Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Non è la caccia alle streghe, anche se molti la evocano per difendersene. Quel viandante che passasse dall’Italia in questi mesi non potrebbe restare indifferente alla gragnuola di sospetti, accuse, avvisi di garanzia e rinvii a giudizio che colpiscono con ecumenico distacco politici e amministratori di ogni schieramento e di ogni settore. Non vogliamo né possiamo (nel senso che non abbiamo gli strumenti per valutare la cosa) emettere ulteriori sentenze o comunque giudicare. Però qualche domanda emerge comunque.
Tra i tanti, e tanti sono davvero, compaiono a tutte le latitudini della Penisola assessori, dirigenti e funzionari del comparto cultura, turismo, formazione e comunicazione, con accuse che vanno dall’abuso d’ufficio al peculato passando per truffa, corruzione e concussione. Ora, evitando di cedere al gossip o alla massificazione ci si può chiedere come mai tali reati possano attecchire in area culturale, con buona pace di tutte le frasi da Bacio Perugina che affollano gli orizzonti dell’arte italiana.
Naturalmente non si tratta di una deriva antropologica. Chi si occupa di cultura non è migliore né peggiore di chi si occupa d’altro. Ma non dimentichiamo che regole cattive e procedure opache possono dare una mano a chi vuole trasformare le risorse pubbliche in gruzzolo privato: poche e trasparenti regole potrebbero quanto meno minimizzare l’estro dei delinquenti. Il fatto è che il nerbo dell’azione pubblica in campo culturale rimane esclusivamente il sussidio finanziario.
Sono fondi pubblici erogati periodicamente a copertura di tutto il versante della spesa di ogni bilancio. Non c’è collegamento con specifici flussi di spesa, né con precise desti-nazioni dei sussidi stessi, né con componenti dell’intero progetto culturale. La maggior parte delle risorse culturali non ha un reference price: sappiamo quanto costa un sacco di cemento, un chilometro di cavo d’acciaio, un’automobile, un ettolitro di benzina. Ma il lavoro di un attore, un musicista, un regista o uno scenografo, così come di un curatore o esperto d’arte non hanno una tariffa oggettiva e stabile. La cosa vale pure per strutture, oggetti e materiali.
In sintesi, le regole del gioco sono nebulose e generiche, i meccanismi di valutazione e decisione sono variegati e instabili, il monitoraggio è di fatto assente e la sanzione non prevista o comunque non credibile. Con animo laico potremmo dire che l’emersione di reati amministrativi è conseguenza naturale del reticolo di norme e prassi che quasi invitano a una certa disinvoltura. Se poi siamo – come pure avviene in moltissimi casi – in presenza di persone oneste e di professionisti limpidi dobbiamo renderci conto che l’onestà non può bastare ad arginare il piano inclinato dello sfilacciamento finanziario: anche se nessuno ruba i conti della cultura vanno peggiorando senza alcun parametro di riferimento, e guai a discuterne le scelte, come se la libertà espressiva (sacrosanta) fosse mescolata in modo inestricabile all’arbitrio gestionale (devastante).
Finché le regole non cambiano le cose non possono funzionare. Eppure basterebbe poco: fornire infrastrutture, tecnologia e formazione anziché denaro; misurare l’andamento del prodotto culturale dalla durata della sua vita economica all’ampiezza del suo bacino territoriale; monitorare la congruità delle attività con i programmi; verificare la crescita del pubblico e la sua provenienza; incentivare le connessioni esterne; premiare le innovazioni creative. Se l’azione pubblica consiste in un sussidio tutti si possono autocertificare come professionisti della cultura; se il piano si sposta al sostegno in-kind solo i programmi credibili ed efficaci potranno essere realizzati. E la tentazione di delinquere finirà per annegare nella mancanza di appigli e pretesti.
Michele Trimarchi è Professore di Analisi Economica del Diritto all’Università di Catanzaro
“La cultura è una scelta che resta da fare” afferma Giorgio Napolitano durante il discorso di chiusura della 1° edizione degli Stati Generali della Cultura ed è così che il direttore del gruppo Il Sole 24 Ore, Roberto Napoletano – artefice del “Manifesto della Cultura” – esordisce alla 2° edizione degli Stati Generali. Obiettivo dell’evento è creare un proficuo momento di dibattito sulle attività, strategie e azioni in materia culturale e sottolineare l’urgenza dell’adozione di misure legislativo-economiche capaci di porre la cultura al centro dell’agenda politica del nostro Paese. Il tutto nell’ottica dell’applicazione concreta del precetto dell’art. 9 della Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”
Molti sono gli interventi illustri per presentare lo status quo del sistema culturale e le possibili soluzioni partendo proprio dai cinque pilastri costitutivi del “Manifesto della Cultura”: costituente per la cultura; strategie di lungo periodo; cooperazione tra Ministeri; l’arte a scuola e la cultura scientifica; merito, complementarietà pubblico-privata, sgravi fiscali.
Le proposte non si fanno attendere a lungo e ad aprire le fila è Emmanuele Emanuele – Presidente della Fondazione Roma. Il suo intervento, dai tratti volutamente provocatori, riscuote ampio favore e prospetta soluzioni che richiedono l’intervento fattivo del Governo: modifica della Carta Costituzionale, ritenuta obsoleta rispetto alle reali esigenze del Paese soprattutto per ciò che concerne il ruolo dei privati a supporto della cultura; gestione privata di tutti quei luoghi culturali attualmente inaccessibili per creare occupazione, economia e sviluppo; intervento della normativa fiscale a favore del mecenatismo e delle sponsorizzazioni culturali capace di garantire la totale detraibilità degli importi a sostegno delle attività culturali; centralità della cultura nella manovra economica.
Il carattere economico della cultura è il fulcro del ragionamento di Marco Magnani – Senior Research Fellow Kennedy School of Economics-Harvard University, Presidente Intercultura / A.F.S. – che cerca di rispondere alla domanda “Esiste una relazione fra cultura ed economia?”. Ovviamente sì. La cultura crea un impatto sulla crescita economica grazie all’indotto che ne deriva (si pensi ad esempio al binomio turismo-cultura e cultura-tecnologia, alla nascita di nuove professioni nel settore culturale, etc.), ma deve essere considerata nella sua accezione materiale, contenutistica e patrimoniale, se si vuole attivare il “moltiplicatore”. Secondo Magnani la cultura ingloba in sé diversi ambiti e deve essere considerata nel suo insieme per funzionare correttamente giacché è fondata sulle qualità del capitale umano, costituito dalla conoscenza implicita ed esplicita alla base della formazione del vantaggio economico. Da sola, però, la cultura non può sostenersi visto che i ricavi non riescono a coprire i costi e, pertanto, sono necessari degli investimenti, siano essi pubblici o privati, e una sua corretta gestione. Solo così si possono avere dei ritorni elevati e può scattare il “moltiplicatore”.
A rafforzare la tesi della cattiva gestione delle risorse di Magnani, è l’intervento di Giuseppe De Rita – Presidente Censis – che evidenzia il problema nella volontà della classe dirigente di mantenere i propri privilegi provocando l’impoverimento della cultura e la sua banalizzazione. Ma allora come si potrebbe risolvere la questione? Attraverso la creazione di un Masterplan per l’industria culturale a medio-lungo termine? La soluzione è di far adattare la politica culturale al territorio attraverso una crescita orizzontale delle risorse. “Solo il territorio ridà alla cultura il rapporto con la dimensione orizzontale della comunità che le sta intorno”, afferma De Rita, e sostiene che è necessario essere consapevoli dello stato reale delle cose inglobando nel masterplan il “buco nero del Mezzogiorno” e l’attuale assenza della dimensione privata.
Anche l’intervento di Patrizio Bertelli – AM Gruppo Prada – evidenzia una deficienza nel sistema culturale italiano incapace allo stato attuale di creare risorse e sostiene che “la cultura non si potrà sviluppare se il nostro Paese non prende atto che si deve investire in questi settori.”
L’intervento della Senatrice a vita Elena Cattaneo – Docente e Direttore del centro di Ricerca sulle cellule staminali Unistem Università di Milano – sposta l’attenzione sulla “ricerca scientifica e tecnica” e sulle problematiche che gli scienziati devono quotidianamente affrontare sia per i continui tagli al settore sia per l’inadeguatezza della normativa in materia. Il suo discorso sottolinea come la realtà scientifica attuale sia solcata da paradossi e come, nonostante le avversità, l’Italia sia all’avanguardia nella sperimentazione scientifica a livello mondiale. La scienza viene paragonata a un grande e desolato deserto dove gli studiosi si trovano da soli di fronte all’ignoto. Ma in questo deserto si può e si deve entrare purché si abbia un’idea e il coraggio d’intraprendere per primi strade mai solcate, visto che quando i risultati arrivano si toccano le vette più alte. Le sue parole sono permeate dall’amore profondo per la sua professione, dall’orgoglio di essere una studiosa italiana e da un’inguaribile ottimismo quando afferma “la scienza può portare lontano e bisogna esserne consapevoli ogni volta che non si investe nello studio.”
Un ottimismo che condivide insieme con Giorgio Squinzi – Presidente Confindustria – proprio in occasione della XI Giornata della Ricerca e dell’Innovazione. L’accento posto all’esigenza di investimenti per la ricerca assume un carattere ancora più significativo per il Presidente, il quale dichiara “dobbiamo ritrovare le nostre potenzialità di crescita e dobbiamo credere nella ricerca e nell’eventualità di giocare un ruolo fondamentale nel mondo. Dobbiamo crederci e fare delle scelte.”
Una ventata di ottimismo e di cambiamento arriva direttamente dalle parole del premier Enrico Letta: “Con il Decreto Valore Cultura si è creata un’inversione di tendenza: rimettere la cultura al centro dell’attenzione perché, capovolgendo le parole di un mio collega, con la cultura si mangia.” Ascoltando il Presidente del Consiglio Enrico Letta si ha la sensazione che il Governo abbia compreso realmente il valore insito e le potenzialità della cultura nella crescita e competitività del nostro Paese, soprattutto quando espone i quattro punti chiave dell’agenda politica. In primis, sull’onda del successo riscosso dalla partecipazione di ben venti città italiane alla nomina di Capitale Europea della Cultura, il Governo intende istituire annualmente la Capitale Italiana della Cultura con l’obiettivo di valorizzare le realtà territoriali del nostro Paese, di creare un fermento creativo e progettuale stimolando sia l’intervento pubblico sia gli investimenti privati e di dare un nuovo impulso al turismo di qualità. Obiettivo di Letta è di avere la prima Capitale già nel 2014, inaugurando l’iniziativa il 27 maggio, data simbolo per ricordare l’attentato agli Uffizi del 1993 da un lato e, dall’altro, aprire una nuova era della politica culturale.
Secondo punto chiave è il credito d’imposta sulla ricerca che il premier dice di “voler estendere non solo al cinema e alla ricerca ma a tutta la cultura” e prosegue affermando che i tagli derivanti dalla spending review non “finiranno nel calderone”, giacché saranno ripartiti su tre obiettivi principali: riduzione delle tasse sul lavoro, finanziamenti specifici in ambito produttivo – come la cultura, la ricerca e l’educazione – e riduzione del deficit e del debito.
Sul tema degli investimenti pubblici in materia culturale il primo ministro pone grande accento dichiarando che è necessario “migliorare i finanziamenti culturali” perché la cultura, l’educazione e la ricerca sono stati oggetto “di tagli lineari”.
Ultimo punto chiave dell’intervento di Letta è l’Expo del 2015 dove “la cultura avrà un ruolo fondamentale” visto e considerato che “l’Italia per cinque mesi avrà la possibilità di mostrare tutte le sue eccellenze”.
Da qui parte la proposta per il futuro di Benito Benedini, Presidente del Gruppo 24 Ore: “l’Expo è Italia e ci si augura che la si visiti seguendo le piste della cultura. Allora perché non si individuano venti opere capaci di rappresentare l’Italia e magari inviarle nei Paesi che parteciperanno all’Expo?” Un’idea lungimirante in grado di rifondare e riformulare l’identità nazionale su principi culturali condivisi capaci, però, di inglobare le molteplici vie tracciate sulla strada della conoscenza che fanno parte del nostro DNA culturale. Un DNA che è ben rappresentato nella sua dicotomia dall’art. 9 della Costituzione dove per cultura non si intende solo l’aspetto materiale ma anche quello immateriale, ossia un sottofondo di conoscenza tecnico-scientifica, di ricerca, di creatività e di innovazione impalpabili che vanno di pari passo con le rivoluzioni artistiche e del sapere. Un “patrimonio” a volte ingombrante da dover gestire che urge risposte e una riorganizzazione fattiva affinché la cultura non resti “una scelta da fare”, ma “la scelta da fare” per apportare una ventata di cambiamento a un sistema antiquato e zoppicante.
Come afferma Emmanuele Emanuele – Presidente della Fondazione Roma – “la cultura per me è l’energia pulita di questo Paese e dal PIL dovremmo passare al PIC, Prodotto Interno Culturale. Noi possiamo farcela. L’Italia ha i mezzi per farlo.”
Ce lo auguriamo.
Alcuni giorni fa, il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ( MiBACT) Massimo Bray ha presentato ufficialmente la relazione elaborata per il suo rilancio da una commissione di esperti, presieduta da Marco D’Alberti, docente e studioso di Diritto Amministrativo comparato, nonché autore di uno studio dedicato a “Poteri pubblici, mercati, globalizzazione”(2008).
La crisi che ha investito “il modello italiano” dei beni culturali è ammessa e descritta in un capitolo dal titolo eloquente “Gli annosi ritardi funzionali e strutturali del Ministero”, inserito nell’impegnativo e corposo lavoro. Dopo ben quattro riforme, “i problemi che da decenni affliggono l’amministrazione dei beni culturali non hanno ancora trovato adeguata risposta, nonostante i molti i studi e rapporti, pubblicati anche da diversi organi di controllo (quali la Corte dei conti e la Ragioneria Generale dello Stato), che hanno evidenziato le numerose disfunzioni di cui soffre il Ministero. E queste sono le sovrapposizioni di competenze, le troppe linee di comando, la cattiva distribuzione del personale, in una cornice di cronica scarsità di risorse che preclude anche le possibilità d’innovazione”.
Sembra che Massimo Bray voglia invertire la rotta, affidando ancora una volta il rilancio dei beni culturali e del turismo al binomio “cultura e organizzazione giuridica”, anche se non è più l’insieme delle leggi Bottai a sostenerlo. Quest’impostazione in passato, ha avuto il suo elemento vincente nella ricerca e nel restauro, malgrado la cronica scarsità di risorse che ha afflitto il Ministero, sin dalla sua istituzione. La globalizzazione dei rapporti mondiali unitamente alla crisi finanziaria, che costringe a ridurre sempre più le risorse che lo Stato mette a disposizione, potevano essere un’occasione per riconsiderare questa visione, se, con maggiore coraggio, si fosse voluto compiere quel salto di qualità che alcuni settori del mondo della cultura auspicavano.
L’avere posto l’accento sugli aspetti organizzativi ha avuto come conseguenza il lasciar emergere una certa ansia di posizionamento nel dibattito in corso su federalismo, centralismo e conseguenze negative in termini di burocrazia, che ha investito il nostro paese, e che ha indotto gli esperti di Bray ad un’enfasi nel sottolineare la funzione del “centro”, sede dei tradizionali compiti di programmazione, indirizzo, coordinamento e controllo, individuati quali onore/onere della struttura romana del MiBACT, composta da otto di Direzioni Generali, mentre la periferia del sistema è relegata a un ruolo residuale di gestione economico-amministrativa (le Direzioni Regionali), e soprattutto scientifico (le Soprintendenze), senza controllo su istituti e musei (almeno i maggiori) per i quali è prevista un’autonomia gestionale (orari di apertura e prezzo dei biglietti).
Si comprende che la riforma si gioca ancora una volta sul restyling delle Direzioni Generali compiuto tenendo conto della spending review che ha imposto la loro riduzione, nell’insieme, da 29 a 24, costringendo ad una operazione contabile di sottrazione di posti dirigenziali da una parte e di collocamento altrove, in modo che “il saldo finale” rimanga invariato. Così nonostante si sottolinei la necessità di ridurre le Direzioni Generali (spesso con sovrapposizioni di competenze), è possibile ipotizzare la creazione di una Direzione del Patrimonio e del Paesaggio che assorbirebbe le funzioni svolte dall’attuale direzione per la Valorizzazione, voluta dal governo Berlusconi nel 2009; si suggerisce la creazione di due o forse tre “direzioni centrali” con funzioni “orizzontali”: una Direzione per l’innovazione ed i sistemi informativi, una per il personale, una per il bilancio (con particolare cura- si noti- “a processi contrattuali centralizzati”). Le novità potrebbero essere la Direzione per il Patrimonio Culturale (una DG soltanto, “seppur non unanimemente condivisa” sul modello dell’Ufficio centrale degli anni’90, al posto delle due attuali per recuperare un posto dirigenziale), quella per gli Istituti Culturali (biblioteche, archivi, musei), una sola per lo Spettacolo (accorpando quindi cinema e spettacolo dal vivo), una ovviamente per il Turismo ed infine una di staff del Ministro (che curerebbe anche la pianificazione, proposta che ci fa comprendere il ridimensionamento della figura del Segretario Generale). Ugualmente rivoluzionario, seppur tardivo il connubio –riconosciuto come necessario- con settore del Turismo, anche se in attesa dell’annunciato Decreto Turismo, è presentato al momento, come una sommatoria di criticità.
Quanto sopra è un insieme d’innovazioni che hanno una rilevanza soprattutto all’interno del MiBACT, perché riguardano aspetti organizzativi relativi al proprio personale dirigenziale e non, anche se fondamentali per capire quale sia il reale interlocutore preposto a ogni singolo problema. Ma se si vuole approfondire il rapporto fra il MiBACT e il mondo che gli ruota intorno e che attende di conoscere nuovi progetti e programmi, scorrendo le pagine del documento, si nota l’ assenza di una definizione di cultura, che non sia una mera sommatoria di beni. Lacuna non da poco! Se ci fosse stata, si sarebbe potuto prendere atto che la cultura nell’Occidente globalizzato è un “bene di consumo” e che l’uso delle tecnologie digitali fanno sì che l’Europa (ma non più l’Italia) sia una delle mete preferite del turismo globale e che i settori del Made in Italy che si stanno salvando dalla crisi epocale che ha investito il nostro paese sono quelli, che accettando questa visione, si sono profondamente svecchiati e rinnovati, facendo leva sulla creatività. Il consumo culturale nei paesi più avanzati, sta operando una trasmissione di valori attraverso “attività innovative”, facendo percepire che anche la tutela “sacrosanta” passa attraverso valorizzazione e comunicazione e che la cultura può essere gradevole e garantire degli introiti, senza rimanere impantanati nel pregiudizio che tutte le attività imprenditoriali siano losche o con poca valenza sociale e che solo lo Stato possa garantire la mission di tutela.
Fra le proposte più interessanti, c’è sicuramente quella che suggerisce di assegnare a cooperative di giovani (battezzate un po’ infelicemente “cooperative della conoscenza”!) la gestione di biblioteche , archivi e musei, che, purché non si riduca “more italico” in un carrozzone per assunzioni clientelari nascoste, costituisce un riconoscimento di un mondo che va oltre la gestione esclusivamente pubblica, e che opera per la fruizione e la conoscenza del patrimonio storico artistico.
Da leggere con attenzione anche la parte dedicata alle procedure di assegnazione dei lavori, giacché volta a tutelare una serie d’imprese artigianali che rischiano l’esclusione dal mercato, nel caso di gare con importo “sopra soglia”. Senza dubbio l’esempio della vicina Francia con il “Code des marchés publics” sulla falsariga delle direttive comunitarie, offre un’idea di lodevole chiarezza e forse un modello da perseguire. Quanto all’organizzazione di mostre, la problematica va individuata non tanto nella controversia annosa che contrappone il settore pubblico a quello privato, in merito alla loro ideazione, ma in una corretta programmazione pluriennale, che eviti il proliferare di iniziative inutili, volte a soddisfare ambizioni di amministratori locali, di funzionari o di privati e che inserisca invece l’attività di mostre (che siano comprensibili e apprezzate dal pubblico), nell’offerta turistica di Comuni e Regioni.
La conclusione è che urge una visione che inserisca i temi più scottanti quali il finanziamento, gli organici, la semplificazione delle procedure in un quadro ben più ampio di necessaria riforma della Pubblica Amministrazione – dato che quella italiana è una delle più antiquate d’Europa- da compiere organicamente, anche per rimediare alle opacità, che sono sistematicamente messe in risalto dai media, espressione dell’opinione pubblica. Molti dei problemi lamentati possono essere risolti operando una modernizzazione profonda che utilizzi appieno tutti gli strumenti a disposizione per velocizzare e rendere trasparenti e imparziali le procedure, per approdare a un sistema in cui, i “servizi resi ai cittadini” siano realmente il punto di riferimento, allo scopo di offrire al pubblico un’offerta qualitativamente differenziata, prescindendo dalla difesa di posizioni di lavoro privilegiate.
La commissione riconosce anche che i servizi per il pubblico “ hanno bisogno di una nuova sostenibilità, rispetto ad una domanda profondamente mutata” e necessitano di essere inseriti all’interno di un “progetto di rilancio del sistema dei beni culturali, dei musei , dei complessi archeologici”, con cambiamenti radicali organizzativi delle Soprintendenze, che nel loro insieme –per difficoltà interne- spesso manifestano lentezze nella loro attività”. Forse il rimedio non può essere visto solo in una loro auspicabile maggiore autonomia. Se non viene compiuto un radicale cambiamento di mentalità, che investa tutti i settori del Paese, semplificando una burocrazia che è una sommatoria di funzioni regionali, provinciali, comunali e prerogative dello Stato, non sarà possibile convertirsi all’idea che la cultura è una risorsa importante che non prevede monopoli.
Anna Maria Reggiani è Direttore Generale Emerito presso Ministero Beni e Attività Culturali
Nonostante l’arrivo dell’autunno, dall’Europa soffia un vento caldo carico di notizie positive per chi opera nel settore creativo culturale ed audiovisivo.
La Commissione Europea ha deciso di stanziare 1.801 milioni di euro tra il 2014 e il 2020, per il programma Europa Creativa, attraverso il quale prevede di raggiungere circa 8.000 organizzazioni culturali e 300.000 artisti, professionisti della cultura e le loro opere. Il Parlamento europeo ha votato favorevolmente il programma.
Scopo primario: aiutare chi si occupa di ‘cultura’ a varcare i confini nazionali, rafforzando il ruolo dei piccoli imprenditori e delle organizzazioni locali, favorire l’innovazione, la costruzione di un pubblico paneuropeo e nuovi modelli di business.
Secondo la Commissione, dal punto di vista economico questi finanziamenti sono il modo più efficace di ottenere risultati e un effetto duraturo per aiutare i professionisti del settore culturale ed audiovisivo ad inserirsi sui mercati internazionali e a lavorare con successo per promuove lo sviluppo di opere che presentano un potenziale di distribuzione transfrontaliera; più di 5.500 libri e altre opere letterarie verranno tradotte e pubblicizzate e più di 1.000 film europei, verranno distribuiti su piattaforme tradizionali e digitali.
Nonostante infatti la diversità culturale e linguistica europea sia riconosciuta dai Trattati come un principio fondamentale e più volte si sia proclamata la necessità di rafforzare la competitività dei settori culturali e creativi, i dati dell’ultimo rapporto Eurostat relativi al 2012, riportavano un panorama non proprio felice, dove tra l’altro l’Italia chiudeva la fila con una percentuale di investimenti statali nel campo culturale inferiore alla media degli altri paesi membri.
