improveverywhereIl marketing è un’attività svolta dalle aziende principalmente per piazzarsi sul mercato, per ottenere maggiore visibilità e quindi maggiore profitto, per rendere più appetibili e commerciali i propri prodotti. C’è anche un marketing diverso, però, più scanzonato e giocherellone, virale, che si basa sull’originalità e sulla creatività, sul coinvolgimento e l’interazione, sullo stupore e anche il divertimento.

Charlie Todd ne ha fatto il cuore del suo business, spingendosi ancora oltre però: il viral diventa puro divertimento e semplice momento per suscitare gioia e sorrisi. Poi lo si può associare ad un’azienda, ad un festival, ad un evento pubblico o privato. Ma questo è un discorso secondario.

Il business di Charlie Todd si chiama Improv Everywhere ed è nato nel 2001: una sera in un bar con un amico, Todd si è finto un attore famoso, firmando autografi, scattando foto con i fan ed elargendo amichevoli pacche sulle spalle a tutti gli ignari avventori del locale. La finzione è riuscita talmente bene che Todd ha lasciato il bar senza svelare la sua vera identità e ha pensato di organizzare scherzi giocosi per mestiere, coinvolgendo anche altre persone. Da allora sono passati 12 anni e Improv Everywhere è decollato, portando le sue originali iniziative nelle piazze, ma anche in prestigiosi festival o persino durante le conferenze di Ted.

Mr. Todd ci tiene a precisare che i suoi non sono flash mob. “Flash mob” è un termine abusato che ormai non ha più una vera identità. Gli eventi da lui organizzati possono durare anche ore, non sempre sono “flash” e non sempre vedono la partecipazione di migliaia di persone, possono anche essere opera di piccoli gruppi. Meglio, allora, il termine “performance”, o ancora meglio “prank”, un misto tra una recita mezza a soggetto e un episodio da candid camera. Altra caratteristiche del progetto è che le iniziative di Improv Everywhere non sono improvvisate. Ci si può iscrivere ad una newsletter che informa sui prossimi eventi che si terranno a New York, scenario principale delle “Improvate”, o nel resto del mondo.

Ci sono, poi, alcuni eventi che si tengono ogni anno, in un determinato mese. Uno è The No Pants Subway Ride che si tiene a gennaio a New York: gli Improviani, vecchi, giovani, bambini, si danno appuntamento nella metro della Grande Mela, si spargono per i vagoni e le stazioni e si sfilano con nonchalance i pantaloni, rimanendo bellamente in mutande. Ed ecco che scatta il fattore “Improv”, ovvero l’improvvisa reazione di divertimento e stupore che cattura la folla allibita di fronte alla scena a cui sta assistendo.

 

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=wJjEcVl6PqY]

 

L’altro evento annuale è Black Tie Beach che si tiene, invece, ad agosto. In questo caso i partecipanti devono vestirsi di tutto punto, in abiti eleganti e sfarzosi, e buttarsi allegramente a mare a fare un bel bagno. L’effetto scenografico e coreografico è davvero affascinante.
Di impatto è anche The Mp3 Experiment, anche questo un evento annuale. I partecipanti scaricano un mp3, si radunano in un luogo pubblico, e contemporaneamente lo ascoltano. L’mp3 dà delle istruzioni e i passanti, i turisti, i curiosi che si trovano lì per caso, assistono a delle scene quantomeno singolari.

 

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=Fs_R-i-NYLY]

 

Una delle iniziative più divertenti è, forse,Movies in Real Life: spezzoni di film celebri riprodotti tra la gente comune. Ecco, allora, la reazione dei normali frequentatori di un bar, quando, ad un tratto, innumerevoli donne nella sala cominciano a ripetere la famosissima scena di Harry ti presento Sally, in cui Meg Ryan simula un orgasmo. Qualcosa di simile è stato fatto, tra gli altri, con Jurassic Park, Matrix, Ritorno al futuro.

 

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=shC016PnxPs]

 

Improv Everywhere è un vero e proprio business. Vi si può partecipare come semplici individui interessati a vivere un’esperienza esilarante, oppure si possono assumere i creativi che stanno dietro l’iniziativa. Si può avere da loro consiglio e supporto per organizzare eventi simili o si può chiedere direttamente la loro presenza per rendere indimenticabilmente eccentrico un momento della propria vita privata o un episodio importante nell’attività della propria azienda.

In principio era “Life in a day”. Un progetto monumentale, portato avanti da Youtube, prodotto da Ridley Scott e girato da Kevin Macdonald, premio Oscar per il miglior documentario nel 2010. Nell’arco di 24 ore, dalle 00:11 alle 23.59 del 24 luglio 2010, tutto il mondo è stato chiamato a filmare una porzione della propria vita. Le indicazioni date agli utenti dal regista erano semplici. Chiedeva di dare una sorta di uniformità al progetto cercando di filmare dei momenti che rispondessero principalmente a tre domande: qual è la vostra paura più grande di oggi? Che cosa amate? Che cosa vi fa ridere?

life_in_a_day

Il risultato sono stati 4500 ore di riprese, provenienti da 180 nazioni, che la bravura del regista è riuscito a condensare in un lungometraggio di circa 95 minuti, tuttora visibile sul canale Youtube del progetto, e la vittoria di alcuni premi cinematografici internazionali quali il Sundance Film Festival, il Krakow Film Festival e il Cinematic Vision Award di Discovery Channel, oltre che la presentazione al Festival Internazionale del Cinema di Berlino.

 

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TITOLOOfficial Comedyofficialcomedy

 

 

 

COSEÈ un canale Youtube, una app su Spotify e anche un blog. Official Comedy è il nome giusto da digitare se si vuole ridere, sorridere, ritrovare il buonumore gustandosi gli sketch dei migliori attori comici del panorama americano e internazionale. Dietro Official Comedy si “nasconde” Bedrocket, l’azienda americana di media e comunicazione che si occupa di intrattenimento e video story telling.

