Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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E così vorresti fare lo scrittore?
Non è un manuale di scrittura. È un manuale di salvataggio dopo la pubblicazione del primo inedito. Aiuta a salvarsi dalle nebbie della impopolarità, dalle asprezze delle prime stroncature, dalla SDC o Sindrome Da Classifica che, immancabilmente, attanaglia ogni scrittore. È un testo che racconta delle fatiche della promozione, girando per il mondo in lungo e largo, ospitato da piccoli librai entusiasti o in trasferta negli hotel più affascinanti, sotto i fuochi di domande scomode o lusingato da commenti interessanti. Sopravvivere in veste di scrittore professionista non è facile e la vita da post esordienti è costellata da scadenze, blocchi della creatività, premi vinti e premi persi, obblighi sociali e convenevoli. È un testo che insegna che, alla fine di qualunque giro di giostra, a rimanere e a motivare è la passione bruciante e incontenibile per la scrittura declinata in tutte le sue forme.
L’ironia e la leggerezza sono le caratteristiche portanti di questo libro. L’umorismo pungente e realistico e il tono confidenziale rendono la lettura piacevole e scorrevole. Il lettore segue l’escalation di un autore attraverso i tre gradi che ne costituiscono la carriera (oltre che la macro suddivisione del libro): Brillante Promessa, Solito Stronzo e Venerato Maestro. Per ogni fase ci si addentra, con sincerità, nel mondo di gioie e dolori che uno scrittore deve affrontare, ciascuna con un grado e una sfumatura diversa di intensità.
Per apprezzarlo e arrivare fino all’ultimo capitolo non bisogna per forza avere in un cassetto un manoscritto inedito che si sogna un giorno di pubblicare.
Leggendolo non scoprirete la formula che mondi possa aprirvi, non verrete a conoscenza dell’incantesimo che vi farà diventare magicamente scrittori, ma avrete a disposizione uno spaccato pratico e divertente di quello che significa fare il mestiere dello scrittore.
Come racconta nella prima parte del suo volume, l’autore Giuseppe Culicchia ha cominciato la sua carriera nel mondo dei libri e dell’editoria come commesso in una libreria, dove ha lavorato per dieci anni. Una volta diventato a pieno titolo Giovane Scrittore ha lasciato il posto fisso per dedicarsi full time ad uno dei lavori più belli e faticosi del mondo. Poi da Solito Stronzo si è iscritto a Facebook, per promuovere uno dei suoi libri, ma di Twitter dice: “Non ho qualcosa di intelligente e sarcastico e interessante e brillante da dire su tutto lo scibile umano in centoquaranta caratteri e ogni tre minuti. Per me escogitare anche solo un pensierino al giorno da postare su Twitter sarebbe un secondo o terzo lavoro”. Come biasimarlo…
Tutti quelli che sognano di diventare scrittori, gli amanti dei libri, della lettura e dell’editoria. Ai curiosi dotati di senso dell’umorismo.
E così vorresti fare lo scrittore? di Giuseppe Culicchia, Laterza 2013, 14 euro.
Grazie al web, moltissime sono le iniziative che permettono a lettori, scrittori, appassionati di arte cultura e letteratura di tutto il mondo di incontrarsi e conoscersi; ora anche i Comuni fanno Reti per dare vita a idee e percorsi creativi volti a valorizzare il loro territorio e i loro illustri antenati.
A Certaldo, piccolo ameno paesino della provincia di Firenze in Toscana, lunedì 21 ottobre è stata presentata in maniera solenne l’iniziativa del “Progetto Europeo Città dei Grandi Letterati”.
Alle ore 9.30, nel Palazzo Pretori a Certaldo Alto, si è illustrato il progetto che coinvolge diverse città gemellate, accomunate dalla prestigiosa peculiarità di aver dato i natali a grandi insigni letterati: Certaldo stesso patria di Giovanni Boccaccio; Canterbury (UK) di Geoffrey Chaucer, autore dello storico ‘Canterbury Tales’; Chinon, piccola cittadella sulla Loira, culla dell’umanista Francois Rabelais, celebre per Pantagruel e Gargantua; Neuruppin, in Germania, casa natale di Theodore Fontane, di cui tutti conosciamo la raccolta di favole.
Situato al centro della Valdelsa, Certaldo con i suoi 15.791 abitanti si è sbizzarrito per valorizzare il proprio territorio stringendo ormai da 50 anni forti legami di amicizia e di scambio con diversi comuni gemellati, dall’Europa al Giappone. Quest’anno, per festeggiare in modo speciale i 700 anni dalla nascita di Giovanni Boccaccio, il calendario di iniziative si è presentato assai ricco e ben organizzato.
Tantissimi eventi si sono susseguiti fin dall’inizio di quest’estate, come istallazioni, mostre itineranti, letture spettacolo, convegni e concerti che hanno coinvolto molte personalità ed artisti di rilievo; oltre a festival, seminari, iniziative, premi e concorsi che hanno contribuito ad avvicinare il giovane pubblico.
Numerosi turisti locali e stranieri hanno avuto occasione di partecipare agli ‘Itinerari culturali’ ideati per valorizzare il paesaggio storico, letterario e artistico di circa trenta Comuni toscani di tutte le province, attraverso i luoghi del Decameron: quattro percorsi nella Toscana del Trecento, passando per piccoli paesi, città importanti, colline, fiumi, boschi e montagne, guidati dalle novelle di Boccaccio.
Proprio in questi ultimi giorni, da venerdì 18 ottobre a martedì 22, nel centro storico si sono festeggiati i tradizionali gemellaggi con degustazioni di prodotti tipici tedeschi e menù cucinati dall’Accademia dei Cuochi di Neuruppin (Germania), l’apertura della mostra omaggio degli artisti stranieri a Giovanni Boccaccio con opere di pittura, grafica, scultura e si è concluso martedì con l’inaugurazione degli alberi dedicati a Kanramachi, paese gemellato del Giappone.
Con il “Progetto europeo Città dei grandi letterati”, questa rete di entusiasti Comuni propositivi si vuole impegnare ad unire forze ed idee creative per studiare possibili itinerari turistici al fine di valorizzare le opere dei loro illustri letterati attraverso percorsi, mostre, spettacoli e altre iniziative da pensare insieme.
Ed è il Web lo strumento fondamentale per la gestione e realizzazione di queste reti, grazie al quale è possibile stringere contatti e creare iniziative che coinvolgono diversi angoli del globo; rimane il problema della modalità di utilizzo dei network, in modo che siano capaci di garantire sempre qualità ed efficienza anche e soprattutto dal punto di vista culturale.
Nel grande mare magnum del web infatti sono centinaia le riviste culturali on-line, community e blog ma è di certo ben più raro incontrare piattaforme qualificate, dove celebri scrittori si aprono al grande pubblico per consigliare, invitare alla lettura e a un confronto critico, come è il caso di ClubDante, primo social network italiano dedicato alla cultura narrativa, strutturato in diverse sezioni tra cui l’Agorà, ossia l’area del forum, e l’angolo delle recensioni che ospitano nomi di scrittori importanti dall’Italia, la Spagna e paesi dell’America Latina quali Marcello Fois, Domenico Starnone, Roberto Saviano, Carlo Lucarelli, Paolo Giordano, Luis Sepùlveda, Paco Ignacio Taibo II e molti altri. O anche HALMA, rete letteraria pan-europea fondata nel 2006 dall’associazione Literary Colloquium Berlin che coinvolge una fitta rete di scrittori, traduttori ed editori perlopiù provenienti dall’est Europa, ma da poco conosciuta anche in Italia.
Nonostante la cosiddetta crisi, a livello locale sono per fortuna ancora tante le iniziative organizzate per conoscere e scambiarsi idee e progetti per valorizzare il proprio patrimonio storico-artistico-culturale, oltre che incentivare la scoperta e la creatività delle nuove generazioni.
È importante però che non solo dal mondo di privati e associazioni ma anche da parte dei Comuni si stiano investendo molte risorse per organizzare tanti piccoli eventi culturali, di cui le “Notti della letteratura europea” e il “Festival dei blog letterari” sono esempi importanti di scelte che appaiono controcorrente rispetto al patetico adagio che si ostina a sostiene che con la cultura non si mangia.
Mettendosi insieme si può mangiare, e bene, come sembrano dimostrarci le numerose iniziative promosse dall’Associazioni e Reti di Comuni in Italia, dove Comuni uniti da identità culturali, sapori tipici, bellezze naturali, arte, storia, tradizioni o ideali, anche attraverso il web, fanno Rete per valorizzare e incentivare le proprie bellezze e potenzialità.
La storia dell’arte rischia di essere ridotta o addirittura eliminata dai programmi di formazione scolastica. La petizione per contrastare la decisione presa dal Governo con la Riforma Gelmini del 2010 raccoglie, specialmente negli ultimi giorni, sempre più firme, sempre più adesioni.
Anche Stefano Guerrera, giovane informatico pugliese di 25 anni, si è interessato al problema e ha pensato di risolverlo a modo suo. È nata così la pagina Facebook “Se i quadri potessero parlare” che, messa online solo il 18 ottobre, oggi conta già circa 180mila like. L’idea balenata in mente a Stefano è stata molto semplice, ma decisamente vincente: le opere d’arte più famose di artisti come Leonardo, Botticelli, Caravaggio, vengono corredate da una frase comica che ne stravolge totalmente il senso agli occhi dello spettatore. Il linguaggio usato è il dialetto romano che inevitabilmente fa ridere, come spiega lo stesso Stefano che da sei anni vive a Roma.
Il risultato ottenuto con questo esperimento è davvero esilarante e, effettivamente, conferma un’esigenza che si è venuta palesando altre volte negli ultimi anni: quella di rendere l’arte una materia comprensibile a tutti, un campo che deve vantare i suoi specialistici e i suoi studiosi, i suoi critici e i suoi esperti, ma che può anche rivolgersi ad un pubblico vasto e variegato.
Il blog “L’arte spiegata ai truzzi” di Paola Guagliumi, ad esempio, ha iniziato già un anno fa ad affrontare la questione, presentando spiegazioni in romanaccio dei più grandi capolavori dell’arte moderna e contemporanea. Anche in questo caso il risultato è divertentissimo, e al contempo anche abbastanza istruttivo. La Guagliumi è una studiosa di storia dell’arte e una guida turistica e le opere che presenta sono trattate attraverso un lato didattico serio, che si nasconde dietro alla forma faceta.
È del 2008 un altro tentativo di desacralizzare la storia dell’arte e di renderla familiare agli occhi dei più: “Understanding art for geeks”, un blog in cui ancora una volta quadri famosi vengono parodiati in versione “geek”, modificati appositamente per gli amanti di internet e della tecnologia.
Un esempio cartaceo che sperimenta un modo non convenzionale di spiegare la storia dell’arte è rappresentato, poi, dal volume di Mauro Covacich del 2011, “L’arte contemporanea spiegata a tuo marito”, un testo ironico, ma molto completo per approcciarsi all’arte contemporanea senza i pregiudizi che portano a non considerarla espressione artistica vera e propria, o comunque non al livello dei grandi maestri del passato, per perizia tecnica e comunicazione estetica.
Tornando al fenomeno degli ultimi giorni, “Se i quadri potessero parlare”, si tratta ovviamente di un gioco. Eppure, potrebbe rivelarsi non fine a stesso. Di sicuro serve ad avvicinare tutti, soprattutto i più giovani, ad un mondo dal quale spesso si sentono distanti, anche solo reintroducendo nella loro iconosfera rappresentazioni che al giorno d’oggi sono sempre più escluse dall’immaginario collettivo, perché sostituite da cartelloni pubblicitari, divi del cinema, o appunto, espressioni visive appartenenti al mondo web.
C’erano una volta un fratello e una sorella, Pellegrino e Margherita, che amavano la creatività e la magia. Pellegrino disegnava, creava, illustrava, Margherita scriveva storie, racconti favolosi per bambini, fiabe avventurose e delicate.
Per fortuna quella dei fratelli Capobianco non è solo una bella storia, ma una realtà esemplare, la storia vera di giovani artisti italiani che, tra alti e bassi, tra delusioni e gratificazioni, alla fine ce la fanno.
Margherita ha esordito come autrice nel 2011 pubblicando “Le avventure di Holly” per Tabula Fati. Nel corso dell’anno successivo è una delle vincitrici del 1° Festival nazionale di scritture per ragazzi “Astolfo sulla Luna” di Manocalzati (AV). Nel settembre del 2013 ha pubblicato per NarrativaePoesia Editore, “Holly e il trofeo dell’estate”, un altro racconto che ha come protagonista il folletto di Tulipandia, sempre illustrato dal fratello Pellegrino. Questi ha esordito nel 2009 come illustratore, collaborando con varie case editrici (Musso, Gruppo Editoriale Tabula Fati, etc.). Pellegrino, conosciuto con lo pseudonimo di Crinos, non è solo illustratore, ma anche artista e pittore a 360 gradi. Il suo stile personalissimo e innovativo gli ha meritato molti riconoscimenti nel campo della pittura.
