà, di spaesarli, di fargli chiedere dove si stesse andando a parare.

 

“L’Arte delle Felicità” di Alessandro Rak o “La vita di Adele” di Abdellatif Kechiche sono stati graphic novel riprodotti sul grande schermo. Se dovessi trasporre cinematograficamente una delle tue creazioni, quale sceglieresti? Perché?
La risposta è facile: nessuno. Ho sempre voluto scrivere graphic novel che non fosse possibile trasformare in film e per una ragione precisa: trattandosi di lavori concentrati sul codice narrativo volevo trovare un modo di raccontare che non fosse trasferibile facilmente in un altro linguaggio. Quello che trasponi in un film è la trama e niente altro, forse un po’ dell’atmosfera. Ma se la trama è tutt’uno con le strutture visive allora questo diventa difficile. In verità la maggior parte dei graphic novel mi annoia perché sono testi scritti con aggiunte le immagini, i due pezzi sono disgiunti e possono appunto vivere l’uno senza l’altro.

 

Da insegnante di Psicologia della percezione, come leggi questa preponderanza dell’immagine nella comunicazione odierna? Oltre al graphic novel, si è assistito infatti all’exploit delle info grafiche e di social dedicati a foto e immagini. Come mai al giorno d’oggi diamo la precedenza al senso della vista?
Non credo che diamo precedenza alla vista, gli diamo il giusto spazio. La nostra ci sembra una società molto visiva solo perché facciamo il confronto con la cultura ottocentesca che ci ha preceduti e che era maggiormente incentrata sul verbale. Però proprio perché tante immagini ci circondano bisogna stare in guardia, come dicevo non c’è nulla di più pericoloso di quello che diamo per scontato, che ci pare ovvio e innocente. Anzi proprio perché viviamo nella “civiltà delle immagini” dovrebbe essere responsabilità un po’ di tutti saperne di più. Se uno vive in una foresta con animali feroci si munisce di armi adeguate, sarebbe sciocco il contrario. Eppure in tanti vivono circondati dalla comunicazione visiva in ogni momento della loro vita senza nessun tipo di strumento di difesa o di comprensione.

 

Per chi ancora non conoscesse questo genere letterario, quali titoli consiglieresti?
Asterios Polyp di Mazzucchelli e Jimmy Corrigan di Chris Ware. Però bisogna prima aver letto tutto Carl Barks, “Paperino e la scavatrice” è la più grande storia mai disegnata: c’è una finezza psicologica rarissima nei fumetti e c’è quella verità umana di cui sono capaci solo i grandi artisti.

 

pulpfiction

Murat Palta è un illustratore turco che attraverso la sua arte ha voluto far incontrare la sua cultura con quella tipicamente occidentale. Ha preso infatti il cinema di Hollywood e le miniature ottomane fondendole insieme. Come?
Guardate le sue creazioni e capirete in che modo l’indimenticabile Uma Thurman in “Kill Bill” si trasforma in un’eroina dalle Mille e una Notte o come Marlon Brando da “Il Padrino” di Coppola veste i panni del capo dei 40 ladroni.

 

Scoprite Murat Palta sul suo sito

 

1 (2)C’erano una volta un fratello e una sorella, Pellegrino e Margherita, che amavano la creatività e la magia. Pellegrino disegnava, creava, illustrava, Margherita scriveva storie, racconti favolosi per bambini, fiabe avventurose e delicate.

Per fortuna quella dei fratelli Capobianco non è solo una bella storia, ma una realtà esemplare, la storia vera di giovani artisti italiani che, tra alti e bassi, tra delusioni e gratificazioni, alla fine ce la fanno.

Margherita ha esordito come autrice nel 2011 pubblicando “Le avventure di Holly” per Tabula Fati. Nel corso dell’anno successivo è una delle vincitrici del 1° Festival nazionale di scritture per ragazzi “Astolfo sulla Luna” di Manocalzati (AV). Nel settembre del 2013 ha pubblicato per NarrativaePoesia Editore, “Holly e il trofeo dell’estate”, un altro racconto che ha come protagonista il folletto di Tulipandia, sempre illustrato dal fratello Pellegrino. Questi ha esordito nel 2009 come illustratore, collaborando con varie case editrici (Musso, Gruppo Editoriale Tabula Fati, etc.). Pellegrino, conosciuto con lo pseudonimo di Crinos, non è solo illustratore, ma anche artista e pittore a 360 gradi. Il suo stile personalissimo e innovativo gli ha meritato molti riconoscimenti nel campo della pittura.

