fusLa ripartizione del FUS, recentemente approvata, non presenta apparenti novità, se non per un aumento di circa il 9,7% del fondo complessivo – se confrontato con lo stanziamento iniziale dello scorso anno – che, tuttavia, scende al 4,1% considerando anche il fondo speciale per le fondazioni liriche.
Nondimeno, considerando che nell’estate scorsa il FUS fu reintegrato per € 60.000.000, di fatto – almeno nell’attuale situazione ed in attesa di auspicati reintegri – le risorse a disposizione per le attività finanziate sono complessivamente scese. Tale tendenza riporta, nei fatti, il FUS nell’ambito della tendenza “normale” del finanziamento pubblico alle attività culturali.
In attesa di notizie ulteriori, che possono giungere dalle magre pieghe del bilancio statale, emerge una situazione di ristrettezza che colpisce particolarmente il comparto lirico-sinfonico, al quale mancano, ad oggi complessivamente più di 45 milioni e che richiede un’attenta riflessione non solo sul piano politico – cosa e quanto “vale” la produzione culturale oggi? – ma anche sul lato gestionale. Come far fronte ad uno scenario che, al di là dei dati del finanziamento pubblico e della loro incertezza, vede un lento disimpegno da parte dello Stato nella produzione lirico-sinfonica?
Come sempre, i fronti sui quali operare sono due: la riduzione dei costi e l’ampliamento dei ricavi; tuttavia, sul primo fronte non sempre è possibile operare in tempi brevi e con risultati certi, senza ritoccare i livelli quali-quantitativi dell’offerta, sul secondo piano molto c’è da fare, per approdare ad istituzioni che si inseriscano in modo innovativo sui mercati nazionali ed internazionali, per preservare le loro posizioni ed aprire nuovi spazi, che le conducano verso porti paradossalmente più sicuri rispetto al finanziamento pubblico.

Giorgio Mion è Ricercatore di Economia Aziendale, Università degli Studi di Verona