taftersaloonIl banco non è male.
Legno grezzo, di quelli che ti fanno i gomiti e non solo, se non stai bene attento a come ti muovi.
Del resto, il saloon deve portare con lui una certa quale eredità in cicatrici.
L’esperienza è importante: da qualche parte lungo la Frontiera si dice che sia il proiettile di ogni colpo andato a segno.
Ma non siamo qui per parlare delle lunghe cavalcate in equilibrio sul confine, quanto di quello che siete venuti a bere: che sia per ristorarvi o per dimenticare, poco importa.
Questo vecchio cowboy sarà sempre qui, pronto a riempirvi i bicchieri e sempre in attesa del prossimo brindisi.

 

 

 

 

 

 

 

machetekillsMachete Kills
di Robert Rodriguez

Da gustare come: un mezcal con il verme.

Se avete bisogno di: pulp, trash, sangue e violenza come se piovessero.

Di cosa si tratta: torna sugli schermi l’antieroe già cult Machete, interpretato da Danny Trejo – ormai una leggenda vivente della Hollywood alternativa -, alle prese con quello che dovrebbe essere il capitolo centrale della sua trilogia, in una pioggia di sangue, proiettili, sesso e morte.
Se il primo capitolo fu una vera scoperta, con questo secondo Rodriguez tenta l’impresa di stabilire uno standard “in grande” del suo successo forse più clamoroso. Le carte in regola per centrare il bersaglio grosso ci sono tutte: ora starà al pubblico essere forte abbastanza da sopportarlo.

 

 

 

 

 

 

Questione di TempoQuestione di tempo
di Richard Curtis

Da gustare come: un rosso avvolgente.

Se avete bisogno di: una storia d’amore oltre le regole che vi ricordi i fasti di “Eternal sunshine of the spotless mind”.

Di cosa si tratta: il giovane Tim, impacciato e timido, scopre di avere la possibilità di viaggiare nel tempo e riscrivere la sua vita. Desideroso di poter avere una possibilità con Mary, gioca ogni carta possibile per poter conquistare la donna, rivivendo il loro incontro fino a trovare la via per il suo cuore.
Ma giocare con i massimi sistemi non è mai così semplice come si crede: echi di Eternal sunshine e di Ruby Sparks per una delle commedie romantiche più interessanti della stagione.

 

 

 

 

 

 

Le-Passe-PosterIl passato
di Asghar Farhadi

Da gustare come: pastis liscio, senza acqua.

Se avete bisogno di: scoprire – o riscoprire – uno dei registi più interessanti del panorama mediorientale alla sua prima esperienza “europea”.

Di cosa si tratta: un divorzio difficile vissuto in un Paese straniero e cercando di superare un passato doloroso per una coppia ormai lontana nel percorso della vita. Dopo il meraviglioso “Una separazione”, Fahradi torna ad esplorare la realtà complessa dei rapporti di coppia – e la loro fine -, ma anche quella della condizione della donna e della libertà di pensiero.
Uno degli appuntamenti più importanti dell’autunno per gli appassionati del Cinema d’autore.

 

 

 

 

 

 

wolfcholdrenWolf children
di Mamoru Hosoda

Da gustare come: sakè bollente.

Se avete bisogno di: avere l’ennesima conferma che il Cinema d’animazione ha da offrire le stesse garanzie di quello di fiction.

Di cosa si tratta: una fiaba che racconta l’evoluzione dei rapporti all’interno di una famiglia, una pellicola di formazione che parte da uno spunto fantasy per raccontare i dolori della crescita, il rapporto con la società e la natura.
Mamoru Hosoda, autore del noto “La ragazza che saltava nel tempo”, torna sul grande schermo con un film degno della grande tradizione dello Studio Ghibli, per appassionati e non solo, e senza dubbio una delle proposte migliori che il genere abbia regalato al pubblico nel corso del 2013.

 

 

 

 

venusfourrureVenere in pelliccia
di Roman Polanski

Da gustare come: assenzio verde.

Se avete bisogno di: un’esperienza teatrale raccontata da uno dei Maestri del Cinema europeo.

Di cosa si tratta: appoggiandosi alle interpretazioni di Mathieu Amalric e della moglie Emmanuelle Seigner, Roman Polanski torna a cimentarsi con un “dramma sociale” da camera legato a doppio filo alla rappresentazione della Venere in pelliccia di Von Sacher-Masoch, all’origine di un gioco di seduzione e lotta tra il regista e la protagonista dello spettacolo.
Forse non si tratterà del Capolavoro del regista, ma l’intensità del suo lavoro riesce sempre a regalare al pubblico inquietudine ed emozioni.

 

TAVOLAPERIODICA

Bisogno primario dell’uomo, fonte di piacere e occasione di socializzazione, il cibo è uno dei principali mediatori nella nostra relazione con il mondo, con altre culture e con noi stessi.

Tema centrale nella scena dell’arte contemporanea – si pensi alle ultime Biennali di Venezia – star dei palinsesti televisivi, concept della prossima Expo 2015 “Nutrire il pianeta. Energia per la vita” il cibo è stato il protagonista di Tavola Periodica, un brunch itinerante dove tutti possono contribuire a finanziare progetti creativi in ogni campo dell’arte.

Tavola Periodica si ispira a Sunday Soup, progetti di microfinanziamento per l’arte e la creatività che hanno luogo a partire da cene organizzate a Chicago. Il foodraising è sbarcato in Italia grazie a CTRLZAK Studio, gruppo artistico internazionale formato Thanos Zakopoulos e Katia Meneghini e dal 2010 ha già coinvolto diverse città italiane. Domenica 20 ottobre più di un centinaio di visitatori hanno scelto di pranzare con il gustoso brunch de Le Madeleine, una selezione di prodotti food design a km zero, e chiacchierando nella suggestiva cornice della Cattedrale della Fabbrica del Vapore, uno spazio industriale dove ferro, acciaio e grandi vetrate fanno da contenitore all’arte contemporanea milanese, e sorseggiando birra artigianale hanno assistito alla presentazione dei progetti creativi da finanziare.

Designer e artisti hanno illustrato le proposte e specificato come sarebbero stati usati i finanziamenti, raccolti grazie al ricavato del brunch, e grazie al voto di ogni partecipante. I sei progetti, selezionati tra le centinaia di proposte arrivate a CTRLZAK Studio, spaziano dalla fotografia alla performance, al design alla letteratura: XY project, di Manfredi e Rossin, è una doppia sessione fotografica che vuole indagare il rapporto dicotomico tra individuo e cibo raccontando storie personali e intime. Irene Rubiano ha presentato un progetto di documentazione fotografica e mappatura degli orti solidali del Piemonte. Il cibo come nutrimento poetico è il concept alla base di L’alimentazione sentimentale, un ciclo di incontri di scrittura a partecipazione gratuita promosso da Roberta Secchi.

Plateroom, di Stefania Solari, il terzo progetto classificato, è un servizio web di ricette on demand dove utenti, golosi, piccole realtà imprenditoriali, ristoratori e viaggiatori scambiano informazioni, fotografie e ricette legate al luogo in cui si trovano. Plateroom, attualmente in fase beta, si propone come punto di incontro tra viaggiatori che hanno voglia di un piatto particolare o che magari, complici le intolleranze alimentari o la scelta di alimentarsi in modo vegetariano, biologico, macrobiotico hanno bisogno di trovare un ristorante che proponga proprio il piatto che stanno cercando.

Il centinaio di partecipanti a Tavola Periodica ha deciso di premiare pari merito due progetti con tema design e amore. Will be, ideato da Marco Salvi e Stefano Caimi, intende creare una collaborazione tra creativi e artigiani per la riscoperta e l’apprendimento delle tecniche di realizzazione degli oggetti che abitano le nostre tavole.

VegetableLove, di Michela Grisi, racconta, in modo ironico, storie di amori impossibili tra frutta e verdura che ricalcano le esperienze di vita vissuta. Nasce come una serie di tavole indipendenti, realizzate a partire dall’impressione su carta di ortaggi veri e poi rielaborati graficamente, già esposte a Berlino, e si sviluppa in un ciclo di workshop aperti al pubblico: ognuno può raccontare attraverso frutta e ortaggi esperienze d’amore tragicomiche e, se proprio non riesce a sdrammatizzare, può sempre mangiarci su.

 

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pescespadaziamariaZia Maria era un’aristocratica jonica dall’aria decisamente magnogreca. Cucinava con delicato ingegno: ho imparato questa ricetta, dopo averne sperimentato il gusto sublime in una di quelle case à la Camilleri, tutte trumeaux e boiseries all’ombra del Monte Tauro. Altri tempi, certo, ma la ricetta rimane potente anche nell’universo digitale, oggi diremmo soltanto che è smart. Il pescespada, va detto per cominciare, è considerato autoctono pur essendo migrante; attraversa lo Stretto di Messina in primavera, per deporre le uova lungo la costa nordafricana, e torna indietro ad agosto. Non è un caso che risulti molto più saporito a maggio.

Catturato con la fiocina in un rito quasi mistico e del tutto silenzioso (la canzone di Modugno rimane un pezzo di storia ma durante la pesca non fiata nessuno), il pescespada finisce male quando lo si cucina alla brace o, peggio, sulla piastra, il che lo rende piuttosto stopposo. Muore con molta più dignità in altre cotture, alla ghiotta per esempio, cioè con cipolla, pomodoro, sedano, olive e capperi (un chiodo di garofano non guasta), oppure in forma di involtini, in modo che il ripieno renda il sacrificio più dolce. L’abbia appresa da qualcuno con un patto di omertà culinaria o l’abbia inventata, zia Maria ci regala una ricetta facile, di sicuro effetto e di antica nobiltà.

 

 

 

Ingredienti:

– fettine di pescespada (meglio se conosciuto personalmente e non emerso dalla refrigerazione metropolitana)

– pangrattato

– menta

– capperi

– aceto di vino

– olio

– sale

 

Preparazione:

Le fettine non dovrebbero essere troppo sottili, né troppo spesse. In una teglia rettangolare vanno adagiate su un’ombra d’olio, salate e cosparse da un velo di pangrattato, decorate con capperi (dissalati, ovvio) e foglie di menta fresca, e percorse da un filo d’olio possibilmente timido. L’aceto va messo in una tazzina e spruzzato sul tutto con le dita, senza esagerare. Cottura a bagnomaria, quindi la teglia va coperta, messa dentro una teglia più grande con un suolo d’acqua e cotta a fuoco molto moderato.

 

Da abbinare con:

 

cantimusiche

 

La preparazione è breve ma una volta a tavola si può protrarre il godimento di gusto, vista, olfatto, e tatto (il pescespada di zia Maria si squaglia in bocca) con un adeguato sfondo che accarezzi l’udito: i “Canti della Terra e del Mare di Sicilia” pubblicati nel 1907 da Alberto Favara, al quale si deve anche il “Corpus” delle musiche popolari dell’isola (ne circolano clandestinamente alcuni adattamenti davvero potenti per mano del chitarrista e cantante Eugenio Favano).

 

 

 

 

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Leggere non si può, soprattutto perché la voce recitante oscurerebbe gemiti e mugolii dei commensali. Ma prima di cominciare, magari durante un primo discreto, si può raccontare la pesca dello xiphias (il nome greco del pescespada) così come argomenta Serge Collet, antropologo francese che ha speso un anno sullo Stretto e raccolto le narrazioni più antiche e le esperienze più disparate nel libro “Uomini e pisci. La caccia al pescespada tra Scilla e Cariddi”, pubblicato a Catania da Maimone nel 1989.

 

 

 

 

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Un dipinto? Certo “La Vuccirìa” di Renato Guttuso, custodita a Palazzo Steri a Palermo, ma anche l’affresco che decora il soffitto del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, che per mano dello stesso Guttuso e della sua bottega racconta la storia di Colapesce, un eroe ittico che tuttora regge dal fondo del mare la punta a nord-est della Sicilia, Capo Peloro (così narra la tradizione). In questo affresco si coglie la mescolanza di verdi e blu dello Stretto, quella stessa magnifica ibridazione cromatica che faceva dire a Giovanni Pascoli, più o meno: “Se immergi la mano nello Stretto la tiri fuori dipinta di blu”.