Con il patrocinio del MiBAC, il romanzo di Margherita Capobianco, “Le avventure di Holly”, sarà presentato il 18 ottobre alle ore 10,00, nell’ambito della rassegnaNote e voci d’autore, che si tiene presso la Biblioteca Statale di Montevergine ad Avellino, un incontro coinvolgente e interattivo per grandi e piccini.

Il suo nuovo romanzo, “Holly e il trofeo dell’estate”, verrà presentato prossimamente in diverse librerie irpine e romane. Non perdete d’occhio, quindi, il sito di Margherita e Pellegrino.

TITOLOburu-buru.comburu-buru

 

 

 
COSESe vi capita spesso di girare per negozi e di essere stufi delle solite marche e dei soliti prodotti, se cominciate a sudare freddo ogni volta che è il compleanno di qualcuno a voi caro perché incapaci di trovare un regalo originale, bene, allora dovreste dare un’occhiata a Buru Buru. Si tratta di uno store online dedicato esclusivamente all’artigianato contemporaneo. Si possono vendere o acquistare prodotti fatti a mano, di alta qualità, ma con un brand moderno, fresco e divertente… Persino a costi abbastanza contenuti!
È anche una community di crafter che ricerca e seleziona artigiani e creativi che necessitano di assistenza e supporto per far decollare la propria produzione, il proprio “piccolo brand”. Le parole chiave di Buru Buru sono sostenibilità, creatività, valore.

 

 

COMEBuru Buru funziona un po’ come Ebay, nel senso che è possibile sia vendere dei prodotti, sia comprarli. Solo che il mercato di Ebay prevede merci di tutti i tipi e qualità. Per vendere su Buru Buru, invece, bisogna “candidarsi”, cioè sottoporre le proprie creazioni al giudizio dello store che valuta la compatibilità con la linea e il gusto adottati dal resto degli articoli.
Per acquistare basta solo registrarsi, scegliere tra abbigliamento, accessori, gioielli, cartolerie, prodotti per bambini, green, poster, ovviamente pagare e aspettare l’arrivo dell’agognato pacco a casa. È possibile anche personalizzare i propri acquisti, scegliendo l’illustrazione da abbinare all’accessorio o alla t-shirt preferiti. C’è anche una sezione “Offerte” per scoprire i prodotti scontati del momento. Per le fashion blogger sulla cresta dell’onda è, poi, possibile diventare “Ambasciatrici” Buru Buru e portare alto il vessillo della cultura artigianale indipendente.
Infine, è possibile navigare sulla sezione “Magazine” dello store, il blog di Buru Buru che contiene news, articoli, interviste sul mondo del design, della grafica, della moda.

 

 
proIl sito ha una grafica adorabile, semplice e divertente. Muoversi all’interno della pagina web, alla ricerca del prodotto giusto, è facile e veloce.

 

 
CONTROIl tipo di merce messa in vendita potrebbe essere gradito maggiormente da chi ha un determinato tipo di stile, “alternativo”.

 

 
SEGNI PARTICOLARIIl nome, “Buru Buru”, si ispira al linguaggio dei bambini che, pur farfugliando, riescono a fare capire cosa vogliono, soprattutto quando qualcosa li cattura, li attrae, li stupisce. Buru Buru quindi è volontà, entusiasmo, stupore.

 

 
CONSIGLIATO AI/le fashion victim, i/le fashion blogger, i designer, i creativi, gli artigiani 2.0, gli imprenditori fantasiosi, tutti coloro che hanno letto e amato “I love shopping”.

 

 
INFO UTILIhttp://www.buru-buru.com

Vi presentiamo Cesare Bellassai, giovane siciliano che ha fatto il giro del mondo per trovare la sua strada: tra Noto, Milano e Londra si muove alla ricerca di ispirazioni e intuizioni per creare i suoi poster ideas on walls.

