Era il 19 aprile 2005 quando Joseph Aloisius Ratzinger saliva sulla soglia pontificia con il nome di Papa Benedetto XVI. Dopo quasi otto anni da quella giornata, il papa tedesco ha annunciato le proprie dimissioni in latino, durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto, a decorrere dal 28 febbraio.
La notizia è stata battuta dall’Ansa ed è rimbalzata immediatamente sui media di tutto il mondo. I social network si sono dimostrati, ancora una volta, casse di risonanza di un evento storico come questo, dove umori, ironia e riflessioni degli utenti hanno dominato la scena.
Anche il Santo Padre dimissionario, del resto, aveva fatto solo qualche mese fa la sua entrata nel mondo dei social aprendo un profilo Twitter. Risale al 10 febbraio l’ultimo suo tweet dove scrive: “Dobbiamo avere fiducia nella potenza della misericordia di Dio. Noi siamo tutti peccatori, ma la Sua grazia ci trasforma e ci rende nuovi”. Parole sibilline forse di una decisione probabilmente già presa e di lì da essere resa pubblica.

Proprio il social dell’uccellino blu ha visto immediatamente l’hashtag #papa divenire top trend insieme ad altre parole chiave come “dimissioni”, “28 febbraio”, “Ratzinger” e molte altre: tra tweet istituzionali e ironici, riflessivi e di commozione, Twitter è stata l’agorà prediletta dove l’opinione pubblica mondiale si è espressa.

Facebook tuttavia non è stato da meno e qui le dimissioni del Papa hanno scatenato soprattutto divertenti parodie. Dal saluto alla romana, alle indagini della Signora in giallo in vaticano, fino alla messa in vendita della “papamobile”.

 

Anche le prime pagine dei maggiori quotidiani fanno a gara per mettere in risalto la notizia, chi con foto artistiche, chi con titoli più o meno provocatori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma la foto che più in voga è quella che ritrae la cupola di San Pietro colpita da una saetta, un suggestivo scatto, attribuito ad Alessandro Di Meo, che rappresenta perfettamente la situazione in cui versa il Vaticano, colto dalle dimissioni di Benedetto XVI come “un fulmine a ciel sereno”.

Le notizie che il Papa cinguetta su Twitter come una bianca colomba, che Berlusconi si avvale di 2000 volontari per la gestione dei propri cip cip, che Passera cerchi miglio in un ambiente onomatopeicamente a lui così consono, si vanno a sommare ai mille altri esempi che spingono questa piattaforma tra i luoghi del virtuale dove dire la propria. Come ogni generatore di profezie che si autoavverano, anche questo social network dà a chi vi è attivo la sensazione di esistere e di disporre di opinioni proprie, e di avere abbastanza ragioni per trovare un pubblico.
Certo, chi tra voi non si chiede cosa avrebbe detto Michele di Ecce Bombo in proposito? Forse “Mi si nota di più se mi iscrivo su Twitter e non cinguetto, o se non mi iscrivo proprio?” o l’altro Michele, quello di Bianca, ai commensali “Non ti piace Twitter? Bene, continuiamo così, facciamoci del male”, o il Michele di Palombella Rossa che in un rigurgito di indignazione old economy avrebbe di certo esclamato “Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!”
Twitter con i suoi 140 caratteri è perfetto per informare il mondo che “L’esercito kirmiscio ha invaso l’Eurandia e io me la fo’ sotto” che “Per il bene del Paese salgo in politica tenendomi di lato” che “Dio c’è. Vendo Papamobile bianca quasi nuova” e anche che “Cercasi candidate maggiorate con fedina penale diamantata”. Nella sua semplicità è dunque opportunamente inadatto a articolare pensieri non banali, utili al dibattito. È dunque perfetto per il nostro Paese.
Da noi 140 caratteri vanno bene per comunicare “laqualunque”, e avanza anche qualcosa per i saluti a casa. Le frasette dei politici suonano consolatorie come i pannicelli caldi della medicina popolare. Si perdono gioiosamente nel vento. Credono di poterle usare per lenire la sfiducia verso di loro, verso la politica e verso il futuro che invece svolazza allegro verso altri continenti lasciandoci stonati come fringuelli congelati sul filo, già frolli per la polenta cinese.
Twittando, il politico si candida tautologicamente a paladino di modernità e innovazione (contribuendo all’impoverimento delle idee e del dialogo) trasformando l’elaborazione del pensiero in una funzione assimilabile a un dispenser di frasi fatte per riempire il tempo, per apparire, per dire qualcosa basta che sia, per giustificare la propria pigrizia, vuotezza e incapacità.
La bellezza di Twitter è che non concede spazio per presentare cure serie per questo Paese, almeno non si ha neppure l’imbarazzo di dover lasciare il foglio in bianco.