Con il patrocinio del MiBAC, il romanzo di Margherita Capobianco, “Le avventure di Holly”, sarà presentato il 18 ottobre alle ore 10,00, nell’ambito della rassegna “Note e voci d’autore”, che si tiene presso la Biblioteca Statale di Montevergine ad Avellino, un incontro coinvolgente e interattivo per grandi e piccini.
Il suo nuovo romanzo, “Holly e il trofeo dell’estate”, verrà presentato prossimamente in diverse librerie irpine e romane. Non perdete d’occhio, quindi, il sito di Margherita e Pellegrino.
Ai più di ottant’anni (l’età di una signora non si specifica mai) e sono le 4 del mattino. A quell’età due sono le possibilità: o sei già sveglio perché l’insonnia è ormai parte di te, o dormi profondamente come un bambino. Se stai ronfando come tutte le notti, lo squillare del telefono difficilmente riuscirà a svegliarti. Anche se a chiamare è nientepopodimenoche l’Accademia di Svezia. E anche se quello che vuole annunciarti è che… hai vinto il Premio Nobel per la Letteratura (insieme a circa 900mila euro)! È successo proprio questo, poche ore fa, alla scrittrice canadese Alice Munro, Nobel per la Letteratura 2013. Scopriamo insieme chi si cela dietro il sorriso aperto di questa donna dai capelli argentei.
VITA (e qualche spettegolezzo): Alice Munro si chiamava Alice Laidlaw prima di sposare James Munro, compagno di Università alla Western Ontario, lavorava in biblioteca e per arrotondare serviva ai tavoli come cameriera e raccoglieva tabacco. Eppure la passione per la letteratura fermentava in lei, tanto che il primo racconto, “The Dimensions of a Shadow”, lo scrisse a 19 anni. James non fu l’unico uomo della sua vita, però, e un altro compagno dei tempi dell’università fece breccia nel suo cuore, Gerald Fremlin, che condivise con lei gioie e dolori fino alla sua scomparsa, in una casa in Ontario che pare sia deliziosa quanto le villette degli Hobbit nella Terra di Mezzo di tolkeniana invenzione.
OPERE: dopo quel primo racconto, “The Dimensions of a Shadow”, la vena letteraria della Munro produsse senza sosta opere entrate nella storia della letteratura anglofona. A partire da La danza delle ombre felici (Dance of the Happy Shades) del 1968, per continuare con Chi ti credi di essere? (Who Do You Think You Are?) del 1995, passando per Nemico, amico, amante… (Hateship, Friendship, Courtship, Loveship, Marriage) del 2001, fino ad arrivare a La vista da Castle Rock (The View from Castle Rock) del 2006, la Munro ha suscitato il favore del pubblico e della critica, ottenendo premi prestigiosi e riconoscimenti internazionali. La chiave del suo successo sta nella semplicità complessa, nella capacità di raccontare con profonda intensità le vicende di uomini e donne comuni dell’Ontario, senza cadere mai nello stucchevole o nel banale. I suoi sono personaggi nei quali tutti possono rispecchiarsi e magari trovare quel senso di ambiguità, incertezza, instabilità che costella la vita di ciascuno di noi.
LATI OSCURI: l’unica ombra nella carriera della Munro potrebbe essere il rimpianto di non aver mai scritto un vero e proprio romanzo. Il suo editore, Doug Gibson, ha raccontato che durante i loro primi incontri la scrittrice si sentiva terribilmente sottopressione proprio perché desiderava “diventare seria” e scrivere un romanzo. Fu lo stesso Gibson, però, a riconciliarla con la sua natura creativa: il suo punto di forza era proprio quello di essere una velocista e non una maratoneta. Da parte nostra possiamo dire che Gibson ci aveva visto benissimo, considerate le innumerevoli soddisfazioni che la scrittura di racconti ha riservato alla Munro nel corso degli anni, fino all’ambitissimo Nobel.
LA CITAZIONE: Il racconto non è una strada da seguire, è più una casa. Ci entri e ci rimani per un po’, andando avanti e indietro e sistemandoti dove ti pare, scoprendo come le camere e i corridoi sono in relazione tra loro, e come il mondo esterno viene alterato se lo si guarda da queste finestre. E tu, il visitatore, il lettore, sei cambiato, allo stesso modo, dal fatto di trovarti in questo spazio chiuso, che può essere ampio e semplice da percorrere, o pieno di svolte improvvise, scarno o sontuosamente decorato. Puoi tornarci tutte le volte che vuoi, ma la casa, la storia, conterrà sempre qualcosa in più di quello che ci hai trovato l’ultima volta.
Alice Munro ha risposto con deliziata sorpresa all’annuncio della vittoria del Nobel per la Letteratura, onore che ha definito “quite wonderful” e si augura che questo suo successo possa ridare meritato lustro all’intera letteratura canadese. Noi non passiamo che farle i più sentiti auguri e… tutto il resto è storia.
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Alfred Nobel inventò la dinamite. Poi un giorno morì e lasciò il suo patrimonio di circa 200 milioni di euro a un fondo specifico da distribuire annualmente a coloro che, durante l’anno precedente, avessero contribuito maggiormente al benessere dell’umanità. E da lì tutto ebbe inizio.
Oggi i Premi Nobel sono considerati tra i riconoscimenti più importanti e prestigiosi e probabilmente tutti, almeno da bambini, abbiamo sognato di ottenerne uno. Quantomeno quello per la pace.
Il giro di interessi, economico e mediatico, che gira attorno ai Premi Nobel è vastissimo. Dopo la già avvenuta assegnazione dei Premi Nobel per la medicina, per la fisica e per la chimica, il 10 e l’11 ottobre sarà la volta dei Premi più attesi e discussi, quello per la letteratura e quello per la pace.
Nobel per la Pace
Il Nobel per la Pace viene assegnato “alla persona che più si sia prodigata o abbia realizzato il miglior lavoro ai fini della fraternità tra le nazioni, per l’abolizione o la riduzione di eserciti permanenti e per la formazione e l’incremento di congressi per la pace”. Rispetto agli altri Premi, al Nobel per la Pace ci si candida e quest’anno, come è leggibile sul sito ufficiale, è stato raggiunto il record di candidature: 259 di cui 50 da parte di organizzazioni. Sarà il Comitato per il Nobel della Norvegia a scegliere a chi attribuire il Premio. Tra i candidati più in vista ci sono:
1) Malala Yousufzai (La più quotata): è il vessillo dei diritti civili delle donne pachistane, in particolare del loro diritto allo studio, dopo che nel 2012 è stata aggredita dai talebani di ritorno da scuola. Malala, infatti, a soli tredici anni, si occupava di un blog per la BBC nel quale raccontava delle condizioni di vita sotto il regime talebano.
2) Bradley Manning (L’informatico): ha soli 26 anni eppure ha già messo in grave imbarazzo il governo americano, tanto da guadagnarsi 35 anni di prigione. Il suo reato è stato quello di rilasciare all’organizzazione Wiki Leaks documenti riservati sull’esercito americano in Iraq. È candidato al Nobel perché ha denunciato diversi soprusi da parte dei militari, tra cui omicidi di civili disarmati, ha messo in discussione la politica estera USA, ed è ritenuto una delle ragioni del ritiro degli Stati Uniti dall’Iraq.
3) Denis Mukwege (Il meno conosciuto): è un ginecologo del Congo che ha curato migliaia di donne vittime di abusi sessuali. Dopo aver pubblicamente condannato l’oltraggiosa impunità delle violenze sessuali nel suo Paese, nel 2012 è scampato ad un tentativo di omicidio.
4) Lampedusa (L’esempio più attuale): tutti sono a conoscenza delle recenti stragi di immigrati, morti nel tentativo di raggiungere le coste dell’isola siciliana. Lampedusa dovrebbe ottenere il Premio Nobel per la Pace perché è esempio quotidiano di fratellanza e solidarietà. Sarebbe anche un buon modo per sensibilizzare l’Unione Europea sulla necessità di intervenire nella questione immigrazione.
5) Putin (L’assurdo): nonostante i diritti civili dei russi siano giornalmente messi in discussione da quello che da molti è considerato un regime a tutti gli effetti, l’“International Academy of Spiritual Unity and Cooperation of Peoples of the World” ha ritenuto opportuno candidare il leader russo al Nobel per la Pace. Il suo merito? Aver scongiurato in maniera decisiva (e disinteressata?) i bombardamenti in Siria e lo scoppio di un’altra guerra internazionale.
Nobel per la Letteratura:
È il premio più chiacchierato. Assegnato dall’Accademia di Svezia a chi “abbia prodotto il lavoro di tendenza idealistica più notevole”, diventa annualmente mira degli scommettitori più accaniti. L’agenzia di scommesse britannica, Ladbrokers, fornisce una lista degli artisti più quotati.
1) Murakami Haruki (Il più quotato): è lo scrittore giapponese, autore di “Norwegian Wood”, “Kafka sulla spiaggia”, “1Q84”. Da più anni il suo nome gira attorno a quello del Nobel per la Letteratura perché effettivamente ha stregato milioni di lettori con il suo stile onirico, intricato e avvincente.
2) Alice Munro (La donna): questa scrittrice canadese, ottantenne, è considerata la maggiore autrice di racconti vivente. Le sue raccolte di narrazioni, dal taglio intimista ed emozionale, hanno ottenuto numerosi premi e riconoscimenti da parte della critica. La sua quotazione al secondo posto è molto rilevante se si considera che, dei 109 premiati al Nobel per la Letteratura, solo 12 erano donne.
3) Ngugi wa Thiong’o (L’impegnato politicamente): è un eclettico scrittore, poeta e drammaturgo Keniota, considerato uno dei più grandi maestri della letteratura africana. Ha subito arresti e persecuzioni per essersi schierato apertamente contro il governo del suo Paese.
4) Umberto Eco (L’italiano): è il più alto in classifica tra i papabili italiani al Nobel per la Letteratura. Maestro riconosciuto di semiotica, arte e critica letteraria, è uno dei maggiori uomini di cultura in Italia.
5) I cantautori Bob Dylan, Leonard Cohen, Roberto Vecchioni (Gli improbabili): hanno scritto decine di canzoni dai testi immortali. “Buckets of rain”, “Halleluja”, “Samarcanda” sono canzoni entrate definitivamente nella storia della musica. Eppure, i più considerano eccessiva e fuori luogo un’eventuale assegnazione del Nobel per la Letteratura a questi indiscussi maestri della canzone, perché non ritenuti paragonabili agli altri nomi in lizza.
Staremo a vedere.
Zia Maria era un’aristocratica jonica dall’aria decisamente magnogreca. Cucinava con delicato ingegno: ho imparato questa ricetta, dopo averne sperimentato il gusto sublime in una di quelle case à la Camilleri, tutte trumeaux e boiseries all’ombra del Monte Tauro. Altri tempi, certo, ma la ricetta rimane potente anche nell’universo digitale, oggi diremmo soltanto che è smart. Il pescespada, va detto per cominciare, è considerato autoctono pur essendo migrante; attraversa lo Stretto di Messina in primavera, per deporre le uova lungo la costa nordafricana, e torna indietro ad agosto. Non è un caso che risulti molto più saporito a maggio.
Catturato con la fiocina in un rito quasi mistico e del tutto silenzioso (la canzone di Modugno rimane un pezzo di storia ma durante la pesca non fiata nessuno), il pescespada finisce male quando lo si cucina alla brace o, peggio, sulla piastra, il che lo rende piuttosto stopposo. Muore con molta più dignità in altre cotture, alla ghiotta per esempio, cioè con cipolla, pomodoro, sedano, olive e capperi (un chiodo di garofano non guasta), oppure in forma di involtini, in modo che il ripieno renda il sacrificio più dolce. L’abbia appresa da qualcuno con un patto di omertà culinaria o l’abbia inventata, zia Maria ci regala una ricetta facile, di sicuro effetto e di antica nobiltà.
Ingredienti:
– fettine di pescespada (meglio se conosciuto personalmente e non emerso dalla refrigerazione metropolitana)
– pangrattato
– menta
– capperi
– aceto di vino
– olio
– sale
Preparazione:
Le fettine non dovrebbero essere troppo sottili, né troppo spesse. In una teglia rettangolare vanno adagiate su un’ombra d’olio, salate e cosparse da un velo di pangrattato, decorate con capperi (dissalati, ovvio) e foglie di menta fresca, e percorse da un filo d’olio possibilmente timido. L’aceto va messo in una tazzina e spruzzato sul tutto con le dita, senza esagerare. Cottura a bagnomaria, quindi la teglia va coperta, messa dentro una teglia più grande con un suolo d’acqua e cotta a fuoco molto moderato.
