Tante cose sono accadute in questo 2011: alla fine di ogni anno, infatti, ci si guarda indietro e si riflette su quante cose sono cambiate e su quanto, fortunatamente o purtroppo, non è cambiato affatto.
Ecco allora che vi proponiamo una carrellata di immagini che hanno caratterizzato questi 12 mesi del 2011. Con l’augurio, come sempre, che il prossimo anno sia migliore per tutti.
Buone feste!

 

E dopo l’Arte Povera arrivò la Transavanguardia. Con un po’ di ironia, si potrebbe riassumere così quel passaggio epocale che ha caratterizzato l’arte italiana e internazionale dagli anni Sessanta fino, almeno, a due decenni dopo.
È stata questa la vera frattura tra la dimensione legata all’utilizzo di materiali feriali, tecniche anomale, percezioni ambientali – che appartengono all’Arte Povera –, rispetto a quel “ritorno” alla pratica del disegno e della pittura che Mimmo Paladino ha reso sinteticamente nel suo dipinto del 1977 “Silenzioso mi ritiro a dipingere un quadro”.
È proprio così, dopo decenni di arte informale, minimale, concettuale e, appunto, “povera”, attraverso la Transavanguardia, il movimento teorizzato e sostenuto da Achille Bonito Oliva, si è tornati al gusto per il quadro dipinto, la pratica pittorica, e l’immagine che attraversava, appunto, le avanguardie del Novecento mediante un approccio nomade che ha preso in prestito icone dell’arte europea del primo cinquantennio del secolo, per rimescolarle secondo codici formali che appartengono agli artisti che hanno operato dentro o fuori questo movimento.
Si sa, i cinque protagonisti storicizzati, Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria e Mimmo Paladino, insieme alla teoria – e ai fatti – di Bonito Oliva, compagno di strada e sostenitore, hanno cavalcato gli ultimi decenni dell’arte italiana e internazionale.
In questo anno di infinite celebrazioni del 150esimo dell’Unità d’Italia, molte sono state le mostre corali, volumi di studio e tanti focus. Abbiamo già accennato di quelle relative all’Arte Povera, e lo stesso discorso si può fare con la Transavanguardia.

Anche in questo caso al dare il via alla serie di mostre è stata Milano, questa volta a Palazzo Reale, dove Achille Bonito Oliva ha inaugurato alcune settimane fa la mostra La Transavanguardia Italiana, un excursus corale di opere di grande formato dei cinque protagonisti. La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura di Regione Lombardia e dall’Assessorato Cultura, Expo, Moda, Design del Comune di Milano, ideata da Regione Lombardia insieme a Spirale d’Idee, è un’occasione per riflettere sulle linee di tendenza, le predilezioni tecniche e formali dei cinque artisti, attraverso una vasta rassegna di opere provenienti da collezioni pubbliche e private.
Sul territorio nazionale sono state poi progettate le mostre monografiche dei cinque protagonisti: Nicola De Maria (Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato), Sandro Chia (Foro Boario di Modena), Enzo Cucchi (MARCA, Catanzaro), Francesco Clemente (Palazzo Sant’Elia di Palermo) e Mimmo Paladino  (ex – GIL di Luigi Moretti a Roma), di cui si trova traccia anche nel bel catalogo pubblicato per l’occasione da Skira, una testimonianza fondamentale per la ricostruzione filologica di un movimento, del contesto attorno al quale ha mosso i primi passi e si è radicata la Transavanguardia italiana e, naturalmente, dei 5 differenti personalità + uno, il critico naturalmente.

Le rondini se ne sono andate, le foglie lentamente cadono e, se ancora per poco si può pensare di mangiare un panino all’aperto, non c’è dubbio: è autunno inoltrato, il 2011 è agli sgoccioli e tra pochi mesi l’Italia compirà 151 anni. Eppure le corse per terminare i progetti infrastrutturali previsti per le celebrazioni del 150° dell’Unità sono ancora in atto come dimostrano i molti cantieri tuttora aperti, se non fermi.

È così per il Lido di Venezia che tra problemi tecnici e ripensamenti non ha ancora avuto il suo Nuovo Palazzo del Cinema, è così a Reggio Calabria per il Museo della Magna Grecia i cui Bronzi, per il ritardo dei lavori e il lievitare dei costi, resteranno in vacanza ancora un po’ al Palazzo della Regione, è così per il costosissimo Auditorium di Isernia al centro di mille polemiche e scandali.

A Firenze invece il nuovo Parco della Musica e della Cultura, sorto tra l’ex stazione Leopolda e il parco delle Cascine, si inaugurerà e il 21 dicembre la nuova casa del Maggio Musicale Fiorentino aprirà per la prima volta le sue porte con la Nona di Beethoven diretta da Mehta. Per poi richiudere, però, altri dodici mesi, in attesa della fine dei lavori. Data prevista per l’apertura definitiva: 24 dicembre 2012. E la scelta di Turandot per la giornata inaugurale, opera puccianiana incompiuta, sembra quasi scaramantica.

L’unità d’Italia non sembra dunque granché commemorata, neppure a livello d’immagine; vien da pensare che per fortuna ci sono gli italiani (e non solo) i quali, nonostante la crisi, nonostante i crolli, nonostante tutto, continuano a sostenere, a consumare e a produrre cultura.

Martha Friel è ricercatrice in Economia della Comunicazione, IULM, Milano

Ancora una volta si è rinnovato l’appuntamento con la Mostra del Libro che, da ormai undici anni, rappresenta il più importante evento del settore editoriale e librario di tutta la Sardegna. 
Dal 20 al 23 ottobre, infatti, Macomer è stata protagonista indiscussa delle numerose manifestazioni che ogni anno richiamano l’attenzione dei professionisti del settore, degli appassionati e della comunità tutta.
Arrivata alla sua undicesima edizione grazie all’impegno del Comune di Macomer e della Regione Autonoma della Sardegna, il contributo della Provincia e la Camera di Commercio di Nuoro, l’Unione dei Comuni del Marghine – nata nel 2007 allo scopo di favorire lo sviluppo economico, sociale e culturale del territorio che comprende nove comuni della Provincia di Nuoro – e con la collaborazione dell’Associazione Editori sardi e l’Associazione Librai sardi indipendenti, la mostra ha promosso incontri, dibattiti e riflessioni, dedicate quest’anno alle tradizioni locali, il sapere e le produzioni culturali dai 150 dell’Unità d’Italia ad oggi.  
L’area fieristica, gli istituti scolastici, gli auditorium, i musei, ma anche le vie ed i ristoranti di questa città nel cuore dell’Isola, sono stati, così, teatro di convegni, mostre, performances, laboratori per le scuole, pubbliche letture, promozioni di nuove uscite editoriali ed immancabili incontri vis-à-vis con gli autori. La Mostra, come ogni anno, promuove i migliori prodotti dell’editoria sarda e richiama anche esperti di editoria ed  esponenti del settore isolano, senza trascurare però il saldo legame e confronto con il panorama nazionale ed internazionale, ospitando tra gli altri l’Associazione degli editori umbri e degli editori corsi.  
Punto di riferimento tematico e non solo di tutti i quattro giorni della Mostra è stato il richiamo all’Unità d’Italia, a partire dalla giornata di inaugurazione della manifestazione che ha visto Nicola Tanda, accompagnato dalla chitarra di Battista Giordano, ripercorrere i 150 di Unità nazionale con una rievocazione puntuale di testi ed autori fondamentali della letteratura sarda, che sono stati importanti anche alla luce della produzione letteraria e della storia unitaria italiana, tra i quali spiccano Salvatore Satta, Giuseppe Dessì e Grazia Deledda. Questo tema è stato ulteriormente ampliato, in chiave nazionale, nella terza giornata della Mostra, dalla lectio magistralis L’editoria che ha fatto l’Italia. 1861-2011 di Giuliano Vigini, docente di sociologia dell’editoria contemporanea all’Università Cattolica di Milano, ritenuto il massimo esperto di produzione e mercato del libro.
Ma ci sono stati anche tanti eventi dedicati alla letteratura per ragazzi, i quali costituiscono una buona fetta del pubblico della manifestazione, grazie anche all’impegno delle scuole, come le Letture animate in lingua sarda de s’Ufitziu Limba Sarda Provintzia Nugoro e dei Servizi linguistici territoriali, che hanno interpretato brani in lingua sarda dal libro Sas peleas de Pinòchiu, ed anche gli incontri con gli autori – tra i quali Alessandro Marchetti, Tonino Loddo e Margherita Pinna – durante le attività denominate La scuola adotta un libro sardo. Ha inaugurato, inoltre, per la prima volta, la sessione dedicata al fumetto curata da Bepi Vigna, direttore del Centro Internazionale del Fumetto e sceneggiatore di fumetti di successo.
E come se tutti questi importanti appuntamenti culturali non fossero stati abbastanza, la Mostra ha voluto farsi internazionale nel vero senso della parola, dedicando i suoi eventi non solo alla valorizzazione dell’identità sarda, ma anche al confronto con realtà diverse ma che appaiono sempre più vicine alla nostra, le culture del Mediterraneo. Per questo motivo, la manifestazione – che è stata aperta con un taglio del nastro effettuato simbolicamente da una bambina sarda e da una tunisina – ha realizzare degli eventi sul tema, come ad esempio l’incontro dibattito Il nuovo Nord Africa attraverso la cultura con interventi tra gli altri di Hedia Mokaddem – Dirigente del dipartimento del libro del Ministero della Cultura del Governo tunisino –  ospitando una Delegazione del Ministero della Repubblica tunisina, per sottolineare l’importanza del dialogo con questa realtà ed allo stesso tempo per promuovere il ruolo della città di Macomer ‘come capitale della fiera del libro del Mediterraneo’, secondo quando dichiarato dal sindaco Riccardo Uda. Investire in cultura e promuovere l’editoria sarda e non solo, sembra quindi, secondo gli amministratori locali, l’arma migliore contro la crisi, per poter dare opportunità di sviluppo al territorio locale ed alla sua comunità.
La Mostra si pone, pertanto, non solo come un importante evento editoriale a livello regionale, nazionale ed internazionale – con la partecipazione di ben 40 editori sardi, tre nazionali, dieci dalla Tunisia, sedici dall’Umbria e quindici dalla Corsica – ma anche come grande investimento per lo sviluppo e la valorizzazione territoriale, frutto di un grande impiego di energie e di una stretta collaborazione tra gli operatori del settore e delle istituzioni, con una spesa totale che ammonta a circa centocinquantamila euro ma che possiede un valore culturale incalcolabile.

Fonti:
http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/239470
http://www.sardegna24.net/cultura/tanti-volumi-con-note-a-marghine-1.33070

Intervista a Francesca Velani, Vice Presidente Promo PA Fondazione e Direttore Lu.Be.C

“Tra storia e futuro” è il tema della nuova edizione del Lubec, dedicata quest’anno al 150° dell’Unità d’Italia. Quali le principali novità di quest’anno?
La 7° ed. di Lu.Be.C è per noi molto speciale. Nell’anno del 150°Anniversario dell’Unità d’Italia, la riflessione che lanciamo sul tappeto muove dal rapporto fra beni culturali e identità nazionale, ripercorrendo la linea storica, e si proietta nel futuro, per far emergere i contributi con cui il nostro patrimonio artistico alimenta la coscienza nazionale e funge da generatore di creatività.
Questa edizione del nostro incontro annuale dedicato alla filiera beni culturali – tecnologia – turismo, con 6 anni di storia alle spalle, rappresenta un momento di consolidamento dell’iniziativa, divenuta punto di riferimento per imprese, professionisti e PA che operano nel settore. Dobbiamo tener fede alle responsabilità che ci siamo assunti e proporre loro strade di sviluppo percorribili e soluzioni innovative sia nei processi, sia nei prodotti, anche mutuandoli da altri settori. Da qui i temi del trasferimento tecnologico e dei poli d’innovazione, l’invito alla comunità internazionale della ricerca e il lancio di strumenti di lavoro come le Linee Guida per i bandi nei servizi alla cultura e la definizione delle procedure per costruire Nuovi modelli di sviluppo per le città d’arte, strumenti in parte sviluppati con il supporto degli operatori della comunità di Lu.Be.C, che vedono nelle nuove tecnologie un volano per il rilancio.
Le novità, ancora molte … venite a scoprirle.

