cattedrale-aostaStruttura mentale specifica della politica degli ultimi decenni è quella di definire grandi linee di arrivo da raggiungere in periodi rapidi, attraverso le ormai famose “leggi obiettivo”.
Questo pensiero fu trasferito anche all’ambito dei Beni Culturali, quando l’allora Ministro Giuliano Urbani istituì, insieme al collega Pietro Lunardi, la Arcus, una società per azioni alimentata con somme derivanti dal 3 per cento dei finanziamenti destinati alle grandi infrastrutture.
Le intenzioni erano giuste: puntare su grandi disegni per attivare ed incentivare gli investimenti dei privati e per comunicare l’impegno del governo verso il territorio e le sue espressioni culturali. Purtroppo, per motivi diversi che non possono trovare lo spazio giusto in questo commento, la società fino ad oggi non era riuscita ad esprimere pienamente le sue potenzialità. Una felice smentita è la notizia invece, che in questi giorni, Arcus Spa ha scelto di co-finanziare “Città e Cattedrali – Architetture tra Memoria e Futuro”,un progetto in cui si ri-presenta con un intervento da  20 milioni di euro per la promozione, il recupero e la valorizzazione del patrimonio storico-artistico di diciotto Cattedrali presenti in Piemonte e in Valle d’Aosta. Questa volta il progetto complessivo è molto valido, sia per gli attori principali, sia per il territorio in cui sarà realizzato: vede infatti coinvolti soggetti che storicamente hanno dimostrato grande impegno e tensione verso il proprio territorio, il Piemonte, che più di ogni altra regione in Italia ha dimostrato grande capacità di mettere a regime attivo strutture soggette a finanziamenti pubblici.
Siamo sicuri che l’impegno finanziario troverà in breve termine una risposta concreta sia a livello occupazionale che economico, ma certamente sarebbe auspicabile che il modello Piemonte si potesse esportare in altre regioni d’Italia, sostenuto con la stessa forza espressa in questo caso.
In ogni caso Arcus, con pochi timori di smentita, ha saputo scegliere con saggezza da dove ri-partire per potere dare risposte tangibili ai suoi investimenti.

Stefano Monti è direttore editoriale di Tafter.it