 

A3 PADELLACome inizia la tua carriera di designer e illustratore? Come è nato il progetto di ideas on walls?
Tutto è partito nel 2006, quando mi sono trasferito in Inghilterra, dove ho cominciato disegnando biglietti d’auguri, i famosi “greetings card”, per clienti privati. Ero dedito a pittura e scultura, ma disponevo solo di un piccolo spazio, con un tavolo da campeggio, e perciò potevo al massimo disegnare, la mia passione di sempre. Da lì è stato facile, perché l’Inghilterra è un mercato molto ampio e gradisce humor e tratto semplice. Io avevo entrambi, perché venivo da un’esperienza di clown per bambini negli ospedali e il disegno, come ho detto, è da sempre una mia propensione. Ho creato biglietti d’auguri fino al 2011 e dall’anno successivo è nato il marchio ideas on walls: un amico inglese mi ha chiesto un disegno da appendere in camera da letto e da lì ho creato il mio primo poster. Ho cominciato a pensare al progetto, mentre proseguivo la carriera di illustratore con agenzie francesi, grazie anche alla collaborazioni di molti altri colleghi inglesi e americani che mi hanno spinto a creare nuovi poster per altre stanze. Da lì in poi ho compreso che quella era la strada da seguire, poiché era un percorso ancora mai battuto: nessuno aveva pensato di dividere i poster a seconda degli ambienti, seguendo una linea semplice, che lasciasse apparire la realtà così com’è, senza ricorrere ad immagini astratte, con colori vivaci e allegri, mettendo un pizzico di ironia.
Questi gli elementi principali del progetto ideas on walls, che se per ora dispone solo di una piattaforma e-commerce, sarà presto lanciato attraverso dei franchising presenti in diverse città italiane.

 

giusta

 

Da cosa si differenzia la tua attività da quella di un grafico tradizionale? Quali le peculiarità delle tue creazioni?
Io non sono un grafico e nemmeno un illustratore: in realtà non sono una gran cima nel disegnare. Vivo di intuizioni e di visioni. Tutto quello che creo è frutto di studio, di notti passate a pensare o da improvvise illuminazioni: si tratta di una sovrapposizione di pensieri, di idee che emergono mentre guido, faccio la doccia e conduco le mie attività quotidiane. Non disegno dei bozzetti, ma il più delle volte registro le mie idee in maniera vocale. Per certi aspetti l’idea nasce già finita nella mente e solo successivamente diventa grafica. L’importante è che il disegno abbia un’armonia, un centro dal quale farlo partire, e soprattutto che venga partorito col cuore. Io non posso definirmi un grafico, ma un designer che entra nelle case e nei luoghi; non sono nemmeno un illustratore, che disegna su libri e fogli di giornale; si tratta per lo più di etichette. Io arredo gli ambienti con i miei disegni.

 

I'm hangry

 

 

Come scegli i soggetti dei tuoi poster? Quanto e cosa c’è di Cesare Bellassai in quello che crei?
I soggetti vengono scelti dopo un accurato studio: tento di capire come rappresentare determinati elementi facendo indagini anche su motori di ricerca on line. Se il poster è per la cucina mi ingegno ad esempio a raffigurare una forchetta o un piatto tradizionale. Le “penne all’arrabbiata” è nato da un forchetta trovata su Google e poi, studiando la forma della pasta infilzata ho avuto l’intuizione di vederci una bocca aperta, evocativa della fame e della rabbia che il languore genera. E’ un gioco di visioni, un cercare di guardare le cose al di là, da un altro punto di vista, da una diversa postazione, che consente di vedere altro. Un disegnatore è abituato a guardare il foglio dal tavolo da disegno o dal computer, sempre nella stessa direzione, ma se ci girasse intorno, alzandosi, riflettendo, socchiudendo gli occhi, farebbe più un lavoro da artista, abituato a muoversi attorno al cavalletto. Questa propensione mi deriva proprio dal passato di pittore e scultore, come anche i colori che utilizzo, di una tavolozza ben più ampia rispetto alla gamma cui ricorrono i grafici.