Quali sono i principali ospiti di questa edizione e quale la strategia comune verso la quale ci si pone?
Molti gli ospiti per oltre 140 interventi programmati.
La comunità scientifica sarà presente con i suoi massimi esponenti, i Presidenti di ASI, Enrico Saggese; IIT, Roberto Cingolani; ENEA, Giovanni Lelli che si confronteranno sul tema del trasferimento tecnologico ai beni culturali, coordinati dal Sottosegretario del MiUR Giuseppe Pizza.
Ma LuBeC oggi non può prescindere dall’affermare principi che devono assurgere a bandiera nel nostro paese: il recupero come leva per la valorizzazione del territorio e del paesaggio è sicuramente uno di questi. E ne parleranno gli Assessori Regionali della Toscana Cristina Scaletti e della Puglia Angela Barbanente con il DG del Paesaggio Antonella Recchia.
Ancora … le imprese e gli enti locali: migliorare il loro rapporto e dare loro strumenti per condividere e progettare insieme è la nostra mission come Promo PA Fondazione – madre di LuBeC – e, dunque, saranno loro come sempre a essere sotto i riflettori.
Questo per dare un’idea del livello del dibattito.
In questo quadro LuBeC, come ogni anno, sarà il luogo dell’incontro tra mondo pubblico e privato e a questo guarderemo consegnando il riconoscimento LuBeC 2011 … curiosi?

Grande spazio verrà inoltre dato all’ICT, alle nuove tecnologie applicate ai beni culturali. Crede che il loro utilizzo sia efficace più per il restauro, la valorizzazione o la gestione?
Non è semplice dare una risposta a questa domanda, in poche parole. Tutti gli ambiti da lei nominati hanno loro caratteristiche proprie, potenzialità di sviluppo e – naturalmente – grandi possibilità di mutare tecnologie da altri settori. Nella rassegna tecnologica cerchiamo di dare visibilità a tutte le aziende e agli enti che sviluppano e applicano queste tecnologie in maniera creativa, con l’obiettivo di contribuire efficacemente al miglioramento delle tecniche di restauro o dei processi di valorizzazione e gestione.
Il rapporto Te.Be. – Modelli di business sulla valorizzazione dei beni culturali attraverso le tecnologie ICT, realizzato da Promo PA – IMT – Liberologico, ha evidenziato come il mercato dell’ICT applicate ai beni culturali sia assolutamente un mercato imperfetto, dove a valle di una domanda altissima, c’è una risposta “incerta”, che – in estrema sintesi – denuncia la necessità di lavorare con impegno crescente sulla diffusione della conoscenza delle nuove tecnologie, e sicuramente incidere nella necessità di formazione della committenza/domanda pubblica sul tema specifico dell’innovazione tecnologica.

In che modo coinvolgerete diversi target di pubblico?
Abbiamo una comunicazione molto attiva e vivace con una newsletter settoriale – Lu.Be.C Segnala – che raggiunge più di 20.000 targets tra cui imprese, professionisti del settore, dirigenti e funzionari pubblici, amministratore, ecc … quindi i main players del settore della cultura del nostro paese.
Tramite questo strumento, il sito web – www.lubec.it – e l’ufficio stampa nazionale diamo diffusione ai progetti e ai temi presentati a Lu.Be.C che essendo innovativi solleticano, in maniera naturale, l’interesse degli operatori de settore.
Numerose sono le media partnership – Tafter, Archeomatica e Magna Graecia tra le altre, ma naturalmente, facciamo leva su KBC – Knowledge Based Community la grande comunità – di oltre 60.000 soggetti – che ruota intorno a Promo PA Fondazione, fatta di figure apicali ed operative proveniente da ogni angolo del Paese.
Dal 2010 abbiamo dato una vera e propria svolta all’organizzazione e all’incontro pubblico – privato, con la collaborazione di CCIAA, creando un marketplace rappresentato dalla Rassegna Lu.Be.C Digital Technology e tutti i servizi a essa collegati: matching, showroom, ecc…
E naturalmente, poiché “non di sola cultura vive l’uomo”, abbiamo creato “Lucca aperta per Lu.Be.C.”, dando vita a diverse iniziative enogastronomiche e di entertainment che si svolgeranno parallelamente all’evento per far vivere alla comunità di LuBeC quella qualità dell’accoglienza che Lu.Be.C.” stesso, tanto promuove.

Oggi i beni culturali vengono portati alla ribalta dell’opinione pubblica soprattutto a causa del loro abbandono e delle loro difficoltà di gestione. In che modo a suo avviso si può agire nel medio-lungo termine affinché indirizzi di valorizzazione e tutela possano essere pianificati e portati avanti?
Credo sia fondamentale una collaborazione più attiva tra istituzioni e aziende, a livello di comparto, sicuramente, una concentrazione settoriale che permetta di creare grandi realtà competitive nel mercato nazionale ed internazionale e una semplificazione della PA, obbiettivo in cui è fortemente impegnata Promo PA Fondazione.
Purtroppo la burocrazia tipica della nostra amministrazione poco favorisce i progetti a breve-medio termine, quindi siamo immersi in una spirale di processi che ostacolano lo sviluppo di questo settore, ma come ho accennato prima, LuBeC non vuole essere solo un incontro in cui mettere in
evidenza le difficoltà ampiamente conosciute da tutti ma un forum in cui accogliere le esperienze e progettualità ottimali per costruire le strade da percorrere.
Come diciamo a Promo PA, citando Alan Curtis “Il migliore modo di predire il futuro è inventarlo”.
E allora questo popolo, “di pensatori di scienziati di navigatori e di trasmigratori”, nell’epoca della globalizzazione, ha tutte le leve per tornare protagonista nel mercato mondiale.
Creatività, tecnologia, originalità ed eccellenza saranno i nostri cavalli … scommettiamo su di noi!

Dal 4 al 20 aprile aprile Cosenza apre le porte a una nuova iniziativa volta a celebrare l’Unità d’Italia, ma con uno sguardo inedito: quello delle donne.
Una mostra e una pubblicazione dove l’arte contemporanea femminile guarda le imprese e la vita delle donne risorgimentali. L’iniziativa –  L’ALTRA META’ DELL’UNITA’ –  conferma non solo la presenza di una cultura attiva e in movimento,  ma la capacità di offrire aspetti inediti della nostra storia. Il contributo dato a questa mostra restituisce inoltre una forte identità locale al territorio, grazie alla presenza di nomi di donne provenienti dalla comunità arbëreshë in Calabria, dimostrando quanto questa esposizione miri, non solo a celebrare l’Unità d’Italia da un punto di vista originale, ma a mettere in luce aspetti di un territorio spesso sconosciuti che rappresentano il segno tangibile di una realtà eterogenea e particolare.
Oltre alla partecipazione della comunità arbëreshë, questo evento ha richiamato giovani artiste provenienti da qualsiasi angolo d’Italia.
Ciò dimostra che da qualche anno si è messo in moto un meccanismo che fa della Calabria, non solo un nuovo centro di promozione della cultura, ma un centro di raccolta di giovani aspiranti artisti che, lontani dalla saturazione dei grandi centri metropolitani, riscoprono in questi micro territori una dimensione a misura d’uomo, dove l’arte non solo si radica, ma ha lo spazio necessario per manifestarsi in piena autonomia.
L’altra metà dell’Unità, progetto fortemente voluto dalla Provincia di Cosenza, riscopre l’arte al femminile con una piacevole fusione fra memoria storica e dimensione attuale attraverso un’analisi attenta e puntuale su storie di donne che oggi più che mai, hanno bisogno di essere rispolverate e manifestate, per portare avanti un discorso di dignità e integrità morale che gli eventi attuali ci hanno fatto perdere di vista. Cosenza dunque, riscopre la donna, e la riveste della sua reale essenza, mettendo in moto un movimento inedito che ci regala la piacevolezza del tocco femminile, attraverso le illustrazioni delle giovani partecipanti.
Questo evento infine rappresenta un canale di comunicazione aperto a tutto il territorio, come esempio di racconto per immagini comprensibili a tutti ma soprattutto ai giovani, “un linguaggio adatto a coinvolgere le nuove generazioni, verso le quali devono essere protesi i nostri sforzi per la salvaguardia della memoria” dice Gerardo Mario Oliverio, Presidente della Provincia di Cosenza.
L’altra metà dell’Unità promossa non solo per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, ma per creare una forte sinergia fra identità locale e storia vissuta, ripercorre insieme al coinvolgimento della popolazione e dei giovani, le tappe fondamentali di un passato vissuto percepito dalle donne.
La mostra sarà inoltre accompagnata da un volume che raccoglie le storie dei profili femminili illustrati distribuito gratuitamente su tutto il territorio: un forte input alla cultura con una iniziativa davvero accessibile a tutti.

SCRITTI SULL’ARTE
Discorso sulla pittura contemporanea. Saggi e note su artisti italiani e stranieri e altre pagine sparse
Solmi Sergio
pp.470
Adelphi, € 45,00
EAN: 9788845925726

Se i finissimi saggi letterari di Sergio Solmi sono ormai universalmente riconosciuti come gioielli di raro valore, meno note e tuttavia non meno preziose sono le sue pagine sull’arte. Refrattario alla retorica e ai vezzi di molta accademia, Solmi non fu critico d’arte istituzionale ma, amico e sodale di pittori e scultori, poté seguire passo dopo passo i percorsi di alcuni grandi suoi contemporanei, affascinato dalla creatività unica e irripetibile del vero artista: «… vane sono formule e programmi, vano persino l’altissimo esempio degli antichi quando difetti, nell’artista, il vivo sentimento, sempre eretico e individuale, della vita vivente che nell’arte cerca la sua forma». Senza mai cedere alla semplicistica tentazione di «incasellare nomi ed opere sotto le bandiere degli astratti “programmi”, “correnti” e “tendenze”», e in un’epoca senza “centri” come il Novecento, in cui «il vero artista è, in ogni senso, solo», Solmi riesce nondimeno a tracciare un panorama tanto composito quanto coerente, scoprendo gli occulti reticoli che connettono fenomeni all’apparenza distanti. Dagli scritti raccolti in questo volume nasce così, inattesa, una vera e propria storia dell’arte italiana della prima metà del secolo scorso (non senza uno sguardo prensile anche a ciò che succedeva oltre confine e al passato). Arte che Solmi osserva con lo stesso magistrale discernimento che ha sempre fatto valere nella critica letteraria, intuendo spesso il genio e l’originalità dei grandi artisti – da Carrà a De Pisis, da De Chirico a Sironi, da Modigliani a Morandi a Casorati – ben prima della loro piena affermazione pubblica. E dando così prova, ancora una volta, di quell’istinto divinatorio che è dote preziosa dei grandi spiriti di ogni tempo.

FARE GLI ITALIANI
Barberis, Walter. De Luca e Giovanni (a cura di)
pp. 128
Allemandi, € 20,00
ISBN: 978-88-422-1997-2

Costruite in un momento di forte sviluppo delle reti infrastrutturali di un Paese finalmente unito e votato a entrare in concorrenza con le più forti economie europee, le Officine Grandi Riparazioni sono concepite per essere un centro di avanguardia nella revisione e riparazione di locomotive e carrozze ferroviarie. Un elemento funzionale al potenziamento degli scambi di prodotti industriali e di materie prime da e per Torino, una premessa indispensabile alla trasformazione della città in un grande polo industriale. Una significativa conferma di questa vocazione ci viene dalle dimensioni del complesso. Le Officine Grandi Riparazioni, posizionate lungo la ferrovia che collega Torino a Milano, occupano un’area immensa (190 000 metri quadrati), all’interno della quale vengono innalzate gigantesche costruzioni dall’architettura austera ma pregevole, somiglianti per struttura a delle imponenti cattedrali moderne, con navate lunghe fino a 200 metri. Ma è il posizionamento stesso degli stabilimenti a denunciare la presenza di un piano complessivo di espansione. Dismesse negli anni novanta, oggetto di una serie di progetti e piani di recupero, finalmente, tornano sotto i riflettori della città per le celebrazioni legate al 150° dell’Unità d’Italia.

