giardievL’accordo siglato tra Regione Toscana, Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la consulta delle fondazioni bancarie della Toscana prosegue una nuova pratica per il nostro paese inaugurata con un analogo accordo in Emilia-Romagna. Nel contesto italiano, nel quale le competenze sui beni culturali sono parcellizzate, il raccordo tra istituzioni che operano su un determinato territorio è un potenziale strumento di miglioramento dell’efficienza complessiva del sistema di finanziamento del settore culturale. Appare perciò interessante seguire con attenzione l’applicazione operativa di tali accordi sia al fine di monitorare l’efficacia dell’azione pubblica, sia per verificare se e quanto il coinvolgimento degli attori locali nel processo di definizione delle politiche culturali possa apportare un valore aggiunto al sistema dei beni culturali. In diversi contesti internazionali tale pratica ha infatti conseguito successi di indubbio valore, uno su tutti il Guggenheim Museum di Bilbao, soprattutto se accompagnato ad una altrettanto efficace politica di federalismo fiscale che ha portato in più di un caso a massimizzare e distribuire ad una platea più ampia i benefici dell’azione congiunta. Proprio quest’ultimo punto del ragionamento sarà il prossimo banco di prova non solo del governo nel suo complesso ma anche delle amministrazioni regionali che dovranno cominciare a competere non soltanto nell’offerta di servizi pubblici di qualità ma anche in termini di efficacia degli investimenti, redistribuzione del reddito e qualità della vita.

 

Giulio Stumpo è  economista della cultura