 

 

 

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Sulle sponde dello Stretto si parla tanto, ma i maligni dicono si faccia molto di meno. Non si “quaglia”, come si dice nel gergo locale. Lo disse e lo scrisse, negli ultimi anni del sedicesimo secolo, William Shakespeare che ambienta proprio a Messina “Much ado about nothing”. Nel 1993 ne ha realizzato un film solare e ammiccante Kenneth Branagh: tra prati e case di pietra (forse poco peloritane) recitano Emma Thompson, Keanu Reeves, Kate Beckinsale, Denzel Washington, Michael Keaton e lo stesso regi-sta.

 

 

 

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Che cosa bere? Una ricetta così morbida ed elegante chiede lo champagne. Dai contrafforti dell’Etna il solido Benanti ci offre un metodo classico, “Noblesse”, dovuto al vitigno etneo Carricante in purezza e alla sapienza dell’enologo Salvo Foti. Ricco e lungo, sottolinea la sinuosità del pescespada con grande rotondità archetipica di aromi.

 

ZATERLa storia di ogni famiglia si compone dei ricordi e racconti che ciascun componente ha nel proprio cuore: immagini, profumi e sapori impressi nella memoria che sentiamo come preziosi tasselli della nostra esistenza. C’è chi, come Franca Tramontin-Polla, ha preferito condividere questo patrimonio piuttosto che tenerlo per sé.

La sua famiglia, stabilitasi a Soverzene, in provincia di Belluno, ha qui aperto l’”Antica Osteria all’Amicizia”, dove piatti semplici scandivano le giornate dei zattieri del Piave, impegnati a trasportare il legname sulle zattere lungo il fiume.

Le ricette sono state tramandate, come i ricordi, di generazione in generazione, finché Franca non ha deciso di raccoglierle e salvaguardarle dal tempo.

E’ nato così “Al magnar dei Zater”, una collezione non solo di piatti tipici del territorio, ma anche di testimonianze capaci di rievocare la vita delle generazioni passate, che hanno vissuto in simbiosi con il fiume.

I zattieri lasciavano infatti che il Piave scandisse il loro tempo mentre la loro dieta si componeva di ciò che la terra aveva da offrire di stagione in stagione: legumi, erbe officinali, polenta e riso, erano gli ingredienti principali sapientemente lavorati per ottenere cibi semplici ma genuini, che venivano consumati sul posto di lavoro (i campi e le sponde del corso d’acqua) o attorno al “larìn”, il focolare domestico.

Tutto ciò è racchiuso nel ricettario completato da Franca Tramontin-Polla nel 1993 e consegnato al Museo degli Zattieri del Piave di Codissago: in occasione dei 30 anni dello spazio espositivo, il volume è stato ora pubblicato e distribuito affinché contribuisca a far conoscere la storia di questo angolo d’Italia, dal punto di vista culinario, ma anche culturale.

“Al magnar dei Zater”, arricchito da foto e note è infatti molto più che un libro di ricette: sembra più una zattera che lungo il Piave ci riporta agli anni in cui la sveglia era alle 4 di notte e le rape erano il principale rimedio per tosse e bronchite, ma anche in cui ogni ospite veniva accolto con un semplice: “Ciao, sèntete; atu fan?” (“Benvenuto, siediti, hai fame?”) “Quello che c’è in pentola basta per tutti, senza alcuna differenza”.

 

 

POLENTA E BACALA’ (polenta e baccalà)

 

Ingredienti:

1 kg. di baccalà secco

½ kg. di cipolle

2 spicchi d’aglio

2 cucchiai di conserva

Sale e pepe

Strutto o olio

10 acciughe

10 patatine pelate intere

1 buon battuto di prezzemolo

 

Mettere in ammollo per 24 ore in acqua il baccalà, cambiare l’acqua parecchie volte, levare le lische, lasciare il baccalà a pezzi più grandi possibile.
In una padella soffriggere le cipolle con strutto o olio e l’aglio; le cipolle si possono lasciare intere o a piacere tagliarle a fettine, aggiungere i pezzettini di baccalà infarinato, soffriggere a fuoco lento.
Quando il baccalà è soffritto, aggiungere l’acqua necessaria, sale, pepe e la conserva o a piacere pomodoro, le acciughe, le patatine e cucinare a fuoco lento per due ore.
Aggiungere il prezzemolo battuto. Far bollire ancora per 10 minuti e servire con la polenta calda.

 

Per la ricetta della polenta consultate “Al magnar dei Zater” a pagina 10.

 

“Al magnar dei Zater”
La cucina degli zattieri
Franca Tramontin-Polla (a cura di)
pp. 59
Edizioni DBS, euro 8,00

 

 

campdigranoskyline
E’ finito da pochi giorni, con la grande festa (e sfida!) del Palio del Grano (una gara in cui sono iscritte otto squadre in rappresentanza di otto rioni di Caselle in Pittari “che si muovono” in una sorta di “staffetta” all’interno del campo di grano diviso in “corsie” – dal sito del Palio del Grano), il #campdigrano, una settimana all’insegna della “terra” e del “sapere”, o meglio di Alfabetizzazione e Innovazione Rurale.
Tante le collaborazioni anche quest’anno, dopo il grande successo del 2012, tra cui quella con Societing, accademia, e centro studi, attenta alla valorizzazione delle risorse organizzative ed al “passaggio” concettuale da marketing a societing, con occhio vigile alla necessità di un elevato valore sociale dei nuovi mercati.
Programma molto ricco quest’anno, che ha visto, oltre Societing, eccellenti collaborazioni – ad esempio – con Mediterranean Fab Lab, laboratorio di fabbricazione digitale; con Vincenzo Moretti, che ha parlato del suo “Testa, Mani e Cuore – Il lavoro che cambia l’Italia”); con alcune case history d’eccellenza nell’ “innovazione rurale” come Terra di Resilienza, Open Bosco, Bio & Sisto (solo per citarne alcune).
Naturalmente, impossibile non citare l’attenta, operativa e lungimirante Pro Loco di Caselle in Pittari, paesino del Cilento arroccato su una collina, che ospita Palio e Camp con il suo calore e la sua partecipazione e, soprattutto, con la sua tranquillizzante quotidianità.

paliodelgranopane
L’anno scorso, per l’edizione 2012, abbiamo parlato qui di contro-rivoluzione. E proprio questa rivoluzione procede veloce a colpi di sostenibilità e passione per il proprio territorio con occhio attento al cambiamento della società.
Il successo crescente dell’iniziativa è il frutto di componenti  “speciali”: l’ospitalità di un piccolo borgo con i suoi ritmi slow; il lavoro e l’amore per il territorio, che gli organizzatori del Camp mettono in gioco non solo durante la settimana dedicata; l’innovazione nel campo della terra e dell’agricoltura.
E’ questo il passo giusto per dare forza a piccole realtà che possono essere valorizzate sempre più, non con grandi alberghi oppure con invasioni turistiche indiscriminate, ma con sperimentazioni di questo tipo che facciano conoscere non solo le realtà balneari del Cilento (che ad ogni modo meritano attenzione e riguardo), ma anche l’incantevole e, incontaminato, entroterra.
Citando il Sillabario del #campdigrano, scritto da Vincenzo Moretti e pubblicato su Il Sole 24 Ore, penso che le due parole con la lettera U siano quanto mai indicate per raccontare l’esperienza: Unire e Uomo.

caselleinpittariImmagini:
© Fabrizio Barbato @svoltarock da instagram http://instagram.com/p/b875EUJHFk/
le altre immagini sono tratte da: http://www.paliodelgrano.it/campdigrano/

52raccontiInizia con “Discoverland” (progetto nato dall’incontro musicale ed amichevole tra Pier Cortese e Roberto Angelini) #52racconti e forse non poteva essere altrimenti.

Difatti, la serie di eventi, cinquantadue per l’esattezza è solo un punto di partenza per scoprire e riscoprire una terra speciale, dalle mille risorse: il territorio del salernitano.

L’iniziativa è articolata in eventi che vanno di pari passo con i racconti (chiamati anche note a margine) ed ha l’obiettivo di riaccendere l’immaginario culturale ed artistico attraverso musica, arte, storia ed enogastronomia del territorio.
Cinquantadue racconti ha un prologo, di sei eventi, che si terranno a Capaccio ed a Paestum dal 26 luglio al 26 agosto. Il periodo è perfetto per l’inizio di un bel racconto, in cui si potrà parlare, non solo di mare (in questo mese l’attenzione si focalizzata soprattutto su questo tema), ma anche di storia e di archeologia, di enogastronomia e di musica.

Difatti la musica sarà grande protagonista di “Cinquantadue storie da raccontare” ;il prologo, che si svolgerà in location, prestigiose e non convenzionali come il Chiostro del Convento di Capaccio ed alla Pineta (che affaccia sul mare) della zona Laura di Paestum, ospiterà Angelini & Cortese (citati poco sopra),  Philippe Cohen Solal, direttamente dai Gotan Project, gli Incognito con Bluey e Francis.
I Templi a Paestum ospiteranno invece gli altri tre spettacoli del prologo di #52racconti, gli attesissimi Giovanni Allevi, con l’orchestra sinfonica nella sua unica tappa in Campania di “Sunrise”, altro titolo evocativo e di buon auspicio per il territorio Campano; Vinicio Capossela, assoluto genio della musica italiana; e Peppe Servillo con i Solis String Quartet che con la loro classe omaggeranno la cultura e la canzone classica napoletana con lo spettacolo “Spassiunatamente”.

La serie di eventi, di grande prestigio e spessore artistico e culturale, presenta una novità al passo con le nuove tendenze comunicative; 52 racconti, infatti, sarà “supportata” da dieci “cantastorie digitali”, o anche storytellers, cha avranno il compito di raccontare gli eventi, seguirli e condividerli attraverso i social network attraverso l’hashtag #52racconti.

La voglia di raccontare il territorio, attraverso un evento che non sia fine a se stesso, ma parte integrante di un progetto più ampio, è ciò che fa ben sperare per questa iniziativa che si propone “avanti” negli obiettivi.
Il resto lo faranno gli scenari, la musica, il cibo e le persone, come sempre.

noccioChissà se nel lontano 1860 il signor Stefano Pernigotti, droghiere specializzato in “droghe e coloniali” in piazza del mercato a Novi Ligure (AL) , rinomato per la sua mostarda e in particolare per il suo torrone, si sarebbe mai immaginato che la sua straordinaria ricetta sarebbe passata poco più di un secolo e mezzo più tardi nelle mani di una famiglia straniera, turca per giunta?! Eppure è Averna, dopo diciotto anni dall’acquisto dall’ultimo erede omonimo pronipote Stefano Pernigotti , a vendere a sua volta. Acquirenti due fratelli della famiglia Toksoz, big turchi nel settore alimentare- dolciario, farmaceutico ed energetico.

Il gruppo Toksoz, con sede a Istanbul, realizza un fatturato annuo pari a circa 450 milioni di euro. Inoltre, attraverso una società controllata detiene i marchi Tadelle, Sarelle e una gamma completa di snack dolci, creme spalmabili e gelati per un valore annuo di circa 80 milioni. Acquisendo Pernigotti, il cui ricavo viene per poco più della metà dal segmento dolciario e per il restante dai prodotti per il gelato e la pasticceria, venduti maggiormente in Italia ma da qualche anno apertisi ai mercati internazionali, Sarelle duplicherebbe quindi il suo fatturato.

Ottimiste le dichiarazioni di entrambi i contraenti con prospettive di continuità e sviluppo, più preoccupata invece la Coldiretti, la quale teme che il passaggio di proprietà possa portare alla perdita di occupazione per gli attuali 150 dipendenti e alla delocalizzazione della produzione.
Tutte la costa turca del Mar Nero è famosa infatti per la produzione, oltre che di, di nocciole; tanto che nel 2012, la Turchia ha raggiunto un nuovo record di vendite conquistando il primato mondiale secondo i dati forniti dalla Borsa Merci di Trabzon (capoluogo della regione) con 265.000 tonnellate di esportazioni.