L’ITALIA S’E’ DESTA: 1945-1953
Arte italiana del secondo dopoguerra, da De Chirico a Guttuso, da Fontana, a Burri
Claudio Spadoni (a cura di)
pp.272
Allemandi, € 38,00
ISBN: 978-88-422-1966-8

In una manciata d’anni, dal 1945 al 1953, il fervore innovativo delle ultime generazioni ha cambiato volto all’arte italiana, da Milano a Roma, da Venezia a Torino. Pur partendo da esperienze diverse, gli artisti italiani hanno rimosso quasi senza appello tutto ciò che era accaduto fra le due guerre, per guardare soprattutto al Picasso di «Guernica», modello stilistico e insieme ideologico. Il volume, catalogo della mostra allestita presso il Museo d’Arte della città di Ravenna, documenta il vivo fermento artistico che ha anima la nostra penisola alla conclusione del secondo conflitto mondiale, nella dura contrapposizione fra figurazione realista e i diversi astrattismi; dal Fronte Nuovo delle Arti, a Forma 1, dallo Spazialismo, dal MAC e dal Nuclearismo al Gruppo degli Otto; da Afro, Baj, Burri, Dorazio, Dorfles, a Fontana, Guttuso, Leoncillo, Vedova un percorso attraverso l’opera degli artisti italiani alla ricerca di una nuova libertà espressiva dopo la tragedia della guerra.

KM 011
Arti a Torino. 1995-2011
Luca Beatrice (a cura di)
pp. 224
Allemandi, € 20,00
ISBN: 978-88-422-1978-1

«Non si tratta di ricreare un meccanismo protezionistico e autarchico, ma di tutelare la qualità e la ricchezza creativa nel nostro territorio. Un’arte bella e attualeche dialoghi all’esterno ma che sia profondamente piemontese». Le parole che chiudono il saggio di Luca Beatrice, curatore della mostra a cui questo volume è dedicato, sintetizzano in maniera esemplare lo spirito o, come si usa dire oggi, la mission, di «Km 011. Arti a Torino. 1995-2011». Ultimo metaforico capitolo del lungo romanzo culturale e artistico di cui il capoluogo piemontese è stato protagonista nel corso del Novecento, la rassegna ospitata nei locali del Museo Regionale di Scienze Naturali tenta di gettare ulteriore luce su arte e artisti targati Torino. La città è, da alcuni anni, uno dei centri più interessanti e attivi in Italia dal punto di vista culturale, eppure sembra non essere ancora capace di prenderne totale coscienza, di darsi il giusto valore, di decollare definitivamente smarcandosi definitivamente da quel ruolo di gregario che troppo a lungo le è stato ritagliato addosso, spesso a torto, ma non sempre. Beatrice e la mostra a «chilometro zero», nell’anno in cui, almeno virtualmente, Torino torna capitale d’Italia, mettono sul piatto un quindicennio di arte, attraverso opere, movimenti, suggestioni che possono dare alla città anche in questo campo quella eccellenza finora riconosciutale solo in settori come l’enogastronomia o il cinema o la musica.

SOCIAL NETWORK
costruire e comunicare identità in Rete
Marco Massarotto
pp. 240
Apogeo, € 23,00
EAN: 9788850329472

La popolarità delle reti sociali su Internet è in costante aumento, tanto che nomi come Facebook, Twitter, YouTube o LinkedIn suonano ormai come familiari. Tuttavia i social network non sono semplici siti, ma una modalità di interazione sociale, di relazione, resa possibile dalla tecnologia e basata sulle nostre vite reali: una nuova forma di socialità che ha un impatto centrale sulle attività di chi si occupa di informazione, comunicazione, educazione. Questo testo è una guida che, attraverso l’analisi di casi di successo e delle problematiche di cui tenere conto, conduce dalla storia e dagli scenari delle reti sociali attraverso la descrizione degli strumenti e delle strategie, per arrivare alla modulazione della comunicazione più efficace.

E-COLLABORATION. IL SENSO DELLA RETE
Metodi e strumenti per la collaborazione online
Susanna Sancassani, Federica Brambilla, Paolo Marenghi, Stefano Menon
Apogeo, € 16,00
pp.168
ISBN: 9788850330164

e-Collaboration è il tratto distintivo di un nuovo modo di lavorare, studiare e gestire il tempo libero. È lo stile di chi utilizza le opportunità della Rete per raggiungere obiettivi e risolvere problemi insieme con gli altri.
Il Web 2.0 ha aperto nuove prospettive nella costruzione e condivisione dei contenuti e nelle possibilità di gestire la comunicazione in modo agile e veloce. Il volume ci accompagna nell’esplorazione di metodi e strumenti di collaborazione in Rete insegnandoci a sfruttarne tutte le potenzialità per lavorare meglio.

LO SPETTATORE VITRUVIANO
Michele Mirabella
pp. 272
Armando, € 20
ISBN: 97888-6081-799-0

Questo libro tenta di raccontare la comunicazione, la sua storia e le sue forme, la fatica che è costata all’uomo da quando ha impresso l’orma della mano sul muro buio di una caverna. Il racconto di queste pagine è un invito a conoscere e riconoscere gli strumenti del comunicare vecchio e nuovo per scrutare il presente che è già Storia. Imparare i media del proprio tempo risponde alla stessa esigenza espressiva che pulsava nei “writers” delle spelonche e si fa imperativa per partecipare al dialogo a moltissime voci tra i cittadini del III millennio.

CONVERSAZIONI CON LA SOCIOLOGIA 
Franco Ferrarotti – Angelo Angeloni
pp. 96
Armando, € 10
ISBN: 97888-6081-804-1

Le conversazioni qui raccolte sono nate in occasione della pubblicazione di alcuni libri di Franco Ferrarotti: esse, quindi, prendono spunto dal tema specifico di quei libri. Ma discorrendo, succedeva che si ampliassero, fino ad abbracciare una molteplicità di altri temi: i giovani, la famiglia, la scuola, la violenza, la lettura e la cultura in generale, la televisione e i mass-media, il lavoro, la fabbrica, la disoccupazione, l’immigrazione, i sistemi di produzione, il tempo del lavoro in una società frenetica e velocizzata, la morte, l’etica. Argomenti diversi, ma tutti legati da una profonda attenzione all’uomo nella società industrializzata: obiettivo di tutta la ricerca sociologica di Ferrarotti. Il filo che tiene unite queste conversazioni è, dunque, la società e i valori umani che essa deve conservare: valori che vanno al di là di quelli semplicemente economici e amministrativi.

ITALIA IN OPERA
La nostra identità attraverso le arti visive
Bartolomeo Pietromarchi
pp.201
Bollati Boringhieri, € 16,00
EAN: 9788833922065

Il libro prende in esame i lavori di alcuni tra i più importanti artisti contemporanei italiani e stranieri (da Mauri a Pistoletto, da Boetti a Cattelan, da Burri a Schifano) che dagli anni sessanta a oggi si sono misurati con fatti, simboli, storie e personaggi della cronaca e della politica della recente storia d’Italia. Mette in relazione opere distanti nel tempo ma che affrontano problematiche comuni, vere e proprie categorie attorno alle quali si sviluppa il discorso critico e narrativo: l’identità, il paesaggio, le icone, la memoria collettiva, la cultura popolare, l’impegno politico. Attraverso una serie di capitoli tematici si snoda così un’originale storia dell’arte in Italia che mette a confronto le opere degli artisti con la narrativa, la poesia, il cinema, il teatro, la musica e la saggistica dell’ultimo mezzo secolo e con il contesto sociale, politico e culturale nel quale sono nate.

NON SPERATE DI LIBERARVI DEI LIBRI
Umberto Eco, Carrière Jean-Claude
pp. 280
Bompiani, € 10,00
EAN: 9788845267031

Un semiologo e uno sceneggiatore si incontrano a Parigi. Ne nasce una conversazione coltissima e allo stesso tempo ironica, ricca di citazioni, di aneddoti, ma anche di riflessioni sul futuro del libro. Entrambi appassionati collezionisti di libri rari, Eco ha dedicato gran parte della sua ricerca al tema dell’errore e del falso, Carrière, noto uomo di teatro, sceneggiatore e saggista, ha approfondito il tema della stupidità, con il suo “Dictionnaire de la bêtise”. Sono quindi gli incidenti di percorso, le cadute, i discostamenti dalla norma, il fulcro dell’attenzione dei due studiosi: tutte quelle cose che ribadiscono l’importanza della conservazione. Si tratta principalmente dei libri, ovvero dell’ultimo baluardo della sopravvivenza della memoria, dal momento che sono sopravvissuti a tutte le trappole a cui la storia li ha sottoposti. Dai monaci cistercensi alla riproduttività tecnica, dal papiro agli e-book, nonostante l’accelerazione esponenziale della tecnologia, i libri continuano a resistere a tutte le invenzioni successive, dimostrandosi il corrispettivo della ruota nella storia della tecnologia: un’invenzione che non ha mai ceduto il passo ai suoi rivali.

LA SCIMMIA CHE VINSE IL PULITZER 
Wikileaks e altre storie sul futuro dell’informazione
Bruno Nicola, Raffaele Mastrolonardo
pp.208
Bruno Mondadori, € 16,00
EAN: 9788861594777

In queste settimane, il mondo della politica internazionale è in subbuglio: sono stati pubblicati numerosi e compromettenti documenti diplomatici riservati, provenienti dal Dipartimento di Stato americano. A farlo è stato Julian Assange, l’attivista Internet che con il suo sito, Wikileaks, ha aperto una nuova era nel giornalismo investigativo, svelando on line scandali e fenomeni di corruzione politica ripresi da decine di testate. Quello di Wikileaks è uno dei tanti e significativi esempi della rivoluzione dei modi e delle forme in atto nel giornalismo, internazionale e italiano, che vengono trattati nell’originale e interessantissima inchiesta di Bruno e Mastrolonardo, due giornalisti di crescente visibilità impegnati nella divulgazione dei temi legati ai nuovi media e alla cultura digitale. In un viaggio tra le divisioni online dei media più innovativi, centri universitari all’avanguardia, minuscole agenzie di comunicazione che uniscono design, tecnologia e, talvolta, guardano alla controinformazione, il libro osserva da vicino l’universo dei creativi e dei rivoluzionari della notizia, raccontandoci le loro storie, invenzioni e progetti.

NATIVI DIGITALI
Paolo Ferri
pp.22
Bruno Mondadori, € 18,00
EAN: 9788861594876

Chi sono i “nativi” digitali, come pensano, come imparano? E in che modo sono diversi dagli “immigranti digitali”? Paolo Ferri, uno degli autori di riferimento per quanto riguarda le nuove tecnologie e la loro influenza sulla didattica e la cultura, affronta un tema al centro del dibattito, presentandoci una vera e propria nuova generazione dell’homo sapiens, nata dopo la diffusione di Internet. Il libro analizza i modi in cui i nativi digitali usano le nuove tecnologie – dai social network ai mondi virtuali, dal cellulare a messenger e twitter – e approfondisce le loro inedite modalità di apprendimento, basate sull’esperienza e sulla condivisione con i pari. Sulla base di ciò, propone una mappa delle metodologie didattiche e comunicative che questa nuova generazione richiede, a scuola, nel lavoro e nella vita di tutti giorni.

