festival-spoleto-52È stato detto che oggi il turismo culturale sembra essere onnipresente e, agli occhi di molti, anche onnipotente. Non sempre: le grandi città d’arte italiane e i loro musei mostrano anch’esse i primi segni di sofferenza, certamente per l’andamento negativo del turismo internazionale ma chissà se non anche per una certa stanchezza dei “consumatori” verso destinazioni dall’offerta statica che, a prescindere dalle risorse economiche disponibili sempre più limitate, raramente sanno davvero guardarsi dentro per poi proporsi fuori.
A livello centrale si cerca di correre ai ripari con i commissariamenti, con la creazione di nuove strutture (leggi la Direzione generale per la valorizzazione), con i protocolli d’intesa per far riscoprire l’Italia “minore” ai giovani (questo l’obiettivo del programma “Alla scoperta del tuo Paese” siglato tra i ministri Bondi e Gelmini) e agli stranieri (con il Memorandum d’Intesa tra MiBAC e MAE, firmato nel 2008).
A livello locale si studiano, in ordine decrescente, nuove strategie di promozione, di prodotto e di commercializzazione che sono però spesso repliche di idee sviluppate altrove e che naufragano nell’incapacità o di trovare le giuste sinergie tra i diversi attori del territorio o di ancorare la strategia ai contenuti e all’intima essenza dei luoghi (vera condizione, questa, di un successo di lungo periodo).
Del progetto pilota presentato il 5 luglio “Spoleto and the Italy you find around”, promosso dal Comune di Spoleto e dalla Fondazione Festival dei Due Mondi, non si conoscono ancora governance di progetto, budget e tempi, che verranno resi noti a settembre: difficile quindi dare giudizi.
La volontà di consolidare un sistema già esistente (e importante) di produzione culturale locale e di arricchirlo attraverso scambi con istituzioni affini oltreconfine e “master class” per operatori di settore e non, sembra tuttavia un punto di partenza migliore di altri, soprattutto per attrarre turisti culturali “attivi”.
Da tenere d’occhio in fase di implementazione.

Martha Friel è ricercatrice in Economia della Comunicazione, IULM, Milano.