Nel pomeriggio del 23 maggio di 21 anni fa il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, rimasero uccisi in un attentato sull’autostrada A29, presso Capaci, a pochi chilometri da Palermo.

Autore della strage fu Cosa Nostra, che decise la rappresaglia mortale ai danni di Falcone dopo che una sentenza della Cassazione aveva confermato gli ergastoli del Maxiprocesso tenutosi nel 1986-87 nel tribunale bunker di Palermo, ai danni dei boss della malavita locale.

Un’edizione straordinaria del Tg1, condotta da Angela Buttiglione, annunciava così l’orrendo gesto che gettò nello sconforto il Paese, con un servizio di Salvatore Cusimano che mostrava le immagini del luogo dell’attentato girate da Marco Sacchi.

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A poche settimane di distanza, esattamente il 19 luglio 1992, si consumava un’altra strage in Via d’Amelio a Palermo: vittima designata il Procuratore della Repubblica a Marsala Paolo Borsellino, amico e collega di Falcone, con lui impegnato nella lotta alla malavita e fondatori insieme del pool antimafia del tribunale di Palermo.

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Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono così divenuti simboli di un impegno intenso e tenace contro le ingiustizie e le illegalità protratte dalla mafia ai danni dei cittadini, ma anche testimoni della necessità di azioni concrete da parte delle istituzioni politiche, affinché intervenissero con misure legislative appropriate per osteggiare i malaffari della criminalità organizzata.

Molto del loro lavoro è servito anche per stimolare nella popolazione un moto di orgoglio contro le trame soffocanti di questo “cancro sociale”.

Esempio lo sono le parole pronunciate da Paolo Borsellino:

“Nella lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.

Mentre quelle di Giovanni Falcone sono piene di speranza:

“La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”.

Affinché il loro sacrificio e quello di tante altre vittime di mafia non venga dimenticato, tante sono le iniziative organizzate in questa data così rappresentativa.

Proprio a Palermo, davanti al Palazzo di Giustizia, è stata organizzata la manifestazione “Le Notti della Memoria”, partita ieri alle 20,30 con l’Inno di Mameli, intonato dai bambini dell’orchestra de “La Città Invisibile”, seguito da una catena umana che ha toccato i luoghi simbolo delle stragi del ’92. Le commemorazioni e le riflessioni proseguiranno fino domani, venerdì 24 maggio.

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Da Civitavecchia e da Napoli sono invece salpate verso Palermo le “Navi della Legalità” con a bordo le giovani delegazioni di oltre 800 scuole, 20 mila studenti e 13 Paesi europei coinvolti. Il tema di questo anniversario è “Le nuove rotte dell’impegno. Geografia e legalità” e giunge a conclusione di un percorso di educazione alla legalità, organizzato e promosso dal Miur e dalla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone.

Mentre pochi giorni fa sono emerse nuove indiscrezioni sulle indagini ancora in corso relative all’attentato a Borsellino, che interessano l’ormai famosa agenda rossa del procuratore, le nuove generazioni devono conoscere e prendere ad esempio questi uomini che si sono prodigati con responsabilità ed onore per il bene comune.