L’INVENZIONE DELLA LIBERTA’ DI STAMPA
Censura e scrittori nel Settecento
Edoardo Tortarolo
pp.224
Carocci, € 17,00
EAN: 9788843055784

Esiste un diritto alla censura? O esiste esclusivamente un diritto a esprimersi pubblicamente senza freni? L’idea moderna di un diritto a comunicare liberamente, fissato nella costituzione, nasce nel Settecento attraverso una complessa discussione europea in cui voci discordanti di autori, amministratori, stampatori e censori si scontrano alla ricerca di un equilibrio sempre instabile tra le ragioni dell’indipendenza espressiva, la ricerca del profitto economico e la necessità di garantire la stabilità delle istituzioni: un tema che la crescente preoccupazione per le trasformazioni introdotte nella vita quotidiana dai nuovi media ha reso prepotentemente attuale.

IL PROGETTO CULTURALE HEIMATKUNST
Programma, movimento, produzione letteraria
Grazzini Giovanni
pp. 184
Carocci, € 18,70
EAN: 9788843059263

Nella stessa epoca e parzialmente negli stessi luoghi in cui fioriva l’espressionismo e in cui la letteratura si misurava con l’industria e con l’esperienza della grande città nasceva in Germania un movimento di vasta risonanza, la “Heimatkunst”. Questo libro analizza criticamente la capacità di tale movimento di fondare la cultura di un collettivo, creando adesione popolare intorno a un programma culturale basato su legami di identità e appartenenza.

IN CAMMINO NEL PAESAGGIO
Questioni di geografia e urbanistica
Arturo Lanzani
pp. 296
Carocci, € 19,50
ISBN: 9788843057269

Possiamo pensare e praticare oggi una geografia e un’urbanistica che non si fondino su un’idea di spazio che riduce le cose a soli oggetti? Come ripensare un processo di urbanizzazione fuori dalle logiche di una crescita senza fine e senza senso? Come dare spazio a un abitare fuori da relazioni predefinite e immutabili tra casa, famiglia, lavoro e luogo e riscoprire il valore di un “esterno” fuori da ogni fobia per il vivere insieme, ma anche da arcadiche nostalgie di comunità coese? Nel rumore, nella velocità, nella luce, nella personalizzazione e individualizzazione degli edifici e degli oggetti possiamo riscoprire il valore di uno spazio aperto da esplorare con il nostro corpo in movimento, di uno spazio di silenzio, di rallentamento, di penombra? Domande aperte, ma che possono trovare risposta o anche solo essere formulate in una geografia e in un’urbanistica che non rinuncino alle loro dimensioni interpretative, critiche e poetiche. Alla stesura del volume hanno collaborato Federico Zanfi (cap. 6), Elena Granata (capp. 7 e 8), Paola Pucci (cap. 9).

ITABOLARIO
l’Italia unita in 150 parole
pp.372
Carocci, € 23,00
EAN: 9788843057054

Centocinquanta brevi schede, una per ciascuno degli anni compresi fra il 1861 e il 2010, intitolate a una voce rappresentativa dell’anno di riferimento. Centocinquanta parole ed espressioni- chiave attraverso le quali – in occasione del centocinquantenario dalla proclamazione del Regno d’Italia – ripercorrere o ricostruire tappe e momenti centrali della storia linguistica, culturale e sociale della nazione.

A CHE SERVE LA STORIA?
I saperi umanistici alla prova della modernità
Piero Bevilacqua (a cura di)
pp. 176
Donzelli, € 22,00
ISBN  9788860365729

L’insieme dei saggi che compongono il volume sorge da un’esplicita volontà di rivolta culturale: una critica radicale alle strutture ufficiali delle discipline scientifiche della nostra epoca, diventate ormai istituzioni, pratiche di dominio, soffocante senso comune. I saperi umanistici subiscono oggi un’emarginazione sempre più deliberata e vengono apertamente privati di valore e di significato sociale, a favore delle conoscenze tecnico- scientifiche, portatrici di un’ovvia e immediata utilità economica. L’umana conoscenza, la riflessione intellettuale, ogni forma di attività culturale deve disporsi in funzione del supremo fine di rendere competitive le varie economie nazionali nel grande agone globale. In questa visione ormai quasi bellica dello sviluppo economico – ma che in realtà esprime un passaggio epocale del capitalismo, impegnato a piegare ogni elemento della realtà, dalla natura alla mente umana –, i saperi umanistici e quelli popolari e tramandati, la letteratura, la filosofia, l’arte, la storia, il vasto ambito di ricerca spirituale è stato chiamato a compiti marginali e ancillari. Ma oggi questo scenario specialistico e utilitario è in scacco. Esso esprime una conoscenza sempre più approfondita ed esatta, che si esercita su ambiti delimitati, distaccati dai loro contesti più generali, perdendo così di vista il sistema delle connessioni che tiene unita la realtà in reti complesse.

IL CANTIERE FEDERALE DELLE AUTONOMIE LOCALI
Vincenzo Antonelli (a cura di)
pp. 268
Donzelli, € 25,00
ISBN: 9788860365934

Comuni e province sono ormai abbandonati a se stessi in un sistema sempre più complesso e articolato, caratterizzato da una rete di reciproche influenze e interdipendenze. È questo uno dei principali effetti della riforma del 2001 del Titolo V: la frammentazione delle competenze normative in materia di ordinamento degli enti locali. Si è prodotto il superamento del potere ordinamentale generale e uniformante dello Stato e si è creata una situazione in cui è arduo stabilire di volta in volta quale sia il «garante» degli enti locali: a volte lo Stato – opzione rassicurante, ma che rischia di ripristinare proprio quel modello paternalistico da cui ci si vorrebbe allontanare –, a volte le regioni. Proprio quest’ultima è la strada che sembra essere quella maggiormente battuta. Vi sono infatti spazi di intervento che la riforma attribuisce, oltre che alla potestà normativa locale, anche alle regioni; spazi che potrebbero aprire la strada a una differenziazione dei sistemi regionali delle autonomie locali. È questo il cantiere ancora aperto in cui prendono corpo, seppur lentamente, i tentativi di dare attuazione alla recente riforma costituzionale. Che si tratti comunque di un percorso accidentato è testimoniato dai ripetuti interventi della Corte costituzionale, che ha sanzionato l’illegittimità di alcune leggi regionali. Questione fondamentale è, al di là dell’antica domanda su chi debba considerarsi il «garante» degli enti locali, interrogarsi su quali siano gli strumenti e le modalità da porre a presidio dell’autonomia locale, in uno scenario delimitato da incerti e mobili confini che, in prospettiva, potrebbe divenire «federale». Il volume, risultato di una ricerca promossa dalla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione Locale, esamina la normazione volta ad adeguare gli ordinamenti regionali alle innovazioni introdotte dalle riforme costituzionali del 1999 e del 2001; l’intento è quello di fornire analisi e strumenti di supporto all’attività formativa che la stessa Scuola eroga a favore dei segretari, dei dirigenti e degli amministratori comunali e provinciali, impegnati quotidianamente a fronteggiare le sfide poste alle autonomie e chiamati ad assumere le responsabilità proprie di una nuova classe dirigente locale.

CARUSO
Lucio Dalla e Sorrento. Il rock e i tenori
Melisanda Massei Autunnali
pp. 154
Donzelli, € 17,00
ISBN: 9788860365637
Estate 1986. Seppure solo idealmente, Enrico Caruso e Lucio Dalla si incontrano a Sorrento «su una vecchia terrazza», proprio «lì dove il mare luccica e tira forte il vento».Ne nasce una canzone struggente e piena di intensità, che immediatamente coinvolge e travolge il pubblico di tutte le età; una canzone che solo pochi anni più tardi, grazie soprattutto alla formidabile interpretazione di Luciano Pavarotti, potrà vantare in tutto il mondo il primato della più popolare canzone italiana dagli anni settanta in poi. Tante sono state le versioni discografiche che la canzone ha raggiunto la cifra astronomica di trentotto milioni di copie vendute. Caruso uscì il 10 ottobre del 1986 come brano inedito dell’album «DallAmeriCaruso», il doppio live con la tournée americana di Dalla di sette mesi prima. Il viaggio «dall’America e ritorno» è la metafora attorno alla quale queste pagine costruiscono – tra aneddoti, curiosità e piccoli misteri – il senso del successo di Caruso, «canzone nella canzone», per la citazione di Dicitencello vuje, e canzone universale per la sua intrinseca capacità di ricucire passato e presente, arte «alta» e arte popolare, e di creare un punto di convergenza tra le grandi voci che nel tempo hanno reso il bel canto italiano – e in parte la tradizione napoletana – popolare in tutto il mondo. È così che Caruso, canzone classica per eccellenza, scala tutte le classifiche proprio nel momento in cui la musica mondiale è travolta dalla vertigine dei suoni sintetici e delle macchine elettroniche, diventando il brano che ogni artista deve cantare almeno una volta nella vita, benché si tratti di un formidabile banco di prova. Insidiosa sotto il profilo tecnico e interpretativo, Caruso è un test emotivo devastante: o si canta fino alla commozione – a patto che sia autentica – o è decisamente meglio evitare.

VOCI DI DONNE MIGRANTI 
Storie di vita e di maternità
Claudia Carabini – Dina De Rosa – Cristina Zaremba
pp. 320
Ediesse, € 15,00
ISBN: 88-230-1554-8

Ventuno donne migranti, giunte a Roma in tempi diversi, raccontano la loro storia. Poche volte hanno avuto modo di parlare, raramente hanno trovato ascolto. «Abbiamo qualcosa dentro il cuore, però non sappiamo come dirlo, come spiegare a voi per far capire quello che sentiamo». Questo libro ha dato loro voce. Una voce che racconta di fughe dalla guerra e dalla miseria, di sacrifici e stenti, ma anche di quotidianità e conquiste. Il tema della maternità, vissuta lontano dagli affetti e dalle tradizioni, è stato il filo rosso che ha guidato questa raccolta di storie, ma anche un pretesto per narrare altro: identità perdute, aspettative e delusioni, coraggio, forza, riscatto sociale. Storie di donne che si sentono cittadine del mondo. Alcune ricordano la vita, gli usi e costumi del paese d’origine, tutte parlano della loro realtà quotidiana, con le fatiche e le speranze di donne e di madri. Le curatrici si sono avvalse della metodologia autobiografica per «tradurre» in forma scritta queste voci di donne migranti, proponendo così un panorama di testimonianze sul mondo dell’immigrazione femminile in Italia e in particolare a Roma. Il volume contiene inoltre un dialogo a distanza con i racconti delle donne migranti attraverso le riflessioni di Maura Cossutta, Cecilia Bartoli e Mercedes Frias e il saggio di Antonella Martini.

FOTOGRAFIA E INCONSCIO TECNOLOGICO
Franco Vaccari
pp.220
Einaudi € 17,00
EAN: 9788806207335

«Non è importante che il fotografo sappia vedere, perché la macchina fotografica vede per lui»: attraverso il fertile concetto di inconscio tecnologico, Franco Vaccari sviluppa un profondo lavoro di “scardinamento” dei condizionamenti visivi che limitano le potenzialità della fotografia. Nei suoi scritti, cosí come nelle sue “esposizioni in tempo reale”, l’artista dimostra che quando la macchina fotografica non viene utilizzata in modo forzatamente “artistico”, ma viene lasciata agire come strumento in grado di produrre registrazioni e memorie autonome, essa favorisce il sorgere di comportamenti, relazioni, funzioni fondamentali per la definizione del significato stesso della fotografia nella civiltà contemporanea. Gli scritti di Vaccari qui presentati in edizione piú ricca e completa delle precedenti (1979; 1994) offrono una stimolante elaborazione teorica complessivamente incentrata sul tema di una civiltà – la nostra – tutta basata sulle merci, sulla comunicazione, e avvolta nelle immagini.