Altissima e spietata quindi la concorrenza con i produttori italiani di Piemonte, Lazio, Campania e Sicilia, che vantano le rispettive Nocciola di Giffoni I.G.P., Nocciola Romana D.O.P. e la Nocciola Piemonte I.G.P.; se queste da un lato rivendicano una superiorità rispetto a quelle estere per dolcezza e persistenza olfattiva, la proposta turca dall’altro sembra avere un rapporto qualità/prezzo che soprattutto nel grande mercato ottiene spesso il sopravvento.
Diverse aziende italiane, tra cui anche la Ferrero, per realizzare la tanto italiana Nutella, utilizza da tempo gran parte di nocciole provenienti Georgia, Cile e ha aperto negli ultimi mesi un branch proprio in Turchia.

Non è forse un caso dunque se Pernigotti, vincitore del Sapore dell’anno 2013 ha scelto proprio una società turca a cui affidare il prestigio e la tradizione dei suoi cioccolatini, gelati e torroni. Del resto i Toksoz vantano un elevato know-how nel campo della nocciola. Il loro cavallo di battaglia risiede ancora una volta nella ricerca di prodotti semplici, naturali e biologici di alta qualità e raffinatezza.
Marchio ricco di storia e fascino, immagine nel mondo della gianduia e del torrone italiano, Pernigotti nelle mani della brand turca ha da un lato la possibilità di espandersi verso nuovi mercati e diffondere ancor più il suo gusto di successo, dall’altro lato ci si augura che continuerà ad essere garantita non solo la qualità dei prodotti ma anche la scelta delle materie prime e delle tecniche di produzione.

 

eatwithViaggiare, conoscere nuovi territori, ampliare i propri orizzonti, assaporare nuove culture. Molte persone si mettono in viaggio per esplorare, scoprire e sperimentare il diverso, guardare con i propri occhi gli scenari conosciuti attraverso i media, riconoscere le icone di fama internazionale, assaggiare sapori autentici.

Una startup nata nel 2012 offre al turista interessato una possibilità in più per testare l’autenticità, far conoscenza con le persone del luogo e provare la vera cucina, quella domestica, preparata e offerta nell’intimità di casa. Stiamo parlando di EatWith, la versione culinaria di Airbnb, un portale che consente ad aspiranti host e guest di entrare in contatto fra loro, conoscersi e condividere un’esperienza unica nel suo genere.

L’idea è nata ad un giovane di Tel Aviv, Guy Michlin, quando un giorno, nel corso di una vacanza in Grecia, si è ritrovato a cena presso una famiglia che non conosceva, con la quale era entrato in contatto attraverso conoscenze più o meno dirette. L’esperienza ha preso una piega così positiva che, una volta ritornato a casa, ha subito iniziato ad pensare a come rendere disponibile a molti quella che per lui era stata un’occasione per conoscere persone interessanti e assaporare l’autentica cultura greca.

Poche cose come i prodotti tipici locali e le ricette di chi di giorno in giorno vive il territorio sanno comunicare l’identità del luogo con tanta immediatezza. La possibilità di trovarsi faccia a faccia con le persone che vivono i diversi Paesi può aprire a conoscenze interessanti, confronti stimolanti e inediti punti di vista su quello che s’immagina essere una certa cultura o un certo contesto. All’altro capo del filo, l’host può coltivare il suo amore per la cucina, ricevere persone provenienti da ogni angolo del mondo direttamente nel proprio salotto e condividere con loro i suoi piatti preferiti, facendosi testimone della sua cultura e delle sue passioni.

EatWith offre una proposta sociale e culinaria che per le sue caratteristiche si pone in estrema antitesi rispetto ai ristoranti turistici, i cosiddetti tourist-trap, omologati come la raffigurazione globalizzata delle icone cittadine, dal Colosseo al Ponte di Rialto. E il web, ancora una volta, offre l’infrastruttura che permette di unire punti lontani, aprire a possibilità inedite e testare nuovi modelli di business.

La community ad oggi è attiva in due Paesi e una città: Israele, Spagna e New York. Accedendo al portale, fra le altre cose, è possibile filtrare le varie proposte a seconda dell’area, del tipo di esperienza che si è interessati a provare – tourist, local o age 40plus – e, chiaramente, al tipo di cucina e il range di prezzo. Dalla cucina italiana, a quella vegetariana, a quella Kosher le proposte sono numerose e per ogni host è possibile visionare il profilo, leggere le recensioni degli utenti, vedere le fotografie di casa e dei piatti proposti. Ogni host ha una sua storia, che viene raccontata anche grazie ai suoi piatti, e il cibo diviene la base su cui costruire un dialogo culturale e personale, che nasce dai prodotti del territorio, prosegue attraverso le ricette di casa e arriva al turista, offrendogli uno spaccato della realtà autentica del Paese in cui si trova.

 

reneduchableForse lo ricorderete per il suo gesto eclatante di sganciare un pianoforte a coda da un elicottero facendolo decollare nell’acqua di un laghetto a Nizza: era il suo modo di dire basta alle logiche delle tournee e dei concerti programmati a tavolino. ma oggi François-René Duchâble, l’estroso musicista francese ci ripensa e, in nome dell’amicizia che lo lega a Marc Laforet si esibisce dal vivo il 29 giugno a Suvereto (Livorno) per la rassegna Melodia del Vino che propone grandi concerti dal vivo di musica classica abbinati a prestigiosi vini delle migliori cantine toscane.

Sentiamo come ha risposto alle nostre domande…(in fondo la versione originale in francese)

P.S. Se non volete perdere l’occasione di ascoltarlo (potrebbe essere una delle ultime volte che si esibisce dal vivo) partecipate al nostro giveaway. In palio 3 accrediti per 2 persone ad un concerto della rassegna a vostra scelta…
Questo il regolamento

Cosa è per lei la musica?
È un linguaggio universale, la descrizione dei sentimenti, della natura attraverso le opere dei compositori

Anni fa lei decise di allontanarsi dalle performance live, e lo fece anche con un gesto molto eclatante, quasi di protesta, perchè?
Non mi sono allontanato dai concerti live ma dalla carriera normale e tradizionale dei concerti. Il mio è un rigetto della carriera tradizionale normale. Me ne sono allontanato per 5 motivi:
1. detesto i viaggi all’estero eccetto per i viaggi in Italia per l’amicizia con Marc Laforet e per le origini lombarde di mia madre. A parte in Italia mi reco soltanto in Belgio e in Svizzera per alcuni spettacoli che metto in scena dal 1996 con Alain Carré, un attore francofono. Sono 75 spettacoli l’uno diverso dall’altro di teatro musica che mettono in scena i grandi scrittori e i grandi compositori.
2. non amo le prove
3. non amo le luci bianche del palcoscenico e la sua atmosfera
4. non amo il pubblico tradizionale che frenquenta le sale da concerto
5. non amo le registrazioni

Perchè ci ha fatto il regalo di accettare di esibirsi al Festival Melodia Del Vino?
Per l’amicizia con Marc Laforet. E’ la gioia di condividere la musica con un amico

Se non avesse scelto la carriera di musicista che cosa avrebbe fatto? Quali sono le sue altre passioni?
Non sono le mie altre passioni ma sono le mie passioni ovvero mi sarebbe piaciuto occuparmi degli animali per esempio come veterinario e occuparmi degli alberi come guardia forestale

Il Festival Melodia del Vino unisce la musica classica e le degustazioni di vino. Pensa che un buon bicchiere di vino possa amplificare le emozioni della musica?
No, non in modo particolare. Non sono particolarmente amante del vino e della gastronomia anche se apprezzo l’enogastronomia italiana.

In Italia sono pochi i giovani che si avvicinano alla musica classica, è così anche in Francia? Eventi come questi che tra l’altro prevedono biglietti a 11 euro per gli studenti possono aiutare a riavvicinarli?
No, non credo poichè il problema è che i giovani si annoiano ai concerti di musica classica. Bisognerebbe combinare la musica classica con altri spettacoli, con attori, club sportivi o attività sportive come il nuoto sincronizzato e il pattinaggio ad esempio o all’aria aperta con animali o anche con le proiezioni. La combinazione vincente per i giovani è l’immagine, i video con la musica classica.
Versione originale in francese

Qu’est ce que c’est pour vous la musique?
C’est un langage universel, la description des sentiments, de la nature à travers les oeuvres des compositeurs

Il y a quelques années vous avez décidé de s’éloigner des performance live, et vous l’aviez fait avec un geste très éclatant, presque de proteste, pourquoi?
Je ne me suis pas éloigné des concerts live mais de la carrière normale et traditionnelle des concerts. C’est le rejet de la carrière traditionnelle normale. Je m’y suis éloigné pour 5 raisons:
1. je deteste les voyages à l’étranger exception pour l?italie pour l’amitié avec Marc Laforet et pour les origines lombardes de ma mère. A’ part en Italie je vais en Belgique et en Suisse pour des spectacles que je mets en scène depuis 1996 avec Alain Carré, un comédien de langue française. Ce sont 75 spectacles différents de théatre musique qui mettent en scène les grands écrivains et les grands compositeurs.
2. je n’aime pas les répétitions
3. je n’aime pas les lumières blanches de la scène et son atmosphère
4. je n’aime pas le public traditionnel des salles de concert
5. je n’aime pas les enregistrements

Pourquoi vous nous avez fait ce cadeau de vous éxhiber au Festival Melodia Del Vino?
Pour l’amitié avec Marc Laforet. C’est la joie de partager la musique avec un ami

Si vous n’aviez pas choisi la carrière de musicien qu’est ce que vous auriez fait? Quelles sont vos autres passions?
Ce ne sont pas mes autres passions, ce sont mes passions c’est à dire de m’occuper des animaux par exemple comme vétérinaire et de m’occuper des arbres comme gardien forestier.

Le Festival Melodia Del Vino unie la musique classique et la dégustation de vins. Vous pensez qu’un bon verre de vin puisse amplifier les émotions de la musique?
Non, pas particulièrement. Je ne suis pas personnellement amant du vin et de la gastronomie meme si j’aprècie l’énogastronomie italienne.

En Italie il y a très peu de jeunes qui s’approchent à la musique classique, c’est de meme en France? Des évènements comme celui ci qui prévoient entre autre des tickets à 11 euros pour les étudiants peuvent ils les aider à se rapprocher de la musique classique?
Non, je ne crois pas car le problème c’est que les jeunes s’ennuient aux concerts de musique classique. Il faudrait combiner la musique classique avec des autres spectacles, avec des comédiens, des clubs sportifs et des activités sportives comme la natation, le patinage par exemple ou en plein air avec des animaux ou avec des projections. La combinaison gagnante pour les jeunes je crois que c’est l’image, les visuels avec la musique classique.

 

sprechi42 Kg. Questa è la stima del peso del superfluo. È quello che ogni italiano, in un anno, etichetta come “spazzatura”, malgrado sia commestibile, utile e, per alcuni, risorsa preziosa.
Tradotto in risultati aggregati, significa una stima di 15 miliardi di euro persi (buttati) ogni anno in Italia cui vanno aggiunte le perdite che avvengono durante la fase di trasformazione: 3,5 miliardi. Altro che IMU: questa sarebbe la popolare gallina dalle uova d’oro se, volendo sovvertire un altro estratto di luoghi comuni, esordissimo dicendo che non tutto l’oro luccica, e anzi, a volte, ha qualche macchia. È da questi dati che hanno preso le mosse i relatori della tavola rotonda organizzata dalla Fondazione Bracco il 28 maggio presso la raffinata cornice del Teatrino di via Cino del Duca a Milano. L’incontro dal titolo “Lo spreco diventa risorsa? Consumo responsabile e nuovo valore del cibo”, che fa parte della programmazione del vasto palinsesto rappresentato dagli Expo Days, ha visto come protagonisti Andrea Segrè, presidente di Last Minute Market, e Andrea Giussani, presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus. “In un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo”, sottolineano i relatori, “abbassare i costi inutili dovrebbe essere una priorità”.

Trasformare questa riflessione, sicuramente vera, in una serie di attività che la rendano concreta, non è tuttavia così facile. Il problema è che, come appare sempre più evidente, bisogna pensare ad un nuovo sistema produttivo, perché in quello attuale non si presta molta attenzione ai limiti fisici di disponibilità delle risorse, mentre in realtà non solo esistono, ma hanno assunto dimensioni tali che ignorarli è sintomo di incoscienza. Per fortuna, quando emergono difficoltà, si aguzza l’ingegno e con esso vengono stimolate le innovazioni, che propongono processi efficaci volti a ridurre le inefficienze di mercato.
Tra queste soluzioni figurano le esperienze delle organizzazioni che i relatori presiedono rispettivamente.