Ora sembra che ci siano tutti gli elementi per uscire dalla crisi e dare una spinta propositiva, -oltre a un sostegno economico- all’enorme ricchezza che molti, soprattutto tra i giovani continuano a ritenere il cuore vivo e pulsante in cui investire tempo e risorse, nonostante la disattenzione se non peggio, gli ostacoli da parte delle istituzioni.
Voci di corridoio sussurrano che le prime call usciranno a dicembre con scadenza a marzo. Il Programma vede un aumento di budget del 9% rispetto al precedente Programma Media e Cultura 2007-13 e resterà suddivido nei due filoni principali: Media e Cultura, oltre a una sezione tran-settoriale che istituirà una desk di supporto e archivio dati e dal 2016 un fondo di garanzia quale strumento di garanzia finanziaria destinato alle PMI e alle organizzazioni.
Quattro i settori di finanziamento: progetti di cooperazione, traduzione letterarie, network e piattaforme.
Potranno partecipare gli operatori attivi nei settori creativi culturali, aventi personalità giuridica (non sono ammesse infatti domande individuali) e sede legale in uno dei 28 Paesi Membro Ue, ma anche Norvegia, Svizzera, Turchia, Macedonia, Serbia, Islanda, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Albania; e –grande novità!- anche i Paesi partecipanti alla cosiddetta European Neighbourhood Policy -ENP: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina, Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Palestina, Siria e Tunisia.
Un’opportunità importante per fare rete, acquisire competenze e, grazie alle più moderne tecnologie digitali diffondere la coproduzione europea e internazionale, scambi di competenze professionali e know-how, attraverso tournee, eventi, manifestazioni internazionali.
Letteratura, musica, architettura, archivi e biblioteche, artigianato artistico, film, televisione, videogiochi e multimediale; design, festival, arti visive, arti dello spettacolo, editoria, radio, pare siano finalmente arrivate le risorse per salvare questo nostro patrimonio inestimabile, resta ora da vedere come verranno distribuite e gestite!
Consulta il sito del programma Europa Creativa
Il 20 novembre 1989 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sottoscriveva la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che compie oggi 24 anni. Questa data è perciò celebrata in tutto il mondo per ricordare l’importanza di tutelare i più piccoli e i loro diritti fondamentali.
L’invito lanciato dall’UNICEF quest’anno è in particolare quello di cancellare la violenza sui bambini, per cui ha istituito anche un sito web e lanciato un apposito hashtag: #ENDviolence against children. La società civile mondiale è così chiamata a non chiudere più gli occhi dinnanzi a questi orribili abusi, ma a denunciare tali crimini, che passano troppo spesso inosservati e impuniti.
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L’Italia ha ratificato la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza nel 1991 e oggi il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricordato questa particolare ricorrenza affermando che: “Poter essere accolto e crescere all’interno di un ambiente familiare sereno rappresenta un fondamentale diritto del minore, un bene sociale irrinunciabile”. Il Presidente del Senato Pietro Grasso ha invece menzionato il dato secondo cui oltre il 10% dei ragazzi italiani non è iscritto a scuola, denotando “un impoverimento etico, in cui valori quali giustizia, uguaglianza, merito, tutela dei diritti fondamentali, sembrano non trovare più cittadinanza”.
Nel Rapporto UNICEF 2013 relativo al benessere dei Bambini nei Paesi ricchi, il nostro Paese figura al 22° posto su 29 nazioni esaminate.
In particolare:
– Benessere materiale: 23° posto su 29
– Salute e sicurezza: 17° posto
– Istruzione: 25° posto
– Comportamenti e rischi: 10° posto
– Condizioni abitative e ambientali: 21° posto
Questi dati devono farci riflettere per comprendere che molto c’è ancora da fare. La giornata del 20 novembre deve perciò rappresentare un monito importante per ricordare quanti e quali diritti devono essere garantiti a ciascun bambino.
UNICEF Italia ha lanciato per l’occasione la campagna “IO come TU – Mai nemici per la pelle”, volta ad eguagliare tutti i bambini, senza distinzione alcuna, attraverso una lunga catena umana contro le discriminazione dei minori di origine straniera presenti nel Paese. Il programma prevede inoltre più di 100 eventi pubblici come seminari, incontri, marce, laboratori, volti in particolare a garantire il diritto di cittadinanza ad ogni bambino.
Il Telefono Azzurro, associazione da anni impegnata nell’aiuto dei minori, coglie a sua volta l’occasione per lanciare un appello alle istituzioni nazionali e raccoglie in 14 punti le misure di intervento necessarie per garantire una adeguata tutela dei bambini.
1 – Che vengano incrementate le risorse attualmente assegnate al Fondo per le politiche sociali, al Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, nonché al Fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, anche attraverso l’utilizzo di una copertura finanziaria ipotizzata in un primo momento dal Governo che avrebbe portato ad un aumento dell’aliquota al 22 sulle rendite finanziarie, con introiti conseguenti che superano di gran lunga i 100 milioni di euro l’anno;
2 – Che vengano aumentate le risorse da destinare a livello nazionale e regionale per la piena attuazione dei diritti dei bambini e degli adolescenti che vivono in Italia partendo da un congruo rifinanziamento del “Fondo asili nido”, istituito durante la XV Legislatura, prevedendo un ripianamento del taglio di risorse perpetrato dall’attuale Legge di Stabilità al Fondo per il contrasto alla pedopornografia, e prevedendo adeguate risorse economiche per il prossimo bando di affidamento del Servizio 114 Emergenza Infanzia;
3 – Che vengano previsti interventi per il sostegno delle famiglie in condizione di povertà estrema, in aggiunta a quanto già previsto in modo ancora non adeguato dalla legislazione vigente, promuovendo politiche attive e misure efficaci di sostegno alla famiglia. Ciò dovrebbe avvenire anche attraverso lo stanziamento di apposite risorse destinate non solo all’incremento delle strutture e dei servizi socio educativi per l’infanzia, ma soprattutto al potenziamento dei servizi di prevenzione e cura offerti dal sistema sanitario, e più in particolare dalle professioni pediatriche, garantendo l’attuazione e l’uniformità delle prestazioni su tutto il territorio nazionale;
4 – Che venga previsto un accentramento e una razionalizzazione delle competenze istituzionali sull’infanzia e l’adolescenza, attualmente eccessivamente frammentate, al fine di consentire un’azione realmente efficace delle politiche in materia, istituendo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri un Dipartimento responsabile delle scelte strategiche e politiche che incidono sulla vita dei bambini e degli adolescenti nel nostro Paese che operi in pieno coordinamento con la Commissione Bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza recentemente costituita;
5 – Che sia colmata la carenza di un adeguato sistema di raccolta dati sulla condizione dei bambini e degli adolescenti, non solo promuovendo maggiormente l’azione degli organismi attualmente deputati a questa funzione, ma anche stanziando adeguate risorse per l’istituzione di un “Osservatorio permanente”, composto da bambini e adolescenti, capace di offrire dati puntuali e aggiornati sulla loro condizione, favorendone l’ascolto e la partecipazione attiva anche attraverso le nuove tecnologie.
6 – Che siano assicurate adeguate risorse per contrastare la prostituzione minorile e il gioco d’azzardo, fenomeni che attualmente coinvolgono sempre più la vita dei minori, partendo innanzitutto dal ripristino delle risorse tagliate dalla Legge di Bilancio per il 2014 ai programmi relativi al contrasto al crimine, la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, nonché attraverso l’istituzione di un fondo specifico per la prevenzione e la cura delle dipendenze patologiche da gioco rivolto anche ai minori;
7 – Che sino incrementate le risorse attualmente previste dalla Legge di Stabilità per il 2014 finalizzate a finanziare il Fondo nazionale contro la violenza sessuale e di genere che all’articolo 7, comma 8 della Legge di Stabilità stessa autorizza una spesa pari a 10 milioni di euro, destinando adeguate risorse per il contrasto alla violenza perpetrata in ambito familiare e fra i giovani adolescenti, nonché per strutture specializzate nella cura delle conseguenze fisiche e psichiche degli abusi sessuali e dei traumi vissuti nell’infanzia e nell’adolescenza;
8 – Che, rispetto al fenomeno del bullismo siano attivate misure di prevenzione e contrasto realmente efficaci, prevedendo anche in Italia l’istituzione di una giornata nazionale sul bullismo, nonché lo stanziamento di risorse per la formazione degli insegnanti e delle altre figure educative (ad esempio, quelle presenti nei contesti sportivi), superando l’attuale dispersione di risorse in progetti di diversa natura ed incerto impatto risolutivo;
9 – Che siano adottate adeguate iniziative volte a concedere la cittadinanza italiana ai figli degli immigrati nati in Italia, perché solo l’applicazione del principio dello jus soli consentirà di sostenere il processo di integrazione socio-culturale verso un’effettiva convivenza tra persone di origine diversa;
10 – Che venga attivato anche in Italia, come in altri Paesi Europei, il sistema di allerta in caso di scomparsa dei minori e che il Comitato Media e Minori, recentemente costituito, si attivi quanto prima ad adottare provvedimenti tesi a proibire la spettacolarizzazione dei casi di cronaca relativi ai minori da parte dei media, come raccomandato dalle Guidelines del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa del 17 novembre 2010;
11- Che siano varate al più presto le disposizioni attuative della legge n. 62 del 2011 sulle detenute madri, in moto tale da evitare che i figli trascorrano i primi anni della loro vita (0-3 anni) in ambiente carcerario;
12 – Che sia data piena attuazione, anche attraverso lo stanziamento di apposite risorse finanziarie, al decreto legislativo 12 luglio 2013 n.14 in materia di equiparazione di figli naturali e figli legittimi;
13 – Che venga aperto in sede Parlamentare un confronto trasversale sulle problematiche inerenti i provvedimenti di affido dei minori e sulle questioni concernenti le adozioni nazionali e internazionali;
14 – Che siano destinate adeguate risorse per la cura dei disturbi mentali di bambini e adolescenti, impedendo il ricorso al ricovero in strutture psichiatriche per adulti, pratica ancora in uso in alcune parti del nostro Paese.
La Onlus Save the Children ha invece scelto di coinvolgere le Regioni italiane che, secondo quanto prevede la distribuzioni di competenze, sono responsabili in determinati settori di rilevanza sociale. A loro è stato rivolto l’invito affinché istituiscano la figura del Garante regionale dell’Infanzia e la Conferenza dei Presidenti dei Consigli Regionali ha supportato l’iniziativa facilitando l’adozione di una risoluzione in tal senso. Save the Children ha inoltre colto l’occasione per rilanciare la campagna già avviata lo scorso maggio dal titolo “Allarme Infanzia”, con l’obiettivo principale di combattere la povertà infantile nel Paese.
È stato presentato ieri mattina a Roma, al Teatro Orione sull’Appia, il volume “Immigrazione. Dossier Statistico 2013”, titolo che si accompagna in copertina, sempre a caratteri cubitali, a “Rapporto Unar. Dalle discriminazioni ai diritti”, realizzato dall’Idos (acronimo che sta per Immigrazione Dossier Statistico) su committenza giustappunto Unar. L’Unar opera nell’ambito del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Si tratta del primo annuario pubblicato in Italia per la raccolta di dati socio-statistici sui temi dell’immigrazione.
Per chi non conosce l’opera, si tratta di un corposo tomo di poco meno di 500 pagine, che, ormai a cadenza annuale, da oltre un ventennio (fino al 2003 curato dalla Caritas di Roma e poi dal Centro Studi Idos), propone un’interessante analisi, soprattutto quantitativa, della situazione dell’immigrazione in Italia, con molte tabelle e capitoli che affrontano le tematiche migratorie da diverse prospettive: statistiche, economiche, politiche, giuridiche.
Quel che qui vogliamo segnalare (denunciare?!) è che nel tomo, certamente prezioso, non c’è una pagina una dedicata alla cultura, allo spettacolo, alle arti, ai media: eppure i 5,2 milioni di cittadini stranieri regolarmente presenti a fine 2012 sul territorio italiano non sono – si ha ragione di ritenere – soltanto lavoratori e consumatori di beni materiali, ma anche fruitori e finanche autori di cultura. L’incidenza degli stranieri sulla popolazione residente è del 7,4 % del totale nazionale. Gli stranieri iscritti nelle scuole italiani sono poco meno di 800mila, e corrispondono al 9% della popolazione studentesca. I neonati stranieri hanno rappresentato nel 2012 il 15% di tutte le nascita in Italia. Le due comunità più rilevanti in termini quantitativi sono i cittadini del Marocco e dell’Albania, le cui comunità sono formate entrambe da circa 500mila persone; seguono i cinesi, con 300mila, ed è sopra la soglia dei 200mila l’Ucraina.
Il rapporto Idos è uno strumento certamente prezioso, e, in qualche modo, evoca l’ormai mitico rapporto annuale del Censis sulla situazione del Paese (giunto nel 2012 alla 46ª edizione): è indiscutibilmente un testo di riferimento, per chi si interessa di politiche sociali e specificamente di migrazioni. Se si vuole trovare un qualche deficit, va cercato nell’impostazione complessiva (non particolarmente critica, anzi un po’ asettica) e forse nella eccessiva parcellizzazione delle tematiche (75 capitoli!): insomma, sembra mancare una lettura critica sintetica. Una pecca anche nell’impaginazione, troppo classica, con un’architettura grafica che non invita alla lettura: non viene proposto nemmeno un grafico o una visualizzazione. Conferma di questo approccio eccessivamente tradizionale – nella rappresentazione dei dati – s’è registrata anche durante la presentazione del rapporto: la relazione di Pittau non è stata accompagnata da alcuna slide. E, per quanto accurato l’eloquio del “rapporteur”, un rapporto scientifico ha anche necessità di “rappresentazioni” visive sintetiche, e forse anche un po’ d’effetto… Questa mancanza non è compensata da un breve video curato dalla Rai, che ha cercato di estrapolare un set di dati dal rapporto, sullo sfondo di immagini di repertorio (il video sarà online su YouTube da oggi).
Al di là di questi aspetti “coreografici”, perché la presentazione e l’impostazione del volume ci preoccupa?!
Perché in tutti gli interventi, durante le tre ore di presentazione del rapporto, non abbiamo ascoltato alcuna riflessione sulla funzione della cultura come strumento di integrazione sociale, anzi di “interazione sociale” (come si usa ormai nello slang specifico della sociologia delle migrazioni). Eppure, sono proprio i media e la cultura gli strumenti che possono stimolare (o non stimolare) la coesione sociale, e la promozione di visioni plurali della realtà, che combattano esclusione e discriminazione.
Indiscutibilmente i relatori erano tutti di gran qualità e della massima rappresentatività istituzionale: dal Presidente dell’Idos Franco Pittau alla giornalista di Radio Vaticana Maria Dulce Araújo èvora, dalla Capo Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio Ermenegilda Siniscalchi, dal Direttore Generale dell’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) Marco De Giorgi alla Vice Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali (con delega alle Pari Opportunità) senatrice Maria Cecilia Guerra, per arrivare alla onorevole Ministro per l’Integrazione Cécile Kashetu Kyenge.
Non una parola una dedicata alla cultura.
Va lamentato che non esiste una ricerca sulla fruizione culturale e mediale degli stranieri che vivono in Italia.
Va ricordato che pure esistono testate a stampa in lingua straniera edite in Italia, esistono emittenti radiofoniche e televisive locali che offrono trasmissioni per gli stranieri, esistono scrittori ed anche gruppi artistici – soprattutto in ambito musicale – che si impegnano a fare della cultura uno strumento di condivisione di valori, di integrazione, di coesione, di lotta al disagio, di difesa delle pluralità (ideologiche, religiose, etniche…).
Un esempio ormai divenuto famoso a livello nazionale è l’Orchestra di Piazza Vittorio, ma sono attive in Italia decine e decine di gruppi musicali multietnici, rispetto ai quali non esiste alcuna letteratura scientifica e l’attenzione dei riflettori mediali è quasi inesistente.
Come se la dimensione culturale degli immigrati fosse una variabile minore, marginale, e non invece centrale…
Quel che sembra emergere (confermata anche dall’affollato convegno di presentazione del rapporto Idos) è una sorta di “deriva economicista” del senso dello Stato: tutti gli intervenienti hanno posto l’accento su quanto gli immigrati contribuiscano ormai all’economia nazionale, come produttori di reddito, come imprenditori, come consumatori. Come se questa variabile fosse essa a poter rafforzare (ri-legittimare eticamente?!) il senso dell’intervento pubblico nel settore. Gli immigrati contribuiscono alla ricchezza economica del Paese: “quindi” sono degni di adeguata attenzione.
Diversi intervenienti hanno richiamato la stima Idos secondo la quale il “bilancio costi/benefici per le casse statali” (inteso come delta tra la spesa pubblica per l’immigrazione, da una parte, ed i contributi e le tasse pagate dagli immigrati dall’altra) avrebbe registrato un risultato positivo di ben 1,4 miliardi di euro nel 2012: insomma, rimesse all’estero a parte, gli immigrati contribuiscono anche alla ricchezza degli italiani non stranieri…
Il fenomeno (cioè questa “interpretazione”) mostra inquietanti punti di contatto con il dibattito italiano sulle politiche pubbliche a favore della cultura: ogni tanto, emerge la ricerca alfa o lo studio beta che “contano”, “misurano”, “quantificano” l’economia della cultura: fatturato, addetti, imprese, indotto, moltiplicatori e compagnia cantando… Spesso si tratta di numeri in libertà, stime simpaticamente nasometriche, ma i giornali e gli altri media se le bevono (senza scrupolo), e talvolta anche quotidiani nazionali titolano a piena pagina dati e statistiche (che non sono validate, ma che fanno effetto)! Come dire?! L’economico conta più del semiotico: non ci si sofferma sul “senso” della cultura, ma sulla sua funzione economica.
Sembra venir meno il senso profondamente civile (costituzionale, ci sia consentito) dell’intervento pubblico (e le politiche a favore della cultura non sono differenti, in questo, rispetto alle politiche sociali): se il “settore” di riferimento “pesa” economicamente, allora sembra che cresca il senso del ruolo dello Stato!
Il rapporto viene distribuito gratuitamente a chi lo richiede (www.dossierimmigrazione.it). Essendo finanziato con danari dello Stato, ci sembra una bella decisione: non sempre accade in Italia (si ricorderà peraltro che un articolo del famoso decreto, poi divenuto legge, cosiddetto “Valore cultura” prevede proprio un obbligo a rendere gratuitamente disponibili le ricerche finanziate con danari pubblici).
Da segnalare, per la cronaca, che il rapporto Idos è giunto alla 23ª edizione, ma di fatto sembra trattarsi di una edizione… n° 1. Nato in effetti in ambito confessionale, essendo stato promosso dalla Caritas e dalla Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, ma comunque caratterizzato per una bella autonomia ideologica, nel 2013 si è incrinato il rapporto fiduciario tra la Caritas-Migrantes e l’Idos. Nuovo inedito committente è giustappunto l’Unar. A fine maggio 2013, l’Idos (che pure ha sede presso il palazzo che ospita alcuni uffici della Cei), diramava un laconico comunicato stampa: “dobbiamo dirvi con rammarico che, a livello nazionale, non è stato raggiunto un accordo per poter continuare la collaborazione con Caritas e Migrantes”. Di criticità di finanziamento trattasi, sembra leggersi tra le righe.
Il Presidente di Idos Pittau ha liquidato – con grazia – questo passaggio di consegne tra committenti/finanziatori (non avvenuto forse in modo proprio sereno) ricordando un auspicio di don Luigi Di Liegro (fondatore della Caritas Diocesana di Roma), il quale pare teorizzasse che non importa lo status del proponente di una bella idea (privato o pubblico, confessionale o aconfessionale che sia), ma quel che conta è che le buone progettualità vengano sviluppate… Meglio ancora se dallo Stato, che la collettività tutta deve (dovrebbe) rappresentare e tutelare. Verrebbe da commentare, con ecumenica benedizione: “tutto è bene, quel che finisce bene”. E quindi la comunità scientifica è ben lieta che il rapporto sopravviva ai travagli tra finanziatori. Anche se Pittau, ieri mattina, ha fatto comprendere a chiare lettere, con bonomia, che il contratto per l’edizione 2014 l’Unar non l’ha ancora perfezionato.
Non riteniamo che, nel passaggio di committenza, dalla Fondazione Migrantes della Cei all’Unar dell’italico Stato, ci sia stato un salto di qualità: il rapporto era e resta uno strumento di conoscenza importante. Spiace osservare che nell’edizione 2013 non vi sia più quella pur minima attenzione che c’era nel rapporto 2012, che dedicava pagine interessanti alle testate radiotelevisive di immigrati, intitolando efficacemente “Comunicare il diverso”.
Come utilizzano internet gli stranieri che vivono in Italia?!
Che impressione hanno di come la Rai rappresenta la loro immagine?!
Si tratta di quesiti che restano senza risposta. E che pure meritano essere analizzati, perché potrebbero fornirci interpretazioni inedite di stereotipi e cliché, e forse anche strumentazione adeguata per superare le discriminazioni. Che sono frutto di degenerazioni dell’immaginario collettivo. E proprio la cultura e l’arte possono combattere in modo efficace le distorsioni
Una battuta finale sull’apprezzabile autoironia della Ministra Kyenge: ha enfatizzato come le tematiche della migrazione debbano essere affrontate meglio soprattutto dagli operatori scolastici, ed ha raccontato che, in un incontro con studenti di una scuola elementare, si è trovata qualche giorno fa spiazzata alla domanda di un bambino: “ma ministro… il vostro governo ha un programma???”. Una risata convinta s’è elevata dalla platea.
Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult
Qualche decennio di esperienza professionale (consulenziale e giornalistica) ci consentono di “leggere” alcune dinamiche con sereno distacco, e forse con un discreto “valore aggiunto” critico, anche rispetto al “dietro le quinte”: come è noto, il 5 novembre scorso, si è tenuta presso il Centro Sperimentale di Cinematografia la “Conferenza Nazionale del Cinema”, fortemente voluta dal ministro Massimo Bray e dal direttore generale Nicola Borrelli (ne abbiamo già scritto con scetticismo su queste colonne); come annunciato, il 9 novembre, i risultati di quella giornata di lavoro sarebbero stati presentati al Ministro, durante un evento ad hoc del Festival del Cinema di Roma.
Da giornalisti, abbiamo atteso che il 9 novembre l’ufficio stampa del Ministero diramasse un comunicato. Il che curiosamente non è avvenuto, anche se l’ufficio stampa del Mibact è ormai discretamente famoso nell’ambiente giornalistico perché inonda le redazioni di comunicati sulle più variegate questioni riguardanti la ricca agenda del Ministro. Abbiamo osservato, con relativo stupore, domenica mattina, che la rassegna stampa dell’iniziativa è stata ridicola (articoletti soltanto su “Avvenire” e “Il Tempo” e “il Messaggero”), ma d’altronde non brilla oggettivamente per intelligenza (mediologica e politica) organizzare un incontro istituzionale durante un festival, dato che i riflettori giornalistici sono ovviamente concentrati sui film, sulle polemiche cinefile, e sulla scollatura dell’attricetta di turno. Peraltro, chi redige queste noterelle è schierato con coloro (non pochi) che ritengono errata “ab origine” l’idea di un festival romano nato con l’ambizione (presto fallita) di competere con quella che dovrebbe essere l’unica iniziativa festivaliera nazionale di respiro realmente internazionale (il Festival di Venezia), ma… questo è un altro discorso.