A CHI SERVE MICHELANGELO?
Tomaso Montanari
Einaudi, € 10,00
pp. 120
EAN: 9788806207052

La storia dell’arte non ha più grande importanza nel dibattito pubblico e ormai nelle università la si studia come complemento alla Scienza del turismo. La curiosità si riaccende solo con le grandi mostre-evento, o con eccezionali scoperte attributive. E proprio da una di queste «scoperte» parte Montanari per smontare pezzo per pezzo il diabolico meccanismo che sta distruggendo una parte così importante della cultura e dell’identità italiana. Nel clamoroso caso del crocifisso falsamente attribuito a Michelangelo scorrono come in una commedia grottesca critici, antiquari, politici, finanziatori, giornalisti e studiosi, tutti incapaci di contrastare la logica superficiale del marketing, del prestigio, dell’interesse privato. E si cerca invano l’essenza di impegno civile che si dovrebbe restituire alla storia dell’arte e alla cultura.

ALBERTO GIACOMETTI
La forza della materia
pp.300
Electa, € 55,00
EAN: 9788837085070

La sua figura di artista ha diverse sfumature: l’uomo che abitava il provvisorio studio di Rue Hippolyte-Maidron a Parigi, amico di prostitute e filosofi, interlocutore di scrittori come Genet, Sartre, Beckett, ma anche il surrealista le cui sculture suscitarono l’entusiasmo di Breton e Dalì, prima che voltasse di colpo le spalle a quell’esperienza e tornasse in totale solitudine alla ricerca originalissima da cui era partito. La grande monografia accompagna la mostra al museo MAGA che comprende 47 sculture, 40 disegni e 5 grandi dipinti. La collezione, appartenuta al nipote di Giacometti, non è mai stata esposta al pubblico; questo rappresenta una grande novità assieme al fatto che Michael Peppiat cerca di esplorare un Giacometti intimo, attraverso opere del periodo di maggiore maturità artistica, provenienti dal suo atelier. “Alberto Giacometti rappresenta e fa esistere opere con il solo pensiero sostenuto dall’immaginazione e dalla forza della materia.”

MARTA MARZOTTO
La musa inquieta
pp. 32
Electa, € 20,00
EAN: 9788837085063

“Nella mia vita ho agito solo per istinto, per seguire la mia voglia di tutto e subito”, così scrive di sé Marta Marzotto (1931), la contessa regina dei salotti, dalle cui case sono passati innumerevoli personaggi della cultura internazionale. Piena di vita, fotografa, costumista e designer, alla fine degli anni Sessanta fu la figura femminile dominante nella pittura e nella vita privata di Renato Guttuso, musa ispiratrice e modella prediletta per circa venti anni.
SIGNORE E SIGNORI D’ITALIA
Una storia delle buone maniere
Turnaturi Gabriella
pp.304
Feltrinelli, € 17,00
EAN: 9788807111082

Gabriella Turnaturi in questo documentato volume di piacevolissima lettura ripercorre lungo centocinquant’anni la storia della società italiana attraverso i galatei. I trattati di buone maniere e i manuali di bon ton sono una fonte preziosa, sono testi che, dettando regole e divieti, svelano le mentalità, gli usi prevalenti e i mutamenti del costume. I galatei raccontano molte storie: quella dell’immagine che una collettività ha o vorrebbe avere di sé; quella dei criteri di normalità, correttezza e signorilità; quella delle elaborazioni dei modelli di comportamento che nascono da processi di contrattazione e di accordo tra i diversi ceti. I galatei, nel sancire i codici di buone e cattive maniere in ogni ambito della vita pubblica e privata, sono un mezzo di affermazione di sé e distinzione per le classi dirigenti, la “gente perbene”, ma svolgono anche una funzione educativa di omogeneizzazione e integrazione, sono un lubrificante delle relazioni sociali. All’indomani dell’Unità ai manuali di buone maniere fu assegnato il compito di rafforzare l’identità nazionale, sotto il fascismo furono usati per imporre i modelli della nuova donna e del nuovo uomo fascisti, mentre nel secondo dopoguerra e durante il boom si sforzarono di pacificare i conflitti latenti e di arginare il caos di una modernizzazione che sconvolgeva certezze da lungo tempo acquisite. Dopo il Sessantotto, quando pareva che spontaneità e informalità valessero più delle regole, si ripresentarono le norme di comportamento, in veri e propri controgalatei che segnano il passaggio dall’arte di saper vivere ai manuali di sopravvivenza. Dopo gli anni ottanta e fino a oggi, in una cultura di massa sempre più frammentata e narcisistica, i galatei si trasformano in prontuari di rapida consultazione per apprendere velocemente quanto serve per il successo e la carriera, senza più nessuna pretesa pedagogica.

IL MARKETING TERRITORIALE
Idee ed esperienze nelle regioni italiane  
Matteo G. Caroli
Contributi: Andrea Cianci, Alessio Giordano, Antonella Lavanga, Elena Mari, Gianluca Miniero, Alessandra Perri, Paola Terenziano
pp. 176
Franco Angeli, € 21,00
ISBN 13: 9788856836431

Questo lavoro intende contribuire a “mettere un po’ d’ordine” nella materia ancora molto “magmatica” del marketing territoriale, proponendosi nella prima parte di fornire un quadro organico e concettualmente solido della disciplina anche per favorirne un adeguato affinamento degli strumenti operativi; nella seconda, di verificare i contenuti e le modalità di implementazione effettivamente assunti dalle politiche fatte rientrare nel “marketing territoriale” nelle regioni italiane.
Il ragionamento sulla funzione del marketing territoriale è condotto nell’alveo della competizione tra territori. Il marketing è spiegato come un metodo per intervenire sulle condizioni materiali e immateriali che determinano la capacità di un’area geografica di attrarre determinate categorie di soggetti meglio di quanto riescano a fare aree concorrenti. Chiariti i fattori da cui dipende questa capacità, diviene possibile delineare gli ambiti operativi in cui il marketing può concretamente esprimere la sua funzione, e in particolare, il prodotto, la comunicazione, la relazione con coloro che rappresentano la domanda.
L’indagine empirica presentata nella seconda parte del lavoro ha rilevato l’opinione di un consistente campione di rappresentanti di istituzioni pubbliche e di attori privati relativamente al modo in cui in questi anni le politiche di marketing territoriale sono state effettivamente implementate nelle regioni italiane.

PARTNERSHIP, COMUNITA’ E SVILUPPO LOCALE 
Costruire, comunicare e valutare le partnership 
Associazione Veneto Responsabile
pp. 240
Franco Angeli, € 29,00
ISBN 13: 9788856836448

Le partnership sono collaborazioni che nascono tra ” persone e organizzazioni provenienti dal settore pubblico, privato e dalla società civile, che si impegnano volontariamente e reciprocamente in relazioni innovative per perseguire obiettivi condivisi attraverso la messa in comune delle loro risorse e competenze” (The Copenhagen Centre).
Da questa idea ha preso avvio la riflessione a più voci contenuta nel libro, che non intende essere l’ennesimo manuale sul “fare sistema”, ma un’agile raccolta delle principali caratteristiche che fanno di una partnership territoriale una buona intesa, efficace e duratura nel tempo.
Attraverso l’analisi di esperienze maturate nel contesto italiano e dall’attenta osservazione di molte partnership rimaste solo pregevoli tentativi, gli autori hanno voluto dare ampio spazio alla fase di valutazione quale passaggio fondamentale ai fini del buon esito di un’alleanza territoriale.
Nel libro sono illustrati gli strumenti di base e i principali riferimenti normativi a livello regionale, nazionale e internazionale (con particolare riferimento alle decisioni maturate in seno alle Nazioni Unite e all’Unione Europea), utili per costruire partnership efficaci e di successo. L’obiettivo è quello di indicare un percorso per quelle organizzazioni (pubbliche e private, profit e non profit) interessate a collaborare per promuovere il territorio attraverso una comunicazione trasparente, la costruzione di solide relazioni basate sulla fiducia, una competizione che non dimentica che lo sviluppo nasce anche dalla cooperazione.
All’interno di questo percorso, una particolare attenzione è riservata alle comunità locali, al loro ruolo di custodi delle relazioni e di protagoniste dello sviluppo territoriale.
Un’attenzione che Veneto Responsabile, promotore della ricerca e della pubblicazione, ha fatto sua attraverso l’ascolto dei territori e la proposta alle istituzioni di un patto comunitario che abbia la forza di disegnare il “Nuovo Veneto”.
Il libro è completato dalla presentazione e dall’analisi di sette partnership territoriali che sono state create e si sono sviluppate nel nostro Paese negli ultimi anni.

CHI SIAMO
La difficile identità nazionale degli italiani 
Marino Livolsi
pp. 224,
Franco Angeli, € 24,00
ISBN 13: 9788856837049

Gli italiani non hanno (e non hanno mai avuto) una identità nazionale: qualcosa che ne faccia una comunità accettata e in cui riconoscersi. Forse non sono mai stati neppure un popolo con valori e mete condivise.
La lunga storia ha lasciato comunque una eredità: un carattere nazionale, i cui tratti sono facilmente riconoscibili anche se in continua evoluzione. Spesso sono divenuti stereotipi, come quando si parla della furberia, della estroversione urlata (con le tinte del melodramma), del sentimentalismo e dell’attaccamento alla famiglia, degli italiani. Tanto da pensare che siano vizi e non virtù.
La storia del nostro Paese è costellata da una serie di blocchi che hanno rallentato, fino quasi a fermarlo, il suo procedere verso la modernità. Prima il difficile avvio dell’Unità, poi il fascismo, il regime democristiano, e ora l’incapacità di uscire da una mancata modernizzazione della politica che ha favorito la “fuga nel privato”. Si arriva, così, all’Italia di oggi: in preda alla continua tentazione di inseguire evasione e consumi. Si cercano senso e significati in fenomeni effimeri (oggetti, marche, modesti personaggi, mode, ecc.), non trovandoli in modelli collettivi di comportamenti che si rifacciano alle grandi narrazioni di un tempo: religiose, ideologiche, storiche.
Si vive al presente (confuso), si rimuove il futuro (come tempo dei rischi e delle paure), si ignora il passato anche recente. Quest’ultimo non sembra insegnare più nulla.

CRESCERE NELLA COOPERAZIONE 
Pensieri lungo la via 
Bianca Maria Ventura
pp. 144
Franco Angeli, € 17,00
ISBN 13: 9788856836660

Crescere nella cooperazione è un progetto formativo, volto alla promozione della cultura cooperativa nel mondo scolastico. Soggetti della scuola e dell’extrascuola operano congiuntamente per sviluppare negli studenti impegno civico ed etico, attraverso la sperimentazione di imprese cooperative scolastiche (ACS).
L’idea di cooperazione, con la quale docenti ed alunni entrano in contatto, riguarda non solo un modello di sviluppo economico, ma anche un modo concreto di agire la relazione e la responsabilità personale. La didattica ordinaria si intreccia con la vita dell’ACS e, dunque, privilegia metodologie attive e cooperative.
Delle cinque edizioni del progetto viene qui ricostruito l’apparato teorico che ha ispirato i percorsi di educazione cooperativa ideati e realizzati dalle scuole marchigiane, con particolare attenzione agli aspetti antropologici, psicopedagogici e didattici.
La riflessione – rivolta principalmente ai docenti e a quanti hanno a cuore il problema dell’educazione e del futuro – è punteggiata da ricordi di scuola. In Appendice, infine, vengono riportati gli strumenti di supporto utilizzati dalle scuole lungo il percorso.