Samuel Saltafossi è sociologo della complessità

 

La redazione di Tafter vi aspetta a Roma Contemporary, l’esclusiva fiera di arte contemporanea italiana che avvolgerà gli spazi della Pelanda (MACRO Testaccio) da oggi fino a domenica 27 maggio.

News, curiosità, opere, personaggi, amici e gossip tweetati live da Tafter. Seguiteci e vivete con noi Roma Contemporary.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il forte desiderio di guardare avanti, oltre e la ricerca di un progetto e di un’idea; questi gli impulsi scaturiti della giornata di seminari e incontri #BTWIC, Basilicata Turistica. Web Innovazione Creatività, tenutasi nei giorni scorsi nell’Aula Leonardo del Campus dell’Università degli Studi di Basilicata, con la collaborazione di eccellenti esperti del settore, su turismo, innovazione, web e creatività.
“La progettualità è fondamentale”, sono state le parole dette da Roberta Milano (@robertamilano) (relatrice e coordinatrice dei vari interventi, attenta e presente) durante i primi minuti della presentazione del convegno insieme a Gianpiero Perri, direttore generale dell’APT lucano (@basilicata_tur). Basilicata quindi protagonista della giornata per la sua capacità di diventare, in questo caso specifico, luogo di incontri e per essere caso-studio in molti temi della giornata.

Filo conduttore della giornata: raccontare un territorio per valorizzarlo e stimolarlo; ciò è possibile, anzi necessario, anche attraverso i social media, il digital diary e lo story-telling.

Nel susseguirsi degli interventi, degli esperti ed addetti ai lavori presenti, si sono colti elementi fortemente innovativi, già presenti in molti casi, che sicuramente condizioneranno definitivamente le strategie della promozione turistica.

Secondo Alessio Carciofi (@AlessioCarciofi) non è cambiato il marketing, bensì è cambiata la società ed i luoghi di conversazione. Tra questi, il web. Siamo potenzialmente tutti produttori di contenuti, ad esempio ben il 78% delle persone condivide le proprie esperienze di viaggio.
Dal web sta partendo la nuova cultura dell’ospitalità, attraverso le passioni ed abbattendo l’idea di spazi solo fisici. Le destinazioni non devono raccontarsi, ma devono essere raccontate. Difatti la presenza nei social network non vuol dire solo bombardare di pubblicità fan o follower, ma “acquistare relazioni”. Ogni territorio è pieno di storie da raccontare, la metrica non deve essere solo finanziaria, ma emozionale. Michele Aggiato (@MicheleAggiato) ha introdotto il concetto di blog trip, attraverso i quali possono essere raccontati i territori, essendo sono una rete sociale che può stimolare la conoscenza di un luogo e sono uno spazio di condivisione, esperienza, relazioni e partecipazione.

Mikaela Bandini e Caspar Diederik (@caspardiederik) hanno parlato della loro esperienza attraverso il diario digitale e lo story-telling, rivoluzionaria forma di comunicazione alla ricerca dell’emozione e della non-perfezione, che punta sulle esperienze vere, sull’elemento visivo (immagini, video), sull’effetto sorpresa e sulla semplicità, il cui esempio magistrale è il video How to travel to south Italy, fall in love and never return curato da sette web-artist (fortemente voluto dall’APT della Basilicata) che guarda verso il territorio con occhio per nulla scontato.

 

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Esperienza (quella del digital diary) che sarà replicata, con occhi nuovi e con diversi spunti, come dice Cristina Menis (@cristinamenis), per il Friuli Venezia Giulia, unendo in questo modo non solo marketing turistico, ma anche marketing territoriale, coinvolgendo i locali.

Paolo Iabichino (@Iabicus), autore di Invertising (Ovvero, se la pubblicità cambia il suo senso di marcia), ha puntato il dito verso una parte dell’attuale comunicazione turistica e verso la difficoltà di trovare nuove di idee da parte di molti “addetti ai lavori”. L’inversione di tendenza, appunto l’Invertising, deve coinvolgere l’eccessiva/ossessiva ricerca di fan, portando al centro le idee.