 

 

 

 

I'd like a coffee please

C’è stata una telefonata o un contatto che ti ha svoltato la carriera?
Nel 2010 sono stato a New York dove ho incontrato l’ideatore del famoso logo d’artista “I love NY”, Milton Glaser, il più grande grafico e designer vivente al mondo, che mi ha accolto nel suo studio. C’è stata una sorta di benedizione da parte sua e una collaborazione per un logo destinato a Miami. Mi ha dato dei consigli e mi ha rassicurato dicendomi che la strada che stavo percorrendo era quella giusta.
Come lui, altri grafici, designer, artisti e creativi mi hanno dato delle utili indicazioni spronandomi a provarci. Ci vuole poi tanta testardaggine e curiosità per fare questo lavoro: bisogna guardarsi attorno, conoscere i colleghi, scambiandosi idee, senza rivalità, perché è talmente vasto questo settore che c’è posto per tutti. Non credo vi sia concorrenza. Nel mio caso, a dimostrazione di ciò, sono il primo in Italia ad aver fatto questo tipo di attività, proponendo poster per ciascun ambiente della casa, con tutte queste categorie e forme, dalla cucina alla camera per i bambini, cercando di prendere soggetti precisi da reinterpretare in chiave umoristica e metaforica. Si tratta soprattutto di un gioco, nel senso che è un lavoro perché è fonte di rendita, ma per me è un’attività continua che mi diverte.

 

A3 GAMBA

 

 

Chi sono i tuoi principali committenti? Come influenzano le tue creazioni? Quale la richiesta più particolare che hai ricevuto?
I committenti sono privati e pubblici, dai ristoranti ai liberi professionisti, italiani e stranieri. Mi mandano delle e-mail con suggerimenti su cui io cerco di costruire l’immagine. Ci sono coppie che magari mi inviano riferimenti di lui o di lei per poster di anniversari o magari genitori che vogliono un’immagine da appendere nella cameretta del bambino e bar che chiedono elementi evocativi come ad esempio i croissant; poi lavoro io sull’idea da sviluppare: nessuno dei committenti comunque ha mai rifiutato l’opera.
La più particolare è stata la richiesta di un signora inglese che voleva un poster da regalare al suo compagno per appenderlo sopra una grande vasca da bagno: mi ha infatti scritto via e-mail che per loro il momento del bagno era una sorta di rituale, in cui lei si presentava in autoreggenti e decolleté con tacco a spillo, attorniata da candele e musica. Ho allora pensato di realizzare questo poster erotico con una calza a rete blu, che indossa una scarpa con tacco rossa, e all’interno della gamba ci sono i pesci, che rappresentano i pensieri di entrambi, racchiusi in questo ambiente acquatico d’amore. Un omaggio di lei per lui e per il loro amore.

 

 

 

DEBITI

 

Un designer e illustratore come te, risente della crisi economica? In che modo si reagisce?
Quando nel 2012 ho ideato il marchio ideas on walls ho pensato subito ad un qualcosa di low cost. Avere dei brand con una buona qualità, con idee belle ed innovative, ma a prezzi giusti, è un concetto che dovrebbe essere sempre valido, non solo nel mio settore. La crisi economica si può sentire, ma considera che i costi dei poster non sono eccessivi. La gente abita la casa e vuole farlo in maniera armonica, perciò non rinuncia ad arredarla, per sentirsi a proprio agio e affinché rispecchi chi ci vive. Per quel che riguarda l’illustrazione lascio la parola ai colleghi, perché nel campo dell’editoria le condizioni sono diverse. Dal mio frangente posso dire che non subisco contraccolpi perché le persone hanno bisogno di nutrirsi di immagini e sembrano esorcizzare la crisi economica proprio con i miei poster.

 

A3 OCCHIALI

 

Tre “dritte” che daresti a chi intende intraprendere la tua stessa professione.
Innanzitutto bisogna capire qual è il proprio talento, ma soprattutto è bene affacciarsi al mondo, uscendo dalle quattro mura italiane e proporsi verso altri luoghi. Si faccia poi la differenza: è bene scegliere la strada meno battuta che consenta di far emergere la peculiarità che contraddistingue ciascuno di noi. Se non si trova la propria originalità e la propria unicità, ci si ripeterebbe solamente.