 

 

 

COMEIscrivendosi al canale Youtube o scaricando l’app su Spotify – gratuitamente – si ha accesso al database della Bedrocket che offre a disposizione un ricco programma di interpretazioni comiche, da quelle storiche risalenti a Bill Cosby e ai Monty Python, alle più recenti tratte da sit-com di ultima tendenza, o a debuttanti nel panorama comico internazionale. Le sezioni messe a disposizione degli utenti sono, infatti, Funny Now, Comedians, One-Liners e Playlists.

 
proAvere un canale a tema comicità, i cui contenuti sono stati selezionati da un referente autorevole in materia, come Bedrocket, è sicuramente un bel punto di forza.

 

 

 

CONTROGli utenti italiani potrebbero essere indispettiti dalla esclusività della lingua inglese all’interno del canale. Ma si potrebbe anche trattare di un buon pretesto per fare un po’ di listening di lingua inglese divertendosi, nell’attesa che sia disponibile un canale simile in versione italiana.

 

 

 

SEGNI PARTICOLARILo slogan di Official Comedy volendo si può riadattare alla vita di tutti i giorni: “Watch. Laugh. Repeat”.

 

 
CONSIGLIATO AChi è appassionato di cinema, serie televisive, comicità; a chi ama ridere e concedersi qualche minuto al giorno di buonumore.

 

 

 

 

INFO UTILI

http://open.spotify.com/app/officialcomedy
http://www.youtube.com/user/OfficialComedy
http://officialcomedy.tumblr.com/

Dopo la performance con Jay-Z, il rapper statunitense che ha sperimentato l’ “Abramovic Method” e ne ha fatto un video per “Picasso baby”, un’altra icona della musica si è prestata a farsi immortalare nella sperimentazione di quello che Marina Abramovic, la famosa perfomer serba, definisce un metodo per “aumentare lo stato di consapevolezza  della propria esperienza mentale e fisica”: ecco dunque apparire in un video una Lady Gaga completamente nuda che, durante un ritiro di tre giorni, ha seguito l’artista tra boschi e luoghi incontaminati per lasciarsi sedurre da questa particolare pratica, a metà tra l’artistico e l’ascetico.

[vimeo 71919803 w=500 h=281]

Urla mononote si susseguono nel video che mostrano la cantante senza veli e in pose meditative, spesso anche assieme alla stessa Marina Abramovic.

ladygaga3

Anche in questo caso, come accadde anche per Jay-Z, non sono mancate le polemiche: che le performance della Abramovic stiano diventando troppo mainstream e più legate a strategie di marketing anziché a scopi artistici? Se lo sono chiesti in molti, visto che questo filmato capita proprio a fagiolo tra la promozione del nuovo album di Lady Gaga e la campagna per il finanziamento su Kickstarter dell’Istituto Marina Abramovic.

Rimane comunque il fatto che ormai il metodo della Abramovic è conosciuto in tutto il mondo: dopo il suo “The Artisti s present” al MoMA di New York, l’artista conosce ora un momento di assoluta popolarità in tutto il mondo: tanto che sarà a Venezia  il 30 agosto in occasione della Mostra d’Arte Cinematografica, per la presentazione del film “The Abramovic Method” di Giada Colagrande girato grazie al contributo della Fondazione Furla.
Anche lì, in una serata esclusivamente ad inviti, il pubblico potrà sperimentare il suo ormai celebre metodo.

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Esistono ancora belle storie da raccontare in questa Italia sempre più malinconica e alla deriva. È la storia di Gabriele, Nicola e Manrica che nel 2010 fondano On The Road Again Pictures, un collettivo indipendente con tre grandi passioni: la musica, l’arte e il filmmaking. Decidono nel 2012 di lanciarsi in una nuova avventura, io aggiungerei di colta e nobile ispirazione, che ha per protagonisti due realtà ugualmente nobili, ovvero la musica e l’artigianato. Tutti questi ingredienti shakerati con gli strumenti della loro arte, creatività e sensibilità hanno dato alla luce un prodotto audiovisivo innovativo e geniale: ART&CRAFT, la web-serie in onda anche su youtube.com, ha avuto ampi consensi e apprezzamenti anche all’estero.

 
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=6IuWO0tokcw]

 
ART&CRAFT racconta con un linguaggio reale e “nuovo” la musica e lo fa in luoghi oramai in ombra. Non aspettiamoci stadi, teatri o auditorium, non i soliti videoclip patinati. No. ART&CRAFT porta con grande abilità la musica nelle botteghe degli artigiani di quartiere ed è subito magia: il moderno e l’antico si incontrano e assurgono a nuova vita. Ad oggi sono stati prodotti due episodi: il primo, uscito nel dicembre del 2012, ha come protagonisti i Vadoinmessico che con un freak-folk psichedelico riempiono di note la falegnameria del Signor Graziano, un anziano signore del quartiere romano di San Lorenzo; il secondo episodio è uscito giorni fa e vede Rhò giovane artista italiano esibirsi nell’officina del Signor Filiberto, anziano romano anche lui con la passione del ciclismo ed abile meccanico di biciclette.

 
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=Cb4m_NupA_I]

 
L’originalità del format, ideato e interamente autoprodotto dai tre giovani, è che, accanto alla indiscutibile potenza comunicativa della musica, viene raccontato, in pillole di 8 minuti circa, quello che è il nostro passato attraverso i mestieri che oggi purtroppo stanno pian piano scomparendo. Nessun giovane italiano penserebbe più di aprirsi una falegnameria o una officina meccanica di biciclette. La grande distribuzione industriale e la cultura effimera dell’usa e getta hanno fagocitato abilità artigianali e sensibilità che un tempo erano la nostra fortuna all’estero. Si dimentica spesso che i grandi marchi che sono l’esempio fortunato del Made In Italy sono nati come botteghe di artigiani caparbi che poi hanno scommesso ampliandosi con la grande distribuzione. Le stesse commoventi testimonianze degli anziani protagonisti confermano che oggi, il problema più cogente, è trasmettere ai giovani queste abilità manuali.

ART&CRAFT non si fermerà, ma andrà lontano a raccontare altri Mestieri in cerca di una manodopera che si spera sia sempre più giovane e volenterosa, e lo farà coinvolgendo musicisti e gruppi musicali che rispondono con grande entusiasmo. L’obiettivo è sbarcare in TV ma per farlo servono mezzi ulteriori e On The Road Again Pictures è aperta a qualsiasi proposta di sviluppo del progetto. I video sono tutti con i sottotitoli in inglese perché possano essere visti e capiti da chiunque worldwide.