Ecco le due frasi che Iabichino ha detto scherzosamente di non “twittare”: “raggiungere le persone che contano, non contare le persone che raggiungiamo” (proprio in questi giorni si parla degli “acquisti” di follower e fan in massa) e “tornare alle idee, avere un’idea è la vera innovazione”.
Alcuni tra gli esempi citati, rispetto ad idee migliorabili, sono uno spot per la Croazia che indugia (inutilmente) su un corpo femminile ed a livello turistico-emozionale non dà spunti, anzi potrebbe esser stato girato ovunque

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e un altro della Regione Campania che fatica a superare stereotipi e luoghi comuni

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e la campagna pubblicitaria della Regione Marche “Il turista non è un pesce (dopo tre giorni è ancora buono)” raccontata da Chiara Laterza e da Tafter qui.
Mentre uno su tutti, per raccontare destinazioni in Italia, con una vera idea innovativa, è lo spot del Casinò di Venezia che presenta on site, a chi atterra all’aeroporto di Venezia, il Casinò della città.
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I temi affrontati, nell’arco della giornata, sono stati tanti (e naturalmente con molti punti di contatto tra loro): lo spostamento dalla “chiazza” (termine lucano che significa piazza) ai social, la Basilicata ed il turismo che riesce o riuscirà ad attrarre, le nuove strategie web affrontate da Josep Ejarque di Four Turism (@josepejarque) ed il connubio tra management e creatività con l’intervento conclusivo di Roberta Milano e di Giovanni Schiuma, docente dell’Uniba (è importante l’attività di espansione dell’Ateneo Lucano e, non trascurabile, la funzione di padrone di casa in questa occasione).

Francesca Fabbri (@francescafabbri), dell’Osservatorio Foursquare Italia, ha indicato la strada per far sì che Foursquare possa divenire elemento di promozione turistica e del territorio grazie alle sue caratteristiche, riassumibili in una parola “SoLoMo”, Social Local Mobile. L’approccio dei dati di Vincenzo Cosenza (@vincos), social media strategist, riporta una realtà fatta di relazioni, interazioni, conversazioni misurabili attraverso dati come page engagement per fan, brand engagement per post, che danno il polso dei sentimenti positivi o negativi intorno alle aziende turistiche (siano esse big mondiali o piccoli tour operator). Sulla base della condivisione dei contenuti del web, Stefano Passatori (@passatordi), Ceo di searcheeze.com, ha illustrato come sia semplice creare un magazine online e proporre contenuti della rete ai lettori.
Fratangelo (@JoeFratangelo) di Tripadvisor e Dragoni di Aruba Media Marketing hanno illustrato, rispettivamente, l’incredibile ascesa del sito di viaggi più frequentato d’Italia dopo booking.com e l’advertising come persistenza, presenza e frequenza dei messaggi per veicolare i visitatori. Anschuetz di discoverbasilikata.de ha mostrato, poi, come è possibile attrarre visitatori tedeschi attraverso un buon sito web.

Ejarque ha indicato la strada per le nuove strategie web, applicate all’APT della Basilicata, affermando con forza che “è inutile fare comunicazione se non si traduce in vendita e prenotazioni”. La vera sfida è far diventare un territorio, destinazione turistica. Ed il “punto di vista” da utilizzare non è statico e univoco, intendendo un territorio come uno spazio delimitato, ma deve (e può, aggiungerei) essere “uno spazio di esperienza”.
Il turista è colui che comanda e che si muove per motivazioni. Altra affermazione twittata al #BTWIC (Trending Topic per qualche ora durante la giornata del Convegno anche grazie al livetwitting di @catepol), “Il turismo è economia, non filosofia né vogliamoci tanto bene”.
Il processo di sviluppo della destinazione parte dalla comunicazione, attraverso l’informazione fino alla vendita, fondamentale per chi vive di turismo. In quest’ottica si inserisce l’idea dei club di prodotto (che Four Tourism sta introducendo in Lucania), insieme di prodotti turistici divisi per tematiche “emozionali” (dai Bike Hotel ai Family Hotel), con l’obiettivo di raggiungere nuovi potenziali turisti, fidelizzare e soprattutto aumentare le prenotazioni.

Nelle parole conclusive due sono gli elementi da sottolineare e dai quali è possibile partire da subito. Tutti possono diventare ambasciatori del proprio territorio. Si innesca così un processo virtuoso a più livelli. Altro elemento interessante: le bugie sui social hanno le gambe corte; questa è una grande garanzia per i nuovi utenti, i nuovi viaggiatori, 2.0.