 

 

 

 

 

 Per saperne di più consulta il sito www.cesarebellassai.com

 

 

kaadan3Già da bambina Nadine Kaadan trasformava i suoi sogni in disegni colorati e da allora non ha mai smesso. Oggi, poco più che ventenne, questa giovane creativa dipinge fiabe per bambini con grande estro e sensibilità, tanto da aggiudicarsi il premio per migliore autrice e illustratrice di libri per l’infanzia.
La sua capacità di creare atmosfere da favola, che infondono serenità e ottimismo, è un pregio apprezzabile ora più che mai. Nadine è infatti nata a Parigi, ma di nazionalità siriana. A causa degli scontri ancora in corso nel suo paese è stata costretta lo scorso anno a lasciare la sua amata Damasco, fonte per lei di grande ispirazione e riconoscibile in molte sue opere.
Le pagine colorate dei suoi libri possono forse far dimenticare, anche se solo per un breve istante, gli orrori della guerra a quei tanti piccoli suoi connazionali, portandoli per mano in un mondo fatato e in pace.

 

Visita il sito di Nadine Kaadan

KellyReemsten3L’irripetibile femminilità degli abiti anni ’50 ha segnato la figura della donna e il suo immaginario.
Kelly Reemtsen
ha reinterpretato tutto ciò, rompendo con elementi ben più rudi: accanto agli eleganti tubini e alle leggiadre fantasie delle stoffe, compaiono motoseghe, asce e spranghe. Con queste opere l’artista intende esplorare il paradossale status femminile nella società post-femminista contemporanea.

 

Thomas Lamadieu, alias Roots Art, è un artista davvero trasversale: nelle sue opere c’è street art, grafica, fotografia e illustrazione, tutto mixato in scorci urbani.
Il suo talento sta infatti nello scovare gli spazi giusti per radicare i suoi soggetti: è così che nel lembo di cielo tra i palazzi si staglia una grande civetta, da una pozzanghera tra i tombini spunta il muso di un gatto e sui profili dei grattacieli trova posto una combriccola di amici.

 

Questo è il suo sito  e questa la sua Pagina Facebook 

 

Un po’ vintage, un po’ sentimentali, dai colori tenui come immaginiamo le figure e i personaggi delle favole. Le illustrazioni della giovane Yelena Bryksenkova ci trasportano nelle atmosfere fantastiche, divertenti e rassicuranti delle storie che siamo stati abituati a sentire nella nostra infanzia e di cui ogni tanti sentiamo la mancaUn po’ vintage, un po’ sentimentali, dai colori tenui come immaginiamo le figure e i personaggi delle favole. Le illustrazioni della giovane Yelena Bryksenkova ci trasportano nelle atmosfere fantastiche, divertenti e rassicuranti delle storie che siamo stati abituati a sentire nella nostra infanzia e di cui ogni tanti sentiamo la mancanza. Anche le rappresentazioni della stessa vita reale sembrano prendere la forma di un racconto: nella galleria trovate una selezione dei suoi lavori tratti dal sito ufficiale.

 

Sapete qual è il libro più letto negli ultimi cinquant’anni? Forse sì, ma non immaginerete sicuramente quale testo si piazza nelle posizioni subito successive. Ad illustrarci questa interessante classifica è il designer Jared Fanning, che ha interpretato attraverso l’immagine la statistica fornita da Squidoo. Così, a seguire la Sacra Bibbia ci sono, a sopresa e in antitesi, le citazioni di Mao Tse- Tung. Il maghetto più famoso del mondo conquista invece il bronzo alleggerendo la classifica che prosegue con altri libri fantastici come la trilogia di Tolkien e le congetture del Codice da Vinci. Per gli altri classificati, consultate l’illustrazione!

Illustrazioni intagliate che diventano opere d’arte tridimensionali: è questo il grande talento di Malin Koort, giovane creativa di Stoccolma capace di animare i personaggi che realizza in pochi semplici tratti. La sua principale passione è proprio il disegno, ma la fervida immaginazione di cui è dotata fa si che riesca a trasformare le illustrazioni in piccoli personaggi. Con un pò di cartoncino, colori e tante idee, Malin riesce così a realizzare creazioni sorprendenti che sembrano animate!