È l’artigianato italiano che ha reso l’Italia, e non solo, un Paese ricco di cultura e di arte. L’artigianato è cultura pratica e va preservato e i ragazzi di On The Road Again Pictures lo hanno compreso bene.

 

 

 

E’ partita una sfida che coinvolgerà più di 60 mila persone in sei continenti: non si tratta delle Olimpiadi o dei Mondiali di calcio, bensì di un progetto ambizioso e creativo che ha l’obiettivo di far emergere i nuovi e migliori talenti nell’ambito della filmografia.

The 48 Hour Film Project, questo è il nome dell’iniziativa internazionale, nasce nel 2001 dall’idea visionaria di Mark Ruppert, che tentò appunto di realizzare un film “guardabile” in soli due giorni.
Da questa originale scommessa è emerso il valore del gioco: il tempo ridotto stimola infatti la creatività e lo spirito di squadra, oltre a dar precedenza alla “pratica” piuttosto che alla “teoria”, con risultati spesso sorprendenti.
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=VGO9PFdlfq4]
Da allora l’esperimento si è ripetuto più e più volte, giungendo a ben oltre 700 competizioni tenutesi nel mondo. The 48 Hour Film Project è infatti itinerante e nel tempo ha interessato sempre più città.
Il concorso arriverà anche in Italia: l’11, il 12 e il 13 ottobre prossimi i filmmaker nostrani sono chiamati a rispondere alla sfida partecipando alla call di Roma. Nella capitale sarà infatti selezionato il team che rappresenterà il nostro Paese alla finale prevista negli USA.

Il premio in palio è di ben 5.000 dollari, ma la vera soddisfazione sarà quella di veder proiettata la propria opera in un parterre davvero d’eccezione, al Festival di Cannes 2014.

Le regole del gioco sono semplici: sarà assegnato un personaggio, materiale scenico e un dialogo che dovranno essere perentoriamente inseriti nel film; ai partecipanti è richiesta la piena autonomia nel comporre ed organizzare il proprio team di lavoro; la deadline è per le 48 ore successive dall’inizio della competizione.
Ogni opera realizzata viene poi proiettata in uno teatro o cinema della città in cui la gara si è tenuta, ma solo quella vincitrice sarà poi presentata alla finale di Filmapalooza a Hollywood.

Questo il miglior film della scorsa edizione: si tratta del corto “Jaques Serres”, realizzato dalla squadra francese Les Productions avec Volontiers of Paris. Direste mai che ci sono voluti solo due giorni di lavoro?
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=KjeESreH-9s]

powYouTube sposa il sociale. Finalmente anche le organizzazioni non profit si possono avvalere del supporto online con un chiaro fine, quello di promuoversi.

Una delle carte vincenti delle associazioni che si occupano di sociale è quella del raccontarsi, aprirsi al grande pubblico, far arrivare la voce del più debole anche all’orecchio più discreto, più sordo. Comunicare per le ONG, in altre parole organizzazioni non governative, è la priorità più assoluta. “YouTube for Good” è un progetto innovativo esclusivo per le organizzazioni non profit, che grazie al sistema video, possono valorizzare la loro presenza online sfruttando il basso costo della rete. L’obiettivo è di riuscire ad ampliare il pubblico attraverso il contenuto multimediale e trasformare le visualizzazioni in beneficenza, donazioni, volontariato, comunità, cambiamenti nella legislazione, e così via.

E’ molto semplice e intuitivo, basta scaricare il Playbook for Good (disponibile al sito ufficiale) una guida per sfruttare al meglio il canale e promuovere la causa, raccontare una storia avvincente e lanciare una campagna efficace su YouTube.

Il Playbook, diviso in quattro parti, illustra il programma e supporta le associazioni sul come poter usufruire al meglio del video per attrarre e coinvolgere un pubblico di potenziali sostenitori, volontari e attivisti alla causa. Si parla di:

• Una breve panoramica di cos’è YouTube for Good;

Activate your cause: Attivate la vostra causa partendo dalle tre domande principali del come, del quando e del perché, ma ricordandosi sempre che il “contenuto è il re”;

Storytelling for causes: l’obiettivo non dovrebbe essere quello di creare un video virale una tantum che crei effetto buzz di breve durata, ma costruire un canale sostenibile con grandi contenuti;

• Una campagna su un Shoestring: significa condividere e far partecipare gli utenti collaborando essi stessi alla causa, vuoi con una donazione, vuoi con un supporto alla costruzione della causa.

 

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=YpKAtk5C0lM?feature=player_embedded]

 

Una volta scaricato il manuale e iscritti al gruppo Google del programma non profit YouTube si verrà aggiornati sulle novità grazie alla newsletter mensile.

Un’altra caratteristica che le ONG possono utilizzare è il pulsante “donate”. Una volta inscritta l’organizzazione non profit come associazione senza scopo di lucro, avrà la facoltà di immettere il vostro ID e il codice commerciale (un riconoscitivo per evitare false iscrizioni) , e scegliere l’ammontare della donazione. Il pulsante sarà visualizzato sia sul canale YouTube e sia nella pagina Google.

Altri vantaggi sono inclusi all’interno del programma, come ad esempio: Overlay di invito all’azione; Forum della community; Live streaming ed infine le Annotazioni video.

Nato nel 2011 negli Stati Uniti, più di 17.000 organizzazioni hanno aderito al programma non profit di YouTube e hanno prodotto più di quattro miliardi di visualizzazioni. Ciò significa che i video sono stati visualizzati in media uno ogni due persone sul pianeta!