Last Minute Market incentra la propria attività su ciò che potrebbe essere definita un’“economia del dono”, fondata su azioni di recupero delle eccedenze alimentari. “In un’Italia, che presenta crescite a due binari, il lavoro di Last Minute Market mette in relazione il binario di ciò che viene perduto con quello di coloro “temporaneamente senza potere d’acquisto,” afferma Segrè. Ma i due binari non possono essere solo tenuti insieme da una pensilina: è importante che a un certo punto convergano. Per questo motivo accanto al lavoro di ricerca, Last Minute Market ha avviato da tempo un’attività di coinvolgimento delle istituzioni, giocando un ruolo importante nella promozione della legge 244/2007, la cosiddetta legge “antisprechi”. Sprecare è immorale e bisogna trovare una soluzione. E l’intervento di Nunzia De Girolamo, ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, sul Corriere della Sera del 14 maggio scorso, mostra come quest’argomento rientri nell’ordine di lavoro dell’attuale classe politica.

Se Last Minute Market si costituisce come un sistema professionale di riutilizzo dei beni invenduti dalla grande distribuzione alimentare, non agendo direttamente nell’azione di recupero, ma permettendo l’incontro tra domanda ed offerta, Banco Alimentare Onlus, interviene invece sul campo, agendo come un vero e proprio “spin-off” della grande distribuzione: 1.650 volontari e 21 magazzini in grado di raccogliere e distribuire alimenti commestibili, ma non commercializzati, ad associazioni caritative. Con un sistema che garantisce al donatore la tracciabilità dei prodotti offerti, il Banco Alimentare ha creato nei suoi 25 anni di attività una rete di partnership davvero imponente, che solo nel 2012 ha recuperato più di 61000 tonnellate di eccedenze alimentari, distribuite successivamente a circa 9.000 associazioni caritative, che, a loro volta, hanno potuto fornire assistenza alimentare a più di 1.800.000 persone.

Se “consumare di più, sprecare di meno” sembra un ossimoro, implementare una politica di educazione del singolo e di recupero dalle grandi distribuzioni migliorerebbe sicuramente l’efficienza del nostro sistema Paese, in cui, è bene ricordarlo, sono 4 milioni le persone a rischio di povertà alimentare. La speranza è che l’attività di queste organizzazioni non si limiti ad essere una generica best practice isolata, ma che presto diventi lo stimolo per la creazione di iniziative analoghe. Perché purtroppo, e i dati lo dimostrano, ce n’è ancora bisogno.

Uscirà nelle sale il prossimo 30 maggio, il film “Slow Food Story”, nel quale il regista Stefano Sardo ripercorre la storia di Carlo Petrini, inventore e fondatore di Slow Food. La pellicola, presentata all’ultimo festival di Berlino, racconta di un percorso di cambiamento e di responsabilità sociale, nato in un piccolo paesino del Piemonte, Bra, dalla passione per il buon vino e per il buon cibo di un gruppo di amici, tra i quali spicca il carismatico Carlo Petrini.

Negli anni ’80, due eventi segnano quella che potremmo definire la storia dell’alimentazione italiana ed europea: da un lato, lo scandalo del vino al metanolo, prima di una serie di crisi che hanno visto il concetto di sicurezza alimentare dilatarsi, per essere inteso non più solo nel senso di sicurezza degli approvvigionamenti, ma anche come sicurezza dell’alimento per il consumatore; dall’altro, la comparsa dei fast food, che con l’avvento della globalizzazione si sono diffusi a macchia d’olio e che ne possono essere considerati veri e propri emblemi.

Queste le premesse e il contesto che hanno spinto Petrini a fondare l’associazione “Arcigola”, alla quale a distanza di tre anni, nel 1986, farà seguito la fondazione del movimento internazionale “Slow Food”: slow in antitesi al fast, filiera breve in antitesi a filiera lunga, territorio e valori in risposta alla standardizzazione degli alimenti e dei luoghi di consumo. Una “rivoluzione culturale e gastronomica”, così come significativamente l’ha definita il regista della pellicola, perché il cibo è cultura, è tradizione, è simbolo. Un percorso e un invito al cambiamento che va avanti da 25 anni e che da questo piccolo paesino del nord Italia si è diffuso in ben 150 Paesi, formando una fitta rete che oggi conta oltre 100.000 iscritti e 2.000 comunità, impegnate a produrre alimenti le cui caratteristiche fondamentali sono “buono, pulito e giusto”. Questo è, in effetti, il motto di Slow Food, che come si legge nel sito istituzionale, al concetto di bontà, intesa come qualità organolettica – colore, odore, sapore – dell’alimento, associa elementi afferenti i legami affettivi, identitari e, dunque, culturali, il rispetto dell’ambiente e la giustizia sociale, tanto in riferimento ai produttori, quanto in riferimento ai consumatori.

Una pellicola celebrativa che fa da corona al forte e costante impegno dell’associazione non-profit, nella formazione, nella tutela della biodiversità e delle comunità locali. Si pensi al recente accordo di collaborazione che è stato stipulato tra la Fao e Slow Food per aiutare i piccoli agricoltori dei paesi più poveri, assicurando loro più cibo e, al tempo stesso, valorizzando i prodotti e le ricette locali, in modo tale da immetterli sul mercato a sostegno dell’economia. Attività e azioni che denotano un forte impegno per il territorio e che coinvolgono il territorio stesso, alla riscoperta di un’alimentazione e di uno stile di vita più sostenibile.

 

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Mentre si discute di problemi di occupazione giovanile, crisi dell’economia e immigrazione, qualcuno ha già cominciato a voltare pagina, a cambiare paradigma per offrire ai giovani uno sbocco professionale, l’opportunità per costruire un progetto di vita. Accade in un’azienda italiana, la IFI di Tavullia, che da cinquant’anni continua a distinguersi nell’arredo per locali food & beverage grazie allo sguardo sempre proiettato oltre il presente.
L’idea si chiama start up, un servizio bar a costi accessibili (meno di 6000 euro per la configurazione basic da 3m, consegna e garanzia di 3 anni incluse) che IFI mette a disposizione delle due popolazioni attualmente in maggiore difficoltà: giovani ed immigrati, dando loro un’opportunità per costruirsi un futuro aprendo il primo bar. A raccontarlo, è il presidente di IFI S.p.A. Gianfranco Tonti, che sarà presente anche a DNA.italia il 19 aprile.

 

Quando e come nasce l’idea del vostro progetto?
L’idea nasce a cavallo tra il 2011 e il 2012, quando i dati sulla disoccupazione in Italia conclamarono quello che era già sotto gli occhi di tutti, ovverosia che le due categorie di popolazione con maggiori difficoltà a trovare un lavoro nel nostro Paese erano quelle dei giovani e dei nuovi italiani. L’ispirazione venne dall’esempio di Ryan Air, che aprì a molti, per non dire a tutti, il piacere di viaggiare in aereo in modo frequente e sicuro, attraverso l’essenzialità.

 

In che cosa il vostro progetto è innovativo?
Innanzitutto nel concept: start up è un servizio bar a tecnologie e misure standard per aprire velocemente, e con un investimento contenuto, il primo bar; un doppio deck – fronte e retro – con tutti gli elementi indispensabili a rendere un servizio pienamente operativo. La sua concezione essenziale apre alla relazione: per esempio, il piano di servizio ribassato abbatte le barriere con il proprietario, diventando una sorta di tavolo di scambio. Anche il processo industriale è innovativo: IFI ha infatti riconsiderato tutta la catena del valore di un modulo bar eliminando il superfluo, selezionando i materiali, standardizzando il più possibile e massimizzando la scala produttiva, così da arrivare a un costo essenziale per un prodotto essenziale, un esempio del saper fare italiano nella sua nuova concezione: buon gusto, alta qualità industriale, nuovo processo creativo.

 

Quali sono, a vostro avviso, i principali problemi che una start up deve affrontare?
Sicuramente la difficoltà di accesso al credito è uno degli ostacoli più severi, soprattutto per chi magari ha buone idee e voglia di lavorare, ma non ha capitali da investire. Proprio per questo con start up abbiamo contenuto in maniera così “rivoluzionaria” il costo di tutto ciò che è necessario al servizio bar. I riscontri che abbiamo avuto ci confortano: l’investimento così contenuto ha consentito a più di un nuovo imprenditore di aprire il suo primo bar. Per alcuni di loro era un sogno; abbiamo raccolto delle testimonianze nel blog www.iltuoprimobar.it, dove tra l’altro diamo consigli dall’A alla Z su cosa occorre per aprire un bar, dalle normative ai suggerimenti pratici per realizzare un locale.

 

Pensate che il fatto di essere italiani vi abbia favorito o svantaggiato?
Da parte nostra possiamo solo dire che, pur essendo la nostra un’azienda che esporta nel mondo, tutti gli stabilimenti della IFI sono in Italia, e i nostri collaboratori lavorano nella zona tra le province di Pesaro e Rimini. Anche nella scelta dei fornitori, privilegiamo le realtà a noi più vicine, con le quali abbiamo instaurato un legame nel tempo. Viviamo un momento epocale, dove il made in italy non può più vivere di rendita. Il nostro made in Italy è frutto di investimenti in design, ricerca e sviluppo e capacità manifatturiere che arrivano da una tradizione continuamente capace di rinnovarsi.

 

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Chi ha detto che con la cultura non si mangia, si sbaglia. Lo dimostra il food raising -si scrive così, in assonanza con il fund raising-, un sistema di finanziamento dal basso che raccoglie fondi per sostenere progetti culturali attraverso l’organizzazione di pranzi e cene.
L’idea nasce nel 2007 a Chicago, dal collettivo Incubate, che lanciò le Sunday Soup, pranzi domenicali nei quali un gruppo libero di partecipanti si raduna per condividere il pasto e per votare una serie di progetti culturali e artistici. Chi raccoglie il maggior numero di consensi ottiene il ricavato del pranzo, al netto delle spese per le materie prime, e può realizzare la propria proposta.
Il format ha subito riscosso un notevole successo ed è stato esportato in tutto il mondo, tanto che oggi gode di un network globale.
Nel nostro Paese si è diffuso grazie a Katia Meneghini, coordinatrice dello studio milanese di design Cntrlzak, che ha dato vita, per l’occasione, a Tavola Periodica. La piattaforma ha sviluppato, in location e città sempre diverse -da Milano a Siracusa-, brunch domenicali ad ingresso libero. In ciascun luogo si è guardato alle esigenze locali, raccogliendo e selezionando quei progetti di artisti o di creativi che proponessero una ricaduta positiva sul territorio.
I potenziali fruitori possono partecipare al pranzo come commensali con una quota minima di 20 euro e assegnare il proprio voto al progetto che preferiscono. Il numero ridotto di partecipanti, tra le 50 e le 90 persone, non favorisce un ricavato in grado di coprire tutte le spese per la realizzazione dei progetti, ma garantisce comunque una fonte di finanziamento, oltre a creare una rete di contatti e a inaugurare spazi in cui la discussione e il confronto si uniscono alla convivialità.
Un simile esperimento si è verificato anche a Bologna con Cosa bolle in pentola?, una rete locale nata in seno all’organizzazione culturale Ossigeno, che ha fatto della sostenibilità la chiave di volta della propria attività. Le iniziative, temporaneamente sospese nell’attesa che nuove forze si uniscano al collettivo, fino all’anno scorso riscuotevano il successo di un pubblico ampio sia per la qualità delle pietanze, realizzate con materie prime a chilometro zero, sia per i progetti, vicini alle esigenze del territorio. Le proposte premiate rispondevano infatti a criteri di sostenibilità, coinvolgimento della comunità e miglioramento delle condizioni di vita. Tra i vincitori Trame Urbane, progetto di Guerrilla Gardening, o Film Voices, servizio che aiuta i non vedenti a fruire di film attraverso il racconto orale.
Queste iniziative che dialogano con il territorio si rivelano alternative valide nel momento economico attuale, in cui il contributo pubblico alle sperimentazioni artistiche è scarso e il supporto privato viene per lo più indirizzato al finanziamento di strutture già istituzionalizzate. Il food raising trova al contrario la sua specificità nella partecipazione collettiva di un’utenza diversificata e stimola la creatività di chi vi prende parte tramite processi informali di socializzazione e coinvolgimento. Se da un lato cerca di far muovere risorse, dall’altro costruisce rapporti e legami tra persone e si dimostra piattaforma di condivisione comunicativa e collaborativa. Un modello che può e deve trovare maggiore spazio nel nostro Paese, non solo per ragioni di opportunità e contingenza, ma proprio in virtù del fatto che la cultura del cibo e dello stare insieme a tavola è qui di casa.