Per scoprire tutti i lavori di Malin Koort visita il suo sito

Ben Heine è un illustratore e un fotografo: dall’unione di queste sue due anime ne è nato un progetto, chiamato “Pencil vs Camera” che combina in maniera artistica e creativa l’illustrazione e la fotografia artistica.

L’uso sapiente della prospettiva e una riproduzione fedele della realtà danno vita a delle immagini particolari e divertenti che vi riporponiamo nella galleria.

Se volete conoscere gli altri suoi lavori, il suo blog è http://www.benjaminheine.blogspot.it/

 

[via www.photographyblogger.net]

Come ogni anno, si rinnova l’appuntamento al Bologna Children’s Book Fair per operatori del settore provenienti da tutto il mondo. Occasione non solo per vendere e acquistare diritti, scoprire eccellenti illustratori e prodotti editoriali di tutti i continenti, ma per respirare ancora a pieni polmoni creatività, passione e coraggio, non irrimediabilmente contaminati da logiche esclusive di mercato, forse perché i bambini restano i destinatari di questa tradizione editoriale che ha saputo rinnovarsi al contempo tra esperienza ed innovazione.
Ma per ciascuno, professionista del settore o semplice amatore, la Fiera costituisce anche l’occasione per potersi permettere uno stimolante giro del mondo in poche ore, dove nella dimensione globale dell’evento (qui si trattano e compravendono diritti di mezzo mondo e forse anche di più), è possibile incontrare le singole tradizioni letterarie ed artistiche di tutti i continenti e di buona parte dei paesi mondiali.
Si parte dall’Italia che presenta, insieme ai grandi, i piccoli editori che puntano sulla ricerca e la qualità per un’editoria che guarda al mercato, facendo leva su sapienza artigianale, cura amorevole del prodotto e del catalogo, con esiti di alto profilo che siamo certi piacciono ai piccoli fruitori e non solo. Segnaliamo con piacere l’editore BeccoGiallo, con le pubblicazioni dedicate a Peppino Impastato e Anna Politkovskaja, insieme alla spazio dell’Assessorato alla cultura della Regione Calabria.
Consolidata negli anni è la presenza della Spagna, per la quale ben distinte l’una dall’altra sono rappresentate le diverse autonomie locali con i propri prodotti ed autori. In un periodo in cui nel nostro Paese è caldo il tema del federalismo, tema in realtà buono da molte stagioni a questa parte, l’esempio spagnolo sembrerebbe confortante e addirittura incoraggiante. Bello lo spazio della Generalitat de Catalunya (dove la cultura locale non dimentichiamo ha anche una lingua propria ed ufficiale), ugualmente accattivante quello della Comunitat Valenciana e lo spazio di Euskadi (per i quali vale quanto appena detto a proposito della Catalunya). Giudichiamo sacrosanto rimarcare le singole culture e ben venga farlo a partire dai bambini, come non hanno potuto fare le generazioni nate sotto il franchismo, con prodotti peraltro godibili ed innovativi, tuttavia a patto che i lettori siano nazionali, perché se il libro alla fine non esce dalla dimensione locale, forse il gioco non vale la candela.
Sempre forti per tradizione i Paesi anglosassoni, come pure la Francia, per la quale lo spazio delle edizioni Thierry Magnier è stato preso d’assalto dai giovani illustratori in cerca di pubblicazione, affluiti da tutta Europa per presentare il proprio lavoro e la propria creatività.
Da guardare sempre con ammirazione i Paesi scandinavi, una conferma pure per la Turchia, l’Austria e la Svizzera. Da segnalare le proposte provenienti dalla Repubblica Ceca e dall’Ungheria, insieme alla Lituania: Paese ospite dell’edizione di quest’anno. Fortissimi come sempre i Paesi asiatici, con Corea e Taiwan da menzionare, importanti per l’America latina gli spazi del Brasile e del Messico.
Ma lo spazio che colpisce maggiormente quest’anno è quello riservato alla Tunisia, dove campeggia la gigantografia di una manifestazione di piazza della recente rivoluzione e nient’altro. Sul lato la scritta dell’Associazione degli editori tunisini: “Tunisia 2011 – New freedom of expression and edition”.
Se nel mondo dell’editoria come pure in questa edizione della Fiera, il tema sulla bocca di tutti è quello della rivoluzione digitale del mercato e del passaggio dalla carta ai tablet, girando per i padiglioni si ha l’impressione che in questo settore specifico il discorso si riveli meno assillante e con scenari meno ineluttabili.
Così usciamo dall’edizione appena conclusa del Bologna Children’s Book Fair con la consapevolezza che il futuro sia più nella rivoluzione del pane che in quella dell’ipad, almeno per l’anno che stiamo vivendo.