Quel che stupisce, e che qui vogliamo segnalare, è che non nella giornata di sabato, ma l’indomani, domenica mattina (forse resisi conto alcuni dei promotori della modestissima rassegna stampa?!), viene diramato un lunghissimo comunicato stampa sulla giornata conclusiva della Conferenza Nazionale del Cinema. Dal Mibact? No, dall’Anica (vedi la riproduzione del testo in calce: interessante esempio di velina da “captatio benevolantie”, con tono che trasuda piaggeria nei confronti delle istituzioni). Ovvero dalla maggiore associazione dei produttori cinematografici italiani, che pure tutti non li rappresenta, e che comunque incarna una soltanto delle anime del cinema (quella mercantile). Si tratta di stessa Anica che tanta parte ha avuto nella strutturazione della “Conferenza Nazionale del Cinema”, se è vero che due dei tre “tavoli di lavoro” del 5 novembre hanno visto come “rapporteur” rispettivamente una qualificata dirigente dell’associazione ed un qualificato consulente dell’Anica stessa. E ricordiamo che, qualche mese fa, furono Mibact ed Anica assieme a presentare un dossier pomposamente denominato “Tutti i numeri del cinema italiano”, che proponeva in verità un set di dati parziale, se non partigiano.
Da cittadini, prima che da ricercatori e giornalisti, ci domandiamo cosa succederebbe se il Ministero della Salute appaltasse ricerche e convegni – e finanche una… “Conferenza Nazionale della Salute” – all’associazione dei proprietari di ospedali privati: qualcuno – saggiamente – obietterebbe almeno sull’opportunità, e forse su una qualche contraddizione interna del rapporto tra “pubblico” e “privato”, e finanche su qualche rischio di conflitto di interessi (anche se viviamo in un Paese nel quale, in materia, sembra tutti o quasi digeriscano anche i sassi).
In Anica, ci sono sicuramente intelligenze interne di alta qualificazione (tra le migliori del Paese, riteniamo), ma forse le strategie cognitive e politiche del Ministero dovrebbero avvalersi anche di intelligenze più plurali, data l’estrema delicatezza della politica culturale in un Paese come l’Italia, e data anche la qualità del suo estremo policentrismo.
E non dimentichiamo che presso il Mibact esiste (sulla carta, ormai) un Osservatorio dello Spettacolo (istituito dalla cosiddetta “legge madre” del 1985, che creò il famigerato Fondo Unico per lo Spettacolo alias Fus), struttura che è stata via via depotenziata (e definanziata) nel corso degli anni, “subappaltando” a soggetti come la confindustriale Anica e la ecclesiale Fondazione Ente dello Spettacolo (per molte centinaia di migliaia di euro l’anno) segmenti di quello che dovrebbe essere un “sistema informativo” centrale del Ministero, e soprattutto l’analisi critica del settore e delle sue potenziali strategie di sviluppo.
Attendiamo di leggere i lavori ed i risultati della Conferenza Nazionale del Cinema, non appena il Ministero li renderà pubblici (il che, ad oggi, non è). Ci auguriamo di non dover andare a cercare gli atti della Conferenza sul sito web dell’Anica…
Per ora, dalla rassegna stampa (e da quel che ci ha raccontato qualcuno dei partecipanti alla kermesse), emerge un gran bel concetto, non riusciamo a comprendere (un nostro limite, certamente) quanto innovativo e rivoluzionario: il Ministro Bray ha sostenuto che l’intervento pubblico dello Stato a favore della cinematografia deve passare da uno stadio soltanto “dativo” ad uno stadio “interattivo”. Potenza degli slogan!
Post scriptum.
Ecco il comunicato stampa diramato dal Mibact a fine mattinata di sabato 9 novembre:
Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Massimo Bray, sarà lunedì 11 novembre in Sicilia, a Racalmuto, per la presentazione del progetto “La strada degli scrittori”. Un itinerario turistico – culturale legato a tre grandi autori siciliani: Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia e Andrea Camilleri. Dopo la presentazione il Ministro percorrerà con un breve tour i luoghi amati dagli scrittori: a partire da Racalmuto per arrivare a Porto Empedocle attraverso la Valle dei Templi di Agrigento, visitando le case natali, le statue, i teatri, paesaggi amati dai maestri della narrativa.
Ecco il testo del comunicato stampa diramato dall’Anica nella prima mattinata di domenica 10 novembre 2013:
Conferenza nazionale del cinema.
Bray: il comparto che si unisce crea positività e insieme si possono superare gli ostacoli
Tozzi: Bray sia il referente istituzionale della nuova GovernanceSi è tenuta il 9 novembre presso il Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica la seconda fase della Conferenza nazionale del Cinema convocata dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Massimo Bray. Nel corso dell’incontro pubblico sono state esposte le relazioni di sintesi dei tre tavoli di discussione che avevano caratterizzato la prima fase della Conferenza nazionale. Organizzati presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, i tre tavoli avevano analizzato temi di rilevanza per il settore quali il mercato nazionale, i modelli di distribuzione e le politiche pubbliche.
Condotta dal Direttore Generale per il Cinema Nicola Borrelli, in un clima di positiva collaborazione tra gli esponenti della politica e quelli della filiera cinematografica presenti, la conferenza ha fornito un quadro lucido della situazione attuale analizzando le criticità che attanagliano il settore e prospettando delle soluzioni ai problemi, da realizzare sotto l’egida di una nuova Governance di settore, ben definita, che tuteli tutte le parti in gioco.
Il Ministro Bray ha espresso consapevolezza per la complessità del settore e per le sue problematicità ma ha dichiarato la volontà di superare gli ostacoli attraverso questi tavoli di lavoro e di confronto (“da non abbandonare mai”), simbolo di un nuovo sistema più ricettivo alle richieste del settore culturale.
L’unione di intenti tra istituzioni e industria ha fatto sì che il Presidente Anica Riccardo Tozzi proponesse pubblicamente il Ministro Bray come riferimento istituzionale di questa Governance e come portavoce di questa collaborazione a tutela dei diritti dei consumatori e di quelli dell’industria.
L’analisi.
Il sistema industriale audiovisivo e gli assetti del mercato in Italia ruotano attorno alle televisioni. La quasi totalità delle risorse però è a vantaggio di un numero ristretto di tv generaliste e di un duopolio editoriale. Il risultato è che tutto il potere assegnato a sole due imprese ha creato uno squilibrio tra produttori di contenuto e distributori, influendo negativamente sul prodotto. La chiusura del mercato distributivo non poteva che omogeneizzare il prodotto, che si è ormai etichettato e customizzato secondo uno schema rigido che prevede produzioni sicure per un target di pubblico di massa. Nessuna serialità con respiro internazionale, una produzione chiusa, un mercato chiuso con pochissime possibilità per la produzione indipendente.
Uno dei primi obiettivi di questa Governance sarebbe di diminuire il numero di tv generaliste, di aumentare e di rinnovare le linee editoriali e, soprattutto, di rendere obbligatori gli investimenti e la programmazione di prodotti provenienti da produzioni indipendenti.
Questa Governance deve essere centrale, statale, ed avere una visione totale della produzione dell’audiovisivo nazionale, ovvero lavorare a contatto con le regioni e con le film Commission, coordinandole e assegnando loro ruoli definiti e precisi ma non delegando gli oneri.
Nel contesto del mercato, il primo tema analizzato è stato quello relativo all’esercizio, con un grido d’allarme per la chiusura di un numero sempre maggiore di monosale cittadine, penalizzate da una pressione fiscale sempre in aumento, dalla impossibilità alla multiprogrammazione e dai costi per la digitalizzazione. In generale, tutto l’esercizio ha lamentato il problema fiscale e, soprattutto, il fenomeno sempre più crescente della pirateria.
A questo proposito è intervenuto Francesco Posteraro dell’Agcom, che ha confermato l’arrivo a breve termine di una regolamentazione precisa e più rigida sulla pirateria digitale, crimine da combattere prima che distrugga la produzione, ovvero un regolamento per la “protezione dei contenuti contro la predazione degli stessi”. L’attività di repressione non sarà quella di un controllo poliziesco della rete ma, su richiesta della parte lesa, si andrà a colpire i siti e i provider coinvolti nella diffusione illecita di materiale protetto da diritto d’autore.
Altro tema fondamentale è stato l’aggiornamento degli strumenti di implementazione delle risorse. Tutti gli strumenti, dal fus al credito d’imposta passando per i contributi agli incassi, al sostegno alle produzioni ritenute di interesse culturale o di autori di opere prime, vanno analizzati e ricalibrati. Inoltre si potrebbero ripristinare alcuni vecchi contributi ormai in disuso, purché aggiornati, e prendere in prestito dall’estero i modelli di contributo più più vincenti come il crowfunding, le lotterie e i gruppi di investitori per pacchetti di film.
Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult
C’è voluta tutta l’estate per metabolizzare il Datagate e tutte le sue conseguenze. Nonostante le rivelazioni di Snowden sembrassero preoccupanti sin dall’inizio, l’effetto iniziale è stato di qualche timida interrogazione da parte di alcuni stati Europei, e il problema si è scaldato solo quando sono fuoriusciti i nomi dei Vip presi di mira dal sistema realizzato dall’Nsa.
Già, perché inizialmente il sempreverde leit motiv del terrorismo sembrava giustificare un programma così vasto e “invadente”, d’altronde perché preoccuparsi di un controllo a tappeto su migliaia di cittadini quando in gioco c’è la sicurezza nazionale? Ma se poi il controllo fuoriesce dalla mischia di quelle entità grigie e poco interessanti che popolano le nostre città, ecco che scatta lo scandalo internazionale.
Lo ha capito subito Obama che prima dell’estate ha ordinato l’interruzione immediata delle attività di monitoraggio sulla Merkel e su altri 34 leader mondiali, perché è facile spiegare il perché su Mario Rossi. Un po’ più complicato se si parla di politici o personaggi di spicco che, in teoria, non dovrebbero avere niente a che fare con terroristi o cospirazioni anti-Stati Uniti.
Quindi, mentre i giornali e il pubblico si confortano sul solito stereotipo del Grande Fratello (ricordate Echelon?), nessuno ci spiega cosa potevano trovare di interessante gli Stati Uniti su quei 35 leader mondiali e su svariate altre personalità chiave, soprattutto se ci continuano a propinare la favola del terrorismo.
Ma la domanda non può rimanere a lungo non risposta, soprattutto perché non è di Mario Rossi che stiamo parlando. Da una parte l’Nsa grida all’emergenza internazionale perché la rivelazione integrale del (costoso) sistema di protezione che è stato realizzato per proteggere l’intero pianeta, è un duro colpo al bene e un vantaggio notevole per i nemici. “Conosci il tuo nemico” diceva Sun Tzu e ora sono i nemici a conoscere meglio gli Stati Uniti.
Dall’altra parte c’è la vecchia Europa, da lungo tempo solidale con l’alleato oltreoceano, che si sente tradita da questa mancanza di fiducia. Certo potremmo discutere a lungo sul come mai un sistema di protezione così complesso abbia potuto essere installato senza che nessuno se ne accorgesse e, forse, arrivare alla conclusione di molti esperti che oggi sghignazzano perché tutto sa di scoperta dell’acqua calda.
E per ultimo arriva in soccorso il vecchio nemico di sempre, che proprio ad ottobre sale alla ribalta per aver regalato chiavette spia durante il G20 tenuto a San Pietroburgo. Un evento piuttosto insolito e rozzo che dovrebbe riportare parità sul male comune, garantendo per tutti un mezzo gaudio.
Cosa accadrà? L’ipotesi più probabile è che tra rassicurazioni e accordi di cui non avremo mai evidenza, alla fine concluderemo lo scandalo tra abbracci e ritrovata fiducia. Ma tutto dipende dalle parole che verranno usate, pesate e, soprattutto, concordate.
Andrea Pompili è un informatico ex coordinatore del “Tiger Team” di Telecom
Un’annotazione giornalistica preliminare, che sottoponiamo all’attenzione della comunità dei lettori di “Tafter”. Questa mattina (martedì 5 novembre), si tenevano a Roma in contemporanea 4 eventi, tutti di un qualche interesse per gli appassionati di cultura e gli operatori del settore: il convegno intitolato “Pubblico-privato. Patto per la cultura”, promosso da Civita nella fantastica sede di Piazza Venezia; la “Conferenza Nazionale sul Cinema”, presso il Centro Sperimentale di Cinematografia (e su questo evento, abbiamo manifestato il nostro dissenso metodologico sulle colonne di “Tafter”); l’incontro “Dialogando intorno ai beni, alle attività culturali e il turismo”, promosso dalla Direzione Generale per gli Archivi (retta ad interim da Rossana Rummo), presso il Collegio Romano; e, infine, presso la stessa storica sede del dicastero, la presentazione dei risultati della commissione di studio istituita dal Ministro Bray per la riforma del Ministero.
Seguire tutti gli eventi avrebbe implicato la disponibilità di uno stuolo di inviati, il mitico dono dell’ubiquità o comunque una capacità di teletrasporto di cui il modesto cronista che redige queste noterelle non dispone. Abbiamo quindi deciso di concentrarci sull’incontro che, almeno sulla carta, si annunciava essere l’iniziativa “strategica” più rilevante: la presentazione dei risultati della commissione di studio per la riforma del Ministero. Anche se crediamo che l’agenda odierna debba stimolare una riflessione su ricchezza e dispersioni, tipiche del nostro Paese e sintomatiche di alcune dinamiche: beltà del pluralismo e del policentrismo, oppure spreco di risorse e di intelligenze?!
Anzitutto, un’annotazione su stili di comunicazione del Ministero: il collega Luca Del Frà, eccellente firma de “l’Unità”, ha pubblicato uno “scoop”, e nell’edizione odierna del quotidiano ha anticipato il documento, che è stato illustrato oggi al Collegio Romano, ma che non è stato distribuito ai partecipanti all’incontro né ai giornalisti. La portavoce del Ministro, Caterina Perniconi, ha sostenuto che lei stessa non disponeva del documento, e già questo la dice lunga (sulle capacità di Del Frà, raro caso italico di appassionato giornalista specializzato – come Paolo Conti del “Corriere della Sera” – in politica culturale; sulla vocazione alla trasparenza del Ministero, anche se vogliamo sperare che quanto prima il segreto documento venga pubblicato sul sito web del Mibac)…
Si tratterebbe di una novantina di pagine (ma con molte centinaia di pagine nei suoi 4 “allegati”), frutto di 8 riunioni e di ben 29 audizioni sviluppatesi nel corso dei due mesi. L’elenco dell’eletta schiera degli auditi non è ancora noto, nemmeno questo.
La Commissione, istituita poco prima di Ferragosto (per l’esattezza, il 12 agosto), formata da oltre trenta persone, è stata presieduta da Marco D’Alberti (ordinario di diritto amministrativo presso l’Università di Roma “Sapienza”), che ha illustrato con chiarezza e piacevolmente il complesso lavoro della Commissione. Commissione che conclude la propria missione oggi, sciogliendosi ed affidando le sue proposte al Ministro.
La Commissione – si leggeva nel comunicato relativo alla sua istituzione – ha avuto “il compito di definire le metodologie più appropriate per armonizzare la tutela, la promozione della cultura e lo sviluppo del turismo, identificando le linee di modernizzazione del Ministero e di tutti gli enti vigilati, con riguardo alle competenze, all’articolazione delle strutture centrali e periferiche e alla innovazione delle procedure”.
Alla destra del professor D’Alberti, il Ministro Massimo Bray, alla sua sinistra Tomaso Montanari, storico dell’arte (professore associato dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”) prestato alla politica culturale, e noto anche per le sue polemiche contro Renzi per la chiusura, per una serata, di Ponte Vecchio, affittato alla Ferrari. Alla loro destra, altri tre componenti in rappresentanza della Commissione: Roberto Baratta (Presidente della Fondazione “La Biennale” di Venezia), Lorenzo Casini (professore di diritto amministrativo alla “Sapienza”) e Francesco Scoppola (Direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Umbria).
D’Alberti ha anzitutto rivendicato come la scadenza temporale imposta dal Ministro (fine ottobre) sia stata scrupolosamente mantenuta. Ha voluto enfatizzare che la Commissione ha registrato una diffusa buona qualità del personale interno del dicastero (anzi ha parlato di “altissime professionalità”), sia a livello centrale sia a livello periferico, ed ha tenuto a rimarcare che sono stati ascoltati anche i rappresentanti del coordinamento dei precari. Uno degli obiettivi della Commissione è stata l’elaborazione di proposte per rilanciare la “valorizzazione” del patrimonio culturale, intesa “non come mercificazione”, ma come stimolazione di un “patrimonio più conoscibile e fruibile”.
La Commissione ha osservato sovrapposizione di competenze e quindi l’esigenza di una razionalizzazione della struttura del dicastero: in sostanza, si assegnerebbe alle direzioni regionali (da ridurre da 17 a 14, e quindi cambiando la denominazione da “regionali” a “territoriali”) un ruolo prevalente di gestione economico-amministrativa, rilanciando invece le funzioni scientifiche delle soprintendenze, ed assegnando autonomia gestionale ad istituti e musei (“almeno ai più grandi” è stato subito precisato; i musei verrebbero peraltro sganciati dalla direzione del patrimonio del Ministero).
Per quanto riguarda la riduzione delle direzioni generali, si ipotizza anzitutto la creazione di una nuova direzione del Patrimonio e del Paesaggio che assorbirebbe le funzioni svolte dall’attuale direzione per la Valorizzazione, voluta dal governo Berlusconi nel 2009.
Si ipotizza quindi una riorganizzazione strutturale basata su due o forse tre “direzioni centrali” ovvero generali: una direzione per l’innovazione ed i sistemi informativi (con particolare attenzione alla digitalizzazione del patrimonio), una per il personale (con particolare attenzione alla formazione), una per il bilancio (con particolare cura a processi contrattuali centralizzati). Ci sarebbero poi una direzione per il patrimonio culturale (una dg soltanto, rispetto alle due attuali), una per gli istituti culturali (biblioteche, archivi, musei), una per lo spettacolo (accorpando quindi cinema e spettacolo dal vivo), una per il turismo (“forse due”, è stato precisato), ed infine una direzione generale di staff del Ministro (che curerebbe anche la pianificazione). In particolare, per la direzione generale bilancio e contratti, si guarderebbe al modello della Banca d’Italia, che ha esperienza nella gestione centralizzata degli appalti.
Secondo le previsioni della “spending review”, le direzioni generali del Mibac debbono comunque scendere da 29 a 24: quindi si avrebbero 10 direzioni generali e 14 direzioni territoriali.
In dubbio il futuro del Segretariato Generale: la Dg del Segretariato resterebbe o potrebbe, in alternativa, essere sostituita da un comitato composto da tutti i direttori generali (in questo caso le direzioni generali sarebbero 9 e quelle regionali 15). Si ricorda che la legge 135/2012, cosiddetta “spending review”, all’art. 2, prevede nei ministeri nuovi organici di posti dirigenziali ridotti del 20 per cento.
La delicata questione del rapporto tra “pubblico” e “privato” è stata liquidata con alcune pillole di saggezza: al pubblico, la direzione scientifica e tecnica, ed al privato l’organizzazione e la gestione, ma comunque sempre subordinata alla supervisione del pubblico. Così sintetizzato, sembra quasi uno slogan ad effetto, un po’ semplicistico in verità, ma dalla presentazione odierna è emersa una rinnovata vocazione alla primazia (culturale e politica) della mano pubblica, con buona pace dei neo-liberisti. Il concetto è stato ribadito da Montanari (in sintonia con le tesi che espone su “il Fatto Quotidiano” e che ha ben rappresentato nel suo pamphlet “Le pietre e il popolo”, pubblicato da Minimum Fax): il Ministero ed in generale le politiche per la cultura debbono essere interpretate come “destinate alle persone e non alle cose”, come “diritti delle persone e non diritti delle cose”. Esiste un diritto dei cittadini-persone alla miglior fruizione delle cose culturali: lo Stato deve pensare prima alle persone, e poi alle cose (anche se, anche qui, il rischio di ricetta semplicistica c’è: le se le cose vanno in vacca, cioè il patrimonio deperisce per incuria, resta poi poco da dedicare alle persone…).
Lo spettro della “spending review” è stato evocato più volte, ma si è anche teorizzato di belle riforme “a costo zero”, ovvero a bilancio invariato, così come di interventi che non richiedono modificazioni dell’assetto normativo: per esempio, prevedendo delle corsie preferenziali (nello slang del diritto amministrativo, si chiamano “laboratori protetti”) nell’assegnazione di appalti, a favore di cooperative di giovani, storici dell’arte ed archeologi ed altri ricercatori (Montanari ha posto enfasi sulle cosiddette “cooperative della conoscenza”). La complessificazione e lentezza degli appalti dovrebbe essere risolta attraverso una centralizzazione in una soltanto “stazione appaltante” e centrale d’acquisti, a livello nazionale. Montanari, che è apparso come una neo-star di queste dinamiche (con la benedizione del Ministro evidentemente), una sorta di polemista anti-Sgarbi, ha addirittura scomodato Leon Battista Alberti, sostenendo che la relazione conclusiva della Commissione è, come per “la rappresentazione pittorica”, “una finestra sulla realtà”, ma il risultato finale è assimilabile, per profondità descrittiva, ad un’opera di Caravaggio (crepi la modestia!). Belle citazioni a parte, e retorica d’autocompiacimento a parte (sul web, molti hanno criticato che un cervello indipendente ed eterodosso come il suo si sia lasciato sedurre dall’invito ministeriale ed abbia accettato la cooptazione nella Commissione), Montanari ha anche sostenuto che il sistema italiano delle mostre deve essere affidato all’intelligenza ed alla scienza, e non alle scelte marketing-oriented dei privati: i sovrintendenti debbono essere “ricercatori e non amministratori”, così come i musei debbono essere “laboratori vivi per la ricerca”.
Tra le altre proposte, è stata evidenziata anche la possibile istituzione di una Scuola del Patrimonio, sul modello dell’Ecole du Patrimoine francese. Un’idea, questa, che sembra entusiasmare il ministro, ma che richiederebbe, a differenza delle altre proposte, una legge specifica.
Il Ministro Bray ha manifestato “sentitissimi ringraziamenti” alla Commissione, sostenendo che farà tesoro delle sue proposte. Ha anche lui voluto enfatizzare la qualità del personale del dicastero (questa enfasi può apparire come “captatio benevolentiae”: che si nasconda dietro un qualche perverso disegno, e si tratti di blandizie per imminenti tagli all’organico?! à la Andreotti, a pensar male si commette peccato, ma spesso si finisce per aver ragione…), ed ha sostenuto che lo “straordinario lavoro” delle sovrintendenze “ha salvato il Paese e le sue bellezze”. Sia consentito osservare che molte bellezze non sono state esattamente salvate, nel corso dei decenni. Ha ricordato che il Ministero “non ha nemmeno le risorse per conservare, altro che valorizzare!”. Ha sorriso amaramente – con la grazia che lo caratterizza, nel suo “understatement” molto “british” – nel ricordare che “la cifra che destiniamo alla formazione professionale è di 1 euro l’anno per dipendente”. Penoso e tragico ed intollerabile, ne conveniamo, egregio Ministro, ma non ha aggiunto… “e quindi, per coerenza, mi dimetto”, come avverrebbe in un Paese normale (quale il nostro continua a non essere).