 

La 47° edizione del Salone Internazionale dei vini e dei distillati può finalmente dirsi “social”. In vista della fiera vitivinicola più famosa al mondo, cantine, consorzi e associazioni si sono muniti di app, profili twitter e instagram. Anche il Vinitaly, in programma dal 7 al 10 aprile, si è adeguato. Quest’anno è nato, infatti, “Vinitaly Wine Club”, una piattaforma on line per scoprire e acquistare i migliori prodotti selezionati dalla fiera, che diventa piazza virtuale del mondo del vino: promozione, conoscenza, vendita on-line e confronto per opinion leader, buyer e consumatori. Ma Vinitaly non è solo prodotto e bottiglie, si tratta anche di persone e storie: 4200 espositori da 23 paesi, rappresentanze nazionali e internazionali di aziende di tutte le dimensioni, che insieme concorrono a costruire una storia più grande, quella del made in Italy. La fiera nasce come occasione di promozione di un’eccellenza italiana in giro per il mondo e l’export è la scommessa su cui puntare, nonostante la crisi non sia passata inosservata.

Il presidente di Veronafiere, Ettore Riello ha inagurato così la grande esposizione “Il ruolo delle fiere è strategico e non si può dimenticare che complessivamente durante le fiere si chiudono accordi per circa 60 miliardi di euro di fatturato e dalle fiere internazionali passa il 15 per cento dell’export italiano”. L’Italia si riconferma come primo produttore mondiale di vino e il settore può vantare delle cifre molto forti “Con 385mila imprese – afferma Riello – un fatturato aggregato di 10 miliardi di euro e un export che vale 4,7 miliardi, il settore vitivinicolo sta meglio di altri, ma non si deve pensare che questo sia sufficiente; c’è molto da fare per il mercato interno e l’export”.

Oltre alla neonata iniziativa di VinitalyWineClub, la fiera si arricchisce di attività legate al wine&food: Sol&Agrifood, Enolitech e Vinitaly International.

La Rassegna Internazionale dell’Agroalimentare di Qualità Sol&Agrifood riconferma il suo ruolo determinante nella promozione di prodotti italiani, tra cui spicca su tutti l’eccellenza olivicola. Grande attenzione anche alle innovazioni tecnologiche nella produzione di vino e olio: Enolitech ospita aziende provenienti da tutto il mondo specializzate nell’applicazione efficiente di nuove teconologie sulla filiera produttiva.

Vinitaly International incarna, invece, il vero senso del made in Italy da presentare e promuovere nel mondo. I paesi target dell’export enologico internazionale più importanti sono rappresentati da Stati Uniti, Russia e soprattutto Cina: a Vinitaly è presente, per la prima volta, una delegazione ufficiale del Ministero del Commercio della Repubblica Popolare Cinese e per l’occasione è in programma un seminario sul futuro del vino italiano nel Paese asiatico. Il progetto rientra nell’iniziativa Digital Media Technology & Wine Series, finalizzata a conoscere il mercato cinese attraverso canali tradizionali e internet, come e-commerce e social media, ancora una volta nuovi protagonisti della fiera di quest’anno.

Il Vinitaly 2013 si propone un’ altra importante sfida che guarda già all’EXPO 2015: Verona e Milano hanno deciso di intraprendere un percorso di promozione e collaborazione che culminerà, nel 2015, con la realizzazione di “OperaWineExpo”, l’evento vitivinicolo più importante del calendario di appuntamenti di Expo Milano 2015, il cui tema sarà ‘Nutrire il pianeta. Energia per la vita’. Il punto di partenza è Palazzo della Gran Guardia a Verona, dove, dal 14 giugno al 6 settembre, in concomitanza non casuale con la stagione lirica, sarà allestita una mostra permanente e, naturalmente, degustazioni, show cooking e programmi di formazione e training sul vino. In autunno l’ “OperaWineExpo” si sposterà a Milano con un Grand Tasting finale in chiusura dell’EXPO 2015. Cultura ed enogastronomia: binomio indissolubilmente legato dalla firma del made in Italy d’eccellenza.

 

Capitale dell’impero Austroungarico, patria della celebre principessa Sissi e della famiglia reale Asburgo, Vienna ha tramandato il suo influsso anche sul piano enogastronomico in diverse parti dell’Europa. Erroneamente accomunata alla Germania per quanto attiene le tradizioni culinarie, la cucina austriaca presenta, invece, diverse peculiarità e ghiottonerie variegate, spesso anche molto vicine a quelle nostrane. Per esempio, la famosa cotoletta alla milanese è in realtà la Wiener Schnitzel, la carne impanata viennese, diffusasi nel territorio di Milano durante la dominazione asburgica.

Non solo wurstel e crauti, bensì un ricco menù a partire dai primi piatti: protagoniste assolute sicuramente sono le zuppe, da gustare come prime portate o antipasti. Tra queste potrete provare la Frittatensuppe contenente strisce di frittata, la Griessnockerlsuppe di cui ingrediente principale sono gli gnocchetti di semolino, la Kurbissuppe una vellutata di zucca, la Kurbissuppe ovvero la pasta in brodo, la Tomatensuppe che come suggerisce il nome è una crema di pomodori e la Zwiebelsuppe, la zuppa di cipolle. Se invece preferite un piatto a base di carboidrati allora non perdetevi gli gnocchi di pane, i Semmelknödel.

Passando ai secondi non rimarrete delusi: potete ordinare piatti prevalentemente a base di carne come il Gulash, lo spezzatino di manzo e vitello, condito con abbondante peperoncino; il Rostbraten, le costole di manzo alla griglia con cipolle o il manzo bollito con rafano ed erba cipollina, il Tafelspitz.

Se non siete ancora pieni e soddisfatti per concludere il vostro pasto di certo non mancheranno i dolci: come la famosa Sacher Torte, per gli amanti del cioccolato ma anche il non più leggero Apfel Strudel, la pasta sfoglia ripiena di mele, uva passa e cannella.

Sono molti i posti dove potrete gustare queste leccornie: oltre ai ristoranti tipici situati nel centro città, come il tradizionale “Beisl”, locale tipico arredato con il banco per spillare la birra, a Vienna potrete sperimentare una cena imperdibile all’interno di sale museali o di giardini imperiali. Il museo di Storia Naturale organizza ogni mercoledì delle cene a tema, con vista panoramica sulla città dal tetto del museo; il Museo di Storia dell’arte, il giovedì sera e la domenica al brunch, organizza visite guidate con pasto incluso. Al Mak, il Museo artistico di Arti applicate invece, la cucina incontra la contemporaneità e la sperimentazione anche nel menù del suo ristorante interno. Se volete assistere alla preparazione della ricetta originale dello strudel di mele, con annessa degustazione, non perdetevi all’interno del Cafè Residenz, presso il Castello di Schönbrunn, la dimostrazione dei pasticceri viennesi che mettono in scena un autentico show dello strudel.

Allo Steirereck, ristorante che sorge all’interno di un meraviglioso parco potrete invece gustare un’ampia selezione di formaggi tipici.

Se amate i pranzi all’aperto potrete fare una sosta in uno dei tanti Schanigarten sparsi per la città. Si tratta di strutture mobili situate in piazza o in luoghi pubblici, dove i viennesi amano riunirsi ed incontrarsi per pranzare o bere una birra soprattutto durante il periodo estivo.

Le possibilità di scegliere dove andare e quali pietanze gustare sicuramente non vi mancheranno. Perciò Guten Appetit!

 

 

 

 

Si è chiusa domenica scorsa la decima edizione della manifestazione milanese “Fa’ la cosa giusta”, la fiera nazionale del consumo critico organizzata dall’editore Terre di Mezzo, che quest’anno si è tenuta alla FieraMilanoCity, storico spazio fieristico della città.
Nel tentativo di razionalizzare i 770 espositori nei due grossi padiglioni a disposizione per la fiera, gli stand sono stati divisi secondo criteri tematici, che riflettevano i diversi aspetti del pensare e agire sostenibile: le sezioni erano quindi turismo consapevole, critical fashion, abitare green, cosmesi ecobio, servizi per la sostenibilità, pace e partecipazione, editoria e prodotti culturali, mangia come parli e street food.

La sezione speciale di quest’anno è stata dedicata alla mobilità sostenibile, che ha avuto il merito di riunire molti dei progetti più lodevoli per la mobilità a basso impatto ambientale. All’interno di questa sezione era ospitata Elettrocity, la cittadella della mobilità elettrica, in cui i visitatori hanno avuto la possibilità di provare (ed eventualmente acquistare) sull’ampio circuito di prova disponibile, diversi veicoli elettrici, come automobili, biciclette, moto, scooter e veicoli commerciali. Il paese ospite della manifestazione è stato il Brasile, che partecipava alla fiera con due stand, entrambi organizzati da Sesi, il Serviço Social da Indústria brasiliana. Il primo stand raccoglieva le testimonianze dei giovani partecipanti al progetto ViraVida, (ovvero: “cambia vita”), un’iniziativa che si rivolge ai giovani brasiliani, vittime di abusi, con l’obiettivo di integrarli in percorsi di formazione educativa e inserirli nel mondo del lavoro. Il secondo era quello di Cozinha Brazil, che durante i giorni della fiera ha organizzato moltissimi laboratori gastronomici, dedicati soprattutto ai bambini, promuovendo l’alimentazione sana e senza sprechi, e preparando deliziosi piatti della tradizione brasiliana.

Oltre a ospitare moltissimi espositori, la fiera è diventata anche spazio privilegiato per moltissimi eventi culturali, che spaziavano dai laboratori per la creazione di cosmetici ecobio alle conferenze teatrali sulla storia della crisi economica globale, dai laboratori di cucito per il riutilizzo di tessuti alla presentazione del progetto Expo dei popoli per l’Expo 2015 di Milano. Tutti questi laboratori, incontri, convegni, degustazioni, mostre e spettacoli in programma sono stati la forza di questa manifestazione, rappresentando il vero momento di approfondimento e riflessione collettiva su tanti aspetti della sostenibilità e del consumo critico.
Infatti, nonostante qualche scivolone che si potrebbe definire radical chic, l’interesse della manifestazione è genuino e intende valorizzare un metodo di vita alternativo e rispettoso degli altri e dell’ambiente.

Il Sole della Sicilia rende unici tutti i prodotti di questa terra meravigliosa, visitata quest’estate in un viaggio itinerante che parte dalla Calabria, tocca Capo Vaticano e continua a Palermo, prima al mercato di Ballarò – dove siamo rapiti da un banco di soli pomodori, distesa di infinita bellezza di datterini rossi – poi al tempio di Segesta, attraversando la Valle dei Templi, per concludersi a Siracusa, in un susseguirsi e alternarsi di visite culturali e gastronomiche e una sosta al U’ Vastiddaru.
È lo stesso Sole che illumina le leggende che hanno ispirato questa ricetta con ingredienti locali, in onore di Zeus.

 

Ingredienti:

150 gr di insalatina verde tipo lattuga

1 cipolla di Tropea

300 gr di pomodori datterini di Sicilia

2 cetrioli

200 gr di Feta

150 gr di olive greche

4 cucchiai di Olio Extravergine d’Oliva

mezzo limone

origano fresco

sale

 

 

 

Preparazione:

È un piatto in cui la freschezza e il sapore dell’insalata è importante, per cui vi suggerisco di uscire presto la mattina e andare al mercato più vicino ad acquistare il cespo di insalata verde che vi piace di più, lattuga o cappuccina.
Lavatela e asciugatela (possibilmente passandola nell’apposito strizza-insalata), poi tagliatela a pezzetti piccoli. Pelate i cetrioli, dopo averli ben lavati, e tagliate ad anelli la cipolla. Snocciolate le olive e unitele alla insalata e ai cetrioli.
Preparate un’emulsione di olio, un pizzico di sale e il succo di limone.
Tagliate la Feta a cubotti e unitela al resto insieme alla cipolla, mescolando il tutto con l’emulsione.