Con le nuove tecnologie i libri illustrati per bambini vedranno la nascita di nuove forme di intrattenimento? Quale atteggiamento pedagogico è auspicabile accompagni la “generazione digitale”? Mancano pochi giorni all’apertura di uno dei più importanti appuntamenti mondiali per l’editoria la “Fiera del Libro per Ragazzi”, Bologna Children’s Book Fair, e con l’annuncio dei vincitori del Bolognaragazzi awards 2011 l’attesa si fa quasi ansia. L’appuntamento che si svolgerà nella città felsinea dal 28 al  31 marzo 2011, presso l’area fiera, presenta in una struttura consolidata di incontri di settore alcune novità e l’animata presenza della Lituania, Nazione ospite d’onore.
Le agende degli operatori tra editori, autori, illustratori, traduttori, agenti, sono oramai zeppe di appuntamenti che si susseguiranno nelle quattro giornate di lavoro. Alle tradizionali iniziative come la Mostra degli illustratori, il Bolognaragazzi award, il Centro agenti letterari, il Centro traduttori, il Caffè degli illustratori, la Fiera del Libro per Ragazzi affianca la prima edizione di Tools of Change (TOC Bologna) sulle tecnologie digitali e mobili, il convegno in programma il 27 marzo, che mette a fuoco l’era digitale. Il modo in cui i ragazzi comunicano, si divertono, giocano e partecipano alle storie è in veloce evoluzione ed ora si mettono a confronto le diverse professionalità coinvolte per discutere del futuro del settore. Aprire la manifestazione con un convegno sul libro digitale consentirà di esplorare le opportunità e i cambiamenti in atto alimentando il dibattito sulla nuova era della narrazione.
La rappresentazione di un mondo che dialoga, si confronta e cresce cercando di interpretare la contemporaneità, per questa manifestazione viva e vivace, è introdotta dall’annuncio dei vincitori del Bolognaragazzi awards 2011, assegnata ai migliori progetti editoriali di quattro categorie:  Fiction a Editions Milan (Francia), Non Fiction a Changbi Publisher (Repubblica di Korea), New Horizons a Cosak Naify (Brasile) e Opera prima a Editions MeMo (Francia). I premi sono stati attribuiti, insieme a numerose menzioni, dalla giuria guidata dal professore Antonio Faeti.
La narrazione che accompagna la crescita dei ragazzi sarà gioiosamente articolata, nel corso della manifestazione, anche dalla sorprendente vivacità culturale, con forti tradizioni, nell’ambito dell’illustrazione del Paese ospite d’onore 2011: la Lituania. Fra le numerose iniziative in programma essa propone la mostra Illustrarium, che traccerà un ideale percorso nell’evoluzione dell’illustrazione lituana attraverso le opere dei suoi artisti più famosi. Illustrarium si articolerà in tre sezioni corrispondenti alle fasi della storia contemporanea del Paese: dall’epoca storica che ha ricondotto alla libertà a quella della nuova illustrazione, fino all’attuale fioritura dell’arte lituana del libro per ragazzi con trentadue illustratori emblematici di tre generazioni. Qualità e carattere emergono fin dal primo sguardo se K?stutis Kasparavi?ius, uno dei più conosciuti illustratori lituani, commenta che non sa bene spiegare come sia possibile una così alta concentrazione di brillanti illustratori in una nazione così minuscola. Dal canto suo,  Rimantas Rolia, altro illustratore, svela di introdurre una quarta dimensione nell’illustrazione mettendo la vita negli occhi dei personaggi per provocare il lettore a scovare qualcosa di più anche di quanto scritto.
Tra mostre, incontri e covegni, a Bologna si riflette dunque sul magico mondo dei libri per ragazzi, ripercorrendo il passato per confrontarsi con generazioni future sempre più esigenti.