L’intervento di Paolo Baratta è stato lungo e così generico da aver prodotto in noi un quesito che spesso emerge negli italici convegni (ma cosa diavolo avrà voluto dire?!): comunque interessante la sua riflessione sul ritardo con cui l’Italia (non) “ammoderna” il proprio apparato, se è vero che l’ultima riforma della pubblica amministrazione italiana risale a vent’anni fa. Minori anche gli interventi degli altri due rappresentanti della Commissione (Scoppola e Casini), così come quello della Segretaria Generale Antonia Pasqua Recchia, che brilla sempre per la sua pacata vocazione alla più estrema moderazione.
A fine conferenza, l’alacre Del Frà ha posto un quesito assolutamente normale (vedi supra) se vivessimo in Francia o nel Regno Unito: sarà possibile accedere alla documentazione di lavoro della Commissione e leggere la trascrizione delle audizioni?! Un qual certo imbarazzo della Segretaria Generale, e risposta elegante di D’Alberti: “io ho richiesto che tutte le audizioni venissero registrate, ed ho chiesto a tutti gli auditi se v’erano impedimenti in tal senso, e quindi non dovrebbero esservi problemi, ma la decisione spetta al Ministro…”.
Per ora, il Mibac ha diramato uno scarno comunicato stampa, la gentile portavoce ha annunciato la disponibilità di una sintesi ancora non pubblicata, e le ottantotto “misteriose” pagine del rapporto di ricerca restano chiuse ben a chiave nei cassetti ministeriali. Una ragione – evidentemente – ci sarà: il Ministro ed i suoi consulenti temono forse che si scatenino i sindacati, leggendo il rapporto di ricerca?! Appena possibile, torneremo a scriverne su queste colonne, non appena il risultato della Commissione diverrà di pubblico dominio (stima e simpatia a parte, non ci va di chiedere “una cortesia” a Del Frà).
Impressione conclusiva sintetica: molte belle intenzioni, alcune un po’ generiche, altre quasi rivoluzionarie. Vediamo come il Ministro le tradurrà in atti concreti. La riforma del Ministero, di cui la conferenza stampa di oggi appare come un antipasto, dovrebbe essere portata a termine entro fine dicembre 2013, come previsto dalla succitata legge 135 (di “spending review” appunto).
Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult
E’ recente la notizia del ritrovamento a Monaco di Baviera circa 1.500 opere dei maestri della pittura moderna (Pablo Picasso, Henri Matisse e Marc Chagall) confiscate durante il Nazismo a collezionisti ebrei, per un valore pari a un milione di euro.
Ci troviamo al centro di un dibattito internazionale che interessa la restituzione alle famiglie ebree del loro patrimonio artistico (ora beni culturali) sottratto durante la seconda Guerra Mondiale dai Nazisti.
Ma quali norme si applicano a simili casi e, soprattutto, chi è in possesso di tali beni è tenuto a restituirli al legittimo proprietario?
La risposta non è di immediata soluzione, posto che si tratta di indagare sull’applicazione di norme internazionali e sulla loro attuazione sul piano nazionale all’interno dell’ordinamento interessato (nel nostro caso tedesco).
Sul piano internazionale, come noto, esistono due Convenzioni (Unesco 1970 e Unidroit 1995), entrambe di fatto inapplicabili a casi simili a quello qui in esame.
La Convenzione Unesco sulla illecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà dei beni culturali (1970) rappresenta un utile strumento per combattere il traffico illecito dei beni culturali con applicazione sia in tempo di pace che in tempo di guerra. Sebbene prevenga la distruzione e la sottrazione di beni culturali, non è specificamente atta a regolare la sottrazione di opere d’arte da parte dei Nazisti nel corso della Seconda Guerra Mondiale, né contiene meccanismi per la composizione di controversie di questo genere. La Convenzione semplicemente stabilisce che lo Stato al quale l’opera è restituita compensi l’acquirente in buona fede senza prevedere regole per le controversie tra privati.
La Convenzione Unidroit (1995) sulla protezione del patrimonio culturale e la lotta al traffico illecito di opere d’arte tende a supplire le lacune della Convenzione Unesco del 1970, in particolar modo, con riguardo al diritto internazionale privato e alla problematica dell’acquisto a non domino affrontata in modo differente dagli Stati contraenti. Legittimato all’azione di restituzione può essere anche un privato: chi detiene un bene che è stato rubato deve restituirlo, essendo irrilevanti i vari passaggi di proprietà a seguito dell’illecita perdita del possesso del bene. Anche se il proprietario (originario o successivo) ha acquistato in buona fede (ovvero con la dovuta diligenza), non impedisce la restituzione del bene, attribuendo al detentore unicamente il diritto ad un equo indennizzo, avuto riguardo a tutte le circostanze del caso.
Le norme della Convezione Unidroit potrebbero quindi rappresentare la base per intraprendere azioni di restituzione relativamente al patrimonio sottratto dai Nazisti agli Ebrei durante il periodo bellico, ma la limitazione dei cinquant’anni da quando è avvenuta la sottrazione, imposta dalla Convenzione, per la proposizione dell’azione di restituzione, rende impossibile rivendicare beni sottratti più di 66 anni fa o comunque prima del 1963!
Allo stato quindi né la Convenzione Unesco, né la Convenzione Unidroit possono essere di ausilio alla soluzione del caso qui esaminato. Sono così stati introdotti numerosi strumenti di “soft law” che forniscono linee guida per risolvere le controversie legate alla “Nazi-era art”. Ma anche qui ci troviamo in una zona grigia, cosicché le controversie sui beni sottratti dai Nazisti sono per lo più risolte dai giudici nazionali, di volta in volta, sulla base del caso concreto e conformemente al diritto nazionale applicabile.
Una recente sentenza della Corte di Giustizia Federale Tedesca (Bundesgerichtshof) conferma che le norme generali del diritto civile prevalgono sulla legge che regola le restituzioni in Germania. In Germania, infatti, i sequestri attuati sui beni appartenenti agli Ebrei da parte dei Nazisti sono da considerarsi privi di alcun effetto e pertanto nulli a decorrere dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Al di là dei confini della legge applicabile, la restituzione include sforzi per superare gli ostacoli legali. Le difese possono fondarsi sul background storico e su speciali circostanze del caso concreto, così come condurre ad avvalersi di strumenti di “soft law” che hanno dato vita a speciali commissioni dedicate o alla adozione di sistemi di risoluzione delle controversie alternativi alla giustizia ordinaria (ADR) o ancora alla restituzione volontaria dei beni.
In Germania, nel 2003, il Governo ha costituito una Commissione Consultativa per la Restituzione dei Beni Culturali Sequestrati durante la Persecuzione Nazista, in particolare, di proprietà di famiglie ebree, per rendere efficaci i Principi della Conferenza di Washington del 1998: la mediazione obbligatoria è imposta dopo che le parti abbiano esperito ogni rimedio di legge o se le limitazioni di legge abbiano impedito la restituzione.
Ancora, la normativa sulla restituzione del 1990 (Vermogensgesetz) incoraggia le parti, privato e Stato, ad addivenire a transazioni su base amichevole. Ma ci si pone la domanda, una volta risolte tutte le questioni di legge applicabile, se l’erede sia tenuto alla restituzione e a pagare per il predecessore? La soluzione parrebbe propendere per il sì, ove il predecessore conosceva la provenienza illecita e l’erede non poteva non sapere di quella provenienza, usando la “dovuta diligenza”, secondo un principio di buona fede nell’acquisto anche a titolo successorio.
E a chi passa, una volta accertata l’illecita provenienza, la proprietà dei beni recuperati? Al legittimo proprietario, verrebbe da dire, sempre che sia stato risolto il caso sulla base del diritto nazionale applicabile che, come visto, oltre a riguardare regole di diritto interno (nel caso in esame di diritto tedesco), non appare sempre di facile soluzione.
Silvia Stabile è avvocato esperta in Diritto della Proprietà Intellettuale e Diritto dell’Arte, partner dello Studio Legale Negri-Clementi
Facciamo finta che il resto del mondo non esista, altrimenti ci mettiamo a singhiozzare subito. Glissiamo con eleganza su una serie di questioni che rivelano piccoli cervelli, grandi vigliaccherie e il consueto non detto ma sottinteso. Nella nostra sempre più triste provincia dell’impero tutto è un gioco di sotterfugi e allusioni, quando non di silenzi imbarazzati. Qualcuno prima o poi si arrabbia davvero.
Formalmente si tratta di un semplice passaggio di consegne di natura burocratica: il MACRO viene posto sotto le competenze del Dipartimento Cultura del Comune di Roma e sottratto alla giurisdizione della Soprintendenza che ne portava finora la responsabilità. Sostanzialmente siamo di fronte all’ennesimo gioco di prestigio all’italiana: una struttura molteplice, funzionale e bella, oggetto di interesse e di passione da parte di un’audience non soltanto romana, più volte al centro di ipotesi strategiche e gestionali cosmopolite e dinamiche, diventa ufficio periferico della pubblica amministrazione, rinunciando a qualsiasi orientamento culturale (le parole hanno un significato, e non è il caso di indulgere in attribuzioni improprie) e accettando di languire stancamente come spazio espositivo neutrale e asettico. Chi trova i fondi può organizzarci una mostra, o qualsiasi altra cosa che non comporti una spesa da parte dell’amministrazione municipale.
Non cadiamo nella trappola delle colpe: non tocca mai al cronista imbastire processi sommari. Usando un minimo di memoria e di ragionevolezza ci appaiono evidenti le patologie ormai incancrenite che attraversano l’Italia, basti pensare ai centri culturali aperti per ogni dove con spesa milionaria, resuscitando edifici industriali o palazzi pubblici senza un briciolo di indirizzo progettuale; benvenuti nelle nuove cattedrali nel deserto.
Limitando l’autopsia a Roma, troviamo una mappa costellata di spazi notevoli per valore e per estensione nei quali la regola è tirare avanti alla meno peggio, ospitando tutto quello che capita senza alcun costrutto, estendendo progressivamente il periodo silente tra una mostra e l’altra, confidando sul dinamismo di librerie e ristoranti. Come manca il reticolo di legami con il tessuto urbano, così manca del tutto l’imprescindibile connessione con il resto del mondo.
Ad aggravare un quadro davvero desolante sale una nebbia spiacevole fatta di questioni bizantine (fondazione o azienda? Pubblico o privato?), di brividi per il giro di nomine (architetto o storico dell’arte? Conservatore o progressista?) e di sussurri e grida connessi alle parrocchie, ai club o ai circoli cui si appartiene. Sul ponte del Titanic erano più seri.
Michele Trimarchi è Professore di Analisi Economica del Diritto all’Università di Catanzaro
Foto di LittleCloudyDreams
Annunciata fin da prima dell’estate (inizialmente con l’ambiziosa denominazione di “Stati Generali”), il 14 ottobre 2014 è stata ufficializzata dal Mibact l’iniziativa promossa da Massimo Bray, la “Conferenza Nazionale del Cinema”, che si terrà martedì 5 novembre a Roma presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, con una appendice conclusiva sabato 9 novembre nell’ambito del Festival Internazionale del Cinema.
Chi scrive quest’intervento presiede un istituto di ricerca specializzato da vent’anni sulle politiche culturali e le economie dei media e, da un quarto di secolo, studia queste tematiche: nel corso di questo lungo lasso di tempo, ha osservato come il livello di trasparenza ed accuratezza del “sistema informativo” della cultura italiana sia purtroppo migliorato ben poco.
Lo stato dell’arte delle conoscenze (statistiche, socio-economiche, istituzional-normative) della politica e dell’economia culturale in Italia resta sconfortante, se confrontato con la Francia, il Regno Unito, la Germania. I dati disponibili sono frammentari e disomogenei, sia sul fronte del consumo sia sul fronte dell’offerta, le letture scenaristiche rarissime, l’analisi critica dell’intervento della mano pubblica una “mission” (quasi) “impossible”.
Stendiamo un velo pietoso sulla qualità della relazione annuale dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (zeppa di dati, ma carente di lettura strategica), e registriamo che l’onda lunga di trasparenza avviata anni fa da Walter Veltroni quando fu Ministro per i Beni e le Attività Culturali è ancora in corso (la relazione annuale sul Fus è migliorata anche se resta un tomo sostanzialmente inutilizzabile, la Dg Cinema del dicastero, diretta da Nicola Borrelli, si sforza di rendere più leggibili i propri dati ma è assente ogni analisi critica), eppure siamo costretti a denunciare l’assenza di un dataset minimamente adeguato a comprendere criticamente lo stato di salute del sistema audiovisivo. Qualche mese fa, Anica e Dg Cinema presentarono un dossier statistico asettico intitolato “Tutti i numeri del cinema italiano”. Scrivemmo che l’ambiziosa titolazione doveva essere corretta con un più oggettivo “Alcuni numeri (parziali assai) del cinema italiano”, e già una sintonia “statistica” tra Mibac ed Anica stimola dubbi anche in materia di conflitti d’interesse. I “buchi” della relazione al parlamento sul Fus o della specifica relazione della Dg Cinema sono semplicemente enormi. E che dire del ministeriale Osservatorio sullo Spettacolo, che è stato anno dopo anno depotenziato, fino a ridurlo ad una scatola vuota?!
C’è un “disegno”, dietro tutto questo. Forse non esattamente strategico (perché implicherebbe una intelligenza di “policy making” di lungo periodo, che non c’è), ma frutto di dinamiche politiche inerziali, di sedimentazioni conservative. Che, alla fin fine, producono però un risultato: deficit di trasparenza, impossibilità di analisi di impatto. Dati carenti ed analisi asettiche, elaborate da tecnici “partisan” asserviti alla conservazione dell’esistente, cantori del principe. Così il dizionario Treccani definisce “asettico”: “Che è privo di forza creativa, di personalità, di mordente, o che, nelle sue manifestazioni, si rivela freddo, arido, senza calore, privo o incapace di passioni, di preferenze e sim.”: definizioni che paradossalmente ben descrivono la nostra (non) politica culturale italiana.
In un quarto di secolo, siamo riusciti a capire perché questo è lo stato dell’arte: perché, meno si sa, meglio può operare chi è all’interno del sistema (si chiami Fus o appalti Rai). Minore è quindi il rischio di critiche documentate, più ardua la capacità di comprendere le dimensioni quali-quantitative delle aree protette e delle nicchie privilegiate. Parafrasando un qual certo filosofo… “la notte in cui tutte le vacche sono nere”. E chi ha interesse alla nebbia pervasiva? Chi è protetto dalle logiche del sistema. Chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. E fuori resta.
E che dire della “convegnistica” in materia?! Da decenni, nello specifico del cinema, ri-troviamo le stesse “sigle” (e spesso le stesse persone fisiche a rappresentare le associazioni): Anica Agis Anec Anem Anac Apt… con qualche novello innesto, significativo (100autori) o meno (Apgci). Talvolta ci sono anche i “giornalisti”, ovvero Sncci e Sngci (i due sindacati, “critici” e “giornalisti”, ricordando che l’Italia è l’unico Paese al mondo con due sindacati di giornalisti specializzati in cinema), talvolta i sindacati… Balletti rituali tra lobby grandi e piccole, che stancamente si ripetono. Infinita noia.
Da decenni, registriamo raramente rappresentanti di associazioni che denuncino i deficit del “sistema informativo” del cinema e dell’audiovisivo: noi avremo il vizio dei ricercatori, ma domandiamo loro (così come a ministri ed assessori di turno): come diavolo pensate di “fare politica” (con… scienza e coscienza) del cinema e dell’audiovisivo, se non disponete di dati ed analisi minimamente adeguate?! Ma come può essere invocata la “spending review”, se mancano i fondamentali per capire cosa realmente produce (ed è soltanto un esempio tra i tanti) il sempiterno carrozzone di Istituto Luce Cinecittà?!
Ci stanchiamo a rievocare sempre la disattesa lezione einaudiana del “conoscere per deliberare”: è divenuto un mantra, ma finanche, purtroppo, ormai, un cliché.
L’iniziativa della “Conferenza Nazionale” sembra riprodurre la storica compagnia di giro, con una parvenza di novità di “apertura” democratica, ovvero “dal basso”: dal 14 ottobre al 22 ottobre (una finestra di tempo veramente limitata, di grazia, e comunque certamente una iniziativa mal pubblicizzata), è stata avviata sul sito del Ministero una sorta di pubblica “consultazione”. Si poteva “rispondere” ad una sorta di questionario chiuso: 18 domande 18 su macro e micro questioni del sistema cinematografico, e risposte lunghe al massimo 1.000 battute. Ma si poteva rispondere ad 1 domanda 1 soltanto! Surreale. Elogio della frammentazione?! Metodo “by Mibac” ispirato a logiche di razionalità managerial-aziendalistica “made in Usa”, che cozzano con la libertà che si deve garantire al pensiero creativo. Ed anche al pensiero critico sulla creatività!
Ci siamo rifiutati di accettare una logica così rigida, schematica, chiusa. Non abbiamo risposto – e molti come noi – e non parteciperemo alla “Conferenza”, che prevede 3 “tavoli” (“Cinema: industria culturale”, “Struttura, operatori del mercato e nuovi modelli di distribuzione e fruizione”, “Le politiche pubbliche”; già questa ripartizione evidenzia scotomizzazioni a gogò), che si terranno in peraltro in contemporanea (ed anche questo metodo è sintomatico della volontà di parcellizzare il pensiero critico).
L’architettura metodologica messa in atto è profondamente errata, perché la fisiologia e la patologia del cinema italiano richiedono un approccio organico e sistemico, dati seri e analisi critiche profonde, provocazioni coraggiose, e non l’ennesima passerella di riproposizione di tesi parziali e partigiane, frammentarie e dispersive.
Sarà comunque interessante leggere i risultati concreti della Conferenza Nazionale (in termini di lettura critica del sistema e di proposte di innovazione). Se ne produrrà.
Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult
Legambiente non ha perso tempo per esercitare pressioni scrivendo al Premier Enrico Letta affinché l’esecutivo italiano intervenga presso il Governo Russo al fine di veder rilasciati i 28 attivisti e i due giornalisti arrestati ingiustamente.
L’associazione del Cigno Verde è al fianco dell’Associazione Greenpeace cui condivide l’allarme lanciato per l’Artico. Anzi crediamo che anche il nostro Governo debba far sentire la propria voce a nome di tutti gli italiani. L’accusa di pirateria inizialmente lanciata sui 28 attivisti di Greenpeace e i due giornalisti, con il rischio di essere condannati fino a 15 anni di prigione per un’azione dimostrativa pacifica a difesa dell’Artico contro la piattaforma della Gazprom, ci è sembrata un’enormità assolutamente ingiustificata. L’Artico è un bene di tutti che va salvaguardato anche per le generazioni future. Ci preme che vengano rilasciati gli attivisti e i due giornalisti freelance, ingiustamente arrestati il 19 settembre scorso e ancora trattenuti dall’autorità russa per aver tentato di assaltare la piattaforma Gazprom: un’azione dimostrativa che nulla ha a che vedere con le accuse formulate dal Governo Russo, e che vede tra gli attivisti fermati anche l’italiano Cristian D’Alessandro. Cristian è un napoletano che ha abbracciato le cause ambientaliste con passione, coraggio e fermezza. Una persona decisa e perbene che lotta per un mondo migliore, più giusto ed equo, dove un diverso modello di sviluppo sia possibile per scongiurare il declino del genere umano.
L’appello di Legambiente si va ad unire alla mobilitazione internazionale che è partita in queste settimane e che ha coinvolto personaggi illustri come gli undici Premi nobel per la Pace. E dall’assemblea annuale dei circoli in corso a Rispescia (Gr), Legambiente lancia un messaggio di solidarietà e di vicinanza agli amici di Greenpeace con una foto dallo slogan provocatorio “Colpevole di pacifismo”. Le azioni di Greenpeace, seppur eclatanti, sono pacifiche per definizione e quella che sta avvenendo in Russia, con la detenzione dei 30 membri dell’equipaggio della nave Arctic Sunrise compreso il nostro amico Cristian, è una risposta violenta e spropositata al gesto di protesta dell’associazione ambientalista che vuole solo accendere i riflettori sulla delicata questione dell’Artico e dell’inquinamento marino.
Nabil Pulita è Delegato Nazionale Legambiente
L’Assemblea Generale delle Nazioni Uniti, riunitasi il 19 dicembre 2011, ha riconosciuto che “lo sviluppo e l’investimento nelle ragazze che si trovano in condizioni critiche costituisce uno dei Millennium Development Goals”, uno degli obiettivi fondamentali a cui si deve giungere per poter proseguire nella strada fondamentale verso il progresso, l’emancipazione, la democrazia e l’assicurazione globale dei diritti umani.
Partendo da questo fondamentale principio è stata istituita la Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze, celebrata per la prima volta l’11 ottobre 2012 attraverso migliaia di iniziative in tutto il mondo: convegni, conferenze, tavole rotonde, eventi culturali e manifestazioni di impatto, come la colorazione di rosa dei principali monumenti, da Londra a Milano, da New York a Nuova Delhi.
Lo scopo dell’11 ottobre dell’anno scorso era di sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale sul tema delle mogli bambine, piccole donne sottratte alla possibilità di godere dell’innocenza e della spensieratezza dell’infanzia, perché costrette a sposarsi in età infantile, spesso con uomini molto più grandi di loro.
Il tema scelto per il 2013 è stato “l’innovazione nell’istruzione femminile”. Moltissime bambine e ragazze, specialmente nei Paesi sottosviluppati, non hanno accesso all’istruzione, non solo per impossibilità materiali o economiche, ma perché andare a scuola è proibito, è un reato, una colpa. La tecnologia, intelligente e sostenibile, può allora venire in aiuto, sia che si tratti di utilizzare un nuovo tipo di mattoni resistenti agli agenti atmosferici, come accade in Madagascar; sia che si tratti di coinvolgere le ragazze in iniziative di tutoraggio aziendale a tema tecnologia e ingegneria, come accade in Sudafrica. Continue reading “Una Giornata dedicata alle Bambine e alle Ragazze” »
Abbiamo trascorso molti anni di indifferenza festaiola confortati o avviliti dalla bieca metafora idrocarburica, inventata per decorare il patrimonio culturale italiano con tanti lustrini che odoravano di denaro. Sappiamo com’è andata a finire, anzi possiamo dire che non è mai cominciata. Poi, mentre saliva imperiosa l’onda catodica ci siamo trovati per le mani le classifiche dell’orgoglio dimensionale, fondate sulla leggenda che attribuisce all’Italia tre quarti (o due terzi, fate voi) del patrimonio culturale mondiale; va ricordato che la cosa è il frutto di un’inferenza sciocca derivante dal dato sui furti d’arte in Europa: se qui rubano tre quarti delle opere rubate nel continente vuol dire che le proporzioni sono queste. Totò, almeno, avrebbe accompagnato l’affermazione con un sorriso beffardo. Adesso, in un lungo periodo di vacche magrissime, è del tutto naturale ricorrere alla metafora gastroenterologica: con la cultura si mangia o si digiuna?