Da abbinare con:
La preparazione è breve ma una volta a tavola si può protrarre il godimento di gusto, vista, olfatto, e tatto (il pescespada di zia Maria si squaglia in bocca) con un adeguato sfondo che accarezzi l’udito: i “Canti della Terra e del Mare di Sicilia” pubblicati nel 1907 da Alberto Favara, al quale si deve anche il “Corpus” delle musiche popolari dell’isola (ne circolano clandestinamente alcuni adattamenti davvero potenti per mano del chitarrista e cantante Eugenio Favano).
Leggere non si può, soprattutto perché la voce recitante oscurerebbe gemiti e mugolii dei commensali. Ma prima di cominciare, magari durante un primo discreto, si può raccontare la pesca dello xiphias (il nome greco del pescespada) così come argomenta Serge Collet, antropologo francese che ha speso un anno sullo Stretto e raccolto le narrazioni più antiche e le esperienze più disparate nel libro “Uomini e pisci. La caccia al pescespada tra Scilla e Cariddi”, pubblicato a Catania da Maimone nel 1989.
Un dipinto? Certo “La Vuccirìa” di Renato Guttuso, custodita a Palazzo Steri a Palermo, ma anche l’affresco che decora il soffitto del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, che per mano dello stesso Guttuso e della sua bottega racconta la storia di Colapesce, un eroe ittico che tuttora regge dal fondo del mare la punta a nord-est della Sicilia, Capo Peloro (così narra la tradizione). In questo affresco si coglie la mescolanza di verdi e blu dello Stretto, quella stessa magnifica ibridazione cromatica che faceva dire a Giovanni Pascoli, più o meno: “Se immergi la mano nello Stretto la tiri fuori dipinta di blu”.
Sulle sponde dello Stretto si parla tanto, ma i maligni dicono si faccia molto di meno. Non si “quaglia”, come si dice nel gergo locale. Lo disse e lo scrisse, negli ultimi anni del sedicesimo secolo, William Shakespeare che ambienta proprio a Messina “Much ado about nothing”. Nel 1993 ne ha realizzato un film solare e ammiccante Kenneth Branagh: tra prati e case di pietra (forse poco peloritane) recitano Emma Thompson, Keanu Reeves, Kate Beckinsale, Denzel Washington, Michael Keaton e lo stesso regi-sta.
Che cosa bere? Una ricetta così morbida ed elegante chiede lo champagne. Dai contrafforti dell’Etna il solido Benanti ci offre un metodo classico, “Noblesse”, dovuto al vitigno etneo Carricante in purezza e alla sapienza dell’enologo Salvo Foti. Ricco e lungo, sottolinea la sinuosità del pescespada con grande rotondità archetipica di aromi.
“…uno scrittore ha solo due vie: inventare storie o raccontarne di vere”. Scrive così Francesco Pellegrino, nelle note a chiusa del suo lavoro, citando l’autore e sceneggiatore francese, Emmanuel Carrère. La strada scelta da Pellegrino è la seconda: la storia da lui raccontata è una vicenda giudiziaria realmente accaduta e che è stata definita “il furto del secolo”. Due ritratti di Van Gogh, Il Giardiniere e L’Arlesiana, e un’opera di Cézanne, Le Cabanon de Jourdan, una sera come le altre del 19 maggio del 1998, sono state rubate dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma in cui erano esposte. Da quel momento inizia una frenetica azione di intervento di carabinieri e polizia insieme, per ritrovare i tre capolavori e riportarli “a casa” sani e salvi, integri.
La vicenda del furto dei tre quadri dalla GNAM – storica nel panorama dei beni culturali italiani – viene presentata dall’autore in maniera fedele, cronachistica. Lo sviluppo delle indagini è accompagnato dal resoconto delle azioni, delle emozioni, degli slanci e delle paure, degli autori del furto, seguiti a vista dagli investigatori, grazie a intercettazioni ambientali e telefoniche.
Il libro non è solo la narrazione di un gioco di guardie e ladri. Protagonisti sono anche le vittime del sequestro, i quadri scomparsi: l’autore dedica spazio ad una spiegazione storica delle tre opere, contestualizzandole nella vicenda biografica dei grandi maestri, Van Gogh e Cézanne.
È molto interessante leggere in maniera così approfondita di un fatto di tale portata, realmente accaduto. Il testo, poi, potrebbe anche essere considerato fonte storica a pieno titolo, specchio singolare di una parentesi storica dell’arte italiana e della storia intera della nazione.
La lettura a tratti risulta appesantita dall’annotazione delle intercettazioni telefoniche, che spesso appaiono confusionarie o in dialetto romano, e quindi poco scorrevoli. Qualche velleità letteraria in più, in alcuni punti, non avrebbe dato fastidio.
Il romanzo è introdotto da una nota di Walter Veltroni, l’allora Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, che ha vissuto in primo piano tutta la vicenda, colorando ancora di più di partecipato realismo il racconto di Pellegrino.
Agli amanti del giallo, dell’intrigo, dei rompicapi investigativi, delle vicende giudiziarie eclatanti. Agli appassionati di storia dell’arte, di museologia, di biografie d’artista.
Ore 22, furto in galleria, di Francesco Pellegrino, Natyvi 2013, 12 euro.
Come ogni anno l’atmosfera del 13. Festival Internazionale della Letteratura di Berlino alla Haus der Berlinerfestspiele è stata viva e accogliente. Il complimento più bello è giunto proprio alla chiusura quando Salman Rushdie nel definire la kermesse letteraria berlinese l’ha chiamata un “meraviglioso assembramento di scrittori. Mi considero onorato di poter partecipare”.
Ruschdie non ha mancato nemmeno di ringraziare calorosamente l’amico e direttore del festival Ulrich Schreiber, per il supporto al “PEN World Voices Festival of International Literature” di recente fondazione a New York.
164 autori da 47 diversi paesi hanno partecipato all’edizione di quest’anno, un raduno non solo di autori e di autrici, ma soprattutto l’incontro di diverse generazioni di scrittura e di diverse forme dell’arte di raccontare. L’edizione di quest’anno infatti ha previsto una particolare apertura al mondo della comunicazione, con particolare attenzione a quella delle diverse generazioni o forme d’arte a confronto, facendone un festival “politicamente attivo”, quasi una forma di museo itinerante, educativo, temporaneo: il programma ha presentato la letteratura per bambini e per la gioventù con una sezione a parte pensata sia per giovani lettori che per giovani scrittori, quindi con un occhio al futuro, alla formazione; ha inoltre inserito i progetti “Weltweisheit – Kulturen des Alterns”, con riflessioni e confronto sulla diversa percezione del “tempo che passa” di rinomati artisti e diversa estrazione culturale, e per ultimo la presentazione di collaborazioni con le arti che in tempi moderni hanno cambiato il volto della letteratura e che ancora lo stravolgeranno nell’immediato futuro, cioè la novella a fumetti e la letteratura applicata alla creazione di videogiochi, tra conferme e mutazioni di codici e linguaggi espressivi.
Durante il 13. Internationales Literaturfestival Berlin per la sezione “Internationale Kinder und Jugendliteratur” (Lettartura internazionale per l’infanzia e la gioventù) si è tenuta la manifestazione “Eine Geschichte für Europa. Welche Kinder und Jugendliteratur braucht Europa?” (Una storia per l’Europa. Di quale giovane letteratura necessita l’Europa?). 26 giovani autori e illustratori sono stati invitati a riflettere e discutere su questo tema per poi far confluire la loro creatività in uno scritto, in un saggio o in un racconto. Ogni ospite ha poi proposto un libro per i giovani lettori europei. Il risultato è stato una raccolta di storie dal panorama culturale e letterario ricco di sfaccettature e nuovi punti di vista sul tema e sul futuro del continente, che grazie al supporto finanziario della Commissione Europea, verrà pubblicato in una versione tedesca e inglese dalla Vorwerk Verlag (ISBN-978-3-940384-61-4): “Schlüssel für di Zukunft. Welche Kinder- und Jugendliteratur braucht Europa? – Keys to the future. What kind of Children’s and Young Adult Literature does Europe need?”. La pubblicazione sarà distribuita gratuitamente nei ministeri culturali, nelle scuole, nelle biblioteche, e varie altre istituzioni dentro e fuori Europa.
I giovani autori e illustratori che hanno partecipato all’edizione sono nel testo disponibile on-line.
Weltweisheit – Kulturen des Alterns (Saggezze del mondo – Culture dell’Età) 3-13 Settembre 2013. Un Progetto del Festival Internazionale di Letteratura (13. Ilb) nell’ambito dell’Anno della Scienza 2013 – Prospettive della Demografia.
In che modo un aborigeno pensa al concetto d’età umana? Perché gli uomini d’Israele e in Giappone hanno le più alte aspettative di vita? Quali sono i valori di un uomo anziano di Cuba? Come si è sviluppata la nostra attuale percezione del tempo -passata attraverso tutta la letteratura europea a partire dall’antichità- e in che modo evolverà? L’Ilb si è interrogato su questo tema con un programma d’interventi di autori e ricercatori, invitati al proposito di incontrarsi e discuterne con il pubblico attraverso letture, manifestazioni e testimonianze dalla prospettiva della più ampia diversità culturale possibile.
Ogni anno crescono in Germania le aspettative di vita di circa tre mesi. Lo sviluppo demografico si pone quindi insieme ai problemi ambientali come una delle sfide del futuro ai cui il progetto Wissenschafstjahr 2013 – Die demografische Chance del Ministero Federale della Cultura finanzia per promuovere informazione e dibattito sul tema. Viviamo sempre di più, ci saranno sempre meno giovani, sarà una società sempre più multiculturale.
Il dibattito è stato pensato dal Ilb Berlin invitando un gruppo di autori, giornalisti e pensatori di varia origine culturale ed estrazione sociale a parlare della loro opinione sul tema e di come si sia eventualmente sviluppato nella loro scrittura o ricerca, un dialogo tra scienza e letteratura: Ingrid Bachér (Ger), Priya Basil (Gb), Gisela Dachs (Ger/Isr), Péter Farkas (Ung), Franz Hohler (Ch), Dacia Maraini (Ita), Nancy Morejón (Cuba), Georg Stefan Troller (Aus/Fra), Herb Wharton (Austr), Martin Winckler (Kan) che in un dialogo con gli scienziati Prof. Dr. Christian Behl (Universität Mainz), Dr. Sonja Ehret (Universität Heidelberg), Prof. Dr. Andreas Kruse (Universität Heidelberg), Prof. Dr. Clemens Tesch-Römer (Deutsches Zentrum für Altersfragen) und Dr. Nina Verheyen (Universität Köln), hanno discusso sui temi “La Creatività con l’Etá che avanza”, “L’Età e le Emozioni” e “Etá e Qualitá di Vita”. Il progetto finanziato dal Ministero si è svolto in diverse sedi della città ad ingresso gratuito.
Scandalo dell’NSA: Juli Zeh e una ventina di altri autori raccolgono oltre 65.00 firme da presentare agli uffici del governo.
Il 18 settembre scorso due dozzine di autori hanno consegnato ad un rappresentante del governo tedesco 65.000 firme a supporto delle lettera aperta alla Cancelliera Angela Merkel (la petizione può essere trovata anche in internet www.change.org/nsa ). Con questo gesto gli autori intendono indurre il governo ad una immediata ed adeguata risposta alle recenti scoperte dei metodi di spionaggio in rete dell’agenzia americana appartenente ai servizi segreti CIA.
Questa è la prima azione politica congiunta di autori e intellettuali tedeschi dalla riunificazione. Gli scrittori partecipanti a questa iniziativa sono, solo per citare alcuni nomi della letteratura, della poesia o della saggistica, Juli Zeh, Moritz Rinke, Julia Franck, Ulrike Draesner, Michael Kumpfmüller, Inka Parei, Nora Bossong e Kristof Magnusson.
Prologo all’azione è stata la lettera aperta che la scrittrice e giurista Juli Zeh insieme ad altri 60 autori ha pubblicato alla fine di luglio su Change.org e sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Il testo indirizzato alla cancelleria Angela Merkel (CDU) prega il governo di prendere posizione per la difesa dei diritti e della privacy e contro l’iniziativa della agenzia investiva americana.
“La protezione dei dati personali e della privacy stanno all’era della comunicazione, come stava e sta la protezione dell’ambiente alla progressiva industrializzazione.” scrive Juli Zeh. “E non c’è momento migliore in cui il governo dimostri di averlo compreso”.
Dal momento delle lettera aperta a luglio 2013, la Cancelliera non ha ancora adeguatamente chiarito cosa sia accaduto in Germania a proposito delle accuse del “whistle-blower” Edward Snowden, né fornito assistenza o adeguata informazione ai propri concittadini sulla questione. “La strategica tattica dell’attesa sull’intero affare da parte del governo, non è più accettabile”, afferma Eva Menasse una dei propugnatori dell’iniziativa. “La marcia verso la Cancelleria” si è tenuta il pomeriggio del 18 settembre 2013. Ora, dopo il voto e la conferma della Merkel, si attende una risposta chiarificatrice su cosa sia realmente accaduto e fino a che punto la politica europea fosse a conoscenza dello spionaggio preventivo dei servizi segreti USA.