CREATIVITA’ CULTURA CREAZIONE DI VALORE
Incanto economy 
Irene Sanesi , Stefano Guidantoni
pp. 192
Franco Angeli, € 21,00
ISBN 13: 9788856835595

La creazione di un centro di produzione e consumo di cultura, il primo spazio per la filiera cult-comm (culturale e commerciale): dalle arti visive alla moda, dal design al merchandising, dai servizi alle professioni.
Oggi il mercato è mutato, il consumatore si è evoluto, il sistema delle “merci” estetiche (arte, design, moda, food) e dei servizi affini e complementari presenta profili e percorsi nuovi. Incanto è un luogo di vendita di beni e servizi dove cultura e business convivono, ma è anche e soprattutto uno spazio dove vivere nuove esperienze, impiegare bene il proprio tempo e capitalizzare le conoscenze. All’interno, il gallerista, il designer, l’avvocato, il broker assicurativo, il negozio di multipli d’artista, lo sportello bancario, la caffetteria e tanti altri soggetti e servizi “culture driven” convivono, interagiscono, producendo ibridazione, partecipazione, industriosità, creatività.
L’analisi condotta su altre esperienze di successo simili, nessuna made in Italy, denota l’opportunità di percorrere la strada tracciata.
Questo libro nasce da un lavoro per la redazione del piano industriale e di fattibilità volto a verificare le possibilità di sviluppo dell’idea Incanto, acronimo di Innovative Center of Arts in Tuscany, un progetto che appartiene alle cosiddette industrie creative.
“Se il nostro futuro come paese innovativo dipende dal fare in modo che ciascuno abbia accesso alle arti e alle opportunità culturali”, ci chiediamo se dopo la green e la soft economy, sia giunta l’era della Incanto economy, come nuova via italiana di creazione di valore.

CITTA’ SITI MUSEI
La ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica per lo sviluppo del territorio
Luciano Cessari (a cura di)
pp. 48
Gangemi, € 15,00
ISBN13: 9788849221084

Patrimonio culturale, territorio e sviluppo sostenibile sono le parole chiave che caratterizzano la, ormai consueta, partecipazione del Dipartimento Patrimonio Culturale (DPC) del CNR al Salone dell’arte del restauro e della conservazione dei beni culturali e ambientali di Ferrara nel 2011. Si tratta di un tema che nella sua complessità ha particolare rilevanza globale, e che negli ultimi anni ha visto, all’interno del CNR, il moltiplicarsi di progetti di ricerca che ad esso fanno capo seguendo approcci diversi e focalizzandosi su argomenti diversi, e che hanno spesso raggiunto eccellenti risultati di rilevanza internazionale. Per documentare questa eccellenza, e la varietà degli approcci e delle ricerche, l’iniziativa ferrarese del DPC è stata articolata su tre linee principali: Ricerca scientifica e innovazione tecnologica per lo sviluppo del territorio; La sostenibilità per la rinascita della città e la fruizione del patrimonio culturale; Tecnologie multimediali per città, siti e musei.

A SCUOLA DI RESTAURO
Le migliori tesi degli allievi dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro e dell’Opificio delle Pietre Dure negli anni 2005-2007
Marica Mercalli, Laura D’Agostino, Massimo Bonelli (a cura di)
pp.272
Gangemi, € 28,00
Ventitre articoli restituiscono, in forma breve, i contenuti di altrettante tesi di diploma discusse dagli allievi delle Scuole dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro e dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Selezionate tra le migliori degli anni accademici 2005-2007, esse documentano l’impegnativo e appassionante lavoro di studio, ricerca e sperimentazione svolto dagli allievi, con la guida e il supporto di tutti i loro docenti, su tipologie diverse di manufatti: dipinti murali e da cavalletto, ceramiche, metalli e tessuti. Il rigore metodologico e l’approccio interdisciplinare, comuni a tutti i lavori che si presentano, sono alla base dell’alto livello qualitativo che da sempre connota, riconosciuto anche in tutto il mondo, l’insegnamento delle due Scuole di Alta Formazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

L’ENERGIA NUCLEARE
L. De Paoli
pp. 152,
Il Mulino, € 9,80
ISBN: 978-88-15-13701-2

Nata sotto la cattiva stella dell’arma che può distruggere il mondo, l’energia nucleare ha sempre attirato grandi consensi e grandi rifiuti. Da qualche anno si parla di “rinascimento nucleare” poiché questa fonte sembra rispondere non solo alla crescente domanda di energia mondiale, ma anche all’esigenza di produrre elettricità senza emettere gas serra. Ma è vero che il nucleare conviene e può contribuire allo sviluppo sostenibile? Oppure il rischio di emissioni radioattive e il problema delle scorie da smaltire ce ne devono tenere lontani? Le risposte a queste domande sono fondamentali anche per decidere se convenga al nostro paese riprendere la strada interrotta più di venti anni fa, dopo i tre referendum del 1987.

ITALIA RELOADED
Ripartire con la cultura
Christian Caliandro, Pierluigi Sacco
pp. 168
Il Mulino, € 13,50
ISBN: 978-88-15-14941-1

Paradossalmente, l’Italia, il paese “che ha la cultura nel suo DNA” è anche quello che è rimasto, in questo campo, aggrappato a vecchi schemi e a concezioni obsolete, prima fra tutte la distinzione netta tra salvaguardia del patrimonio artistico e produzione culturale contemporanea. Lo scrigno in cui conserviamo il patrimonio artistico è però diventato, di fatto, una tomba, che ospita il rimosso della cultura e imprigiona il paese da almeno trent’anni in una condizione di amnesia collettiva e di paralisi creativa, oltre che imprenditoriale e organizzativa. Da questa trappola bisogna uscire: secondo gli autori, innovazione, creatività e produzione culturale sono gli unici elementi in grado di rompere il blocco psicologico che penalizza l’Italia, anche sul versante economico, diventando i fattori propulsivi della ricostruzione identitaria del paese.

UNA GRANDE CASA, CUI SIA DI TETTO IL CIELO
Il giardino nell’Italia del Novecento
Annamaria Conforti Calcagni
pp. 337
Il Saggiatore, € 25,00
ISBN 9788842816386

Con Bellissima è dunque la rosa, che illustra l’epoca della civiltà della villa e dell’alleanza tra aristocrazia veneta e «santa agricoltura», e successivamente con Bei sentieri, lente acque, che delinea il gusto borghese per il giardino d’autore e il parco pubblico nell’Ottocento, Annamaria Conforti Calcagni ha composto le prime opere di un trittico. Una grande casa, cui sia di tetto il cielo è il libro conclusivo di questo trittico e insieme l’opera che porta a termine un percorso dentro la storia del giardino italiano dalle origini al Novecento. Prima dell’Unità d’Italia, il giardino, sintesi di tutte le arti, aveva un rapporto diretto con le peculiarità del territorio di appartenenza. Nel Novecento, con la centralizzazione del potere, quel legame si allenta fino a disperdersi del tutto. Venuto meno l’antico ruolo dell’agricoltura, le città si espandono, l’industrializzazione si diffonde e il giardino trasforma il proprio ruolo, diventando un corollario della residenza di villeggiatura e dell’ideale dell’industria a misura d’uomo.
Dal Piemonte alla Sicilia, l’evoluzione del giardino italiano scandisce le tappe della storia nazionale. A inizio Novecento, lo stile Liberty si fa raffinato interprete della nuova società borghese e democratica: vegetazioni e inedite fioriture verticali si intrecciano attorno a ville dalle linee sinuose, grandi alberghi e moderni centri termali. Lo spirito autocelebrativo del fascismo rilancia il giardino formale, quale orgoglioso esempio di «italianità», attraverso la riscoperta delle antiche memorie imperiali, il classicismo della composizione, la geometria razionalista e la valorizzazione della flora mediterranea. Gli anni cinquanta e sessanta promuovono la nascita dei villaggi turistici in regioni come il Veneto, la Liguria e la Toscana, mentre l’espandersi dei quartieri residenziali dà vita all’utopia della città-giardino e ai nuovi villaggi operai, indissolubilmente legati al nome e all’esperienza di un radicale innovatore come Adriano Olivetti.

CULTURA
Dalla complessità all’impoverimento
Francesco Remotti
pp. 320
Laterza, € 24,00
ISBN:  9788842095873

La cultura è per sua natura sommamente precaria, incompleta, non ereditabile da nessun Dna. Non solo, ogni cultura comporta inevitabilmente una riduzione della complessità e contiene sempre in sé il germe di un qualche impoverimento: la cultura è sempre una coperta troppo corta rispetto alla complessità del mondo. Per questo motivo le culture non sono tutte uguali, tutte ricche o tutte povere allo stesso modo. Eppure la cultura ha rappresentato un indubbio vantaggio evolutivo per il genere umano, altrimenti votato all’estinzione.
È compito degli antropologi, che hanno fatto della cultura un loro concetto cardine, indagarne e svelarne gli aspetti problematici e i lati oscuri: in queste pagine, Francesco Remotti avanza l’ipotesi che sia giunto il momento di rivedere in profondità il concetto di ‘cultura’, restaurarlo e difenderlo oltre che criticarlo, così da trarre nuovi strumenti e indicazioni utili per l’antropologia e la nostra comprensione del mondo.

RETI
Origini e struttura della network society
Andrea Miconi
pp.190
Laterza, € 20,00
ISBN:  9788842095859

«Le idee che soffiano dalla California hanno un fascino particolare: profumano di possibilità e di democrazia, di orizzonti liberi, di luce vergine e obliqua. E tra le idee donate al mondo dalla patria di Internet, non ha fatto eccezione quella di Chris Anderson, direttore della rivista “Wired” e destinato a proporre una delle ipotesi più accreditate sul potenziale del Web, la coda lunga. La tesi, semplice e intelligente, è che la rete digitale, abbassando drasticamente i costi di distribuzione, stia trasformando un’industria culturale, dedita allo sfruttamento intensivo dei grandi successi, in un sistema più elastico, fondato sulla valorizzazione delle nicchie di consumo». È perfino un luogo comune quello per cui viviamo ormai in una network society, dalla socializzazione ai modi del quotidiano, dalla produzione al lavoro, dagli acquisti alla burocrazia. Andrea Miconi spiega come Internet è entrata a fare parte delle trame dell’età contemporanea, non soltanto come dirompente novità tecnologica ma come struttura portante della società.

CHI HA PAURA DI NICHI VENDOLA?
Elisabetta Ambrosi
pp.160
Marsilio, € 15,00
EAN: 9788831708630

Si può vincere in politica senza avere le parole giuste? Quelle che, oltre a spiegare la realtà, ci invitano ad amare e sperare? Se il centrosinistra italiano non riesce a convincere, perché incapace di emozionare, Nichi Vendola sembra avere successo perché rinnova il discorso politico e sa farsi comprendere dalle giovani generazioni, registrando intorno a sé un consenso crescente da più fronti. Ricostruendo il vocabolario programmatico del governatore pugliese, Elisabetta Ambrosi individua le parole chiave per dare vita a una nuova sinistra liberale, seguendo l’esperienza dell’uomo che appassiona e divide l’Italia tra chi, per esorcizzarne il carisma, lo raffigura come un sognatore inadatto a governare, e chi vorrebbe trasformarlo in un’icona salvifica. Affrontando i problemi della vita e del presente, Vendola mostra che è possibile superare la pericolosa impasse tra la demagogia al governo e un riformismo solo sulla carta, tra populismo e impopolarità, che paralizza il Paese. Con prudenza e coraggio, immaginazione e riflessione, fino a che – dice Vendola nell’intervista che chiude il libro – «tornerà la politica come grande passione di conoscenza e di formazione».

DREAMTIME
Lo spirito dell’arte aborigena
a cura di Maree Clarke, Amanda Jane Reynolds
pp. 144
Marsilio, € 30,00
ISBN: 978-88-317-0852-4

Nella mitologia degli aborigeni australiani, il “Dreamtime” è l’epoca precedente alla formazione del mondo da parte delle “creature sognanti” che, attraverso i loro movimenti, camminando, cacciando, danzando o semplicemente sedendosi per terra modellavano il mondo. In questi anni gli artisti aborigeni esplorano, definiscono e tramandano la loro cultura adattandola a nuove formule. Le produzioni artistiche sono gli strumenti attraverso i quali possono ricostruire e far risorgere la loro cultura originaria dallo scempio del genocidio, che li ha spossessati della loro terra e delle loro tradizioni. Una stupefacente raccolta di immagini che non vuole offrire ai lettori “curiosità”, ma che invita ad accostarsi e decifrare una cultura che oggi rinasce e si riafferma.