L’equivoco che piace tanto ai giornali genera una disputa tra guelfi (che vorrebbero nostalgicamente un ordine pubblico e sacrale, come quando le truppe papaline spogliavano il Colosseo ma costruivano magnifiche facciate barocche) e ghibellini (che prefigurano una cultura efficiente per iniezioni di denaro privato e una certa disinvoltura nell’uso del patrimonio culturale). Essere di parte giustifica la crociata di entrambe le armate, ma forse drena un pochino la ragionevolezza che magari costruisce meno proclami e rende fertili i dubbi. Andiamo al nocciolo della questione. La cultura esiste per generare reddito? No. Per mantenere in vita un sistema di vincoli e barriere che arginano la barbarie e coccolano gli iniziati? No. Per consentire a un Paese, esausto come il nostro da un esodo massiccio di risorse e talenti, di mostrare qualche muscolo superstite nelle dispute internazionali da barzelletta? No. Per attrarre turisti o sedurre imprenditori stranieri? No.
Certo, può fare più effetto snocciolare cifre che mostrano la dimensione davvero negligibile della spesa italiana per la cultura, degli incassi dei musei e dei teatri, dei ricavi che derivano dalla vendita di servizi culturali, aggiungerei dell’indifferenza conclamata verso la formazione, la ricerca e la circolazione delle idee. La questione è ben più delicata e complessa di un mero confronto dimensionale, come sottolineano in un recentissimo articolo gli economisti Enrico Bertacchini e Pier Luigi Sacco: è vero che spendiamo poco, ma soprattutto spendiamo male; è vero che la cultura attira, ma soprattutto si innerva nei gangli di un’economia dinamica e multiforme. Per farla breve, sarebbe il caso di trasformare il dualismo un po’ becero che contrappone pubblico a privato in un ragionamento strategico sulle alleanze; di ridisegnare le regole del sostegno pubblico spostandone il peso da una pezza pietosa sulle falle di bilancio verso uno scambio per benefici infungibili e di lungo periodo; di riscrivere la mappa delle professioni preferendo l’ibridazione e la flessibilità alle gabbie protettive e disincentivanti di un regime bizantino.
Facciamo un semplice esercizio: se un museo o un teatro possono generare reddito e occupazione, ne generano molto di più un centro commerciale o un villaggio turistico. Non conviene mai usare agromenti che possono essere facilmente girati contro di noi. Proviamo invece a eliminare la cultura dalle nostre mappe urbane: che mondo sarebbe senza cultura? Veloce, funzionale, efficiente e privo di sbavature, forse, ma certamente grigio, ostile, privo di segni della nostra stessa presenza, indifferente a qualsiasi stimolo e incapace di darci quello che ci rende vivi: la rappresentazione del sé, la capacità di ragionare, di indossare un paio d’occhiali critici e poetici, di imparare più di quello che sappiamo insegnare. Ecco il vero impatto della cultura: senso di appartenenza, qualità della vita, relazioni fertili, immaginazione, capacità di inventare scenari nuovi e di attraversare la soglia delle certezze rassicuranti e noiose. Vale la pena che ciascuno metta sul tavolo i propri ingredienti (pubblici e privati, comunitari e individuali). Che poi si possa mangiare, va bene. Ma certamente possiamo star sicuri che con la cultura si trasforma la realtà, si moltiplica il valore delle cose e delle idee, si attiva un metabolismo critico infinito. In una parola con la cultura si cucina.
Michele Trimarchi è Professore di Analisi Economica del Diritto all’Università di Catanzaro
On the evening of September 30, fiscal year 2013 drew to a close, and, given the lack of a continuing resolution – to fund the government for another day or month or six months – discretionary funding for the United States Federal government lapsed for the first time in 17 years.
Shutdowns have occurred many times before; there were two during the Clinton years; one during the George H. W. Bush years, eight during the Reagan years, and several during the Ford and Carter years.
A shutdown does not completely hault government operations; roughly 19% of the federal budget is non-defense discretionary – things like food safety, border security, education, arts, and related funding.
The rest of the budget is either defense discretionary (and just before the shutdown a stopgap measure was passed and signed to fund the troops’ needs) and mandatory – items like Medicare, Medicaid, and Social Security, which comprise more than 65% of national the budget, which do not need to be reauthorized each year.
Those mandatory items continue even in the face of a shutdown as does most of the Affordable Care Act’s funding, because much of that legislation tied its outlays to mandatory programs.
Nonetheless, a partial government shutdown is still a significant event; it signals dysfunction and weakness to the world that abounds in our politics; affects about 800,000 civilian workers, including one of this article’s co-authors; halts operations like national parks and delays the processing of small business loans, immigration benefits, and a litany of other services.
The shutdown is a major national and international event and the direct impact on American citizens will continue to increase in severity with every passing day that the government remains closed.
The cultural sector is impacted, as well. Institutions that are primarily or wholly funded by the Federal government have shut down or have reduced staffing and operations to bare necessities. Tourists in Washington DC cannot visit the Smithsonian Institution, the National Zoo, the National Portrait Gallery, and a number of other landmarks. Across the country, more than 400 National Parks have closed and visitors at hotels and campgrounds inside the parks have been asked to leave.
Federal cultural institutions and National Parks draw hundreds of thousands of visitors each year, and their patronage not only contributes financially to the health of these organizations, but indirectly to the private businesses that benefit from cultural tourism, such as restaurants and hotels. The shutdown is a financial setback for these institutions and parks each day, and the severity will increase as the shutdown grows longer.
However, the vast majority of American cultural organizations receives little or no funding from the Federal government and continues to operate normally. The National Endowment for the Arts, the main source of national funding for arts organizations, has closed due to the shutdown. According to the NEA’s website, the last major deadline for grant funding was August 8; surely applications processing and awards for this cycle will be delayed. However, again, these grants are typically such a small percentage of an organization’s annual budget that it should not create significant impact.
The impact of the shutdown on the cultural sector is disappointing and frustrating, but pales in comparison the other implications. Concerns about national security, the stock market and unemployment, child care for more than 1 million low-income families that rely on the national Head Start Program, furloughs for 818,000 Federal employees, and the general frustration toward Congress rank much higher in American hearts and minds right now.
Given the polarization of Washington politics – which, since 2010, the Republicans’ taking control of the House, the passage of the Affordable Care Act, President Obama’s reelection, and a return to divided government again in 2012 – this iteration of a shutdown is full of particular vitriol and mean spiritedness.
Shutting down the government is not a proper or respectable way to handle qualms, issues, concerns, and unpopular facets of the health care law. Congress needs pass a budget to fund the government, raise the debt ceiling to avoid a default. They can then get back to work to address America’s long term fiscal challenges, improving the health care law, and treating Federal employees and American citizens like people, not poker chips.
Questo articolo è stato redatto in collaborazione con Domenic Ionta.
Tara Aesquivel è Executive Chair dell’Emerging Arts Leaders/Los Angeles professional development network
Intervista al Prof. Francesco Adornato, Presidente del Comitato Scientifico responsabile del progetto di candidatura di Reggio Calabria a Capitale europea della Cultura 2019.
Qual è l’identità del territorio dalla quale scaturiscono le strategie e il progetto del 2019?
È un’identità le cui radici hanno lontane e significative origini e dalle quali si è diffusa una più ampia civiltà euro-mediterranea. Ulisse e Enea hanno attraversato il mare che bagna Reggio Calabria e sulle sue coste è approdato San Paolo. Non solo. La città ed il suo territorio, anche per via della posizione centrale rispetto alle rotte mediterranee, sono stati da sempre luogo di incontro e contatto di diverse culture. Di qui, percorsi e stratificazioni culturali di origine greco romana, bizantina, araba, medioevale, confermati tanto dal patrimonio archeologico e artistico, quanto dalla presenza ancora attuale di minoranze linguistiche ed etniche e, più recentemente, da numerose comunità di immigrati di area mediterranea, che costituiscono un’autentica emergenza umanitaria per l’Europa intera. Non a caso, il titolo del progetto che la Città presenta a sostegno della sua candidatura è “ Reggio Calabria porta del Mediterraneo”.
Quali sono gli asset che la città immette in questo programma?
L’obiettivo della candidatura di Reggio Calabria è quello di mettere al centro il tema della integrazione e della promozione di un’autentica dimensione interculturale, che servirà a rafforzare l’unità nella diversità delle culture comunitarie e la loro integrazione, pur nella differenza, nei rapporti con le comunità degli immigrati e, più in generale, con le culture mediterranee. In questo senso, gli asset storici e multiculturali di cui la città ed il suo territorio dispongono, vanno oltre lo spazio del mito e della classicità per diventare elementi fondamentali nel dialogo interculturale dei popoli.
Quali sono le mancanze cui dovrete invece sopperire?
Probabilmente, in modo particolare, possono riguardare qualche carenza infrastrutturale, specialmente per quanto riguarda il collegamento con le zone interne. Ma il programma delle iniziative previste è articolato in modo opportunamente diffuso e ciò consentirà gli opportuni interventi per sopperire a tale ritardo.
I flussi economici delle città d’arte riguardano solitamente pochi addetti ai lavori. Il programma relativo alla candidatura intende coinvolgere uno spettro più ampio di operatori economici?
Il programma può contare, innanzitutto, sul coinvolgimento e il sostegno delle istituzioni locali territoriali: oltre che il Comune proponente, la Provincia e, a livello più generale la Regione (Giunta e Consiglio) e, nel rispetto dei ruoli, la Prefettura di Reggio Calabria, che ha avviato l’iniziativa. È significativo, tuttavia, che gli imprenditori e gli operatori economici abbiano aderito e partecipato alla discussione attraverso le loro rappresentanze, ovvero Confindustria e Camera di Commercio, stimolando in tal modo il coinvolgimento delle imprese nelle iniziative previste nelle diverse realtà territoriali reggine. Il risultato che ci attendiamo dal progetto è che il tessuto economico reggino e della provincia possa avere margini di crescita e di rafforzamento, all’interno di una logica di sviluppo che intende fare della cultura un volano per nuove iniziative economiche.
Cosa rimarrà alla città dopo il titolo di Capitale europea della Cultura?
Da punto di vista ideale rimarrà una grande prova di cittadinanza attiva, ovvero di una comunità che vuole manifestare attraverso il progetto la sua determinata volontà di riscatto. Resteranno inoltre le esperienze e gli scambi che, sul piano culturale, andranno ad arricchire i cittadini e la collettività nel suo insieme, rafforzandone un’identità inclusiva e dialogante. Dal punto di vista materiale resteranno, in particolare, gli interventi pubblici e privati che, nell’ambito dei Progetti integrati di sviluppo urbano, vogliono realizzare una visone strategica di città sostenibile.
Leggi le interviste alle altre candidate a Capitale europea della Cultura 2019.
Intervista a Claudia Sartirani, Assessore alla Cultura della città di Bergamo.
Qual è l’identità del territorio dalla quale scaturiscono le strategie e il progetto del 2019?
Bergamo è un territorio dalle mille dualità: due città, la Alta e la Bassa, montagne e pianure, tradizioni e innovazione, misticismo (il luogo natale di Papa Giovanni XXIII) e laicità; creatività e razionalità. Città di impresa e di marcata solidarietà, di antiche tradizioni artistiche (si pensi ad Arlecchino) e di arte contemporanea. Queste le caratteristiche, il carattere di una comunità. Dualità che sono la nostra ricchezza, che fanno di Bergamo un posto un po’ speciale per molti aspetti. Un posto nel quale scoprire tutte queste sfaccettature, a volte sorprendenti.
Quali sono gli asset che la città immette in questo programma?
C’è un po’ l’imbarazzo della scelta: dalle stratificazioni storiche ed architettoniche a partire dalla antica Bergomum, alla città longobarda, veneta, fino alla città piacentiniana nel ‘900; i teatri, tra i più belli e frequentati di Lombardia; l’Accademia Carrara, depositaria di una collezione di capolavori pittorici del rinascimento, e non solo; e la galleria d’arte moderna e contemporanea, Gamec, oltre ad un numero elevato di affollati musei e biblioteche; il numero eccezionale di festival di ogni disciplina, ma soprattutto musicali, a partire da quello dedicato al genius loci Gaetano Donizetti. Il panorama mozzafiato dalle (e delle) Mura Venete; e ancora la nascita sul nostro territorio di circa 180 garibaldini, che ci permette di fregiarci del titolo Città dei Mille. Ma anche tanto futuro, tanta ricerca, una passione per le discipline scientifiche comprovato dal successo eccezionale tributato annualmente a Bergamo Scienza, una manifestazione che ogni anno porta in città più di un premio Nobel e una folla di visitatori, da un polo scientifico di eccellenza mondiale, e dall’attività dell’Istituto Mario Negri. Per non parlare di sport di ogni epoca, e stilisti… Un elenco che potrebbe continuare.
Quali sono le mancanze cui dovrete invece sopperire?
Le mancanze sono la storica eredità di una città di frontiera, cauta e qualche volta un po’ diffidente. Questo le ha regalato una immagine esagerata che non risponde più alla realtà. Ma che forse noi non abbiamo fatto molto per scrollarci di dosso, sempre più dediti da bergamaschi a costruire che ad apparire. Questa candidatura è anche un utile esercizio di riposizionamento di mentalità per molti di noi; tra l’altro un’occasione per molti bergamaschi di accettare senza esagerata umiltà, attaverso il crescente gradimento del turismo internazionale, che la nostra è davvero una bella città. Insomma come dice il nostro slogan di candidatura, un’occasione per andare “Oltre le mura”.
I flussi economici delle città d’arte riguardano solitamente pochi addetti ai lavori. Il programma relativo alla candidatura intende coinvolgere uno spettro più ampio di operatori economici?
Bergamo ha la fortuna di essere una città d’arte e contemporaneamente una città di impresa e commercio. Quindi rispetto ad altre città candidate ha opportunità di attrattiva per una platea più ampia. Una sintesi tra arte e scienza, impresa e turismo, cultura e tecnologia. Confidiamo quindi che la candidatura ci porti ad esaltare questa “unicità duale” rappresentata simbolicamente da Città Alta e Città Bassa che parlano al visitatore e alle sue potenziali diverse sensibilità e ai suoi diversi interessi. Insomma quella della Cappella Colleoni e del castello di San Vigilio, e della Tenaris Dalmine e del Kilometro Rosso sono la stessa città! Questo fa di Bergamo la vera outsider di questa competizione. Una outsider discreta e consapevole anche dei suoi limiti, ma con molte frecce al suo arco.
Cosa rimarrà alla città dopo il titolo di Capitale europea della Cultura?
Una diversa immagine più conforme all’identità complementare di città d ‘arte e cultura e città di innovazione e ricerca nell’ impresa. Una sintesi nella quale passato e futuro saranno collegati, in una Bergamo al centro di una rete di connessioni europee; da antica città fortificata a moderno crocevia di idee, iniziative, e turismo nel segno dell’arte. Una città nella quale il fermento che già da anni anima la città sia compiuto in una consapevolezza di cittadinanza europea. Bergamo come motrice di un nuovo benessere proveniente da un sistema produttivo integrato innovativo e sostenibile.
Leggi le interviste alle altre candidate a Capitale europea della Cultura 2019.
Sono passati 22 anni dall’istituzione, nel 1991, da parte del Consiglio d’Europa e della Commissione europea, delle Giornate Europee del Patrimonio, eppure questo evento continua ad essere un appuntamento imperdibile per gli appassionati di cultura, arte, musica, letteratura, archeologia, oltre che per tutti coloro che semplicemente hanno voglia di passare un weekend diverso. Lo scopo delle giornate europee del patrimionio è proprio quello di avvicinare il pubblico al patrimonio storico, artistico e culturale del territorio europeo.
Anche quest’anno, quindi, il 27 e il 28 settembre tutti i luoghi della cultura statali, oltre che istituzioni ed enti che aderiscono all’iniziativa, saranno aperti gratuitamente. Il 28 settembre sarà possibile visitare gratuitamente, anche dalle 20 alle 24, i musei che aderiscono al progetto “Una notte al Museo“.
Sono previsti anche eventi, mostre, convegni, visite guidate, appuntamenti speciali, in tutta Italia, da nord a sud. Eccone alcuni, elencati in ordine alfabetico per regione:
ABRUZZO
Pescara
– Palazzo della Provincia. Convegno: Archeoprospettive, innovazione e cultura digitale: lo stato dell’arte e dell’archeologia in Abruzzo
Dai relatori prof.ssa Anna Maria Reggiani e prof. Antonio Cilli saranno trattate le tematiche inerenti le prospettive dell’archeologia in Abruzzo, anche in un’ ottica europea ed internazionale, nonché il relativo sviluppo della cultura digitale e dell’innovazione tecnologica a salvaguardia del patrimonio storico-artistico. Verrà trattato ampiamente il caso dell’Abruzzo.
Luogo: Pescara, Palazzo della Provincia – Sala Figlia di Iorio
Orario: 17.00 – 20.00
Mob: 340 7353368
presidenza@accademiadabruzzo.it
m.demenna@unidav.it
http://www.accademiadabruzzo.it
– Archivio di Stato di Pescara: partecipa quest’anno alle Giornate Europee del Patrimonio con ben tre eventi.
Il percorso “Targhe storiche” per le G.E.P. avrà inizio alle ore 10,30, all’AURUM, sala F.P. Tosti, con una breve introduzione al tema. La partenza dall’Aurum prevede il seguente l’itinerario: via d’Annunzio, via Primo Vere, via De Cecco, via Scarfoglio, ritorno all’Aurum.
Luogo: Pescara, AURUM e Rione Pineta – Pescara
Orario: 10:30
Tel: 085 4549508
Fax: 085 4512783
angelamaria.appignani@beniculturali.it
http://www.archiviodistatopescara.beniculturali.it
– Museo Casa Natale di Gabriele d’Annunzio: lo staff del Museo organizza visite guidate di approfondimento dei temi della mostra “…quando l’alba s’innamora. L’infanzia di Gabriele d’Annunzio da Pescara a Prato”, organizzata in occasione del 150° anniversario della nascita del Poeta, negli ultimi giorni di apertura al pubblico.
Luogo: Pescara, Museo Casa natale di Gabriele d’Annunzio
Orario: 09,00 – 14,00
Tel: 085 60391
Fax: 085 4503590
http://www.casadannunzio.beniculturali.it
Teramo
– Archivio di Stato di Teramo: verrà inaugurata, giovedì 26 settembre presso la sala espositiva dell’Archivio di Stato di Teramo, la mostra dal titolo “Da un muro di idee: promuovere la cultura e raccontare la storia attraverso la comunicazione visiva”.
Fra tutti i mezzi di cui si avvale la tecnica pubblicitaria per comunicare i propri “messaggi” : musica, teatro, cinema, giornali, radio, televisione, dischi, internet, ce n’è uno in particolare che merita la nostra attenzione per l’interesse della sua storia e la qualità dei suoi risultati: è il manifesto murale, un genere che è diventato ormai da tempo un elemento tipico del paesaggio urbano rappresentando lo specchio della società perché ne riflette gusti e miti. La mostra ha il pregio di suggerire, tramite i materiali esposti, gli ambienti e le atmosfere del territorio teramano, i costumi, le tendenze nazionali dell’epoca. Lungo il percorso, i manifesti esposti consentono di mettere a fuoco come la nascita di un’estetica dei beni di consumo sia stata capace di influenzare i comportamenti dei consumatori, di stimolare la vita sociale, il tempo libero. L’iniziativa vuole poi evidenziare il ruolo svolto dal manifesto nel corso del tempo diventando un potente strumento mediatico per diffondere informazioni, propaganda politica, messaggi istituzionali ed anche per informare di fatti ed avvenimenti la popolazione italiana.
Luogo: Teramo, ARCHIVIO DI STATO SEDE DI S.AGOSTINO
Orario: Lunedì-Martedì-giovedì 9,00-1800; Mercoledì- Venerdì-Sabato 9,00-14,00
Tel: 0861-240891
Fax: 0861/242963
as-te@beniculturali.it
http://archiviodistatoteramo.beniculturali.it
BASILICATA
Potenza
– Rapolla: Le Giornate Europee del Patrimonio 2013, rappresentano un’ulteriore occasione per promuovere e valorizzare il patrimonio culturale dei piccoli centri della Basilicata.
La Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata, in collaborazione con il Centro Operativo Misto di Venosa, promuove una visita guidata alla scoperta della storia e dei monumenti più significativi di Rapolla: la Porta dell’Annunziata, elemento superstite della cinta muraria medievale della città, nei cui pressi fa bella mostra della sua chioma un tiglio secolare; la Chiesa di Santa Lucia, la cui edificazione viene fatta risalire al X-XI secolo ad opera dei Normanni, caratterizzata all’interno da tre navate illuminate da una luce tenue e soffusa e all’esterno dall’armonioso portale in pietra, dall’originale composizione volumetrica degli elementi architettonici e dalle coperture in lastre di pietra; infine, la Cattedrale di Santa Maria Assunta che, nonostante le numerose ricostruzioni seguite ai disastrosi eventi sismici verificatisi nei secoli che ne hanno trasformato l’originaria fisionomia, conserva ancora significative testimonianze della chiesa duecentesca.
Luogo: Rapolla, Porta dell’Annunziata – Chiesa di Santa Lucia – Cattedrale
Orario: 9.00-13.30 / 15.30-19.00
Tel: 0972 36095
Fax: 0972 36095
Mob: 339 5071641
michelevincenzodauria@beniculturali.it
http://www.sbap.basilicata.beniculturali.it
– San Fele: In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2013, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata, in collaborazione con l’Associazione Volontaria Tutela e Valorizzazione Cascate di San Fele “U uattënniérë”, promuove la visita ad uno dei luoghi più suggestivi della Basilicata: le Cascate di San Fele, dove è ancora possibile vivere l’incanto di una natura incontaminata, tra bellissimi scorci paesaggistici.
È prevista un’escursione guidata di circa 3 ore lungo un tracciato di 5 Km seguendo il corso del torrente Bradano. Nel suo percorso a valle, assai scosceso e accidentato, il torrente genera numerose cascate di cui per ora solo alcune accessibili e opportunamente messe in sicurezza. Sulle sponde del corso d’acqua insistono ancora oggi i resti di una dozzina di antichi mulini ad acqua e di un’antica “gualchiera” – opificio per la lavorazione, follatura e pulitura della lana, operante fino al 1945. Proprio dalla trasposizione dialettale di “gualchiera”, le cascate prendono il nome di “U uattënniérë”.
Appuntamento: sabato 28 settembre 2013 ore 9.30 – Corso Umberto I, 25 – San Fele (PZ)
Prenotazione: Obbligatoria; Telefono prenotazioni: 3475187398
Luogo: San Fele, Cascate “U uattënniérë”
Orario: ore 9.30
Mob: 347 5187398
cascatedisanfele@libero.it
michele.sperduto@virgilio.it
– Venosa: In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2013, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata, in collaborazione con il Centro Operativo Misto di Venosa, promuove l’apertura straordinaria con visite guidate dell’Abbazia della SS. Trinità e annesso Museo del Territorio di Venosa.
L’Abbazia benedettina (V-XII sec.), rappresenta una delle più significative testimonianze storiche non solo della città oraziana ma della Basilicata intera.
L’importante complesso monumentale comprende un avancorpo (foresteria), la chiesa paleocristiana e quella incompiuta; in correlazione con questi, all’esterno, l’elemento più antico, il battistero paleocristiano.
Il Museo del Territorio, allestito nella Foresteria dell’Abbazia della SS. Trinità, raccoglie materiale prezioso per lo studio e la conoscenza del territorio di Venosa. Oltre a reperti lapidei appartenenti all’antica Abbazia e ad un plastico che riproduce l’intero complesso abbaziale, espone i risultati di una lunga e articolata ricerca condotta dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici della Basilicata con la collaborazione dell’Archivio di Stato di Potenza. La documentazione cartografica e documentaria raccolta ha permesso di ricostruire il territorio extraurbano di Venosa in epoca settecentesca con l’individuazione di antichi casali, mulini, iazzi, fontane e significative strutture architettoniche religiose.