Curiosa e accattivante la sfida lanciata dalla Società Dante Alighieri, tramite la redazione di madrelingua, di “riscrivere” il Decameron in una modalità da terzo millennio. Un omaggio certo particolare a Boccaccio che devoto alla tradizionale retorica dei classici latini e affascinato dalla letteratura cortese dei versi d’amore e dei romanzi cavallereschi, scrisse la famosa raccolta di novelle (Decameron in greco significa di dieci giorni) in cui si cela una profonda riflessione sulla realtà terrena, attraverso cui l’autore celebra l’intelligenza umana che per mezzo della parola è capace di plasmare e dominare la realtà e superare gli ostacoli della natura e della vita, il tutto sempre condito dal motivo amoroso, spesso ironico e licenzioso.
Così come 700 anni fa si rivolgeva alle donne, tradizionalmente escluse dagli studi e dall’alta cultura, così oggi attraverso la rete è ancora la parola la chiave per la sopravvivenza della passione per la letteratura intesa come piacevole intrattenimento per un pubblico non composto solo da eruditi o professori.
Dal 1° agosto 2013 infatti gli utenti della rete sono chiamati a contribuire liberamente attraverso tweet di 140 caratteri precisi (twoosh), uno in rima e uno in prosa, al commento di ogni novella.
100 giorni dunque per leggere e lanciarsi in questo simpatico gioco 2.0. su Twitter indirizzato a @la_dante: hashtag del progetto #14000DB.
Numerosi sono ormai gli esempi di letteratura, lettura condivisa e raccolta di commenti e critiche online, dove l’uso dei social network è pane quotidiano.
Twitter, considerato come una nuova pratica letteraria, ospita da un paio d’anni diversi esperimenti “cinguettanti” come il racconto “Black Box” del premio Pulitzer Jennifer Egan, raccontato in spezzoni da 140 caratteri tramite l’account del “The New Yorker”; il progetto #Leucò della Fondazione Cesare Pavese che invitava a commentare riscrivendo e reinventando in 140 caratteri i romanzi classici, o ancora l’esempio di Serial TW che ha coinvolto lo scrittore Marco Belpoliti nella riscrittura di 100 fiabe italiane in 100 giorni.
Slogan comune: less is more, ovvero scrivere testi chiari, concisi, comprensibili ed essenziali, inserire immagini ben definite e originali e video brevi. Le potenzialità della comunicazione consentono di creare relazioni e interazioni su una scala mai vista, sviluppare promozione, coinvolgere direttamente gli utenti e creare partecipazione; la finalità è quella di informare, promuovere, vendere e consolidare il proprio brand reputation, la reputazione, la notorietà, l’immagine che si dà, il consenso che si ottiene.
Facebook, Twitter, Youtube sono diventati oggi social network importanti anche per la cultura, all’interno di un sistema globalizzato dove spesso la terminologia e le modalità discendono dal marketing.
È interessante considerare come questo approccio discenda dalla mentalità anglosassone, abituata a leggere ed insegnare la letteratura puntando al significato e all’utilità del messaggio contenuto nel testo rispetto alla realtà attuale, diversamente dall’impostazione storica basata sulla contestualizzazione spazio-temporale di autore e opera.
Oggi internet è lo strumento che permette a chiunque di avere un contatto diretto e immediato con la conoscenza e l’informazione e può dunque aiutare a trasmettere ai giovani la passione e il piacere della letteratura e della cultura. Di certo però non può considerarsi un tweet esaustivo della profondità e complessità di un libro, si voglia in formato cartaceo o e-book, ma certamente questo può essere un ottimo mezzo per raggiungere la società più multiforme, incuriosire e spingere poi alla ricerca, alla lettura e alla riflessione.
Bell’idea quindi la proposta lanciata dalla Dante, dove sfida il pubblico di appassionati e non a rileggere le novelle di Boccaccio ripensandole nella nostra realtà e riscrivendole con il linguaggio breve e puntuale del tweet. Un simpatico esercizio per mettersi in gioco, liberare la creatività e sguinzagliare la curiosità che ieri come oggi ci rende esseri umani, liberi e pensanti.
Ricordiamo che nel mese di novembre, durante un evento speciale su Boccaccio le versioni più efficaci, divertenti o insolite saranno premiate con un dizionario Devoto-Oli e con la tessera della Società Dante Alighieri per il 2014.
Una giornata ed una nottata incredibile, nel piccolo centro storico di Cortona, qualche giorno fa (il 4 Agosto per la precisione), quando Lorenzo Jovanotti ed il suo J team, composto da Saturnino, Riccardo Onori, Leo di Angilla, Franco Santarnecchi e Marco Tamburini hanno “riempito” di persone e di musica Piazza Signorelli e tutta Cortona.
Duemilatredici i biglietti polverizzati in poche ore per poter assistere ad uno show unico, una data a sorpresa ed inattesa, arrivata subito dopo quel #lorenzoneglistadi, il Backup tour, che ha riempito stadi e città di mezza Italia.
La data di Cortona è stata inserita per la serata conclusiva del Cortona Mix Festival, alla seconda edizione, ma già “ricco” di storie da raccontare ed impreziosito anche dalla collaborazione con La Feltrinelli. Un festival “sulla frontiera”, tra letteratura e musica, una vera rarità in questo momento storico – culturale in cui sembra che la letteratura interessi solo a pochi.
Invece il successo è stato incredibile; il Mix Festival per tutta la sua durata ha riempito le piazze e la cittadina, e nella serata conclusiva, l'”invasione” pacifica, non solo per Lorenzo, ma anche per Roberto Saviano, intervenuto nel pomeriggio ai Giardini Parterre ed anche al concerto di Jovanotti in Piazza Signorelli in serata.
La bella Italia, quella che saremmo orgogliosi di esportare all’estero (e non quella politica, ahinoi!), era lì a Cortona, ed ha trascorso una “notte fantastica”.
Pur conservando il cuore e la genuinità locale, tra i protagonisti assoluti c’erano: il borgo ed il centro storico, ma anche le frazioni nella valdichiana, in fondo alla collina, che si contraddistinguono per accoglienza, ospitalità, bellezza, cultura, sorrisi, buon cibo e buon vino.
Ed è giusto sottolineare anche una organizzazione perfetta, per i pochi fortunati che hanno potuto assistere al live in Piazza e per chi era invece nei pressi dei maxischermi, posizionati in ben 3 punti della città, due nel centro ed uno a Camucia, una delle frazioni di Cortona.
Oltre il Cortona Mix Festival, la vocazione di accoglienza del territorio si percepisce nell’ideazione e nella realizzazione di altre iniziative, che offrono ai “viandanti” momenti culturali e bellezza del borgo: Cortona on the move, festival della fotografia di viaggio che si tiene dal 18 Luglio al 29 Settembre, in vari punti della città e Cortonantiquariato, con un occhio speciale per la prima volta anche al design, che si terrà dal 24 Agosto all’8 Settembre, nel Palazzo Vagnotti ed i cui manifesti comparivano già il giorno successivo al grande evento targato Jovanotti.
Queste iniziative, inserite in un progetto di valorizzazione, con lungimiranza e voglia di fare, rendono Cortona – la perla della Toscana – in più di un’occasione “l’ombelico del mondo”.
Foto da instagram di @svoltarock
Dal 30 Luglio al 16 Settembre sarà possibile visitare presso lo spazio Made4Art la mostra “Dormi, Mio Amore”, realizzata e curata da Vittorio Schieroni ed Elena Amodeo. La mostra nasce come il frutto della collaborazione artistica del duetto di curatori, che si presentano in questa sede come autore (Schieroni) ed artista figurativo (Amodeo). Questo lavoro congiunto ha portato, oltre che alla mostra, alla pubblicazione del piccolo ma molto gradevole libro (edito da Vanilla Edizioni, con le illustrazioni originali di Amodeo).
Con uno sguardo intimista, gli autori di questo ensemble, indagano con un distacco che non è scherno né disapprovazione, le riflessioni comuni e straordinarie che possono derivare da un evento o da una decisione inattesa. Porre i personaggi di fronte ad un “corto-circuito”, afferma Schieroni, “è semplicemente un modo per valutare le loro reazioni, i loro dubbi, le loro paure.” Il corto circuito in questo caso si chiama Ibernazione. In un mondo estremamente contemporaneo ed in tutto e per tutto identico al nostro, è possibile valutare in completa autonomia la possibilità di richiedere alcuni anni di ibernazione. Quali saranno le riflessioni legate a questa pratica? Quali i motivi che porteranno alcuni ad apprezzarla ed altri a sentenziarne la completa immoralità? Il testo, così come la mostra, lasciano il fruitore in una sensazione di sospensione, con una nota cromatica a definirne l’atmosfera: il Blu, che pur non essendo menzionato spesso nel testo, è di sicuro il tono principale della vicenda, è lo stesso blu che compare nelle illustrazioni, così come nelle scelte curatoriali, davvero apprezzabili, che contraddistinguono la mostra.
L’allestimento dell’esposizione sembra essere stato dettato da una riflessione, estratta dal testo, che può essere estesa senza alcuna remora a tutti i personaggi del libro e che rispecchia, non poco, la caratteristica di questa nostra umanità di nomadi contemporanei: “Tutte queste figure erano accomunate da qualcosa di impalpabile, dalla capacità di suscitare un’impressione ambigua, di presenza e assenza insieme.” E forse la forza principale di questa esposizione è la sensazione di un’organicità tra i media utilizzati. Ne abbiamo parlato con la coppia di artisti-curatori:
Un’artista e uno scrittore che diventano galleristi, come mai questa scelta?
Grazie alla nostra attività professionale veniamo ogni giorno a contatto con artisti, giornalisti e operatori del settore: un vero e proprio privilegio che permette di dare sempre nuovo alimento all’arte e alla scrittura che ci caratterizzano, attività che portiamo avanti per esprimere noi stessi e dialogare con gli altri. Il fatto di possedere un lato artistico-creativo ci spinge a entrare in sintonia con altri creativi, a intuire le loro potenzialità e a cercare di farle emergere.
In una precedente intervista avete confessato che questa fosse la mostra che più di tutte avreste voluto realizzare, siete soddisfatti?
Molto. L’inaugurazione della mostra di Elena e la presentazione del libro di Vittorio hanno raccolto un buon successo, sia a livello di pubblico che di critica, pur essendosi svolte in un periodo difficile come quello estivo. Per trarre conclusioni definitive aspettiamo, in ogni caso, la data del 16 settembre, quando si terrà alle 18.30 presso la sede di Made4Art un evento-finissage. La stampa per Vanilla Edizioni del volume contenente il racconto di Vittorio e l’immagine delle opere di Elena, testo scaricabile anche in ebook, amplierà senza dubbio questo risultato, permettendo al progetto di mantenere vita nel tempo.
Nell’interazione tra il curatore e l’artista è sempre prevista una buona dose di compromesso. Entrambi, possiamo affermare, invadono reciprocamente anche se involontariamente i propri campi di competenza. Come avete vissuto questo dualismo tipico? È più invadente il curatore o l’artista?
A volte diventa piacevole lasciarsi invadere dalla creatività degli altri. I nostri strumenti espressivi non entrano in conflitto: sono complementari e dialogano in maniera naturale. Speriamo che questa armonia arrivi anche ai visitatori della mostra e ai lettori del racconto.
Avete definito questo progetto un “percorso a quattro mani”. In che modo questa collaborazione è avvenuta, considerando che è stata sviluppata secondo mezzi espressivi differenti?
Il testo di Vittorio è stato fonte d’ispirazione per le opere di Elena, che a loro volta hanno spinto ad alcune variazioni nel racconto. Brani di “Dormi, mio amore” hanno accompagnato le opere in mostra, che a loro volta hanno rafforzato la trama tra le pagine del volume: percorsi paralleli, che vanno nella stessa direzione integrandosi a vicenda.
Qualche secolo fa, Dante Alighieri scriveva i 33 canti della sua Commedia in terzine incatenate di versi endecasillabi. Oggi scriviamo in tweet, ci esprimiamo in post, comunichiamo per sms, usiamo Whatsapp. L’interazione con il mondo esterno, con l’Altro, è costante e il tempo, per un verso o per un altro, è poco. È necessaria la sintesi, la rapidità, la concretezza, giungere al cuore del concetto che si vuole esprimere nel minor tempo possibile. Eppure quel concetto strizzato di parole è possibile condirlo, amplificarlo, potenziarlo con immagini, suoni, video. È come se, lentamente, stessimo tornando ad un linguaggio “primitivo” in cui il centro dell’atto comunicatorio non è più la parola, ma l’immagine, l’impressione visiva, il simbolo che concentra il nostro messaggio.