 

Da abbinare con:

Una buona birra, per esempio…

Stelle e strisce

Volume alcolico 3,9%
La Stelle e Strisce è una Golden Ale di Birra del Borgo.

24 K
Volume alcolico 4,6%
Golden Ale del birrificio lombardo Brewfist.

Runa
Volume alcolico 4,8%
Birra base del birrificio Montegioco, che spesso viene utilizzata per successive elaborazioni, ma che non è da sottovalutare “in purezza”.

 

 

 

 

 

 

 

Cosa visitare in particolare?
Luogo suggestivo e carico di storia, il Teatro Greco di Siracusa era lo sfondo di declamazioni oratorie e rappresentazioni teatrali e contribuiva perciò ad animare la vita politica e culturale della città. L’Orecchio di Dionisio, cavità artificiale ricavata dall’estrazione della pietra, è tuttora sede di spettacoli estivi di grande impatto emotivo. A pochi passi dall’uscita della cavità, in direzione dell’anfiteatro, si trova questa bellissima pianta di capperi siciliani, che, appesa al muro a secco, lungo le spaccature della roccia, cattura tutto il sole della Sicilia.

 

 

 

 

 

 

 

Cosa possiamo ammirare mentre degustiamo?

Trovandoci a Siracusa, e avendo visitato il Teatro Greco, non possiamo non rimanere stendhalianamente colpiti dalla forza e dalla vividezza del parto mostruoso della Gorgone ferita da Perseo raffigurato in questa lastra in terracotta (575 a.C. circa) di rivestimento architettonico proveniente dall’Athenaion (Tempio di Atena) di Siracusa e ora conservata al Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi”. La maggior parte delle raffigurazioni delle Gorgoni accosta al corpo la maschera digrignante e la lingua pendente della Gorgone Medusa, insieme ad altri simboli di dinamica energia vitale: tralci di vite, serpenti, spirali e lucertole.
Ma chi erano le Gorgoni? Figlie di Ceto e Forcio, un vecchio dio marino e sorelle delle tre Graie (tre vecchie con un solo occhio e un solo dente, pallide e simili a cigni che sorvegliavano l’accesso alla dimora delle Gorgoni) e, in alcune versioni, delle tre Esperidi (tre fanciulle che custodivano in un giardino l’albero delle mele d’oro), vivevano ad Occidente, vicino alla terra dei morti.
Le Gorgoni erano tre, di cui due immortali (Steno “la forte”, Euriale “la spaziosa”) e una mortale, ovvero la famosissima Medusa, “la dominatrice”.

 

 

 

Il film giusto?

La scelta più scontata a volte è la più avvincente: come non visitare le vestigia della Magna Grecia senza pensare agli dèi e agli eroi che ne hanno animato la tradizione? Come non rivedere “Troy”, per esempio, senza pensare al prode guerriero Ulisse che per tornare alla sua Itaca dopo aver distrutto Troia toccò le coste della Magna Grecia vivendovi avventure straordinarie? E poi è anche un gran bel film, con attori di una bravura immensa: Diane Kruger è perfetta nella sua Elena come lo sarà nel ruolo di Bridget von Hammersmark in “Bastardi senza gloria”; non a caso è considerata la donna più bella del mondo, ma è anche un’attrice formidabile. Per non citare le emozioni contrastanti che riescono a suscitare due giganti come Eric Bana e Brad Pitt, che si fronteggiano nel duello tra Ettore e Achille. Insomma, per respirare la Magna Grecia basta chiudere gli occhi e respirarne i profumi… e poi riaprirli quando inizia il film!

 

 

 

 

 

 

 

 

Cosa leggere all’ombra degli ulivi?

Io ho scelto un libro pubblicato da Mondadori nel 2012, “Il mio nome è Nessuno” di Valerio Massimo Manfredi: è scritto in prima persona e Ulisse si racconta con tutta l’umanità e il coraggio che lo hanno reso il mio eroe preferito. Valerio Massimo Manfredi porta alla luce episodi e personaggi che né Omero né Dante ci hanno raccontato: è il mondo antico quello in cui ci immergiamo in quelle pagine, brulicante di uomini, donne, imprese… Una storia incalzante e inesorabile come il Sole di Sicilia, tempestosa come il mare di Scilla e Cariddi, divina come l’insalata di Zeus!

 

 

 

 

Che musica ho ascoltato durante questo viaggio?

Tanta, tanta… mi piace guidare e cantare: il ricordo più vivido ce l’ho di un momento bellissimo, in cui dopo chilometri e chilometri di asfalto infuocato, una curva mi ha rivelato un panorama bellissimo, un mare blu solcato da tante barchette bianche, il profumo del rosmarino… insomma, un momento di vera e bellissima estate, e la radio trasmetteva “Di sole e d’azzurro” di Giorgia! Il testo era appropriatissimo:

Voglio parlare al tuo cuore

come acqua fresca d’estate

far rifiorire quel buono di noi anche se tu, tu non lo sai

Vorrei illuminarti l’anima

nel blu dei giorni tuoi più fragili, io ci sarò

come una musica,

come (una) domenica di sole e d’azzurro.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=DAXIFF-iDiI]

 

La vicinanza storica, culturale e geografica con la Grecia rappresenta un nodo decisivo per la storia e la cultura della Sicilia anche nella gastronomia: olio e vini sono simboli della cucina di queste terre. Nella mitologia greca, l’olivo è una pianta sacra ad Atena, l’olio è dono di Aristeo, figlio di Apollo, la vite è dono di Dioniso, che dall’Attica portò la prima pianta in… Sicilia!!
Miti e leggende con il sapore delle birre gelate e delle olive greche…
Non potevamo non preparare un’insalata dedicata a Zeus… in fondo, non siamo poi così sicuri che a Zeus veniva offerto solo il nettare degli Dei: chissà, magari ogni tanto anche un calice di birra!
Assaggiamo “goduriosi” il primo boccone di Feta e cipolla tagliata alla julienne, mentre la nostre ospite e filosofa Mariarita inizia il suo racconto:
“Sapevate che l’olio d’oliva greca era ampiamente usato come cosmetico da Era? La moglie di Zeus lo usava nei suoi vari tentativi di sedurlo. Bianchissima e piacevolmente salata, la Feta vanta origini riconducibili a Polifemo e a Ulisse che mentre scappa dalla grotta del Ciclope si aggrappa al caprone, il cui stomaco era utilizzato da Polifemo come otre per cagliare il formaggio…”.

Il nostro abbinamento brassicolo preferito: Runa

Della Stella e Strisce ci piaceva la definizione data dal birrificio: “perfetta per i mesi caldi, ci fa venire in mente le spiagge di San Diego o i boulevard di Los Angeles. Ma potete berla anche a Capocotta!”.
Cosa c’è di meglio per accompagnare i sapori e il calore di una spiaggia greca?
Ottima bevuta, anche se la 24K ci soddisfa per un amaro più delicato e meno maltato.
La Runa, con la sua leggiadria – come dice la nostra commensale di questa sera “è una birra per sottrazione” – manca di qualcosa, e in effetti le spieghiamo che viene utilizzata per successive elaborazioni.
Ma anche in purezza per la sua semplicità accompagna alla perfezione un’insalata leggera arricchita con il tocco di sapidità dato dal formaggio greco Feta.

 

 

 

behind the brands, dietro il marchio

 

 

 è il sito nato dalla ricerca di Oxfam Italia, condotta per informare i consumatori in che modo e attraverso quali criteri le grandi dieci multinazionali nel mondo producono e distribuiscono il cibo che acquistiamo e assimiliamo. Uno studio che coinvolge gli utenti stessi i quali, online, possono consultare le diverse infografiche relative alle tematiche scelte per classificare le cosiddette “dieci sorelle” del comparto alimentare

sono sette le categorie scelte per attribuire il punteggio alle aziende: Terra, Donne, Prodotti agricoli, Braccianti agricoli, Cambiamento climatico, Trasparenza, Acqua. La Oxfam ha analizzato infatti nella sua ricerca quanto le multinazionali prese in considerazione realizzino i loro prodotti rispettando l’ambiente, le immissioni inquinanti, riconoscendo i diritti dei lavoratori autoctoni. Le multinazionali sotto esame sono dieci: la Coca Cola, General Mills, Kelloggs, Mondelez International, Pepsico, Unilever, Associated British Food, Danone, Mars. Le classifiche sono raffigurate tramite delle infografiche, sia tematiche oppure dedicate al marchio stesso.

in una società costantemente informata e sempre più attenta alla filiera alimentare e alla provenienza dei prodotti che ritroviamo confezionati sugli scaffali dei supermercati, il sito ha il merito di rendere facilmente fruibili i dati dell’interessante ricerca condotta da Oxfam. Lo scopo del sito è far in modo che questi dati circolino sul web, attraverso la comunicazione virale, cosicché le aziende stesse siano incentivate a cambiare il proprio modus operandi, sempre più indirizzato al rispetto del territorio e dei braccianti.

la ricerca, essendo condotta da Oxfam Italia è presente nel sito solo in lingua italiana.

 

 nella sezione “Marchio” è possibile scegliere il brand affiliato alla multinazionale di cui vorrete scoprire ogni segreto. Scoprirete davvero delle verità inaspettate, soprattutto su alcuni prodotti considerati innocui come il cioccolato. Vi consigliamo di vedere il video “Donne e cioccolato” e di firmare la petizione per proteggere i diritti delle donne che lo producono.

 

tutti coloro che vogliono essere informati sui prodotti che acquistano, in modo tale che ognuno di noi possa diventare un consumatore responsabile, senza sfruttare, indirettamente, il lavoro nei paesi in via di sviluppo

 

http://www.behindthebrands.org/it-it

 

 

In Italia vivono oggi oltre 200 mila cinesi, di cui stiamo imparando a conoscere sempre di più cultura e tradizioni, condividendo spesso feste e ricorrenze.
Il calendario lunisolare cinese prevede proprio per il prossimo 10 febbraio, in concomitanza con il secondo novilunio dal solstizio d’inverno, la data della Festa di Primavera o Capodanno. Seguiranno ben 15 giorni di grandi festeggiamenti che si chiuderanno con la spettacolare Festa delle Lanterne.

 

 

Il Capodanno Lunare ha origini millenarie e si lega ad un’antica leggenda secondo cui il Nian, mostro dall’aspetto leonino, era solito uscire dalla tana nei mesi più freddi per mangiare gli umani: solo forti strepitii, il fuoco e la vista del colore rosso potevano intimorire la creatura ed evitare l’eccidio. Proprio per tal motivo, in questa ricorrenza, i cinesi sono soliti accogliere il nuovo anno con fuochi pirotecnici, canti e sfilate allegoriche dove a dominare è il colore purpureo.

Nei primi giorni del nuovo anno è poi buon uso far visita a perenti ed amici, tanto che sono queste le giornate di maggior movimento e traffico nelle grandi città della Cina.
Altra curiosa usanza è quella di adornare i portoni e le stanze principali delle case con distici e dipinti del nuovo anno, detti “fu” (?), “fortuna”,  prevalentemente di colore rosso, così come vuole una tradizione cominciata sotto la dinastia Ming. Tali abbellimenti della casa sono però preceduti da una pulizia a fondo della dimora, volta a scacciare sfortuna e fardelli dell’anno trascorso.

Foto di News.Cn

 

Il 10 febbraio 2013 il popolo cinese lascerà dunque l’anno del drago ed accoglierà quello del Serpente, il 4.650 per l’esattezza.
Secondo l’oroscopo cinese, i protetti da questo animale guida, e quindi i nascituri di quest’anno, saranno dotati di grande fascino e sensibilità per l’arte e la cultura, comunicativi e diplomatici hanno uno spirito innovativo e deciso.
Questo nuovo anno, dominato dal Serpente, è interpretato dalla saggezza popolare come un periodo caratterizzato dall’aumento di forze anarchiche e porterà con sé grandi sconvolgimenti, come è accaduto nel 1917 con la rivoluzione russa, nel 1929 con la Grande depressione o nel 2001 con l’attentato alle Torri gemelle. I grandi cambiamenti non devono essere tuttavia necessariamente in negativo, e visto il periodo storico attuale, potrebbero invece portare una piacevole aria nuova.