Luogo: Venosa, Abbazia della SS. Trinità
Orario: 9.00-13.30 / 15.30-19.00
Tel: 0972 36095 – 338 9898642
Fax: 0972 36095
tommaso.sileno@beniculturali.it
http://www.sbap.basilicata.beniculturali.it
CALABRIA
Catanzaro
– Archivio di Stato: Nell’ambito dell’attività promozionale, ai fini di una sempre maggiore conoscenza e valorizzazione delle fonti archivistiche, l’Archivio di Stato organizzerà, aderendo alle Giornate Europee del Patrimonio, la mostra dal titolo “La seta a Catanzaro nei secoli XVIII – XIX”.
Catanzaro fu il centro più importante della produzione serica in Calabria, tanto che, proprio con diploma regio del 30 marzo 1519, fu concesso alla città il Consolato dell’arte della seta, il primo nel regno dopo quello di Napoli fondato nel 1465. La ricca esposizione documentaria comprenderà anche pezzi non noti ancora e svilupperà le seguenti tematiche: produzione, commercio, tassazione e prezzi. Scopo principale della mostra sarà quello di avvicinare un numero maggiore di utenti all’archivio ed ai suoi documenti, che rappresentano il vissuto di un mondo che non c’è più, una testimonianza di civiltà. In modo particolare saranno incentivate, nei giorni di apertura, le visite guidate rivolte al mondo scolastico, che potrà così conoscere la straordinaria importanza delle memorie archivistiche, senz’altro tasselli importanti per la ricostruzione del mosaico della storia.
Luogo: Catanzaro, Archivio di Stato
Orario: inaugurazione ore 10,00; da lunedì a giovedì 8,30-17,00; venerdì e sabato 8,30 – 13,00.
Tel: 096 1726336
as-cz@beniculturali.it
– Lamezia Terme: La Sezione di Archivio di Stato di Lamezia Terme partecipa alle Giornate Europee del Patrimonio con la mostra documentaria dal titolo “Un viaggio nel passato attraverso i documenti della Regia Udienza Provinciale” (secc. XVII – XIX). Saranno esposti per la prima volta documenti originali, che svilupperanno tre temi fondamentali: gli arrendamenti, Nicastro e dintorni, gli atti recanti la firma di Bernardo Tanucci (Segretario di Stato, della Giustizia, Ministro degli Affari Esteri e della Casa Reale durante il Regno di Carlo di Borbone e di suo figlio Ferdinando IV). Questo evento propone all’attenzione del pubblico una ricca selezione di documenti, che sono senz’altro fondamentali per approfondire la conoscenza della storia locale e nazionale.
Luogo: Lamezia Terme, Sezione di Archivio di Stato
Orario: inaugurazione 27/09/2013 ore 10,00; da lunedì a giovedì 8,30 – 17,00; venerdì e sabato 8,30 – 13,
Tel: 096822048
Fax: 096822048
as-cz@beniculturali.it
Cosenza
– Rossano: In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le prov. di CS, CZ e KR realizzerà due manifestazioni che si terranno a Rossano (CS) il 28 settembre presso il Pathirion ed a Isola Capo Rizzuto (KR) il 29 settembre presso il complesso monumentale ” Fortezza di Le Castella”. Le manifestazioni, che avranno per tema “Il Restauro e la conoscenza come occasione di valorizzazione dei beni culturali” prevedono: apertura e fruizione dei luoghi ; visita guidata da tecnici della Soprintendenza con illustrazione dei lavori di restauro in corso; tavola rotonda con esperti del settore e rappresentanti delle Istituzioni.
Luogo: Rossano, Pathirion
Orario: 10.00
Tel: 0984 75905
Fax: 0984 74987
antonio.puntillo@beniculturali.it
Reggio Calabria
– Archivio di Stato: Mostra documentaria sui legami socio-economici tra la Svizzera e l’Italia, con riferimenti tra l’altro all’istituzione dell’ospedale italiano a Lugano ed ai soccorsi inviati alle popolazioni di Reggio Calabria e Messina dopo il terremoto del 1908, in collaborazione con il Consolato Svizzero in Calabria-Console onorario Avv. Renato Vitetta. Inaugurazione il 29 settembre ore 17,30.
Luogo: Reggio di Calabria, ARCHIVIO DI STATO DI REGGIO CALABRIA SALA CONFERENZE
Orario: 9,00 -13,00 da lunedì a sabato
Tel: 0965 653211
Fax: 0965 6532212
as-rc@beniculturali.it
http://www.archiviodistatoreggiocalabria.beniculturali.it
CAMPANIA
Avellino
– Biblioteca statale di Montevergine: In occasione delle Giornate europee del patrimonio La biblioteca statale di Montevergine ha organizzato l’evento “Storia, tradizione e musica”.
L’evento si snoda in due momenti molto importatnti: il primo Percorsi didattici – visite guidate al complesso monumentale (Biblioteca e settecentesco palazzo abbaziale di Loreto) e illustrazione delle due mostre attualmente aperte 21 luglio 1938 – 21 luglio 2013 ; 75 anni di storia e cultura delle Biblioteca statale di Montevergine e Pellegrini a Montevergine.
I percorsi didattici osserveranno i seguenti orari: mattina 9,30 e 11,00; pomeriggio 13,30 e 16,30.
La giornata si concluderà con il Concerto cameristico La musica nell’anima per soprano, pianoforte e violino. Il concerto organizzato in collaborazione con l’Associazione Culturale Stravinsky si terrà nel Salone degli Arazzi del palazzo abbaziale di Loreto alle ore 18,30.
Prenotazione: Obbligatoria; Telefono prenotazioni: 0825 787191; Url prenotazioni: bmn-mnv.reference@beniculturali.it
Luogo: Mercogliano, Biblioteca Statale di Montevergine – Palazzo abbaziale di Loreto
Orario: 8,30 – 14,30 ; 14,30- 20,30
Tel: 0825 787191 – 789933
Fax: 0825 789086
Caserta
– Reggia di Caserta: Nell’ambito del progetto “La notte dei musei” cui la Reggia di Caserta ha aderito: Visita agli Appartamenti Storici e alla Pinacoteca.Visite guidate alla sezione Arti Decorative e ai Sottotetti. Musica classica e letture di brani letterari nei vari ambienti degli Appartamenti con l’apporto dell’Accademia Jervolino di Caserta (Maestro Antonino Cascio).
Luogo: Caserta, Palazzo Reale
Orario: orario museo
Tel: 0823277428
Fax: 0823354516
vega.demartini@beniculturali.it
http://www.reggiadicaserta.beniculturali.it
Napoli
– Biblioteca universitaria: L’esposizione, di cui verrà realizzata la versione digitale sul sito web della Biblioteca, si propone di offrire una panoramica storico-bibliografica, soprattutto sui giornali di moda o femminili posseduti dalla Biblioteca Universitaria, nell’arco di tempo che va dal 1800 al 1930. L’allestimento è completato da filmati, fotografie, abiti e accessori prestati da Istituzioni culturali e collezionisti privati. L’esposizione è visitabile dal 28 settembre al 5 ottobre, dalle 8.30 alle 13.30, presso la Sala lettura della Biblioteca Universitaria, via G. Paladino n. 39.
Luogo: Napoli, Biblioteca Universitaria
Orario: 8.30-13.30
Tel: 0815517025 081/5514484
Fax: 081 5528275
bu-na@beniculturali.it
http://www.bibliotecauniversitarianapoli.beniculturali.it
– Certosa e Museo di San Martino: Si rinnova l’appuntamento alla Certosa e Museo di San Martino per gustare le deliziose uve biologiche degli antichi ceppi cornicella e catalanesca. La vendemmia si svolgerà nei giardini, seguendo il percorso della vigna, pianta con antichi significati storico-religiosi ma anche simbolo dell’abbondanza e della forza rigenerativa.
Luogo: Napoli, Certosa e Museo di San Martino
sspsae-na.sanmartino@beniculturali.it
– Castel Sant’Elmo: Nel forte di Sant’Elmo, realizzato per volere dell’imperatore Carlo V e del Viceré Pedro da Toledo dallo spagnolo Pedro Luis Escrivá, nella prima metà del XVI secolo, sul sito dove già insisteva il Belforte angioino, saranno sperimentati, nell’ambito dell’architettura fortificata “alla moderna”, nuovi ed innovativi criteri di difesa che fanno del forte napoletano un esempio unico nella complessa storia dell’evoluzione dell’architettura difensiva. Il percorso di visita intende offrire una lettura sotto il profilo tecnico – militare di Castel S. Elmo facendo acquisire al visitatore il linguaggio specifico delle fortificazioni cinquecentesche: cannoniere difensive ed offensive, difesa passiva ed attiva, tiri radenti e di fiancheggiamento, angoli morti, merli e merloni, ed, ancora, le varie artiglierie in dotazione: colubrine, sagri, smerigli, falconetti, spingarde, etc.
Luogo: Napoli, Castel Sant’Elmo
sspsae-na.santelmo@beniculturali.it
Salerno
– Museo Diocesano: Sabato 28 settembre 2013, alle ore 11.00, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, presso la sala Santa Caterina del Museo Diocesano “San Matteo” di Salerno, la Soprintendenza per i BSAE per le province Salerno e Avellino e i Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Napoli presenteranno il restauro del dipinto quattrocentesco Madonna con Bambino e Santi di Pavanino da Palermo, rubato dalla chiesa di San Biagio in Eboli nel 1990 e recuperato dal Reparto Speciale dell’Arma dei Carabinieri.
Luogo: Salerno, Museo Diocesano ‘San Matteo’
Orario: 11:00 – 13:00
Tel: 089 239126
emilia.alfinito@beniculturali.it
EMILIA ROMAGNA
Bologna
– Quadreria della Fondazione Ritiro San Pellegrino: In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, la Fondazione Ritiro San Pellegrino apre le porte della sua quadreria, che comprende 126 opere esposte presso i locali di Emil Banca credito cooperativo, ad Argelato in via Argelati n. 10.
Sabato 28 settembre, alle ore 18.00 è prevista la conferenza “San Michele Arcangelo tra fede, arte e storia”, con i relatori dott. Luca Balboni e Don Massimo Fabbri.
Domenica 29 settembre, l’apertura al pubblico si svolge dalle ore 18 alle ore 22.
Luogo: Argelato, Emil Banca credito cooperativo
Orario: dalle 18.00 alle 22.00
Mob: 3480090152
– Palazzo della Mercanzia: Cinque visite guidate al Palazzo della Mercanzia, uno degli edifici di maggior valore storico-architettonico di Bologna, trecentesca sede del Foro dei Mercanti, per gruppi di 30 persone max, con prenotazione obbligatoria, nella mattina di sabato 28 settembre 2013.
La visita, oltre alla storia del Palazzo e dell’Istituzione che vi ha sede, è dedicata all’opera di Alfonso Rubbiani (di cui ricorre quest’anno il centenario della scomparsa) nel restauro dell’edificio avvenuto alla fine dell’Ottocento.
Prenotazione: Obbligatoria; Tel prenotazioni: 051 6093454; Url prenotazioni: info@bo.camcom.it
Luogo: Bologna, Palazzo della Mercanzia
Orario: 9.30, 10.00, 10.45, 11.15, 12.00
Tel: 051 6093454
Fax: 051 6093451
– Biblioteca Universitaria: In Mostra sono esposti preziosi manoscritti, libri antichi e moderni, che prendono in considerazione la storia della musica e dell’editoria musicale a Bologna, documentate dai fondi della biblioteca. L’esposizione prevede anche un omaggio a Verdi, attraverso gli spartiti di sei compositori ‘minori’ che rivivono grazie alle rare copie pervenute alla BUB per diritto di stampa.
Luogo: Bologna, Biblioteca Universitaria di Bologna
Orario: sab ore 10-19.15, dom ore 13.45-19.15
Tel: 051 2088300
Tel: 051 2088306
Fax: 051.2088385
direzione@bub.unibo.it
http://www.bub.unibo.it
Modena
– Musei Civici: Un patrimonio museale da scoprire attraverso otto tappe fra le raccolte artistiche, archeologiche ed etnologiche. Visita guidata gratuita alle ore 17 sabato e domenica a cura di Mediagroup98.
Luogo: Modena, Musei Civici
Orario: ore 17.00
Tel: 059 2033100
Tel: 059 2033125
Fax: 059 2033110
museo.arte@comune.modena.it
http://www.comune.modena.it/museoarte
Ravenna
– Cervia, Casa delle Farfalle: Escursione a piedi guidata alla scoperta dell’importanza della Biodiversità.
Un percorso dedicato al mondo animale e vegetale del territorio, con partenza da Casa delle Farfalle & Co. e arrivo al Parco Naturale di Cervia, accompagnati da un esperto operatore.
Luogo: Cervia, Casa delle Farfalle e Co.
Orario: dalle 15.30 alle 18.00
Tel: 0544 995671
Fax: 0544 998308
casadellefarfalle@atlantide.net
http://www.atlantide.net/casadellefarfalle
– Alfonsine, Casa Monti: Giornata dedicata all’importanza del dialetto romagnolo in compagnia delle poesie dialettali di Hedda Forlivesi e visita guidata in dialetto romagnolo delle Alfonsine a cura del naturalista Luciano Cavassa.
Luogo: Alfonsine, Casa Monti
Orario: 17:30
Tel: 0544 869808
Fax: 0544 869808
casamonti@atlantide.net
http://www.atlantide.net
FRIULI VENEZIA GIULIA
Trieste
– Mini Mu Parco di San Giovanni. Laboratorio: il parco di San Giovanni tra scatti fotografici e arte digitale. Un confronto fra l’anima delle cose e l’arte alla luce dei mutamenti introdotti dall’avvento delle tecnologie digitali. A cura di RICCARDO DALISI ACQUA DUE 0.
Costo del biglietto: Per informazioni 349 7868180
Prenotazione: Obbligatoria
Luogo: Trieste, Mini Mu Parco di San Giovanni
Orario: 15.00 – 19.00
Tel: 040 392113
Fax: 040 635589
info@mini-mu.it
http://www.mini-mu.it
– Palazzo Economo, Salone Piemontese: Verdi contro Wagner? Differenze e relazioni fra due mondi musicali. Lectio magistralis del Maestro Marco Maria Tosolini, con la partecipazione straordinaria di Sebastiano Frattini al violino.
Sono veramente così distanti i mondi musicali, e più significativamente culturali, di Verdi e di Wagner, dei quali un curioso caso del destino fa celebrare il bicentenario della nascita assieme, essendo entrambi nati nel fatidico 1813? In senso sostanziale probabilmente si. Tuttavia, nei labirinti dell’esperienza storica, con riferimento non solo ad aspetti ovviamente musicali ed operistici, vi sono tracce quanto mai interessanti di momenti che vedono talvolta convergere azioni e pensieri dei due giganti del teatro musicale del XIX secolo.
La Lectio magistralis aperta disserta proprio sulla disamina delle evidenti differenze e delle sotterranee relazioni fra le poetiche di Verdi e di Wagner, cercando di compiere, non senza l’aiuto prezioso di una misurata ironia, una “discesa agli inferi” della creatività di entrambi, con riferimenti, talvolta imprevedibili, a poetiche di altri autori. La Lectio sarà arricchita dalla fruizione di materiali audio-video e impreziosita dalla performance musicale del Maestro Frattini.
Luogo: Trieste, Palazzo Economo, Salone Piemontese
Orario: 11.00
Tel: 040 4194811
Fax: 040 4194820
dr-fvg@beniculturali.it
http://www.friuliveneziagiulia.beniculturali.it
LAZIO
Roma
– Museo H. C. Andersen: Il 27 e il 28 settembre 2013 il Museo Hendrik Christian Andersen e la Galleria nazionale d’arte moderna ospiteranno ”Atmosfere. Tra etica ed estetica”, il convegno internazionale promosso dall’Università degli Studi di Torino e da Sensibilia. Colloquium in perception and experience, in collaborazione con l’Accademia di Francia Villa Medici, l’Ambasciata di Finlandia e l’American Academy, Roma.
Luogo: Roma, Museo H.C. Andersen
Orario: 9.30-19.30
Tel: 06 3219089
s-gnam.museoandersen@beniculturali.it
http://www.museoandersen.beniculturali.it
– GNAM: In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2013, che prevedono l’apertura gratuita al pubblico di tutti i luoghi statali della cultura, la Galleria nazionale d’arte moderna e i suoi musei satelliti offrono ai visitatori una serie di iniziative.
La Galleria nazionale inoltre, sabato 28, aderisce al progetto Una notte al museo, con apertura serale straordinaria, per l’occasione gratuita, dato che si pone come naturale prosecuzione della Giornata del Patrimonio. Durante la serata, alle ore 21.00, si terrà la conferenza “TECNICHE MISTE SU SCHERMO. I cinema d’artista in Italia negli anni ’60-’70”, a cura di Bruno Di Marino, che proporrà al pubblico alcuni film tratti dal dvd Lo sguardo espanso. Cinema d’artista italiano: un’antologia, edito da Minerva/Rarovideo.
Luogo: Roma, Galleria nazionale d’arte moderna
Orario: 8.30-19.30
Tel: 06 322981
Fax: 06 3221579
s-gnam@beniculturali.it
http://www.gnam.beniculturali.it
– Isola Farnese: Visite guidate alla Tomba dei leoni ruggenti di Veio, la più antica tomba etrusca dipinta, risalente agli inizi del VII secolo a.C.. Le raffigurazioni di belve e uccelli sulle pareti della tomba ci invitano ad entrare nel mondo e nell’ideologia dei principi etruschi.
Sede: Veio, Tomba dei leoni ruggenti
Appuntamento presso l’area archeologica del santuario di Portonaccio in Via Riserva Campetti (la tomba distante circa 5 Km. dovrà essere raggiunta con mezzi propri).
Luogo: Roma, località Isola Farnese
Orario: Area archeologica; 08,00 – 16,00. Visite guidate alla Tomba ogni ora per gruppi di max 10 persone dalle ore 10,00 alle ore 15,00
Tel: 06.30890116
laura.derme@beniculturali.it
http://etruriameridionale.beniculturali.it/index.php?it/136/area-archeologica-di-veio
– Terme di Diocleziano: Nelle sale del Museo Epigrafico, del Museo Protostorico, nella Certosa e il Chiostro di Michelangelo e nelle sale X e XI del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano avrà luogo lo spettacolo Visual Arts Department diretto dal M° Antonio Di Vaio. Coreografia di Vito Bortone.
Programma serale:
Ore 20.00
esibizione del Visual Arts Department – Sala X delle Terme di Diocleziano
Ore 21.00
Replica del programma pomeridiano
Ore 22.00
” Concerto in D-anza”. Sulle note del Violin Concerto in D Major Op. 35 di Tchaikovsky, si ricorderà a vent’anni dalla sua dipartita il grande danzatore russo Rudolf Nureyev
Luogo: Roma, Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano
Orario: dalle ore 15.00 alle ore 22.00
http://archeoroma.beniculturali.it
– Villa Borghese: Il deposito delle sculture di Villa Borghese presso il Museo Pietro Canonica raccoglie circa ottanta opere provenienti in gran parte dalla Collezione Borghese, originariamente ubicate a decoro della villa. Nonostante le spoliazioni subite dal parco nei secoli il patrimonio delle sculture di Villa Borghese comprende ancora oggi un gruppo significativo di opere, tra le quali alcune provenienti dalle collezioni del cardinale Scipione Borghese, figura principe del collezionismo europeo del Seicento. In particolare spiccano per qualità le tre statue appartenenti in origine alla Collezione Ceoli, l’Ercole coronato, il Satiro in riposo e la Filatrice e i due leoni medievali provenienti da San Giovanni in Laterano. Un altro nucleo significativo della raccolta è quello costituito dai quattro tritoni e dai quattro mascheroni tardo-cinquecenteschi provenienti dalla Fontana dei Mascheroni e dei Tritoni al Giardino del Lago, lì collocati all’inizio del secolo XX, e in origine appartenenti alla Fontana del Moro di Piazza Navona, opera dagli scultori Simone Moschino, Taddeo Landini, Egidio della Riviera, Silla Giacomo Longhi da Viggiù e Giovanni Antonio Dosio.
Prenotazione: Tel prenotazioni: 06 0608 attivo tutti i giorni dalle ore 9,00 alle ore 21,00
Luogo: Roma, Deposito delle Sculture a Villa Borghese
Orario: ore 16.30 e ore 17.30
Tel: 06 0608
LIGURIA
Genova
– Villa Duchessa di Galliera: L’Associazione “Amici di Villa Duchessa di Galliera”, costituita ai fini della valorizzazione culturale del parco, attiverà un servizio di visite guidate specialistiche e finanzierà la realizzazione di brochure esplicative e l’allestimento della mostra “I Marmi Ritrovati”, con l’esposizone al pubblico dei reperti marmorei recuperati durante il restauro del Giardino all’Italiana: un’occasione unica per gli appassionati di giardini storici e di restauro, ai quali saranno svelate la storia del parco ed i personaggi che lo frequentarono.
27 settembre
Inaugurazione del Giardino restaurato
Apertura dell’esposizione “I Marmi Ritrovati”
Apertura della mostra di scultura internazionale “culture d’aria” di Luigi Canepa
28/29 settembre – 5/6 ottobre
Visite guidate al giardino e alle mostre
29 settembre
Concerto nel Giardino all’Italiana
3 ottobre
“Il giardino raccontato”:visita a cura dei bambini delle scuole elementari
5 ottobre
Visita in notturna
6 ottobre
Opera al Teatro di Villa Galliera: “Enea e Didone”
Ingresso gratuito, ad esclusione dello spettacolo “Enea e Didone”
Prenotazione: Telefono prenotazioni: 3477276837
Luogo: Genova, Villa Duchessa di Galliera
Orario: 17.00
Mob: 347 7276837
amicivillagalliera@libero.it
– Palazzo Doria De Fornari:
Performance multimediale tra gli affreschi e gli stucchi tardo-barocchi del Palazzo che fu dimora del Principe Leopoldo Doria. Un’ anticipazione delle emozioni che si potranno vivere durante gli eventi della rassegna: ascoltando la musica composta da Britten e da compositori che lo hanno ispirato entrando nell’atmosfera del teatro britteniano attraverso le anticipazioni del progetto fotografico di Margherita Marchese Scelzi, “Benjamin Britten – Il mare della Metamorfosi”.
Alle ore 19.00 visita al Palazzo con i professori Gianni Bozzo e Tiziana Ferretti che illustreranno gli affreschi, gli stucchi e i saggi di restauro.
Momenti musicali con la partecipazione degli Artisti del Teatro Carlo Felice di Genova.:
Luogo: Genova, PALAZZO DORIA DE FORNARI
Orario: ore 18.00 performances (replicate alle ore 20.00 e 21.00)
– Galleria Nazionale di Palazzo Spinola: Conversazione musicale di Roberto Iovino e Marika Colasanto.
La conversazione verterà sui rapporti che Gabriele D’Annunzio ebbe con la musica e i musicisti mettendo in risalto il riavvicinamento fra la letteratura e il teatro musicale. Si parlerà dunque della musicalità della sua poesia, dei suoi principali incontri in campo musicale, dei suoi gusti e delle sue collaborazioni riuscite (Pietro Mascagni, Francesco Paolo Tosti, Ildebrando Pizzetti, Claude Debussy, Riccardo Zandonai) o fallite (Giacomo Puccini). Marika Colasanto, accompagnata al pianoforte da Caterina Picasso eseguirà alcune liriche di Francesco Paolo Tosti e Ottorino Respighi.