Non è, infatti, solo il linguaggio quotidiano a subire questo processo di contrazione e sintesi. I social network, le app, il mondo di internet e del web sono talmente pervasivi, oggi, da colonizzare, a poco a poco, anche il mondo delle “lettere”, della letteratura alta. Per ora si tratta solo di esempi di riscrittura, che coinvolgono principalmente i classici della letteratura.
#Twitteratura è un esperimento cominciato da tre italiani esperti in comunicazione, Paolo Costa, Edoardo Montenegro, Pier Luigi Vaccaneo, che hanno proposto agli utenti di Twitter di riscrivere opere emblematiche della letteratura europea con un tweet e la possibilità di allegare foto, immagini, video e tutto ciò che ritenevano connesso a quella lettura. Sono stati twitterati gli Scritti Corsari di Pasolini, gli Esercizi di stile di Raymond Queneau, La luna e i falò e I dialoghi con Leucò di Cesare Pavese. Il risultato di #Leucò, in particolare, pensato in collaborazione con la Fondazione Cesare Pavese, è stato presentato durante l’ultima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino 2013: in 3 mesi l’iniziativa ha coinvolto 400 utenti e prodotto più di 20.000 tweet, portando più volte l’hastag #Leucò ai primi posti tra i trending topics.
Il progetto ha fatto storcere il naso ai critici più scettici, che lo hanno definito “sterile”, più un esercizio di stile, un rompicapo alla Ruzzle, che un esempio costruttivo di scrittura creativa. In realtà, l’esperimento italiano non costituisce un caso isolato. Le prime prove di scrittura coi social provengono, ovviamente, dall’America: Twitterature è un’iniziativa di due studenti di Chicago, Alex Aciman and Emmett Rensin, che nel 2009 hanno pubblicato con Penguin Books il risultato della loro riscrittura cinguettata di alcuni capolavori della letteratura di tutti i tempi: dalla Austen a Kafka, da Omero alla Rowling.
La twitteratura piace, è vista come un gioco serio, che porta a conoscere o a riscoprire il gusto per la lettura. Tanto che, tornando in Italia, è di ieri la notizia che la Società Dante Alighieri per festeggiare i 700 anni dell’altro padre della lingua italiana, Giovanni Boccaccio, ha avviato il progetto di riscrivere il Decameron con 2 tweet “perfetti” (twoosh) al giorno per 100 giorni.
D’altra parte nell’era smart, digital, social sono sempre più diffuse la nanofiction, la micro-narrativa, la crowd-source narrative: la letteratura che puoi leggere, scrivere, apprezzare nel lasso di tempo che intercorre tra una fermata della metro e un’altra. Tutto è iniziato nel 2007 con Love Sky, una storia d’amore tra adolescenti raccontata da una ragazza giapponese, Mika, inviando ai suoi lettori una frase al giorno, via sms. In pochissimo tempo, Love Sky è diventato il bestseller più letto in giappone.
Da quel momento, gli esperimenti di “scrittura digitale” si sono susseguiti coinvolgendo sia autori famosi (come Jennifer Egan e Steven Soderbergh), che artisti emergenti. È degli ultimi giorni la notizia del progetto di uno giovanissimo studente dell’Accademia di Belle Arti di Roma, Gerardo Lisanti, che ha pensato di scrivere alcune fiabe, usando soltanto le icone e gli smile di Whatsapp. Così Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel, Cenerentola sono diventate un messaggio per smartphone di una decina di righe.
Apocalitticamente si potrebbe pensare che un giorno arriveremo, davvero, all’abolizione della scrittura, delle lettere, delle parole, a favore assoluto dell’immagine. Con maggiore realismo (e ottimismo), invece, si può considerare lo stimolo creativo, l’impulso alla curiosità che questi esperimenti racchiudono – non dimenticando che, ad ogni modo, per riassumere un racconto di Pavese devi prima conoscerlo – e puntando sulla fame di storie e racconti che l’uomo continuerà a coltivare, si spera, per sempre.
Tutti i segnali raccolti dagli analisti dicono che questa sarà l’estate del ‘Fare’.
Sono un po’ meno concordi nel definire del ‘Fare’ cosa.
Io che dal Fare sul serio ho sempre un certo timore, provo a mettere in fila cosa significhi e a dare una lettura all’estate che lasci in bocca il sapore di questi tempi.
Innanzi tutto non riesco a non pensare ai 3.200.000 disoccupati che hanno poco da ‘Fare’. Sono flessibili, si sa, e possono magari Fare melina, Fare tardi la sera tanto la mattina possono dormire, Fare la coda per la carta verde, Fare quello che possono per tirare avanti, Fare corsi di formazione senza sbocco, Fare finta che tutto vada bene, Fare quello che gli dicono, Fare il contrario di quello che vorrebbero, Fare un biglietto di sola andata per la Germania.
Intanto Papa Francesco ha deciso di ‘Fare’ una bella gita fuori porta a Lampedusa e ha ribadito la linea del Vangelo su accoglienza e solidarietà. Ci ha messo tanta forza che metà della politica cattolica si è arrampicata sulle pissidi per non ammettere di aver usato quelle pagine per accendere il camino. Poi è andato a ‘Fare’ la scampagnata in Brasile, tenendosi ben stretta la borsa, sollevando più di un “Ohhh!” stupito tra chi pensava che favelas e povertà fossero fuori moda nell’estate 2013. Francesco, vuole anche Fare chiarezza sullo IOR ma chissà se glielo faranno Fare.
A Londra due giovinastri incoronabili hanno deciso di ‘Fare’ un bambino a lungo innominato che ha generato una ola che dalla sala parto è arrivata alle bianche scogliere di Dover. Stampa, tv, media, hanno già provato a Fare santo subito il pupetto reale, probabile sovrano nel 2060 con delega su Kingdom Centauri ai confini della galassia.
Il nostro governo poi ha chiamato un provvedimento Decreto del ‘Fare’. Semiotica e Scienze della Complessità stanno cercando di capirne le ragioni. Nel decreto ci si lancia nel Fare il lifting alle Provincie, si prova a Fare molto fumo sulle sigarette elettroniche, si decide di Fare fuori il cinema italiano, si dimentica di Fare qualcosa (di sinistra, destra, sopra o anche di sotto) per i 3.200.000 di cui sopra oltre che aprirgli il wi-fi gratis.
Agli evasori e alle mafie invece si concede di continuare a Fare quello che sanno Fare meglio. È il Made in Italy.
Gli editori quest’anno però non sono riusciti a Fare uscire il libro dell’estate. Sì, provano a Fare cassetta con titoli labirintici come ‘La cattedrale del profeta misterioso’, ‘ I papiri stropicciati del Mar Morto’, ‘Scusa se ti porto al mare’, ‘Un mare di sogni bui come il latte’, ‘Fammi Fare la tua ombra in marzapane’. Ma gli italiani leggono sempre meno, e non perché devono Fare l’esame della vista. I sospiri goduti che l’anno scorso ci hanno fatto Fare le ‘50 Sfumature’ stavolta non tracimano più da sotto gli ombrelloni dove si nota invece una ripresa del Fare le parole crociate, 2 Euro di certezze e grande catalizzatrici nel Fare gruppo. “3 verticali: Produrre, Costruire, Dar vita a qualcosa”. “Fare!” appunto. Anche se non siamo molto capaci.
La logica della complessità, ci dice che dopo l’estate del ‘Fare’ dovrebbe arrivare l’autunno del ‘Baciare’, ‘Lettera’ a Babbo Natale per l’inverno poi, e ‘Testamento’ finale col logo della BCE in primavera, dove poi dal letame nasceranno i fior e il ciclo ripartirà.
Samuel Saltafossi è sociologo della complessità
Inizia con “Discoverland” (progetto nato dall’incontro musicale ed amichevole tra Pier Cortese e Roberto Angelini) #52racconti e forse non poteva essere altrimenti.
Difatti, la serie di eventi, cinquantadue per l’esattezza è solo un punto di partenza per scoprire e riscoprire una terra speciale, dalle mille risorse: il territorio del salernitano.
L’iniziativa è articolata in eventi che vanno di pari passo con i racconti (chiamati anche note a margine) ed ha l’obiettivo di riaccendere l’immaginario culturale ed artistico attraverso musica, arte, storia ed enogastronomia del territorio.
Cinquantadue racconti ha un prologo, di sei eventi, che si terranno a Capaccio ed a Paestum dal 26 luglio al 26 agosto. Il periodo è perfetto per l’inizio di un bel racconto, in cui si potrà parlare, non solo di mare (in questo mese l’attenzione si focalizzata soprattutto su questo tema), ma anche di storia e di archeologia, di enogastronomia e di musica.
Difatti la musica sarà grande protagonista di “Cinquantadue storie da raccontare” ;il prologo, che si svolgerà in location, prestigiose e non convenzionali come il Chiostro del Convento di Capaccio ed alla Pineta (che affaccia sul mare) della zona Laura di Paestum, ospiterà Angelini & Cortese (citati poco sopra), Philippe Cohen Solal, direttamente dai Gotan Project, gli Incognito con Bluey e Francis.
I Templi a Paestum ospiteranno invece gli altri tre spettacoli del prologo di #52racconti, gli attesissimi Giovanni Allevi, con l’orchestra sinfonica nella sua unica tappa in Campania di “Sunrise”, altro titolo evocativo e di buon auspicio per il territorio Campano; Vinicio Capossela, assoluto genio della musica italiana; e Peppe Servillo con i Solis String Quartet che con la loro classe omaggeranno la cultura e la canzone classica napoletana con lo spettacolo “Spassiunatamente”.
La serie di eventi, di grande prestigio e spessore artistico e culturale, presenta una novità al passo con le nuove tendenze comunicative; 52 racconti, infatti, sarà “supportata” da dieci “cantastorie digitali”, o anche storytellers, cha avranno il compito di raccontare gli eventi, seguirli e condividerli attraverso i social network attraverso l’hashtag #52racconti.
La voglia di raccontare il territorio, attraverso un evento che non sia fine a se stesso, ma parte integrante di un progetto più ampio, è ciò che fa ben sperare per questa iniziativa che si propone “avanti” negli obiettivi.
Il resto lo faranno gli scenari, la musica, il cibo e le persone, come sempre.
Doppiami! L’altra voce degli attori
Quando, per la prima volta, sono stati doppiati in italiano film stranieri? Sapevate che per rendere il suono della voce del doppiatore attutito, come se provenisse da un’altra stanza, si pone un cartoncino davanti alla bocca? Come si arriva alla scelta della voce più adatta per un determinato volto, attore, ruolo? Cos’è il doppiaggese? Questi sono solo alcuni degli interrogativi a cui si può trovare risposta leggendo Doppiami!, un saggio sul mondo del doppiaggio, sulla sua storia e sul suo ruolo attuale all’interno del cinema, specialmente italiano. Il doppiaggio è, infatti, una pratica ancora fondamentale nel panorama della distribuzione cinematografica, assolutamente tecnica, precisa e affascinante (se congegnata con metodo e talento). Questo testo aiuta a scoprirne le tecniche, i segreti, le curiosità.
Una prima parte introduttiva è riservata ad una breve storia sulla nascita del cinema, del sonoro e, quindi, del doppiaggio. Seguono una serie di capitoli molto interessanti sui ruoli coinvolti nella pratica del doppiaggio, tutti ugualmente necessari e indispensabili (contrariamente a quanto si pensi la riuscita del doppiaggio è un gioco di squadra): dal traduttore al direttore, dall’adattatore alla segretaria di doppiaggio, dal fonico al sincronizzatore. L’Appendice, molto piacevole e istruttiva, contiene gli ipse dixit sul doppiaggio, positivi e negativi, pronunciati da famosi registi, attori e doppiatori. La sezione Contenuti speciali riporta, infine, un’intervista illuminante, a cura di Milena Djokovic, con Alessandro Serafini, direttore e fondatore di Studio Enterprise – scuola toscana di recitazione, doppiaggio, teatro – sulle gioie e i dolori di un mestiere difficilissimo.
Scritto da uno dei registi e direttori di doppiaggio più esperti del panorama italiano, Giuseppe Ferrara, Doppiami! è un volume snello ma completo, che tratta con fluidità, verve e onestà tutti gli aspetti del mondo del doppiaggio, incluse contraddizioni e critiche.
L’unico contro è molto generico e riguarda ogni manuale su attività pratiche che si rispetti: per una totale e completa comprensione di ogni parte del testo, si dovrebbe prevedere una parte di messa in atto o di visione in presa diretta di quello che si è potuto solo leggere.
Per ovviare, in parte, al problema di cui sopra, il volume riporta alcune pagine di un vero e proprio copione di doppiaggio e di un piano di lavoro di una segretaria di doppiaggio. Nella sezione Come diventare doppiatori offre dei consigli pratici e realistici a chi voglia intraprendere questa carriera.
Gli appassionati di cinema e di doppiaggio; tutti quelli che si sono sempre chiesti come funzioni il doppiaggio, i curiosi in generale.
