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Un paese tra declino e progresso. Quinto rapporto annuale Federclture 2008.

A cura di Roberto Grossi.

Il valore della cultura nei processi di sviluppo delle economie avanzate è ormai sancito a livello internazionale. In Europa, il 2009 sarà “Anno europeo della creatività e dell’innovazione”, a testimonianza di quanto sia considerato rilevante il ruolo della creatività e della cultura quale volano di crescita economica e di possibilità di occupazione. Ma cosa succede in Italia? Il quinto rapporto annuale Federculture, concentrando la propria attenzione su creatività e produzione culturale, offre un quadro composito della situazione nazionale, che, se da un lato appare sconsolante, dall’altro fa emergere occasioni di sviluppo promettenti.
Se creatività e talento sono indicatori del livello di sviluppo di un paese e della sua capacità di rinnovamento e sviluppo, l’Italia esce indubbiamente sconfitta, se raffrontata ad altre nazioni avanzate: solo quarantaseiesima nella classifica dei paesi più competitivi, sei mila “cervelli” ogni anno lasciano il paese alla volta degli Stati Uniti, dove ben il 17% di residenti italiani occupa posizioni di manager o dirigente. I laureati italiani sono “solo” il 16% della popolazione, dei quali alcuni con notevoli inadeguatezze a comunicare attraverso la scrittura e un buon sette per cento che non legge mai. E tutto questo in un paese in cui la classe creativa è pari al 21%, ed è in possesso del bagaglio di strumenti intelletivi in grado di promuoverla a classe dirigente e a farsi carico del rinnovamento delle compagini economiche e sociali, come accade sempre più di frequente in paesi – ad esempio India e Cina – che fino a una manciata di anni fa versavano in condizioni disperate in termini di produzione innovativa. Un quadro fosco quanto a valorizzazione dei talenti e implementazione di politiche di supporto alla creatività ed innovazione, che diventa più roseo se si analizza la partecipazione dei singoli alla cultura.
Si pensi che In Italia negli ultimi dieci anni, dal 1997 al 2007, sono aumentati tutti i consumi culturali; il tasso di partecipazione alle attività teatrali è aumentato di un 23,5%, laddove, invece, si contrae la partecipazione agli eventi sportivi. Dati confermano che i giovani sono maggiori frequentatori del mercato della cultura in Italia, e nel corso di dieci anni, proprio il teatro ha visto svecchiare il suo pubblico grazie ad un aumento dei giovani pari al 10,6%. La spesa totale delle famiglie in cultura è aumentata e la spesa del pubblico registra i valori massimi nel settore dello spettacolo dal vivo e del cinema. Segnali di un interesse che regge e dal quale partire per invertire la tendenza al declino.