Nell’occasione verrà presentato, ad evocare l’atmosfera del mondo di D’Annunzio, un abito (concesso in prestito da un collezionista privato) appartenuto all’attrice Lea Zanzi amica di Eleonora Duse.
Luogo: Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola
Orario: ore 16,30
Tel: 01 02705300
Fax: 01 02705322
palazzospinola@beniculturali.it
http://www.palazzospinola.it
– Villa Durazzo Pallavicini: ‘Associazione “Amici di Villa Durazzo Pallavicini”, costituita ai fini della valorizzazione culturale del parco, attiverà un servizio di visite guidate specialistiche: un’occasione unica per gli appassionati di “giardini storici” e di “restauro dei monumenti”, ai quali saranno svelate le logiche del progetto e le alchimie di un restauro rivolto sia al costruito, sia alla vegetazione, di cui è previsto il completo riassetto. Le visite avverranno esclusivamente su prenotazione, ogni sabato e domenica, a partire dal mese di settembre 2013.
Costo del biglietto: 10 euro
Telefono prenotazioni: 340 3020612, 328 5878644
Luogo: Genova, Villa Durazzo Pallavicini
Orario: 10.00 – 15.00
amicivillapallavicini@gmail.com
http://www.pegli.com
Imperia
– Chiesa di Santa Maria degli Angeli di Sanremo: L’ Orchestra Sinfonica di Sanremo si esibirà diretta dal M° Maurizio Dones insieme al Coro Troubar Clair, al Baritono Riccardo Ristori ed alla voce bianca della giovane Jennifer Ciurez. . L’ evento è a conclusione del ciclo di concerti della “III Rassegna di Musica nelle Chiese” organizzata dalla nostra Fondazione in collaborazione con l’ Accademia Chigiana di Siena di cui ospitiamo, per il terzo anno consecutivo, giovani allievi del corso di Direzione d’ Orchestra per una serie di concerti che vengono realizzati nel mese di Settembre.
Luogo: Imperia, Chiesa di Santa Maria degli Angeli di Sanremo
Orario: 21.15
Tel: 0184 505764
Fax: 0184 505850
info@sinfonicasanremo.it
http://www.sinfonicasanremo.it
La Spezia
– Museo del Castello di San Giorgio: venerdì 27 settembre 2013, presso il Castello di San Giorgio della Spezia inaugurazione della mostra dal titolo “Disegnato tutto il giorno – I disegni italiani di Goethe”.
La mostra raccoglie un’ampia selezione di facsimili dei disegni realizzati dall’autore tra il 1786 e il 1788 durante il celebre viaggio in Italia. La mostra, a cura di Hermann Mildenberger e Margarete Oppel, è un’iniziativa della Klassik Stiftung Weimar e della Casa di Goethe di Roma. L’attivissima istituzione museale ha recentemente ampliato i suoi spazi storici in via del Corso presentando al pubblico un’ importante selezione dei 900 disegni di soggetto italiano. Le riproduzioni realizzate in quell’occasione vengono veicolate nelle varie regioni italiane attraverso il circuito degli Istituti Culturali italo-tedeschi (Bologna, Verona, Venezia) e del Goethe- Institut.
Telefono prenotazioni: 0187 739625 ; Url prenotazioni: acit.spezia@tedescoweb.it
Luogo: La Spezia, Museo del Castello di San Giorgio
Orario: ore 18
Tel: 0187 751142
Fax: 0187 751142
http://museodelcastello.spezianet.it http://
– Museo Civico “Amedeo Lia”: Al fine di promuovere il dialogo fra espressioni artistiche differenti, il Museo potenzia la propria offerta al pubblico con un’apertura serale che prevede alle ore 20,15 una cena finger-food nel chiostro del Museo a cura del Ristorante “Come Te”, seguita alle ore 21,15 da una performance teatrale dal titolo “La figura di Pontormo”: nella cornice dei dipinti ed oggetti antichi della Collezione un racconto di Roberto Alinghieri accompagnato da Stefano Cabrera al violoncello.
E’ prevista la possibilità di partecipare al solo spettacolo teatrale. Per l’intera giornata (dalle ore 10 alle 18) è prevista la tariffa ridotta di ingresso al Museo (4,50 Euro anziché 7,00).
Costo del biglietto: Biglietto: 30,00 Euro – senza cena 10,00 Euro
Telefono prenotazioni: 0187 731100 ; Url prenotazioni: attivita.museolia@comune.sp.it
Luogo: La Spezia, Museo Civico “Amedeo Lia”
Orario: cena ore 20,15,
Tel: 0187 731100
Fax: 0187 731408
attivita.museolia@comune.sp.it
http://museolia.spezianet.it
LOMBARDIA
Mantova
– Basilica Palatina di Santa Barbara: La Basilica palatina di Santa Barbara, eretta dal duca Guglielmo Gonzaga nella metà del XVI secolo, possiede un organo prezioso, costruito dal grande organaro bresciano Graziadio Antegnati nel 1565. Per valorizzare i pregi dello strumento nella splendida acustica della chiesa, si propongono due momenti musicali con visita guidata, a cura dell’organista Alessandro Rizzotto: il primo presenta “il suono italiano” attraverso autori del nostro paese, il secondo “il suono europeo” attraverso compositori dei principali paesi del continente.
Luogo: Mantova, Basilica palatina di Santa Barbara
Orario: 16.00 e 18.00
santabarbara@diocesidimantova.it
http://www.antegnatisantabarbara.it
Milano
– Sesto San Giovanni, Galleria Campari: in occasione delle giornate europee del patrimonio 2013 Galleria Campari organizza un programma di visite guidate e gratuite alla propria collezione con un focus particolare sulla comunicazione pubblicitaria futurista.
Luogo: Sesto San Giovanni, Galleria Campari
Orario: 14.00-15.30-17.00 sabato; 10.00-11.30-14.00-15.30-17.00 domenica
Tel: 02 62251
Tel: 02 6225420
galleria@campari.com
http://www.campari.com
– Spazi espositivi dell’Archivio Storico Intesa Sanpaolo: L’Archivio storico apre le proprie sale espositive per una visita guidata, che comprenderà la proiezione del documentario Una storia italiana, prodotto dall’Archivio storico in collaborazione con il regista Alessandro Varchetta, che ricostruisce le radici plurisecolari del Gruppo Intesa Sanpaolo raccontate di pari passo con la storia del nostro Paese. Il documentario è stato diffuso nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia.
La formazione dei gruppi per la visita guidata avverrà nell’atrio di ingresso delle Gallerie di Piazza Scala, 6.
Telefono prenotazioni: 02 87942970; Url prenotazioni: archivio.storico@intesasanpaolo.com (segnalando il numero dei partecipanti alla visita e un recapito telefonico e mail)
Luogo: Milano, Spazi espositivi dell’Archivio storico Intesa Sanpaolo
Orario: 11.00-17.00
Tel: 02 87942970
Tel: 02 87941650
archivio.storico@intesasanpaolo.com
http://www.archiviostorico.intesasanpaolo.com
– Castello Sforzesco: S’intende presentare al grande pubblico la Civica Biblioteca d’Arte, nata insieme alle raccolte d’arte, riunite nel Castello Sforzesco di Milano per mettere la fortezza ricostruita alla fine dell’Ottocento al servizio della cultura, non più emblema del potere ma simbolo del passato e del futuro della città. Una particolare attenzione fu data a documentare la vita artistica milanese e la costruzione dei musei cittadini. Per questo sarà in questa occasione ricostruita la storia di Emilio Bestetti, premiato all’Esposizione di Torino del 1898 come disegnatore di tessuti, ma ben presto diventato importante nell’editoria d’arte milanese.
Luogo: Milano, Castello Sforzesco
Orario: 16.30
barbara.galimberti@comune.milano.it
http://www.comune.milano.it/casva
MARCHE
Ancona
– Museo Diocesano di Ancona ‘Mons. Cesare Recanatini’: in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2013, il Museo Diocesano di Ancona ‘Mons. Cesare Recanatini’ organizza visite guidate gratuite, proponendo il percorso sul colore e il suo simbolismo nei seguenti giorni: sabato 28 e domenica 29 settembre alle ore 17,00.
Luogo: Ancona, Museo Diocesano di Ancona ‘Mons. Cesare Recanatini’
Orario: 17,00
Tel: 071 200391
Mob: 3392173277
Fax: 071 2085822
museo.ancona@diocesi.ancona.it
http://www.museodiocesanoancona.it
MOLISE
Campobasso
– Salcito, Palazzo Borrelli: la sezione Molise dell’ADSI – Associazione Dimore Storiche Italiane, fondata e presieduta da Nicoletta Pietravalle già Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggio, Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico del Molise, propone al pubblico dei visitatori un’edizione ampliata della mostra “Strisce e schizzi di Jac” in collaborazione con il Comune e con la Pro Loco di Salcito (Campobasso).
La mostra, che intende sottolineare l’opera dell’umorista e vignettista molisano Benito Jacovitti (Termoli1923-Roma 1997) nel novantesimo della nascita, esporrà suoi disegni a china e a pennarello, cartoline e opuscoli pubblicitari illustrati dall’artista, numeri de Il Vittorioso, esemplari dell’Albo Vitt settimanale, diari e quaderni Vitt. Tra le curiosità aggiuntive si segnalano due beffardi foglietti riempiti estemporaneamente da Jacovitti, con la sua penna a sfera, nel corso di un’allegra tavolata organizzata nel 1976 dall’ANAF – Associazione Amici del Fumetto; era ospite d’onore Lee Falk, il celebre creatore di Mandrake e dell’Uomo Mascherato; la frecciata di Jacovitti volle colpire il contrasto tra l’età del disegnatore americano, classe 1911, e della procace fanciulla che lo accompagnava. L’inaugurazione della mostra avrà luogo venerdì 27 settembre alle ore 17.30.
Luogo: Salcito, Palazzo Borrelli
Orario: 10.00-13.00; 16.00-19.00
associazionedimorestoric@tin.it
PIEMONTE
Torino
– Palazzo Reale: In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2013 il Palazzo Reale di Torino riapre al pubblico il percorso completo dell’Appartamento dei Principi di Piemonte (chiuso dal 2010) presentando al pubblico la mostra UMBERTO E MARIA JOSE’. ULTIMI PRINCIPI A PALAZZO allestita negli ambienti da loro abitati. La mostra si chiuderà il 5 novembre 2013.
Luogo: Torino, Palazzo Reale
Orario: 8.30 – 19.30 (chiusura biglietteria ore 18.00)
Tel: 011.4361455
Fax: 011.4361557
sbap-to.reale@beniculturali.it
http://www.ilpalazzorealeditorino.it
– Museo Archeologico: Open day dedicato alla didattica, rivolto agli insegnanti e alle famiglie. Un giorno per scoprire il Museo, incontrare gli archeologi, vivere la storia e l’archeologia.
Per il terzo anno, il Museo apre le collezioni e i giardini agli insegnanti e alle famiglie che vogliono conoscere le sue collezioni e l’offerta educativa.
Dall’insediamento taurino alla città medievale, l’antica Torino rivive tra guerrieri celti, centurioni romani e cerusici medievali. Nei giardini reali del museo e nel teatro romano si apprestano accampamenti e si ricreano antichi scenari, con gli archeologi delle ditte che operano nel Museo si fabbricano lucerne e mosaici e si mette alla prova la propria conoscenza della Torino romana.
Luogo: Torino, Museo Archeologico di Torino
Orario: 14.00-19.00
Tel: 011 5212251
sba-pie.museoantichita@beniculturali.it
http://museoarcheologico.piemonte.beniculturali.it/
– Galleria Sabauda: La Galleria Sabauda propone un percorso guidato sul collezionismo sabaudo dalla fine del Cinquecento alla prima metà del Settecento, mettendo in evidenza le scelte figurative dei duchi di Savoia alla luce dei profondi legami politico-dinastici con le altre corti europee.
Luogo: Torino, Galleria Sabauda
Orario: 10.00/11.30/16.00/17.30
Tel: 011 5641729, 011 5641731
Fax: 011 549547
galleriasabauda@artito.arti.beniculturali.it
http://www.artito.arti.beniculturali.it
PUGLIA
Bari
– Castello Svevo: Nel compendio monumentale si potrà visitare, nella sala Angioina, la mostra fotografica “Il Castello Normanno-Svevo di Bari nella documentazione fotografica e archivistica del XX secolo”; nella sala Bona Sforza sarà possibile ammirare una esposizione di ceramica medievale e rinascimentale ritrovata negli scavi del Castello. Nella Gipsoteca è allestita la mostra permanente “Non solo Medioevo. La Gipsoteca del Castello di Bari dal cinquantenario dell’Unità d’Italia alla riapertura”.
Luogo: Bari, Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Bari, Barletta-Andria-Trani e Foggia (Castello Svevo)
Orario: 8,30 – 19,00
Tel: 080 5286210
Tel: 080 5286218
Tel: 080 5286219
Fax: 080 5245540
castellodibari@beniculturali.it
http://www.sbap-ba.beniculturali.it
Lecce
– Abbazia di Santa Maria di Cerrate: Ore 20,00 – Concerto di musica da camera.
Nella suggestiva cornice della chiesa abbaziale, il trio TriOrpheus (Chiara Papa alla chitarra, Luigi Papa al flauto e Antonio Trevisi al clarinetto) si esibirà in un repertorio di musiche da camera.
Inoltre: ore 10,00; 11,30; 16,30 Visite guidate gratuite (anche in inglese).
Luogo: Lecce, Abbazia di Santa Maria di Cerrate
Orario: Ingresso abbazia: ore 9,30 – 13,00 e 15,00 – 19,30; ingresso al concerto (fino ad esaurimento posti)
Tel: 0832 361176
faicerrate@fondoambiente.it
http://www.fondoambiente.it
– Archivio di Stato: Il progetto vuole promuovere la conoscenza di alcune tipologie di atti notarili custoditi in Istituto, partendo dai più antichi risalenti a metà ‘500 per giungere sino a quelli del primo ‘900. La finalità è quella di evidenziare ogni possibile parallelismo tra alcuni negozi giuridici dei secoli passati, tra i quali i contratti di matrimonio, i testamenti, i mutui, ecc…, confrontandoli con le molteplici situazioni che possono riscontrarsi nell’odierno quotidiano collettivo.
Durante i previsti giorni di apertura, saranno inoltre incentivate le visite guidate in Archivio delle scolaresche, alle quali verranno illustrate le competenze e le finalità istituzionali dell’Istituto e presentate le fonti archivistiche più significative, espressione documentaria della realtà del territorio ed insostituibile strumento di ricerca per la conoscenza della storia locale.
Luogo: Lecce, Archivio di Stato
Orario: 9,00 – 13,00
Tel: 0832 246788
Fax: 0832 242166
as-le@beniculturali.it
http://archiviodistatolecce.beniculturali.it
SARDEGNA
Cagliari
– Castello di Cagliari: Il Castello di Cagliari si presenta come uno straordinario palinsesto di “città murata”, nel quale è tutt’ora leggibile la concreta applicazione delle più avanzate tecniche di difesa militare nel periodo dal XIII al XIX secolo, e insieme una realtà urbana complessa, nella quale la comunità cittadina urbana fa i conti con una poderosa cinta fortificata e ci convive.Al fine di diffondere conoscenza sullo straordinario valore storico-monumentale delle fortificazioni di Castello, saranno realizzate visite guidate lungo il circuito delle mura, con il supporto di esperti di Legambiente e dell’Università, per gruppi di massimo 20 persone alla volta. Sarà distribuito ai partecipanti materiale esplicativo, con indicazioni sui principali aspetti storici e architettonici della cinta muraria. Appuntamento alle 11.00 a Porta Cristina e conclusione alle 13.00 in piazza Costituzione.
Percorso: piazza Costituzione, Cammino Nuovo, Cittadella dei Musei, Bastione di Saint Remy.
Luogo: Cagliari
Orario: 11.00-13.00
Tel: 070 659740
salegambiente@tiscali.it
– Museo Archeologico Nazionale: “Dal dramma greco in pezzi e in pezzi scelti” – Presentazione del volume: Omero, Sofocle, Euripide, Eschilo. Chi sono i Greci? Questa la domanda che l'”ermeneuta” Monique Smadja ha il coraggio di porsi e di sottoporre al lettore del XXI secolo. Certo, perché per capire chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo, periodicamente ritorniamo sempre a loro. Eppure, la nostra tradizione ha totalmente frainteso il loro messaggio, leggendolo con le categorie del presente, violentandolo così nel senso più autentico. Da qui, la necessità non di forzare le loro parole ma semplicemente di ascoltarle, con una purezza sconosciuta alle grandi traduzioni. Ritornare dunque ad essere discepoli dei greci, iniziati ai loro misteri, alle loro gesta e al loro eros, per capire chi noi stessi siamo. Ridonare vita a ogni poeta partecipe della bellezza universale, renderlo immortale. Fare vivere un’altra volta la parola detta una volta .
Luogo: Cagliari, Museo Archeologico Nazionale
Orario: 20.00 – 24.00
Tel: 070 60518245
Fax: 070 658871
museoarcheologico.cagliari@beniculturali.it
http://www.archeocaor.beniculturali.it
– Sella del Diavolo: Escursione guidata sul sentiero naturalistico e archeologico.
L’itinerario si snoda lungo il sentiero archeologico e ambientale della Sella del Diavolo, alle porte di Cagliari. Lungo il percorso si possono osservare testimonianze archeologiche dall’epoca punico-romana ai nostri giorni e apprezzarne i valori ambientali, naturalistici e paesaggistici.
Prenotazione: Facoltativa
Luogo: Cagliari, Località Sella del Diavolo
Orario: 10.00
Mob: 345 0480069
grigsardegna@gmail.com
http://selladeldiavolo.wordpress.com/
Oristano
– Pinacoteca Comunale Carlo Contini: Il “Contini” restaurato: Processione notturna de Su Jesus.
La mostra, a cura di Ivo Serafino Fenu, propone, dopo un lungo restauro realizzato dalla Ditta Restauro Arborense e con un ricco corredo documentario, la grande tela di Carlo Contini “Processione notturna de Su Jesus”, dipinta nel 1925, ad appena 23 anni. Un’opera capitale nel suo percorso artistico, che sintetizza l’esperienza formativa romana e gli approcci con l’ambiente veneziano, ponendosi come premessa per gli sviluppi di un’epopea per immagini dalla forte valenza cromo-luministica. Inaugurazione il 28 settembre alle 19.00.
Data Inizio:28 settembre 2013
Data Fine: 23 novembre 2013
Luogo: Oristano, Pinacoteca comunale Carlo Contini
Orario: 10.30-13.00 / 17.00-20.45 (chiuso domenica)
Tel: 0783 791262
info@antiquariumarborense.it
Sassari
– Museo Nazionale “G. A. Sanna”: Il Pensiero della Materia.
Dopo l’appuntamento di sabato all’Antiquarium Turritano l’Associazione Danza Estemporada proseguirà le proprie esibizioni nel fine settimana al Museo Nazionale “G.A.Sanna” di Sassari, dove presenterà lo spettacolo inedito “”l pensiero della materia” domenica 29 settembre alle ore 18.00.
Nella giornata di sabato e durante gli eventi di domenica l’ingresso ai Musei ed alle aree archeologiche sarà gratuito.
Luogo: Sassari, Museo Nazionale ‘G. A. Sanna’
Orario: 18,00 – 20,00
Tel: 079/272203
museosannasassari@beniculturali.it
gabriella.gasperetti@beniculturali.it
http://www.archeossnu.beniculturali.it
SICILIA
Catania
– Archivio di Stato: 1943. Dopo il dramma, il ritorno della democrazia.
La mostra focalizza l’attenzione, da un lato, sull’«emergenza» venutasi a creare a Catania e nella provincia con lo sbarco delle Forze alleate in Sicilia il 10 luglio 1943 e, dall’altro, sulla ripresa delle istituzioni democratiche.
Luogo: Catania, Archivio di Stato di Catania
Orario: Lunedì-venerdì, ore 9.00-18.00; sabato, ore 9.00-13.00
Tel: 095 7159860
Fax: 095 7150465
as-ct@beniculturali.it
http://www.ascatania.beniculturali.it/
Messina
– Archivio di Stato: SCHEGGE DI MEMORIA “Testimonianze della Seconda Guerra Mondiale attraverso le fonti documentarie conservate nell’ Archivio di Stato di Messina a settant’ anni dell’ armistizio di Cassabile”.
La manifestazione si propone di ricordare il periodo e gli eventi bellici che hanno lasciato una traccia indelebile nella nostra cultura e società. La città di Messina fu profondamente devastata da bombe dirompenti e da spezzoni incendiari. L’ occupazione delle Forze Alleate e la sottoscrizione dell’ armistizio segnano un momento di grande rilevanza storica che aprirà la strada, per quanto non priva di difficoltà, alle fondamentali riforme verso la ricostruzione e la democrazia. La mostra offre una serie di rilevanti documenti, molti dei quali inediti.
Luogo: Messina, ARCHIVIO DI STATO DI MESSINA
Orario: dal martedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 12.00 – pomeriggio martedì e giovedì dalle ore 15.00
Tel: 09 029842
Fax: 09 02984220
as-me@beniculturali.it
http://www.archivi.beniculturali.it/ASME
Palermo
– Archivio di Stato: Archivi, cantieri, protagonisti a Palermo. Palazzo Termine Pietratagliata tra Targogotico e Neostili.
In occasione delle GEP 2013, la Soprintendenza Archivistica per la Sicilia e l’Archivio di Stato di Palermo con la collaborazione della famiglia Termine Pietratagliata hanno organizzato una mostra documentaria sul Palazzo della nobile famiglia sito in via Bandiera. I documenti in esposizione provengono dagli archivi privati Alliata, Basile e Palazzotto, dall’Archivio di Stato di Palermo e dall’Archivio storico comunale di Palermo. Inaugurazione ore 18.00.
Mostra a cura di: Massimiliano Marafon Pecoraro, Pierfrancesco Palazzotto e Maurizio Vesco.
Luogo: Palermo, Archivio di Stato
Tel: 091 2510628
as-pa@beniculturali.it
– Borgata dell’Immacolatella: Si inizia sabato 28 Settembre 2013 alle ore 18,00 presso la Chiesa dell’Immacolatella, in via Immacolatella allo Sperone a Palermo, con una conferenza a più voci dal titolo: “La borgata, la chiesa, l’arte”. Dopo la presentazione di Alfonso Lo Cascio, della Presidenza Regionale SiciliAntica e di P. Giovanni Bondì, Parroco della Chiesa dell’Immacolatella, sono previsti gli interventi dell’architetto Valentina Vadalà, che terrà una relazione su: “Palermo e le sue perle. Alla scoperta delle piccole borgate della Conca d’oro”, di Francesco Baiamonte, fotografo e giornalista che parlerà su: “Quattro e Nove, luoghi e volti di un territorio” e infine della restauratrice Fanny Basso che interverrà su “Il Crocifisso recuperato”. Il giorno successivo, domenica 30 Settembre 2013 alle ore 10,00, è prevista, con la presentazione di Giuseppe Meli, una visita guidata “I segni culturali della borgata”. (Appuntamento davanti la Chiesa dell’Immacolatella).
Luogo: Borgata dell’Immacolatella, Palermo
Mob: 346 8241076
palermo@siciliantica.it.
Ragusa
– Archivio di Stato: Separatismo siciliano. Che satira tira.