Doppiami! L’altra voce degli attori di Giuseppe Ferrara, effequ Editore 2013, 12 Euro.
Leggi anche l’intervista a Riccardo Rossi, doppiatore di Johnny Depp, Tom Cruise, Adam Sandler, Matt Damon e molti altri, che Tafter ha realizzato.
“20lin.es è una comunità dedicata all’arte della parola”, così si definisce.
A metà tra un social network, un portale di racconti e un gioco virtuale, 20line.es è un sito internet interattivo, che consente di comunicare con altri iscritti, redigere racconti individuali o collaborativi, leggere quelli degli altri e votarli. Il criterio è quello però delle venti righe a disposizione: dopo essersi registrati, collegando eventuali profili Facebook e Twitter e creando una propria identità da 20liner, è possibile seguire altri utenti.
Qui l’incipit: si può scegliere di cominciare una nuova storia, proseguire quella iniziata da altri, farle prendere un corso alternativo o semplicemente dare il proprio giudizio, commentare o ripostare. Le storie che avranno raccolto il più alto gradimento saranno pubblicate nell’app di 20lin.es.
20lin.es si compone di una homepage sormontata da un’utile barra menu: a sinistra ci sono i pulsanti per le diverse azioni, quali “scrivi un incipit”, “storie in corso”, “nuovi incipit”, “storie concluse” e “20liners”; a destra c’è invece l’opzione di ricerca, i messaggi privati e le notifiche. Non manca poi la sezione “help”, in cui viene sinteticamente, ma utilmente spiegato il funzionamento di 20.lin.es.
Scorrono al di sotto le storie dei 20liner, ciascuna con la propria immagine di copertina, scelta dagli autori, il genere di appartenenza, i tag ed eventuali contenuti multimediali.
I lati positivi sono molti: dal disporre di uno spazio dove dar sfogo alla propria creatività, alla possibilità di conoscere persone accomunate dalla stessa passione per la scrittura, fino ad avere l’onore di creare racconti collaborativi con penne note come Giorgio Faletti, Paola Calvetti, Ruggero Cristallo e chissà quanti altri.
Difficile trovare un difetto a 20lin.es se non il fatto che, trattandosi si una piattaforma di condivisione, i diritti d’autore sono rispettati ma non garantiti; del resto è questo il rischio in cui si incorre ovunque scrivendo sul web. Altro difetto, rilevante solo per chi non parla la nostra lingua, è che per ora la comunità di 20lin.es è prettamente italiana: non si trovano dunque racconti in altri idiomi.
La particolarità di 20lin.es è soprattutto nella possibilità che viene data agli autori di corredare le proprie venti righe con contenuti multimediali quali foto, immagini, video, mappe, musica, link. La scrittura e la lettura diventano così un’esperienza completa.
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=IyMW5Lpdtbc]
20lin.es è consigliato a tutti gli scrittori, gli aspiranti tali, chi ama leggere e perdersi in nuove storie, i curiosi, ma anche a chi cerca letture a metà tra e-book e libri o magari vuole scovare nuovi talenti.
Trovate 20lin.es a questo link
“Si dice che la cultura non è “di destra” o “di sinistra”?! Ebbene, io non ci credo granché”: così il Ministro Massimo Bray (con l’accento sulla “y”, alla salentina), a conclusione del suo intervento all’incontro “E/leggiamo”, tenutosi mercoledì 26 giugno nella Capitale, organizzato dall’Associazione Forum del Libro a Fandango Incontri (uno spazio policulturale allocato all’interno del Palazzo Incontro della Provincia di Roma), in via dei Prefetti. Affermazione forte e netta (finanche discutibile da un punto di vista “liberal” o destrorso), comunque in qualche modo in contrasto col tono pacato con la quale è stata pronunciata. Il Ministro è peraltro ormai noto per i suoi toni morbidi, à la Letta (Gianni, il… camerlengo).
Nella fattispecie, si è trattato di una risposta al Presidente dell’Associazione Italiana Editori (nonché di Confindustria Cultura) Marco Polillo, ma… procediamo con ordine.
Nello scorso febbraio, il Forum del Libro presentò ai candidati parlamentari una lettera aperta dal titolo “Un voto per promuovere la lettura”, con la quale si chiedeva più attenzione da parte della classe politica “al libro, alla lettura e ai loro luoghi, dalle biblioteche alle librerie, dalla scuola all’università e agli enti di ricerca”: in particolare, i più di 6mila firmatari (ad oggi) propongono 5 “punti” programmatici, definiti “semplici ma importanti, che non hanno carattere di parte ma interessano tutti gli italiani”, da usare come ossatura per una legge organica ed efficace, volta a contrastare il drammatico effetto dei tagli alla cultura, scuola e ricerca messi in atto dai governi recenti (e nemmeno tanto recenti).
Sintetizziamo allora questi cinque punti:
– Scuola: istituzione e riconoscimento come parte qualificante della formazione le biblioteche scolastiche, con l’introduzione in organico di un bibliotecario professionista; realizzazione annuale, da parte del Miur, di un “piano nazionale per la lettura”, valorizzando le migliori pratiche sul territorio e stimolando l’introduzione di attività di lettura nell’offerta formativa;
– Biblioteche: abrogazione dell’art. 19 del decreto n. 95 del 2012 cosiddetto “spending review 2” (ovvero: mantenere nelle cosiddette “funzioni fondamentali dei comuni” le attività e i servizi culturali); modifica dell’art. 15 della legge sul diritto d’autore, per rendere gratuite le letture pubbliche nelle biblioteche (si ricordi che il testo recita che “non è considerata pubblica la esecuzione, rappresentazione o recitazione dell’opera” esclusivamente “entro la cerchia ordinaria della famiglia, del convitto, della scuola o dell’istituto di ricovero, purché non effettuata a scopo di lucro”: da non crederci, ma così è e d’altronde abbiamo ancora a che fare, in Italia, con una legge sul diritto d’autore la cui radice risale al 1941);
– Librerie: riconoscimento delle librerie “di qualità”, con agevolazioni fiscali e per la locazione delle sedi;
– Digitale: concedere ai libri elettronici il pieno riconoscimento nel novero dei “prodotti culturali”, con le agevolazioni fiscali conseguenti; si ricordi che in Italia l’Iva è ancora al 21 %, mentre è agevolata al 4 % per i libri stampati, un vero paradosso! (l’ebook è considerato un “servizio” piuttosto che un “prodotto”); da segnalare che, nelle stesse ore, Giovanni Legnini, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, in audizione di fronte alla Commissione Cultura della Camera, ribadiva l’intendimento del Governo per l’equiparazione; garanzia di libera disponibilità in formato digitale dei prodotti della ricerca finanziata per oltre il 60 % da denaro pubblico; avviamento di un progetto nazionale di digitalizzazione dei prodotti fuori commercio o liberi da diritti;
– Coordinamento delle politiche pubbliche, statali, regionali e locali, in un “Piano Nazionale della Lettura”, da aggiornare annualmente; evoluzione del Centro del Libro e della Lettura, da dotare di maggiore autonomia e di strumenti normativi e finanziari adeguati, anche nell’ottica di un’adeguata formazione degli operatori.
Dopo l’introduzione di Giovanni Solimine (Presidente del debole Centro per il Libro e la Lettura, istituito nel 2005 e mai realmente decollato), il Ministro Bray ha fatto il punto della situazione secondo la propria prospettiva: dalle sue parole, si evince che al Ministero dell’Università e della Ricerca sembrerebbero molto sensibili alla questione delle biblioteche scolastiche, e che discussioni sul tema si concretizzino addirittura anche in Consiglio dei Ministri.
Fin qui, tutti d’accordo. I problemi emergono quando invece si valutano l’introduzione delle lavagne elettroniche («quando ormai le generazioni native digitali sono abituate a lavorare sui tablet: siamo cronicamente in ritardo all’appuntamento con la tecnologia…»), o l’editoria scolastica («ormai quasi totalmente in mano a soggetti stranieri…»).
E’ sul quinto punto, però, che il Ministro concentra l’attenzione più critica, tanto pungente quanto calma: «l’innovazione e una totale riforma dell’Amministrazione sono urgenti al Mibac. Ad esempio, non si possono gestire più di 750 siti internet-vetrina, con un’interattività pari a zero, senza rimandi e collegamenti (…) Sulla questione finanziaria, siamo in una situazione paradossale e nota a tutti: non siamo in grado non solo di effettuare, ma nemmeno di programmare gli interventi necessari.
Che poi non ci si venga a lamentare da me, se cade un pezzo di un muro a Pompei…». Carenza di fondi e nell’organicità delle amministrazioni che li devono gestire: un ritratto che conosciamo bene, noi italiani, soprattutto se si parla di cultura. Ci sia consentito, però, egregio Ministro: ma con chi dovrebbe lamentarsi, il cittadino o l’operatore, se non con il Ministro competente, che immaginiamo se ne faccia interprete nell’economia del Consiglio dei Ministri?! Se… Enrico Letta predica bene e razzola male, Lei è pur libero di dimettersi, per coerenza.
Sia chiaro: ben vengano iniziative come quella promossa dal Forum; ma va detto che non riteniamo così “automatica” l’attribuzione della colpa dei dati preoccupanti sulla lettura nel nostro Paese (nel 2012, solo un misero 18,4 % di italiani ha dichiarato di aver letto almeno un libro ogni tre mesi) a questi pur gravi ed innegabili deficit strutturali e di offerta; così come ci sembra di dover forse proporre una inversione del rapporto causale “lettura” / “qualità e tenore di vita” cui si fa riferimento nell’incipit dell’appello dell’Associazione Forum del Libro: piuttosto che un “chi legge, sta meglio”, un più realista (e cinico) “chi sta meglio, legge (e va al museo o a teatro)”!
Parlando di “sistema cultura”, di sinergie pubblico-società civile, Bray ha preso spunto dal dibattito sull’eccezione culturale: «In Francia – ha sostenuto – “Le Monde” ha pubblicato un dossier di 16 pagine sulla questione, e non limitandola al solo settore dell’audiovisivo: il nostro Paese deve costruire il proprio futuro sui contenuti, e questa direzione dev’essere chiara all’opinione pubblica». Viene da commentare che l’interesse dei media francesi per queste tematiche è direttamente proporzionale agli impegni governativi…
Dopo il Ministro, con un “intervento lampo”, la neo-parlamentare Flavia Nardelli (Commissione Cultura, Pd, già Segretaria Generale della Fondazione Sturzo) ha suggerito la possibilità dell’inserimento di alcune prime misure attraversi emendamenti mirati durante l’iter del “Decreto Fare”, ed è poi subito scappata alla votazione parlamentare sull’acquisto degli F-35, da cui la battuta di Bray: «Con un carrello di uno dei jet militari, si otterrebbero i 500 milioni di euro per concretizzare questi buoni propositi».
Lidia Ravera, Assessore alla Cultura della Regione Lazio, ha invece portato la sua esperienza pre-elettorale in “tour” nelle biblioteche laziali, osservando «precariato o lavoro gratuito associati a grande passione, dedizione ed entusiasmo».
Il Presidente dell’Aie Marco Polillo ha colto al balzo l’opportunità di parlare anche dei lavoratori in campo librario, editoriale e bibliotecario: «Non va bene che si “sfrutti” la passione, per ignorare le necessità dei lavoratori: le persone che lavorano nella cultura non hanno potere contrattuale, perché vanno avanti anche se le istituzioni e la politica se ne disinteressano». Sul “fare sistema”, locuzione tanto inflazionata nella teoria quanto ignorata nella pratica, ha sostenuto che «noi privati già lo facciamo, e le innumerevoli iniziative spontanee (vedi “Letti di Notte” o “Piccoli Maestri”, i cui padrini e madrine hanno partecipato all’incontro, ndr) lo dimostrano. Lo sforzo, insomma, deve essere reciproco e coinvolgere anche la politica…».
Ed ecco le parole che hanno provocato la reazione del Ministro, che aprono quest’articolo: «Non c’è una parte politica che si schiera dalla parte delle biblioteche ed un’altra che le vuole bruciare: c’è comunione d’intenti, ma non c’è costruzione di piani». La tesi di Polillo ha provocato diffusi borbottii della platea: è vero che la cultura, in sé, non è di destra o di sinistra, ed è forse anche vero che, in teoria, sia “a destra” sia “a sinistra” si auspica comunque una migliore diffusione della cultura nel tessuto sociale nazionale.
Ma dalle dichiarazioni di intenti alle azioni conseguenti, la distanza può essere abissale. Per rilanciare, anche a destra si auspica “la democrazia”, ma il concetto di “democrazia” non è evidentemente lo stesso a destra o a sinistra (o al centro). Nello specifico delle politiche culturali, a destra c’è chi auspica che “il mercato governi” (dagli estremisti brutali alla Brunetta ai “think tank” raffinati come la Fondazione Istituto Bruno Leoni), a sinistra permane il convincimento dell’esigenza dell’intervento della “mano pubblica” per sanare i fallimenti (ed i deficit) del mercato, e per proporre comunque un intervento che introduca sul mercato quel che il mercato stesso, da solo, non è in grado di garantire (estensione del pluralismo espressivo, provocazione di una domanda non necessariamente rispondente soltanto all’offerta…).