Oggi si è diffuso nei seguenti Paesi: Australia, Canada, Germania, Irlanda, Regno Unito e finalmente anche qui in Italia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Arrivano dal Sud Africa ma non hanno nulla da spartire con le follie psichiche di Oscar Pistorius oppure con le ultime ore di vita di Nelson Mandela.
Loro sono i Die Antwoord (significato: “La Risposta”) e chi non li ha mai visti dal vivo li ha sicuramente contemplati in video, in quei filmati che circolano come trottole sul web grazie ad una originalità spaventosa a tratti spaventevole, ai contenuti espliciti e alla capacità che questi 3 tipi hanno di tenerti incollato sulla pagina di Youtube finché le immagini non terminano. Oppure finché non riesci a comprendere cosa dicono. Perché parlano l’Afrikaans e tra una parola e l’altra, anziché respirare, ci piazzano un “f**k”. Perché fa fico, sembrerebbe.
Ma chi sono, in sostanza, questi tre ceffi che si vestono come dei cosplayer nipponici e si presentano ai concerti con i mutandoni dei Pink Floyd?

Lui: nome di battesimo Watkin Tudor Jones, ribattezzato “Ninja”, già membro degli Original Evergreens, dei Max Normal, della Construction Corporation ed infine dei MaxNormal.tv è, a ragion veduta, il frontman della band. Corpo bianco pieno di tatuaggi (anche osceni) occhi spiritati, capelli rasati che lasciano libera una cresta squadrata. Diciamo pure: è il classico tipo che una ragazza non farebbe mai conoscere ai suoi genitori. E per questo piace tantissimo.

dieantwoord

Lei: una Sailor Moon hip hop, fisico anoressizzato ma definito, vocina ipnotica e ad effetto da Barbie Girl (userà infatti un effetto al microfono per questa resa vocale? – la domanda ce la siamo posta tutti). Ma Anri du Toit, ribattezzata Yo-Landi Vi$$er, è una tipa tosta. Balla, canta, si spoglia, si riveste, impreca. Perfetta spalla per il suo compagno Ninja. Che è compagno anche nella vita, nonostante le varie smentite. Perché forse non tutti sanno che i due hanno anche una figlia assieme, Sixteen (7 anni), la quale con due genitori del genere non poteva non comparire in un video (la troviamo in I fink u freeky, al minuto 2:44 con un “innocuo” pitone sulle spalle).

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=8Uee_mcxvrw&w=560&h=315]

Dj Hi-Tek: è proprio a casa sua che tutto è partito, o almeno questo è quello che ci vogliono far credere. Perchè facendo un pò di ricerche, scopriamo che Dj Hi-Tek non esiste. O meglio, forse esiste ma non si fa vedere, e nei video viene interpretato ogni volta da persone diverse. Sarebbe lui, comunque, a quanto narra la leggenda, il creatore del genere proprio dei Die Antwoord, lo “Zef” rap.

Ma, in sostanza, cosa sono questi Die Antwoord oltre ad essere un mix di video girati magistralmente (e non così low-budget come spiegano nelle loro interviste), una cascata di parolacce, una ossessione compulsiva per i simboli fallici, per i tatuaggi e per la volgarità esplicita?
Sono tre elementi diversi tra loro (ma poi neanche troppo) costruiti a tavolino come i grandi fenomeni mainstream insegnano, leggi Lana del Rey ma anche PSY.
Eppure di strada ne devono ancora fare. 40 minuti di perfomance live a Roma (a Villa Ada per Roma Incontra il Mondo) dopo 3 album è davvero troppo poco per permettersi, come hanno fatto, di rifiutare di fare da gruppo spalla a Lady Gaga nel suo tour mondiale che approdava in Sudafrica definendo la sua musica “shit”. Non paghi, i Die Anwoord l’hanno anche piazzata in uno dei loro “delicatissimi” video, “Fatty Boom Boom”, e l’hanno fatta sbranare da un leone. Tanto per ridere, ovvio.
Lei, di contro, ha pubblicato un bel tweet di risposta del tipo: “I fink u freaky but u don’t have a hit. Hundred thousand tickets sold in SA #thatsmyshit”.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=AIXUgtNC4Kc&w=560&h=315]

Provocano, urlano, si fanno paladini dell’uguaglianza in Sud Africa e si professano contro la violenza, fendendo la scena con la lama del turpiloquio. E’ come quando si va al cinema o al teatro: sai che è tutto finto, ma lo metti in conto e stai al gioco.
Perché ti ipnotizzano con la loro musica altissima, con i loro costumi sconclusionati, con la loro capacità di essere trasgressivi ma nel modo più blasonato possibile. E allora capiamo perché in Sud Africa si sono già stancati di loro, definendoli troppo commerciali. E noi, quando ci stancheremo di loro?

Da remix di successo di Baauer, a comedy sketch rielaborato da un giovane studente di comunicazione, per trasformarsi poi in fenomeno virale del web, che in questi giorni ha raggiunto ben 31 milioni di visualizzazione su Youtube. La ricetta dell’Harlem Shake, come quella di molte altre manifestazioni virtuali, è semplice ma efficace. Si concretizza in un video ironico di circa 30 secondi, in cui, in un primo momento, un solo soggetto balla passivamente, in una situazione ordinaria, circondato da persone immobili che sembrano ignorarlo. Ad un tratto, però, la situazione si evolve, il ritmo esplode e tutti i presenti si lasciano andare in una danza movimentata, trascinante e apparentemente senza senso.

Filthy Frank, vlogger diciannovenne di Youtube e studente di comunicazione, il 30 gennaio pubblica sul suo canale, da 13 mila follower, un video girato con un gruppo di amici nella sua stanza. Quella sera stava ascoltando Harlem Shake di Baauer con alcuni compagni quando, d’un tratto, presi dal ritmo, decidono di travestirsi da supereroi, mettere in piedi una sorta di flashmob e condividerlo attraverso il web.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=8vJiSSAMNWw?list=UUqSHAXN5sqtyE93A-w-8Ddw]

Il video da subito cattura l’attenzione degli internatuti, ma la vera svolta avviene il 7 febbraio, quando viene diffuso Harlem Shake v3, un video in cui un individuo a volto coperto inizia a ballare in un ufficio open space, mentre gli altri impiegati sono intenti a lavorare. Ad un tratto, secondo la formula nota, il ritmo sale e il gruppo si scatena in una danza tribale collettiva, senza alcun freno.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=0IJoKuTlvuM]