La liberazione, la nuova Italia, la caduta della dittatura fascista fanno rivivere la democrazia. Le contrapposizioni danno vita ad interessantitestate giornalistiche alcune di breve durata, in cui si strigliano, con la satira uomini ed eventi usando quella forza che rispecchia i tempi come è possibile leggere nelle vignette in cui si mettono in ridicolo i vari esponenti politici di spicco del tempo e numerosi episodi politici e di costume. Cantachiaro, Il Grillo Parlante, Il Solletico, L’Indipendente, Il Pettirosso, Sicilia alla Riscossa, Gioventù Siciliana, Intervallo, Marforio, L’Indice dei Fatti, Soffia Sò, L’Orlando, Chiarezza, Il Travaso, Cosmopolita, L’Uomo che ride, Piff, Paff!, Quadranti
Luogo: Ragusa, Archivio di Stato
Orario: lunedì e sabato 9-13, martedì, mercoledì, giovedì, venerd’ 9-13 e 15-17
Tel: 0932 622200
Fax: 0932 622200
as_rg@beniculturali.it
TOSCANA
Firenze
– Museo Archeologico Nazionale. Visita al Giardino Ameno.
E’ un invito a visitare il seicentesco Giardino che tra le rarità botaniche e le fioriture stagionali ospita le ricostruzioni di importanti tombe etrusche prelevate dal territorio ai primi del ‘900.
Luogo: Firenze, Museo Archeologico Nazionale
Orario: 10.30 e 12.30
Tel: 055.23575
Fax: 055.242213
http://www.archeotoscana.beniculturali.it
– Museo Egizio: Nell’ambito delle iniziative indette per le Giornate Europee del Patrimonio, Sabato 28 Settembre, alle ore 11,30, sarà inaugurato il nuovo allestimento della Sala I del Museo Egizio di Firenze, che espone i reperti egizi databili all’Epoca Predinastica, all’Antico Regno e all’inizio del Medio Regno. Oltre ad un più moderno e adeguato allestimento, anche l’apparato didattico e di comunicazione al pubblico è stato interamente rinnovato, mediante l’installazione di sette pannelli luminosi e nuove didascalie nelle vetrine, che si uniformano ai criteri già utilizzati per le sale aperte al pubblico nel 2011, che molto successo hanno riscosso sia tra i visitatori che tra gli specialisti del settore. Fra gli oggetti più importanti della sala si segnalano la statua di un faraone del Medio Regno, la variopinta statuetta di una donna che macina il grano e due pregiati vasi di alabastro con i nomi dei faraoni Unas e Merenra.
Luogo: Firenze, Museo Egizio
Orario: 11.30
Tel: 055 2357767
mariacristina.guidotti@beniculturali.it
http://www.archeotoscana.beniculturali.it
Pisa
– GAMeC: Artedonna. Il gruppo nasce a Pisa nel 1979, su iniziativa di alcune pittrici pisane. Nasce come C.A.D ( cooperativa arte donna) quando fare il pittore era ancora un modo di essere, uno stile di vita e voleva essere anche un mestiere. Negli anni 85-86 si è trasformata in Associazione Artistica, senza scopo di lucro. Nel corso degli anni il gruppo ha sempre continuato la sua attività non solo a Pisa ma anche in molte altre località Toscane e non, ottenendo sempre consensi e la simpatia del pubblico poichè ha sempre cercato un legame, un discorso unitario di esposizione pur rispettando la diversità delle singole espositrici. Sono diverse le realtà sociali e artistiche delle socie del gruppo. Alcune hanno mestieri attinenti all’arte, rubano il tempo alla vita attiva e lo nascondono in seno per cercare di ritrovarsi, scintilla che vibra agli stimoli del mondo. Questo è il tempo in cui fare gli artisti non basta per essere liberi e neanche per aspirare alla libertà.
Luogo: Pisa, GAMeC CentroArteModerna di Pisa
Orario: 18.00-20.00
Tel: 050 542630
info@centroartemoderna.com
http://www.centroartemoderna.com
– Area archeologica: Visita guidata alla necropoli etrusca. Utilizzata tra la fine dell’VIII e la metà del V sec. a.C., è caratterizzata da un grande tumulo di 30 m. di diametro circondato da una crepidine di sottili lastre di pietra. A corona del monumento, sono state rinvenute coppie equidistanti di grandi pietre monolitiche e una stele in arenaria, intervallate da resti di sepolture in piccoli dolii e cippi.
Visite guidate:
28 settembre ore 17.30
29 settembre ore 16.30 e 17.30
Appuntamento presso la necropoli di via S. Jacopo.
Luogo: Pisa, Area archeologica
Orario: sab 17.30; dom 16.30 e 17.30
Tel: 050 550401
Mob: 388 6589195
info@pisatour.it
gapisa@tiscali.it
Siena
– Pinacoteca Nazionale: la Pinacoteca Nazionale di Siena ospiterà la conferenza del Prof. Marco Ciampolini, docente dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, “Mattias de’Medici, Governatore di Siena e collezionista”.
Durante le “Giornate Europee del Patrimonio” del 28 e 29 settembre 2013, l’ingresso a tutti i luoghi della cultura statali è gratuito e la Pinacoteca Nazionale di Siena osserverà il seguente orario di apertura al pubblico:
– sabato 28 settembre: 8,15 – 19,15
– domenica 29 settembre: 9,00 – 13,00
Luogo: Siena, Pinacoteca Nazionale di Siena
Orario: sabato 28 settembre: 8,15 – 19,15; domenica 29 settembre 9,00 – 13,00
Tel: 0577 41246
Fax: 0577 270508
sbsae-si@beniculturali.it
UMBRIA
Perugia
– Galleria Nazionale dell’Umbria: Il 28 settembre ricorre la XXII giornata Europea del Patrimonio e per la Galleria Nazionale dell’Umbria, che partecipa al progetto “Una notte a l Museo”, é prevista anche l’apertura notturna dalle 20.00 alle 24.00. Tra le iniziative previste vi saranno due visite guidate generali, alle ore 11.00 e alle 17.00, alle opere in esposizione.
Alle 21.00. a cura della Società Sistema Museo, avrà luogo un appuntamento dal titolo “Skyline in trasformazione”, durante il quale, partendo dalla mostra fotografica dedicata a Sandro Becchetti con riferimento agli scatti sul paesaggio e alle periferie urbane anonime, si passerà all’interno del percorso espositivo della Galleria per individuare, attraverso le rappresentazioni nei dipinti della città di Perugia, cambiamenti della città e dei borghi.
A chiusura della giornata, è previsto un grande concerto alle 22.00 nella Sala Maggiore del Trio Barocco e del Quartetto di Flauti a cura dell’Associazione Giovanile Musicale (A.GI.MUS.) con musiche di Bach, Vivaldi Kuhlau e Castéréde.
Il Castello Bufalini a San Giustino resterà aperto per la giornata del 28 settembre dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 18.30 con visite guidate gratuite.
Luogo: Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria
Orario: 8.30/19.30 (chiusura biglietteria 18.30) 20.00/24.00 (chiusura biglietteria 23.00)
Tel: 075 58668415
Fax: 075 58668400
sbsae-umb@beniculturali.it
– Complesso Momunentale di Santa Giuliana: Il giorno 28 settembre, in occasione delle Giornate europee del patrimonio, la Scuola Lingue Estere dell’Esercito aprirà al pubblico la sua sede che insiste sul Complesso monumentale di Santa Giuliana.
L’Istituto, polo di eccellenza nazionale per la formazione linguistica del personale della difesa, occupa dal 1993 la magnifica struttura del Complesso monumentale di Santa Giuliana. Ex monastero femminile cistercense risalente al 1253, venne restaurato nel ‘500. Al suo interno si trovano decorazioni ed affreschi di scuole ed epoche diverse. La Scuola metterà a disposizione dei visitatori un percorso guidato che spazierà dai resti della strada romana, al cortile del leccio secolare e dalla adiacente chiesa ai numerosi affreschi dei chiostri. Quest’anno sarà possibile ammirare due affreschi recentemente restaurati che impreziosivano il coro delle monache.
Presentazione del restauro degli affreschi del coro delle monache a cura della Direzione regionale Beni Culturali il giorno Venerdì 27 alle ore 10:30. Visite guidate della durata di 1 ora circa Sabato 28 nei seguenti orari: mattina ( ore 10, 11:30) pomeriggio (e ore 14, 15:30). Prenotazione nominativa obbligatoria entro giovedì 26 settembre.
Luogo: Perugia, Scuola Lingue Estere dell’Esercito – Complesso monumentale di Santa Giuliana.
Orario: 10.00, 11.30, 14.00, 15.30
Tel: 07 557505240
Fax: 07 575505270
adsede@sclingue.esercito.difesa.it
uadsede@sclingue.esercito.difesa.it
http://www.sclingue.esercito.difesa.it
VALLE D’AOSTA
Aosta
– Centro Saint-Bénin: La mostra è dedicata a Pepi Merisio, classe 1931, importante fotografo italiano del secondo dopoguerra, noto al grande pubblico per i suoi reportages dedicati al Papa Paolo VI. Curata da Raffaella Ferrari e Daria Jorioz, la mostra intende offrire un approfondimento sulla cultura fotografica in Italia nel secondo Novecento, presentando al pubblico cinquanta fotografie, per la maggior parte in bianco e nero, aventi come tema il gioco, che Merisio racconta con delicatezza e poesia.
Luogo: Aosta, Centro Saint-Bénin
Orario: 9.30 – 12.30 / 14.30 – 18.30
Tel: 0166 272687
u-mostre@regione.vda.it
http://www.regione.vda.it
– Chiesa San Lorenzo: La piccola chiesa sconsacrata di San Lorenzo, a guardia della quale resiste ancora un tiglio plurisecolare, è oggi una delle sedi espositive principali del capoluogo. Nel sottosuolo custodisce gli scavi archeologici della primitiva basilica funeraria paleocristiana del V secolo con pianta a forma di croce latina, su cui resti è stata eretta. Oggetto di ricostruzioni e di molteplici rimaneggiamenti a seguito della distruzione avvenuta nell’VIII sec. a seguito di un incendio, l’antica basilica è disseminata di tombe tra cui quelle dei primi vescovi della diocesi.
Visite guidate gratuite al castello.
Luogo: Aosta, Chiesa San Lorenzo
Orario: 9.00-19.00
Mob: 349 6429216
http://www.regione.vda.it
VENETO
Padova
– Museo Nazionale Atestino: In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, oltre all’ingresso gratuito del 28 settembre, al Museo Nazionale Atestino è possibile visitare la mostra “…nel Veneto i ceramisti…”, allestita in collaborazione con la Fondazione Accademia dell’Artigianato di Este e con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo .
Luogo: Este, Museo Nazionale Atestino
Orario: 8.30 – 19.30
sba-ven.museoeste@beniculturali.it
http://www.atestino.beniculturali.it
Venezia
– Palazzo Mocenigo: Rialto (in origine Rivo alto) era il cuore commerciale di Venezia, qui arrivavano i navigli con le mercanzie e il ponte di legno si apriva per lasciar passare le alberature delle navi. Qui c’erano le sedi delle banche e delle società assicurative, delle quali resta notizia nella toponomastica cittadina. Qui si stabilivano i contatti commerciali più importanti. Nel 1312 si costruì un nuovo ponte in legno crollato poi nel 1444 per troppo afflusso di folla, accorsa per vedere il passaggio della sposa del marchese di Mantova.
Il percorso guidato parte dalla Chiesa di San Giovanni Elemosinario (visita esterna), procedendo per il Ponte di Rialto, il Mercato, il Palazzo dei Camerlenghi (visita esterna), per campo San Giacometto con le Fabbriche Vecchie e Nuove, i Campi del le Becarie e del Paragon concludendosi in Riva del Vin.
Punto di ritrovo: davanti alla chiesa di San Giovanni Elemosinarlo.
Luogo: Venezia, Palazzo Mocenigo
Orario: 4 turni con partenza alle ore 10.00, 11.00, 15.00, 16.00.
Tel: 0412 440010
info@amicideimuseivenezia.it
http://www.amicideimuseivenezia.it/
– Ca’ Foscari: L’Università Ca’ Foscari Venezia apre le porte del suo edificio più prestigioso, palazzo Foscari, da cui l’ateneo prende il nome, costruito per volontà del doge Francesco Foscari nel 1453. Con il Ca’ Foscari Tour sarà possibile ripercorrere la storia dell’edificio, ammirare la scenografica vista sul Canal Grande che incantò per secoli pittori e visitatori di tutto il mondo e apprezzare gli interventi di restauro realizzati dall’architetto veneziano Carlo Scarpa negli anni ’30 e ’60 del Novecento. Il percorso, di circa un’ora, partirà dai cortili esterni per poi proseguire all’interno del palazzo, alla scoperta dei luoghi simbolo dell’ateneo veneziano.
Turni di visita disponibili: ore 10; 11.30; 15 (prenotazione obbligatoria).
Telefono prenotazioni: 0412 348036
Luogo: Venezia, Ca’ Foscari (sede centrale dell’Università Ca’ Foscari Venezia)
Orari visite guidate: 10; 11.30; 15 (turni disponibili fino a esaurimento posti)
Tel: 0412 348036
Fax: 0412 348035
cafoscaritour@unive.it
http://www.unive.it/visita
– Lido di Venezia. I nuovi colori dell’Isola d’Oro.
Le voci del mare, la placida laguna, i grandi progetti sulla sabbia dorata. Passeggiata patrimoniale del Lido di Venezia in bicicletta, tra murazzi, dune, ville liberty e fortificazioni, grandi opere e processi partecipati, ascoltando i testimoni delle trasformazioni socio economico culturali dell’isola.
Dalle ore 10.00 alle ore 13.00 circa. Punto di ritrovo per i partecipanti: Piazzale Santa Maria Elisabetta – Lido di Venezia.
Prenotazione Obbligatoria: admin@unfaropervenezia.eu; Url prenotazioni: http://www.unfaropervenezia.eu/chisiamo/contatti
Luogo: Venezia, Lido di Venezia
Orario: dalle 10.00 alle 13.00
Mob: 328 1899713
admin@unfaropervenezia.eu
http://www.unfaropervenezia.eu/
Verona
– Museo Nicolis: In occasione delle giornate Europee del Patrimonio il Museo Nicolis propone l’ingresso omaggio per i ragazzi fino ai 18 anni. Il Museo Nicolis è un sorprendente contenitore di cultura, divertimento e innovazione. Attraverso 7 importanti collezioni – 100 auto d’epoca, 120 biciclette, 105 moto, 500 macchine fotografiche, 120 strumenti musicali, 100 macchine per scrivere, piccoli velivoli e centinaia di opere dell’ingegno umano – raccontiamo la storia dell’uomo e della società degli ultimi due secoli.
Visita guidata sul tema dell’evoluzione dei mezzi di trasporto negli ultimi due secoli e le trasformazioni economiche e sociali ad essi collegate. Il Museo è un sorprendente contenitore di cultura, divertimento e innovazione. Attraverso 7 importanti collezioni – 100 auto d’epoca, 120 biciclette, 105 moto, 500 macchine fotografiche, 120 strumenti musicali, 100 macchine per scrivere, piccoli velivoli e centinaia di opere dell’ingegno umano – raccontiamo la storia dell’uomo e della società degli ultimi due secoli.
Luogo: Villafranca di Verona, Museo Nicolis
Orario: visita guidata dalle 15.30 alle 17.30
Tel: 045 6303289
Fax: 045 7979493
info@museonicolis.com
tourism@museonicolis.com
http://www.museonicolis.com
Gli appuntamenti interessanti durante le Giornate Europee del Patrimonio sono molti altri e coinvolgono vari comuni e province. Per conoscerli tutti è possibile visitare la sezione del MiBAC dedicata all’evento.
Intervista a Enrica Puggioni, Assessore alla Cultura del Comune di Cagliari.
Qual è l’identità del territorio dalla quale scaturiscono le strategie e il progetto del 2019?
Il nostro territorio presenta caratteri di unicità – paesaggistici e geografici, linguistici, storico-culturali – e nello stesso tempo partecipa da sempre a un respiro chiaramente europeo.
Situata in una posizione strategica, luogo millenario di incontri, centro fin dalla preistoria di irradiazione e diffusione di saperi e competenze, Cagliari e la Sardegna sono state sempre un crocevia strategico di tutte le culture del Mediterraneo: di età fenicio-punica e romana, bizantina, pisana, aragonese e spagnola, sabauda, del ‘900, fino ad arrivare ad esempi di architettura contemporanea. Per questo parlare di identità nel nostro territorio vuol dire parlare di un continuo innesto di culture e di un incrocio di civiltà. Questa identità parla attraverso una costellazione di ecologie plurime e di paesaggi fatti di ampiezza di orizzonti e di molteplicità di punti di vista, paesaggi che sono il risultato di stratificazioni di segni lasciati nei millenni dalle diverse comunità. Questa identità – o, meglio, queste identità – sono il risultato di storie intrecciate e del “fare” di millenni. La sfida è rendere questa storia, in fondo europea, anche il suo futuro, saldando i fili di questo fare millenario con i nuovi fili da progettare.
Quali sono gli asset che la città immette in questo programma?
Attraverso il progetto si intende tessere un nuovo paesaggio culturale di Cagliari e del Sud Sardegna attraverso la trasformazione dei saperi e delle conoscenze in azioni e prodotti concreti. Fare, non solo mostrare. Costruire, non solo ospitare: la cultura (materiale e immateriale), la creatività e l’innovazione sono strumenti imprescindibili nel percorso di cambiamento e di rigenerazione urbana. Questi sono gli asset principali: produzione, creatività, innovazione come motori di sviluppo di un territorio che, puntando sull’economia della conoscenza, vuole promuovere il passaggio dalla cultura immateriale al fare, dall’arte antica a quella contemporanea, dall’Europa Mediterranea a quella continentale, dall’identità alle identità, dall’isolamento alla contaminazione e all’integrazione. Accompagna tutto il percorso tematico e temporale il potenziale di trasformazione derivato da un approccio dinamico e dialogico con il territorio, nei termini di studio, ripensamento, rivitalizzazione del paesaggio urbano, entità complessa, costituita da luoghi, oggetti, “segni” dell’uomo e della natura.
Quali sono le mancanze cui dovrete invece sopperire?
Le mancanze e i punti deboli sono anche gli snodi nevralgici sui quali si è costruito il progetto: questo nasce e si sviluppa proprio all’interno di una strategia complessiva di sviluppo che individua nella creatività un motore di sviluppo urbano sociale ed economico e che riguarda i diversi ambiti di intervento. Sicuramente, uno dei punti di debolezza ai quali il progetto dà una risposta concreta è l’evidenza di un isolamento geografico che da un lato ha lasciato incontaminati ampie porzioni di territorio ma dall’altro ha costretto l’isola a una posizione marginale, quasi di sospensione culturale, rispetto al dibattito e alla produzione artistica contemporanea. Ripartire da paesaggi non sovraccarichi di segni, lontani dalla spettacolarizzazione e anche da una certa moda dell’effimero, vuol dire avere la possibilità di offrire alle nuove generazioni europee spazi dove sperimentare, produrre e sedimentare le nuove forme e i nuovi linguaggi del domani. In questa centralità del ”fare”, del “produrre” più che del mostrare, l’Uomo può ritrovare la sua centralità, dispiegare i suoi saperi passati, presenti e futuri, progettando nuove relazioni e nuove forme attraverso un confronto interculturale. Questa forte connotazione del progetto verso la produzione e l’innovazione è nata anche per dare risposta a un’altra delle mancanze della Sardegna: la forte disoccupazione giovanile che determina forme di emigrazione intellettuale e priva i territori delle migliori energie creative tenendoli separati da contesti e scenari più ampi. Ecco, uno dei punti di forza del progetto nasce proprio dalle mancanze e dalla convinzione che queste, grazie anche alle politiche culturali, si possano colmare.
I flussi economici delle città d’arte riguardano solitamente pochi addetti ai lavori. Il programma relativo alla candidatura intende coinvolgere uno spettro più ampio di operatori economici?
Noi abbiamo già coinvolto uno spettro ampio di operatori economici perché la stessa candidatura nasce come evoluzione naturale di un processo partecipato che, partito due anni fa, ha portato alla redazione di documenti programmatici nei diversi campi di azione nell’ambito di una strategia complessiva di sviluppo economico. Per poter arrivare a una visione della città, alla città di domani, è stata usata la cultura nei suoi molteplici aspetti come elemento trasversale di coesione e come significante ultimo delle azioni di sistema messe in campo. Parallelamente al processo di integrazione delle politiche di valorizzazione culturale attraverso accordi tra i diversi enti presenti sul territorio, si è avviato il processo di costruzione sinergica della Cagliari futura con tutti gli attori locali: associazioni culturali, operatori economici e turistici, associazioni di categoria, datoriali e sindacali. Inoltre, la visione della “città del domani” ha restituito un’immagine di territorio urbano difficilmente riconducibile ai soli limiti comunali e la programmazione dei più importanti asset strategici ha coinvolto tutto il territorio dell’area vasta e dell’intero golfo ampliando la portata delle politiche in atto. Obiettivo di tutte queste politiche è sempre la cittadinanza che è stata coinvolta in processi di costruzione e condivisione delle scelte. Questo patrimonio di conoscenza dei territori e di programmazione integrata ha costituito il punto di partenza della candidatura che è nata come sintesi e approfondimento sia di una visione strategica di sviluppo che di un metodo di partecipazione delle scelte pubbliche. In tal senso, la candidatura non si è calata come un corpo alieno ma è stata occasione per un approfondimento maggiore di politiche che, lungi dall’essere pensate nel solo ambito di riferimento, si sviluppano in modo integrato. Pochi esempi per dare atto di un coinvolgimento operativo del settore economico e imprenditoriale: il protocollo di intesa con la Fondazione Banco di Sardegna che sostiene il progetto culturale per e su Cagliari, la presenza nel partenariato dei principali attori economici, il protocollo Visit South Sardinia che mette insieme gli operatori turistici del Sud Sardegna. Il mondo economico ha mostrato entusiasmo per un progetto di candidatura che, per come è stato pensato, rappresenta un grande laboratorio di partecipazione attiva, finalizzato anche alla creazione di occasioni formative e professionalizzanti che contribuiranno a offrire sbocchi occupazionali e opportunità di nuove imprese creative e innovative e a stimolare il ripopolamento dei quartieri, l’insediamento di nuove attività commerciali. Il progetto, che pone al centro dell’attenzione l’uomo, come detentore delle tradizioni e dei saperi, punto cardine all’interno dell’economia della conoscenza, prevede un sistema complesso di attività che vanno a coinvolgere un target molto ampio.
Cosa rimarrà alla città dopo il titolo di Capitale europea della Cultura?
Noi intravediamo nella candidatura e nell’eventuale riconoscimento finale lo snodo di un processo articolato finalizzato all’affermazione della creatività come uno degli assi principali del tessuto urbano. Per tale motivo, il 2019 rappresenta una tappa in un percorso che, per come è stato ideato e strutturato, non intende concentrare le risorse e gli sforzi di programmazione solo a un anno ma che al contrario mira al radicamento nel territorio delle esperienze e delle attività artistiche, ponendosi come obiettivo duraturo e trasversale quello di rendere la città un centro permanente e inesausto di produzione creativa e un punto di riferimento certo nell’ambito del dialogo interculturale e della riflessione artistica.
Leggi le interviste alle altre candidate a Capitale europea della Cultura 2019.