arrivano i dollari“Arrivano i dollari!”, urla in modo liberatorio la ribalta: ed ecco che le proteste, i proclami, le spettacolari manifestazioni dello scorso luglio si trasformano in una piccola eredità, a quanto pare già ripartita tra gli eredi (chissà con quali patemi!), come in quello straordinario film con Sordi e Taranto.
Ora, da chi parte stare? Con gli affamati eredi o con il generoso zio Arduino? Certo è che apprendere che quei soldi vengono da un “fondo per l’emergenza nazionale” fornisce una limpida immagine di quante idee ci siano oggi sulle politiche pubbliche a sostegno dell’attività di spettacolo.
Ma d’altra parte la storia la conosciamo tutti: le risorse sono quelle che sono, le agende dei problemi sono folte di questioni forse più gravi, il settore intero dello spettacolo viene da troppi anni di scarsa meritocrazia e premialità. E uno spettatore della lirica continua a costare alle nostre tasche 200 euro in media. E allora, lo Zio Arduino è stato forse troppo cordiale a ricordarsi anche di quei farfalloni dei nipoti, più cicale che formiche in tutti questi anni.
Però, c’è un punto chiave dell’intera vicenda che vorrei tornare a sottolineare (Spettacolo dal vivo: il disegno di riforma diventa legge di Marcello Minuti): è ora che si metta mano alla riforma, unico possibile rimedio per rilanciare con spirito costruttivo lo spettacolo italiano. Altrimenti ogni mossa del governo, ogni obolo, ogni manifestazione non faranno che rendere ancor più effettivo lo stato di calamità.
E allora io la vedo così: forse gli artisti non sono “una categoria in via di estinzione”, e neanche ormai più gli unici “precari del mercato del lavoro” (si veda il volantino che veniva distribuito nella manifestazione di luglio), ma lo zio Arduino non se la può più cavare con un legato da due dollari.

Marcello Minuti è economista della cultura