A chiudere i festeggiamenti sarà la Festa delle Lanterne, che cade 15 giorni dopo quella di Primavera ed è caratterizzata dalla prima notte di luna piena del primo mese lunare. Proprio durante questa giornata si è soliti appendere fuori dalle case e per le strade delle lanterne colorate accese. Tale usanza risale alla salita al trono dell’imperatore Hen Wendi, della dinastia Han occidentale.
Le più caratteristiche sono le lanterne con i cavalli: l’aria calda, generata dalla fiamma, fa muovere un meccanismo interno che dà l’impressione di vedere cavalli al trotto, proiettati sulle pareti del lume. Durante tale ricorrenza non possono mancare gli yuanxiao, tipici pasticcini a forma di palline, cucinati con farina di riso addolcita da pasta di giuggiole, cioccolato, sesamo e tante altre varianti.

Tane sono le iniziative che si terranno anche nel nostro paese: è prevista una performance artistica al Museo MAO di Torino, festeggiamenti al quartiere Esquilino di Roma, con una parata tradizionale prevista per il pomeriggio di sabato, mentre la domenica a Milano, sfilata in Via Paolo Sarpi e lancio delle lanterne alla Fabbrica del Vapore per dare il benvenuto al nuovo anno.

Ora non ci resta che vestire di rosso, invocare la protezione del Serpente e unirci ai festeggiamenti dei nostri amici cinesi!

 

Il 14 febbraio è la ricorrenza che gli innamorati in tutto il mondo celebrano in compagnia della loro metà.
Il santo patrono di questa giornata inno all’amore, è stato un vescovo romano, votato al martirio, ricordato per aver sposato una coppia la cui unione era ostacolata dalle rispettive famiglie. I due sposi rimasero uniti anche nella morte. C’è invece un’altra leggenda che racconta come Valentino abbia riappacificato una coppia in lite, facendo volteggiare attorno a loro una schiera di piccioni; da qui deriverebbe l’espressione “piccioncini”.

In giro per l’Italia sono tante le proposte per trascorrere questa festa in modo originale e romantico. Ecco qualche consiglio!

 

Anche per il 2013 il MiBAC rinnova la promozione per gli innamorati: due ingressi con un solo biglietto a musei e mostre. Tanti gli spazi espositivi che aderiranno all’iniziativa con spettacoli, visite guidate ed eventi dedicati all’amore.
Consulta il programma 

 

 

AOSTA

Il Forte di Bard propone per giovedì 14 febbraio un San Valentino speciale per tutte le coppie d’innamorati. Una serata esclusiva e romantica, a porte chiuse, tra le possenti mura della più imponente fortezza delle Alpi Occidentali, alle porte della Valle d’Aosta. Al calar della sera, la salita al Forte sugli ascensori panoramici in cristallo riserverà una suggestiva vista panoramica in notturna sulla valle centrale della Dora Baltea e sul borgo medievale di Bard.
Un regalo di benvenuto alla coppia e un brindisi con fragole profumate all’interno della Cappella del Forte, darà il via alla visita guidata della mostra Dalla Terra all’Uomo, straordinario viaggio alla scoperta del pianeta nelle incredibili immagini del fotografo francese Yann Arthus-Bertrand. La serata continuerà nei locali della Polveriera, per l’elegante cena curata dal raffinato chef del ristorante nigra.è di Montjovet. Una musica d’ambiente renderà ancora più magica l’atmosfera.
Nel giorno di San Valentino, speciale promozione per tutte le coppie affettive (sposi, conviventi, fidanzati): si entra in due e paga uno.
L’offerta è valida per tutte le aree espositive del Forte.
Per maggiori informazioni consulta il sito 

 

TORINO

In occasione della festa di San Valentino, il Museo Nazionale dell’Automobile “Avv. Giovanni Agnelli” in collaborazione con la Compagnia teatrale CAST, organizza una visita teatrale guidata alla collezione del museo con particolari riferimenti al connubio tra auto e storie d’amore. Attori guida spiegano la storia, interpretano le qualità e mettono in scena gli eventi che riguardano luoghi e oggetti esposti. Grazie a un approccio diretto e non didascalico questa tipologia di spettacolo è in grado di riproporre alla memoria le auto esposte, la storia e i luoghi, rendendoli vivi agli occhi dei visitatori e facilitandone la comprensione. Il tutto con particolari riferimenti drammaturgici al giorno di San Valentino.
Ingresso ridotto al Museo (6,00 euro) o gratuito per POSSESSORI Abbonamento Musei + 7 euro per visita teatrale e aperitivo. Prenotazione obbligatoria
Orario: primo gruppo ore 18.00, secondo gruppo ore 19.00
Informazioni e prenotazioni:
Tel: 011 677666/7/8
prenotazioni@museoauto.it
www.museoauto.it

 

 

VERONA

Dal 14 al 17 febbraio nella città di Romeo e Giulietta si terrà “Verona in Love”. Piazza dei Signori, Piazza Bra e il Cortile Mercato Vecchio faranno da sfondo ad appuntamenti romanticissimi come “Vetrine in Love” nei negozi del centro storico o l’illuminazione in rosso della Torre dei Lamberti, oltre alle promozioni “Due cori a Tavola” nei ristoranti aderenti.
La casa di Giulietta sarà inoltre visitabile gratuitamente e chi vorrà potrà lasciare il proprio messaggio del cuore sulla bacheca dedicata allestita nel Cortile Mercato Vecchio. Visite guidate per la città sveleranno i segreti dei suoi vicoli. Ad allietare le coppiette intente a festeggiare, sarà la dolcezza del cioccolato con “Chocolate in Love” , la mostra mercato artigianale che inebrierà il Liston di Piazza Bra.
Per scoprire tutti gli appuntamenti di “Verona in Love” visitate il sito

 

MILANO

È San Valentino: baciaMI… Milano
Le visite guidate di Ad Artem per gli innamorati nei luoghi dell’arte di Milano

AL CASTELLO SFORZESCO TRA ARTE E STORIA E AMORI
Con Ad Artem un San Valentino diverso al Castello Sforzesco. Storie di amori, matrimoni e tradimenti si intrecciano nella splendida cornice delle sale ducali. La sala delle Asse, sorta di illusionistico hortus conclusus, fa da snodo tra amori terreni e il sublime amore divino della Pietà Rondanini che conclude la visita.
14 febbraio 2013 – a partire dalle 19.30
COSTO: coppia euro 28,00
Prenotazione obbligatoria: Ad Artem, tel. 02 6596937 www.adartem.it

MUSEO DEL NOVECENTO: UN AMORE LUNGO UN SECOLO
Una serata non convenzionale per trascorrere, con gli esperti di Ad Artem, la festa degli innamorati in viaggio nella storia artistica di Milano scoprendo le correnti contemporanee che vi sono nate: il Futurismo di Balla e Boccioni, la Metafisica di De Chirico, lo Spazialismo di Fontana e la grande carica di Manzoni sono solo alcuni dei grandi protagonisti che si possono ammirare all’Arengario.
14 febbraio 2013 – ore 21.00
COSTI: coppia euro 28,00
Prenotazione obbligatoria: Ad Artem, tel. 02 6596937 www.adartem.it

IL NUOVO CANTERE DEL NOVECENTO ALLE GALLERIE D’ITALIA
Grazie al contributo offerto da IntesaSanPaolo alla vita culturaledella città, i visitatori potranno attraversare le porte di Palazzo Anguissola Antona Traversi e della sede storica della Banca Commerciale in Piazza della Scala e scoprire la nuova ala della collezione d’arte del Novecento, nell’inedito riallestimento da poco inaugurato.
14 febbraio 2013 – ore 20.45
COSTI: coppia euro 28,00
Prenotazione obbligatoria: Ad Artem, tel. 02 6596937 www.adartem.it

IL CENACOLO VINCIANO E SANTA MARIA DELLE GRAZIE
In un’atmosfera suggestiva i visitatori potranno scoprire il dipinto murario più famoso al mondo accompagnati da uno storico dell’arte di Ad Artem e conoscere Leonardo da Vinci, comprendendone il forte legame con la città e la sua storia. Il percorso prevede a seguire la visita alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, dove negli stessi anni lavorava un altro grande protagonista del Rinascimento: l’architetto Donato Bramante.
14 febbraio 2013 – ore 18.30
COSTO: coppia euro 38,00
Prenotazione obbligatoria: Ad Artem, tel. 02 6596937 www.adartem.it

Per San Valentino, a partire dalle 20.00, Triennale di Milano e Triennale Design Museum offrono l’ingresso gratuito a tutte le coppie che visiteranno la mostra KAMA. Sesso e Design. Sarà inoltre possibile fare l’aperitivo al Triennale DesignCafé che per l’occasione presenta nella lista dei suoi cocktail uno speciale KAMA Cocktail.
KAMA. Sesso e Design è una grande mostra che analizza le relazioni fra sesso e progetto.
Una rassegna dalle radici storiche, mitiche e antropologiche fino a oggi, con circa 300 fra reperti archeologici, disegni, fotografie, oggetti e opere di artisti e designer internazionali.
8 inedite installazioni site-specific di altrettanti progettisti – Andrea Branzi, Nacho Carbonell, Nigel Coates, Matali Crasset, Lapo Lani, Nendo, Italo Rota e Betony Vernon – invitati a fornire una personale interpretazione sul tema.
Sono indagati modi, forme e strategie con cui la sessualità si incorpora nelle cose e ne fa strumento di conoscenza. Per chi le progetta, ma anche per chi le usa.
Il 14 Febbraio dalle 20.00 gratuito per le coppie
Giovedì apertura fino alle 23.00
La mostra è vietata ai minori di18 anni

 

CAMOGLI (GE)

A Camogli il San Valentino si festeggia con i piatti del ricordo: sì, perché ogni anno un artista lo decora per celebrare la giornata. Quest’anno a firmare il piatto del 2013 è Valentina Elia. I ristoranti aderenti proporranno menu ad hoc e regaleranno il piatto in edizione limitata. Alle 23,00 tutti in spiaggia per il consueto bacio collettivo sotto le luci dei fuochi d’artificio!
Per prepararsi alla giornata , il 13 febbraio, vigilia di San Valentino, 1ª Rassegna cinematografica “Grandi Film d’Amore” al Teatro San Giuseppe di Ruta.
Per i dettagli consulta il sito 

 

 

FIRENZE

Florencepass propone un tour speciale nella Galleria più famosa d’Italia in occasione di San Valentino 2013, alla scoperta delle molte storie romantiche nascoste dietro i dipinti di questo straordinario museo. Il tour San Valentino 2013: arte e amore alla Galleria degli Uffizi si svolgerà il giorno di San Valentino, giovedì 14 febbraio, dalle 15 alle 18, e verrà riproposto anche sabato 16 febbraio alla stessa ora, per permettere anche agli innamorati che quel giorno lavorano di festeggiare la ricorrenza.
Il tour prevede un percorso guidato tra i quadri più significativi della Galleria degli Uffizi rispetto al tema dell’amore e una pausa alla terrazza panoramica della Caffetteria degli Uffizi, per godersi la vista di uno degli scorci più romantici di Firenze.
Il percorso costa 45€ a coppia per gli adulti (inclusi i biglietti degli Uffizi); 36€ a coppia per i ragazzi sotto i 26 anni e per gli over 65 (inclusi i biglietti degli Uffizi)
“San Valentino 2013: arte e amore alla Galleria degli Uffizi” è infatti aperto a tutti, ma le coppie entrano pagando un solo biglietto. E’ sufficiente infatti acquistare o regalare il tour per 1 persona e segnalare nelle note che si verrà in coppia. Perché lo sconto under 26 e over 65 sia valido entrambi i membri della coppia devono averne diritto (ovvero essere under 26 o over 65) e devono portare all’inizio del tour un documento d’identità valido. Sia gli under 26 che gli over 65 al momento dell’acquisto andranno inseriti alla voce “Bambino/i” (età < 26 anni).
Per informazioni consulta il sito
In occasione della festa di San Valentino i Musei Civici Fiorentini con l’Associazione Museo dei Ragazzi propongono un evento speciale per tutte le coppie: sarà possibile visitare in esclusiva il camminamento di ronda e la torre di Arnolfo a Palazzo Vecchio per godere di una meravigliosa vista sulla città e brindare con una coppa di champagne. Sulla sommità della Torre sarà infatti proposto un elegante brindisi con vista su Firenze. Ingresso dalle h18.30 alle h20.00 (ultimo accesso h19.30). Posti limitati – prenotazione obbligatoria. Euro 13,00 a persona.
Per informazioni consulta il sito