Di qui il fenomeno esplode e iniziano a diffondersi sulla rete imitazioni e rivisitazioni. Dai nuotatori della George University, che ripropongono la scena sul fondale di una piscina, all’esercito norvegese in abito mimetico, da Ada Reina con la sua Milano Shake, prima rielaborazione marcatamente italiana, ai giocatori della Biancoblù Basket di Bologna nello spogliatoio. Il tormentone impazza e ormai sul web si contano decine e decine di video.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=QkNrSpqUr-E]

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=4hpEnLtqUDg]

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=Cc1s9P6h1_Q]

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=vZtPLJsafqI]

Baauer stesso sta bene beneficiando del fermento virale di queste ultime settimane, dopo aver prodotto remix per gruppi come i The Prodigy e i No Doubt, viene ora riportato prepotentemente sotto i riflettori dal nuovo meme. La canzone Harlem Shake è ora in prima posizione nelle classifiche Nielsen e Billboard e il nuovo tour dell’artista è già tutto esaurito.
Il pezzo, di per sé, s’inserisce nell’hip hop di fine anni Novanta, primi anni Duemila, e unisce atmosfere trap all’elettronica del dubstep di derivazione inglese. Creandolo, Baauer ha remixato una canzone del 2001 dei Plastic Little, i quali si sono rivelati poi entusiasti della scelta, non avrebbero di certo potuto immaginare che il mash up avrebbe poi fatto da colonna sonora ad uno dei fenomeni di costume più virali della rete.

Ad oggi sembra che Do the Harlem Shake stia, in breve tempo, prendendo il posto precedentemente occupato da GanGnam Style nell’immaginario ironico e paradossale del web. Chissà se anche questo nuovo meme riuscirà a sedurre vip, artisti contemporanei e professionisti affermati a lasciarsi andare al suo ritmo. I presupposti sembrano esserci tutti.

Anche la redazione di TAFTER non è rimasta immune dal fenomeno: ecco il nostro Harlem Shake!
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=Y80efnYoe5U]

82nd and fifth

 

 

 il sito prende il nome dalla strada dove sorge il famoso Metropolitan Museum of Art di New York, ma non si tratta della sua pagina ufficiale. In 82nd and fifth sta, infatti, prendendo vita un’autentica serie web formata da puntate della durata massima di due minuti, che escono con cadenza settimanale. Protagonisti dei corti sono le opere d’arte contenute nel museo, scelte tra le più interessanti e apprezzate, che verranno mostrate e spiegate accuratamente da uno dei curatori del Met. Tra gli artisti già usciti ci sono Rembrandt, Tiepolo, Frank Lloyd Wright

se vi aspettate la classica spiegazione accademica e boriosa, dovrete ricredervi. La qualità delle immagini unite a spiegazioni personali dei curatori, condite con impressioni, preferenze e contestualizzazioni nei rispettivi periodi storici d’appartenenza, rendono il cortometraggio appassionante e a tratti più intrigante di una canonica visita guidata. Navigando sul sito potrete infatti selezionare l’oggetto di vostro interesse, concentrandovi esclusivamente su questo. È come fare ogni volta una visita guidata personalizzata sempre diversa, breve ma intensa ed emozionante.

il progetto è senza dubbio ingegnoso e di notevole interesse non solo per gli appassionati d’arte e gli amanti dei musei. Sia grazie ai video dettagliati nella sezione “Watch”, ma anche per la possibilità di osservare e analizzare da vicino e a trecentosessanta gradi nella sezione “Explore”.

 purtroppo il sito può risultare ostico per chi non conosce la lingua inglese

 

 i video escono a puntate una volta a settimana per tutta la durata di quest’anno. Per scoprire i nuovi episodi non dovete fare altro che collegarvi al sito ogni mercoledì alle 17 per non perdervi l’appuntamento per la vostra serie preferita, oppure registrare nella homepage la vostra mail. Domani uscirà il nono episodio “The Geeky side”

 professionisti e appassionati dell’arte, ma soprattutto a quanti amano passeggiare entro le sale dei musei alla ricerca dei propri artisti preferiti

 

 http://82nd-and-fifth.metmuseum.org/#/new/

 

 

Quest’anno sarà la sua ottantacinquesima edizione: la notte che consacra le stelle del cinema, con la consegna dell’Academy Awad, è nata infatti nel 1929 e da allora si è affermata come l’appuntamento più atteso, che riconosce la qualità delle pellicole cinematografiche uscite durante l’anno. Oltre ai consueti premi come miglior sceneggiatura, attore o scenografia, esiste anche il riconoscimento per il miglior corto d’animazione, spesso lasciato un po’ in disparte e poco considerato, ma che in realtà riserva il più delle volte delle sorprese per valore e bellezza. Lo confermano i candidati di quest’anno: cinque piccoli racconti che riescono a concentrare in pochi minuti trame avvincenti e appassionanti. Eccoli:

 

 

 

Adam and Dog – Minkyu Lee
http://vimeo.com/moogaloop.swf?clip_id=34849443&force_embed=1&server=vimeo.com&show_title=0&show_byline=0&show_portrait=0&color=ff9933&fullscreen=1&autoplay=0&loop=0

Una simpatica storia, ambientata nel periodo preistorico, che narra come è nata una splendida amicizia che dura sino ai nostri giorni: quella tra il goffo Adam, il primo rappresentante della specie umana e il compagno che gli è rimasto fedele nei secoli, il cane.


Fresh Guacamole – PES

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=FQMO6vjmkyI&w=400&h=225]

Una ricetta sfiziosa ed intrigante, ma che difficilmente riuscirete a riprodurre a casa vostra, a meno che non vogliate servirvi di bombe a mano, palline da tennis, lampadine, dadi: tutti oggetti che nella fantasia del regista, una volta tagliati o spremuti, si trasformano in autentici cibi di prima qualità. Il risultato finale è sorprendete, e con un po’ d’immaginazione, anche invitante.