LE STRADE DELLA BANDIERA
Dal Tricolore della Rivoluzione al Tricolore della Costituzione
pp. 64
Silvana Editoriale € 12,00
EAN: 9788836619665

Per le celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia (1861-2011) Reggio Emilia città del Tricolore ha trasformato le strade del suo centro in un museo dove sono esposte le bandiere che hanno scandito le tappe della storia nazionale: da quelle della Rivoluzione francese a quelle napoleoniche, da quelle delle insurrezioni e degli Stati preunitari alle bandiere delle guerre di indipendenza e delle spedizioni garibaldine, fino a quelle del Regno d’Italia, della Resistenza e della Costituzione repubblicana. Ogni bandiera ha una sua vicenda, un suo senso, una sua storia che viene qui richiamata per accompagnare il lettore fino all’articolo 12 della nostra carta fondamentale, che senza enfasi e senza esitazione indica nel Tricolore la bandiera dello Stato italiano come ultimo dei principi fondamentali della Costituzione.

JANNIS KOUNELLIS
pp. 96
Silvana Editoriale € 25,00
EAN: 9788836619702

Il volume, edito a conclusione di due esposizioni ospitate nel 2009 presso la Galleria Fumagalli e presso l’ex Oratorio di San Lupo a Bergamo, è dedicato a Jannis Kounellis, protagonista indiscusso di un’arte che ha rivoluzionato il linguaggio pittorico a partire dagli anni sessanta. Il volume propone le opere e le installazioni inedite, progettate ad hoc per ciascuno spazio espositivo, in coerenza con le peculiari caratteristiche di ciascun luogo: due ambientazioni intrinsecamente dissimili, per tipologia e caratteristiche, ma anche due committenze diverse, che insieme realizzano un perfetto meccanismo dialogico, entro cui si collocano le esposizioni. Nel suo complesso, il lavoro di Kounellis a Bergamo propone una riflessione sull’arte e sull’uomo, testimonianza delle linee del percorso e delle riflessioni da sempre al centro della poetica dell’artista.

ARTE IN CENTRO EUROPA
Malinconia, Fluidità, Sovversività
Hegyi Lóránd
pp. 272
silvana Editoriale € 22,00
EAN: 9788836617159

Questo libro propone un’analisi di alcuni aspetti che riguardano le esperienze culturali e le strategie artistiche dell’Europa centrale, presentando l’intricato settore culturale della Mitteleuropa durante la seconda metà del secolo scorso, fino ai giorni nostri: dagli anni cinquanta stalinisti, agli anni sessanta poststalinisti, ottimisti e disposti alle riforme, dai settanta repressivi, retrogradi e deprimenti, agli ottanta tecnocratici, pragmatici, tolleranti e ideologicamente confusi, come pure i caotici e tumultuosi anni novanta postcomunisti, fino ai nostri giorni. Un oggetto di tali ricerche è il rapporto delicato e profondamente contraddittorio fra produzione culturale e potere politico, fra un sistema ufficiale di valori in perenne mutamento, e mai chiaramente definito, e i vari ambienti culturali che si presentavano come alternative. Il punto centrale di questa riflessione è l’indagine delle complesse strategie di sopravvivenza intellettuale all’interno di queste realtà politiche ed ideologiche. L’eclettica eterogeneità del settore culturale ha dato origine alla particolarissima malinconia sovversiva e al cruciale cinismo creativo dell’Europa centrale che, a quanto pare, continuano a sopravvivere.

http://www.italiaunita150.it è il sito di riferimento per le celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia, con il patrocinio del Consiglio dei Ministri e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.  Si tratta di uno spazio virtuale in cui sono raccolte le informazioni concernenti l’anniversario dell’evento: sia in termini di manifestazioni celebrative, sia per quanto riguarda la parte di contenuti storici e educativi.
La prima delle nove sezioni che caratterizzano il sito rappresenta un’introduzione storica con un inquadramento legislativo introduttivo e con citazione della fonte principale e fondante, la legge n. 4671 del Regno di Sardegna, con la quale fu proclamata ufficialmente la nascita del Regno d’Italia.
Con le etichette “2011: il 150º anniversario” e “Il Comitato Interministeriale” sono definite le aree in cui viene delineata la natura ufficiale dell’evento e la sua struttura organizzativa, le cui celebrazioni sono volute e avviate con decreto della Presidenza del Consiglio e affidate a un Comitato Interministeriale che, in accordo con Amministrazioni regionali e locali interessate, si occupa della gestione e pianificazione dei singoli eventi.  “Sull’Unità d’Italia” raccoglie invece una serie di contenuti che permettono al fruitore di approfondire il tema dell’anniversario e che dovrebbero essere funzionali a un’iniziale contestualizzazione storica: una selezione di qualche articolo pubblicato dalla stampa, una bibliografia di alcuni testi e un documento storico. Anche la sezione “L’Unità Tecnica di Missione” è dedicata alla descrizione dell’omonimo dipartimento facente capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e incaricato di gestire le celebrazioni. L’unità tecnica di missione ha funzioni di natura amministrativa e di progettazione preliminare degli interventi relativi alle celebrazioni. Nell’area “Il Logo ufficiale” si racconta la genesi e il perché del logo formato da tre bandiere tricolore che simboleggiano i tre anniversari principali dell’unità d’Italia: 1911, 1961, 2011. L’intento è dunque quello di riunirli tutti creando un ideale collegamento tra generazioni.  Solo con l’ottava e penultima sezione dal nome “I luoghi della memoria” il focus si sposta sulla manifestazione in sé. Dopo una breve introduzione sulla relazione tra luoghi geografici e memoria storica, l’utente può accedere a una lista di luoghi della memoria, con relativa descrizione dell’importanza storico-culturale del sito. L’unica pecca sta nell’organizzazione delle informazioni in due file pdf dalla scarsa qualità d’impaginazione e con fattezze da database d’ufficio. L’ultima sezione è finalmente quella del “Programma delle Celebrazioni” con i principali highlights in evidenza e una lista a fondo pagina di altre informazioni rilevanti: elenco delle mostre; elenco dei convegni; calendario (non definitivo) delle Celebrazioni del 150° Anniversario dell’unità d’Italia; interventi in fase di attuazione; iniziative che hanno ottenuto la concessione del Logo ufficiale.
In generale, è un sito che fornisce un buon numero d’informazioni sugli organi di governo che partecipano e promuovono le celebrazioni, un po’ più carente è invece il numero di documenti bibliografici che tanto sarebbero utili a veicolare messaggi di unità attraverso la consapevolezza di quello che è accaduto e di come si è giunti fin qui. Sarebbe anche utile dedicare più spazio ai dettagli relativi a eventi e manifestazioni, azioni queste che realmente avvicinano i cittadini all’importanza storico-culturale del 150° anniversario dell’unità d’Italia.

Erano molti decenni prima dei writers, e già si scriveva “Viva Verdi” sui muri di  molte città: significava “Viva Vittorio Emanuele Re D’Italia” ma gli occupanti asburgici ci cascavano pensando che si trattasse di fanatismo melomane; la coppa Rimet non era stata ancora inventata ma i tedeschi (Wagner incluso) erano ufficialmente nemici; e mentre i rumori di battaglia percorrevano la penisola molti si preparavano a schierarsi con il vincitore, pur senza sapere chi sarebbe stato. Moltissimi giovani ci rimisero, generosamente ed eroicamente, la vita in battaglia: il romanticismo nostrano, debole in musica, in letteratura e nell’arte, offriva solo la sponda militare. L’aveva capito benissimo Cavour reclutando il biondo Garibaldi per aprire nel Centro-Sud il mercato di sbocco del capitalismo manifatturiero padano: meglio armare un piroscafo per il sud che caricare un convoglio capace di attraversare le Alpi.
Restava solo il gesto simbolico e definitivo. Riprendere la Città più bella del mondo dalle grinfie papaline. E’ di quell’anno che oggi celebriamo il centocinquantesimo anniversario, eseguendo un’opera di Verdi che racconta del popolo ebraico, litigando sull’opportunità di lavorare o festeggiare, distraendoci (forse) dalla crescente impresentabilità della classe politica, della società civile, della Nazione, delle stesse istituzioni. Con alcune minoranze virtuose (Quirinale, Banca d’Italia, designer, stilisti, insegnanti,fisici nucleari, etc.) sempre più solitarie in un ecosistema infertile. E’ finita? No, per niente. Ma è indispensabile fare una piroetta di 180 gradi, e finalmente guardare al futuro senza presunzione e dimenticando i soliti, consunti luoghi comuni: lo stellone, la furbizia, la cucina, la mamma, e magari anche eliminandone altri: mafia, camorra, corruzione. Dal 1861 siamo rimasti come ci etichettava Franz Josef, “briganti suonatori di mandolino”.
L’abbiamo immaginata con tanta passione, ma dopo un secolo e mezzo è il caso di praticarla; solo così riusciremo a darle forma, struttura, valori, mappa, comunità viva e attiva. Cantiamo l’Inno di Mameli e Novaro anche quando lo sport è fermo; curiosiamo con rispetto ed entusiasmo tra le bellezze di altre città; rendiamoci conto che chiunque sia nato qui è italiano; piantiamo il nostro orto biologico in città; scambiamo idee senza mostrare i muscoli; e magari leggiamoci un po’ di storia. Ci aiuterebbe a capire chi siamo.

Michele Trimarchi è Professore di Analisi Economica del Diritto all’Università di Catanzaro

Nato da un’idea di Maurizio Scaparro, uno dei più noti registi italiani a livello internazionale, già direttore dal 1979 al 1982 del settore teatro della Biennale di Venezia, il progetto si pone come momento di  riflessione intorno al teatro italiano e alla sua storia e prende spunto, come molte altre manifestazioni a cui assisteremo in questo 2011, dalle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità D’Italia. Realizzato con il patrocinio del  Ministero per i Beni e le Attività Culturali, del Comune di Firenze, dell’Eti e soprattutto grazie al contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, a cui si deve gran parte degli stanziamenti, questo maxi-evento si presenta davvero ricco e composito nella sua organizzazione. Accanto ad una  prima fase, che si svolgerà tra marzo e aprile, dedicata per lo più agli spettacoli e alle mostre, si affiancherà una seconda fase, che si svilupperà a partire da ottobre, in cui Firenze diverrà il centro vitale di una riflessione che coinvolgerà studenti, registi e studiosi di tutto il modo, chiamati ad interrogarsi sulla vitalità della cultura teatrale italiana  nel mondo, grazie al campus internazionale di studi sul teatro a cura di Siro Ferrone, dal titolo I giovani e i maestri (con e senza).
La location prediletta dell’evento è lo storico Teatro della Pergola di Firenze, uno dei teatri italiani più conosciuti al mondo, in cui furono portate in scena le prime rappresentazioni di quello che è considerato il genere più rappresentativo dell’arte teatrale italiana, vale a dire il melodramma.
Ed è sempre in questa location di tutto rispetto che a partire dal 15 marzo prenderà il via la mostra dal titolo “Il Viaggio di Eleonora Duse intorno al mondo”, un’esposizione curata da Maria Ida Biggi e Maurizio Scaparro che ripercorre la straordinaria avventura artistica e umana della Divina Eleonora Duse, come amava definirla Gabriele D’Annunzio, l’attrice che forse meglio di tutti ha saputo dare alla sua arte un respiro internazionale, grazie anche all’originalità di un fisico e di una voce che ruppe con i canoni ottocenteschi della prima attrice. Una figura di donna assolutamente calata nella contemporaneità che fu non solo attrice ma anche organizzatrice e produttrice teatrale, come ha sottolineato la curatrice Maria Ida Biggi. Una grande attesa è certamente riservata alla Notte Italiana, questo il nome dato dagli organizzatori all’insieme di spettacoli e approfondimenti che celebreranno, tra il 16 e il 17 marzo, l’Unità Nazionale. Per l’occasione il Teatro della Pergola ospiterà una serie di rappresentazioni dedicate ad alcuni momenti memorabili del Risorgimento come O a Palermo o all’inferno per la regia di Mimmo Cuticchio, che ripercorrerà l’approdo dei Mille in Sicilia, si prosegue con la prima nazionale di Spassiunata-mente , lo  spettacolo musicale dedicato alla canzone napoletana interpretato da Peppe Servillo, per concludersi con la voce di Anna Bonaiuto che  leggerà brani tratti da Napoli di Norman Lewis.
Accanto però ai momenti di spettacolo, non mancheranno altre occasioni di approfondimento, tra cui vale la pena ricordare “La lingua italiana e il Teatro delle diversità”, un convegno che si terrà il 15  e 16 marzo all’Accademia della Crusca, in cui studiosi, esperti e addetti ai lavori affronteranno il tema della ricchezza e del grande contributo che i dialetti hanno avuto nello sviluppo della Commedia dell’Arte, una specificità teatrale tutta italiana che ha circolato in Europa e nel mondo durante tutto l’arco della modernità, influenzando le tradizioni teatrali delle grandi scuole teatrali europee e non solo.
I lavori, per così dire, riprenderanno poi ad ottobre, in cui grandi compagnie internazionali saranno chiamate a mettere in scena testi dedicati ad autori italiani: Il Caffè La Mama di New York, proporrà la prima assoluta di Discovering Pasolini; Angelo Savelli porterà in scena Figaro o le disavventure di un barbiere napoletano insieme al Teatro di Stato di Ankara. A chiudere avremo poi Maurizio Sacaparro che metterà in scena Il sogno dei Mille, ispirato ai quaderni di Dumas, autore straniero che seguì, annotando le sue riflessioni, l’impresa dei Mille.
Riflettori puntati su Firenze allora, sperando che l’impulso a ri-scoprire la nostra tradizione teatrale, in occasione di questo importante anniversario nazionale, possa diventare un percorso non solo momentaneo e celebrativo ma materia costante di riflessione e confronto vivace in cui le tante voci del nostro teatro possano, con orgoglio e con più attenzione da parte delle istituzioni, confrontarsi e essere visibili in un contesto internazionale.