 

SIENA

Un San Valentino speciale tra arte, ricette antiche e poesie d’amore. Il giorno più romantico dell’anno, il 14 febbraio, si prepara così tra le mura calde ed accoglienti dell’Enoteca Italiana (Siena) per far breccia nei cuori degli innamorati. La mostra diffusa Vino tra mito e storia si arricchisce con l’appuntamento Il vino l’amore e la seduzione: una serata indimenticabile, tra frammenti di cultura materiale, testimonianze letterarie e raffinati abbinamenti enogastronomici.
A partire dalle 20 le coppie potranno ripercorrere, attraverso le testimonianze archeologiche, l’evolversi della millenaria cultura del vino tra anfore vinarie etrusche, brocche e buccheri in esposizione tra le 1600 etichette di tutta italiana. Ad accompagnarli nella visita la lettura di brani e poesie legate al vino come bevanda d’amore. La voce narrante sarà quella di Giuseppina Carlotta Cianferoni, curatrice della mostra e direttore del Museo Archeologico Nazionale di Siena. Gli innamorati, dopo aver concluso la visita, potranno cenare a lume di candela nelle calde atmosfere della sede di Enoteca Italiana. Lo chef del ristorante Millevini, ha rivisitato per l’occasione alcune golose ricette antiche.
Proprio così: la lingua italiana è di ceppo latino e da dove poteva derivare la sua arte culinaria se non da quella dell’antica Roma? Dalla tavola degli antichi romani a quella dei giorni nostri, infatti, non molto è cambiato: almeno un piatto made in Italy su quattro deriva totalmente o in parte da ricette degli antichi romani a testimoniare il forte legame che unisce la gastronomia nazionale alla storia millenaria del Paese. Il menù si ispira alle ricette tramandate nel De re coquinaria, uno dei più noti trattati di cucina dell’antichità, attribuito, seppur senza certezze, ad Apicio, celebre buongustaio romano del I secolo d.C.
Si inizia con un aperitivo a base di Mulsum, il vino mielato preparato dallo stesso Ganimede, il coppiere degli dèi; per antipasto Patina urticarum calida (Tortino alle Ortiche caldo); come primo Iusculum hordei cum pane tosto et tomaculo (Zuppa d’orzo con pane tostato e salsiccia di Cinta); per secondo Porcellus lactans cum faeniculo (Maialino di latte al finocchietto); come contorno Offa herbarum calida (Tortino di verdure al forno) e, per finire in dolcezza, Libum Oplontis cum coagulo (Cassata di Oplontis alla ricotta). I vini che accompagneranno l’amore e il gusto sono selezionati dai sommelier di Enoteca Italiana.
Ma non finisce qui. Sabato 16 febbraio, presso il Complesso Museale del Santa Maria della Scala, negli spazi del Museo Archeologico Nazionale di Siena, è in programma un’altra piacevole iniziativa: a sottolineare la presenza del celebre cinerario di Montescudaio, ospite di riguardo della mostra Vino fra mito e storia, Enoteca Italiana curerà una degustazione offerta dal Consorzio Vini Doc Montescudaio (dalle ore 12 alle ore 20). L’iniziativa sarà completata da quattro brevi visite guidate dedicate sia al cinerario di Montescudaio che alla mostra didattica ‘Simposio Etrusco’, allestita nella Sala Stretta del complesso museale, all’interno del progetto ‘Terre degli Etruschi’, promosso dalla Regione Toscana e attualmente coordinato dalla Provincia di Grosseto. In occasione dell’evento, il Museo Archeologico, attualmente visitabile su prenotazione, sarà aperto con visita libera dalle ore 15 alle ore 18. Le visite si svolgeranno alle ore 15; 16.30; 17.45 e 19.
Il vino l’amore e la seduzione è il primo appuntamento del calendario “Narrare il vino fra mito e storia” curato da ARA, la Cooperativa Archeologica che ha realizzato l’esposizione per conoscere meglio storia e mito del vino attraverso il racconto dell’archeologia, i canti dei poeti e le pagine dei grandi autori del passato. Gli altri incontri, sempre presso la sede di Enoteca Italiana, torneranno sabato 16 marzo, con Il vino degli dèi e degli eroi, e venerdì 26 aprile, con Il vino: dalla vite alla tavola. Ogni appuntamento prevede una visita guidata all’interno del percorso di mostra, la lettura di brani scelti e la cena a tema presso il ristorante Millevini dell’Enoteca.
La mostra diffusa Vino tra mito e storia, l’itinerario nell’antichità attorno alla vite e al vino visitabile fino al 5 maggio 2013, è promossa dalla Provincia di Siena e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e trova nella splendida struttura cinquecentesca della Fortezza Medicea di Siena, sede di Enoteca Italiana, il suo nucleo principale. Saranno visitabili fino al 5 maggio 2013 anche le mostre collaterali di Vino fra mito e storia, integrate nelle collezioni permanenti dei musei dei cinque territori maggiormente rappresentativi dell’eccellenza vitivinicola senese: a Castellina in Chianti, nel Museo Archeologico del Chianti Senese; a Castelnuovo Berardenga, nel Museo del Paesaggio; a Montepulciano, negli spazi del Museo Archeologico Pinacoteca Crociani; a Montalcino, nel Museo Civico e Diocesano, e a San Gimignano, nelle sale del Museo Archeologico, Spezieria di Santa Fina.
Per prenotazioni e informazioni sugli appuntamenti di “Narrare il vino fra mito e storia” è possibile contattare la sede di Enoteca Italiana ai numeri 0577-228843 e 0577-247121 oppure scrivere un’e-mail all’indirizzo enoteca@enoteca-italiana.it.

 

 

ANCONA

Giovedì 14 febbraio il Museo Tattile Statale Omero, su iniziativa del Ministero per i Beni e le Attività culturali, propone un evento speciale per festeggiare San Valentino: una lezione di Tango al Museo, rivolta agli innamorati e a tutti gli adulti, anche non in coppia.
Alejandro Fasanini e Marella Tadini dell’associazione culturale Abrazo di Pesaro guideranno i partecipanti nell’anima del tango, che è un abbraccio per condividere, per volersi bene ed entrare insieme nella musica, attraverso il contatto. Una danza che si esegue ad occhi chiusi per sentire meglio la propria energia e quella dell’altro e che ha la capacità di stimolare la sfera sensoriale ed emotiva, una lezione per prendere consapevolezza del proprio corpo e dell’altro, ma anche un’occasione per incontrarsi e socializzare.
Appuntamento il 14 febbraio alle ore 17 presso la Mole Vanvitelliana, alla Mostra “In Limine. Sulla soglia del nuovo Museo Omero”. La prenotazione è obbligatoria, il costo 6 euro a persona.
Per prenotare chiamare dalle 16 alle 20 al numero 331.7537468 o scrivere a didattica@museoomero.it

 

 

TERNI

San Valentino è il patrono di questa provincia umbra e ogni anno, in vista del 14 febbraio, si celebrano i cosiddetti eventi valentiniani. Per il 2013 sono addirittura previsti appuntamenti dal 1° febbraio, fino al 12 marzo. Per la giornata di San Valentino, all’Ex Chiesa del Carmine si terrà il Gran Galà organizzato da Domino ADV, mentre. Alle 20,30 il centro storico risplenderà sotto le luci dei fuochi pirotecnici, mentre alle 22,30 saliranno sul palco dell’Open Act outback i Nobraino.
Al Teatro Secci andrà invece in scena il reading “Uomini da Marte e donne da Venere”: appuntamento alle 21,30.
Partirà invece dal 14 febbraio per concludersi il 17 la rassegna “Umbria for #winelovers/13″, al centro culturale CAOS, dove protagonisti saranno i vini: esperti ed appassionati blogger giudicheranno le etichette con un tweet, ma non mancheranno anche degustazioni, minicorsi ed escursioni in mountain bike.

 

VITERBO

La Viterbo Sotterranea ha preparato un’accoglienza molto speciale per tutti coloro che si amano, che verranno a farle visita. In occasione di San Valentino, da giovedì 14 febbraio fino a tutto il weekend di sabato e domenica – 16 e 17 febbraio, presso il punto di accoglienza di Tesori d’Etruria, i visitatori che si presenteranno in coppia potranno accedere alla Viterbo Sotterranea, con visita guidata, pagando un solo ingresso. E per concludere in dolcezza è prevista una degustazione di vini amabili e dolcetti tipici delle terre etrusche. L’appuntamento con l’emozionante tour negli antichi cuniculi della “Città dei Papi” è presso Tesori d’Etruria in piazza della Morte 1 a Viterbo.
Informazioni:
Piazza della Morte, 1 Viterbo
welcome@tesoridietruria.it
Tel: 0761 220851

 

 

ROMA

Giovedì’ 14 febbraio, in occasione di San Valentino, tutti coloro che si presenteranno al MAXXI in coppia potranno entrare in due pagando un solo biglietto.
Ancora un’opportunità per il pubblico del museo: basta essere in due per “approfittare” dell’iniziativa e scoprire la ricca offerta del MAXXI, con gli arazzi colorati di Alighiero Boetti, il mondo fantastico di William Kentridge, le città stellate di Grazia Toderi e le installazioni di luce di Proiezioni, l’Italia vista da Le Corbusier che chiuderà il 17 febbraio) e i modelli delle architetture che hanno trasformato l’Italia dal ‘900 a oggi.
E basta sempre essere in due per prendere parte al laboratorio + cena organizzato dal Dipartimento Educazione del museo, dal titolo emblematico “La materia dolce dell’arte” (prenotazione obbligatoria entro mercoledì 13 febbraio scrivendo a edumaxxi@fondazionemaxxi.it, costo € 70,00 per due persone).
L’appuntamento è giovedì 14 febbraio, alle ore 17:30, al Padiglione per le attività didattiche, nella piazza del museo. Qui i partecipanti scopriranno il rapporto tra arte e cibo in alcuni artisti contemporanei e si cimenteranno in prima persona in una creazione… al cioccolato.
Dalla Gioconda di marmelleta o L’Ultima cena in sciroppo di cioccolato del brasiliano Vik Muniz, alle cene di scambio e socializzazione degli artisti Luca Vitone e Rirkrit Tiravanija; dai Tableau-piège di Daniel Spoerri ai cumuli di caramelle di Felix Gonzales Torres: il cibo diventa materia vitale per la creazione artistica. Ed anche “materia dolce” per creare scambio e relazioni affettive.
Lo sperimenteranno in prima persona le “coppie” che partecipano al laboratorio quando, guidate da un maître chocolatier, realizzeranno una scatola di cioccolato in cui lasciare un messaggio da scambiarsi, per poi andare tutti a cena al MAXXI 21, il ristorante del museo.
LA MATERIA DOLCE DELL’ARTE: € 70,00 per 2 persone (bevande escluse)
per i possessori di card myMAXXI 15% di sconto.
Prenotazione obbligatoria scrivendo a edumaxxi@fondazionemaxxi.it entro martedì 12 febbraio
APPUNTAMENTO ALLE ORE 17:30 AL PADIGLIONE PER LE ATTIVITÀ DIDATTICHE, NELLA PIAZZA DEL MUSEO.

 

 

NAPOLI

Alla Città della Scienza il 14 febbraio appuntamento con “La fisica dell’Amore”: speciali esperimenti per scoprire tutto quello che c’è da sapere sul DNA, sulle tecniche di corteggiamento usate dagli animali e, chi vorrà, potrà assistere ad uno show “romantico” basato sull’evoluzione stellare con le osservazioni al telescopio in riva al mare di Coroglio.

 

 

 

Per raggiungere le vostre mete romantiche o fare una sorpresa al partner distante, Trenitalia lancia per il 14 febbraio la promozione “Speciale 2×1”, mentre Italotour festeggia il giorno degli innamorati durante il week-end di San Valentino (dal 14 al 17 febbraio) con la combinazione “treno+hotel”, prevedendo la riduzione sul biglietto del treno e anche quella sul soggiorno.