arte impresaLa carenza endemica di risorse in ambito culturale, accentuata dalla congiuntura internazionale post-tsunami, ci pone l’urgenza della storica domanda “Che fare?”
Il mondo non è più lo stesso. In ogni ambito, politico, economico, necessitiamo di ricostruire nuove visioni, idee e pensieri che, mossi dagli intellettuali, dalle arti, contaminino, generando nuove energie, mondi paralleli e interconnessi. I piani, i programmi, vanno riposizionati tenendo conto degli scenari sempre più globali e instabili.
La cultura ha un ruolo determinante, ancora non sufficientemente attestato dai modelli econometrici, che va espresso e divulgato. E’ fattore determinante per la coesione sociale, per la creazione delle condizioni di sviluppo economico sostenibile.
E in questo ambito il tema  di un nuovo rapporto tra pubblico e privato assume centralità.
Richiamarsi alla dimensione di un nuovo mecenatismo, scelta facile e seducente, che stabilisce un parallelo esplicito con la grandiosità dei principi rinascimentali, è un’idea nostalgica, sganciata dallo spirito del nostro tempo. E’ un modo di guardare al presente attraverso lenti modellate sul passato. I mecenati operavano in un mondo pre-industriale, nel quale l’arte e gli artisti avevano poche possibilità di sopravvivenza al di fuori della benevolenza del potente di turno. Oggi l’arte ha un forte radicamento economico e gli artisti operano spesso su mercati globali.
Le imprese necessitano di cultura non per autocelebrarsi, ma per ri-pensarsi in contesti sociali ed economici, sempre più globali ed instabili, costruendo universi di significato per parlare con i propri pubblici interni ed esterni, in un mondo in cui le scelte di consumo si muovono sempre più su variabili identitarie. Un logo sul materiale di comunicazione di una mostra, può dare visibilità di breve, ma non memorabilità e tantomeno si traduce in awareness per il brand di un’azienda.
Operare in territori vitali culturalmente, nei quali i giovani desiderino realizzare i propri progetti di vita è presupposto per il successo di un’impresa. L’essere riconosciuti come big spender o big owner non crea reputazione. E’ il modo con il quale si agisce che costruisce autorevolezza.
Dobbiamo dare corpo e significato alle espressioni abusate di “sistema”, “sinergia”, “partnership” che implicano reale ascolto, presupposto per il dialogo e la cooperazione.  Aprire tavoli di lavoro in cui le imprese non siano il “convitato di pietra”, ma possano capire le strategie dei territori, diventare attori sociali consapevoli di un processo di ri-costruzione, in coerenza con i propri obiettivi di posizionamento e di corporate culture, per agire in modo strategico, pianificato, apportando ai progetti non solo risorse last minute per salvare il budget di una mostra, ma le competenze organizzative, la capacità di “fare accadere le cose” proprie del mondo economico, il network di relazioni, oltre ai contributi finanziari determinanti per fare camminare le idee.
I musei possono diventare dei veri e propri laboratori di pensiero per le comunità, anche economiche. La grande difficoltà sta nel sintonizzarsi, anche con figure preparate alla mediazione.
C’è sete di questi processi virtuosi. Quando si verificano il risultato è sorprendente: anche la luna risponde.

Catterina Seia è ideatrice del Progetto strategico UniCredit & Art e Cultural Advisor per progetti di sviluppo territoriale e organizzativo