 


Head over Heels – Timothy Reckart e Fodhla Cronin O’Reilly

http://vimeo.com/moogaloop.swf?clip_id=37604847&force_embed=1&server=vimeo.com&show_title=0&show_byline=0&show_portrait=0&color=f5c127&fullscreen=1&autoplay=0&loop=0

Si dice che tra moglie e marito è meglio non mettere il dito, ma questo non significa che non si possa sbirciare ogni tanto per capire come procede la vita coniugale. I protagonisti del corto sono proprio una coppia, di una certa età, che forse dopo anni di matrimonio, non riesce proprio ad andare più d’accordo, tanto che da diventare l’uno l’opposto dell’altra (nel vero senso dell’espressione). Una rappresentazione ironica, divertente, ma molto esplicativa dell’incomunicabilità nella coppia…chissà come andrà a finire.

 


The Longest Daycare – David Silverman

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=gV-NRwLV2qU&w=400&h=225]

Per tutti gli amanti dei Simpson è candidato anche il cortometraggio diretto dal regista e autore del celebre cartone televisivo. Questa volta la protagonista è la piccola Maggie che, armata del suo ninnolo e del suo ciuccio, ci guiderà all’interno delle sue pericolose avventure.

 

Paperman – John Kahrs

 

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=aTLySbGoMX0&w=400&h=225]

Il più romantico dei corti presentati agli Oscar. Sei minuti coinvolgenti e divertenti, che raccontano una storia d’altri tempi. Il video è prodotto dalla Disney ed è l’unico tra i cinque visibile online integralmente.

 

Secondo voi quale tra questi si aggiudicherà l’Oscar?

 

Mala Italia o Buona Italia. Il nostro si sa è il paese delle contraddizioni e dei paradossi per eccellenza. Divisi tra genio e malvagità, arte e ignoranza, malasanità ed eccellenza, le criticità del Belpaese si sono acutizzate e sono venute alla luce in modo chiaro e delineato negli ultimi cinque anni, come esempio lampante della crisi che sta agonizzando l’Europa. L’Italia, che è entrata a fare parte della temuta zona di confine in cui sono relegati i cosiddetti Pigs (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna), sta attraversando un momento difficile. Eppure a sentir parlare chi annovera qualche primavera in più, la situazione del paese di Dante e Leonardo è sempre stata al limite e mai del tutto prospera. Tuttavia i nostri genitori sembrano essere sopravvissuti tutti, accumulando una buona ricchezza privata, superiore alla media europea. Forse in Italia si tende a pensare che “in fondo si stava meglio quando si stava peggio” e non è escluso che tra vent’anni ricorderemo questo inizio millennio proprio seguendo lo stesso spirito.

Per criticare l’Italia non bisogna poi metterci molto impegno, forse anche perché i primi accusatori feroci del modo in cui funzionano le cose nel nostro paese, siamo noi stessi. Ciò nonostante sembra che le disapprovazioni e le analisi non bastino mai e c’è sempre qualcuno pronto a ritornare sul discorso mafia, criminalità, politica scadente, corruzione, assenteismo, immoralità. Mali atavici che purtroppo caratterizzano l’Italia già prima del 1861, ma che tuttavia non hanno impedito lo sviluppo ( seppur non avendone consentito tutto il potenziale) delle arti, dei migliori cervelli in giro per il mondo, dell’industria, dell’impresa, che raggiungono in ogni campo livelli d’eccellenza.

A ricordarci che gli italiani devo risollevarsi da soli e indipendentemente da questa situazione di stasi ci ha pensato stavolta l’ex caporedattore dell’Economist, Bill Emmott, che ispirandosi al suo libro “Good Italy, Bad Italy” ha realizzato un docu-film dedicato al nostro paese dal titolo “Girlfriend in a coma”. Già dal titolo e dal trailer, la trama che il documentario intende perseguire è abbastanza chiara. Si susseguono diverse interviste ad attori, giornalisti, imprenditori, che raccontano la situazione di dissesto, ma di enorme potenziale inespresso che caratterizzano l’Italia. Una panoramica realizzata attraverso una raccolta di punti di vista, alcuni speranzosi, altri dubbiosi e scoraggiati. Un film per farci riflettere ancora una volta sui nostri limiti e capacità.

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Giudicate voi se ne avevamo bisogno oppure no, a fronte degli avvenimenti che si sono susseguiti in Italia negli ultimi dodici mesi. Certo la strada è ancora lunga, ma per percorrerla più in fretta non dovremmo forse smetterla di rimuginare nel passato? “Cosa fatta capo ha”, tanto vale imparare dall’esperienza per evitare gli stessi errori.

 

Ci sono tecnologie che aumentano la realtà conferendo a quel che ci circonda maggiori elementi: esperienze quotidiane vengono così rese interattive e perdono la banalità tipica della routine.
Tali espedienti, oltre ad avere risvolti utili su di un piano pratico, possono anche rivelarsi forti spunti creativi ed ottimi strumenti per strategie di marketing.

Per chi ha poco tempo a disposizione, e non intende perderlo per fare la spesa, la catena di supermarket Tesco ha ideato una soluzione ad hoc che ha sperimentato con successo in Sud Corea. Negli spazi pubblicitari della metropolitana cittadina ha infatti ricreato, attraverso delle immagini, gli scaffali con i prodotti in vendita nei suoi negozi; i passeggeri in attesa del treno, utilizzando uno smart phone e fotografando il qr code corrispondente ad ogni singolo articolo, hanno così la possibilità di ordinare la spesa da farsi recapitare direttamente alla propria abitazione. L’idea di questi Subway Virtual Store concilia le esigenze di comodità dei consumatori con una strategia di marketing davvero vincente: a dimostrarlo l’impennata delle vendite e-commerce dell’azienda, pari al 130% in pochi mesi.

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Anche il noto brand di abbigliamento Adidas ha inserito nelle sue vetrine applicativi che sfruttano i vantaggi della realtà aumentata: non semplici manichini vestiti con felpe, pantaloni e scarpe della collezione, ma pannelli touch screen che mettono a disposizione dei consumatori modelli virtuali cui far indossare il capo di proprio interesse. Il dispositivo consente di fare l’acquisto con lo smart phone e di condividere inoltre lo shopping con gli amici attraverso i canali social. Per ora questa vetrina interattiva è stata installata nello store di Nürnberg, in Germania, ma di sicuro debutterà presto anche in altri punti vendita dell’azienda.