Tornando allo “specifico” librario, aleggiava nel dibattito la proposta di legge promossa recentemente da Andrea Martella, Vice Presidente del Gruppo Pd alla Camera, a sostegno delle piccole librerie e di quelle storiche (si tratta dell’Atto Camera n. 859 “Disposizioni per la diffusione della lettura e il sostegno del sistema delle piccole librerie”, presentato il 30 aprile 2013). La proposta prevede agevolazioni fiscali ai proprietari di immobili per contratti d’affitto stipulati a favore delle piccole librerie, sgravi contributivo del 100 % della contribuzione dovuta per i periodi contributivi maturati nei primi 5 anni di contratto e agevolazioni fiscali, per un importo non superiore a 1.000 euro, sostenute per l’acquisto di libri. Martella spiega: “ogni volta che una libreria storica chiude, un pezzo della storia e della memoria condivisa delle nostre città viene cancellato di netto.
Accade a Venezia, dove negli ultimi anni hanno già chiuso numerose librerie, ma anche a Roma, Firenze, Napoli, Palermo dove librerie indipendenti sono in grandi difficoltà e rischiano la sopravvivenza. Con questa proposta vogliamo affrontare l’emergenza culturale rappresentata dalla chiusura delle librerie indipendenti soprattutto nei centri storici delle città meta di turisti e visitatori dove l’offerta è quindi più diretta ai turisti che ai residenti stessi e dove il problema dei costi (affitti, personale, contributi, imposte) è estremamente oneroso. L’obiettivo di fondo è incentivare lo sviluppo delle piccole librerie e delle librerie di qualità come componenti del patrimonio culturale italiano e strumento della diffusione delle conoscenze. Ed inoltre promuovere una politica di sostegno a favore dei piccoli imprenditori che hanno a cuore la tutela del patrimonio librario e che sviluppano iniziative di promozione culturale sul territorio in cooperazione con enti, scuole, e associazioni culturali”. Eccellente iniziativa, ma si noti che, a distanza di due mesi, l’iter non è stato ancora avviato: come nelle dichiarazioni di intenti del Governo, si comincia a temere una qualche “contraddizione interna” tra “il dire” ed “il fare”!
Nell’affollata sala dello spazio Fandango, da registrare infine interventi e presenze di operatori del settore come il Direttore Generale della Direzione Biblioteche, Istituti Culturali e Diritto d’Autore del Mibac Rossana Rummo, il Presidente Associazione dei Bibliotecari Stefano Parise, il Vicepresidente dell’associazione nazionale dei librai Ali Paolo Ambrosini, Silvia Calandrelli di Rai Educational, il direttore di Rai3 Andrea Vianello, ed intellettuali del calibro di Tullio Gregory e Tullio De Mauro.
Auguriamoci che anche questa “mobilitazione” non resti… sulla carta!
L’articolo è stato redatto da Filippo Oriani, ricercatore e Angelo Zaccone Teodosi, presidente dell’Istituto italiano per l’Industria culturale IsICult
Probabilmente Ulisse avrebbe avuto meno probabilità di noi, oggi, di incontrare una sirena. L’antica figura mitologica, che attraverso il peregrinare delle immagini nella cultura letteraria e iconografica occidentale si è trasformata dalla sirena-arpia alla più nota e rassicurante creatura marina metà donna e metà pesce, la ritroviamo non solo nei libri di fiabe e nei sogni dei più piccoli, ma negli acquari, ai festival cinematografici, nelle aree marine protette e nei villaggi turistici.
E nel web, naturalmente, dove prolifera una autentica subcultura dedicata alle sirene che produce fotografie, video e performance e si incontra su un social network dedicato al “mermaiding”, sia maschile che femminile, il MerNetwork.
Le “sirene professionali” oggi sono donne che hanno inventato un lavoro dal nulla e girano il mondo per incantare, divertire e anche sensibilizzare altri esseri umani ancora “terrestri” alla tutela degli Oceani.
Una delle più famose e attive è Hannah Fraser, modella e fotografa australiana che vive a Los Angeles. Ha creato la sua prima coda in plastica arancione all’età di nove anni e da allora non ha mai smesso di esercitarsi e perfezionarsi nel mermaiding: oggi può nuotare ad una profondità di 15 metri e trattenere il respiro in apnea fino a due minuti, senza alcuna attrezzatura per immersioni, muovendosi in totale naturalezza nell’ambiente acquatico. Le sue performance mostrano uno stile unico che unisce la sinuosità dei movimenti, la ricchezza dei costumi – sfavillanti code da pesce da lei stessa studiate e realizzate per ottenere effetti estetici incantevoli e massima libertà esecutiva– alla ricerca espressiva per trasmettere emozioni.
Ha nuotato con balene, delfini, squali, razze , leoni marini, tartarughe e molte altre creature del mare e si definisce fieramente una “attivista oceanica”. Una parte dei profitti del suo lavoro vengono devoluti per la conservazione degli oceani, ma soprattutto si è impegnata in prima persona partecipando a conferenze, progetti fotografici, documentari e vere e proprie attività di denuncia per la tutela dei grandi mammiferi marini.
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Nel 2007 insieme a musicisti, attivisti e surfisti, tra cui il marito Dave Rastovich, Hannah ha nuotato nel mare del Giappone per la realizzazione del documentario di Louie Psihoyos “The Cove – La baia dove muoiono i delfini”, che denuncia il massacro durante la caccia annuale che si svolge nel parco di Taiji, film censurato in Giappone e vincitore del Premio Oscar 2010 per il miglior documentario. “Uno dei messaggi più importanti che dovremmo lanciare in questo momento per la conservazione dei mari è la denuncia della pesca eccessiva” – afferma Hannah. “Dovremmo chiedere ai paesi di regolamentare meglio le industrie della pesca”.
Con il fotografo Ted Grambeau ha realizzato le immagini per il libro per bambini “The Surfer and the Mermaid”, nuotando con le balene megattere al largo delle Isole Vava’u, a Tonga, nell’Oceano Pacifico. Oltre alla dolcezza e il fascino della compagnia dei grandi mammiferi marini, Hannah ha voluto provare anche un’esperienza con gli squali bianchi, con i quali ha nuotato al largo dell’isola di Guadalupe, in Messico, senza alcuna protezione o gabbia di sicurezza.
Più che il sogno disneyano della sirena che diventa principessa, sembra che alla base della sua passione ci sia un sentimento di profonda connessione con la natura e la straordinaria varietà dell’ambiente marino. “L’oceano è il luogo di nascita della vita sulla Terra – afferma Hannah – e se posso essere un legame visivo per ispirare gli altri esseri umani, ormai scollegati da questo fantastico mondo, sento di aver fatto qualcosa di utile”.
PRESENTAZIONI: QUELLO CHE I LIBRI NON DICONO
di Neal Ford, Matthew McCullough, Nathaniel Schutta
pp. 256
Apogeo, € 29,00
ISBN: 978-8850332458
Un testo pensato per chi ha l’esigenza di fare presentazioni chiare ed efficaci nei più svariati contesti, lavorativi e non: dalle riunioni commerciali alle dimostrazioni tecniche, passando per le esposizioni accademiche. Gli autori guidano il lettore attraverso le tre fasi della creazione di una presentazione vincente: pianificazione, realizzazione, esposizione. Il libro, con un approccio che lo differenzia da tutti gli altri sul tema, identifica una serie di modelli: i “mattoni” che è possibile utilizzare per costruire qualsiasi tipo di presentazione utilizzando strumenti come PowerPoint e Keynote e passa in rassegna gli errori più frequenti e le criticità che è bene evitare per non deludere il proprio pubblico.
BIG SOCIETY. CONTENUTI E CRITICHE
di Francesco Vespasiano, Monica Simeoni
pp. 160
Armando, € 15,00
ISBN: 978-8866772071
I neoliberisti europei accusano i governi socialdemocratici di avere generato costosissimi apparati statali di servizi sociali. È stato così proposto un programma di costruzione della Big Society, finalizzato alla riduzione della povertà, alla lotta contro le disuguaglianze sociali e all’incremento del benessere, trovando misure di welfare sociale, per evitare di ridurre quelle di welfare statale. Purtroppo, come gli autori di questo libro chiariscono, la speranza nella creazione della Big Society sta vacillando: si sta dimostrando politicamente, economicamente e socialmente debole.
SIGNIFICATO E DIGNITÀ DELL’UOMO NEL CONFRONTO INTERCULTURALE
di C. Cunegato, Y. D’Autilia, M. Di Cintio (a cura)
pp. 208
Armando, € 18,00
ISBN: 978-8866772712
L’epoca storica attuale presenta uno scenario che oscilla tra la possibilità di uno scontro delle civiltà e quella di un autentico dialogo interculturale: perché quest’ultimo si possa realizzare occorre superare la concezione normativa della civiltà, per cui una, di solito quella occidentale, viene elevata a modello universale, condannando le altre o all’assimilazione o alla distruzione. Lo scopo di questo volume è quello di avviare una riflessione su tale tematica nella convinzione che ciò sia necessario per affrontare in maniera consapevole le incognite del nostro futuro globale.
LA LINGUA COLORA IL MONDO. COME LE PAROLE DEFORMANO LA REALTÀ
di Guy Deutscher
pp. 241
Bollati Boringhieri, € 23,50
ISBN: 978-8833923390
“L’idioma di una nazione – così ci viene spesso detto – riflette la sua cultura, la sua psiche e le sue modalità di pensiero. Le popolazioni che vivono nei climi tropicali, così corrive, lasciano per strada le consonanti, mentre il tedesco, così metodico, è un veicolo ideale per formulare con precisione i concetti filosofici. Nelle impervie intonazioni del norvegese si coglie l’eco dei fiordi scoscesi, il francese è la lingua romantica par excellence, l’inglese è un idioma adattabile, e… l’italiano, ah, l’italiano!”. Il dibattito sulla lingua è antico. Dopo decine di anni di confronti e dispute i linguisti sono oggi quasi unanimi nel dire che tutte le lingue sono fondamentalmente simili e pertanto incapaci di filtrare in modo differente la percezione del mondo.
OLTRE IL CRISTIANESIMO
di Marco Vannini
pp. 314
Bompiani, € 14,00
ISBN: 978-8845273780
In questo saggio, Marco Vannini – tra i più eminenti studiosi della tradizione spirituale cristiana – sonda i vasti territori della mistica non solo occidentale ma anche orientale. Da Meister Eckhart al brahmanesimo e al buddismo, per giungere alla meditazione del monaco cristiano-hindu Henri Le Saux, si compone il quadro concettuale di un ardito viaggio nel segreto dello “Spirito”. L'”uomo distaccato” del misticismo radicale di Eckhart, per il quale l’uomo ama veramente in quanto diviene l’amore stesso, si incontra con l’assenza di fine del Buddha inverandosi nel messaggio cristiano, messaggio dello Spirito, al di là di ogni apparente fideismo, di ogni apparente religiosità o dottrina del Libro.
STORIA DELLA SIRIA CONTEMPORANEA
di Mirella Galletti
pp. 274
Bompiani, € 10,00
ISBN: 978-8845256424
Nuova edizione aggiornata alle rivolte della primavera araba. Questa storia della Siria, la prima apparsa in Italia, ricostruisce in una narrazione avvincente i tormentati sviluppi storico-politici della nazione, dedicando ampio spazio agli aspetti culturali della società siriana e al complesso mosaico etnico e religioso della regione. Ripercorrendo le tappe fondamentali del cammino verso l’indipendenza, i contrasti e i conflitti con gli stati limitrofi, la genesi delle attualissime questioni curda, libanese e palestinese, il libro consente di comprendere il ruolo centrale della Siria nello scacchiere mediorientale, immergendosi al tempo stesso nell’atmosfera incantata di una nazione ancora misteriosa e ricca di tradizioni.
NATURA SPA. LA TERRA AL POSTO DEL PIL
di Gianfranco Bologna
pp. 164
Bruno Mondadori, € 14,00
ISBN: 978-8861598386
L’economia ha sempre ragionato sulla natura del valore, ma non sul valore della natura. Non abbiamo attribuito un valore ai sistemi idrici, alla rigenerazione del suolo, alla composizione chimica dell’atmosfera, alla ricchezza della biodiversità, alla fotosintesi (e questi sono soltanto esempi). Così le nostre società raggiungono livelli di deficit nei confronti dei sistemi naturali ben superiori al deficit economico legato alla crisi. Questo libro spiega che possiamo, che dobbiamo, cambiare rotta. Rimettendo al centro il valore del patrimonio ecologico, per costruire un mondo sostenibile, equilibrato e vicino alla natura.