Intervista a Lucia Nardi, responsabile Iniziative culturali di Eni

Quando è nato l’Archivio Storico Eni e quali sono state le tappe salienti della sua storia?
L’idea di creare un Archivio Storico Eni nasce alla fine degli anni ’80, quando si sentì la necessità di raccogliere interviste, documenti originali e quanto in azienda potesse contribuire alla ricostruzione dell’operato Enrico Mattei e dei suoi più stretti collaboratori. Dopo solo 10 anni, alla fine degli anni ’90, il materiale raccolto nelle sedi di Roma e Milano era talmente imponente che lo spazio ricavato all’Eur risultò inadeguato per un Archivio Storico degno di questo nome. Si pensò, allora, di utilizzare un capannone che l’azienda aveva a Pomezia. Dopo esser stato ristrutturato rispettando i requisiti propri di un’architettura archivistica, la struttura ha accolto, tra il 2002 e 2003, tutto il materiale raccolto.
Sono ora conservati nell’Archivio Storico Eni cinque chilometri di documentazione storica censita o inventariata e mezzo chilometro di documentazione in attesa di essere ancora analizzata, 400.000 immagini e circa 5.000 pezzi di audiovisivi su vari formati. Nella sua forma attuale, l’archivio è stato inaugurato nel 2006 per il centenario di Enrico Mattei ed è fruibile al pubblico.

Che tipo di iniziative promuove l’Archivio Eni?
L’Archivio ha la funzione di fare da ‘ufficio stampa del passato’, di raccontare Eni attraverso la sua documentazione, illustrando la storia dell’azienda, senza demandarla all’interpretazione degli storici. E’ nello stile di Eni spiegare il nuovo guardando al passato. Tutte le azioni che Eni compie nel presente non nascono dal nulla, ma sono frutto della cultura d’impresa plasmata da Enrico Mattei. Le iniziative dell’Archivio Storico sono anche improntate alla comunicazione interna, attraverso la valorizzazione della cultura Eni e dei suoi valori, oltre che alla promozione della conoscenza dell’azienda all’esterno, come l’importante mostra organizzata per i 150 anni dell’Unità d’Italia, promossa dall’Archivio Centrale dello Stato. L’esposizione illustrerà la storia industriale del Paese dal dopoguerra agli anni ’70. Eni sarà presente con documenti, immagini, foto, racconti e con tutto quel che l’azienda ha rappresentato nella storia italiana. Abbiamo inoltre curato, per le pubblicazioni ufficiali che quest’anno saranno rivolte agli ultimi 150 anni di storia italiana, la parte che riguarda l’evoluzione della politica energetica nazionale dalla seconda metà degli anni ‘50 a oggi.

Quali attività si svolgono nell’Archivio Eni?
Le notevoli dimensioni del materiale raccolto rendono l’ordinamento dei materiali una delle principali attività dell’Archivio Storico. Il lavoro di archiviazione è affidato a un team, che include due giovani che hanno una formazione archivistica: una proveniente dalla scuola speciale per archivisti di Roma, l’altra con una laurea in beni culturali a indirizzo archivistico.
Se nel 2003, quindi, si era cercato di portare all’interno delle competenze scientifiche, nel tempo questa volontà si è rafforzata, portandoci a dialogare anche con la direzione per gli archivi del Ministero dei Beni Culturali, con l’Archivio Centrale dello Stato e con altri archivi.

Qual è la percezione dell’Archivio Storico Eni sul territorio e come risponde la popolazione alle iniziative da voi organizzate?
Tenderei ad allargare il concetto di “territorio”. Quello di Eni è un archivio centralizzato che raccoglie tutte le attività di Eni. I ricercatori che si rivolgono all’Archivio Storico per reperire documenti originali provengono da università di ogni parte del mondo, e ogni anno ne vengono ospitati circa cento. Per quel che riguarda più propriamente il nostro territorio, ci siamo aperti da quest’anno a visite per le scolaresche. Abbiamo cominciato la sperimentazione negli anni passati con un’apertura per la Scuola Speciale di Archivistica di Roma, così da consentire ai ragazzi di toccare con mano documenti, filmati e foto, permettendo loro di passare dalla teoria alla pratica. Il progetto si chiama “Riflesso della Storia” e ci ha consentito di ospitare dei ragazzi universitari per fare esercitazioni pratiche su documenti un po’ atipici, propri di un archivio industriale come il nostro.

Quali chiavi di lettura l’Archivio Storico Eni vuole fornire al visitatore?
Le chiavi di lettura sono di vari livelli. L’approccio storico-archivistico ha un taglio molto scientifico, per cui abbiamo appena adottato un sistema di informatizzazione dell’archivio, che non vuol dire semplicemente digitalizzare i documenti, ma consentire la loro consultazione informatica, scegliendo un programma che è quello utilizzato per l’archivio storico della Camera, un sistema scientificamente di buon livello. Seguiamo inoltre i ricercatori in tutta la fase di analisi, garantendo un alto livello scientifico.
Sul fronte scolastico cerchiamo di far capire come nasce la ricerca storica e come sia possibile da un documento passare all’informazione, fornendo così una lettura didattica della storia.
Da un punto di vista interno, vorrei infine ricordare la mostra itinerante, tuttora in corso, “Il Cane a sei zampe” sul logo Eni, in cui abbiamo fatto un’operazione di comunicazione rivolta non solo all’esterno, ma anche al nostro personale interno, per rafforzare la cultura Eni e i valori che da sempre animano l’azienda.

Capita in questo Paese che anche sulle feste ci sia l’occasione per dividersi. Certo non occorre particolare malizia per rintracciare motivazioni ideologiche in alcune delle uscite di questi giorni contro la decisione di fare del 17 marzo una giornata particolare in questo 2011, ma è vero anche che alcune delle posizioni contrarie alla sospensione dell’attività lavorativa battono tasti differenti, in particolare quelli economico-produttivi.
In una congiuntura di fragile ripresa, si dice, occorre lavorare per non perdere il ritmo! Stimando una perdita di 4 miliardi di euro a causa dalla chiusura delle aziende non si considera però forse, per l’ennesima volta, che questa festività “effimera” potrebbe contribuire a dare ossigeno a un’ industria come quella turistica, tradizionale Cenerentola dell’agenda politica. Capovolgendo l’approccio e mettendo per un attimo da parte i risvolti identitari e comunitari connessi (più di ogni altra cosa) alla faccenda, quel giovedì potrebbe essere un’occasione per stimolare flussi verso alcune destinazioni-simbolo dell’Unità, ad esempio Torino, che sono anche location di particolare rilevanza per le celebrazioni e, più, in generale per attivare una domanda che in questa primavera 2011 vedrebbe poche altre occasioni per essere persuasa al viaggio (il calendario infatti propone la prima congiuntura  “utile” soltanto per il 2 giugno).
In attesa del prossimo attacco a Santo Stefano o alla Befana possiamo canticchiare Gaber:” io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono”.

Massimiliano Vavassori è Direttore del Centro Studi Touring Club Italiano

In noi sociologi della complessità la notizia che nella Valle dei Templi di Luxor verranno chiuse le tombe di Tutankhamon, Seti I e Nefertari per preservarle e costruirne delle copie a disposizione dei turisti non può che suscitare interesse se messa in diretta relazione ai 150 anni dell’unità di Italia e alla recente dichiarazione del Pontefice sui danni che l’educazione sessuale e civica può fare nell’età dell’adolescenza. Andiamo però per gradi.
Le cose vecchie tendono a deteriorarsi se non adeguatamente curate (Pompei a parte che, come sappiamo, viene giù non per incuria ma per iella, malocchio e congiunzioni astrali invanamente e qualunquemente osteggiate dal prode Bondi). Gli egiziani lo hanno capito e corrono ai ripari. Sanno che per il turista medio la vera tomba e quella finta differiscono come un CD originale e uno taroccato. In più quella taroccata avrà wc, wifi, 3D, hostess, shop, finger food, e altri optional da renderla fin più emozionante di una visita all’outlet di Valmontone o Serravalle.
L’Italia coi suoi 150 anni è vecchia o giovane? La domanda è tutt’altro che retorica. Per chi ci vive tutto appare vecchio e destinato a una rapida putrefazione da cui, insegna il poeta, potranno nascere solo i fior. Per Tutankhamon siamo invece un paese giovane, con le istituzioni e il senso di appartenenza ancora nella fase puberale. Ci si è bloccato lo sviluppo? Di certo si è appurato che siamo geneticamente predisposti per vivere solo il presente e se il passato ci irrita nella sua superflua e irritante memoria (sempre pronta a ricordarci quanto siamo fallibili), il futuro invece porta fuori strada, impone di seppellire e ricordare il passato, crea aspettative, necessita di capacità di scelta, coraggio, fin fiducia reciproca. Tutti ostacoli alla felicità dei semplici e al federalismo dei cuori.   
Ma allora gli adolescenti sono vecchi o giovani? Qui entriamo in un mondo sconosciuto dove l’analisi della complessità è bandita da un accordo volto al bene comune. Tutankhamon era imperatore d’Egitto a 12 anni, noi consideriamo Fini, Vendola, Casini e Montezemolo dei baldi giovani. Qui ai giovani veri si nega scientemente l’accesso al futuro per il loro bene e, per riuscirci, si modifica quel poco di passato che questo Paese avrebbe da raccontare a testa alta. Gli si dà connettività ma gli si negano i contenuti. Tuttavia mi pare che il Parental Control e il Pope Control stiano perdendo efficacia per manifesta incapacità dei genitori e dei pastori di capire ormai cosa è giusto, cosa è sbagliato, cosa hanno sbagliato.   

Samuel Saltafossi è Sociologo della complessità