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Dal Giappone arriva invece ARART. Questa applicazione supera il qr code perché riconosce immagini note come possono essere quelle di opere d’arte famose. Installando l’app sul proprio dispositivo è così possibile fotografare i dipinti esposti in una mostra e vedere i soggetti delle opere animarsi, o persino scoprirne retroscena interessanti.
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La realtà aumentata può avere poi utilità anche a scopi didattici. Da segnalare in tal senso l’app Google Sky Map che mostra i segreti delle costellazioni. L’utilizzo è semplice: basta puntare lo smart phone verso il cielo e, inquadrando le stelle della volta celeste, appariranno sullo schermo le informazioni ad esse corrispondenti.
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Non mancano poi gli utilizzi più ludici di questi ritrovati. Tra questi c’è da segnalare l’Augmented Reality Cinema: questa app ancora in via di perfezionamento, consentirà di vedere sul proprio schermo le scene di film famosi ambientate nei luoghi fotografati con il device.

 
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Allora, siete pronti per aumentare la vostra realtà?

L’autunno è ormai arrivato e con lui la caduta delle foglie che tappezzano il terreno: anche questi semplici elementi della natura possono ispirare la vena artistica delle menti più creative. E’ il caso di Lorenzo Duran, artista spagnolo che fin dalla più giovane età ha sperimentato molteplici forme grafiche. Tutto è cominciato osservando una foglia a terra su cui era rimasta impressa la traccia di un pneumatico: da allora, ispirandosi anche all’arte orientale e all’intaglio della carta, Duran ha iniziato ad incidere la superficie di ogni foglia, ideando una tecnica particolare per preservare il disegno. Gurdate qui!

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Ha girato il video della sua canzone “I was here” all’interno della sala dell’Assemblea delle Nazioni Unite, prestando così la sua celebrità alla cause umanitarie dell’Alto commissariato per i Rifugiati: spetta, infatti, alla cantante Beyoncè quest’anno il ruolo da testimonial per il World Humanitarian day, iniziativa volta a riscoprire la solidarietà e la fratellanza, organizzata e promossa dall’Onu, il 19 agosto 2012. Il 19 agosto del 2003 esplodeva, presso la sede Onu di Bagdad un camion bomba condotto da un terrorista kamikaze, che uccise 22 persone. Una strage che da allora viene commemorata ogni anno dalle Nazioni Unite che è riuscita a trasformare un evento doloroso e carico di angoscia in un’iniziativa volta a dare speranza e conforto a tutti coloro che nel mondo ne sono privi. Un’intera giornata che si pone come obiettivo quello di non rimanere immobili di fronte alle sofferenze vicine o lontane che siano dal nostro paese ma di reagire apportando il proprio contributo. Non si tratta di mettere in scena gesti eclatanti e clamorosi, perché per dare una mano a chi ne ha bisogno e per dimostrare la propria solidarietà sono sufficienti pochi e semplici gesti, talmente naturali che a volte vengono dimenticati perché travolti dall’euforia quotidiana.

 

 

 

 

La cantante americana ha quindi regalato il suo brano che ha così ribattezzato l’iniziativa del 2012: attraverso un filmato presente nel sito dedicato I was here.org, Beyoncé invita ognuno di noi a mettere in pratica quei piccoli gesti che possono cambiare la vita quotidiana di molti. Un video con l’obiettivo di lanciare un appello mondiale per aderire e per registrare poi la propria personale esperienza nel sito dedicato. Dunque, ognuno di noi ha tempo sino a domenica prossima per raccontare una storia personale di solidarietà ed aggiungere la propria voce a quella di altre milioni di persone.

 

 

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I suggerimenti presenti nel sito per aderire sono diversi ma ognuno può contribuire con i propri consigli e arricchire così la lista. Gli esempi sono diversi: basta fermarsi un attimo e guardarsi intorno e scoprire che la persona anziana vicino a noi ha bisogno solo di un po’ di compagnia; oppure che l’ospedale davanti al quale passiamo per andare al lavoro tutti i giorni è pieno di persone in cerca di una parola di conforto; o che la nostra città brulica di associazioni che ricercano volontari per portare avanti le proprie attività; o che l’oggetto che siamo in procinto di buttare nella spazzatura, forse potrebbe essere utile al nostro vicino e che regalandoglielo gli doneremo al contempo un sorriso; o che lo stesso sorriso lo potremmo riscoprire nel volto di un senza tetto a cui preparare un panino per pranzo.
I modi per rendersi utile con il prossimo e riscoprire il valore della solidarietà sono infiniti, e sicuramente una sola giornata non è sufficiente per sensibilizzare l’opinione pubblica. L’iniziativa è solo uno spunto e uno stimolo per ognuno di noi, al fine di riscoprire il valore della fratellanza e dall’aiuto reciproco che non sia circoscritto alle 24 ore della giornata dedicata.

 

Regalare un sorriso alle persone che ci sono vicino o che semplicemente incontriamo per la strada è un gesto semplice ma spesso importante per chi lo riceve. Eppure non tutti riescono a sorridere spontaneamente o spesso sono troppo distratti per concedersi un momento di felicità e condivisione. Nasce da questa considerazione il progetto di Yoko Ono: sembra infatti che, a seguito della tragica morte del marito, la moglie di John Lennon riscontri qualche difficoltà a sorridere. Così per ovviare e per superare questa timidezza, la Ono ha deciso di lanciare un’iniziativa costruttiva ed istruttiva sia per quanti hanno perso la voglia di ridere che per coloro che riescono a donare il proprio sorriso senza condizioni o pregiudizi. L’iniziativa si chiama #smilesfilm, con la forma del tipico hasthtag Twitter: tutti infatti sono invitati a condividere attraverso il social network una propria foto sorridenti per far sì che queste vengano collegate tra loro. L’obiettivo è quello di realizzare una sorta di smiling mappa mondiale ed unire i diversi punti della terra in cui una persona, anche se a distanza, è disposta a donare la propria solarità. Il progetto è nato nel 2009 e inizialmente aveva trovato spazio all’interno di Flickr: le foto caricate ritraevano i volti sorridenti immortalati nelle cabine per le fototessere. Adesso invece chiunque può regalare e condividere il proprio sorriso, timido o estroverso che sia. Se volete partecipare questo è il sito.