Dal #BTWIC portiamo via una nuova concezione di turismo fatta di emozione, condivisione, esperienza e spontaneità. Tutto nasce da web, nuove idee e contenuti. Naturalmente, avendo alla base la rete di attori locali che, facendo sistema, possono creare valore e valorizzare i propri territori, insieme.

 

Vi ricordate la storia di Davide contro Golia? Vi diciamo che in questo caso Davide non vincerà e il più debole sarà costretto a sottostare alle spietate regole (economiche) del più forte.
La notizia che oggi impazza su quotidiani ma soprattutto sulla Rete (Twitter in testa) riguarda la chiusura di un noto blog d’arte contemporanea e lifestyle internazionale ma dallo staff tutto italiano di nome CocaColla.
Il nome forse farà apparire nella vostra mente un famoso marchio americano, re indiscusso di una bevanda zuccherina dal colore bruno.
E proprio la Coca-Cola Company ha fatto recapitare nella sede del blog 2 lettere di diffida che consigliano al team di sospendere ogni tipo di attività che abbia come nome “CocaColla”.
Questa la motivazione addotta:

“la registrazione e l’utilizzo del dominio www.cocacolla.it determina l’insorgere di un grave rischio di confusione per i consumatori che possono essere indotti a ritenere che il segno COCACOLLA ed il dominio ad esso collegato siano volti a contraddistinguere prodotti/servizi distribuiti, organizzati o sponsorizzati dalla nostra cliente e che comunque l’uso del segno COCACOLLA sia stato autorizzato dalla nostra assistita. L’uso del segno COCACOLLA  costituisce inoltre contraffazione dei celebri marchi costituiti dalla dicitura Coca-Cola della nostra assistita”.

Se tale spiegazione appare agli occhi dei più altamente opinabile, i legali di Cocacolla hanno comunque sconsigliato ai 4 ragazzi fondatori del blog di procedere per vie legali: “non avremmo mai potuto permetterci una battaglia legale contro una multinazionale del genere, sarebbe stato un massacro, soprattutto per le nostre tasche”.
Ed ecco quindi la decisione di chiudere il blog, che cesserà la propria attività il 5 marzo del 2012 ma che promette di ritornare sotto mentite spoglie con un’identità sempre all’avanguardia.
E per far sentire la propria voce, hanno smosso gran parte del popolo di Internet, unito oggi nell’hasthtag cinguettante #supportcocacolla che sta facendo il giro dell’Italia ed è Top trend su Twitter.
Se anche a voi non sono mai piaciute le storie in cui a perdere è il più debole, con meno possibilità (economiche, in questo caso) del suo avversario, fate del vostro per supportare questa causa.
In fondo, la nostra ricchezza non è rappresentata dai soldi ma dalla nostra voce (anche cinguettante). Basterà?

L’utente medio di Facebook: dai 14 ai 25 anni, ama postare foto, condividere pagine e rimanere in contatto con i propri amici, soprattutto per questioni relative a gossip, satira, foto e video divertenti.

L’utente medio di Twitter: dai 20 ai 35 anni, blogger, giornalista, sportiva, libero professionista, mediamente impegnato nella vita sociale e politica del paese, twitta per far conoscere la propria opinione e per conoscere quella degli altri. Scrive battute in 140 caratteri, si risparmia di essere volgare ma, quando vuole sa essere audace e cattivo.

Due mondi sicuramente diversi che  da poco hanno scoperto di avere delle affinità: e il popolo di Twitter non ci sta.
La bagarre nasce nei giorni scorsi, quando tra i TT (Topic Trend, ovvero gli argomenti più citati in quel momento sul Social Network, se non lo sapevi #tornasuFacebook, ndr) appaiono insistentemente nomi e esclamazioni relative a diverse boy band italiane e inglesi oppure ai cantanti più amati dalle teenager, ribattezzate sul social “bimbeminkia”: dai One Direction che hanno sopolato a Sanremo, all’ormai sempiterno Justin Bieber, questi trends hanno finito per scavalcare i grandi temi di attualità su cui di solito si cinguetta.
Come nelle antiche battaglie, ecco allora il popolo di Twitter sfoderare le proprie armi contro “gli intrusi” del social network made in Zuckenberg che scendono in campo per ritrovare la loro isola felice: quando Twitter, cioè, era ancora un social di nicchia e non così popolare, quando non si scattavano foto da postare a destra e a manca, quando si seguivano solo persone per fini culturali e non promozionali…
Tutto questo ha in Rete ovviamente il suo hashtag, #tornatesuFacebook, di cui abbiamo raccolto le testimonianze più cattive:

 
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