LA LETTERATURA POST-COLONIALE. DALL’IMPERO ALLA WORLD LITERATURE
di Silvia Albertazzi
pp. 226
Carocci, € 17,00
ISBN: 978-8843068876
Nel ripercorrere le tappe delle scritture non metropolitane, dalla colonizzazione dell’immaginario d’oltremare ad opera delle grandi potenze occidentali alla decolonizzazione e postcolonizzazione letteraria del secondo Novecento, fino alle storie recenti e recentissime che raccontano l’11 settembre 2001 da un “altro” punto di vista, il volume invita a leggere, studiare e far dialogare le letterature del mondo. L’obiettivo è definire (o lasciarsi definire da) una letteratura senza frontiere, che contamina stili, generi e tematiche, e in cui si attua uno scambio fecondo tra periferia e centro, in un contagio positivo senza soluzione di continuità.
ECONOMIA, RELIGIONE E MORALE NELL’ISLAM
di Ersilia Francesca
pp. 247
Carocci, € 18,00
ISBN: 978-8843068067
I principi etici presenti nel Corano e nella tradizione profetica non hanno una specificità “islamica” ma rispondono a una scala di valori comune a molte religioni; tuttavia è partendo da tali principi che l’economia islamica, dal secondo dopoguerra in poi, si è proposta come modello alternativo al socialismo e al capitalismo. Si è quindi affermato un sistema bancario che non fa ricorso all’interesse ma si basa su contratti partecipativi, e contemporaneamente si è fatto strada un modello islamico di welfare. Come le altre grandi religioni, l’islam si fa portatore oggi di istanze di giustizia e di ricerca del bene comune, partendo dal presupposto che l’uomo vada collocato al centro dell’agire sociale ed economico.
DIZIONARO DI MICROFINANZA. LE VOCI DEL MICROCREDITO
di G. Pizzo, G. Tagliavini (a cura)
pp. 809
Carocci, € 79,00
ISBN: 978-8843065967
La microfinanza figura tra le grandi innovazioni sociali della nostra epoca. A livello internazionale, in contesti sociali e culturali molto diversi, essa si è rivelata una risposta efficace e sostenibile nell’azione di contrasto alla povertà e all’esclusione. La microfinanza e il microcredito – che ne è la parte più evidente e riconosciuta – affondano le proprie radici nel mutualismo europeo e nella finanza popolare di tutti i continenti. Negli ultimi anni, di fronte alle crescenti insufficienze della finanza mainstream, i progetti e le organizzazioni più avanzate vanno aprendo nuove frontiere che guardano alla finanza sociale e alla finanza etica come parti integranti di una strategia di finanza inclusiva.
ARCHITETTURA E STORIA. PARADIGMI DELLA DISCONTINUITÀ
di Carlo Olmo
pp. 188
Donzelli, € 29,00
ISBN: 978-8860368782
L’architettura rappresenta una delle più importanti testimonianze della presenza dell’uomo sulla terra. In questo senso non solo è legata alla storia: è essa stessa storia per eccellenza. Basterebbe ricordare il tormentone che ogni anno si scatena quando si tratta di individuare qualche architettura o qualche luogo da aggiungere al “patrimonio dell’umanità”. Eppure la sua interpretazione viene spesso lasciata alle forme come alle ideologie che essa veicola. La stessa lingua con cui questa storia così fondamentale si racconta appare presa in prestito: dalla storia dell’arte come dalla sociologia, dal romanzo come dalla giurisprudenza. Quella che si dichiara essere la testimonianza per eccellenza non fa spesso i conti neanche con il significato della stessa parola “testimonianza”.
VITE SEGRETE DEI GRANDI ARTISTI. TUTTO CIÒ CHE NON VI HANNO MAI VOLUTO RACCONTARE SUI PIÙ GRANDI MAESTRI
di Elizabeth Lunday
pp. 288
Electa, € 19,90
ISBN: 978-8837093549
“Vite segrete dei grandi artisti” narra le vicende meno note dietro le quinte dell’arte, con aneddoti curiosi e a volte scandalosi sui grandi maestri di tutti i tempi, da Leonardo (accusato di sodomia), a Caravaggio (colpevole di omicidio), a Edward Hopper (violento nei confronti della moglie). Scoprirete che Michelangelo emanava un odore così disgustoso che i suoi assistenti non sopportavano di lavorare accanto a lui, che Vincent van Gogh ogni tanto mangiava il colore direttamente dal tubetto e che Georgia O’Keeffe amava dipingere senza veli. Una lezione di storia dell’arte che non dimenticherete facilmente!
METAMORFOSI DELLE ROVINE
di Marcello Barbanera
pp. 110
Electa, € 19,00
ISBN: 978-8837095512
Il saggio prende le mosse dalla constatazione che faceva Arnaldo Momigliano e cioè che le tracce della nostra storia nei monumenti, nel paesaggio sono così imponenti da incuriosirci e obbligarci a studiare il passato per capire una parte importante di noi stessi, soprattutto in un’epoca in cui il modello culturale occidentale, quello che affonda le sue radici nel mondo classico, pare sospinto verso una marginalità che si frantuma nell’impatto con altre culture ansiose di emergere. Comprendiamo così come le rovine conservino da un lato l’immagine di “memento mori”, allusione romantica alla transitorietà di ogni opera umana, al passaggio inesorabile del tempo, al declino delle civiltà, al disfacimento delle culture, profezia di un destino possibile perché non c’è requie alla distruzione; dall’altro esse costituiscono fortunatamente il simbolo della caparbia resistenza degli esseri umani di fronte alle sciagure peggiori e serbano il carattere distintivo e inalienabile della nostra identità culturale.
L’ETÀ DELLA MORTE DELL’ARTE
di Francesco Valagussa
pp. 182
Il Mulino, € 18,00
ISBN: 978-8815245465
Maestra dei popoli, l’arte domina gli esordi di ogni civiltà ma finisce con il cedere sempre più spazio al pensiero concettuale. In passato ha prodotto le grandi visioni del mondo, ora è la scienza a fondare il sistema del sapere. In questo volume l’autore illustra come la morte dell’arte riguardi l’identità dell’Europa e metta a rischio il carattere stesso della nostra civiltà. Eppure l’Occidente, proprio nella consapevolezza di questo pericolo, ha sempre cercato nuove forme, nuove tendenze, nuovi stili per ricreare continuamente la forma artistica. L’Europa è soltanto un sinonimo di “morte dell’arte”, o piuttosto è ricerca continua di alternative per tenerla in vita?
VENEZIA. NASCITA DI UN MITO ROMANTICO
di John J. Norwich
pp. 285
Il Saggiatore, € 12,00
ISBN: 978-8856503777
L’esistenza della Serenissima Repubblica è stata stroncata nel 1797 da un giovane Napoleone Bonaparte. Ma dopo che cosa è accaduto? Persa per sempre la propria indipendenza, Venezia diventò meta di giovani milord inglesi che vi facevano tappa per qualche settimana di blanda sregolatezza prima del ritorno a casa, con qualche Canaletto e un inizio di gonorrea. Come raccontare gli anni del XIX secolo senza annoiare e senza deprimersi? Lord Norwich ha scelto di guardare Venezia con gli occhi dei suoi visitatori o di coloro che scelsero di viverci. Ecco quindi il breve soggiorno di Napoleone e Byron ammaliatore di gentildonne della città; Rawdon e Horatio Brown, rappresentanti di spicco della colonia britannica; Henry James, Constance Fenimore Woolson…
L’EQUIVOCO DEL SUD. SVILUPPO E COESIONE SOCIALE
di Carlo Borgomeo
pp. 199
Laterza, € 12,00
ISBN: 978-8858107416
Parlare di Mezzogiorno è diventato perfino noioso: l’impressione è che sia una questione irrisolvibile. Metà degli italiani pensa che al Sud siano stati dati soldi; l’altra metà denuncia l’insufficienza delle risorse e l’incoerenza delle politiche adottate. Al di là di interventi sbagliati, sprechi, incapacità, c’è stato un errore di fondo: condannare il Sud a inseguire il livello di reddito del Nord, a importare modelli estranei alla cultura e alle tradizioni e a sviluppare, di fatto, una dimensione politica di dipendenza. Per spezzare questa logica bisogna introdurre una profonda discontinuità, a partire dalla consapevolezza della natura vera del divario. Il Sud è meno ricco del Nord, ma la distanza più grave è nei diritti di cittadinanza, nella scuola, nei servizi sociali, nella cultura della legalità.
CRONACHE BIRMANE
di Guy Delisle
pp. 272
Rizzoli, € 18,00
ISBN: 978-8817065283
In “Cronache birmane”, esattamente come in “Cronache di Gerusalemme”, Guy Delisle accompagna la moglie Nadège in missione per Medici senza Frontiere: i due – insieme al figlio di pochi mesi, vero protagonista di questo graphic novel -, trascorrono più di un anno in Birmania ai tempi della dittatura militare, vivendo le stesse difficoltà della popolazione vessata dal regime. Vicino di casa di “The Lady”, com’è chiamata Aung San Suu Kyi allora agli arresti domiciliari, Delisle scopre una società oppressa ma anche un popolo aperto e generoso. Buddismo e dittatura militare, paesaggi selvaggi e templi meravigliosi, monaci in processione e drogati di eroina, Aids e miniere, monsoni e Ong per un altro reportage del canadese dalla matita pungente e poetica.
LA MEMORIA DEGLI UFFIZI
di Francesco M. Cataluccio
pp. 184
Sellerio, € 14,00
ISBN: 978-8838930188
“Agli Uffizi ci si andava da bambini, alle domeniche. Non frequentando la nostra famiglia, nel giorno di festa, alcuna funzione religiosa, il babbo ci conduceva di mattina al rito laico dell’osservazione dei quadri, che precedeva quello pagano del primo pomeriggio alle partite di calcio della Fiorentina, nello Stadio di Campo di Marte, affollato di figure concave e convesse, progettate da Pier Luigi Nervi. Verso le dieci, mentre la mamma (pessima cuoca) si industriava a preparare l’unico vero pranzo della settimana, nostro padre ci portava a visitare una sala, sempre diversa, a rotazione, della Galleria degli Uffizi”. Questo libro è l’occasione per raccontare molte storie dei dipinti e anche dello scrittore che, nato a Firenze, per una decina d’anni, quando era ragazzino, fu portato dai genitori a visitare gli Uffizi, in una sorta di educazione alla bellezza e alla vita, fatta di aneddoti curiosi, giochi con le immagini e familiarizzazione con un luogo dove è racchiuso il segreto della nostra vita immaginaria. Un racconto che è anche un’originale guida per “veder sapendo e scegliendo”.
PUNTI DI VISTA. IDENTITÀ, CONFLITTI, MUTAMENTI
di O. Eberspacher (a cura)
pp. 63
Silvana, € 10,00
ISBN: 978-8836626113
Il progetto Punti di vista, curato da Fabio De Chirico e Ludovico Pratesi, mette a confronto, nelle sale di Palazzo Arnone, sede della Galleria Nazionale di Cosenza, i grandi maestri del passato con le opere di tredici artisti italiani delle ultime generazioni attraverso una trama di dialoghi e corrispondenze di carattere simbolico che lega la pittura dal Rinascimento al Novecento con altri linguaggi espressivi come la scultura, l’installazione, la fotografia o il video, più consoni a esprimere le esperienze complesse della contemporaneità. Un dialogo che contribuisce a evidenziare nuovi punti di vista sulla storia dell’arte del passato, attraverso itinerari simbolici e slittamenti di senso che propongono possibili approfondimenti sul rapporto fra tradizione e modernità, tecnica e pensiero, all’interno di una cornice solenne come Palazzo Arnone che, grazie alla sua recente ristrutturazione, si pone come ideale luogo di incontro tra le arti di ieri e di oggi.
TORINO. FORME E OMBRE DELLA CITTÀ
di Sergio Finesso, Gigliola Foschi
pp. 167
Silvana, € 30,00
ISBN: 978-8836626366
Attraverso gli scatti raccolti in questo volume, Sergio Finesso (Alessandria, 1950) ci conduce nei meandri di una Torino di volta in volta magica, positivista e rigorosa. Tra assonanze e improvvisi scarti, utilizzando rullini in bianco e nero e una macchina fotografica a bassa risoluzione, Finesso avanza a zigzag nello spazio e nel tempo: parte da giardini e piazze barocche, inserisce un ricordo delle mura romane, rivela squarci di architetture del Ventennio, fino a mostrarci il recentissimo Arco Olimpico e l’altrettanto recente Fontana Igloo di Mario Merz. Soprattutto riesce a mostrarci, grazie al suo sguardo ancora capace di stupirsi e a quello della sua macchina “con una lente di plastica” (una Diana F+), come una città possa divenire uno spettacolo avvincente ed enigmatico.