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In occasione della X edizione dell’ Ischia Film Festival Tafter, media partner della prestigiosa kermesse che avrà luogo dal 30 giugno al 7 luglio 2012 nella nota isola campana, ha realizzato un video dedicato all’evento. La manifestazione che partirà la prossima settimana, si pone l’obiettivo di indagare attraverso la cinepresa il paesaggio e i suoi luoghi al fine di sviluppare e promuovere l’ambiente attraverso il cinema.

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Nel video, la barchetta di Tafter naviga e ripercorre insieme allo spettatore luoghi e paesaggi che sono stati lo scenario di importanti film che hanno segnato la storia del cinema italiano: dall’Arco di Settimo Severo che ha ispirato il film Vacanze Romane, fino a citazioni di Totò, Sordi e Fellini.
L’importanza e il valore del territorio sono significativi nella scelta di location per registi come Roberto Rossellini, primo ad utilizzare come set ideale le Cascate del Monte Gelato che vediamo nel video di Tafter, e da allora set di numerosi film.
Grazie al cineturismo e a questo importante Festival abbiamo l’opportunità di ripercorrere i luoghi simbolo della produzione cinematografica legata al territorio: infatti, la nostra barchetta oltre a navigare tra questi luoghi si trova a fare rotta tra le persone, in un contesto urbano sempre in movimento ed espressione della contemporaneità. Fino a ritornare tra le sue pagine online.
Per la realizzazione del video Tafter ha selezionato un giovane promettente videomaker, Andrea Olindo Bizzarri, che attraverso la tecnica dello stop motion, tilt shift, e del time lapse ha girato il video spostandosi in tutto il territorio del Lazio. La realizzazione del video ha comportato diverse ore di riprese e una fase di postproduzione molto elaborata.
Vogliamo rendervi partecipi, inoltre, non solo del video, ma anche del “dietro le quinte”.
Andrea, ha realizzato un backstage in cui analizza le tecniche che ha utilizzato, svelandoci i segreti e le curiosità sottese al video oltre a regalarci un finale del tutto insolito!

 

Buona visione !

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=VqQNlxpbgO0]

 

Il 21 maggio Youtube ha compiuto 7 anni: per festeggiarlo in grande stile non poteva fare altro che autocelebrarsi con un video d’eccezione che ripercorre i momenti salienti della sua storia e, inevitabilmente, quella degli 8 milioni di utenti che ogni giorno utilizzano la ormai insostituibile piattaforma video per condividere con il mondo intero istanti irrilevanti della propria vita o momenti epocali in grado di cambiare la storia. Raggiungendo di fatto un nuovo record: quello delle 72 ore di video caricate ogni minuto.

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Dall’ideazione nel 2005 da parte di Chad Hurley all’acquisizione da parte di Google per 1,65 milioni di dollari, dalla primavera araba al matrimonio in streaming di William e Kate fino al video amatoriale dei primi passi di un bebè o le prime stonature di rock band poi diventate celebrità.

Perchè per molti Youtube ha voluto dire cambiamento. Per il singolo come per la collettività

E allora, tanti auguri Youtube. 100 di questi giorni, anzi molti di più.

 

Dopo l’intervento di Francesco Cascino su La7 a  Piazza Pulita, molte sono state le richieste da parte di operatori culturali, giovani studenti, liberi professionisti ed economisti di una maggiore attenzione da dedicare al tema.

Una cultura che permetta all’Italia di ripartire e crescere attraverso le sue aziende sembrerebbe infatti una proposta troppo allettante per essere ritenuta perseguibile. Ed invece non è così. Una dimostrazione concreta arriva dalle parole di Francesco Cascino, consulente d’arte e fondatore dell’associazione Arteprima che, in questa intervista, ci chiarisce le idee su alcuni aspetti fondamentali del sistema dell’arte in Italia.
Tipo: chi sono gli artisti oggi e chi commissiona loro le opere d’arte? Come è possibile lavorare nel mondo della cultura? Davvero la filiera sarebbe tanto capiente da contenere gran parte della domanda di lavoro italiana?

Se vi siete persi l’intervento di Francesco Cascino giovedì 7 giugno a Piazza Pulita, lo trovate qui.

Per tutti gli approfondimenti, ecco i due video dell’intervista che Tafter gli ha rivolto.

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Forse non tutti se la ricorderanno nel lontano 1982, miss Louise Veronica Ciccone alias Madonna, quando in un locale di New York, il Danceteria, si apprestava ad esibirsi per la prima volta con Everybody, brano che diede poi il titolo al suo primo album.

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Da allora l’ascesa di questa italo americana appena ventenne è stata irrefrenabile e a lei va riconosciuto il titolo non solo di regina del pop ma di grande personaggio camaleontico che ha saputo cavalcare gli stili senza seguire le mode bensì inventandole.
Nella sua ormai trentennale carriera, tante foto, video, documentari sono stati pubblicati e diffusi.
Eppure alcuni sono rimasti nella penombra, accecati dal grande successo che dopo pochi anni la avrebbe consacrata per sempre come la cantante pop più famosa del mondo.

In occasione della tappa italiana del suo tour mondiale (stasera sarà a Roma allo Stadio Olimpico, il 14 a Milano al San Siro e il 16 a Firenze) Tafter vi porta indietro nel tempo, alla scoperta di quelle che furono le origini di un grande mito internazionale che, piaccia o meno, ha fatto e farà ancora storia.

Anno 1983: Madonna sbarca in Sardegna
Sconosciuta ai più, Madonna arriva alla discoteca Biggest di Samassi, in provincia di Cagliari dove si esibisce in occasione della registrazione del programma tv “Discoring”.

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Anno 1987: la famiglia italiana di Madonna si racconta alle telecamere.

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Da ieri a oggi: lo strano caso di Madonna, l’unica donna che, con il passare degli anni, sembra ringiovanirsi.

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